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Allegato B
Seduta n. 169 del 13/6/2007
ATTI DI INDIRIZZO
Mozione:
La Camera,
considerato che:
secondo la Relazione tecnica allegata al disegno di legge Finanziaria 2007 la cosiddetta «manutenzione» degli studi di settore operata dalla manovra economica per il 2007 dovrebbe produrre in termini di cassa un maggior gettito pari a 3.288 milioni di euro per il 2007, 3.753 per il 2008 e 4.864 milioni per il 2009; è evidente quindi che si tratta di incremento delle basi imponibili dell'IVA, dell'IRPEF/IRES e dell'IRAP a carico del sistema produttivo e non di una risistemazione dei criteri impositivi; tra le altre novità la manovra prevede la revisione triennale degli studi e l'introduzione in senso sperimentale degli indicatori di normalità economica;
il 14 dicembre 2006 Confcommercio, Confartigianato, Confesercenti, Cna e Casartigiani hanno confermato la propria fiducia nel metodo concertativo firmando il Protocollo d'intesa sugli studi di settore tra le associazioni di categoria, il Ministero dell'economia e delle finanze ed il Ministero dello sviluppo economico. Nel Protocollo viene ribadita la validità dello strumento studi di settore e del metodo del coinvolgimento degli esperti delle associazioni di categoria sia nella fase di definizione sia in quella delle successive verifiche. In quella sede il Vice Ministro Visco ha ribadito anche la volontà del Governo di non modificare la natura degli studi, di non trasformarli in uno strumento automatico di imposizione e di riequilibrare il prelievo fiscale e «...in misura proporzionale alla emersione di base imponibile». Conclusivamente il memorandum d'intesa ha posto l'esigenza della «semplificazione degli adempimenti burocratici da coniugare a specifiche misure di sviluppo economico»;
tuttavia nelle ultime settimane i rappresentanti delle associazioni di categoria stanno evidenziando: 1) l'impatto che i nuovi studi stanno avendo sui contribuenti: un elevato numero dei soggetti fino all'anno scorso congrui si ritrovano oggi non congrui; secondo le associazioni si passa da un 30 per cento di soggetti non congrui, al 50-60 per cento; 2) i valori di adeguamento richiesti molto elevati, con forti impatti sulle somme da pagare; 3) l'inadeguatezza dei nuovi Indicatori di Normalità Economica, che non tengono conto della suddivisione in cluster (categorie omogenee) delle categorie per le quali sono stati approvati gli studi di settore; 4) la scarsità di tempo per applicare correttamente i nuovi studi; 5) l'applicazione retroattiva di questa e di altre norme fiscali, in palese violazione dello Statuto del contribuente, senza previa concertazione con le categorie economiche interessate; 6) la diffusa opinione nei contribuenti contattati di non volersi adeguare ai nuovi livelli di congruità richiesti; 7) la crescita delle pratiche per la cessazione dell'attività, da parte di numerosi imprenditori marginali;
in particolare per quel che riguarda gli Indicatori di Normalità Economica le associazioni hanno osservato come essi: retroagiscano all'anno d'imposta 2006; siano stati determinati unilateralmente dall'Amministrazione finanziaria; non siano stati sottoposti al vaglio delle Associazioni di categoria; non abbiano lo stesso livello di elaborazione degli studi di settore in quanto gli indicatori fanno riferimento a 200 studi e non ai 2000 modelli di impresa individuati dagli studi stessi;
in sostanza le PMI si ritrovano con una base imponibile allargata, un considerevole incremento della tassazione effettiva e con un notevole aumento degli adempimenti, i cui costi si scaricano sugli stessi contribuenti ed incidono in modo particolarmente gravoso sui piccoli imprenditori; si aggiungano gli aumenti dei contributi previdenziali, la nuova curva delle aliquote IRPEF, gli aumenti delle addizionali locali e delle tariffe; la reintroduzione dell'imposta di successione e donazione; la modifica dei criteri di ammortamento
e di deducibilità di terreni, mezzi e delle spese di comunicazione; l'applicazione retroattiva delle norme fiscali, con particolare riguardo al ricalcolo dell'acconto di novembre 2006;
