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Allegato B
Seduta n. 171 del 18/6/2007
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ATTI DI CONTROLLO
PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
Interrogazione a risposta orale:
PEDRINI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
da organi di stampa risulta che persone ai vertici di Alitalia sarebbero direttamente o indirettamente coinvolte con istituti finanziari verso cui i concorrenti in gara per la privatizzazione della compagnia di bandiera, allo stato attuale, avrebbero pesanti esposizioni finanziarie -:
se ciò corrisponda al vero e se il Governo e i ministri interrogati non ritengano che le stesse persone possano essere in forte conflitto di interessi e in caso affermativo se non si intenda chiederne le immediate dimissioni.
(3-00991)
Interrogazione a risposta in Commissione:
BONO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione. - Per sapere - premesso che:
sin dal biennio 2004/2005 l'ARAN ha ritenuto di escludere la rappresentatività alla Federazione INTESA, aderente alla CONFINTESA, che invece in base ai dati elettorali e alla normativa di riferimento, ha tutti i titoli per intervenire ad ogni livello di contrattazione;
malgrado l'esclusione sia stata tempestivamente impugnata dalla Federazione INTESA innanzi al Tribunale di Roma e il giudice fosse in riserva di decisione, il 3 agosto 2004 l'ARAN ha ugualmente sottoscritto con le altre federazioni sindacali rappresentative il «Contratto Collettivo Nazionale quadro per la ripartizione dei distacchi e permessi alle organizzazioni sindacali rappresentative nei confronti del biennio 2004/2005»;
tale esclusione, in pendenza di giudizio, ha sancito l'impossibilità per la Federazione INTESA di fruire delle prerogative sindacali per l'intero biennio 2004/2005;
l'atteggiamento dell'ARAN che appare all'interrogante illegittimo e penalizzante si è ulteriormente manifestato con il mantenimento dell'esclusione anche a fronte dell'ordinanza cautelare del Tribunale di Roma, emessa il 4 agosto 2004, e cioè il giorno successivo alla firma del contratto sui distacchi e permessi sindacali, che riconosceva in via di urgenza, i requisiti di rappresentatività sindacale alla Federazione INTESA;
nel successivo giudizio di merito il Tribunale di Roma ha ripetutamente censurato il comportamento tenuto dall'ARAN e, nel riconoscere la indiscutibile «rappresentatività» della Federazione INTESA nei comparti del settore pubblico per il biennio 2004/2005, ha altresì condannato l'ARAN al risarcimento dei danni subiti dall'organizzazione sindacale, da liquidarsi con giudizio separato;
è in corso la causa per la quantificazione dei danni subiti dalla Federazione INTESA, la cui richiesta ammonta a circa 7 milioni e 200 mila euro;
ciò malgrado il comportamento discriminatorio e antisindacale dell'ARAN è stato reiterato all'apertura delle trattative relative al CCNL del comparto Ministeri, per il quadriennio normativo 2006-2009 e biennio economico 2006-2007;
appare all'interrogante assurdo che in uno stato di diritto una organizzazione
sindacale debba essere costretta a rivolgersi continuamente alla Magistratura, per vedersi riconoscere i propri diritti, negati da un organismo pubblico, che continua ad adottare, al contrario, atti illegittimi e arbitrari -:
se ritengano corretto e legittimo il comportamento che l'ARAN ha adottato finora nei confronti della Federazione INTESA e di CONFINTESA, malgrado le reiterate pronunce della Magistratura e l'ormai acclarato possesso dei requisiti di rappresentatività delle due organizzazioni sindacali;
se non ritengano fortemente penalizzanti, antisindacali e immotivatamente discriminatori tali comportamenti e, conseguentemente, non ravvisino responsabilità di natura amministrativa e contabile a carico dei dirigenti dell'ARAN;
se non ritengano disporre, con la massima urgenza, attività ispettive per accertare tutte le responsabilità e definire, in caso di condanna al pagamento del danno, tutte le misure per il recupero delle somme che saranno risarcite alla Federazione INTESA a ristoro dei danni subiti, onde scongiurare un danno all'erario;
quali altre iniziative intendano assumere per garantire il corretto funzionamento dell'ARAN e il riconoscimento dei diritti a tutte le sigle sindacali del pubblico impiego, stanche di subire prepotenze, mortificazioni e la costante violazione dei loro consolidati diritti.
