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Allegato A
Seduta n. 159 del 17/5/2007
...
(Sezione 3 - Iniziative per un'ispezione ministeriale presso la procura della Repubblica di Reggio Emilia in relazione alla vicenda del crack della cooperativa ACLI Domus)
C)
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere - premesso che:
il Consiglio superiore della magistratura ha chiesto informazioni al procuratore generale della corte d'appello di Bologna sul caso Acli Domus, a seguito della segnalazione presentata dal consigliere reggiano, Celestina Tinelli;
ventiquattro parti offese, in data 20 aprile 2007, avevano presentato istanza di avocazione delle indagini al procuratore generale presso la corte d'appello di Bologna, con riferimento al procedimento penale n. 13.321/01 RG.NR. procura della
Repubblica tribunale di Reggio Emilia a carico di ex amministratori, liquidatori e sindaci della cooperativa Acli Domus, indagati per bancarotta fraudolenta;
le medesime parti offese, il 23 aprile 2007, hanno segnalato inspiegabili ed ingiustificate inadempienze da parte della procura di Reggio Emilia, nel sopra riportato procedimento al Presidente della Repubblica, al ministro interpellato ed al Consiglio superiore della magistratura, sollecitando l'intervento diretto ed immediato delle tre figure istituzionali;
la segnalazione contiene anche la richiesta di una ispezione ministeriale presso la procura di Reggio Emilia;
è tristemente nota la vicenda riguardante il crack, quantificato in circa tre milioni di euro, della cooperativa edilizia Acli Domus di Reggio Emilia in liquidazione coatta amministrativa dal 12 ottobre del 2000, dichiarata in stato di insolvenza dal 21 marzo 2001;
le famiglie truffate sono circa sessanta;
le vittime del crack si dividono in tre categorie: coloro che hanno versato anticipi per prenotare l'acquisto di una casa, o un appartamento in corso di costruzione, e che non l'hanno poi mai visto;
coloro che hanno versato somme per acquistare una casa o un appartamento in corso di costruzione, e che non è stato loro consegnato;
coloro (undici) che hanno interamente pagato un appartamento finito (privo di abitabilità), ma che hanno dovuto versare ulteriori somme per cancellare l'ipoteca (di oltre un miliardo di lire) che Acli Domus aveva contratto con le banche dalle quali aveva ottenuto i finanziamenti;
vi sono, infine, coloro che hanno venduto terreni o immobili all'Acli Domus senza peraltro ricevere il saldo del prezzo convenuto;
di fatto, l'affossamento della cooperativa edilizia Acli Domus è conseguenza diretta dell'avvenuta distrazione di rilevanti somme di denaro a favore di soggetti terzi, tra i quali alcuni amministratori, alcune cooperative affiliate alle Acli (cooperativa la Dimora - cooperativa Prosecco-circolo Arché - e forse altre) principalmente a favore del consorzio provinciale Acli;
la prima denuncia per truffa (presentata nel 1995 dai signori Cladone e Zarilli) fu subito archiviata con la motivazione che trattatasi di semplice illecito civile;
nel 2001, allorché il commissario liquidatore nominato nel 2000 dal ministero del lavoro presentò, presso la procura, la sua prima relazione, fu iscritta la notizia di reato n. 13321/01 ed il fascicolo assegnato al sostituto procuratore dottor Padula;
di fatto, il magistrato assegnatario compì pochissimi atti d'indagine limitandosi semplicemente ad acquisire gli atti (interrogatori degli ex amministratori, sindaci e altro) compiuti dal commissario liquidatore;
cosa che agli interpellanti appare gravissima, il magistrato procedente omise di delegare alla guardia di finanza accertamenti patrimoniali a carico degli indagati e dei soggetti beneficiari delle somme distratte;
