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Allegato B
Seduta n. 226 del 18/10/2007
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INTERNO
Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere - premesso che:
il territorio italiano, con particolare riferimento alle regioni meridionali, è stato flagellato da una catena di incendi che hanno distrutto o seriamente danneggiato ampie porzioni del nostro patrimonio boschivo e agricolo, mentre si stima che circa 10.000 ettari di boschi e di vegetazione di pregio siano stati distrutti all'interno delle aree protette italiane;
particolarmente grave è quanto si è registrato nell'area del promontorio del Gargano, dove le fiamme hanno provocato: 3 vittime, centinaia di feriti e almeno 4.000 sfollati; distrutto una decina di strutture ricettive, tra alberghi, villaggi turistici e campeggi; distrutto e/o seriamente danneggiato decine di abitazioni private anche all'interno dei centri abitati; distrutto e/o seriamente danneggiato strutture e attrezzature di decine di aziende agricole e di allevamento zootecnico; distrutto e/o seriamente danneggiato infrastrutture viarie urbane ed extraurbane, condutture di adduzione dell'acqua potabile e dell'acqua per l'irrigazione dei campi, linee di trasmissione dell'elettricità e di collegamento telefonico;
le imprese turistiche delle aree colpite dalle fiamme hanno sostenuto uno straordinario sforzo finanziario per far fronte ai danni strutturali subiti e sostenere impreviste azioni di marketing, anche internazionale, allo scopo di conservare la clientela, con ciò determinando l'insorgere di una massa debitoria di rilevante entità e di un altrettanto elevato livello di sofferenza bancaria;
pur lodando l'impegno degli apparati dello Stato e locali ed il sacrificio degli uomini impegnati nell'attività di prevenzione e contrasto del fenomeno, l'emergenza ha evidenziato l'opportunità di una diversa e più efficace organizzazione logistica del sistema di intervento aereo della Protezione Civile, oggi incentrato sull'aeroporto di Pratica di Mare;
il Governo ha nominato Commissario straordinario per l'emergenza incendi il Capo del Dipartimento per la Protezione Civile, Guido Bertolaso, ed ha stanziato un fondo speciale di 5 milioni di euro per interventi sull'intero territorio nazionale -:
se il Governo ritenga di:
fornire indicazioni precise in ordine ai soggetti destinatari degli interventi di risarcimento e sostegno finanziario a valere sul fondo citato;
stanziare ulteriori risorse finanziarie, vista l'insufficienza di quelle già previste;
dare indicazioni precise circa le attività programmate di rimboschimento e di contrasto al dissesto idrogeologico;
valutare l'opportunità di attivare una base aerea destinata ad ospitare i Canadair della Protezione Civile all'interno della ex base dell'Aeronautica Militare per idrovolanti del lago di Varano.
(2-00792)
«Bordo, Amendola, Astore, Bellanova, Bocci, Boffa, Brandolini, Buglio, Burtone, Caldarola, Cesario, Cuperlo, Delbono, Fadda, Galeazzi, Gozi, Grassi, Iannuzzi, Luongo, Marone, Pellegrino, Pisicchio, Razzi, Nicola Rossi, Servodio, Suppa, Tomaselli, Turci, Vico, Burchiellaro, De Biasi, Fasciani, Fiano, Ghizzoni, Marantelli».
Interrogazioni a risposta scritta:
BORDO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
i numerosi incendi che hanno segnato negativamente l'estate appena trascorsa hanno fatto emergere, anche con drammaticità, le difficoltà di organico e strutturali vissute dal Corpo dei Vigili del Fuoco;
nel caso specifico della provincia di Foggia, le organizzazioni sindacali di categoria hanno stimato la necessità dell'inserimento di almeno 30 unità professionali per far fronte alle molteplici esigenze di uno tra i territori più vasti e «protetti» (Parco Nazionale del Gargano, Parco Regionale del Bosco Incoronata, Zona Umida di Margherita di Savoia) d'Italia;
oltre alle citate carenze, la pianta organica del Corpo dei Vigili del Fuoco della Provincia di Foggia presenta gravi scompensi per quanto riguarda le qualifiche intermedie a causa dei sempre più frequenti pensionamenti e dei conseguenti avanzamenti di grado del personale in servizio;
il Ministero dell'interno ha deciso, con proprio decreto, l'apertura del distaccamento di San Giovanni Rotondo, proprio per rafforzare le attività di tutela del patrimonio ambientale del Gargano;
le organizzazioni sindacali hanno, da tempo, sottoposto all'attenzione dei vertici del Corpo dei Vigili del Fuoco la necessità di procedere alla riqualificazione del Comando di Foggia, provvedendo al passaggio alla categoria superiore della sede centrale e dei distaccamenti collegati;
tale provvedimento amministrativo avrebbe, tra gli altri, l'effetto di favorire la stabilizzazione di 8 unità tra quelle attualmente impiegate nella forma del «servizio volontario» -:
se e in quali tempi il Ministero dell'interno intenda procedere all'elevazione di categoria del Comando dei Vigili del Fuoco di Foggia.
