Menu di navigazione principale
Vai al menu di sezioneInizio contenuto
Allegato B
Seduta n. 171 del 18/6/2007
ATTI DI INDIRIZZO
Mozione:
La Camera,
premesso che:
nonostante i tredici anni di commissariamento della gestione del ciclo dei rifiuti della regione Campania e gli ingenti finanziamenti dello Stato per fronteggiare l'emergenza, la grave situazione di crisi raggiunta nel settore dei rifiuti nel territorio regionale determina seri rischi per la salute della popolazione, gravi turbative dell'ordine pubblico e ripercussioni negative sull'immagine complessiva del Paese;
le inadempienze e irregolarità registrate in passato dalle amministrazioni regionali e locali e dalla struttura del Commissario straordinario, gli sprechi e le inefficienze gestionali e politiche, hanno generato una situazione gravissima, che ultimamente si è trasformata in una vera e propria emergenza ambientale che ha richiesto l'intervento della protezione civile; i mass media fanno riferimento ad un numero di 5 milioni di ecoballe sparse sul territorio regionale e a 1 milione di tonnellate di rifiuti da smaltire;
l'ingorgo delle competenze istituzionali e l'accavallarsi di decreti e ordinanze della protezione civile ha determinato ormai una tale paralisi sul piano delle strategie gestionali che rende difficoltoso l'intervento del Commissario delegato dottor Bertolaso, anche per la forte mobilitazione delle popolazioni interessate, e delle stesse autorità territoriali locali, in azioni di contrasto alle iniziative della struttura commissariale;
i tredici anni di commissariamento non hanno mai inciso sul circolo vizioso della gestione, incentrato sulla mancata effettuazione della raccolta differenziata e sulla mancata realizzazione dei termovalorizzatori, e ciò ha oggettivamente favorito le attività delle organizzazioni criminali e ha comportato un considerevole aumento del costo di smaltimento dei rifiuti; sembra che l'ammontare delle indennità erogate ai vertici della struttura commissariale superano i 3.500.000 euro, mentre l'emergenza in linea generale è costata circa 1,5 miliardi di euro, spesi per la maggior parte in stipendi e consulenze, spesso mai utilizzate, e in progetti fantasma e schemi organizzativi mai realizzati;
in tale contesto, lo smaltimento in discariche mal gestite e spesso non conformi alla normativa nazionale e comunitaria e il connesso sistema di trasporto dei rifiuti, all'interno ed all'esterno dei confini regionali, è diventato l'unico sistema di trattamento finale dei rifiuti, poiché in Campania è completamente assente un ciclo industriale integrato dei rifiuti, basato sul riutilizzo e riciclaggio dei materiali di produzione e sul recupero di energia da rifiuti, come previsto dalle normative nazionali e comunitarie;
secondo quanto denunciato dai magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Napoli durante l'audizione davanti alla Commissione d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse dello scorso 24 aprile (come risulta dalla proposta di relazione territoriale stralcio sulla Campania pubblicata sul Bollettino delle Giunte e delle Commissioni del 29 maggio 2007), la camorra è ormai un soggetto significativamente presente nella gestione del ciclo dei rifiuti in Campania;
desta stupore come i tredici anni di commissariamento hanno impedito, invece di agevolare, l'organizzazione di un ciclo industriale integrato dei rifiuti e ciò emerge chiaramente dal Rapporto annuale dei Rifiuti per il 2006, elaborato dall'Agenzia per la Protezione dell'Ambiente e per i Servizi Tecnici (APAT) e dall'Osservatorio Nazionale sui Rifiuti (ONR) su dati 2005;
in tale rapporto risulta una netta divisione del Paese tra Nord e Sud, con un Nord che continua a migliorare nei temi di gestione dei rifiuti, di raccolta differenziata e di recupero energetico e un sud che in alcuni casi addirittura regredisce;
il Paese viaggia con due velocità specialmente in tema di raccolta differenziata. Regioni come il Veneto hanno raggiunto percentuali di raccolta differenziata particolarmente elevate pari al 47,7 per cento del totale (con punte del 70 per cento nei due terzi dei comuni della provincia di Treviso che vanno ben oltre gli obiettivi nazionali), mentre altre regioni del Nord migliorano sensibilmente i risultati raggiunti, come ad esempio il Trentino Alto Adige, la cui percentuale di raccolta differenziata passa dal 37,8 per cento del 2004 al 44,2 per cento del 2005. La Lombardia dal canto suo, nonostante sia la regione con la maggiore produzione di rifiuti urbani, 4.762.000 tonnellate contro le 2.806.000 tonnellate della Campania, raggiunge un incremento della quota percentuale di 1,6 punti, con un tasso di raccolta differenziata pari al 42,5 per cento circa, mentre il Piemonte, la cui crescita è pari a 4,4 punti, si colloca al 37,2 per cento circa;
