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Allegato B
Seduta n. 138 del 30/3/2007
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INTERNO
Interrogazioni a risposta scritta:
STUCCHI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
da fonti giornalistiche si apprende la notizia che il problema della carenza di organico del distaccamento dei Vigili del Fuoco di Dalmine (Bergamo) non è stato ancora definitivamente risolto;
risulta all'interrogante che, attualmente, il comandante provinciale dei Vigili del Fuoco di Bergamo, nonostante l'impegno profuso, non possa assegnare personale in servizio fisso presso il distaccamento di Dalmine e che, giorno per giorno, si effettuino valutazioni circa l'opportunità o meno di inviare, in base alle esigenze della città e dell'hinterland, una squadra in tale struttura;
la Legge Finanziaria per il 2007 prevede l'assunzione di 600 vigili su tutto il territorio nazionale, a fronte di dichiarazioni rese precedentemente che parlavano di circa 2.000 unità, e di questi solo 6 o 7 unità arriverebbero alle dipendenze del Comando di Bergamo;
affinché il presidio di Dalmine possa funzionare a pieno regime è necessario che vi prestino servizio almeno 28 vigili;
la competenza territoriale della stazione dei vigili del fuoco di Dalmine racchiude una vasta area, che conta 38 comuni, ad alta densità di popolazione, con impianti industriali ad alto rischio ed ha, inoltre, competenza lungo l'autostrada A4;
sembra che il Ministero interrogato, a dicembre 2006, abbia parlato dell'apertura di una nuova sede dei vigili del fuoco a Cologno al Serio, composta di soli volontari, ma, da notizie stampa, si apprende che questo distaccamento non verrà realizzato a causa della eccessiva vicinanza con quelli di Bergamo, Dalmine e Treviglio -:
quali misure intenda adottare al fine di potenziare l'organico dei Vigili del Fuoco nella provincia bergamasca, con particolare riferimento al distaccamento di Dalmine che permetta, quindi, di mantenere in efficienza una struttura che, situata in posizione strategica, consente il raggiungimento tempestivo delle zone limitrofe;
se non intenda rivedere il parere negativo sull'apertura della sede di Cologno al Serio.
(4-03134)
RAO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il 4 gennaio 1997 a Partinico veniva ucciso, con modalità tipiche del modo di agire della mafia, l'Avv. Giuseppe La Franca, perché, come sostiene la pentita Giusy Vitale, non voleva cedere le sue terre alla famiglia Vitale;
l'omicidio di La Franca suscitò una vasta indignazione tra tutti i cittadini di Partinico e provocò una presa di posizione da parte delle Istituzioni, delle forze politiche e sociali;
la Procura di Palermo avviò le indagini al fine di individuare i mandanti e gli esecutori materiali del delitto;
quelle indagini, però, non hanno mai sortito alcun risultato concreto se non l'archiviazione del caso. Ciò, nel 2003, è stato sufficiente al Prefetto di Palermo, dottor Renato Profili, per giustificare il mancato riconoscimento dello status di vittima della mafia a Giuseppe La Franca, nonostante la matrice mafiosa appariva avvalorata pure dal contesto in cui è maturato l'omicidio e dalle modalità di esecuzione;
a seguito delle rivelazioni fatte dalla pentita Giusy Vitale, sorella del boss Vito, le indagini sono state riaperte e la vedova del defunto La Franca ha reiterato, nel mese di settembre 2004, l'istanza per il riconoscimento dello status di vittima di mafia;
il comportamento di questo cittadino semplice e gentile, così lo ricordano i partinicesi, che, con grande coraggio, non si è piegato alle minacce mafiose, ha segnato la strada dell'esempio da trasmettere alle nuove generazioni. Oggi questo percorso viene animato dall'Osservatorio per lo Sviluppo e la Legalità, intitolato proprio a Giuseppe La Franca, che dal 2002, guardando soprattutto ai giovani, promuove azioni di sviluppo del territorio con l'obiettivo di affermare la cultura della legalità-:
quali siano, a dìeci anni dall'omicidio, le intenzioni del Governo e del Ministro interrogato in ordine al riconoscimento a Giuseppe La Franca lo status di vittima della mafia, atteso, oltre che dalla famiglia, da tutti i cittadini onesti che credono nella capacità dello Stato di rendere giustizia.