furono omessi anche accertamenti diretti a fotografare i rapporti intercorrenti tra il consorzio Acli e le cooperative ad esso affiliate;
il dottor Padula non provvide mai alla chiusura delle indagini;
soltanto alla fine del 2005 (dopo numerosi solleciti e richieste dell'avvocato Gherpelli, nominata difensore di parte offesa qualche mese prima) il fascicolo fu assegnato ad altro magistrato, il sostituto procuratore dottoressa Salvi;
nel frattempo i reati di truffa aggravate si erano prescritti;
la dottoressa Salvi, nel febbraio del 2006, depositò avviso di conclusione delle indagini ex articolo 415-bis del codice di procedura penale, formulando capi d'imputazione per bancarotta fraudolenta aggravata a carico di ex amministratori, ex consiglieri ed ex liquidatori (Roberto Codeluppi, Giovanni Cervi, Benito Oleari, Angelo Geminiani, Naldo Giovannini, Stefano Salsi, Franco Alberti);
seguivano richiesta di rinvio a giudizio e avviso di fissazione d'udienza preliminare;
dalla prima udienza del 5 dicembre del 2006 il giudice dell'udienza preliminare, dottor Nericci, riteneva di disporre la rinnovazione della notifica dell'avviso di fissazione dell'udienza preliminare per uno dei sette imputati rinviando alla udienza del 2 febbraio del 2007;
alla successiva udienza del 2 febbraio del 2007 veniva disposto un ulteriore rinvio richiesto dai difensori degli imputati per esaminare gli atti di costituzione di parte civile;
all'udienza di rinvio del 26 febbraio del 2007, il giudice dell'udienza preliminare - previa declaratoria di nullità di tutti i capi d'imputazione - trasmetteva gli atti alla procura della Repubblica per una più precisa riformulazione degli stessi;
i quotidiani locali diedero (come già avevano fatto negli anni precedenti) notevole spazio alla notizia sottolineando la disperazione dei truffati a fronte di una giustizia lumaca nonostante la estrema gravità dei fatti;
l'intera città, in quei giorni, si diceva scandalizzata sia per i fatti accaduti sia per l'andamento della giustizia;
il capo dell'ufficio, dottor Materia, a mezzo dei quotidiani locali chiedeva pochi giorni per esaminare personalmente gli atti e per l'assegnazione al magistrato che avrebbe dovuto riformulare le imputazioni;
a distanza di due mesi, nonostante intermedio sollecito, in data 30 marzo 2007, dell'avvocato Gherpelli, nulla era accaduto;
l'ufficio della procura di Reggio Emilia ha dimostrato, secondo gli interpellanti, grave disinteresse per il caso (alle tre udienze tenutesi davanti al giudice dell'udienza preliminare, l'ufficio è stato rappresentato da tre diversi sostituti) suscitando il disappunto e la presa di posizione di numerose parti offese;
l'intervenuta prescrizione dei reati di truffa aggravata (ex articolo 640 e 61 n. 7 del codice penale) ha cagionato gravissimo danno patrimoniale patito (riservato nei delitti di bancarotta fraudolenta al commissario liquidatore);
esse, infatti, in caso di costituzione da parte di quest'ultimo, dovranno accontentarsi di vedersi risarcito il solo danno morale;
dunque, a distanza di dodici anni dall'inizio dei fatti si è ancora ad un nulla di fatto;
il fascicolo (dal 16 dicembre 2004 al 28 dicembre 2005) è rimasto sul tavolo del capo dell'Ufficio in attesa di assegnazione alla dottoressa Salvi;
negli ultimi due mesi, si è ripetuta la situazione;
a distanza di dodici anni dall'inizio dei fatti appare opportuno fare chiarezza;
agli interpellanti appare estremamente preoccupante quanto forma oggetto del presente atto -:
se il Ministro interpellato non ritenga opportuno disporre un'ispezione ministeriale presso la procura della Repubblica di Reggio Emilia, alla luce di quanto rappresentato, ai fini dell'eventuale promozione dell'azione disciplinare.
(2-00527) «Alessandri, Maroni, Barbieri».
(14 maggio 2007)