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Allegato B
Seduta n. 226 del 18/10/2007
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GIUSTIZIA
Interrogazione a risposta orale:
NESPOLI e CASTIELLO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
ai sensi dell'articolo 2, comma 3, legge n. 374 del 1991 si sta provvedendo alla razionalizzazione delle sedi dei «Giudici di Pace»;
in riferimento alla Regione Basilicata, tra le altre, sarebbe stata prevista la soppressione, mediante accorpamento ad altra sede, della sede del «Giudice di Pace» di Bella (Potenza);
i Consigli Comunali di Bella, Muro Lucano, Castelgrande e San Fele, facendosi portavoce delle sacrosante proteste delle loro popolazioni contrarie ad una ulteriore soppressione di un istituto peraltro ben radicato nel tessuto sociale di quella parte di territorio del Potentino Nord-Occidentale, hanno adottato una Delibera all'indirizzo del Ministero della Giustizia segnalando l'inopportunità di tale scelta;
la sede del «Giudice di Pace» di Bella risulta essere tra le più dinamiche dell'intero territorio regionale avendo avuto, nel solo anno 2006, un totale di 1828 iscrizioni al Registro Generale degli Affari Civili e Penali di cui 1700 procedimenti già definiti, mentre nell'anno corrente a tutt'oggi le iscrizioni sono pari a 1586;
proprio la sede di Bella, forse l'unica, risulta essere adeguata e conforme a tutte le norme di legge in materia di sicurezza degli immobili, tutela dei diversamente abili e norme di sicurezza sui luoghi di lavoro, ha goduto per i lavori di messa norma, di un finanziamento totale di circa 180.000 euro di cui ben 155.000 euro direttamente erogati dal Ministero della giustizia;
nella relazione del Consiglio Giudiziario presso la Corte d'appello di Potenza, a base di tale scelta, sono stati riportati elementi non veritieri e facilmente opinabili alla luce dei dati ufficiali sopra, in parte, già riportati -:
quali intendimenti il Ministero della Giustizia intenda adottare al fine di rivedere le scelte eventualmente già operate circa il pericolo di soppressione della sede del «Giudice di Pace» di Bella (Potenza) e, in più, se non sia finanché il caso di estendere il territorio di competenza dell'Istituto bellese anche ad altri Comuni limitrofi che, in ragione di una presunta razionalizzazione, rischiano l'accorpamento ad altre sedi molto più distanti e disagiate.
(3-01360)
Interrogazioni a risposta in Commissione:
FAVA, LUSSANA, ALESSANDRI, PINI, BRIGANDÌ e ALLASIA. - Al Ministro della giustizia, al Ministro delle infrastrutture. - Per sapere - premesso che:
per la costruzione della casa mandamentale di Revere, in provincia di Mantova, i lavori sono iniziati nel lontano 1989, sono stati ripetutamente sospesi e sono definitivamente bloccati dall'anno 2000;
svariate volte il Comune si è attivato sia per sollecitare l'ultimazione del presidio penitenziario onde evitare ulteriori sprechi di danaro pubblico, sia per chiedere il trasferimento della proprietà all'Amministrazione comunale, disponibile ad accollarsi tutte le spese per il completamento dei lavori necessari alla definitiva apertura della struttura mandamentale, con un investimento calcolato di 7 miliardi delle vecchie lire;
nel 2005, con lettera indirizzata al Ministro, il sindaco Strazzi aveva sollecitato la richiesta di trasferimento dell'edificio al Comune, come peraltro già avvenuto per molte altre strutture mandamentali, anche a causa della loro riconosciuta antieconomicità per l'amministrazione penitenziaria;
nei primi mesi del 2006, il Dipartimento di Giustizia Minorile di Roma aveva inviato una lettera al Comune di Revere per comunicare la volontà di trasformare lo stabile in un istituto di pena per i minori, circostanza che avrebbe comportato l'ultimazione dei lavori di costruzione;
da parte dell'attuale amministrazione non è giunta notizia di alcuna decisione al riguardo e pertanto i lavori di completamento della struttura mandamentale attendono ancora di essere ultimati, a distanza di ben diciannove anni da quando hanno avuto inizio;
l'attuale sindaco Gloria Bonini ha nuovamente sollecitato una decisione sulla destinazione della struttura penitenziaria, tragicamente abbandonata al suo destino, facendo presente la disponibilità del Comune
a gestire gli eventuali lavori di ristrutturazione o di riconversione del carcere abbandonato -:
quali iniziative i Ministri interrogati intendano assumere, per quanto di loro competenza, per il completamento della struttura penitenziaria di Revere, anche in ragione del fatto che a livello governativo si discute da tempo della necessità di ampliare la capacità ricettiva del sistema penitenziario, attraverso la costruzione di nuove carceri, la riapertura di strutture abbandonate e la ristrutturazione di quelle esistenti.