il 7 giugno la Commissione finanze del Senato ha approvato un ordine del giorno della maggioranza in cui, a fronte dei numerosi problemi evidenziati, si impegna il Governo: prevedere il posticipo al 9 luglio del pagamento delle imposte dovute senza l'aggravio dello 0,40 per cento per tutti i soggetti ai quali si applicano gli studi, nonché a superare la logica dell'applicazione automatica, favorendo invece la concertazione tra gli interessati e le agenzie fiscali; in tale sede il Presidente della commissione Finanze del Senato, Giorgio Benvenuto, tra i maggiori fautori dell'approvazione dell'Odg citato, ha denunziato «... il rischio di un deterioramento del rapporto di collaborazione perché c'è la tendenza a trasferire sui contribuenti oneri e vincoli. Vedo troppi piccoli Torquemada in giro... il fisco non è solo materia di tecnici ma soprattutto di politici... il malessere del Nord dipende anche da un "accanimento" del fisco verso le regioni settentrionali...»;
tale impressione è confermata dalle attività poste in essere e dalle dichiarazioni rilasciate dal Ministro Visco; il 2 giugno l'amministrazione fiscale ha avviato 100.000 accertamenti sui contribuenti sottoposti agli studi di settore puntando l'obiettivo sulle annualità successive ai condoni (2003, 2004 e 2005); negli stessi giorni il vice-ministro dell'Economia Vincenzo Visco ha dichiarato che «...l'applicazione degli indicatori di normalità economica... comporta l'incremento medio dei ricavi di congruità dell'8,7 per cento... i nuovi indicatori servono "a contrastare taluni comportamenti fraudolenti, favoriti dalla stagione dei condoni, quali il 'gonfiamento' dei magazzini, la sottodichiarazione del valore dei beni strumentali, la manipolazione dei costi... (ma colpiscono indifferentemente tutti)... Il contribuente ha il dovere di dichiarare il reddito vero, ma non ha alcun obbligo di adeguarsi al livello di congruità indicato nello studio a lui applicato se ritiene che tale livello non rispecchi la sua specifica realtà di impresa..."», salvo poi essere automaticamente sottoposto ad accertamenti successivi;
l'8 giugno Confcommercio, Confartigianato, Confesercenti, Cna e Casartigiani, in rappresentanza di 4 milioni di imprese e di 13 milioni di addetti, hanno siglato un documento nel quale, dopo aver ricordato che il rapporto Istat 2006 conferma il rilevante contributo al PIL del paese portato dalle PMI, pari al 70 per cento del monte salari erogato in Italia, si richiede il posticipo al 9 luglio del pagamento delle imposte dovute senza l'aggravio dello 0,40 per cento per tutti i soggetti ai quali si applicano gli studi, ed il superamento della logica dell'applicazione automatica, favorendo invece la concertazione tra gli interessati e le agenzie fiscali;
è necessario svelenire un clima di tensione che si sta facendo sempre più pesante nel mondo produttivo, al quale dobbiamo il funzionamento del sistema Paese ed è in prima linea di fronte alla competizione internazionale, che invece è complessivamente accusato di evasione da coloro che più che favorire lo sviluppo produttivo ne intralciano la crescita con il moltiplicarsi degli adempimenti, la babele burocratica e la crescita complessiva della pressione fiscale;
è necessario altresì intervenire in termini che non siano quelli della generica dichiarazione di solidarietà o dei posticipi di date dell'ultimo momento o dell'emanazione di mere circolari esplicative; occorre intervenire in termini di legge al fine di garantire la copertura della manovra per il 2007, in quanto le entrate della «manutenzione» degli studi di settore ne fanno parte;
impegna il Governo:
a non derogare in alcun modo le disposizioni dello Statuto del contribuente, che rappresenta il «Patto fiduciario» tra Stato e produttori di reddito, escludendo la retroattività delle norme fiscali e migliorando
il contraddittorio tra i contribuenti e gli uffici territoriali dell'Agenzia delle entrate in materia di studi di settore, nella prospettiva di introdurre una cultura della consulenza e della collaborazione tra l'amministrazione finanziaria ed i contribuenti;
a posticipare secondo termini congrui e concertati il pagamento delle imposte dovute senza l'aggravio dello 0,40 per cento per tutti i soggetti ai quali si applicano gli studi di settore;
a rispettare il protocollo d'intesa siglato 14 dicembre 2006 con le associazioni rappresentanti delle PMI, convocando con urgenza un tavolo politico ed i tavoli tecnici destinati a valutare l'introduzione dei nuovi indicatori economici e l'impatto che essi hanno sul livello di congruità dei ricavi;
ad interpretare la disposizione recata dal comma 14 dell'articolo 1, della legge n. 296 del 2006 e relativa agli indicatori di normalità economica, in senso sperimentale, escludendo l'applicazione di misure di accertamento fiscale nei confronti dei contribuenti che non vi si adeguano;
ad individuare conopportune iniziative legislative le risorse necessarie a coprire i minori introiti della «manutenzione» degli studi di settore prevista dai commi 13-27 dell'articolo 1 della legge 27 dicembre 2006, n. 296.
