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Allegato B
Seduta n. 160 del 29/5/2007
SVILUPPO ECONOMICO
Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):
Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, per sapere - premesso che:
il gruppo Michelin (SAMI Italia) occupa in Italia circa 5.600 dipendenti, concentrati soprattutto negli stabilimenti piemontesi;
i fatturati realizzati dai vari produttori posizionano il Gruppo Michelin al 2o posto nonostante le vendite al rialzo;
il gruppo ha definito un piano mondiale di strategia industriale denominato «Orizzonte 2020» nel quale si dichiarano 20.000 esuberi, di cui 10.000 nell'Europa dell'Ovest;
gli stabilimenti italiani sono particolarmente a rischio visto che in quel piano risultano marginali al punto che gli investimenti futuri sono previsti esclusivamente in Spagna, Francia e Germania;
l'incontro avuto dalle organizzazioni sindacali con il dottor Borghini, presso il Ministero dello sviluppo economico, è stato giudicato dalle stesse insoddisfacente ed è stata avanzata da loro la richiesta di un rapporto diretto con il gruppo Michelin a livello europeo alla presenza del Ministro per lo sviluppo economico -:
quali siano le scelte che il Ministero intende attuare sul futuro della Michelin in Italia, in relazione al rischio del suo ridimensionamento occupazionale e produttivo.
(2-00553) «Di Salvo».
Interpellanze:
II sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, per sapere - premesso che:
il decreto interministeriale 12 luglio 1982 modificava l'ordinamento giuridico anche del personale delle Camere di Commercio introducendo le qualifiche in via provvisoria da perfezionarsi con l'introduzione dei profili;
il decreto del Presidente della Repubblica 31 maggio 1984, n. 665, dettava nuove norme sull'inquadramento del personale dipendente delle Camere di commercio rendendo definitive le qualifiche introdotte dal decreto interministeriale 12 luglio 1982;
il Tribunale amministrativo regionale del Lazio annullava il decreto del Presidente della Repubblica n. 665 del 1984 con la sentenza della Prima Sezione n. 1163 del 1987, rendendo applicabile al personale dipendente delle Camere di commercio unicamente il decreto interministeriale 12 luglio 1982, che non era stato espressamente abrogato e quindi nuovamente provvisorie le qualifiche a causa della mancanza dei profili;
sebbene il decreto del Presidente della Repubblica 333/90 introducesse ex novo i profili, una successiva sentenza del Tar del Lazio annullava le disposizioni del citato decreto del Presidente della Repubblica, rendendo nuovamente nulli i profili;
successivamente interveniva l'articolo 3, comma 8, del decreto-legge 23 settembre 1994, n. 547, convertito dalla legge 22 novembre 1994, n. 644, secondo cui «l'inquadramento definitivo del personale delle Camere di commercio ... ai sensi dell'articolo 108 del regolamento tipo ... approvato con decreto del Ministero dell'industria, del commercio e dell'artigianato di concerto con il Ministero del tesoro, in data 12 luglio 1982, avrà luogo, con decorrenza 16 ottobre 1984, sulla base delle corrispondenze stabilite, per gli impiegati civili dello Stato, dalla Commissione di cui all'articolo 10 della legge 11 luglio 1980, n. 312»;
le Camere di Commercio applicano il suddetto decreto-legge n. 547 del 1994 esclusivamente in capo ai dipendenti in servizio alla data del 16 ottobre 1984, escludendo erroneamente i dipendenti assunti
in epoca successiva tramite concorsi banditi ed espletati sempre in base al decreto del Presidente della Repubblica n. 665 del 1984, in seguito annullato;
tale evidente discriminazione tra i dipendenti camerali è stata sottolineata sia dalla sentenza n. 332 del 1994 che dal parere n. 2256 del 1996 entrambi del Consiglio di Stato;
un ulteriore chiarimento è giunto con la circolare n. 395513 del 22 febbraio 1995 dell'allora Ministero dell'Industria, Commercio e dell'Artigianato che esprimeva parere favorevole all'applicazione dell'articolo 3 del decreto legge n. 547 del 1994 anche al personale assunto dopo il 16 ottobre 1984 ma vincitore di concorsi pubblici banditi ed espletati in base al ricordato decreto del Presidente della Repubblica 665/84;
successivamente anche il Dipartimento della Funzione Pubblica con nota n. 7786 del 23 settembre 1996 ha fornito il proprio parere in merito;
nonostante ciò le CCIAA continuano a disattendere l'applicazione corretta dell'articolo 3, comma 8, del decreto-legge n. 547 del 1994, creando situazioni discriminanti fra i dipendenti camerali;
l'applicazione di tale normativa è inoltre resa difficile dalla difficoltà di identificare l'organo giurisdizionale preposto al giudizio in merito a causa delle sopraggiunte mutate competenze da parte degli uffici indicati, Giudice del lavoro e TAR -:
se non ritenga di adottare rapide e concrete misure per regolarizzare finalmente una situazione che si protrae da troppo tempo determinando incertezza e ingiustizia fra il personale delle Camere di commercio assunto successivamente al 16 ottobre 1984 e con concorsi banditi nel periodo ottobre 1984 - novembre 1990, al fine di salvaguardarne i diritti e la dignità e per evitare un lungo e inutile contenzioso.