la percentuale di rifiuti raccolti in modo differenziato a Nord è in media pari al 38 per cento, al Centro pari al 19,4 per cento, mentre al Sud scende all'8,7 per cento, su una media nazionale pari al 24,3 per cento, valore sensibilmente inferiore rispetto all'obiettivo nazionale del 35 per cento previsto per il 2003 dal decreto legislativo n. 22 del 1997, e successivamente posticipato al 31 dicembre 2006 dal decreto legislativo n. 152 del 2006, e ancora più distante dagli obiettivi fissati dall'articolo 1, comma 1108, della finanziaria 2007, che sono pari ad almeno il 40 per cento entro il 31 dicembre 2007, ad almeno il 50 per cento entro il 31 dicembre 2009 ad almeno il 60 per cento entro il 31 dicembre 2011;
per contro, la percentuale di rifiuti raccolti in modo differenziato in Campania è pari al 10,6 per cento, mentre altre regioni del sud, come la Sicilia, la Basilicata e il Molise stanno addirittura a livelli al di sotto del 6 per cento;
i dati dimostrano che gli obiettivi di raccolta differenziata fissati dalla normativa vigente vengono agevolmente superati dalle regioni e dalle province che hanno realizzato un sistema integrato di gestione dei rifiuti e hanno raggiunto un livello elevato di efficienza, anche in contesti territoriali ad alta densità abitativa come, ad esempio, la provincia di Milano che conta una popolazione residente superiore ai 3,9 milioni di abitanti e raggiunge il 47 per cento di raccolta differenziata;
l'analisi dei dati a livello provinciale, evidenzia, che le province con i maggiori livelli di raccolta differenziata sono quasi tutte localizzate nel Nord del Paese. Tra queste spicca Treviso con i livelli più elevati di raccolta differenziata, in percentuale al 68 per cento circa, e città come Novara (56 per cento circa), Lecco, Padova, Cremona, Vicenza e Varese, con percentuali superiori al 50 per cento, e altre come Bergamo, Lodi, Verbania e Rovigo di poco inferiori a tale percentuale;
completamente diversa è la realtà del Mezzogiorno in tema di rifiuti. Ad eccezione di Salerno, (19,7 per cento), tutte le province della Campania, seppur, in alcuni casi, con leggeri progressi, hanno registrato tassi di raccolta differenziata inferiori al 15 per cento (Avellino 13,8 per cento, Caserta, 10,8 per cento, Benevento, 10,3 per cento, Napoli, 7,7 per cento). Per la provincia di Napoli, a conferma della grave situazione di emergenza, si assiste addirittura ad una contrazione dei già bassi livelli di raccolta differenziata rilevati nel 2004, che erano pari all'8,4 per cento. Analogia situazione si rileva per la città metropolitana di Napoli la cui percentuale di raccolta è passata dai 9,3 per cento del 2002 al 7,4 per cento del 2004 e del 2005. Eppure per la raccolta differenziata della Campania la struttura commissariale ha speso più di 300 milioni di euro, risorse che tuttavia sono servite per pagare gli stipendi di personale che spesso non è stato nemmeno utilizzato;
anche la distribuzione della raccolta differenziata pro capite registra i valori più alti per la regione Veneto, con poco meno di 229 kg/abitante per anno,
mentre la Lombardia raggiunge i 213 kg/abitante per anno. Invece, tutte le aree in emergenza rifiuti del centro sud evidenziano valori di raccolta differenziata pro capite estremamente bassi: il Lazio 65 kg/abitante per anno, ossia meno di 200 grammi di rifiuti per abitante per giorno; la Campania, 51,6 kg/abitante per anno (140 grammi al giorno); la Calabria e la Puglia un valore, rispettivamente, pari a 40,1 e 39,8 kg/abitante per giorno (110 grammi al giorno) e la Sicilia un quantitativo di circa 28,5 kg/abitante per anno (meno di 80 grammi per abitante per giorno);
per quanto riguarda le modalità di smaltimento finale dei rifiuti, il compostaggio nel 2005 risulta un settore in crescita, con un aumento del 12,9 per cento, ed un numero complessivo di 284 impianti sul territorio nazionale, concentrato per il 72,2 per cento nelle regioni del Nord. Il quantitativo di compost prodotto, a livello nazionale, è pari a circa 1,2 milioni di tonnellate e rappresenta il 40 per cento del quantitativo dei rifiuti in ingresso agli impianti di compostaggio;
per quanto riguarda il ricorso all'incenerimento, che segna un +9 per cento rispetto al 2004 toccando quota 3,8 milioni di tonnellate, analizzando la situazione a livello regionale, si osserva che, in generale, sono le regioni del Nord ad avviare ad incenerimento la maggior quantità di rifiuti urbani e CDR, con capofila la Lombardia che raggiunge la percentuale del 44,8 per cento. In relazione alla produzione a livello regionale, sono ancora le regioni del Nord Italia a presentare le percentuali più elevate, con sempre in testa la Lombardia con il 36 per cento, seguita dal Friuli-Venezia Giulia con il 23,5 per cento, e l'Emilia-Romagna con il 23 per cento;
