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Allegato B
Seduta n. 160 del 29/5/2007
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BENI E ATTIVITÀ CULTURALI
Interrogazioni a risposta in Commissione:
CONTENTO. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
notizie di stampa locale riportano che la direzione generale del Ministero per i beni e le attività culturali avrebbe prescritto di adottare la «variante sud di Lestans» per il primo lotto Sequals-Gemona;
ciò sarebbe conseguente alla valutazione del competente comitato tecnico scientifico che conferma, nella sostanza, il parere precedentemente reso dalla stessa direzione generale;
la richiesta era stata rivolta, su concorde avviso, dalla regione Friuli Venezia Giulia, dalla provincia di Pordenone e da numerose amministrazioni locali, allo scopo di sottoporre agli organi competenti una proposta di variante contenente lo spostamento del tracciato a nord;
sulla base di quali elementi di conoscenza e di valutazione sia stata assunta la decisione;
chi abbia compiuto, eventuali sopralluoghi o, in difetto, perché essi non siano stati effettuati -:
se non ritenga di approfondire l'intera questione allo scopo di rivedere la decisione assunta.
(5-01055)
ALESSANDRI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
la chiesa di Camurana è probabilmente una delle più antiche della Bassa modenese, esistente già dal VI secolo, ed è intitolata all'evangelista San Luca a partire almeno dal 1439, come confermato da una carta dell'epoca;
il toponimo «Camurana» figura in un Diploma dell'imperatore Carlo Magno, risalente all'anno 776, che fa riferimento ad una «curtis» altomedievale, esistente già dai tempi del re Longobardo Alboino (VI sec), passata poi sotto il dominio dei Franchi e successivamente donata da Carlo Magno in perpetuo a S. Anselmo, fondatore dell'Abbazia di Nonantola;
la chiesa attuale, costruita fra il 1752 e il 1758 sorge dunque in un sito storico,
sopra le fondamenta di chiese più antiche di cui rimane traccia nella cripta sotto il presbiterio;
da fonti storiche si evince che il cimitero parrocchiale si estendeva nell'area circostante alla chiesa ed è stato utilizzato fino alla costruzione del nuovo cimitero nel 1874;
accanto alla chiesa si trova il bosco secolare della cinquecentesca villa Molinari che ha un immenso valore storico-paesaggistico;
la frazione di Camurana ha mantenuto nei secoli una fisionomia inalterata, in cui, accanto all'insigne Pieve di S. Luca, alle ville Molinari e Mariani e ai relativi boschi secolari, si distinguono case padronali e coloniche ottocentesche, intervallate da suggestivi scorci paesaggistici;
l'antichità, la storia e la bellezza architettonica e paesaggistica di questo antico borgo padano pongono seri doveri per la tutela di tali beni culturali che lo Stato ha l'obbligo di preservare e trasmettere alle future generazioni;
purtroppo l'integrità del sito, l'identità storica di uno dei più antichi insediamenti della Bassa Modenese e la tutela dell'insieme architettonico e paesaggistico sono messi in serio pericolo da un'imponente urbanizzazione, in quanto il comune ha reso edificabile il terreno intorno alla chiesa di S. Luca, approvando un piano particolareggiato dell'Istituto Diocesano per il sostentamento del clero dell'Arcidiocesi di Modena - Nonantola, che prevede la costruzione di una serie di palazzine per un totale di 70 alloggi;
l'inadeguatezza dell'intervento edilizio si rileva anche dalla distanza del nuovo quartiere dall'arteria autostradale della Cispadana (autostrada a quattro corsie la cui inaugurazione è prevista per il 2013), che è di soli 50 metri. La costruzione di un quartiere residenziale a ridosso dell'autostrada comporta gravi rischi per la salute dei futuri abitanti, a causa dell'inquinamento acustico e atmosferico, tipici delle grandi arterie viarie, ma ad oggi non sembrano intraprese azioni di prevenzione per la tutela dell'ambiente e della salute dei cittadini;
occorrono azioni immediate per la tutela dell'ambiente e del paesaggio della Camurana, in quanto il territorio è già fortemente compromesso dagli insediamenti industriali biomedicali, costruiti nella zona:
se i Ministri interrogati intendano intraprendere azioni di prevenzione per garantire la tutela di un complesso storico-architettonico e paesaggistico, come quello della Camurana,unico nella Bassa Modenese.