(1-00183)
«Elio Vito, Leone, Menia, Volontè, Maroni, Gianfranco Conte, Fugatti, Crosetto, Leo, Antonio Pepe, Gioacchino Alfano».
Risoluzioni in Commissione:
Le Commissioni V e XIII,
premesso che:
lo schema di decreto ministeriale concernente le variazioni degli accantonamenti operanti sulle dotazioni delle unità previsionali di base iscritte nel bilancio dello Stato per l'anno 2007 prevede, tra l'altro, l'indisponibilità della somma di 1,25 milioni di euro dal Capitolo 3081 dello stato di previsione della spesa del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali - Centro di Responsabilità «Corpo forestale dello Stato», destinato alle spese per le esigenze operative del Corpo forestale dello Stato connesse alle attività antincendi boschivi;
la Commissione bilancio della Camera dei deputati ha sollevato la necessità di affrontare e di risolvere urgentemente la questione finanziaria del Corpo forestale dello Stato in relazione alla lotta agli incendi boschivi, in tal senso provvedendo ad esprimere un parere favorevole al sopraccitato schema di decreto ministeriale formulando osservazioni che prevedono tra l'altro l'individuazione di una adeguata compensazione alla eliminazione degli accantonamenti, sia in termini di competenza, sia di cassa, riferiti allo stanziamento di cui all'UPB 05.01.02.04 «economia montana e forestale» cap. 3071 «somma occorrente per le esigenze operative del Corpo Forestale dello Stato connesse alle attività antincendi boschivi»;
l'applicazione dell'articolo 1, comma 507, della legge finanziaria 2007 ha apportato un taglio sugli stanziamenti iniziali di bilancio del Corpo di 4,4 milioni di euro, complicando una situazione finanziaria già deficitaria;
il fabbisogno finanziario complessivo del Corpo ammonta a circa 22 milioni di euro;
a dette criticità si aggiunge l'impossibilità di introitare i fondi versati in conto entrate dello Stato dalle Regioni, quale rimborso dovuto al Corpo per l'attività antincendio svolta per conto delle Regioni medesime ai sensi dell'articolo 7, comma 3, della legge 21 novembre 2000, n. 353 e dell'articolo 4, comma 1, della legge 6 febbraio 2004, n. 36; quanto sopra in relazione alle limitazioni imposte dalle leggi finanziarie alle riassegnazioni di entrate;
la riassegnazione di dette somme consentirebbe, tra l'altro, di dare parziale ristoro finanziario all'attività antincendio terrestre svolta dal Corpo;
l'ulteriore fonte di finanziamento essenziale per l'Amministrazione forestale è costituita dalle disponibilità recate dal Fondo unico investimenti del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, con il quale è possibile, tra l'altro, rifinanziare l'articolo 2 della legge 18 giugno 2002, n. 118, relativo alla lotta agli incendi boschivi;
attualmente il predetto Fondo è bloccato in relazione alla riforma del TFR prevista dalla legge finanziaria 2007;
impegnano il Governo
ad adottare con urgenza ogni utile iniziativa per garantire la piena funzionalità del Corpo forestale dello Stato soprattutto attraverso:
1) la deroga alle limitazioni imposte alle riassegnazioni di entrate almeno per le attività antincendi boschivi e di protezione civile;
2) lo sblocco del Fondo unico investimenti del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali e conseguente rifinanziamento della legge 118/2002 per la lotta agli incendi boschivi.