(2-00546)«Forlani».
Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro del lavoro e della previdenza sociale, il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro dei trasporti, per sapere - premesso che:
Fincantieri - Cantieri navali italiani Spa è uno dei più importanti complessi cantieristici navali d'Europa;
Fincantieri - Cantieri navali italiani Spa, già di proprietà dell'Iri, ha oggi per azionista di controllo Fintecna, di proprietà del Ministero dell'economia;
Fincantieri, la cui sede di Direzione generale è a Trieste, occupa direttamente oltre 9.250 addetti, ai quali vanno aggiunti altri 18 mila lavoratori dipendenti delle ditte di appalto;
nell'ottobre 2005 l'amministratore delegato di Fincantieri Giuseppe Bono, in occasione di un incontro riservato, ha informato i dirigenti sindacali dell'esistenza di un progetto di privatizzazione della società, da realizzarsi attraverso la quotazione in Borsa e la vendita della maggioranza del suo pacchetto azionario;
già nel 1992 l'allora ministro del Tesoro Piero Barucci fece predisporre un "libro bianco" sulle Partecipazioni statali di proprietà dell'Iri, nel quale si qualificò la cantieristica navale come «settore maturo» e quindi «da dismettere»;
la reazione immediata dei lavoratori, che impedirono la liquidazione dei cantieri, congiuntamente alla scelta del management di puntare sul mercato delle navi da crociera, permise il rilancio produttivo di Fincantieri;
anche nel 1998 Fincantieri attraversò un periodo critico, chiudendo il bilancio con 800 miliardi di lire di passivo a fronte di un fatturato di poco superiore ai 4 mila miliardi;
l'allora presidente dell'Iri, Gianmaria Gros-Pietro, nominò un nuovo amministratore delegato, Pierfrancesco Guarguaglini, che, attraverso un piano triennale di riduzione del 35 per cento dei costi basato
sull'abbattimento del rischio di commessa e su una riorganizzazione produttiva che prevedeva, per la prima volta in Fincantieri, un sistema di controllo di gestione della commessa, condusse ad un riassestamento positivo dei bilanci dell'impresa;
nel 2002 venne nominato il nuovo amministratore delegato nella persona di Giuseppe Bono, il quale fino al 2004 si rifiutò di adeguare gli organici secondo quanto pattuito nel 2001 tra i sindacati e la precedente dirigenza;
nel 2004, al termine di una durissima vertenza per il pre-contratto e per l'integrativo aziendale, le parti sottoscrissero un importante accordo di gruppo che prevedeva la rinuncia al ricorso alla legge n. 30, nuove norme sugli appalti e, di nuovo, il reintegro automatico del turn-over e l'incremento degli organici a fronte dell'acquisizione di nuove commesse;
sebbene nel 2005 le commesse fossero arrivate (12 navi da crociera per Carnival, 5 ferries Fynnlines, 4 Grimaldi, il programma Fremm e altre navi speciali), Fincantieri non rispettò l'accordo né per il reintegro del turn-over né per l'adeguamento dell'organico;
il 1o dicembre 2005 il coordinamento nazionale Fim-Fiom-Uilm del gruppo Fincantieri ha giudicato «inaccettabile qualsiasi tentativo di privatizzare la Fincantieri [...] che determinasse un rischio per le prospettive industriali, per l'unità e l'integrità del gruppo e per l'occupazione nei cantieri navali»;