al fine di colmare la differenza tra il Nord e il Sud del Paese ed evitare un completo collasso del sistema della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti in tutto il Sud ed in particolare in Campania, occorre risolvere i nodi strategico-gestionali, utilizzare le migliori tecnologie disponibili per lo smaltimento dei rifiuti e perseguire la fine della gestione straordinaria e il coinvolgimento e responsabilizzazione delle amministrazioni locali;
tredici anni di commissariamento della gestione dei rifiuti in Campania secondo i sottoscrittori del presente atto hanno nuociuto invece di favorire il territorio e hanno provocato un ponderoso aumento dei costi di gestione, che ha pesato sul bilancio dello Stato, creando plusvalenze e vantaggi alimentati dallo stesso stato emergenziale. La struttura commissariale ha agito per lo più a favore del proprio mantenimento, piuttosto che per il superamento della situazione di crisi, perpetuando patologie gestionali, come contabilità approssimativa, affidamenti diretti e consulenze onerose;
impegna il Governo
a procedere immediatamente, attraverso il Commissario delegato, all'apertura delle discariche individuate con il decreto-legge n. 61 del 2007, al fine di rendere la regione Campania autonoma nello smaltimento dei rifiuti provenienti dal proprio territorio;
a procedere all'avvio di un ciclo industriale dei rifiuti per ogni ambito territoriale, basato sulla raccolta differenziata, il riuso e il riciclo, diminuendo in questo modo le quantità di rifiuti da smaltire in discarica;
a garantire le opportune iniziative per la chiusura della gestione commissariale e il passaggio al regime ordinario entro il 31 dicembre 2007, come previsto dal decreto-legge 9 ottobre 2006, n. 263, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 dicembre 2006, n. 290;
a procedere, attraverso il Commissario delegato, alla pianificazione di un sistema impiantistico regionale, incentrato sui due termovalorizzatori di Acerra e Santa Maria La Fossa, che rende tuttavia tutte le province campane o ambiti provinciali attigui in grado di smaltire i propri
rifiuti, anche modulando le soluzioni impiantistiche e tecnologiche ai volumi di rifiuti da trattare per ciascuna area;
a garantire la copertura integrale dei costi per la gestione del servizio di smaltimento rifiuti e per la realizzazione degli impianti, attraverso l'applicazione di opportune misure tariffarie o l'utilizzo delle risorse già a disposizione della struttura commissariale o delle risorse regionali, senza nuovi o maggiori oneri a carico del bilancio dello Stato;
ai fini del pareggio dei costi di gestione agevolare, attraverso il Commissario delegato, la promozione da parte dei comuni di strumenti come l'applicazione della «tariffa a peso» e la raccolta «porta a porta», ossia di metodi già sperimentati dai comuni virtuosi del Nord Italia che permettono di non penalizzare i cittadini con oneri aggiuntivi impropri, ma di fare pagare i privati secondo la produzione e la tipologia dei rifiuti;
a promuovere a livello regionale, attraverso il Commissario delegato, una ulteriore campagna informativa volta a sensibilizzare i cittadini sui problemi e sui costi legati allo smaltimento dei rifiuti nella Regione Campania e sui costi di smaltimento dei rifiuti attraverso la raccolta differenziata, nonché sui comportamenti individuali che contribuiscono a diffondere una corretta gestione del sistema dei rifiuti;
ad agevolare lo smaltimento all'interno del territorio regionale delle balle di rifiuti trattati dagli impianti di selezione e trattamento dei rifiuti della regione Campania, permettendo il funzionamento per un periodo transitorio dell'impianto per la termovalorizzazione del Combustibile Derivato da Rifiuti (CDR) del comune di Acerra anche con l'utilizzo di CDR che non corrisponde alle caratteristiche del decreto ministeriale 5 febbraio 1998, recante individuazione dei rifiuti non pericolosi sottoposti alle procedure semplificate di recupero ai sensi degli articoli 31 e 33 del decreto legislativo 5 febbraio 1997, n. 22, e anche in deroga del provvedimento di Valutazione d'impatto ambientale relativo all'impianto;
a promuovere un ampio raccordo fra pubbliche amministrazioni, struttura commissariale e prefetture, in ordine alla circolarità delle informazioni sui soggetti e sui siti da utilizzare, al fine di limitare i pericoli di infiltrazioni della criminalità organizzata nel ciclo dei rifiuti;
a non procedere più ad assunzioni di ulteriore personale per l'espletamento delle attività assegnate alla competenza della struttura commissariale.
