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Allegato B
Seduta n. 180 del 29/6/2007
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SALUTE
Interrogazione a risposta in Commissione:
PORETTI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
la legge n. 219 del 21 ottobre 2005, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale del 27 ottobre 2005, n. 251 (legge n. 219 del 2005) detta norme in merito alle attività trasfusionali ed alla produzione nazionale degli emoderivati e disciplina, tra l'altro, le attività riguardanti le cellule staminali emopoietiche autologhe, omologhe e cordonali;
in virtù dell'articolo 27 della legge n. 219 del 2005, commi 1 e 2, è abrogata la legge n. 107 del 4 maggio 1990 ma restano vigenti i decreti di attuazione della stessa fino alla data di entrata in vigore dei decreti di attuazione della legge n. 219 del 2005; l'articolo 10, comma 3, della legge n. 219 del 2005 stabilisce che «entro nove mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, il Ministro della salute, con proprio decreto, predispone un progetto per l'istituzione di una rete nazionale di banche per la conservazione di cordoni ombelicali ai fini di trapianto, nonché programmi annuali di sviluppo delle relative attività, individuando le strutture trasfusionali pubbliche e private idonee sulla base di specifici accreditamenti»;
secondo l'articolo 1, comma 7, dell'ordinanza del Ministero della salute del 4 maggio scorso («Misure urgenti in materia di cellule staminali da cordone ombelicale»): «è vietata l'istituzione di banche per la conservazione di sangue da cordone ombelicale presso strutture sanitarie private anche accreditate ed ogni forma di pubblicità alle stesse connessa»;
secondo l'articolo 1, comma 5, della stessa ordinanza si prevede che: «Nelle more di una iniziativa legislativa che disciplini le modalità e le condizioni per la conservazione ad uso autologo del sangue cordonale, con contestuale donazione allogenica su base solidaristica, il servizio sanitario nazionale promuove la donazione volontaria di sangue cordonale ad uso allogenico, a fini solidaristici»;
il 15 giugno 2006, nella
seduta n. 12 la sottoscritta interrogante ha presentato un'interrogazione (n. 3-00055) al Ministero della salute per sapere: i tempi previsti dal Governo per l'emanazione del decreto per l'istituzione di una rete nazionale di banche per la conservazione di cordoni ombelicali e «sulla base di quali requisiti e presupposti, nel rispetto delle normative nazionali e comunitarie in materia, verranno individuate le strutture private idonee ad essere accreditate per la conservazione di cordoni ombelicali ai fini di trapianto». Il sottosegretario di Stato per la salute, Serafino Zucchelli, concludendo il 26 settembre 2006 (quindi quando i termini erano scaduti da due mesi) la sua risposta all'interrogazione, affermò che: «l'approccio di studio e verifica potrà essere di supporto agli istituendi organismi per acquisire gli elementi necessari per una rapida e concreta definizione delle modalità attuative della legge n. 219 del 2005»;
ancora non è stato emanato alcun decreto di attuazione come previsto dall'articolo 10, comma 3, della legge n. 219 del 2005;
l'articolo 10, comma 3, della legge 219 prevede la possibilità di istituire banche private per la conservazione autologa del cordone ombelicale mentre l'articolo 1, comma 7, della recente ordinanza del Ministero della salute ne proibisce l'istituzione, violando la legge n. 219;
quanto previsto dall'articolo 10, comma 3, della legge n. 219 del 2005, ovvero l'intervento del ministro della salute per la predisposizione «di una rete nazionale di banche per la conservazione di cordoni ombelicali» è in contrasto con quanto previsto nell'ordinanza del 4 maggio che prevede all'articolo 1, comma 5, invece, un intervento di «iniziativa legislativa» -:
quali siano i tempi previsti dal Governo per l'emanazione del decreto per l'istituzione di una rete nazionale di banche per la conservazione di cordoni ombelicali ai fini di trapianto ai sensi dell'articolo 10, comma 3, della legge n. 219 del 2005;
se non si ritenga di intervenire per affrontare le evidenti violazioni della legge n. 219 del 2005, da parte dell'ordinanza firmata dal Ministro della salute il 4 maggio scorso.
(5-01207)
Interrogazione a risposta scritta:
GRIMOLDI. - Al Ministro della salute, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
in molti ospedali italiani si stanno perpetuando da tempo problemi di sicurezza dovuti sia a reiterati atti di vandalismo, microcriminalità e furto ad opera di delinquenti che a situazioni di permanenza prolungata nelle corsie e nelle sale di attesa da parte di individui privi di propria dimora, che sperano di ottenere in ospedale un riparo e un pasto caldo;
spesso gli atti di microcriminalità, furto e danneggiamento sono rivolti alle stesse dotazioni strumentali della struttura ospedaliera, con grave detrimento per il corretto funzionamento del servizio assistenziale;
tale situazione di emergenza nella sicurezza degli ospedali non offre ai pazienti ricoverati e al personale sanitario o amministrativo che vi opera la tranquillità necessaria, connaturata alle finalità istituzionali del luogo;
le aziende sanitarie locali ed i comuni territorialmente competenti sono di regola privi delle risorse e dei mezzi per gestire tali situazioni di emergenza;
in particolare, i Comuni, essendo privi delle competenze amministrative nella gestione della sicurezza negli ospedali, hanno come unica soluzione l'appello al Prefetto o al Ministero dell'interno per sollecitare una intensificazione delle misure di sicurezza all'interno degli ospedali maggiormente a rischio;
la semplice installazione di nuove telecamere sicuramente può contribuire ad incrementare i livelli di sicurezza delle strutture ospedaliere, ma di per sé non basta a risolvere il problema;
in particolare, è necessario garantire una presenza più assidua del personale di pubblica sicurezza, tra cui, in primo luogo, le guardie giurate, alle quali dovrebbe essere affidato il compito di garantire un controllo discreto, ma continuo, durante le 24 ore giornaliere;
i problemi di sicurezza all'interno delle strutture ospedaliere sopra riportati si sono di recente verificati in alcune strutture ospedaliere dell'azienda ospedaliera di Busto Arsizio, Saronno e Tradate, primo fra tutti il presidio di Saronno, dove i cittadini hanno raccolto 525 firme rivolte alle autorità locali competenti e al Ministero dell'interno, affinché vengano prese
le dovute misure per potenziare la sicurezza pubblica all'interno dell'ospedale eridurre i fenomeni di microcriminalità, vandalismo e furto da tempo reiteratisi nella struttura -:
quali misure i Ministri interrogati intendano adottare per potenziare i livelli di sicurezza all'interno dei nosocomi, evitando che questi ultimi si trasformino in una sede preferenziale per atti di microcriminalità, vandalismo ed occupazione forzosa della struttura, a detrimento della tranquillità e sicurezza dei pazienti e del personale che vi opera.
(4-04215)