Menu di navigazione principale
Vai al menu di sezioneInizio contenuto
Allegato B
Seduta n. 134 del 26/3/2007
...
SALUTE
Interrogazione a risposta scritta:
CARUSO. - Al Ministro della salute, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
in provincia di Cosenza, nel comune di Serra d'Aiello, esiste sin dalla fine degli
anni `60, una struttura di tipo residenziale denominata Istituto Papa Giovanni XXIII, di proprietà della curia arcivescovile di Cosenza, riconosciuta nel 1976 come «Fondazione di culto e religione» con decreto dell'allora Presidente della Repubblica Giovanni Leone e, solo successivamente, come centro di riabilitazione dal Ministero della sanità;
l'interrogante si è recato in suddetta struttura per verificarne in prima persona la situazione di degrado e di abbandono nella quale versano i pazienti, «uomini e donne lasciati a terra come cartocci, letti senza lenzuola, porte e finestre sgangherate» come ebbe a raccontare l'allora arcivescovo di Cosenza Giuseppe Agostino dopo una visita a sorpresa nell'aprile 2004;
da allora, così come negli ultimi 30 anni, nulla è cambiato se non la targa all'ingresso e la denominazione, non più manicomio, ma «istituto di riabilitazione»;
detta struttura infatti, con gestione privatistica, ospita, a fronte di 200 posti letto (dato Ministero dell'interno), un numero di 352 persone, la stragrande maggioranza delle quali con gravissime disabilità psichiche, per lo più di provenienza manicomiale, successiva all'approvazione della legge Basaglia;
con decreti successivi della giunta regionale calabrese, sono stati autorizzati ulteriori posti letto, sino ad un massimo di 485;
attualmente, per l'assistenza e la cura dei degenti disabili, sono impiegati nel centro circa 600 dipendenti, dei quali, in base al decreto Morese del 2001, 160 fruiscono della sospensione a zero ore con sussidio al reddito, più volte prorogato, e 110 della riduzione dell'orario con sussidio al reddito;
la struttura è finanziata in parte preponderante con fondi pubblici così suddivisi: euro 440.000,00 mensili dal Servizio Sanitario Regionale, tramite l'ASL di Paola; euro 220.000,00 mensili dal Servizio Sanitario Regionale della Regione Calabria, euro 140.000,00 mensili dai Servizi Sanitari Regionali di pertinenza dei degenti non nati in Calabria, tramite le ASL di competenza. Complessivamente euro 800.000,00 mensili, cui devono aggiungersi le pensioni di titolarità di ciascun degente;
allo stato l'Istituto Papa Giovanni ha debiti, determinati dalla cattiva gestione, per circa 70 milioni di euro: con l'INPS (omissione contributiva verso i dipendenti), con i dipendenti medesimi, molti dei quali non percepiscono regolarmente lo stipendio da anni (avanzano circa 30 mila euro ciascuno) e con i fornitori; i debiti, inoltre, si sono determinati, anche, per le parcelle elevate pagate a consulenti esterni nel tempo passato;
recentemente, la Procura della Repubblica di Paola ha aperto un'inchiesta sull'Istituto Papa Giovanni onde verificare le gravissime condizioni di salute in cui versano i degenti (si sono riscontrati tra l'altro casi di scabbia), ventilando l'ipotesi di abbandono d'incapace a carico dei responsabili del centro, le condizioni igienico sanitarie della struttura, la gestione dei fondi percepiti ed altro;
dagli atti del procedimento, come riportato dal quotidiano La Stampa in data 20 ottobre 2006, si evince che mentre «... i pazienti vengono vestiti con roba di recupero, nel superattico intestato all'ex presidente della Fondazione che gestisce l'istituto, monsignor Alfredo Luberto, sono stati trovati un televisore al plasma in ogni stanza, una sauna e la palestra ...»;
allo stesso tempo, «... mentre i dipendenti del manicomio-lager travestito da casa di cura, attendono uno stipendio che non arriva intero da anni, dai conti della Fondazione qualcuno ha spiccato assegni intestati alle gioiellerie più esclusive di Roma, boutique di grido, alberghi a cinque stelle ...»;
infine, mentre «... i pazienti del Papa Giovanni convivono con le zecche, i casi di scabbia sono diversi, dormono in letti sgangherati e senza lenzuola tra servizi in condizioni penose, pareti scrostate, finestre che fanno aria», invece tra i tesori
acquistati dai consiglieri d'amministrazione dell'istituto «Papa Giovanni» figura un dipinto firmato Giorgio De Chirico, un «rarissimo orologio a pressione atmosferica» e un salotto d'antiquariato stimato dai periti incaricati dalla Procura di Paola in più di un milione di euro;
il Centro, per come è da sempre strutturato, costituisce, a parere dell'interrogante, una chiara violazione al dettato della legge Basaglia, che vieta esplicitamente la segregazione di più persone con disabilità mentali conclamate, onde evitare il fenomeno della spersonalizzazione dell'individuo e prevede, in ipotesi di questo tipo, che il disabile debba dimorare in piccole strutture il più possibile vicine al suo luogo di nascita;
in Calabria, nella sola provincia di Cosenza, esistono ben 26 strutture di tipo residenziale (escluso il Papa Giovanni ndr), 4 delle quali a gestione pubblica, 3 in cogestione, il resto a gestione privata, per complessivi 769 posti letto (dato Ministero dell'Interno);
da poco, il vescovo di Cosenza Salvatore Nunnari, ha nominato tre responsabili del centro, tra questi il vice prefetto di Cosenza, decretando, di fatto, una sorta di commissariamento dell'Istituto;
la stessa Regione Calabria sembra non volere prendere in alcuna considerazione quanto sin qui rappresentato;
per più di un mese il sindacalista Nicola Chiarello, alle dipendenze dell'Istituto con la qualifica di educatore professionale, in astensione volontaria dal servizio ai sensi dell'articolo 1460 del codice civile causa la mancata erogazione di un regolare stipendio mensile, ha protestato incatenandosi davanti alle sedi istituzionali della provincia cosentina, per le condizioni di disagio in cui è stato costretto e per le condizioni in cui ha operato ed è costretto ad operare nel centro medesimo. Situazione, la sua, diffusa tra i dipendenti; ragion per cui, il Prefetto di Cosenza, con ordinanza del 23 novembre 2006, pur trattandosi di una struttura privata, ha intimato ai dipendenti in sospensione dell'obbligazione lavorativa, regolarmente comunicata all'Istituto, l'immediata ripresa del lavoro -:
se il Ministro della salute non ritenga necessario attivare i poteri ispettivi previsti dal decreto ministeriale del 17 giugno 2006 ai fini della verifica della effettiva regionale dei livelli essenziali di assistenza;
come il Ministro del lavoro intenda intervenire a tutela dei livelli occupazionali e dei diritti dei lavoratori della struttura.
(4-03081)