(1-00185) «Maroni, Dussin, Fava, Alessandri, Allasia, Bricolo, Brigandì, Caparini, Cota, Dozzo, Filippi, Fugatti, Garavaglia, Gibelli, Alberto Giorgetti, Goisis, Grimoldi, Lussana, Montani, Pini, Stucchi».
Risoluzioni in Commissione:
La VIII Commissione,
premesso che:
nel 1991 è stato approvato dal Consiglio di Amministrazione dell'Anas il progetto esecutivo per la realizzazione del cosiddetto Bivio Vela di Pavia;
tale progetto risulta strategico nell'ambito dell'ammodernamento della rete stradale della Provincia di Pavia, in quanto risponde alla necessità di congiungere quattro importanti vie di comunicazione, ovvero le ex statali Broonese e 234 per Cremona, la provinciale 69 degli Ontani e la strada comunale di Viale Cremona;
tale intervento risulta necessario anche al fine di decongestionare il traffico cittadino e in quanto indispensabile allo sviluppo degli insediamenti produttivi previsti nei piani territoriali di sviluppo di quell'area della città;
nel 1994, l'entrata in vigore della legge Merloni ha imposto un aggiornamento amministrativo del progetto e nel
1996, a seguito di una convenzione tra Anas, Comune e Provincia di Pavia sono stati concordati compiti e oneri spettanti a ciascun ente e, in particolare, il Comune di Pavia ha dovuto provvedere ad aggiornare il progetto dell'Anas del 1990, inadeguato alla normativa vigente;
nel luglio 2002 sono iniziati i lavori relativi a tale opera;
nel 2003 il capo compartimento dell'Anas ha richiesto la collaborazione dell'amministrazione provinciale di Pavia per la redazione di una perizia di variante resasi necessaria a causa delle riserve esposte dalla ditta appaltatrice su alcuni lavori, tra cui l'adeguamento del sistema di drenaggio delle acque di falda;
nel corso del 2004 sono stati definiti tra Provincia, Anas e impresa appaltatrice gli aspetti tecnico-contabili e amministrativi per la redazione della perizia di variante;
nel settembre 2004 sono stati consegnati all'Anas di Milano gli elaborati della perizia in attesa di essere trasmessi alla sede di Roma per il finanziamento;
il 20 gennaio 2005 è stata redatta la perizia di variante da parte dell'Anas;
nel mese di ottobre 2005 l'Anas di Roma ha approvato la perizia e lo stanziamento;
il crono-programma presentato dall'azienda appaltatrice prevede la fine del 2007 come data certa di ultimazione dei lavori;
i lavori dovrebbero essere ripresi nell'ottobre 2006 e in realtà risultano ad oggi ancora bloccati;
impegna il Governo
a intraprendere tutte le azioni, nei confronti dell'Anas e nelle forme consentite, per giungere alla conclusione della vicenda relativa alla realizzazione del cosiddetto Bivio Vela a Pavia e garantire la più repentina conclusione dei lavori, sostenendo in questo modo l'azione e l'operato che gli Amministratori locali già hanno svolto nei confronti dell'Anas.
(7-00217) «Picano, Adenti».
