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Allegato B
Seduta n. 165 del 6/6/2007
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AFFARI ESTERI
Interrogazione a risposta immediata in Commissione:
III Commissione:
VENIER. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
nel mese di maggio 2007 il Parlamento afghano ha votato a maggioranza la sospensione di Malai Joya, dal suo incarico di membro del Parlamento nazionale;
lo stesso provvedimento conteneva l'ordine, alla Corte Suprema afghana, di aprire un'inchiesta nei suoi confronti e la richiesta, al locale Ministro degli Interni, di limitare gli spostamenti della stessa, anche all'interno dell'Afghanistan;
non è chiaro se il provvedimento è relativo alla corrente sessione dei lavori parlamentari - che si chiuderà fra poche settimane - oppure si protrarrà sino alla fine del suo mandato, nel 2009;
il provvedimento è stato adottato come conseguenza di un intervento di critica espresso, da Malai Joya, nei confronti del Parlamento afghano per «i fallimenti della sua politica nei confronti del popolo afghano»;
Malai Joya è la più giovane parlamentare afghana ed è, da sempre, impegnata a difesa dei diritti umani e delle donne e dei bambini afghani -:
se non ritenga necessario assumere una posizione nei confronti del Governo afghano per stigmatizzare la decisione del Parlamento afghano che, impedendo la libertà di opinione di un suo componente nella sede parlamentare, ha leso una prerogativa fondamentale dei parlamentari ed un principio sancito dal diritto internazionale, e per esprimere preoccupazione per la sicurezza di Malai Joya.
(5-01105)
Interrogazioni a risposta scritta:
JANNONE. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
è stato completamente distrutto da terroristi, nel giro di poche ore, il villaggio Ashar Para (Villaggio della Speranza) situato in Africa, nel Bangladesh. Già nello scorso mese di novembre gli stessi vandali avevano danneggiato il preesistente sito abitativo;
l'Associazione «Africa Tremila Onlus», attraverso il contributo di circa 150 mila euro, offerto da imprenditori e cittadini di Bergamo, aveva promosso un progetto che vedeva finalmente realizzate 50 casette costruite in muratura, atte a resistere alle alluvioni e ai monsoni. Di queste case, venti risultavano già abitate ed altre erano in fase di ultimazione -:
quali iniziative intenda adottare il Ministero degli esteri a sostegno delle numerose e povere famiglie che avrebbero dovuto occupare in via definitiva le case demolite;
quali soluzioni possano essere adottate per ripristinare con urgenza le condizioni che rendano possibile una rapida ricostruzione del villaggio Ashar Para;
quale segnale diplomatico possa essere inviato dalle nostre autorità per evitare che in futuro le bande di violenti, che ormai comandano sul territorio, possano ripetere simili brutali azioni.
(4-03892)
MADERLONI. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
la legge 14 ottobre 1999, n. 365 (Norme per la restituzione ai congiunti delle salme dei caduti in guerra), prevede la sostituzione del secondo comma dell'articolo 4 della legge 9 gennaio 1951, n. 204 (Onoranze ai Caduti in guerra), con il seguente, «Le salme definitivamente sistemate a cura del Commissario generale possono essere concesse ai congiunti su richiesta ed a spese degli interessati»;
a tale proposito, sono state inoltrate da alcune famiglie, circa 19, istanze di rimpatrio delle spoglie dei propri congiunti dal Sacrario militare italiano di El Alamein (Egitto) presso il Commissariato Generale Onoranze Caduti in Guerra del Ministero della Difesa;
in seguito a tali richieste, e dopo aver eseguito i lavori necessari nel Sacrario per consentire la semplificazione delle procedure di esumazione, l'ufficio preposto del Ministero della Difesa aveva chiesto al Consolato di Alessandria d'Egitto di individuare l'impresa di onoranze funebri in loco che potesse svolgere tutte le operazioni necessarie,
dopo che il Consolato Generale aveva ottemperato alla richiesta e indicato la ditta, tutte le istruzioni erano state comunicate alle famiglie dal Commissariato Generale, affinché le stesse provvedessero a versare la quota di 600 dollari ad un Conto Corrente in Egitto, con causale di versamento «esumazione caduto...», e al contempo si comunicava l'intenzione di procedere al rimpatrio entro il mese di novembre 2003;
invece, con una successiva comunicazione, si informava i familiari che al momento dell'esumazione da parte della ditta, si era presentata la Polizia locale che aveva bloccato i lavori a causa dell'asserita assenza di apposita autorizzazione delle competenti autorità, e che il Consolato aveva interessato della vicenda l'Ambasciata italiana al Cairo perché intervenisse presso il ministero degli Esteri egiziano per la soluzione. La comunicazione terminava con l'impegno, da parte del Commissario Generale, di tenere informate le famiglie sugli sviluppi;
passato altro tempo e dopo sollecitazioni, lo stesso Commissariato Generale illustrava i passi compiuti presso le autorità competenti per avere ulteriori informazioni, e anche presso l'Avvocatura dello Stato perché fornisse una risposta in merito alla possibilità che lo stesso Ministero della Difesa provvedesse in proprio, anche se non responsabile dei fatti, alla rifusione delle somme versate dai familiari dei caduti; attualmente la questione è, quindi, irrisolta -:
se non ritenga opportuno risolvere definitivamente la vicenda, operando con tutti i mezzi diplomatici necessari presso le autorità egiziane affinché venga rilasciata l'autorizzazione necessaria alle esumazioni richieste dai familiari, oppure nel caso di diniego motivato, di procedere a rifondare in proprio le famiglie delle spese a suo tempo sostenute.
(4-03893)