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Allegato B
Seduta n. 192 del 19/7/2007
TESTO AGGIORNATO AL 27 LUGLIO 2007
...
AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
Interrogazione a risposta orale:
COSENZA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
le molteplici attività umane che si sono sviluppate con il progresso scientifico e tecnologico hanno contribuito notevolmente a modificare le condizioni ambientali sia sulla terraferma, sia nelle acque, con il risultato di aver trasformato, a volte in maniera irreversibile, determinati ecosistemi;
il mare è stato purtroppo considerato il recapito finale di quasi tutti i rifiuti generati dall'uomo, con la convinzione che, data la sua vastità, sarebbe stato in grado di attutire tali impatti antropici;
tra le maggiori fonti di rifiuti che vengono scaricati in mare, che sono una delle potenziali cause di alterazioni ambientali, troviamo principalmente i liquami urbani (immessi direttamente in mare o trasportati dai corsi d'acqua), gli scarichi industriali e di natura agricola (comprese le acque di dilavamento di tali suoli), nonché gli scarichi di navi e imbarcazioni private;
da molti anni, gli 8.000 chilometri di coste italiane subiscono la crescente invasione di rifiuti solidi non biodegradabili e di sostanze solide ed inalterabili, che fanno parte del vivere quotidiano (buste e bottiglie di plastica), provenienti dagli scarichi domestici o abbandonati nel mare da turisti irresponsabili;
le sostanze contaminanti contenute nell'acqua inquinata, oltre a provocare innumerevoli danni alla salute dell'uomo, comportano l'alterazione dell'equilibrio naturale della flora, della fauna marina, dei fondali e delle spiagge delle coste italiane;
la situazione peggiora di anno in anno nonostante le molteplici campagne di sensibilizzazione, promosse dalle associazioni ambientaliste italiane, che hanno l'obiettivo di educare i giovani, e i meno giovani, al rispetto e alla salvaguardia del mare -:
quali urgenti iniziative il Ministro interrogato intenda assumere, al fine di scongiurare ulteriori danni alla salute del mare che rappresenta un vero e proprio patrimonio per il nostro sistema economico ed ambientale.
(3-01117)
Interrogazioni a risposta scritta:
PEDRINI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
nel maggio 2005 Enel ha presentato a codesto Ministero e all'allora Ministero delle Attività Produttive il progetto e lo studio di impatto ambientale relativo alla conversione a carbone della centrale di Porto Tolle; nel dicembre 2005 la regione Veneto ha espresso parere positivo di compatibilità ambientale prescrivendo la riduzione da 4 a 3 sezioni e una durata di esercizio del nuovo impianto fino al 31 dicembre 2030; nel luglio 2006 la Commissione nazionale VIA ha effettuato i previsti sopralluoghi sul sito ed ha richiesto integrazioni e chiarimenti sul progetto; nell'ottobre 2006 Enel ha fornito le suddette integrazioni; nel gennaio 2007 la regione Veneto ha espresso un nuovo favorevole parere di compatibilità ambientale. Da ultimo, nel giugno 2007, al fine di apportare ulteriori miglioramenti al progetto, Enel ha richiesto a codesto Ministero la sospensione del procedimento VIA fino al 31 agosto prossimo;
dal punto di vista ambientale l'utilizzo tecnologicamente avanzato del carbone consente di raggiungere limiti di emissioni estremamente contenuti e al di sotto della metà di quelli consentiti dalle nuove norme comunitarie che entreranno in vigore nel 2008 sia per l'anidride solforosa, sia per gli ossidi di azoto, sia per le polveri e, grazie alla riduzione di taglia, anche per la CO2;
l'impianto a carbone di Porto Tolle sarà dotato di filtri ad elevata efficienza (99,9 per cento) per catturare i residui solidi della combustione che assicurerebbero una riduzione fino al 73 per cento di tutte le emissioni;
anche dal punto di vista della logistica dei combustibili, il progetto prevede il massimo rispetto ambientale: tutte le fasi del ciclo, dal trasporto allo scarico in banchina, fino allo stoccaggio nei carbonili e al successivo invio nelle caldaie, avverrebbero con nastri trasportatori e strutture chiusi ed isolati rispetto all'esterno evitando qualunque dispersione di polveri;
il carbone rappresenta oggi, a livello internazionale, un'alternativa concreta e sicura per la produzione di energia e nel nostro Paese, invece, esso viene usato per una quota modestissima (14 per cento contro un 31 per cento medio dell'Europa,
il 39 per cento nei Paesi OCSE) mentre Paesi attenti all'ambiente come Danimarca (32 per cento) o Germania (47 per cento) ne fanno ampiamente ricorso;