(7-00211)
«Vannucci, Ventura, Napoletano, Bordo, Zucchi».
La III Commissione,
premesso che:
si è dinanzi alla straordinaria mobilitazione internazionale e all'Appello al Governo italiano che in poche ore è stato sottoscritto da 27 Premi Nobel e molte altre personalità internazionali della cultura, da 201 parlamentari da tutto il mondo e - per le istituzioni italiane - da tutti i Presidenti dei Gruppi parlamentari della Camera dei deputati, dai senatori a vita e da 12 Presidenti di regione;
va preso atto con soddisfazione che nel suddetto Appello si afferma di «conoscere fin dal 1994, e riconoscere nelle ultime settimane, la leadership dei Governi e del Movimento Pro-Moratoria italiani a favore della proclamazione di una Moratoria universale della pena di morte alle Nazioni Unite»;
va preso atto anche che si esprime, come già, unanimi, il Parlamento italiano e il Parlamento europeo, che «dopo anni di rinvii e ricerche di consensi dell'Unione europea in quanto tale non richiesti né necessari, il tempo per l'azione al Palazzo di Vetro sia dunque arrivato»;
si apprezza e si ringrazia per la forza e l'onore così conferiti «al Presidente del Consiglio Romano Prodi affinché, dando seguito alle delibere del Parlamento italiano e agli inviti e riconoscimenti del Parlamento europeo, depositi nelle prossime ore, assieme al gruppo di Paesi di tutti i continenti che si sono già manifestati, il progetto di risoluzione definito sulla base della Dichiarazione di associazione del dicembre scorso già sottoscritta da 93 Paesi, per la Moratoria universale della pena di morte, al fine di porlo al voto entro la sessione in corso dell'Assemblea generale»;
invita con rinnovata fiducia il Governo
ribadendo il mandato, a procedere con la massima urgenza e senza altri rinvii alla presentazione della Risoluzione pro moratoria all'Assemblea generale attualmente in corso, non essendo accettabile che, dopo un decennio di ostracismi, si impedisca ancora una volta (sotto forma di «rinvio») alle Nazioni Unite, dove è indiscutibilmente maggioritaria la posizione pro moratoria, di votarla e così manifestarla.
(7-00209)
«D'Elia, Mantovani, Siniscalchi, De Zulueta, Fedi, Narducci, Cioffi, Rivolta, Forlani, Mancini, Ronchi, Bonelli, Del Bue, Pettinari, Villetti, Carta, Mellano».
La V Commissione,
premesso che:
la legge n. 175/2005 ha finanziato interventi a tutela del patrimonio culturale ebraico italiano nel triennio 2005-2007 con uno stanziamento complessivo di 5 milioni di euro, che ha consentito lavori di restauro di notevole rilevanza;
più nel dettaglio, la legge sta finanziando lavori di restauro in una ventina di città in tutta Italia, dalla sinagoga medievale Scolanova di Trani al tempio di Cuneo, risalente al XV secolo;
tali interventi, di grande significato, rappresentano soltanto una prima tranche dei lavori che sarebbero necessari nei confronti di un patrimonio di grande valore storico, culturale, artistico, architettonico, che si arricchisce costantemente di nuove acquisizioni, grazie alle scoperte che continuano ad avvenire soprattutto nel sud d'Italia e nelle isole (per esempio, da ultimo, a Bova Marina ed a Reggio Calabria);
durante l'esame in seconda lettura del disegno di legge finanziaria 2007, è stato presentato, da alcuni firmatari della presente risoluzione, l'ordine del giorno 9/1746-bis/B/36, accolto dal Governo, che impegna l'esecutivo a valutare ulteriori interventi di tutela a salvaguardia del patrimonio culturale ebraico;
successivamente, è stata presentata l'interrogazione a risposta scritta n. 4-03283, cui il Sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali Danielle Mazzonis ha dato risposta in data 7 maggio 2007, affermando, con riguardo al rifinanziamento della citata legge n. 175/2005, che «il Ministero si impegna ad una attenta valutazione in sede di predisposizione della manovra finanziaria 2008»;
impegna il Governo
nell'ambito della predisposizione del disegno di legge finanziaria per il 2008, a prevedere il rifinanziamento della legge n. 175/2005 per l'intero triennio di riferimento della legge finanziaria per il nuovo anno.