La XIII Commissione,
premesso che:
l'anomalo andamento stagionale ha creato le condizioni per lo sviluppo e la diffusione nei vigneti della Provincia di Trapani della malattia fungina Plasmopara viticola, meglio nota come «Peronospora», presentatasi con una virulenza assolutamente resistente anche ai trattamenti con fitofarmaci di ultima generazione;
la virulenza sopraddetta della malattia fungina, colpendo in alcuni casi anche i ceppi, potrebbe compromettere anche le produzioni del prossimo anno;
tale malattia rischia di mettere in ginocchio l'intero comparto vitivinicolo della Sicilia Occidentale, con grave ricaduta anche sulla stessa immagine del prodotto finale;
l'epidemia di peronospora è causa di gravi danni diretti e indiretti a tutta la filiera vitivinicola locale con particolare riguardo a quelle imprese, quali Cantine e Cooperative Sociali, industrie vinicole e aziende agricole che, credendo nel futuro della vitivinicoltura ed avendo pertanto fatto ingenti investimenti, si troveranno ora in difficoltà nel recupero le risorse investite;
anche i tecnici del settore, agronomi, periti e agrotecnici, sono seriamente preoccupati soprattutto in considerazione che i danni porteranno a forti riduzioni in termini quantitativi e qualitativi sia per la presente campagna che probabilmente per la prossima;
le ultime annate (in particolare dal 2004 al 2006) sono state tra le peggiori che si ricordino per i viticoltori siciliani, oltre che per le avversità climatiche, anche per il costante calo dei prezzi dell'uva, prezzo che viceversa, a fronte della inevitabile e
conclamata riduzione (consistente) della produzione siciliana, essi sarebbe dovuti salire secondo le più semplici regole del mercato;
l'incertezza legata alle decisioni finali in merito all'OCM vino in atto a Bruxelles, la quale se non corretta con alcuni interventi segnalati anche nel Documento finale in merito alle proposte di riforma approvato dalla Commissione Agricoltura della Camera nella seduta del 21 febbraio 2007, costituisce un altro freno allo sviluppo o alla ripresa del comparto vitivinicolo siciliano;
la viticoltura trapanese è rappresentata da circa 70.000 ettari di vigneti impiantati con una produzione media annua di circa 7 milioni di quintali di uva, conferita, per la maggior parte presso Cantine Sociali;
con tali cifre si comprende come la viticoltura trapanese rappresenti la voce di gran lunga più importante della Produzione Lorda Vendibile agricola della Provincia;
le Organizzazioni professionali, non- ché il Distretto vitivinicolo della Sicilia occidentale, in rappresentanza dei propri agricoltori chiedono alle istituzioni competenti il riconoscimento dello stato di calamità naturale per far fronte ai danni causati dall'epidemia di peronospora e per poter attivare i benefici di cui al decreto legislativo n. 102 del 2004 «Interventi finanziari a sostegno delle imprese agricole»;
i nuovi Orientamenti sugli aiuti di Stato nel settore agricolo 2007-2013, prendendo atto che normalmente, per un agricoltore la perdita di alcuni capi di bestiame o di un raccolto a causa di una malattia non costituisce una calamità naturale o un evento eccezionale ai sensi del trattato, consentono indennizzi per le perdite subite o aiuti per prevenire perdite soltanto previa autorizzazione della Commissione a norma dell'articolo 87, paragrafo 3, lettera c), del Trattato;
sempre i citati Orientamenti sugli aiuti di Stato consentono di indennizzare gli agricoltori per perdite causate da epizoozie o fitopatie unicamente nell'ambito di un idoneo programma di prevenzione, controllo ed eradicazione della malattia realizzato a livello comunitario, nazionale o regionale e che quindi è condizione essenziale l'esistenza di disposizioni regolamentari o amministrative, comunitarie o nazionali, che consentano alle autorità competenti di adottare opportune misure di lotta contro la malattia di cui trattasi;
come conseguenza possono dunque beneficiare di misure di aiuto soltanto le malattie di interesse per le pubbliche autorità,
impegna il Governo
ad attivarsi con urgenza affinché, d'intesa con la Regione siciliana e con la Provincia di Trapani, si possa superare il momento di crisi causato dall'anomala epidemia di peronospora nei vigneti della Sicilia Occidentale, valutando innanzitutto la possibilità di far rientrare il fenomeno avverso nei casi previsti dal decreto legislativo n. 102 del 2004 e conseguentemente far provvedere a dichiarare lo stato di calamità naturale o di avversità climatica;
ad attivarsi con gli Enti Locali, le Organizzazioni Professionali agricole, e gli Enti di Ricerca (quali l'Università di Palermo, il CNR, l'Osservatorio Regionale per le malattie delle piante, eccetera) al fine di trovare una soluzione al problema derivante dalla peronospora nei vigneti del trapanese, intesa come malattia di interesse per la pubblica autorità, data la importanza che la vitivinicoltura rappresenta nel territorio, con l'obiettivo di evitare l'abbandono delle superfici vitate che causerebbe danni soprattutto sulle fasce più deboli e sulle famiglie degli agricoltori;
ad individuare, nell'ambito dei capitoli di spesa del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, risorse
finalizzate al coordinamento e all'operatività di quanto sopra, anche con il sostegno finanziario della Regione Sicilia.
(7-00216) «Misuraca, Giuseppe Fini, Grimaldi, Iannarilli, Licastro Scardino, Marinello, Minardo, Romele, Paolo Russo».