(5-01631)
BORDO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il Parlamento ha approvato la legge 241/2006 per la concessione dell'indulto finalizzata, tra l'altro, a favorire la soluzione dei problemi sociali e sanitari collegati al fenomeno del sovraffollamento delle strutture carcerarie;
il Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria (DAP) ha reso note le cifre relative ai detenuti presenti nelle carceri italiane al 30 giugno 2007, evidenziando l'esaurimento del cosiddetto «effetto indulto»: è stata censita una popolazione carceraria di 43.957 detenuti a fronte di 42.824 posti disponibili in base alle norme che regolano la capienza regolamentare;
il ministro della giustizia, Clemente Mastella, ha più volte e pubblicamente indicato la carenza di strutture penitenziarie tra i problemi che determinano il fenomeno del sovraffollamento;
negli ultimi 20 anni, in provincia di Foggia sono stati realizzati 5 istituti di pena - ad Accadia, Bovino, Castelnuovo della Daunia, Orsara e Volturara Appula - per una disponibilità complessiva di circa 300 posti, mai entrati in funzione;
per la costruzione delle strutture citate lo Stato ha sostenuto una spesa di oltre 10 milioni di euro;
l'attivazione delle strutture, oltre che offrire una risposta ai bisogni della popolazione di detenuti ed alle necessità infrastrutturali del DAP, può rappresentare anche l'occasione per la nascita di un indotto economico a vantaggio delle piccole imprese locali attive nel settore della preparazione dei pasti, della lavanderia, delle manutenzioni, eccetera -:
se e come il Ministero della giustizia intenda procedere all'attivazione delle strutture indicate in premessa.
(5-01634)
Interrogazioni a risposta scritta:
BELLOTTI, CICCIOLI, RAMPELLI, LAMORTE, ANGELA NAPOLI, MOFFA, FOTI, PERINA, GIULIO CONTI, PROIETTI COSIMI, SAGLIA, AMORUSO, MURGIA, LANDOLFI, GASPARRI, AIRAGHI, DE CORATO, PEDRIZZI, ROSITANI, TAGLIALATELA, CONSOLO, MENIA, GIORGIO CONTE, LISI, RONCHI, CASTELLANI, CONTENTO, FRASSINETTI, ANTONIO PEPE e MIGLIORI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
ogni anno a New York, in commemorazione della Scoperta dell'America, si celebra il Columbus Day, in cui gli Americani celebrano e rinsaldano i profondi legami con il nostro Paese;
quest'anno il ministro Clemente Mastella, destinatario della presente interrogazione, è stato una dei massimi protagonisti della parata che rappresenta il momento culminante del Columbus Day, in quanto rappresentante della Repubblica Italiana;
al suo fianco, da quanto risulta dall'articolo apparso su Il Giornale del 10 ottobre 2007, sarebbe stata prescelta per rappresentare l'Italia Lidia Bastianich come Grand Marshal della parata;
la Grand Marshal è una celebrità di spiccate origini italiane che apre ogni anno la famosa manifestazione a New York in occasione della festa;
Lidia Bastianich, tuttavia, secondo il quotidiano sopra citato, sarebbe stata contestata da organi di stampa degli italoamericani;
America Oggi, in un pezzo citato da Il Giornale avrebbe spiegato come «prima di dedicarsi ai tour enogatronomici in Italia, la sua [di Lidia Bastianich, ndr] agenzia di viaggi era impegnata nel turismo di "ritorno alle radici" della componente etnica croata»;
