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Allegato B
Seduta n. 147 del 19/4/2007
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POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI
Interrogazioni a risposta in Commissione:
BELLOTTI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
come emerge dall'articolo apparso sul «Gazzettino di Rovigo» di sabato 13 gennaio 2007 intitolato «In Polesine il primo impianto per produrre bioetanolo», allegato in copia fotostatica, sorgerebbe ad Adria la prima struttura per la produzione bioetanolo, combustibile ricavato dal mais;
il nuovo impianto sorgerebbe grazie ad una sorta di rinascita dello zuccherificio di Porto Viro, chiuso un anno fa a seguito delle revisioni delle quote produttive dello zucchero imposte in sede europea;
la produzione prevista sarebbe di 160 mila tonnellate annue per il bioetanolo e altre 170 mila tonnellate di un sottoprodotto, il Ddgs, utilizzabile nell'alimentazione animale e in futuro come nuova fonte energetica;
la riconversione di Porto Viro risulterebbe essere la prima in Italia di questo tipo e potrebbe costituire un esempio valido per altre esperienze analoghe in Italia ed in Europa, poiché si tratterebbe di riposizionare un'intera filiera produttiva che dal settore saccarifero passerebbe alla produzione di mais; -:
se è a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali misure concrete di propria competenza intenda attuare per agevolare una più compiuta ristrutturazione e riconversione del settore bieticolo saccarifero;
se è a conoscenza del Governo quale sia lo stato di riconversione dell'ex zuccherificio di Porto Viro e quali misure di propria competenza intenda adottare affinché esso divenga il primo stabilimento produttore di bioetanolo in Italia;
quale sia lo stato di attuazione del Piano nazionale di riconversione del settore bieticolo saccarifero in attuazione della direttiva CE 30/2003.
(5-00957)
ALESSANDRI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
negli ultimi quindici anni le evoluzioni degli accordi multilaterali sul commercio hanno imposto tre successive riforme della politica agricola comunitaria (PAC) che ne hanno, di fatto, stravolto l'originaria impostazione, trasformandola da politica di sostegno alla produzione agricola, in politica di aiuto al reddito degli agricoltori;
a seguito dell'ultima riforma della PAC, realizzata nel 2003 secondo il principio del cosiddetto disaccoppiamento, gli agricoltori interessati alle principali produzioni agricole ricevono un aiuto al reddito, la cui concessione è indipendente dallo svolgimento dell'attività produttiva;
nell'ambito del nuovo contesto venutosi a creare a seguito della riforma della PAC, specie nei settori maggiormente esposti alla concorrenza estera, sono sempre più numerosi gli agricoltori che ritengono più conveniente abbandonare la produzione e ricevere l'aiuto al reddito previsto dalla stessa PAC;
nell'attuale fase di crescente apertura dei mercati, una larga parte dell'agricoltura italiana e, in specie quella interessata alla produzione di prodotti agricoli di base, accusa evidenti ed insormontabili difficoltà a misurarsi con la concorrenza unicamente sotto il profilo dei costi di produzione;
il territorio nazionale italiano è costituito per il 76,8 per cento da aree collinari e montane e per più dell'80 per cento da aree rurali, dove l'agricoltura, anche quando non è in grado di svolgere un ruolo economicamente decisivo, contribuisce, comunque, a determinare le caratteristiche sociali, ambientali e paesaggistiche;
circa 5.800 comuni, sugli oltre 8.000 presenti in Italia, hanno meno di 5.000 abitanti e costituiscono la vera spina dorsale di un sistema socio-economico che, nell'intera Nazione, continua, ancora oggi, ad essere fondato su piccole comunità e piccole imprese, le cui possibilità di sviluppo sono, indissolubilmente, legate al territorio;
in una prospettiva come quella delineatasi a seguito delle tre successive riforme della PAC, larghe parti del sistema socio-economico nazionale sono destinate al sottosviluppo ed alla emarginazione, qualora non abbiano altra possibilità che quella di doversi misurare sugli standard di competitività imposti dalla «globalizzazione»;
in una realtà come quella italiana, il ruolo che l'agricoltura è in grado di svolgere ai fini delle dinamiche di sviluppo dei territori rurali è, ancora oggi, decisivo e costituisce la migliore - se non l'unica - risposta che i tali sistemi territoriali sono in grado di dare rispetto alle sfide poste dalla «globalizzazione»;
il ruolo che l'agricoltura svolge sul territorio è un motivo, già di per sé, sufficiente a giustificare l'impegno pubblico nel settore e occorre, pertanto, avere chiaro che, un eventuale ed ulteriore disimpegno da parte pubblica - sia essa comunitaria, nazionale e regionale - si tradurrebbe in un danno collettivo irreversibile, in quanto coinciderebbe con il venire meno della diffusa presenza delle attività agricole sul territorio e con la messa a rischio della sopravvivenza di quello straordinario patrimonio ambientale, economico e culturale che è costituito dai rapporti che legano l'agricoltura al territorio, alla Natura ed alla Società;