(4-05300)
BETTA, BOATO, FRONER e FUGATTI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
la legge 5 febbraio 1992, n. 91 ha riconosciuto la possibilità per tutti coloro che potevano dimostrare la discendenza da cittadini italiani di chiedere il riconoscimento della cittadinanza italiana;
dal provvedimento erano stati esclusi i discendenti di cittadini residenti nei territori conquistati con la guerra del 1914-18 ed annessi all'Italia. Per effetto del trattato di San Germano (entrato in vigore il 16 luglio 1920), i sudditi austroungarici provenienti dai territori annessi all'Italia ed emigrati all'estero prima del 1920, dovevano operare l'opzione fra l'acquisizione della cittadinanza italiana o la cittadinanza del Paese di residenza;
l'opzione fu esercitata da un numero esiguo di interessati emigrati all'estero sia perché è mancata completamente l'informazione, sia perché la dislocazione dei Consolati rendeva impossibile il superare le distanze;
con legge 14 dicembre 2000, n. 379 il Parlamento ha riconosciuto la facoltà di riconoscimento della cittadinanza italiana anche ai discendenti di emigrati dalle odierne province di Trento, Gorizia, Bolzano, Trieste. Tale facoltà deve essere esercitata entro il dicembre 2010 (termine di scadenza così prorogato con legge n. 51 del 23 febbraio 2006);
l'applicazione della legge è affidata ad una apposita Commissione interministeriale istituita con decreto del Ministero dell'interno del 2 marzo 2001, che deve operare, tenendo conto delle particolari circostanze storiche ed etnico-linguistiche delle situazioni regolate, al fine di risolvere ogni dubbio e permettere l'applicazione corretta della normativa;
la prassi che si è instaurata ha invece determinato gravi difficoltà all'esecuzione della legge, fino alla sostanziale paralisi, perché una circolare del Ministero dell'interno prevede una procedura assolutamente accentrata: tutte le istanze di cittadinanza,
da inoltrarsi presso Comuni e Consolati italiani all'estero, devono essere valutate dalla Commissione Interministeriale presso il Ministero dell'interno, alla quale pertanto devono necessariamente essere inviate le pratiche da tutto il mondo (circolare del Ministero dell'interno, Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione - Direzione Centrale per i diritti civili, la cittadinanza e le minoranze n. K 78 del 24 dicembre 2001);
la Commissione si è riunita undici volte l'anno ed attualmente i procedimenti definiti dal 20 dicembre 2000 al 31 ottobre 2006 risultano essere solo circa 540, a fronte di migliaia di domande in attesa di definizione presso la Commissione e molte di più in arrivo dai Consolati italiani del Brasile e dell'Argentina;
si valuta che gli aventi diritto alla cittadinanza in base alla legge n. 379 del 2000 siano circa cinquantamila;
a quanto risulta agli interpellanti, ulteriori difficoltà presso i Consolati italiani - soprattutto in Brasile e Argentina - contribuiscono ad aggravare la situazione: i Consolati sono difficilmente accessibili dagli aventi diritto, al punto da essere state istituite liste di attesa fino al 2020 per iniziare i procedimenti di cittadinanza;
la Commissione interministeriale competente può essere raggiunta da istituzioni e cittadini solo attraverso l'ufficio Cittadinanza presso il Ministero dell'interno, dove una sola persona è addetta a questo tipo di pratiche provenienti dall'Italia e da numerosi Stati esteri;
l'ente locale e il privato sociale fanno da anni la loro parte per affrontare le gravi difficoltà, ciò nonostante sono migliaia le persone in attesa di presentare istanza di accesso alla cittadinanza presso molti Consolati;
la Commissione appositamente istituita non può evidentemente occuparsi di tutti i procedimenti;
è da ritenere quindi che i tempi oggi necessari per la trattazione dei procedimenti relativi alla legge n. 379 del 2000 siano di un numero di anni non determinato e che siano destinati a dilatarsi per l'elevato numero di pratiche arretrate;
ulteriori ritardi sono dovuti a sospensioni determinate dalla richiesta di nuova documentazione - ad esempio, la richiesta di certificati che l'avo emigrato non rinunciò mai alla cittadinanza italiana, pur non avendo mai avuto la cittadinanza italiana, visto che emigrò da suddito austroungarico - documentazione reperibile con tempi lunghissimi e oneri finanziari elevati; inoltre risulta impossibile ottenere una normale comunicazione con gli uffici, né una risposta alle questioni applicative che spesso bloccano i già tortuosi percorsi delle pratiche;
