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Allegato B
Seduta n. 208 del 20/9/2007
ATTI DI INDIRIZZO
Mozioni:
La Camera,
premesso che:
con decreto del Presidente della Repubblica 2 aprile 2003, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 115 del 20 maggio 2003, è stata istituita l'Autorità portuale di Trapani, ai sensi dell'articolo 6, comma 8 della legge 28 gennaio 1994, n. 84;
l'istituzione dell'Autorità portuale rappresenta non solo per Trapani ma per tutta la provincia e per la Sicilia una grande opportunità di sviluppo e di crescita non solo economica ma anche culturale;
la presenza dell'Autorità portuale ha determinato un grande sviluppo del territorio sia attraverso l'attività propria del porto sia come ritorno d'immagine, di prestigio e di decoro, che ha avuto il suo apice con l'America's Cup dello scorso anno;
la gestione dell'Autorità portuale si è dimostrata pertanto un valore aggiunto alle potenzialità del territorio, come supporto tecnico-logistico sia in termini di attività commerciale, sia anche per la realizzazione di importanti opere strutturali per la sicurezza, il potenziamento e l'operatività del porto di Trapani;
lo sviluppo del porto di Trapani, non solo commerciale, ma anche turistico, garantisce notevoli prospettive occupazionali ed importanti elementi per la crescita economica e culturale della provincia di Trapani;
l'Autorità portuale di Trapani assieme alle altre quattro Autorità portuali della Sicilia (Palermo, Messina, Catania, Augusta) faranno parte in futuro di una Autorità portuale di Sistema (Sistema Sud o Sicilia), così come già al Senato è in discussione una proposta di legge in materia;
con la realizzazione del corridoio ferroviario Berlino-Palermo, i porti di Trapani e provincia saranno la porta d'ingresso del Mediterraneo, in relazione anche all'avvio nel 2010 dell'area di libero scambio del Mediterraneo;
attorno al porto di Trapani veda riuniti i porti di Marsala, Mazara del Vallo, Egadi e Castellammare del Golfo per una reciproca sinergia e surrogazione;
con nota del Ministero dei trasporti - direzione generale per le infrastrutture della navigazione marittima e interna - del 6 agosto 2007 viene comunicato l'avvio del procedimento per la soppressione dell'Autorità portuale di Trapani, riferito al triennio 2003-2004-2005, a norma dell'articolo 6, comma 10, della legge 28 gennaio 1994, n. 84;
con nota dell'Autorità portuale di Trapani del 10 agosto 2007 il presidente chiede l'annullamento in autotutela del procedimento avviato;
l'Autorità portuale di Trapani ha a suo tempo trasmesso una dettagliata relazione che riporta i dati dell'anno 2005 completi e attendibili perché tutti documentabili e non desunti da acquisizioni estemporanee a titolo puramente statistico, non impegnativo, che spesso vengono da più parti forniti;
il volume di traffico di merci per l'anno 2005 nel porto di Trapani supera i tre milioni di tonnellate annue al netto del 90 per cento delle rinfuse liquide o a 200 mila Twenty-Feet Equivalent Unit (TEU), dimostrando la insussistenza dei presupposti per una ipotesi di procedimento di soppressione, tanto più che essendo il dato fornito relativo all'ultima annualità del triennio, si registrerebbe, anche in caso di ipotetici valori inferiori anomali per i primi due anni, una progressione favorevole, indice dell'inequivocabile ritorno alla
normalità e conseguentemente del valore più consono attribuibile al reale movimento delle merci;
infine considerato che il comma 989, articolo 1, della legge 27 dicembre 2006 n. 296 (Finanziaria 2007) autorizza il Governo ad adottare per le Autorità portuali entro 90 giorni dall'entrata in vigore della legge, un Regolamento volto a rivedere i criteri per la istituzione delle Autorità portuali e la verifica del possesso dei requisiti previsti per la conferma o la loro eventuale soppressione, tenendo conto della rilevanza nazionale e internazionale dei porti, del collegamento con le reti strategiche nazionali e internazionali, del volume dei traffici e della capacità di autofinanziamento;
impegna il Governo
a porre fine alla vertenza instaurata in quanto la stessa, in riferimento alle considerazioni sopra esposte, non ha motivo di essere perseguita, tenuto conto del volume di traffico di merci, dell'iniziativa legislativa in atto al Senato volta e rivedere i criteri che disciplinano le Autorità portuali, considerato che il Governo non ha ancora emanato il Regolamento di cui al comma 989, articolo 1, della legge 296/2006 e che in regime di vacatio legis derivante da responsabilità del Governo sarebbe quantomeno opportuna una moratoria che consenta di avere punti di riferimento legislativi certi, in presenza di eventuali dubbiose interpretazioni di cui all'articolo 6, comma 8, della legge 28 gennaio 1994, n. 84, poiché con l'assenza dell'Autorità portuale lo sviluppo del territorio subirebbe un grave danno e verrebbe preclusa ogni possibilità di crescita economica, sociale e culturale.