(4-03139)
BERTOLINI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il 24 e 25 marzo al teatro Garden di Chianciano si è tenuta la conferenza internazionale «Con la resistenza, per la giusta pace in Medio Oriente». La conferenza è stata organizzata, tra gli altri, dai Carc-Comitati d'Appoggio alla Resistenza
per il Comunismo (Italia), tornati all'onore delle cronache qualche settimana fa per la solidarietà e il sostegno espressi verso i «compagni» delle Brigate rosse, arrestati in occasione dell'ultima operazione di polizia riguardante l'organizzazione terroristica;
il sito internet dei Comitati, www.carc.it, per l'occasione, forniva una serie di interessanti particolari sull'iniziativa, precisando che il suo oggetto sarebbe stato la resistenza delle masse popolari contro l'aggressione imperialista nei paesi del Medio Oriente, Iraq, Libano, Palestina, Afghanistan;
il sito precisava inoltre che la conferenza «è un'occasione per portare sostegno ai popoli che oppongono resistenza, armata (si sottolinea tale termine) all'aggressione imperialista capeggiata dagli USA e dai sionisti, un'occasione di confronto tra le forze antimperialiste a livello mondiale, una base possibile per l'avvio di una politica da fronte comune a livello internazionale contro l'imperialismo»; ciò dopo avere definito l'Italia «un paese imperialista»;
nell'ambito della suddetta presentazione dell'evento, in piena coerenza con la cosiddetta «dottrina Carlos», che punta a una sorta di islamocomunismo, che saldi i movimenti di liberazione comunista ancora presenti con le organizzazioni terroristiche islamiche, in funzione anti-imperialista, si precisava inoltre: «soprattutto, noi consideriamo questa un'occasione per unire il movimento di resistenza delle masse popolari nei paesi imperialisti ai movimenti di resistenza che hanno saputo arrestare e fare arretrare l'aggressione imperialista più feroce, quella degli USA e dei sionisti. I movimenti di resistenza contro l'imperialismo dei popoli dell'Iraq, della Palestina, del Libano, dell'Afghanistan, fanno integralmente parte, e sono tra le prime e più chiare espressioni della nuova resistenza e delle nuove vittorie di cui saranno protagoniste le masse popolari in tutto il mondo, contro la borghesia imperialista e i suoi servi»;
nella sessione pomeridiana del 24 e nella sessione mattutina del 25 si sono svolti gli interventi di Abdul Jabbar al Kubaisy, segretario dell'Alleanza Patriottica Irachena, portavoce internazionale del Fronte Patriottico Nazionale Islamico, rispettivamente sul tema «Origini, sviluppo e dinamiche della Resistenza popolare» e sul tema «Cosa chiede la Resistenza ai movimenti per la pace in Occidente». Jabbar al Kubaisy, noto per il ruolo ambiguo nelle vicende di italiani rapiti in Iraq, in precedenti occasioni, ha avuto modo di definire l'Onu «un burattino nelle mani dell'imperialismo americano», al servizio del «sionismo», sì che la risposta alle sue risoluzioni è che «possiamo solo sputare sulla cosiddetta comunità internazionale». In tale contesto, significative risultano anche la relazione su «Il ruolo dell'Islam nella lotta antimperialista» di Hamza Piccardo, segretario Ucoii (Unione Comunità Organizzazioni Islamiche in Italia), e le conclusioni di Moreno Pasquinelli;
mentre già nel 2005 organizzazioni della sinistra estrema avevano tentato di portare in Italia esponenti della cosiddetta «resistenza irakena», ma l'intervento dell'allora ministro degli esteri Fini aveva condotto a negare i visti ai «resistenti», non si comprende perché ciò sia stato possibile adesso, a distanza di circa due anni, e per individui che considerano l'Italia parte del fronte imperialista, contro il quale opporre resistenza armata -:
in base a quali valutazioni siano stati concessi i visti per i soggetti extracomunitari appartenenti a movimenti di resistenza armata antioccidentale in Iraq, in Afghanistan e nel Medio Oriente;
se non ritenga, anche alla stregua delle presentazioni della conferenza di Chianciano ricavabili dai siti internet, e dal curriculum dei partecipanti alla manifestazione, che le attività poste in essere dai Carc, investano, pericolosamente, profili attinenti l'ordine pubblico e la sicurezza del Paese, che andrebbero debitamente indagati ed approfonditi.
(4-03144)