Menu di navigazione principale
Vai al menu di sezioneInizio contenuto
Allegato A
Seduta n. 188 del 12/7/2007
...
(Sezione 7 - Situazione del sistema giudiziario in Afghanistan)
G)
I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri e i Ministri degli affari esteri e della difesa, per sapere - premesso che:
il Governo italiano negli ultimi anni ha investito numerosi milioni di euro per la riforma del sistema giudiziario in Afghanistan;
nonostante siano stati fatti enormi sforzi, anche nell'ultimo anno, per stabilire regole democratiche e rispettose dei diritti umani e civili nel sistema giudiziario afgano, siamo in presenza, però, di un apparato che presenta ancora gravi lacune e inefficienze tali da minare alla radice la certezza del diritto nel Paese;
sono numerosi i casi giunti all'attenzione della comunità internazionale, che hanno messo in evidenza le criticità tutt'ora presenti in Afghanistan;
il 21 maggio 2007 Malalai Joya, la parlamentare afghana che dal dicembre 2003 denuncia instancabilmente la presenza di signori della guerra fondamentalisti nelle istituzioni afgane, è stata espulsa dal Parlamento, interdetta a uscire dal Paese e oggetto di un procedimento penale per aver espresso in un'intervista a Tolo Tv, un canale privato locale, una dura condanna nei confronti del Parlamento afgano; nello stesso Parlamento, esattamente un anno fa, nel maggio del 2006, Malalai è stata aggredita fisicamente e insultata e, in pochi anni, ha subito quattro attentati;
il 20 marzo 2007 dalle autorità afghane è stato arrestato Rahmatullah Hanefi, il manager dell'ospedale di Emergency a Lashkargah, con l'accusa di essere coinvolto nel rapimento del giornalista Daniele Mastrogiacomo; dopo tre mesi di detenzione Hanefi è stato scarcerato, anche e soprattutto in forza delle pressioni del Governo italiano, dell'associazione Emergency e di un vasto movimento di opinione pubblica;
a 25 chilometri dalla capitale afgana sorge il penitenziario di Pol-i-Chark, alla realizzazione del quale ha contribuito in maniera decisiva l'Italia, in via di trasformazione in carcere di massima sicurezza (dovranno esservi trasferiti i detenuti di Guantanamo): risulta agli interpellanti che all'interno del carcere, nel settore femminile, vivono segregate in uno spazio angusto perlomeno 70 giovani donne con 50 figli piccoli; la più giovane detenuta ha 15 anni con un figlio neonato; la natura della loro colpevolezza, peraltro acquisita senza processo e senza tempi finiti di detenzione, sembrerebbe risiedere unicamente nella violazione delle regole del codice tribale e, pertanto, secondo le opinioni di alcuni avvocati afgani, non punibile neanche secondo la sharia;
in sede di conferenza internazionale, svoltasi nei giorni scorsi a Roma, l'Italia ha nuovamente rinnovato il proprio impegno affinché il Paese afgano sia dotato di un sistema giudiziario efficiente e rispettosa dello stato di diritto; ma dalla conferenza, a giudizio degli interpellanti, non sono emerse con precisione le linee guida di tale processo innovatore -:
quali siano, a giudizio del Governo, gli elementi positivi che il programma italiano di giustizia in Afghanistan ha realizzato;
se il Governo sia in grado di fornire indicazione utili relativamente alla vicenda delle detenute del carcere di Pol-i-Chark, sia riguardo le loro condizioni di detenzione, sia in relazione alle garanzie processuali e i tempi di scarcerazione;
quali siano i criteri cui risponde l'istituzione del nuovo carcere di Pol-i-Chark, soprattutto in relazione alla necessità di evitare il ripetersi di situazioni analoghe a quelle di Guantanamo.
(2-00654) «Deiana, Siniscalchi, Migliore».