(5-01066)
Interrogazioni a risposta scritta:
DE CRISTOFARO. - Al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
nel territorio del Comune di Castellammare di Stabia, ai piedi della collina di Varano sede dell'area archeologica di Stabiae, insiste un insigne monumento vincolato ai sensi di legge e denominato «Grotta di S. Biagio», indicato come luogo di sepoltura di nuclei di primi cristiani presenti nel territorio tra Stabiae e Pompei che conserva, tra l'altro, un ciclo di affreschi medievali di pregevole fattura. Tale sito è chiuso da decenni e interdetto alla fruizione del pubblico;
l'ingresso alla grotta è situato all'interno del locale «Poligono di Tiro» di proprietà demaniale (Ministero Difesa) e dato in concessione alla locale sezione dell'Unione Italiana Tiro a Segno e questa particolare collocazione concorre ad ostacolare l'accesso ed ad impedire un normale uso pubblico del monumento;
recentemente sarebbero iniziate attività di scavo all'interno dell'ipogeo di cui non si conosce la finalità né il progetto -:
se il Ministro sia a conoscenza di tale situazione e non intenda verificare attraverso un'ispezione dello stesso Ministero la
condizione del monumento e lo stato dei lavori onde evitare danni e compromissioni al complesso archeologico -:
se non ritenga opportuno, vista la particolare natura dell'area archeologica e dell'ipogeo, assumere tutte le iniziative di concerto con la Cei, la Chiesa diocesana, gli Enti locali competenti, le Università per definire un progetto unitario di restauro, scavo, tutela e valorizzazione della Grotta di San Biagio al fine di restituire il monumento alla fruizione pubblica;
se non intenda adottare iniziative per trasferire in altra sede il Poligono di tiro, o quanto meno liberare l'area in questione dall'uso a fini sportivi da parte della sezione dell'Unione Italiana Tiro a Segno per destinarla ad area di accesso all'area archeologica di Stabiae nonché a disporre in detto territorio una seria campagna di indagini archeologiche al fine di verificare ulteriori monumenti che potrebbero insistere in tale area.
(4-03731)
HOLZMANN. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
l'Archivio di Stato di Bolzano è organo del Ministero per i beni e le attività culturali e dipende dalla Direzione Generale degli archivi;
l'organizzazione archivistica viene regolata dalle disposizioni contenute nel decreto del Presidente della Repubblica 30 settembre 1963, n. 1409, modificato dal decreto del Presidente della Repubblica 3 dicembre 1975, n. 805, e dal Codice dei beni culturali e del paesaggio di cui al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42;
alla conservazione del patrimonio documentario italiano sono preposti gli Archivi di Stato, di norma uno in ogni capoluogo di provincia, e le Soprintendenze archivistiche, di norma una in ogni capoluogo di regione;
la Soprintendenza di Trento, competente anche per la provincia di Bolzano, è però rimasta priva di funzioni per il territorio altoatesino, in quanto i compiti di vigilanza sugli archivi non statali sono passati all'Archivio storico della provincia di Bolzano;
in una recente intervista, pubblicata dal settimanale locale in lingua tedesca «FF» nel numero del 1o febbraio 2007, il direttore dell'Archivio di Stato, dottor Gasser, ha auspicato l'unificazione tra l'Archivio di Stato e quello della Provincia Autonoma di Bolzano, asserendo che - si legge - «sarebbe logica e porterebbe vantaggi politico culturali oltre che maggiori finanziamenti» -:
se l'Archivio di Stato, che ha competenza su tutti gli archivi degli uffici statali, detenga anche quello del Commissariato del Governo;
se sia ipotizzabile un trasferimento di competenze da parte del Governo a favore dell'Archivio della provincia autonoma di Bolzano e, in caso affermativo, per quali motivi s'intenderebbe rinunciare ad un'importante competenza che può essere gestita separatamente, rispetto all'Archivio della provincia, posto che le fonti documentali sono assai diverse;
per quali ragioni il Ministro interrogato non abbia ancora richiesto all'Austria la restituzione dell'archivio storico del senatore Ettore Tolomei, trafugato dalle truppe tedesche durante l'occupazione dell'Alto Adige e mai restituito.
