Menu di navigazione principale
Vai al menu di sezioneInizio contenuto
Allegato B
Seduta n. 136 del 28/3/2007
...
AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
Interpellanza:
La sottoscritta chiede di interpellare il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministro per i beni e le attività culturali, il Ministro per gli affari regionali e le autonomie locali, per sapere - premesso che:
Trevi è un borgo che sorge sui declivi della campagna umbra coltivata ad ulivi nella valle spoletana, celebre per le sue bellezze artistiche e paesaggistiche, anche grazie a Goethe e rientra nel novero de «I borghi più belli d'Italia» e «Città del Bio»;
il Comune di Trevi (Perugia) ha approvato, con delibera del consiglio comunale n. 41 del 19 settembre 2006, la «variante parziale dello strumento urbanistico generale, relativamente al primo stralcio della ex Zona Zai da destinare ad attività ricettiva, Zona "Dr": ai sensi del comma 3, articolo 67 della legge regionale n. 117 del 2005, stante il piano regolatore del Comune di Trevi, non ancora adeguato alla
legge regionale n. 31 del 1997, così come indicato negli elaborati grafici, conservati agli atti dell'Ufficio urbanistica;
la società «Pietrarossa Inn Srl» proprietaria dei terreni in questione, in seguito alla delibera comunale, ha fatto pervenire proposte finalizzate alla riqualificazione della ex Zona Zai, in Frazione Santa Maria in Valle (dove si trovavano le dismesse serre della estinta cooperativa «Di Vittorio»), attraverso la costruzione di un complesso turistico costituito da circa 100 «villette bifamiliari» a due piani nelle forme del cosiddetto «casolare sparso umbro», una costruzione centrale ed un centro benessere con annessa piscina, il tutto in un terreno di 73.876 metro quadri, per una cubatura complessiva di circa 60.000 metri cubi di cemento;
la società «Pietrarossa Inn Srl» ha un capitale sociale di 50.000 euro a fronte di lavori che si stimano di importo superiore ai 40 milioni di euro. È stata costituita ad hoc per la realizzazione dell'opera ed ha acquistato per soli 800 milioni di lire i terreni, dopo che il Comune di Trevi ha rinunciato ad esercitare il diritto di prelazione per il riacquisto dello stesso terreno;
secondo l'interpellante, la variante si pone in contrasto con il comma 3 dell'articolo 67 della legge regionale n. 11 del 2005, che limita le ipotesi in cui è possibile effettuare varianti a strumenti urbanistici generali non ancora adeguati alla medesima legge o alla legge n. 31 del 1997, quale è il PRG di Trevi. Tale norma, infatti, ammette che le varianti possano essere adottate nei soli casi e nelle modalità previste dal comma 3 dell'articolo 30 della legge regionale n. 31 del 1997, anche a mezzo di piano attuativo di iniziativa pubblica o mista, ovvero nel caso di iniziativa privata unicamente ai fini previsti dall'articolo 19 della legge regionale n. 2 del 2000. La variante adottata non è di iniziativa pubblica o mista e non rientra in nessuna delle ipotesi previste dalla norma di cui all'articolo 19 della legge regionale n. 2 del 2000 nel caso di iniziativa privata, che riguardano solo le «attività estrattive»;
l'area denominata «ex serre» non è in condizioni di degrado tali da far considerare l'intervento di urbanizzazione come migliorativo della situazione; al contrario su di essa si trovano una serie di strutture leggere facilmente rimovibili;
l'intervento programmato non corrisponde ad alcuna reale esigenza di espansione dell'offerta turistico-ricettiva, come dimostrano i dati comprensoriali S.T.A., secondo cui il centro storico della città di Trevi abbonda di edifici non utilizzati e che le strutture ricettive esistenti non solo coprono ampiamente il fabbisogno turistico, ma risultano addirittura sovradimensionate;
l'intervento, qualora fosse realizzato, richiederebbe un carico urbanistico enorme: necessità di ridisegnare le vie d'accesso alla vecchia Flaminia, di reperire risorse idriche aggiuntive, di potenziare l'attuale depuratore, mentre va sottolineato che il territorio è attraversato da un elettrodotto delle Ferrovie dello Stato ed è già oggi soggetto ad elevato inquinamento acustico. Inoltre i proprietari dei terreni confinanti hanno già espresso la volontà di convertire la destinazione d'uso dei terreni rendendoli edificabili, con un prevedibile ulteriore aggravio per la situazione dell'area;
il Comitato regionale umbro del WWF, locali Associazioni ambientaliste, la stampa locale e i cittadini hanno più volte espresso contrarietà e preoccupazione per il progetto e si sono costituiti in comitati contro l'intervento;
di recente, il Ministro Rutelli ha lanciato l'idea di una «mappa degli scempi», richiedendo ai soprintendenti italiani di fornirgli entro due settimane la mappatura dei casi più critici di cementificazione del territorio -:
se il comune di Trevi e sue frazioni siano stati inclusi nella mappatura dei casi critici dal punto di vista paesaggistico.
(2-00445) «Bellillo».