ciò che viene a lei contestato, più che l'origine croata, sarebbe addirittura un atteggiamento di ostilità verso la comunità italiana e verso la sua cultura;
L'Arena di Pola, uno dei giornali degli esuli istriani, avrebbe commentato duramente la scelta della Bastianich come Grand Marshal: «Questa gente si ricorda di essere italiana solo quando conviene»;
ben più gravi sarebbero state le parole di Lidia Bastianich al New York Times: «Tito aveva permesso a centinaia di migliaia di istriani di ritornare in Italia come profughi»;
il Giornale cita altri esempi e giungere a sostenere che Lidia Bastianich negasse «praticamente che la popolazione italiana era autoctona» in Istria;
il titolo del citato articolo, poi, indicherebbe una realtà ancora più grave: «Italia al Columbus day rappresentata da una istriana che nega le foibe»;
l'interrogante ritiene che, dopo l'istituzione del giorno della memoria delle vittime della pulizia etnica subita dal popolo giuliano-dalmata, anche la minima traccia di negazionismo della realtà delle foibe sarebbe elemento sufficiente non solo per escludere un individuo dal compito di rappresentare l'Italia, ma anche per obbligare il Governo a esecrare il suo comportamento;
sebbene non sia compito del Governo Italiano prescegliere il Grand Marshal, resta vero che il Ministro di grazia e giustizia ha posato accanto a Lidia Bastianich sorridente, senza spendere una parola per le vittime della pulizia etnica avvenuta in Venezia Giulia -:
se il Ministero di grazia e giustizia acquisisca informazioni circa le persone accanto alla quali il Ministro compare quando esercita compiti di rappresentanza della Repubblica Italiana;
se il Ministro sia stato a conoscenza della storia e delle opinioni espresse dalla signora Lidia Bastianich;
se il Governo italiano non reputi di dover condannare pubblicamente chi nega la realtà storica della pulizia etnica compiuto a danno di italiani nel territorio istriano e dalmata.
(4-05313)
MURA. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
mercoledì 17 ottobre 2007, come riportato dalle principali agenzie di stampa, un cittadino di nazionalità albanese di nome Klirimi Fajzo nel corso di un'udienza presso il tribunale di Reggio Emilia che doveva sancire la separazione dalla moglie Vjosa Fejzo ha estratto un'arma da fuoco esplodendo dei colpi all'indirizzo della moglie, del fratello della moglie presente all'udienza, dell'avvocato della donna e del suo stesso avvocato;
i colpi esplosi hanno ferito gravemente la moglie del Fajzo riducendola nella condizione di morte clinica ed hanno invece ucciso sul colpo il fratello della donna;
il Fajzo è stato a sua volta colpito a morte da due agenti di pubblica sicurezza dopo che non si era fermato all'alt intimato da questi ultimi per rientrare sempre armato nell'aula dove giacevano i corpi della moglie e del cognato -:
come sia stato possibile che Klirimi Fajzo abbia introdotto indisturbato una pistola all'interno del tribunale di Reggio Emilia e quali siano le procedure standard di sicurezza previste nei tribunali italiani per evitare che vengano introdotte armi;
quali provvedimenti, inoltre, intenda assumere in merito alla vicenda e se non ritenga necessaria l'adozione dei metal detector nei tribunali italiani in cui tale strumento non sia attualmente presente.
(4-05314)