dall'applicazione della legge sono arbitrariamente esclusi i discendenti di donne nati prima del 1948, per disposizione del Ministero dell'interno (circolare K78 citata), le cui istanze non sono nemmeno ricevute dalla maggior parte dei Consolati italiani;
durante gli anni di attesa per ottenere il riconoscimento della cittadinanza, i richiedenti sono ammessi a soggiornare in Italia con un permesso di soggiorno per motivo di «attesa cittadinanza», previsto con il regolamento di attuazione della legge sull'immigrazione (decreto del Presidente della Repubblica del 31 agosto 1999, n. 394, articolo 11);
poiché nessuna norma prevede che tale permesso, nelle more del procedimento, dia accesso al lavoro e a vivere in Italia con i propri familiari, il Ministero dell'interno ha espresso parere negativo all'accesso al lavoro (e conseguentemente alla vita in famiglia) per i titolari di questo permesso di soggiorno;
l'esclusione dal lavoro e dall'unità familiare rende insostenibile la condizione dei discendenti di questi emigrati di nazionalità italiana, condannati ad attendere a tempo indeterminato senza potersi mantenere
e senza poter stare con la famiglia in Italia, anche se il riconoscimento della cittadinanza avrà effetto retroattivo alla data della richiesta della cittadinanza (in base all'articolo 15 della legge ordinaria in materia di cittadinanza, legge 5 febbraio 1992, n. 91);
è evidente che la condizione di stranieri in attesa di cittadinanza, protratta per anni, è unica e diretta conseguenza della mancata attuazione della legge sulla cittadinanza, che i cittadini stanno pagando in modo drammatico, versando in condizioni economiche molto difficili e dovendo stare separati da coniugi e figli minori;
non si può infine che constatare, anche a seguito di una verifica, che l'Amministrazione, i Consolati, non sono attrezzati per dare attuazione alla legge, ossia per ricevere le dichiarazioni degli aventi diritto entro la data di scadenza fissata (20 dicembre 2010) e definire i procedimenti in tempi certi e accettabili;
a giudizio degli interpellanti, all'acquisto della cittadinanza italiana per discendenza è posta una ingiustificata ed odiosa discriminazione fra gli stessi italiani, a seconda di quale provincia essi siano originari, e a quali Consolati debbano rivolgersi;
è pertanto difficile considerare equo un procedimento che esclude e frustra le aspettative di una parte di emigrati di nazionalità italiana, privando il nostro paese dell'apporto di cittadini per i quali l'Italia pure ha fatto immensi sacrifici;
è evidente la necessità di innovare e razionalizzare tale procedimento amministrativo -:
quali siano i provvedimenti amministrativi che intendano immediatamente assumere per ovviare alla descritte procedure secondo gli interpellanti assolutamente inefficienti;
se non ritengano indispensabile modificare la procedura di applicazione della legge n. 379 del 2000 attribuendo alla Commissione interministeriale non tanto il compito di esaminare tutti i procedimenti presentati nel mondo, ma solo quelli ai quali i Consolati e i Comuni non ritengono di dare accoglimento, nonché di proporre le direttive necessarie per una applicazione della legge n. 379 del 2000 uniforme e corretta presso Consolati e Comuni;
se non ritengano indispensabile potenziare le risorse e il personale in alcuni Consolati dove maggiore è il numero dei procedimenti iniziati o in attesa di essere introdotti, per dare la dovuta attuazione alla legge n. 379 del 2000;
se non ritengano opportuno attivarsi affinché durante la lunga attesa della cittadinanza italiana per fatti da ascriversi all'Amministrazione e non certo ai cittadini interessati, sia consentito loro l'accesso al lavoro e al ricongiungimento familiare.
(4-05304)
FAVA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
per mancanza di personale e di risorse finanziarie, il presidio dei Vigili del fuoco di Suzzara, in Provincia di Mantova, è rimasto nuovamente chiuso per ben due volte il 14 ed il 15 ottobre scorso;
le esigenze del presidio di Suzzara risultano essere state ancora una volta sacrificate a quelle concorrenti dei distaccamenti di Viadana e Mantova;
con l'inverno alle porte e la conseguente crescita della probabilità di giornate nebbiose, nulla garantisce il tempestivo intervento dei Vigili del Fuoco a Suzzara dai presidi più vicini in caso di emergenza;
il personale operativo disponibile a Mantova, Suzzara, Viadana e Castiglione delle Stiviere rimane in ogni caso assolutamente insufficiente ad assicurare il servizio
su un territorio caratterizzato dalla presenza di numerose imprese che lavorano il legno -:
cosa il Governo intenda fare per porre rimedio a questa situazione, assicurando il pieno e continuo funzionamento del presidio dei Vigili del Fuoco di Suzzara.