il 29 novembre 2006 il vicepresidente del Consiglio Massimo D'Alema, intervenendo in Aula in replica ad un'interrogazione a risposta immediata (atto n. 3/00423), ha dichiarato che «il Governo non ha assunto alcuna decisione sulla possibilità di aprire al mercato il capitale di Fincantieri, né esistono orientamenti in proposito. [...] La società potrebbe ottenere in Borsa le risorse di cui ha bisogno per il suo sviluppo, ma tale opzione non prelude alla perdita del controllo da parte dello Stato che potrebbe rimanere azionista di controllo considerata la valenza strategica di Fincantieri per la nostra industria della difesa»;
tale orientamento è stato confermato il 30 novembre 2006, nel corso di un primo incontro tra Governo (rappresentato dal viceministro dei trasporti, Cesare De Piccoli, e dal sottosegretario all'economia, Massimo Tononi), sindaci e sindacati;
nel gennaio 2007 l'azienda ha annunciato l'intenzione di comprare un cantiere low cost in Ucraina che, da fonti di stampa, risulterebbe essere cinque volte più grande di quello di Monfalcone, lo stabilimento più grande del gruppo Fincantieri;
il 15 marzo 2007, a quasi quattro mesi dal precedente incontro, il Governo ha convocato nuovamente i sindacati e i sindaci e, in quell'occasione, ha sostenuto, tramite il viceministro Piccoli, che il piano industriale è eccellente e che la necessità di reperire capitali freschi è «compatibile» con una quotazione in borsa del 49 per cento del pacchetto azionario di Fincantieri;
tra marzo e aprile si sono susseguiti nei cantieri navali scioperi e manifestazioni contro le decisioni annunciate dal Governo;
il 17 aprile 2007 il coordinamento nazionale Fiom del gruppo Fincantieri ha lanciato la sottoscrizione in calce ad un appello indirizzato al Presidente del Consiglio Romano Prodi contro la quotazione e la privatizzazione di Fincantieri che, in poche settimane, ha raccolto tra i dipendenti di Fincantieri già 5.295 firme;
lo stesso giorno, il coordinamento nazionale Fiom ha fissato per il 15 giugno prossimo otto ore di sciopero;
recentemente l'amministratore delegato di Fincantieri ha comunicato ai sindacati che il 90 per cento del ricavato della collocazione in borsa verrebbe destinato all'azionista (il Tesoro), mentre il 10 per cento sarebbe utilizzato per la ricapitalizzazione;
considerando che il valore economico della collocazione dovrebbe essere compreso tra il miliardo ed il miliardo e trecento milioni di euro appare evidente agli interpellanti che si tratti di un'operazione di cartolarizzazione;
i sindacati ritengono altresì che la società, se ben gestita, sia in grado di produrre le risorse necessarie ai suoi piani di investimento e sviluppo, come è stato dimostrato nel caso del recente acquisto di una quota di un cantiere di riparazione-trasformazione in Germania;
Fincantieri ha consolidato negli ultimi sette anni importanti risultati economici ed una ottima accumulazione di riserve;
Fincantieri non ha attualmente alcun indebitamento con le banche e ha raggiunto, al contrario, un posizionamento competitivo importante con un portafoglio ordini di 10 miliardi di euro mai raggiunto in precedenza;
nel portafoglio ordini ci sono numerosi prototipi, soggetti a rischi sia di progetto sia di processo;
lo squilibrio del modello di organizzazione produttiva (a partire dalla riduzione degli organici e dal ricorso agli appalti oltre ogni regola definita negli accordi) provoca una preoccupante dispersione di know-how;
le organizzazioni sindacali ritengono che, non avendo Fincantieri i livelli di redditività pretesi dalla borsa, il nuovo azionista di Fincantieri sarebbe indotto a ricercare la massima redditività nell'immediato, esponendo il gruppo ad operazioni di cessioni di attività e di siti produttivi;
