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Allegato B
Seduta n. 136 del 28/3/2007
TESTO AGGIORNATO AL 4 APRILE 2007
...
AFFARI ESTERI
Interrogazioni a risposta scritta:
MISIANI e SANGA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
mercoledì 21 marzo sei studenti extracomunitari frequentanti i corsi serali presso l'Istituto Tecnico «Vittorio Emanuele II» di Bergamo, recatisi a Londra in viaggio di istruzione insieme ad altri 33 studenti dello stesso istituto, sono stati fermati dalle autorità britanniche presso l'aeroporto di Luton;
ai sei studenti, trattenuti dalle forze dell'ordine britanniche per parecchie ore, è stato negato l'ingresso in Gran Bretagna per ragioni non meglio precisate;
secondo quanto dichiarato dal dirigente scolastico dell'Istituto stesso, tutti i documenti dei sei studenti erano in regola;
il diniego delle autorità britanniche, che ha riguardato solamente gli studenti di nazionalità non Ue, ha costretto gli stessi a rientrare immediatamente in Italia -:
quali motivazioni abbiano portato le autorità britanniche a negare l'ingresso ai sei studenti;
quali iniziative il Ministero intenda assumere in merito ai fatti sopra riportati.
(4-03096)
BALDUCCI e PELLEGRINO. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
all'inizio del mese di marzo 2007 il nostro connazionale Simone Renda, il quale si trovava in una nota località turistica messicana (Playa del Carmen), è deceduto in circostanze a dir poco misteriose all'interno di un carcere locale, dove era stato tradotto per scontare la condanna a 36 ore di detenzione, pare, per ubriachezza molesta;
Simone Renda era un giovane leccese di appena 35 anni, di buona famiglia e con un'ottima posizione lavorativa e si era recato nel Paese centroamericano per trascorrervi un periodo di vacanza e relax;
durante il periodo di soggiorno, secondo quanto sarebbe stato dichiarato dal direttore dell'albergo in cui aveva alloggiato (si veda ANSA regionale delle ore 19,22 del 7 marzo 2007), il nostro connazionale non avrebbe recato particolari problemi, né avrebbe resistito all'arresto come invece in un primo tempo riportato dagli organi di informazione;
molti elementi forniti dagli inquirenti messicani appaiono tuttora di difficile decifrazione, e la stessa ricostruzione appare
alquanto lacunosa: in particolare, resta ancora da chiarire quale sia stato il comportamento effettivamente tenuto da Simone Renda - stranamente nello stesso giorno in cui il nostro connazionale avrebbe dovuto fare ritorno in Italia - tale da giustificare l'arresto e la successiva condanna;
oltre ad una oggettiva incertezza circa le accuse a suo carico, non è chiara la dinamica dei fatti, nonché la condotta osservata dalle forze dell'ordine messicane prima, durante e dopo l'arresto;
in ogni caso, l'incarcerazione di un cittadino straniero, accusato per un fatto di non particolare rilevanza penale, per giunta in condizioni precarie di salute, accertate anche da un medico locale, non trova alcuna razionale giustificazione;
lo stato di salute di Simone Renda avrebbe dovuto indurre le Autorità messicane a procedere subito al suo ricovero in ospedale, al fine di eseguire le necessarie cure e gli ulteriori accertamenti sanitari, considerata peraltro la assoluta lievità della condanna inflitta;
le competenti autorità dovranno ora stabilire, attraverso esami approfonditi sulla salma, se la morte per infarto possa essere messa in relazione all'anomalo aumento di pressione arteriosa del Renda, riscontrato all'atto dell'incarcerazione (vedi ANSA regionale delle ore 18,21 del 7 marzo 2007);
l'intera Nazione italiana si è unita moralmente al lutto dei familiari e dei concittadini di Simone Renda, ma questa è un tragedia che deve far riflettere;
questo triste e oscuro avvenimento, che ha gettato nel dolore una famiglia e ha provocato lo sgomento di un'intera comunità, impone una indagine rigorosa volta ad accertare le eventuali responsabilità nella morte del nostro connazionale;
al di là delle indagini che verranno condotte dalla Magistratura, riteniamo che le autorità italiane debbano attivarsi al fine di pretendere un serio accertamento dei fatti in Messico. Ciò non risponde solo a una esigenza di verità, ma anche a un bisogno di sicurezza verso i molti turisti italiani presenti in Messico e, in particolare, a Cancun, zona che già nel marzo del 2004 fu teatro della misteriosa morte di un altro nostro connazionale (Filippo Guarracino, come molti ricorderanno) -:
se i Ministri interrogati siano impegnati ad acquisire elementi di conoscenza ulteriori in ordine ai fatti che hanno determinato il decesso di Simone Renda;
se i Ministri interrogati abbiano richiesto alle Autorità messicane (o se intendano farlo) una seria indagine sulla morte del nostro connazionale e, in caso di accertate negligenze, una giusta punizione dei colpevoli;
se i Ministri interrogati si siano attivati presso le autorità messicane al fine di sollecitare una seria indagine sul rispetto dei diritti umani nel carcere dove è avvenuta la morte di Simone Renda;
se, alla luce dei due gravi fatti che si sono verificati nella zona di Cancun (la morte di Simone Renda e di Filippo Guarracino), il Ministro degli affari esteri sia in grado di chiarire quale sia il livello di sicurezza in tale area geografica, nella quale sono presenti molti nostri concittadini per ragioni di lavoro e di turismo in Messico e, in particolare, se assumerà precise iniziative per tutelare la sicurezza degli italiani in Messico e in altre località a rischio del centro America.