(4-03737)
FRANCESCATO, BALDUCCI, BOATO, BONELLI, CASSOLA, DE ZULUETA, FUNDARÒ, LION, PELLEGRINO, CAMILLO PIAZZA, POLETTI, TREPICCIONE e ZANELLA. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
la Torre Civica di Città di Castello (Perugia), nota come «Torre del Vescovo», rappresenta il monumento storico simbolo della città altotiberina e costituisce elemento fondamentale del profilo storico-paesaggistico accanto al campanile rotondo e alle torre campanaria. Eretta nel
1200, fu in parte ricostruita dopo il terremoto del 1789. I frammenti dell'affresco del Signorelli che ornavano la facciata oggi sono custoditi presso la Pinacoteca Comunale;
a dicembre 2003 la Giunta comunale di Città di Castello ha reso esecutivo il progetto relativo al primo lotto funzionale dei lavori di consolidamento e ristrutturazione della Torre Civica per un costo complessivo di 330.000 euro interamente coperti da contributo regionale, gravante su interventi finanziari legati agli eventi sismici del 1997 e l'esecutivo tifernate ha proceduto all'espletamento della procedura di affidamento di appalto tramite trattativa privata;
gli interventi compresi nella progettazione (I stralcio) riguardavano: il distacco del manufatto dall'edificio del Vescovato, il consolidamento fondale, il cerchiaggio e tiraggio a vari livelli della struttura, l'effettuazione di scuci-cuci interno sulle murature più sconnesse, la completa rifilettatura di tutti gli elementi a vista e, in alcuni casi, la sostituzione con nuovi elementi di analogo materiale e dimensione, ed interventi sulle fondazioni. I lavori di cui sopra (giugno 2004) sono stati aggiudicati alla ditta «Icor» di Piobbico (PU) per un importo contrattuale netto di 222.972,75 euro;
a novembre 2006 sono stati appaltati i lavori relativi al II stralcio funzionale per la ristrutturazione ed il consolidamento della Torre Civica affidati sempre alla stessa ditta «Icor» di Piobbico (PU) per un importo contrattuale netto di 182.297,19 euro. Anche questi lavori sono stati finanziati con fondi regionali relativi al terremoto ed hanno interessato il completamento di tutti quegli interventi strutturali, di impiantistica e di finitura finalizzati, appunto, alla riapertura al pubblico della struttura stessa. Tali interventi sono stati realizzati per portare a compimento «quella che è la strategia generale dell'opera che si concretizzerà nel dotare in via definitiva la Torre di un sistema di tiranti verticali, orizzontali ed inclinati di tipo "lento" tali da non interferire con l'assetto statico del manufatto e non alterare il modo di vibrare in fase sismica»;
in occasione della fine dei lavori e della riconsegna del manufatto alla città, il sindaco di Città di Castello Fernanda Cecchini, smentendo voci apparse sugli organi di informazione locali, ha pubblicamente garantito che «non esistono problemi di sicurezza legati alla Torre Civica tali da mettere a repentaglio l'incolumità dei cittadini» e quindi escludendo ogni preoccupazione ha comunque rilevato che «gli strumenti posizionati all'interno della struttura per valutarne l'assestamento dopo la separazione dal palazzo vescovile hanno consentito di evidenziare, a seguito delle scosse di terremoto del 5 marzo, del 7 marzo e del 9 marzo (che hanno avuto una magnitudo massima pari a 2,2 sulla scala Richter), che c'è stata una piccola lesione nel giunto appositamente creato tra la torre stessa ed il vescovado, senza che si sia comunque prodotta alcuna lesione all'apparato murario della struttura»;
nonostante le rassicurazioni del sindaco Cecchini, l'episodio ha confermato la debolezza della struttura nei confronti di eventi sismici anche di modesta entità, evidenziando peraltro movimenti che anche in passato si sono verificati, ma che, a dire del primo cittadino, non sono stati rilevati perché non era in corso un monitoraggio strumentale come quello attuale;
in considerazione di quanto accaduto, la direzione lavori ha ravvisato l'opportunità di anteporre ai lavori di finitura già previsti dal progetto un ulteriore e non previsto intervento di consolidamento del terreno di sottofondazione e del terreno circostante attraverso iniezioni con speciali resine che possono migliorare la saturazione e la portanza del terreno, a beneficio della stabilità complessiva della torre, il tutto senza avvertire l'esigenza di interpellare esperti sulla base di uno studio scientifico adeguatamente ponderato;
a seguito di tali preoccupazioni la Direzione lavori assieme al progettista ed