(1-00222)
«Lucchese, D'Alia, Drago, Romano, Ruvolo».
La Camera,
premesso che:
ad oggi risultano ancora inapplicate parti importanti della legge 257 del 1992, la cui approvazione stabiliva la cessazione dell'estrazione d'amianto proibendone l'uso, e prevedeva in particolare la mappatura della presenza della sostanza nel territorio e il conseguente piano di bonifica e di registrazione dei soggetti esposti;
per le sue caratteristiche di resistenza e flessibilità, il nostro Paese ha utilizzato con largo impiego l'amianto in molteplici attività industriali e nel settore dell'edilizia;
l'amianto è una sostanza altamente nociva che arreca gravissimi effetti nocivi alla salute dell'uomo, provocando malattie mortali ai soggetti che ne subiscono i danni dall'esposizione continuativa;
sono state moltissime le patologie e i casi di decessi che si sono verificati negli ultimi anni riconducibili alla respirazione delle fibre d'amianto e le previsioni per il futuro non sono per niente incoraggianti;
il territorio piemontese risulta ancora essere area altamente critica per il crescendo numero di casi di patologie tumorali neoplasie e malattie collegate all'esposizione dell'aminato, per la presenza degli ex stabilimenti Eternit di Casale Monferrato e dì Cavagnolo;
impegna il Governo:
ad assumere tutti gli atti in suo potere per far rispettare le parti ancora inapplicate della legge 257 del 1992
ad attivare una campagna di sensibilizzazione ed informazione sulle patologie asbestocorrelate e sui diritti previsti dalla legislazione vigente per i cittadini e dei lavoratori esposti alle sostanza nocive prodotte dall'amianto;
a prevedere agevolazioni tributarie e contributi speciali per il risanamento e la messa in sicurezza di tutti gli edifici e di tutte le strutture pubbliche e private in cui sia riscontrata la presenza di amianto.
(1-00223)«Delfino, Volontè».
Risoluzione in Commissione:
La XIII e VIII Commissione,
considerato che:
il Corpo forestale dello Stato in una nota dell'11 settembre ha comunicato che dal 1o gennaio al 2 settembre 2007 si sono verificati complessivamente 7.797 incendi boschivi che hanno percorso 127.151 ettari, di cui 61.100 boscati e 66.051 non boscati; rispetto allo stesso periodo del 2006, quando i roghi erano stati 4.596, si assista ad un aumento del 70 per cento del numero degli incendi. Aumenta del 270 per cento rispetto al 2006 la superficie totale percorsa dalle fiamme; la mappa dei roghi identifica la Campania come la regione con il maggior numero di eventi dannosi con 1.707 incendi. Seguono la Calabria (1.614), il Lazio (591), la Sardegna (553), la Toscana (547), la Puglia (402), la Basilicata (389), il Piemonte (324), la Sicilia (313); per quel che riguarda il triste primato della maggiore superficie percorsa dal fuoco, esso spetta alla Calabria con 9.608 ettari, seguita da Abruzzo (7.972), Campania (7.967) e Sardegna (6.868); sempre alla data del 2 settembre sono 18 le persone che hanno perso la vita tra le fiamme;
la gran parte degli incendi si sono concentrati nella terza decade del mese di agosto 2007, complice la prolungata siccità, le temperature decisamente più elevate della media ed il vento di scirocco; come in un bollettino di guerra il 21 agosto si sono registrati 248 roghi con più di 3.000 chiamate ai numeri di emergenza ambientale gestiti dal Corpo forestale dello Stato; il 22, 236 incendi e più di 6.000 chiamate; il 23, 304 i roghi e più di 9.000 le chiamate; il 24, 316 i roghi e più di 6.000 le chiamate; il 25, 264 i roghi e più di 5000 le chiamate; il 26, 339 i roghi ed 11.000 le chiamate; il 27, 276 i roghi più di 12.000 le chiamate; il 28, 264 i roghi e 5000 le chiamate; il 29, 222 i roghi e più di 3.000 le chiamate; il 30, 439 i roghi e più di 6.000 le chiamate; il 31, 349 i roghi e più di 6.000 le chiamate; il 1o settembre, 162 i roghi e 3.700 chiamate; il 2 settembre 159 i roghi e più di 4.000 chiamate; a queste cifre bisogna aggiungere gli incendi verificatisi in Sicilia che il Corpo Forestale non gestisce;