(5-01153)
Interrogazioni a risposta scritta:
OLIVA, LO MONTE, NERI, RAO e REINA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione. - Per sapere - premesso che:
con la legge finanziaria 2007, articolo 1, commi 580-586, è stato approvato un complesso di norme con il quale si è, tra l'altro, disposta l'istituzione dell'«Agenzia per la formazione dei dirigenti e dipendenti delle amministrazioni pubbliche - Scuola nazionale della pubblica amministrazione» e la soppressione della «Scuola superiore della pubblica amministrazione»;
tale scelta ha suscitato forti perplessità tra molti parlamentari dei due rami del Parlamento, considerato il numero di interrogazioni e interpellanze proposte, in diverse organizzazioni sindacali, che hanno espresso posizioni molto critiche, e in soggetti, come la Regione Toscana, che ha proposto un ricorso alla Corte costituzionale;
per ciò che attiene al merito della decisione, che nelle intenzioni dovrebbe contribuire, tra l'altro, all'ammodernamento delle amministrazioni pubbliche (comma 580) e ad una riduzione di spesa (comma 586), considerato che nel corso del complesso iter di approvazione della legge finanziaria 2007 è stato profondamente modificato il progetto iniziale, non vi può essere più certezza circa il raggiungimento degli stessi scopi inizialmente prefigurati;
per ciò che attiene i profili di metodo, le organizzazioni sindacali hanno manifestato la loro contrarietà circa il fatto di non essere state consultate in ordine all'approvazione del regolamento ministeriale, lamentando anche che una bozza del regolamento sarebbe apparsa sul sito internet dell'associazione «Astrid»;
non sono chiare le modalità attraverso le quali sarà selezionato il personale che andrà ad operare nella costituenda Agenzia né quale sorte toccherà al personale comandato che ha operato fin ad oggi nella sopprimenda Scuola superiore della pubblica amministrazione -:
se il Governo ritenga tuttora, considerate le modifiche apportate al progetto iniziale, nonostante il tempo trascorso e vista l'approvazione dell'ordine del giorno 9/1746-bis-B/078, sussistenti le condizioni che avevano fatto ipotizzare a suo tempo dei vantaggi dalla creazione della Agenzia di cui in premessa;
come giustifichi il fatto che, contrariamente ai propositi iniziali, sia stata soppressa solo la Scuola superiore della pubblica amministrazione e, invece, le istituzioni di formazione facenti capo ad altre amministrazioni (esteri, interno e finanze) mantengano la «loro autonomia organizzativa» (comma 580);
se sia vero che una bozza del regolamento da approvare ai sensi dell'articolo 1, comma 585, della legge finanziaria sia apparsa sul sito internet www.astrid-online.it e, ove fosse vera questa notizia, a che titolo sia apparso nel detto sito web e se l'Esecutivo ritenga istituzionalmente corretto tale contegno;
quali siano i criteri che il Governo intende adottare per la selezione del personale che sarà impiegato nella costituenda Agenzia di cui all'articolo 1, commi 580-586, della legge finanziaria 2007, considerato il disposto dell'articolo 97 della Costituzione;
se vi sia intenzione di valorizzare nell'Agenzia l'esperienza del personale che ha prestato servizio in posizione di comando («comandati») presso la sopprimenda Scuola superiore della pubblica amministrazione e se l'eventuale allontanamento di detto personale non comporti una inutile perdita di competenze ed efficienza per la pubblica amministrazione.
(4-04050)
TONDO e LENNA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
nel 1992 veniva presentato il primo progetto di massima per la realizzazione del collegamento stradale tra la SS 464 da Sequals e la SS a Gemona;
tale progetto di massima prevedeva quale tracciato dell'arteria quello posto a nord del Colle di Lestans, secondo quanto previsto dal Piano Regionale della viabilità del 1988;
il progetto preliminare è stato trasmesso dalla Provincia di Pordenone alla Regione Friuli Venezia Giulia in data 28 febbraio 2003 e con delibera G.R. 2513 dell'8 agosto 2003, conclusiva della procedura di V.I.A. del collegamento stradale tra la SS 464 e la SS 13 a Gemona, è stato dichiarato compatibile ai sensi della legge regionale n. 43 del 1990 in materia di impatto ambientale e ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica n. 357 del 1997 in materia di valutazione di incidenza;
il progetto preliminare - approvato nel 2003 - veniva inviato a Roma per successive approvazioni;
dal 1992 al 2004 non venivano formulate opposizioni o osservazioni né da parte di autorità o organi, né da parte di associazioni ambientaliste;
nel giugno 2004 il Ministero per i beni e le attività culturali esprimeva parere negativo alla localizzazione del tracciato a nord delle Colline di San Zenone;