(7-00210)
«Misiani, Tocci, Carlucci, Fiano».
La VI Commissione,
premesso che:
la legge 27 dicembre 2006 n. 296 (legge finanziaria per il 2007) ha previsto una disciplina transitoria degli studi di settore, in attesa di una loro revisione complessiva, introducendo specifici indici di coerenza di normalità economica e prevedendone l'applicazione al periodo d'imposta in corso al 31 dicembre 2006;
tali modifiche hanno sollevato una serie di gravi problemi sia per i contribuenti interessati, lavoratori autonomi e piccole e medie imprese, sia per i professionisti in sede di dichiarazione dei redditi;
in particolare, come si può diffusamente leggere sugli organi di stampa dell'ultimo periodo, viene da più parti denunciata la assoluta mancanza di aderenza alla situazione reale del paese degli indici di normalità economica, visto che quasi il 70% delle imprese non rientra nei parametri fissati dagli studi di settore, che prevedono aumenti dei ricavi medi del tutto spropositati;
a ciò si aggiunga che la norma ha effetto retroattivo e vale per tutto il periodo d'imposta del 2006, cosa che aggrava ulteriormente la situazione, e che dal punto di vista giuridico non appare ammissibile trattandosi di materia tributaria;
la legge finanziaria per il 2007 prevede, inoltre, l'accertamento automatico della dichiarazione derivante dal semplice scostamento della dichiarazione del contribuente rispetto alle elaborazioni del software Gerico;
a testimonianza della mancanza di chiarezza e della gravità della situazione si sono succedute a distanza di breve periodo una serie di circolari interpretative dell'Agenzia
delle entrate, che non hanno risolto i problemi e, semmai, hanno contribuito a creare confusione e incertezza;
l'aggravarsi della situazione, e il crescente coro di proteste ha indotto lo stesso Viceministro Visco a fornire alcuni chiarimenti sulla questione precisando, in particolare, la natura sperimentale degli attuali indici, con la possibilità per il contribuente di scegliere se adeguarsi o meno e con la possibilità di applicare i futuri indici revisionati; il ministro ha altresì annunciato nuove indicazioni e ulteriori criteri per determinare la marginalità delle imprese;
i chiarimenti per quanto opportuni non sono sufficienti, essendo necessario intervenire sul piano legislativo al fine di eliminare ogni dubbio e di evitare conseguenze nefaste su un ampio settore produttivo con ripercussioni negative sull'intero sistema economico, soprattutto in una fase di timida ripresa economica;
occorre quindi sospendere l'applicazione di quanto previsto nella legge finanziaria per il 2007, e avviare immediatamente una revisione seria degli studi di settore, aprendo un tavolo di confronto con le categorie interessate, al fine di pervenire ad una definizione condivisa di uno strumento così importante, che deve servire ad istaurare un corretto rapporto tra fisco e contribuente, e non a vessare il mondo del lavoro autonomo e delle pmi con l'applicazione di indici abnormi al solo scopo di fare cassa -:
impegna il Governo
a valutare l'opportunità di rivedere con urgenza l'attuale normativa in materia di studi di settore, prevedendo la sospensione dell'applicazione degli indici di normalità economica di cui all'articolo 1, comma 14, della legge 27 dicembre 2006 n. 296, la cui entità è assolutamente lontana dalla situazione economica reale del Paese e la cui applicazione rischia di mettere in grande difficoltà il lavoro autonomo e la stragrande maggioranza delle piccole e medie imprese;
ad aprire un tavolo di confronto con le associazioni di categoria interessate, il cui contributo è essenziale ad operare la suddetta revisione degli studi di settore, in modo che essi rappresentino realmente uno strumento efficace per rendere il prelievo fiscale equo, ma nello stesso tempo adeguato alla realtà economica del Paese.
(7-00208) «Galletti, Peretti».