in Germania sono in autorizzazione e costruzione 12 nuovi siti a carbone, negli Stati Uniti lavorano oltre 100 impianti a carbone e in Australia il 78 per cento di energia è prodotta con il carbone;
il ricorso al carbone contribuisce a diversificare il mix dei combustibili attualmente utilizzato in Italia, con un grande sbilanciamento nei confronti del metano e dell'olio combustibile (circa il 70 per cento), che garantisce una migliore sicurezza delle fonti di approvvigionamento e una riduzione della bolletta elettrica italiana del 20-25 per cento che l'allineerebbe a quella degli altri Paesi europei; l'impianto di Porto Tolle è assolutamente indispensabile per garantire la sicurezza energetica del nostro Paese tale, cioè, da scongiurare gli attuali e noti a tutti rischi di black out -:
sulla base di quali motivazioni la Commissione VIA, stando alle indiscrezioni apparse sulla stampa in questi ultimi giorni, avrebbe intenzione di rigettare l'istanza di sospensiva presentata da Enel e contestualmente, di esprimere parere negativo sul progetto di conversione a carbone pulito della centrale di Porto Tolle, posto che, se così fosse, il territorio perderebbe 2 miliardi di euro di investimenti e, nell'immediato, perderebbero il proprio posto di lavoro 200 addetti alla manutenzione dell'impianto e 300 dipendenti Enel verrebbero ricollocati in tutta Italia e nell'arco del prossimo quinquennio verrebbero meno i circa 4.000 posti di lavoro che la riconversione garantirebbe.
(4-04432)
MARIO RICCI, CACCIARI e CORDONI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
in considerazione dell'esigenza, particolarmente avvertita in Versilia, di disporre di siti di smaltimento di marmettola (un rifiuto della segagione del marmo e del granito), una decina di anni fa si decise di smaltire la marmettola riempiendo cavità esistenti (e divenute con il tempo dei laghetti) presso cave di ghiaia in pianura in località Brentino, nel comune di Massarosa, nell'ambito di un progetto che prevedeva anche la risistemazione ambientale delle cave e la ricostituzione dell'ambiente originale della zona;
il decreto legislativo n. 36 del 13 gennaio 2003 (Attuazione della direttiva 1999/31/CE relativa alle discariche di rifiuti) ha disposto, però, che i rifiuti (pertanto anche la marmettola) non possono essere smaltiti in acqua; di conseguenza l'entrata in vigore del sopra citato decreto legislativo avrebbe reso impossibile la prosecuzione dell'attività del sito di smaltimento, in quanto a Brentino la marmettola è smaltita riempiendo dei laghetti. Peraltro, lo stesso decreto legislativo n. 36 del 2003 all'articolo 17 ha stabilito che le discariche già autorizzate alla data della sua entrata in vigore potevano continuare a funzionare fino ad una certa data (inizialmente sino al 13 luglio 2005, poi - a seguito di alcune proroghe disposte con decreto-legge e da ultimo con la legge finanziaria per il 2007 - sino al 31 dicembre 2007);
il sito del Brentino, pertanto, è al momento attivo, e avvicinandosi la data di chiusura del sito (31 dicembre 2007), gli industriali del settore hanno sostenuto che il sito del Trentino deve continuare a funzionare;
nel tentativo di ottenere questo obiettivo, gli industriali del settore hanno avanzato la tesi secondo la quale, essendo stata aperta la discarica del Brentino nell'ambito di un progetto di risistemazione ambientale della zona del Brentino stesso, la continuazione dell'attività della discarica poteva essere legittimata sulla base di un'integrazione di uno dei due accordi di programma stipulati con il Ministero dell'ambiente rispettivamente per la depurazione in Versilia e per il lago di Massaciuccoli;
questa tesi al momento non ha trovato fortunatamente accoglienza presso il Ministero dell'ambiente, mentre la provincia di Lucca e l'Arpat hanno espresso il convincimento che la discarica del Brentino vada chiusa alla data del 31 dicembre 2007 con eventuale successivo avvio dell'intervento di risistemazione e ripristino ambientale;
è doveroso svolgere ogni tipo di intervento consentito, nel doveroso rispetto delle prerogative degli Enti Locali della zona, al fine di garantire finalmente, dopo ben quattro anni dal decreto legislativo n. 36 del 13 gennaio 2003, la definitiva chiusura della discarica di marmettola in località Brentino, nel comune di Massarosa -:
se intenda confermare il proprio intendimento nel senso che vada data piena attuazione, senza proroghe o deroghe, alla normativa sullo smaltimento dei rifiuti.
(4-04447)