secondo i dati forniti a fine agosto dal Ministero dell'ambiente tramite l'APAT (Agenzia nazionale per la protezione dell'ambiente) dai roghi italiani si sono levate sette milioni e mezzo circa di tonnellate di CO2, una quantità di gas serra equivalente a quella emessa ogni anno dall'industria nella produzione di sostanze chimiche. In altre parole, è come se fosse finito in atmosfera il 5 per cento dell'impegno attuale di riduzione di emissioni nazionali, ai sensi del Protocollo di Kyoto; l'aggressione del fuoco ha riguardato in particolare i Parchi nazionali e le aree protette con 679 incendi che hanno interessato oltre 19mila gli ettari di vegetazione;
il costo dell'attività di prevenzione e spegnimento è stato valutato dal Ministero dell'economia in circa 600 milioni di euro, solo negli ultimi quindici anni, a partire dal Decreto legge 377 del 1994; a questa somma ordinaria vanno aggiunti gli interventi straordinari per il funzionamento dei velivoli Canadair e degli elicotteri antincendio e per il personale dei vigili del fuoco e del corpo forestale; tali interventi sono quantificabili negli ultimi anni in una somma di circa 400 milioni portando la cifra complessiva a circa 1 miliardo di euro; le somme stanziate in Finanziaria per l'ordinaria attività antincendio sono scese dai 66 milioni di euro del 2004 (a seguito di un 2003 disastroso), ai 28 milioni nel 2006, ai 10 per il 2007;
negli ultimi sette anni sono state denunciate per il reato di incendio boschivo 2.641 persone a piede libero; 105 sono state arrestate; di queste circa il 45 per cento sono state condannate, per il restante 55 per cento c'è stata l'assoluzione o l'archiviazione del caso; nei sette anni trascorsi dall'introduzione dello specifico reato (articolo 423 bis del codice penale, che prevede da 4 a 10 anni) si è avuta una sola condanna definitiva; nella
gran parte dei casi gli imputati hanno scelto il patteggiamento o il reato è stato derubricato; per il 2007 vi sono 243 denunciati a piede libero e 8 arrestati;
la legge quadro in materia di incendi boschivi, la n. 353 del 2000, dispone che i comuni debbano censire annualmente, tramite apposito catasto, i terreni percorsi dal fuoco, avvalendosi anche dei rilievi effettuati dal Corpo Forestale dello Stato, in modo da applicare con esattezza i vincoli previsti; tali vincoli prevedono: divieto (forse eccessivo) di pascolo per 10 anni; divieto di modifica di destinazione d'uso per 15 anni; divieto di attività edilizie per 10 anni; divieto di attività di rimboschimento e di ingegneria ambientale per i 5 anni successivi all'incendio, vincolando tali opere all'autorizzazione del Ministero dell'ambiente. Si consideri che a tali divieti è attribuita una importanza assoluta tanto che sono ritenuti nulli gli atti di compravendita che non riportino in modo espresso il divieto. Secondo un recente studio elaborato dal Corpo Forestale dello Stato, a sette anni di distanza dall'approvazione della legge, solo il 12 per cento dei comuni italiani ha elaborato la mappatura dei terreni bruciati; tale studio evidenzia come nelle regioni meridionali maggiormente colpite dalle fiamme nessuno o quasi nessun comune abbia predisposto il catasto incendi;
la dottrina ecologista più avveduta riconosce alle aree forestale, oltre al valore del bosco e dei terreni in sé, un ulteriore elemento sino ad oggi non quantificato economicamente: il valore di «area di ricarica» dell'aria e dell'acqua; i boschi, in particolare di montagna, restituiscono alla pianura ed ai suoi abitanti i due preziosi elementi, sino ad oggi considerati res nullius o quasi; questo fa sì che la manutenzione dei boschi sia elemento essenziale per la vita umana;
va inoltre considerato che le aree percorse dal fuoco sono estremamente sensibili al dilavamento (oltre che alla perdita di suolo fertile) prodotto dalle acque meteoriche, incrementando il rischio di alluvioni catastrofiche; il valore del mantenimento del bosco andrebbe anche economicamente valutato come «danno evitato»;
