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Allegato B
Seduta n. 224 del 16/10/2007
...
SALUTE
Interrogazioni a risposta orale:
MELLANO e PORETTI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il 4 ottobre 2007, il Ministero della salute ha presentato in Parlamento la
«Relazione del Ministero della salute sull'attuazione della legge contenente norme per la tutela sociale della maternità e per l'interruzione volontaria di gravidanza (legge n. 194 del 1978)»;
l'articolo 16 della legge n. 194 del 1978 prevede che tale Relazione sia presentata entro il mese di febbraio di ogni anno;
nella Presentazione della Relazione, il Ministro della salute scrive, fra l'altro: «... Da alcuni anni non è stato più possibile applicare il modello matematico per la stima degli aborti clandestini perché l'errore sulla stima è dello stesso ordine di grandezza della stima stessa e per il contributo sempre più importante delle cittadine straniere che altera i parametri da inserire nel modello ...» (pag. 2);
nella Presentazione della Relazione, il Ministro della salute scrive, fra l'altro: «... Dal 2005 alcuni istituti hanno utilizzato l'approccio farmacologico per l'interruzione della gravidanza (anche definito aborto medico in alternativa all'aborto chirurgico), così come già presente da diversi anni in altri Paesi e come raccomandato nelle linee guida elaborate dall'OMS (Safe Abortion: Technical and Policy Guidance for Health Systems. WHO, 2003) e da altre Agenzie internazionali. Da quanto riferito dalle Regioni, nel 2005 il Mifepristone (RU486) per l'aborto medico è stato utilizzato in due Regioni (Piemonte e Toscana) per un totale di 132 casi; nel 2006 in cinque Regioni (Piemonte, Trento, Emilia Romagna, Toscana e Marche), per un totale di 1.151 casi, pari allo 0,9 per cento delle IVG effettuate nell'anno ...» (pag. 2);
nella Presentazione della Relazione, il Ministro della salute non spende una parola per commentare i dati riportati nel documento sulla cosiddetta «obiezione di coscienza»; in particolare, nella Tabella 28, allegata alla Relazione, è rappresentata la situazione dell'«Obiezione di coscienza per categoria professionale nel servizio in cui si effettua l'IVG» (dati 2005);
tale Tabella contiene evidenti anomalie: risulta dalla sua lettura che nella Regione Basilicata sono obiettori di coscienza il 41,8 per cento dei ginecologi, il 45,8 per cento degli anestesisti e il 36,5 per cento del personale non medico quando le percentuali relative all'anno precedente (2004) erano, rispettivamente, 92,6 per cento, 73,5 per cento e 61,3 per cento; i dati numerici relativi alle tre categorie professionali hanno subito mutamenti insignificanti; anomalie simili sono riscontrabili pure per quanto riguarda i dati della Provincia Autonoma di Bolzano e la regione Sardegna; i dati delle Regioni Liguria e Campania risalgono addirittura all'anno 1999; i dati della Regione Calabria risalgono all'anno 2000; i dati della Regione Lazio risalgono all'anno 2001; i dati delle Regioni Toscana, Marche, Molise, Puglia, Sicilia risalgono all'anno 2002; i dati della Regione Abruzzo risalgono all'anno 2003;
in definitiva, su un totale di 19 Regioni e 2 Province Autonome, solamente 8 Regioni hanno comunicato dati attendibili riferibili all'anno 2005;
nella Tabella 29, allegata alla Relazione in oggetto, sono riportate le IVG effettuate in ciascuna Regione e il numero delle donne residenti in ciascuna Regione che hanno effettuato l'IVG; per quanto riguarda la Basilicata, sono state effettuate, nel 2005, 591 IVG ma sono state ben 1.041 le donne residenti in Basilicata ad aver abortito (sono escluse dal calcolo le donne straniere); dunque, ben 450 donne lucane hanno dovuto abortire in altre Regioni. La percentuale che ne deriva (76,14 per cento) rappresenta un record italiano senza concorrenti (al secondo posto la Regione Calabria con il 4,12 per cento; al terzo l'Abruzzo, con l'1,25 per cento; in tutte le altre Regioni e nelle due Province autonome le IVG effettuate in loco superano le IVG delle donne residenti); l'anomalia lucana era già presente, ancor più evidente, nella Relazione dell'anno passato (615 interventi in Regione,
1.239 IVG di donne residenti, rapporto percentuale 101,46) ed era stata evidenziata nell'interrogazione 4-01279;
non risulta agli interroganti che, durante la sua visita ufficiale nella Regione Basilicata effettuata nell'autunno scorso, il Ministro della salute abbia assunto informazioni sia sulla consistenza del fenomeno dell'obiezione di coscienza sia sulla consistenza del fenomeno dell'«emigrazione per aborto», né abbia espresso valutazioni sull'evidente rapporto di causa/effetto che lega i due fenomeni -:
quali siano i motivi del costante ritardo nella pubblicazione della Relazione di cui in premessa, ritardo che comunque non impedisce alla maggioranza delle regioni di fornire dati incompleti, non corretti e comunque superati;
quali valutazioni intenda trarre dai risultati delle sperimentazioni dell'aborto farmacologico in ben cinque regioni italiane nel biennio 2005/2006, con 1.283 interventi effettuati complessivamente senza che si sia verificato alcun incidente sanitario rilevante;
quali siano i motivi del perdurante silenzio, relazione dopo relazione, rispetto al fenomeno dell'obiezione di coscienza, che rappresenta in molti contesti (in Basilicata come anche in Puglia e in Veneto con, rispettivamente, il 76,8 per cento e il 76,1 per cento di ginecologi obiettori) un sostanziale sabotaggio della legge n. 194 del 1978; sabotaggio che colpisce, in particolare, le donne meno abbienti e meno attrezzate culturalmente, che sono ancora costrette, nell'Italia del 2007, alla pratica dell'aborto clandestino e di classe;
se non ritenga opportuno garantire in tutte le strutture abilitate ad effettuare IVG la presenza di almeno il 50 per cento di personale non obiettore;
se intenda adoperarsi perché sia consentito a tutte le donne della Basilicata di poter accedere all'interruzione volontaria di gravidanza nella propria Regione nelle condizioni ottimali loro garantite (per ora, ancora solo sulla carta) dalla legge n. 194 del 1978;
se non ritenga che, scontando le reali difficoltà di rilevazione, occorra compiere comunque una valutazione aggiornata sul fenomeno dell'aborto clandestino.
(3-01337)
GASPARRI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
da notizie di stampa si apprende che la regione Toscana intenderebbe concedere l'assistenza sanitaria generalizzata agli immigrati clandestini;
tale intendimento non risulta ancora formalizzato in una proposta di legge regionale;
ad avviso dell'interrogante, se è giusto erogare a chiunque prestazioni in casi di urgenza, non è ammissibile che chi non è entrato regolarmente in Italia ed è privo di permesso di soggiorno possa fruire di normali prestazioni sanitarie, che costituirebbero in tal modo una sorta di sanatoria al di là dei limiti delle normative di carattere nazionale, senza contare che simili misure finirebbero per incoraggiare, in violazione delle normative vigenti, l'ingresso di clandestini nel nostro Paese e sottrarrebbero fondi e prestazioni a quanti, italiani o stranieri regolarmente residenti, versano contributi per ottenere prestazioni sanitarie -:
se, nell'ambito della competenza esclusiva in materia di immigrazione e della potestà concorrente in materia di tutela della salute, non intenda definire i limiti di intervento delle regioni in questo settore.
(3-01354)