il modello neo-liberista, pervicacemente perseguito dall'organizzazione mondiale sul commercio, sta conoscendo una profonda crisi e, da più parti, è oggetto di
ripensamento e di revisione, come hanno dimostrato le notevoli difficoltà insorte nel corso dell'ultimo negoziato che è riuscito a concludersi nelle sedi multilaterali (l'Uruguay Round svoltosi tra il 1986 ed il 1994) e, come sta a dimostrare l'evidente ed irreversibile impasse in cui è precipitato il primo e, al momento, unico e non concluso, negoziato svoltosi in sede di WTO;
alla luce della suddetta crisi del modello neo-liberista e delle evidenti ripercussioni che essa ha comportato e sta continuando a comportare sui negoziati multilaterali sul commercio, appare quanto meno irresponsabile che la UE continui ad orientare la sua politica agricola, unicamente in funzione di ciò che accade in sede di WTO, senza neanche considerare la necessità, se non di un radicale ripensamento, almeno di una indispensabile e serena valutazione dell'effettiva evoluzione in atto a livello multilaterale -:
quale sia l'orientamento del Governo riguardo alle future evoluzioni della PAC e, in specie, se non ritenga che l'eccessivo appiattimento, registrato negli ultimi venti anni, rispetto alle dinamiche dei negoziati multilaterali sul commercio, non debba essere oggetto di un attento ripensamento, alla luce, soprattutto, dell'evidente crisi del modello neo-liberista e della conseguente impasse in cui, da tempo, sono piombati i negoziati, attualmente, in corso;
quale sia l'orientamento del Governo rispetto all'eventualità di ripensare la politica agraria nazionale in funzione di un modello - da sostenere anche nelle sedi comunitarie - che sia finalizzato alla valorizzazione ed allo sviluppo del ruolo che l'agricoltura è in grado di svolgere sul territorio, attraverso gli innumerevoli rapporti che storicamente legano le attività agricole all'ambiente naturale ed alle altre componenti il sistema socio-economico nazionale.
(5-00959)
Interrogazione a risposta scritta:
CIRO ALFANO. - Al ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
nel 2004 il Corpo Forestale dello Stato, bandiva un concorso pubblico per ricoprire complessivamente n. 119 posti di Commissario forestale, suddivisi nei seguenti quattro distinti profili professionali:
1. Agrario - forestale n. 33 posti;
2. Giuridico - economico n. 65 posti;
3. Ingegnere n. 18 posti;
4. Informatico n. 3 posti.
l'interrogante, con precedente interrogazione a risposta scritta 4-01301 del 17 ottobre 2006 aveva chiesto chiarimenti in merito alla sospensione delle procedure del suddetto concorso pubblico;
la Sesta Sezione del Consiglio di Stato, (Pres. Claudio Varone) nella Camera di Consiglio del 20 marzo 2007, ha emesso l'ordinanza 1443/07 con cui viene evidenziata la mancanza di un interesse pubblico, specifico ed attuale, nell'atto di annullamento impugnato, ed ha accolto un'istanza cautelare;
l'autorevole parere, a cui si faceva riferimento nella precedente risposta, fornita dal Ministro che si interroga, sembra sia quindi smentita dai fatti e dall'Ordinanza del Consiglio di Stato, emessa a seguito di uno specifico appello proposto, che ha ritenuto, fra l'altro, non sufficientemente tutelato l'interesse di chi ha superato le prove preselettive;
si ritiene opportuno evidenziare che la graduatoria unica, a cui si faceva riferimento nella precedente risposta, erroneamente riferita alla graduatoria concorsuale, è in realtà relativa alla graduatoria che viene stilata solo al termine dei due anni di corso di formazione riservato ai vincitori. Pertanto il rischio di avere una
disparità, nel metro di valutazione tra diversi profili, è infondato e comunque del tutto ininfluente sulle procedure in atto;
tale modalità di gestione dei concorsi, non solo ha causato enormi ritardi nell'espletamento delle procedure concorsuali, con grave pregiudizio alla funzionalità del Corpo Forestale dello Stato, ma ha provocato un «vulnus» al principio della separatezza delle funzioni di indirizzo politico, (proprie del Ministro), da quelle di esclusiva gestione come sono le prove concorsuali, avvenuta tra l'altro in assenza di impugnative amministrative e di ricorsi in atto, ma solo su alcune segnalazioni e generiche informative, facendo spingere il diritto/dovere all'autotutela dell'Amministrazione ben ogni comprensibile limite -:
se, accertato quanto sopra esposto, non si ritenga urgente e necessario ripristinare il normale svolgimento del concorso, fatto annullare, facendo effettuare le prove scritte in tempi brevissimi ai soli candidati che hanno superato le prove preselettive;
se non si ritenga improcrastinabile riavviare tutte le procedure concorsuali sospese, al fine di evitare il rischio del ripetersi di pesanti sconfitte giudiziarie.
(4-03359)