il suddetto tracciato era previsto dagli strumenti urbanistici da oltre 15 anni;
l'Amministrazione Comunale, a seguito del parere negativo del Ministero promuoveva il 9 novembre 2004 un sopralluogo alla presenza di tutti i rappresentanti degli Enti e Istituzioni (Soprintendenza, Regione, Provincia, ANAS, Comune);
a seguito del sopralluogo vi è stata una apertura da parte della Soprintendenza Regionale all'utilizzo del tracciato a nord a patto che si provvedesse alla realizzazione di alcune migliorie;
la Provincia chiedeva la realizzazione di una variante urbanistica;
la variante richiesta veniva approvata dal Comune di Sequals;
nonostante la realizzazione della variante il Ministero confermava il suo parere negativo (in evidente contraddizione con le indicazioni precedenti);
il Comune chiedeva, a questo punto, l'intervento dell'allora Commissario per le Grandi Opere Strategiche, architetto Bortolo Mainardi;
il Commissario il 13 giugno 2005 effettuava un sopralluogo al quale era stata invitata anche la dottoressa Di Bene, rappresentante del Ministero, che però rifiutava l'invito e dichiarava che il Ministero non intendeva cambiare parere;
il Commissario, alla presenza di tutti gli Enti e Istituzioni si impegnava a preparare una relazione a favore del tracciato a nord;
il 27 marzo 2006 la relazione veniva ultimata e inviata al CIPE;
il CIPE, per quanto di sua competenza, non si è mai espresso;
l'8 novembre 2006 veniva effettuato un nuovo sopralluogo da Direttore Regionale della Soprintendenza, architetto Ugo Soragni;
il Direttore confermava il parere negativo;
in data 16 settembre 2006 la Regione emanava un decreto nel quale incaricava la Provincia di Pordenone di avviare la progettazione a sud del Colle di San Zenone, anziché a nord;
il Comune di Sequals chiedeva e otteneva il 18 aprile 2007 un incontro a Roma presso la Direzione Generale per i beni archeologici e paesaggistici;
il 15 maggio 2007 il Ministero per i beni e attività culturali confermavano il parere rilasciato il 24 giugno 2004: parere negativo per il tracciato a nord -:
se non ritenga di portare quanto prima il caso al Consiglio dei Ministri per una determinazione definitiva che, ad avviso degli interroganti, dovrebbe confermare le indicazioni da più parti espresse e acquisite positivamente dal Commissario delle Grandi Opere per il tracciato a Nord.
(4-04051)
PEDRINI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dei trasporti, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il 15 maggio 2007, la Commissione europea (CE) ha pubblicato la decisione riguardante il Piano Nazionale di Assegnazione (PNA) delle quote di emissione dei gas a effetto serra per il periodo 2008-2012 notificato dall'Italia (a norma della direttiva 2003/87/CE del Parlamento europeo e del Consiglio) il 18 dicembre 2006;
l'approvazione del piano è condizionata ad alcune correzioni, esplicitamente richieste dalla Commissione europea. In particolare l'Italia dovrà:
a) ridurre il cap complessivo medio annuo da 209 milioni di tonnellate di CO2 a 195,7 milioni di tonnellate, che in termini percentuali si traduce in una riduzione del 6,3 per cento;
b) ridurre il quantitativo massimo totale di CER (Certified Emission Reductions) ed ERU (Emission Reduction Units), cioè dei crediti derivanti dai meccanismi di CDM e JI, che i gestori italiani possono utilizzare per coprire le proprie emissioni: dal 25 per cento al 15 per cento delle quote assegnate a ciascun impianto;
c) fornire maggiori informazioni sul trattamento che riserverà ai nuovi soggetti che entreranno nel sistema di scambio delle quote di emissione;
d) inserire nel piano gli impianti di combustione (ad esempio gli impianti di cracking per il settore petrolifero), come fatto da tutti gli altri Stati membri;
e) eliminare diversi adeguamenti ex post previsti;
nella decisione del 15 maggio 2007, inoltre, la CE solleva diversi dubbi su potenziali incompatibilità con il mercato interno del PNA italiano. I dubbi riguardano in particolare i seguenti aspetti:
a) il considerando (9) evidenzia che «ad alcuni settori diverse porzioni delle quote vengono assegnate a pagamento il che ... costituisce un vantaggio per altri settori che non devono pagare per parte delle loro assegnazioni»;
b) il considerando (10) rileva che «parte delle assegnazioni a centrali energetiche a carbone è assegnata a pagamento invece di esserlo liberamente»;
c) il considerando (11), a proposito delle assegnazioni a livello di impianto, nota che la metodologia proposta può «risultare in un'assegnazione superiore ai bisogni previsti per quegli impianti che hanno la più alta efficienza energetica»;