ai tecnici comunali hanno informato in data 3 maggio 2007 la Commissione Assetto del territorio del comune di Città di Castello ed hanno illustrato ai membri del Consiglio comunale le caratteristiche degli interventi tecnici già effettuati e di quelli in programma nonché la presenza di «fenomeni inattesi» che hanno causato un peggioramento significativo della staticità della torre ora tenuta costantemente sotto controllo con apparecchiature digitali sofisticate, passando dai 72 cm. di fuori piombo ai 78 cm. attuali, con un lento ma progressivo cedimento del terreno sottostante tale da prefigurare, qualora tale fenomeno non venga bloccato, un serio pericolo alla stabilità generale dell'intero manufatto;
in data 8 maggio 2007 si è svolto un sopralluogo da parte dell'ingegnere Renato Lancellotta, esperto del Politecnico di Torino contattato dall'amministrazione comunale, e dell'ingegnere Giuseppe Tosti, esperto di restauro e consolidamento del patrimonio monumentale, tecnico proposto dalla Casa delle Libertà, che assieme ai responsabili della direzione del cantiere hanno potuto effettuare una prima valutazione sul campo della situazione, finalizzata a stabilire eventuali azioni da intraprendere per mettere in sicurezza il monumento;
pur non mettendo in discussione la professionalità e le competenze dei tecnici citati, il tema della «sicurezza» non può avere colore politico né essere demandato a tecnici indicati dalle forze politiche. Risulta pertanto quanto mai impropria e fuori luogo una indicazione delle forze politiche di maggioranza ed opposizione in merito alla individuazione degli interventi necessari a mettere in sicurezza il manufatto ed a garantirne la reale stabilità;
la situazione si è aggravata a tal punto da dover prefigurare, in attesa di un intervento mirato non ancora individuato, misure straordinarie di messa in sicurezza tramite una «puntellatura pesante» probabilmente di grandi dimensioni e in acciaio che andrebbe a gravare su piazza Gabriotti con ripercussioni pesanti sull'immagine della città, sul suo decoro e sulle attività turistiche ed economiche;
la zona del comune di Città di Castello è classificata nella mappa della pericolosità di cui all'ordinanza del PCM del 28 aprile 2006 n. 3519, allegato 1b, ad alta pericolosità sismica -:
se non ritenga necessario, alla luce dei fatti esposti e della attuale situazione di instabilità in cui versa il manufatto storico simbolo della città, verificare la rispondenza e la correttezza dei lavori autorizzati dalla Soprintendenza per i beni ambientali, architettonici, artistici e storici dell'Umbria ai sensi del Decreto Legislativo 22 gennaio 2004, n. 42 «Codice dei beni culturali e del paesaggio, ai sensi dell'articolo 10 della legge 6 luglio 2002, n. 137»;
se non ritenga indispensabile nominare nel più breve tempo possibile una commissione indipendente di esperti qualificati in grado di fornire un parere scientifico e tecnico non viziato da mediazioni politiche, al fine di controllare e monitorare la staticità dell'edificio per evitare possibili rischi di ulteriore danneggiamento della struttura e verificare tutti gli interventi necessari alla sua messa in sicurezza e piena fruibilità;
se non ritenga opportuno, qualora fossero evidenziati i riscontri oggettivi della serietà del problema, provvedere in via straordinaria a mettere a disposizione le somme necessarie al primo intervento di messa in sicurezza del manufatto in attesa delle misure definitive che la Commissione incaricata dello studio dovrà formulare in tempi brevi.
(4-03744)
MURA. - Al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
nel Comune di Vernasca in provincia di Piacenza, all'interno del borgo medioevale di Vigoleno sono state realizzate
grandi opere infrastrutturali che hanno modificato in maniera consistente gli aspetti geomorfologici e paesaggistici dell'ambiente e del territorio circostante;
tali opere infrastrutturali consistono in un parcheggio per autovetture e in un parcheggio lunga sosta per pullman turistici;
la prima opera ha provocato la movimentazione di grandi quantità di sabbie gialle, il disboscamento di decine di ettari di terreno, l'abbassamento di due colline e la cementificazione di un vallo in cui scorreva il Rio delle Noci;
la seconda opera è stata realizzata scavando la collina che fronteggia la torre medioevale del Borgo di Vigoleno;
le opere sono state finanziate con i fondi stanziati dal Comune di Vernasca e a nulla sono servite le sollecitazioni a bloccare le opere di cui sopra, inviate da parte di Italia Nostra e del F.A.I. all'Ente «Parco Regionale dello Stirane» e alla Soprintendenza per i beni architettonici e per il paesaggio per le province di Parma e Piacenza -:
se il ministro sia a conoscenza dei fatti riportati in premessa e in particolare dei danni arrecati all'ambiente nella zona di Vigoleno nel territorio del Comune di Vernasca e quali misure intenda attuare in proposito.
(4-03789)