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Allegato B
Seduta n. 199 del 1/8/2007
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BENI E ATTIVITÀ CULTURALI
Interrogazione a risposta scritta:
COSSIGA. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
i signori Angela Anton, Paolo Bernardini, Antonietta Boninu, Maurizia Canepa, Donatella Cocco, GianMario Demartis, Rubens D'Oriano, Maria Ausilia Fadda, Francesca Gallus, Gabriella Gasperetti, Francesco Guido, Maria Rosaria Manunta, Maria Rosaria Manunza, Donatella Mureddu, Giuseppe Pitzalis, Elena Romoli, Daniela Rovina, Donatella Salvi, Antonio Sanciu, Patrizia Tomassetti, Alessandro Usai, Emerenziana Usai, Luisanna Usai, archeologi, ingegneri, architetti, bibliotecari delle soprintendenze per i beni archeologici di Sassari e Cagliari, hanno portato all'attenzione degli interpellanti la decisione da parte del ministero per i beni e le attività culturali relativa all'unificazione delle due soprintendenze per i beni archeologici della Sardegna, sdoppiate nel 1958 in due sedi distinte: una in Cagliari con competenza sui territori delle Province di Cagliari e Oristano e l'altra in Sassari con competenza sui territori delle Province di Sassari e Nuoro;
fin dal 1958 apparve infatti evidente che il decentramento era la strada giusta per sopperire meglio in termini operativi alla tutela di un patrimonio immenso e capillarmente diffuso in un territorio che soffre però di una delle meno efficienti reti di comunicazioni stradali e ferroviarie;
dopo 50 anni, siamo ora di fronte ad una clamorosa inversione di tendenza, che contraddice in modo stridente lo sforzo innovativo che ormai da decenni caratterizza
l'intero apparato pubblico statale e locale verso il massimo decentramento di funzioni, per meglio servire il cittadino, ove esso necessita di servizi nel territorio;
non si vede un solo beneficio di questa fusione delle due soprintendenze archeologiche, mentre sono del tutto evidenti gli aspetti negativi in termini di efficienza ed efficacia dell'azione di tutela e valorizzazione, e in termini di riduzione degli investimenti statali sui beni culturali in Sardegna: la Sardegna è di gran lunga la regione d'Italia con il maggior numero di monumenti e aree archeologiche. Solo i nuraghi, che rappresentano una sola delle tipologie architettoniche di solo una degli aspetti culturali avvicendatisi nell'Isola, sommano almeno al numero di novemila, ai quali vanno aggiunte le altre architetture nuragiche e quelle delle altre fasi preistoriche e storiche raggiungendo la strabocchevole cifra di oltre ventimila siti archeologici a carattere monumentale. D'altro canto per raggiungere la netta maggioranza di tali siti si fruisce di una rete stradale che è tra le più inefficienti del Paese. Non sono pochi i casi nei quali per raggiungere monumenti anche di estrema importanza sono necessarie 4 e 5 ore di auto, quando non ore di cammino. In questo quadro è di tutta evidenza che la soppressione di una delle due soprintendenze archeologiche è un rilevante arretramento nell'efficienza e nell'efficacia dell'azione di tutela, il cui primo presupposto è la presenza costante e capillare dell'Istituzione nel territorio;
la presenza nel territorio di un ufficio tanto rilevante come una soprintendenza ha permesso negli ultimi 30 anni lo stabilirsi di fecondi rapporti con gli enti locali, il cui frutto più evidente è l'apertura al pubblico di 25 musei, la gestione di numerosi monumenti e aree archeologiche, in numero che pochi confronti ha nell'intero territorio nazionale: fortissimi dubbi sussistono sul fatto che la soppressione di una delle soprintendenze sia la forma migliore per progredire su questo obbiettivo che è primario sul piano delle competenze istituzionali, proprio nel momento in cui amministrazioni comunali e soprintendenze sono chiamate al massimo della collaborazione per l'adeguamento dei Piani urbanistici comunali al Piano paesaggistico territoriale, che darà modo di emanare dispositivi di tutela di tutte le presenze archeologiche del territorio;
è sempre l'estrema rilevanza dei beni archeologici della Sardegna ad avere dettato, già da decenni, l'istituzione anche presso l'Università di Sassari, oltre che in quella di Cagliari, di corsi di laurea orientati alla professione dell'archeologo. Sono evidentissime le sinergie tra le due sfere, soprintendenze e atenei, circa la ricerca scientifica sui beni archeologici, evidenziate tra l'altro nel fatto che la totalità dei laureati in Sardegna che intraprendono la professione di archeologo lavorano e fanno esperienza formativa presso le soprintendenze; la soppressione di una di esse non pare certo l'approccio migliore per proseguire su questo indispensabile cammino di collaborazione diffusa nel territorio tra formazione e ingresso nel mondo del lavoro;
in un'ottica più globale, il ministero per i beni e le attività culturali mostra, con questa improvvida decisione di soppressione di una delle due soprintendenze archeologiche della Sardegna, di proseguire in una strada di anacronistico accentramento territoriale e di funzioni, che è in netta controtendenza con la linea di sviluppo dell'intera pubblica amministrazione non solo a livello nazionale ma anche europeo, e che - soprattutto - è in contraddizione con la stessa evoluzione culturale del Paese, sempre più attento alle esigenze di radicamento territoriale delle identità storiche;
è da rilevare ancora che dal 2 maggio 2006 le due soprintendenze hanno sperimentato l'attività con un unico dirigente, titolarità a Cagliari ed interim a Sassari fino al 2 maggio 2007, e titolarità a Sassari ed interim a Cagliari dal 2 maggio 2007; e il bilancio da trarre è decisamente negativo poiché nonostante l'impegno profuso dai dirigenti susseguitisi, si è
registrato un forte rallentamento nell'adempimento dei compiti istituzionali di entrambi gli uffici -:
quali siano le valutazioni del Ministro e quali iniziative intenda assumere in relazione alla citata decisione.
(4-04618)