la decisione della Commissione europea corre il rischio di accentuare ulteriormente la criticità del piano di assegnazione per il paese in generale e per il settore elettrico in particolare;
già nel primo periodo di applicazione della direttiva 2003/87 l'Italia è stata tra i pochi paesi ad emettere una quantità di emissioni di CO2 superiori alla quantità fissata. Solo nel 2005, ad esempio, il deficit è stato di circa 8 milioni di tonnellate, mentre paesi come Francia e Germania hanno vantato significativi surplus;
il settore elettrico ha dovuto sopportare praticamente la totalità di tale deficit. Nonostante ciò, il PNA 2008-2012, notificato alla CE a dicembre 2006, aveva già ulteriormente esasperato la situazione di shortage di quote per il settore termoelettrico, con l'intento di salvaguardare gli altri settori;
la riduzione del 6,3 per cento sul cap complessivo richiesta dalla decisione della Commissione rischia di rendere la situazione insostenibile per l'industria elettrica italiana. Se, come il Ministro dell'ambiente ha già preannunciato, si decidesse di far ricadere tutto lo sforzo di riduzione richiesto dalla CE solamente sul settore elettrico il deficit di quote potrebbe facilmente raggiungere e superare i 40 milioni di tonnellate/anno di CO2. Ai prezzi attuali delle quote, questo equivale a costi aggiuntivi che sfiorano il miliardo di euro/anno. Poiché gli altri settori rimarrebbero invece sostanzialmente in equilibrio, la discriminazione dell'elettrico risulterebbe ancora più evidente, contravvenendo palesemente al criterio 5 dell'Allegato III della direttiva 2003/87/CE, che stabilisce espressamente che «Il piano non opera discriminazione tra imprese o settori per favorire indebitamente talune imprese o attività ...»;
il settore elettrico avrebbe potuto mitigare il forte impatto sui costi di generazione causato dalla severità del piano di assegnazione facendo ricorso ai crediti derivanti dai meccanismi del Protocollo di Kyoto basati su progetti svolti all'estero (il clean development mechanism, o CDM, e la cosiddetta joint implementatio, o JI). L'opportunità di ricorrere a questi strumenti di flessibilità è particolarmente importante per i settori, come l'elettrico, maggiormente esposti a deficit di quote;
la decisione della Commissione europea ha colpito due volte il settore elettrico. Non ha ridotto solo le quote, ma anche l'ammontare dei crediti utilizzabili, di una quantità valutabile in circa 13 milioni di tonnellate/anno;
anche all'interno del settore elettrico il piano italiano opera delle discriminazioni inaccettabili, prevedendo che parte delle quote vengono offerte a titolo oneroso solo agli impianti a carbone, mentre gli altri ricevono la totalità delle loro assegnazioni a titolo gratuito. Ciò non solo discrimina palesemente i titolari di impianti a carbone, ma rende anche aleatorio il necessario riequilibrio del mix energetico italiano, gravemente sbilanciato verso gli idrocarburi, compromettendo così la competitività del sistema produttivo nazionale e la sicurezza degli approvvigionamenti energetici -:
quali azioni si intendano intraprendere per salvaguardare la competitività dell'industria elettrica nazionale;
se non si ritenga opportuno prevedere una ripartizione proporzionale tra
tutti i settori della riduzione del cap complessivo richiesta dalla Commissione europea;
che cosa si intenda fare per ridurre la penalizzazione del settore elettrico in considerazione del fatto che si trova in una situazione di deficit di quote molto più evidente rispetto ad altri ed offre le basi per proporre, così come è stato fatto in Spagna, che il limite all'utilizzo dei crediti CDM-Clean Development Mechanism e JI-Joint Implementation sia differenziato tra settori e incrementato per il settore elettrico, fermo restando il limite a livello nazionale imposto dalla Commissione europea;
se non si ritenga che una simile differenziazione tra settori consentirebbe un maggiore grado di flessibilità a chi si trova in maggiori difficoltà e senza alternative all'acquisto di diritti di emissione e che non dovrebbe riscontrare dissensi da parte della Commissione, che già non ha sollevato obiezioni nel caso della Spagna;
che cosa si intenda fare per evitare discriminazioni di trattamento tra impianti e operatori ed evitare così il rischio dell'apertura di una procedura d'infrazione da parte della Commissione europea;
quali azioni si intendano intraprendere per rimediare alla palese discriminazione in cui si trovano gli operatori di impianti a carbone, unici a dover pagare le proprie quote;
quali politiche e misure si intendano prendere per mettere in atto la salvaguardia della competitività del sistema produttivo italiano e la sicurezza degli approvvigionamenti.
(4-04061)