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Allegato A
Seduta n. 221 del 10/10/2007
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(Sezione 7 - Iniziative per contrastare la precarietà e promuovere il lavoro a tempo indeterminato)
ZIPPONI, MASCIA, MIGLIORE, FALOMI e ROCCHI. - Al Ministro del lavoro e della previdenza sociale. -Per sapere - premesso che:
in Commissione lavoro del Parlamento europeo è aperta la discussione parlamentare sulla flexicurity, sulla base di una comunicazione del Commissario Spidla;
discussione importante perché sul lavoro e la precarietà si gioca non poco del futuro d'Europa: la precarietà rappresenta, infatti, una vera e propria emergenza per il vecchio continente e per l'Italia in particolare e, in realtà, non c'è nessuna evidenza che sistemi di lavoro atipici favoriscano crescita dell'occupazione e dell'economia, tanto meno qualificazione produttiva;
la flexicurity caratterizza il sistema danese, dove si realizzò, molti decenni or sono, come forma specifica, con un sindacato forte e una forte spesa statale per formazione e disoccupazione; nella stessa Danimarca l'intervento statale è stato ora fortemente ridimensionato;
in sistemi come quello italiano, francese, tedesco, far pesare sul bilancio dello Stato i costi di assistenza per anni di sussidio pieno ai lavoratori scaricati dalle aziende - che sarebbero così libere di licenziare come e quando vogliono - è praticamente impossibile; altra cosa è quella di adeguare la spesa sociale alla media europea e, quindi, migliorare tutta la copertura del reddito per tutti i periodi vuoti generati dalla precarietà;
l'indicazione del Parlamento europeo è stata, invece, in direzione del lavoro normale, stabile e a protezione collettiva;
la comunicazione del Commissario sulla flexicurity ignora il pronunciamento parlamentare: in sostanza, propone massima flessibilità in ingresso, con contratti di primo impiego, e in uscita, con libertà di licenziamento; i modelli presi a riferimento, danese, spagnolo, irlandese e austriaco, vanno in questa direzione: essa apre la strada a una facilità di licenziamento e non ha garanzie effettive di impiego, né di reddito; per di più viene proposta in presenza di un forte ridimensionamento del ruolo e dei finanziamenti dello Stato;
il Governo italiano dovrebbe far valere in Europa il meglio del nostro sistema legislativo e normativo: dallo statuto dei lavoratori all'ultima legge sulla sicurezza sul lavoro; i diritti nel lavoro sono universali e indisponibili, deve essere chiara la responsabilità dei datori di lavoro, il lavoro a tempo indeterminato deve rimanere il rapporto «normale», il licenziamento ingiustificato resta punito con il pagamento del danno e la riassunzione;
il lavoro «normale» deve essere quello a tempo indeterminato, in quanto intrinsecamente connesso a una qualificazione produttiva capace di far crescere sviluppo e occupazione nell'ambito del modello sociale europeo -:
cosa intenda fare il Governo per promuovere il lavoro «normale», bonificando la precarietà, anche attraverso meccanismi di qualificazione permanente del lavoro e di welfare del lavoro, secondo indirizzi europei, colpendo i licenziamenti senza giusta causa, garantendo analoghi diritti e prestazioni alle forme contrattuali atipiche, garantendo la formazione in forme permanenti e il reddito nelle fasi formative prima e dopo l'ingresso nel mercato del lavoro, senza dimenticare contributi figurativi e la tutela dei diritti fondamentali (il diritto alla salute, all'abitare ed altro). (3-01316)
(9 ottobre 2007)