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Allegato B
Seduta n. 220 del 9/10/2007
UNIVERSITÀ E RICERCA
Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'università e della ricerca, per sapere - premesso che:
sulla prova di ingresso alle facoltà a numero chiuso di Medicina e Odontoiatria di Bari la magistratura del capoluogo pugliese ha aperto un'inchiesta che ha coinvolto, con l'accusa di concorso in corruzione e truffa ai danni dello Stato, numerosi studenti, docenti, un consigliere comunale ed esperti informatici;
nell'ambito dei propri poteri conferitigli dalla normativa sull'autonomia universitaria, il Rettore dell'Ateneo, Corrado Petrocelli, dopo aver chiesto parere motivato sugli atti da adottarsi all'avvocatura dello stesso ateneo, ha emanato un decreto di annullamento della prova, ed ha indetto per i prossimi 17 e 18 ottobre lo svolgimento di nuovi test di ammissione;
la decisione è maturata dopo che la Procura della Repubblica di Bari aveva fatto pervenire al Rettore una nota contenente un'ampio elenco di candidati per i quali si è accertato con sicurezza, nel corso della suddetta indagine, l'utilizzo di strumenti di telefonia cellulare da parte degli stessi e dunque la consumazione di reati, e che erano in corso collegamenti tra una persona che teneva lezioni private e personale interno, amministrativo e docente, dell'ateneo pugliese;
il decreto del Rettore prevede che la ripetizione del test di riserva sarà riservata a tutti coloro che si erano iscritti all'esame sostenuto il 4 e il 5 settembre scorso, compresi gli studenti non indagati;
della suddetta decisione lo stesso Rettore ne dava comunicazione al Ministro interpellato che invece all'indomani dello scandalo, che nel frattempo aveva interessato anche gli atenei di Catanzaro, Messina, Chieti ed Ancona, aveva disposto solo la cancellazione dalle graduatorie dei test soltanto di quegli studenti che erano risultati colpevoli e coinvolti nei reati dalle procure che conducevano l'indagine;
alla decisione del rettore il ministro interpellato reagiva definendo l'annullamento della prova selettiva da parte del rettore di Bari «una autonoma valutazione» e rilanciava, facendo proprio, il parere dell'Avvocatura dello Stato che considera non valide solo le prove di coloro che «sono stati scoperti e che hanno violato le regole concorsuali, senza che sia necessario procedere all'annullamento dell'intera procedura selettiva»;
in alcune dichiarazioni rese alla stampa all'epoca dei fatti il ministro interrogato ebbe inoltre modo di dichiarare testualmente che: «Non esistono i presupposti giuridici per annullare i test di accesso alle facoltà a numero chiuso in tutte le sedi. Sarebbe un'ingiustizia per tutti coloro che si sono comportati correttamente»;
nel frattempo gli oltre duecento studenti che, avendo superato la prova selettiva si sono sentiti defraudati dall'annullamento dei loro test, hanno presentato ricorso al Tar, stanno in questi giorni manifestando contro la decisione del rettore di Bari promuovendo sit-in di studio in vista dei nuovi test, reclamando la revoca del decreto rettorale di annullamento delle prove;
tra gli studenti delusi c'è anche chi avendo saputo di aver superato le prove ha rinunziato alla frequenza di altri corsi universitari o alla partecipazione ad altre prove selettive come ad esempio quelle della Università Cattolica -:
quali iniziative, in coerenza con quanto dallo stesso Ministro dichiarato, intenda assumere, nell'ambito dei propri poteri, rispetto a quanto indicato in premessa anche e soprattutto al fine di non creare discriminazioni tra coloro che sul territorio nazionale hanno superato le prove e che pur appartenendo ad atenei sospettati per gli stessi reati si sono visti
convalidare la prova, (come nel caso delle città di Messina, Chieti ed Ancona) e coloro che, invece, pur avendo onestamente studiato e superato la prova si sono visti annullare l'esito positivo della stessa solo perché svolta presso l'ateneo di Bari;
se non voglia considerare i limiti di certe prove concorsuali basate sul sistema dei test di ingresso alle facoltà che non tiene in alcuna considerazione la preparazione specifica, al fine di renderli più pertinenti con le discipline di studio previste dai corsi di laurea, dovendo gli stessi rappresentare soprattutto un saggio di ciò che i percorsi didattici prevedono.
(2-00778)«Napoletano, Sgobio».
Interrogazione a risposta scritta:
MELONI. - Al Ministro dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
sulla Gazzetta Ufficiale n. 143 del 22 giugno 2007 è stato pubblicato il decreto ministeriale 22 dicembre 2006 con il quale l'Università degli studi non statale di Urbino «Carlo Bo» è stata trasformata in Università degli studi statale;
all'articolo 2, comma 2, del decreto di statizzazione si afferma che: «Entro un anno dalla data di pubblicazione l'Università statale adotta il proprio statuto di autonomia e i regolamenti di Ateneo secondo quanto previsto dalla vigente normativa»;
interpretando alla lettera la norma, il movimento studentesco universitario «Azione Universitaria», attraverso la sua rappresentanza nel consiglio degli studenti, consegnava al magnifico rettore dell'Università una lettera firmata da altri diciassette consiglieri degli studenti - espressione di tutti gli schieramenti - nella quale si chiedeva l'attuazione dell'articolo 16, comma 2, della legge 9 maggio 1989, n. 168;
com'è noto, tale articolo prevede al secondo periodo che gli statuti - sentito il consiglio di amministrazione - siano deliberati dal senato accademico, integrato, tra gli altri, da rappresentanti degli studenti eletti in numero corrispondente a quello dei presidi di facoltà e comunque non inferiore a cinque;
con questa richiesta il movimento si faceva portavoce di una esigenza comune a tutti gli studenti al fine di avere una maggiore rappresentanza e coinvolgimento nell'adeguamento dello statuto e dei regolamenti ad una reale situazione di città-campus, quale quella di Urbino;
a questa richiesta non seguì tuttavia nessuna risposta, né ufficiale né a mezzo stampa;
il 19 settembre scorso, nonostante le richieste da parte degli studenti nel senso di una maggiore rappresentanza e partecipazione, il Senato accademico - invece di attuare la normativa vigente basata sulla legge n. 168 del 1989 - ha ritenuto opportuno di dover applicare l'articolo 7 dello Statuto vigente il quale riserva allo stesso organo la competenza a proporre le modifiche dello Statuto, sentite le Facoltà, e ad esprimersi su ogni proposta di modifica formulata dal Consiglio di Amministrazione o da altri organi o strutture dell'Ateneo;
tale situazione determina di fatto una estromissione della componente studentesca dai processi decisionali in questo momento delicato di transizione dell'Università di Urbino nell'ambito statale;
la corretta attuazione della legge n. 168 del 1989 darebbe dignità a tutto il mondo universitario, da quello docente a quello studentesco per finire a quello del personale tecnico-amministrativo -:
se non ritenga che le disposizioni di cui all'articolo 16, comma 2, della citata legge n. 168 del 1989 debbano essere applicati anche alla situazione descitta;
quali iniziative, ove condivida tale assunto, intenda intraprendere per salvaguardare
i diritti degli studenti dell'Università di Urbino ed evitare che questo importante momento della vita accademica si riduca ad un passaggio burocratico gestito in maniera autarchica piuttosto che partecipata.
(4-05167)