per la stessa ragione è reale il rischio che, successivamente, subentri un investitore specializzato in operazioni finanziarie speculative;
il mercato della cantieristica navale è tuttavia strutturalmente ciclico, a bassa redditività e ad alto rischio: è cioè tale da rendere difficile perseguire risultati costantemente in crescita;
nel settore militare dopo la diluizione del programma Fremm e la scarsa accessibilità ai mercati esteri Fincantieri si presenta sul piano internazionale come un soggetto debole;
in tali condizioni collocare in borsa l'azienda equivarrebbe ad esporla a pressioni e sollecitazioni che, a giudizio degli interpellanti, essa non è in grado di sostenere;
l'impossibilità per Fincantieri di rispondere alle attese della borsa provocherebbe un calo delle sue quotazioni azionarie che ne farebbe un'azienda facilmente scalabile da raiders che potrebbero effettuare operazioni speculative, valorizzando un altro patrimonio di Fincantieri, le grandi aree attualmente occupate dai cantieri navali in zone di grande potenziale turistico-commerciale, sancendo così definitivamente la fine della cantieristica ed una consistente ulteriore riduzione della base industriale del Paese, i cui inevitabili costi sarebbero a quel punto assai superiori ai ricavi della privatizzazione -:
quale sia il giudizio del Governo sul processo di privatizzazione e di quotazione in borsa in ipotesi;
quali siano le valutazioni del Governo in ordine alla paventata delocalizzazione produttiva che, secondo le stime sindacali, porterebbe al taglio di 12-13 mila posti di lavoro in Italia;
se i Ministri interpellati non ritengano urgente assumere il compito di salvaguardare un patrimonio industriale strategico come quello rappresentato da Fincantieri, non affidandone le sorti alla speculazione di borsa;
se il Governo non intenda farsi carico di un piano industriale che, puntando sull'alto valore della produzione e del lavoro, eviti la deriva delle produzioni a basso costo;
se il Governo non intenda avocare a sé il compito di garantire un piano di consolidamento e sviluppo di Fincantieri in tutti i suoi siti e in tutta la sua occupazione.
(2-00559) «Burgio».
Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:
X Commissione:
FAVA e ALESSANDRI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
nei giorni scorsi, è giunto all'attenzione del Sindaco del comune di Castelnovo ne' Monti un documento Enel che prevede la chiusura delle seguenti sedi operative: Castelnovo Monti, Mirandola, Castel San Giovanni, Centro Parma, Portomaggiore, Porretta Terme;
la chiusura delle sopradette sedi Enel in Emilia Romagna comporterà la chiusura di tutti gli uffici aperti al pubblico e provvedimenti di mobilità per centinaia di dipendenti attualmente impiegati;
tale decisione pare sia stata presa dall'Enel SpA nonostante la mobilitazione del Comune di Castelnovo ne' Monti, grazie alla quale si era ottenuta una deroga a livello regionale per la valutazione e la decisione di quali sedi operative Enel chiudere in regione;
taluni dei comuni sopraccitati sono realtà montane e, pertanto, la chiusura degli uffici e la relativa soppressione dei servizi causerà enormi disagi per gli utenti -:
se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza di quanto descritto in premessa e se non ritenga doveroso assumere iniziative al fine di scongiurare la chiusura delle sedi operative Enel nella regine Emilia Romagna, considerati i danni economici e occupazionali che da essa deriverebbero.