(4-03101)
NUOVA FORMULAZIONE
BALDUCCI e PELLEGRINO. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
in data 3 marzo 2007 il nostro connazionale Simone Renda, il quale si trovava in un nota località turistica messicana, è deceduto in circostanze a dir poco misteriose all'interno di una cella del carcere di Playa del Carmen, dove era stato tradotto, pare, con l'accusa di ubriachezza molesta o di disturbo della quiete pubblica;
Simone Renda era un giovane leccese di appena 35 anni, di buona famiglia e con un'ottima posizione lavorativa e si era recato nel Paese centroamericano per trascorrervi un periodo di vacanza e relax;
oltre ad una oggettiva incertezza circa le accuse a suo carico, non appare chiara la dinamica dei fatti, nonché la condotta osservata dalle forze dell'ordine messicane prima, durante e dopo l'arresto;
da una prima ricostruzione, sembra che la mattina del 1o marzo, giorno in cui Simone avrebbe dovuto lasciare l'albergo in cui alloggiava a Playa del Carmen, il personale dell'hotel, dopo aver bussato invano alla porta della sua stanza, lo abbia trovato seminudo ed in evidente stato confusionale;
a seguito dell'intervento della polizia locale, Simone Renda sarebbe stato prelevato e condotto presso il carcere di Playa del Carmen, e lì trattenuto fino al momento del decesso;
va tuttavia rilevato come l'incarcerazione di un cittadino straniero, accusato di un fatto di non particolare rilevanza penale, per giunta in condizioni precarie di salute, accertate anche da un medico locale, non trovi alcuna razionale giustificazione;
lo stato di salute di Simone Renda avrebbe dovuto indurre le Autorità messicane a ricoverarlo subito in ospedale, al fine di procedere alle necessarie cure e agli ulteriori accertamenti sanitari;
le competenti autorità dovranno ora stabilire, attraverso esami approfonditi sulla salma, se la morte per infarto possa essere messa in relazione alle condizioni di salute riscontrate all'atto dell'incarcerazione (vedere Ansa reg. delle ore 18,21 del 7 marzo 2007);
l'intera Nazione italiana si è unita moralmente al lutto dei familiari e dei concittadini di Simone Renda, ma questa è una tragedia che deve far riflettere;
questo triste e oscuro avvenimento, che ha gettato nel dolore una famiglia e ha provocato lo sgomento di una intera comunità, impone un'indagine rigorosa volta ad accertare le eventuali responsabilità nella morte del nostro connazionale;
le Autorità italiane dovranno attivarsi al fine di pretendere un serio accertamento dei fatti: ciò non risponde solo a una esigenza di verità, ma anche a un bisogno di sicurezza verso i molti turisti italiani presenti in Messico e, in particolare, a Cancun, zona che già nel marzo 2004 fu teatro della misteriosa morte di un altro nostro connazionale (Filippo Guarracino, come molti ricorderanno-:
se i Ministri interrogati siano impegnati ad acquisire elementi di conoscenza ulteriori in ordine ai fatti che hanno determinato il decesso di Simone Renda;
se i Ministri interrogati abbiano richiesto alle Autorità messicane (o se intendano farlo) una seria indagine sulla morte del nostro connazionale e, in caso di accertare negligenze, una giusta punizione dei colpevoli;
se i Ministri interrogati si siano attivati presso le Autorità messicane al fine di sollecitare una seria indagine sul rispetto dei diritti umani nel carcere dove è avvenuta la morte di Simone Renda;
se, alla luce dei due gravi fatti che si sono verificati nella zona di Cancun (la morte di Simone Renda e di Filippo Guarracino) il Ministro degli affari esteri sia in grado di chiarire quale sia il livello di sicurezza in tale area geografica, nella quale sono presenti molti nostri concittadini per ragioni di lavoro e di turismo; e, in particolare, se assumerà precise iniziative per tutelare la sicurezza degli italiani in Messico e in altre località a rischio del centro America. (4-03101).