nonostante le carenze di personale del Corpo Forestale, della Protezione civile e dei Vigili del fuoco, la mancanza di risorse adeguate, le difficoltà burocratiche e di coordinamento con le autorità regionali, va dato atto alle strutture messe in campo in Italia di essere state in grado di evitare un totale disastro come quello avvenuto in Grecia nel medesimo periodo, con intere regioni devastate ed oltre 60 morti; le strutture hanno quindi funzionato; viceversa forti perplessità sono state sollevate in relazione al personale precario utilizzato per lo spegnimento ed anche per i successivi rimboschimenti, contrattualizzato in base al lavoro svolto; non sono prive di fondamento le accuse secondo cui taluni soggetti possano aver creato, appiccando incendi, le proprie future occasioni di lavoro;
poiché la percentuale dei piromani sul totale della popolazione è assolutamente risibile, è evidente che dietro gli incendi vi sia anche un coacervo di interessi economici per i quali la predisposizione del catasto dei terreni percorsi dal fuoco è un ostacolo; è preoccupante osservare che le regioni maggiormente colpite sono quelle con il minor numero di terreni accatastati ed anche con una forte presenza di criminalità organizzata; pertanto va lodata la decisione del Governo di procedere con poteri sostitutivi, sia pure sotto la spinta dell'emergenza, nella redazione del catasto incendi, ma va stigmatizzato il fatto che per tali attività gli enti locali non hanno mai ricevuto né sostegno, né risorse;
impegnano il Governo:
ad adottare con urgenza ogni utile iniziativa, individuando le risorse necessarie, per garantire la piena funzionalità ed il completamento degli organici del Corpo Forestale dello Stato, della Protezione civile e dei Vigili del fuoco;
ad assegnare risorse certe e pluriennali per l'attività di prevenzione e spegnimento degli incendi boschivi e per l'attuazione del catasto dei terreni percorsi dagli incendi;
a rafforzare la gestione centralizzata delle emergenze incendi, al fine dell'utilizzo ottimale di uomini e mezzi;
ad introdurre disposizioni generali che prevedano criteri premiali sulla base degli «incendi evitati» per il personale precario o contrattualizzato a tempo non indeterminato utilizzato per le attività di spegnimento degli incendi boschivi e per i successivi rimboschimenti o, in alternativa, che limitino l'utilizzo di tale personale, con i medesimi criteri premiali, alla sola attività di prevenzione;
ad introdurre un sistema premiale in favore degli imprenditori dei settori agricolo, dell'allevamento estensivo e dello sfruttamento del bosco, anch'esso basato sul criterio «dell'incendio evitato» nelle aree di propria competenza;
a riconoscere all'agricoltura, alla silvicoltura ed alla pastorizia la funzione di presidio del territorio e di mantenimento delle «aree di ricarica» dell'aria e dell'acqua;
a portare il minimo di pena per gli incendi boschivi gravi e colposi dall'attuale anno e mezzo a tre anni; portare il minimo di pena per gli incendi dolosi a cinque anni dai tre attuali; ad introdurre un'aggravante specifica per il caso in cui l'evento provochi morti, feriti o grave pericolo alle persone; a prevedere per i presunti responsabili di incendi il rito processuale direttissimo così da favorire pene veloci ed esemplari;
a rafforzare il più possibile l'attività di prevenzione anche mediante rilevazione satellitare degli incendi boschivi ed introduzione di sensori antincendio o telecamere nelle aree verdi maggiormente sensibili e pregiate;
ad utilizzare, nei mesi estivi e su base volontaria, i giovani che svolgono il Servizio civile, per l'attività di prevenzione degli incendi nelle aree più sensibili, riconoscendo anche ad essi un bonus per gli «incendi evitati»;
a stimolare la ricerca da parte degli enti scientifici nazionali al fine di migliorare le capacità di prevenzione e spegnimento degli incendi;
a riconsiderare il ruolo delle associazioni ambientaliste per quanto riguarda il ruolo di prevenzione antincendio nelle aree ad esse affidate;
a ridurre il divieto di pascolo nelle aree percorse dagli incendi da dieci ad un massimo di due anni.
(7-00275)
«Marinello, Stradella, Misuraca, Di Cagno Abbrescia, Fasolino, Giuseppe Fini, Giro, Grimaldi, Licastro Scardino, Lupi, Minardo, Mondello, Osvaldo Napoli, Romele, Paolo Russo».