(5-01062)
D'AGRÒ. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
da molti mesi si protrae la crisi finanziaria dell'ex Iar-Siltal, uno dei più importanti gruppi industriali nel settore degli elettrodomestici, con stabilimenti insediati in più parti del Paese, come Abbiategrasso, Ticineto, Bassano del Grappa e Caserta;
in particolare, lo stabilimento di Bassano del Grappa, specializzato nel comparto della refrigerazione, possiede già un alto grado di competitività sul mercato, tale da garantire, se operante a pieno regime, risultati economici utili per lo sviluppo dell'intero gruppo;
la società Iar-Siltal è in amministrazione controllata fin dall'aprile 2005 e da allora i 1.400 occupati vivono in una situazione di incertezza lavorativa ed economica;
nello stabilimento bassanese di via Trozzetti, in particolare, 350 dipendenti sono in cassa integrazione e in attesa da alcuni mesi del pagamento degli stipendi;
è in fase di ultimazione l'acquisizione dell'ex Iar-Siltal da parte del gruppo umbro Gepafim, che opera nei settori immobiliare, elettronico ed elettrotecnico;
l'accordo raggiunto tra i rappresentanti dei lavoratori e l'azienda acquirente prevederebbe l'assunzione di tutti i dipendenti dell'impresa, in cambio di una diminuzione del prezzo di acquisto, ma allo stato attuale non è stata presa ancora una decisione definitiva, anche perché si è in attesa degli incontri tra le rappresentanze sindacali ed i commissari straordinari -:
se il Ministro intenda intervenire per garantire stabilità societaria all'ex Iar-Siltal ai fini di un forte rilancio dell'azienda, con la tutela dei livelli occupazionali e dell'erogazione degli stipendi e dei salari alle maestranze.
(5-01063)
LULLI e CECCUZZI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
in località Rosia, nel comune di Sovicille (provincia di Siena) è attivo dal 1996 lo stabilimento dell'industria farmaceutica Bayer Biologicals, dove sono attualmente occupati 100 dipendenti;
il fatturato di tale stabilimento presenta ricavi in netta crescita che si assestano, per l'anno 2006, a 475 milioni di euro;
il 21 giugno dell'anno 2006 la Bayer ha acquisito il controllo dell'industria farmaceutica «Schering Pharma» annunciando la fusione delle due società e la nascita della «Bayer - Schering Pharma»;
il 19 febbraio del 2007 si è svolto un'incontro istituzionale fra i rappresentanti dell'azienda Bayer, l'amministrazione provinciale di Siena e le parti sociali territoriali, nel quale l'azienda rendeva noto un processo di riassetto interno al comparto farmaceutico anche per ciò che riguarda i livelli occupazionali;
il 23 febbraio del 2007 l'amministrazione provinciale di Siena ha inviato una lettera ufficiale al Ministro delle attività produttive, a firma del presidente Fabio Ceccherini, nella quale si richiedeva assieme alle amministrazioni comunale di Siena e Sovicille, un intervento congiunto per favorire il mantenimento delle attuali caratteristiche produttive del sito senese;
il 2 marzo del 2007 il gruppo Bayer, in seguito alla fusione delle attività farmaceutiche con «Schering Pharma», ha reso noto, in un comunicato ufficiale che verranno effettuati, a partire dalla seconda metà dell'anno 2008 negli stabilimenti situati in Europa, 3.150 licenziamenti;
è riportato da autorevoli organi di informazione nazionale e locale, che le nuove strategie della «Bayer - Schering Pharma» prevedono la chiusura di centri di produzione in tutta Europa con l'intenzione di accorpare i piccoli stabilimenti ai grandi centri produttivi. Nello specifico viene riportata l'ipotesi che il polo produttivo di Rosia venga accorpato con lo stabilimento peculiare di Milano Garbagnate (dove sono occupati attualmente 350 dipendenti) o sostituito dalla fabbrica della Bayer di Berlino, che dà lavoro ad oltre sei mila persone e che utilizza lo stesso sistema produttivo del polo di Rosia;
