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Allegato A
Seduta n. 109 del 14/2/2007
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(Sezione 11 - Iniziative in relazione alle strutture sociali che favoriscono la violenza eversiva)
LA RUSSA, MENIA, AIRAGHI, ALEMANNO, AMORUSO, ANGELI, ARMANI, ASCIERTO, BELLOTTI, BENEDETTI VALENTINI, BOCCHINO, BONGIORNO, BONO, BRIGUGLIO, BUONFIGLIO, BUONTEMPO, CASTELLANI, CASTIELLO, CATANOSO, CICCIOLI, CIRIELLI, CONSOLO, GIORGIO CONTE, CONTENTO, GIULIO CONTI, COSENZA, DE CORATO, FILIPPONIO TATARELLA, GIANFRANCO FINI, FOTI, FRASSINETTI, GAMBA, GASPARRI, GERMONTANI, ALBERTO GIORGETTI, HOLZMANN, LAMORTE, LANDOLFI, LEO, LISI, LO PRESTI, MANCUSO, MARTINELLI, MAZZOCCHI, MELONI, MIGLIORI, MINASSO, MOFFA, MURGIA, ANGELA NAPOLI, NESPOLI, PATARINO, PEDRIZZI, ANTONIO PEPE, PERINA, PEZZELLA, PORCU, PROIETTI COSIMI, RAISI, RAMPELLI, RONCHI, ROSITANI, SAGLIA, SALERNO, GARNERO SANTANCHÈ, SCALIA, SILIQUINI, TAGLIALATELA, TREMAGLIA, ULIVI, URSO e ZACCHERA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
la brillante operazione messa a punto dalle nostre forze d'intelligence, che ha portato all'arresto di ben quindici terroristi accusati di aver organizzato «un'associazione terroristica costituitasi in banda armata» sotto il nome di partito comunista politico-militare, merita il plauso e la riconoscenza del mondo politico e della società civile;
la relativa inchiesta, avviata nel 2004, ha impedito, per usare le parole del pubblico ministero Ilda Boccassini, «che persone pericolose, che si sentivano in guerra contro lo Stato, compissero azioni violente anche contro obiettivi umani» e ha rivelato la ripresa di antichi rapporti tra brigatisti di vecchia data e giovani ventenni;
tra questi brigatisti, in guerra con lo Stato e pronti a uccidere, si contano, secondo i principali organi di stampa, ben otto sindacalisti della Cgil, tra i quali cinque delegati della Fiom; gli altri tre aderenti alla Filcem, alla Filt e alla Slc e tra i circa sessanta indagati anche molti altri tesserati Cgil;
nonostante le manifestazioni di sconcerto espresse dal segretario generale della Cgil Guglielmo Epifani, nell'intervista al Corriere della Sera del 13 febbraio 2007, è inconfutabile che Pietro Ichino, uno dei principali bersagli dei brigatisti, era stato oggetto di duri attacchi da parte del sindacato, ufficializzati attraverso circolari interne, per la sua attività di studioso volta a riformare il diritto sindacale e il diritto del lavoro;
dall'inchiesta in corso è emerso che disoccupati dei centri sociali, studenti universitari fortemente ideologizzati, fanatici della protesta di piazza, esperti nell'uso delle armi e pronti a organizzare rapine per autofinanziarsi, facevano proselitismo e propaganda nelle università, nei medesimi centri sociali e in occasione delle manifestazioni di piazza;
la continua esaltazione di figure ambigue, quali ex leader di potere operaio, spesso ospiti ed interlocutori privilegiati di eventi politico-sociali, trasforma tali figure in modelli da emulare per le nuove generazioni;
emerge un quadro grave e preoccupante, nei cui confronti permane un'ambigua posizione da parte di alcune forze politiche della sinistra italiana, restie a prendere le distanze da forme di extraparlamentarismo di evidente eversione;
le dichiarazioni apparse sulla stampa di esponenti della sinistra radicale vicini ai centri sociali sanno di assoluzioni preventive, che denotano atteggiamenti di rischiosa ambiguità con le frange estremiste;
il fondatore del Partito comunista dei lavoratori, Marco Ferrando, ex Pc, si è preoccupato subito di escludere «nel modo più assoluto» che i militanti del centro occupato Gramigna possano avere a che fare con le Brigate rosse, definendo gli arresti come «un'operazione ingiustificata di repressione statale, che può introdurre tensione nella manifestazione di Vicenza»;
proprio la citata manifestazione di Vicenza, organizzata per protestare contro l'ampliamento della base Usa, accresce gli imbarazzi del Governo, che vedrà sfilare, accanto ai Cobas e ai centri sociali, alcuni suoi esponenti, nonché altri di spicco della maggioranza parlamentare che lo sostiene -:
se il Governo intenda ancora tollerare la permanenza di strutture sociali che, sotto varie forme, in realtà incentivano la violenza eversiva e costituiscono un luogo di aggregazione e un brodo di coltura di fenomeni terroristici e come intenda risolvere, all'interno della propria maggioranza, le imbarazzanti contraddizioni comportamentali di alcuni suoi autorevoli esponenti, che non si possono in alcun modo giustificare in uno Stato di diritto. (3-00631)
(13 febbraio 2007)