Interrogazione a risposta in Commissione:
STRADELLA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
11 dei 23 parchi nazionali costituiti risultano commissariati;
nonostante i numerosi solleciti promossi a mezzo delle interrogazioni parlamentari formulate al Ministro interrogato dirette ad evitare, ma evidentemente invano, il ripetersi di situazioni di paralisi gestionale delle aree protette nonostante l'attività svolta, soprattutto da alcune di queste, abbia ottenuto risultati ineccepibili;
risulta, al riguardo, acclarato che il Ministro interrogato abbia contribuito fattivamente ad accrescere il numero dei parchi commissariati rispetto al suo predecessore come, tra l'altro, evidenziato con le interrogazioni parlamentari formulategli nel febbraio scorso;
risulta, parimenti, incontrovertibile che se la scelta di un commissario risulta meno onerosa rispetto alla designazione di un presidente, che richiede l'intesa con le Regioni interessate, come prescritto dall'articolo 9 della legge n. 394 del 1991, occorre tener conto delle molteplici pronunce della Corte Costituzionale intervenute in ordine ai decreti di nomina dei Commissari straordinari, dalle quali emerge che il Ministro può ricorrere al commissariamento soltanto laddove risulti impossibile superare le eventuali divergenze che ostacolino la designazione di un Presidente, da adottarsi d'intesa tra Stato e Regioni, nei termini prescritti dalla legge n. 444/1994 (ovvero prima della scadenza del mandato o, quanto meno entro i 45 giorni di prorogatio degli organi);
invero la soluzione che oggi, alla luce dei dati sopra riferiti, appare essere adottata, sovente senza dare adeguata motivazione di tale scelta, è quella di decidere per il commissariamento ancor prima di avviare una trattativa in merito e, a detta dell'interrogante, senza che si evinca uno sforzo del Ministro interrogato per procedere alla nomina di un Presidente secondo le modalità sopra descritte;
al riguardo, sembra oggi essere stato dimenticato il documento approvato dall'VIII Commissione della Camera dei Deputati, in data 28 aprile 2004, a seguito dell'esame delle pronunce della Corte Costituzionale, nel quale si suggerivano criteri e modalità di comportamento imperniati sul principio di leale collaborazione che avrebbero dovuto essere adottati dal Ministro dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare onde evitare il reiterato ricorso a decreti di commissariamento;
si ha notizia di un ennesimo commissariamento riguardante l'ente Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, verificatosi dopo il decorso dei termini prescritti per legge senza che il Ministro abbia intrapreso le trattative con le Regioni interessate sulla individuazione del nuovo Presidente -:
se il Ministro abbia tenuto conto nella scelta del commissariamento del prestigio e del risalto che l'Ente Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, uno dei più grandi ed importanti di Italia, ha ottenuto nell'ultimo quinquennio;
quali siano le motivazioni poste a fondamento della scelta del commissariamento dell'ente Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga a seguito della decorrenza dei termini senza che sia stata attivata alcuna procedura di intesa con le Regioni interessate ed in contrasto con quanto ripetutamente annunciato da Ministro interrogato sia all'atto del suo insediamento, sia da ultimo nel question time del 17 gennaio 2007, ove riferisce che «è intenzione del Governo restituire la presidenza a tutti i parchi commissariati»;
se non ritenga tale scelta incoerente con quanto da sempre affermato in tema di commissariamento dei parchi, come a titolo esemplificativo, nella risposta data all'interrogazione parlamentare n. 3-00339 avente ad oggetto iniziative per accelerare la nomina dei presidenti e dei membri dei consigli
di amministrazione degli enti parco ove testualmente riferisce «condivido totalmente la necessità di superare i commissariamenti. Le scelte che si stanno facendo sono basate sul principio della competenza in funzione delle caratteristiche e delle tipologie delle varie aree protette e, oltre a questo elemento, vengono presi in considerazione altri parametri valutativi (la conoscenza dei luoghi, il livello di rappresentanza, la riconoscibilità nei confronti degli interlocutori, la capacità gestionale, la capacità di comunicazione e di relazione che sia in grado portare a vantaggio le aree protette ...) stiamo valutando i requisiti che vogliamo mantenere esattamente nella qualità generale proprio per evitare che si facciano nomine sulla base di criteri politici e di appartenenza di partiti e non invece della competenza e della qualità»;
se abbia altresì tenuto in debita considerazione che i tempi dell'insediamento del commissario e la breve durata della nomina non arrechino danni all'Ente Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga che, come risulta da ultimo dal rapporto dell'attività del 2006, ha posto in essere programmi e progetti di gran rilievo e con ingenti investimenti che richiedono continuità progettuale e gestionale;
se abbia altresì tenuto conto della grave situazione in cui è venuto a trovarsi l'Ente con la scadenza del contratto di lavoro, avvenuta il 28 febbraio 2007, di 35 unità ex LSU, che assicuravano anche servizi interni all'Ente e che, allo stato attuale, non sono stati ancora reimpiegati con gravissimo disagio per la funzionalità dello stesso Ente.
(5-00896)