da autorevoli organi di informazione nazionale e locale viene riportata la possibilità che lo stabilimento di Rosia venga dismesso nell'anno 2009 quando scadrà il contratto di affitto dei locali che ospitano le attività produttive. Una ipotesi confermata anche nel corso del consiglio comunale di Siena del 12 aprile 2007 dall'assessore comunale alle attività economiche, Daniela Bindi, che ha affermato che tale contratto di affitto è stato disdetto;
il 18 gennaio del 2007 i dipendenti dello stabilimento della Bayer di Milano Garbagnate hanno scioperato contro l'annunciato licenziamento di 116 persone;
il 19 febbraio del 2007 i dipendenti dello stabilimento Bayer di Rosia hanno scioperato per denunciare la mancata pianificazione delle strategie industriali da parte dell'industria farmaceutica;
il 15 maggio si è tenuto un secondo sciopero nello stabilimento Bayer di Rosia;
il 15 maggio si è tenuto un tavolo istituzionale, nella sede dell'amministrazione provinciale di Siena, fra i rappresentanti dell'amministrazione provinciale, del Ministero dello sviluppo economico, della regione Toscana, dei comuni di Siena e di Sovicille, della Comunità montana della Val di Merse, delle segreterie provinciali delle associazioni sindacali e delle associazioni degli industriali. Nel corso della riunione la Bayer, secondo quanto riportato da organi di informazione, avrebbe formalizzato la decisione di dimettere, nell'anno 2009, il sito produttivo di Rosia trasferendo le attività nello stabilimento di Milano Garbagnate;
è intervenuto al tavolo istituzionale Gianfranco Borghini, consulente per le vertenze dello Ministero dello sviluppo
economico che nell'incontro ha ribadito la contrarietà del Governo alla dismissione degli stabilimenti di Bayer dall'Italia;
lo stabilimento Bayer è inserito in un vero e proprio distretto chimico, farmaceutico, biotecnologico e biomedicale con la presenza, nei comuni di Siena e di Sovicille, di numerose aziende, tra cui la multinazionale Novartis che ha localizzato a Siena il proprio centro ricerche mondiale;
nel 2005, per iniziativa delle istituzioni locali, della regione Toscana, della Fondazione e della Banca Mps e delle università di Firenze, Pisa e Siena, della Scuola normale superiore e della Scuola superiore Sant'Anna di Pisa, è stata costituita la Fondazione Toscana Life Sciences con lo scopo di promuovere la ricerca e le biotecnologie in Toscana, nonché la nascita di nuove imprese nel settore biomedicale e delle nuove tecnologie. Tra le prime società «incubate», operative dal dicembre del 2006, due fra le più innovative coinvolgono entrambe realtà dell'aria fiorentina: Molteni Terapeutics e Toscana Biomarkets;
nel comune di Siena opera la società Siena Biotech, costituita nel 2000 per iniziativa della Fondazione Mps con l'obiettivo di promuovere il finanziamento e la realizzazione di qualificati progetti nel campo della biologia e della biotecnologia con programmi di sviluppo di tecnologie fortemente innovative e strategiche suscettibili di traduzioni industriali nel medio periodo. Tale società opera nel settore delle malattie neurodegenerative e dei tumori e recentemente ha raggiunto un accordo con la società Elixsir Farmaceuticals per una collaborazione nell'area della malattia di Huntington, che è una affezione neurodegenerativa ereditaria per la quale ad oggi non esiste una cura efficace -:
quali iniziative urgenti intenda intraprendere affinché l'azienda «Bayer-Schering Pharma» chiarisca le linee del proprio piano industriale per l'Italia che interessa in particolare gli stabilimenti di Garbagnate e Rosia nei quali operano in totale oltre 450 dipendenti, per salvaguardare e tutelare tutti i posti di lavoro e non privare della importante presenza di Bayer il distretto farmaceutico senese; eventualmente convocando al più presto un tavolo nazionale di concertazione dove invitare i vertici dell'azienda, le parti sociali, le istituzioni locali, per definire i tempi e gli effetti della ristrutturazione del comparto farmaceutico annunciato da «Bayer-Schering Pharma».