RAMPELLI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
l'interrogante ha appreso che presso il consolato generale d'Italia a Tripoli le pratiche di istruzione per il rilascio dei visti sono affidate ad un cittadino greco residente in Libia da molti anni;
la normativa in materia di immigrazione e di asilo (cosiddetta legge Bossi-Fini) prevede che il personale addetto al rilascio dei visti presso le rappresentanze
consolari e diplomatiche italiane all'estero debba appartenere ai ruoli della pubblica amministrazione;
l'articolo della legge 30 luglio 2002, n. 189, in particolare, dal titolo «Misure di potenziamento delle rappresentanze diplomatiche e degli uffici consolari», stabilisce che, al fine di provvedere alle straordinarie esigenze di servizio, le rappresentanze diplomatiche e gli uffici consolari di prima categoria possono assumere, personale con contratto temporaneo della durata di sei mesi, nel limite complessivo di ottanta unità;
le suddette unità di personale sono destinate a svolgere mansioni amministrative ordinarie nelle predette sedi all'estero;
nelle medesime sedi un corrispondente numero di unità di personale di ruolo appartenente alle aree funzionali è conseguentemente adibito all'espletamento di funzioni istituzionali in materia di immigrazione ed asilo, nonché di rilascio dei visti di ingresso;
l'impiego di personale italiano in dette mansioni è giustificato anche dall'esigenza di evitare pressioni provenienti dalle autorità locali e di prevenire possibili episodi di corruzione, cosa questa possibile se trattasi di persone del luogo, come nel caso suesposto;
alcuni mesi fa a Bengasi, in Libia, il consolato italiano è stato oggetto di attentato terroristico; sempre a Bengasi è stata constatata la presenza di cellule di «Al Quaeda» che - come è noto - minacciano l'Italia di irruzioni terroristiche;
a giudizio dell'interrogante, il rilascio dei visti d'ingresso affidato a personale straniero potrebbe esporre l'Italia a gravi rischi e fare della Libia una sorta di «terralasciapassare» di potenziali terroristi verso il nostro paese -:
se non ritenga opportuno intervenire presso il consolato generale d'Italia a Tripoli affidando a personale italiano l'espletamento delle mansioni relative al rilascio dei visti.
(4-03106)
DEIANA. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
nel Decreto di rifinanziamento delle Missioni Militari all'estero, recentemente approvato dalla Camera dei Deputati, si legge alla pagina 33 sotto il titolo «Sicurezza dell'USR» il seguente testo «Considerando che il contingente militare italiano, che garantiva la sicurezza e l'incolumità del personale civile presente presso la USR, non sarà più presente in Iraq nel corso del 2007, il Governo italiano ha necessità di stipulare un contratto con una società di sicurezza che già sia operante in Iraq con personale locale. Ciò al fine di garantire l'incolumità dei civili presenti a Nassiriya e di consentire loro di uscire dal perimetro della base militare internazionale per monitorare i progetti ed incontrare le personalità locali in un contesto di massima sicurezza»;
per tale esigenze viene stanziata la somma di euro 3.498.000,00;
sul sito Unita.it si legge come in realtà il nostro Governo avrebbe stipulato con l'agenzia britannica privata Aegis defence Services un accordo in tal senso (anche se il contratto con la Farnesina sarebbe ancora in via di definizione);
siamo in presenza di un colosso del settore presente in Iraq dal 2004, dopo aver stipulato con il ministero della Difesa statunitense un contratto da 293 milioni di dollari. Il suo fondatore, Tim Spider, sarebbe (sempre secondo quanto riportato dal sito) stato coinvolto in abusi contro i diritti umani e in violazioni internazionali;
a quanto risulta all'interrogante non sono state rese note, oltre che i termini dell'accordo, anche le ragioni che hanno portato alla scelta di tale società;
se le notizie riportate dal sito www.unita.it circa la stipulazione del contratto con l'Aegis Defence Services
corrispondano al vero e come si concilia tale scelta con le affermazioni contenute nel decreto -:
se i Ministri interrogati intendano rendere noti i criteri sulla base dei quali vengono operate tali scelte;
quali siano le regole che disciplinano la loro attività e a quali controlli sego sottoposti.
(4-03113)