(5-01064)
CAPEZZONE. - Al Ministro per lo sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
con l'Atto n. 19 del 2007 del 15 maggio 2007 (Segnalazione dell'Autorità per l'energia elettrice e il gas in merito alle problematiche inerenti la prossima liberalizzazione completa della domanda nel mercato elettrico e del gas, in attuazione delle direttive 2003/54/CE e 2003/55/CE del 26 giugno 2003, del Parlamento Europeo e del Consiglio, relative a norme comuni per il mercato interno dell'energia elettrica e del gas e che abrogano, rispettivamente, le direttive 96/92/CE e 98/30/CE), l'Autorità per l'energia elettrica e il gas (di seguito Autorità), ha espresso le proprie osservazioni in merito alle problematiche inerenti la prossima completa apertura dei mercati elettrico e del gas fissata per primo luglio 2007;
a partire da tale data, ogni cliente finale, inclusi quelli domestici, potrà acquistare energia elettrica, come già avviene dal 2003 nel gas, scegliendo liberamente il proprio venditore;
nella sua segnalazione, l'Autorità sottolinea l'indubbia importanza dell'evento in termini di libertà e di diritti, ma evidenzia altresì come, in assenza di adeguamenti normativi, i consumatori più deboli siano «seriamente esposti a comportamenti speculativi dei fornitori»;
già nel corso dell'Audizione presso la X Commissione Senato del 18 ottobre 2006 circa l'AS 691 (Delega al Governo per
completare la liberalizzazione dei settori dell'energia elettrica e del gas naturale e per il rilancio del risparmio energetico e delle fonti rinnovabili, in attuazione delle direttive comunitarie 2003/54/CE, 2003/55/CE e 2004/67/CE) l'Autorità aveva manifestato la necessità di completare il processo di liberalizzazione dei mercati dell'energia elettrica e del gas naturale, manifestando pure l'esigenza di un rapido recepimento delle Direttive europee del 2003, anche al fine di prevedere forme di tutela dei clienti più deboli;
nel settore elettrico, dal 1o luglio, l'Autorità non potrà più definire per i clienti domestici condizioni economiche vincolanti di fornitura di energia elettrica e i venditori potranno determinare liberamente i prezzi, con un possibile aumento ingiustificato delle bollette;
la scomparsa del prezzo unico nazionale dell'energia elettrica potrebbe portare a incrementi nelle zone del Sud nelle quali il prezzo all'ingrosso è più elevato;
si paventa il rischio di una «cattura» dell'intero portafoglio clienti delle società di distribuzione, da parte di società di vendita che fanno capo a questi stessi operatori;
nel settore del gas, completamente liberalizzato dal gennaio del 2003, l'Autorità ha, finora, potuto controllare i prezzi definendo condizioni economiche che i venditori sono tenuti ad offrire ai clienti domestici. Possibilità che dal 1o luglio verrà a cadere, aprendo la strada al rischio di aumenti ingiustificati dei prezzi, in particolare nei comuni di modesta dimensione e più isolati sul territorio dove in una situazione sostanziale di monopolio locale potrebbero essere praticati prezzi privi di qualunque confronto di mercato;
l'Autorità segnala, più in generale, la criticità nel settore del gas di un'offerta appena sufficiente a soddisfare la domanda ma non la piena sicurezza del sistema, in un contesto in cui l'Eni domina ancora tutte le attività della filiera;
che il citato decreto di legge governativo (A.S. 691) non ha ancora esaurito il suo iter di esame in prima lettura al Senato;
anche a seguito di pubbliche e incoraggianti dichiarazioni del Ministro per lo Sviluppo economico -:
quali urgenti provvedimenti il Governo intenda adottare, nell'ambito degli strumenti consentiti dalle Direttive, per proteggere i clienti finali e in particolare alcune categorie più deboli, nelle more della ridefinizione normativa della materia.
(5-01065)
Interrogazione a risposta in Commissione:
FAVA e ALESSANDRI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
nell'ambito della Fincantieri C.N.I. spa (di proprietà del Ministero del Tesoro - attraverso Fintecna spa al 98 per cento) esiste una sola divisione meccanica con sede direzionale a Genova e di produzione presso il cantiere navale di Riva Trigoso (Genova);
è intenzione di Fincantieri C.N.I. spa di chiudere un reparto di tale divisione, precisamente il reparto di carpenteria, appaltando il lavoro (cassoni delle pinne stabilizzatrici eccetera) all'esterno;
il lavoro all'interno della divisione meccanica è attualmente scarso;
sono già anni che le eliche di manovra, un tempo produzione tipica della divisione meccanica sono appaltate a terzi -:
se il Ministro sia a conoscenza della situazione approfondendo quale sia il progetto industriale di Fintecna C.N.I. spa che riguarda la divisione meccanica di Riva Trigoso, che se corrispondente alle premesse avrebbe ripercussione pesanti sul sistema occupazionale andando a danneggiare una produzione di livello della cantieristica italiana.
(5-01057)