(4-05311)
GALANTE. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
da notizie di stampa (Varese News, 18 settembre 2007) si apprende che il sindaco di Buguggiate (Varese), Alessandro Vedani, avrebbe dichiarato che «è peggio tirare le bombe piuttosto che festeggiare il compleanno di Hitler»;
il comune di Buguggiate nei mesi scorsi è finito nella bufera dell'inchiesta neonazi partita da Varese poiché ospita un locale in cui si festeggia il compleanno del Fuhrer;
la suddetta struttura, di proprietà comunale, è stata data in gestione alla Rivendell, società in cui figurerebbe anche Francesco Lattuada, capogruppo di Alleanza Nazionale nel consiglio comunale di Busto Arsizio, a sua volta inquisito nell'operazione partita dalla Digos di Varese;
a parere dell'interrogante - che sulla pericolosità del rigurgito neonazista e neofascista in Italia ha presentato analoghe interrogazioni parlamentari - il fenomeno non deve assolutamente essere sottovalutato;
a parere dell'interrogante, è dovere dello Stato, in tutte le sue articolazioni, dare piena attuazione alle disposizioni contenute nella legge Mancino, relative al reato di apologia di fascismo e allo scioglimento delle organizzazioni che incitano all'odio razziale e al fascismo -:
quali iniziative il Ministro, secondo le proprie competenze, intenda porre in essere in merito a quanto esposto in premessa.
(4-05312)
MIGLIOLI e GHIZZONI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nella notte tra lunedì 15 e martedì 16 ottobre un giovane tunisino di 23 anni si è tolto la vita nel Centro di permanenza temporanea di Modena dove era trattenuto per accertamenti; non appena si è diffusa la notizia è scoppiata una rivolta all'interno della struttura; la scorsa notte, a poche ore di distanza, un altro giovane di 25 anni, di origine marocchina, anch'egli ospite del Cpt di Modena, si è tolto la vita e che, anche in questo caso, alla notizia è seguita la reazione violenta di un gruppo di ospiti della struttura;
la morte di due persone nel giro di poche ore all'interno della stessa struttura ripropone in maniera drammatica gli interrogativi sulla natura, sul funzionamento e sull'efficacia dei Centri di permanenza temporanea la cui funzione, in questi ultimi anni, è mutata nei fatti anche per effetto di un quadro legislativo modificato per la legge Bossi-Fini, e per questo appare oggi molto cambiata rispetto alle finalità che ne avevano motivato l'istituzione;
contrariamente agli impegni a suo tempo assunti nei confronti della comunità locale, negli anni si è registrata una sistematica sottodotazione delle risorse professionali assegnate alla sorveglianza della struttura, che ha fatto gravare sulle locali forze dell'ordine un peso aggiuntivo di prestazioni oltremodo impegnative e assorbenti, e al contempo sottraendole al presidio del territorio;
è cambiata profondamente la tipologia delle persone ospitate nei Centri di permanenza temporanea e quindi, di conseguenza, è aumentata la complessità dei problemi che gli addetti alle strutture e le forze dell'ordine si trovano a fronteggiare quotidianamente; oltretutto, mentre in passato il problema principale era probabilmente quello di evitare le fughe, oggi l'esigenza prevalente è quella di gestire e presidiare l'interno delle strutture, anche con gli idonei profili di capacità professionali necessarie rispetto alle criticità e
degenerazioni che possono manifestarsi: compiti per i quali il personale addetto non ha né le competenze né le attrezzature e risorse adeguate;
già in occasione del percorso di confronto attivato per la firma del Patto per Modena Sicura è stata ribadita l'assoluta necessità di dare seguito ad un rafforzamento delle dotazioni organiche e strumentali da destinare al territorio modenese, e va richiamato che già il disegno di legge Amato-Ferrero prevede, proprio relativamente alla gestione del CPT «una congrua riduzione del periodo di permanenza nonché la specifica regolamentazione dei diritti fondamentali della persona trattenuta» -:
se non sia ormai improrogabile, alla luce dei sempre più frequenti episodi di violenza e alle recenti morti cruente all'interno del Cpt, l'approvazione di iniziative e/o provvedimenti normativi che ridefiniscano il profilo dei centri di permanenza temporanea sulle linee delle indicazioni della Commissione De Mistura e nell'ambito di una nuova regolamentazione dei flussi migratori, radicalmente diversa, per logica e impostazione, dalla legge Bossi-Fini che, tra le tante conseguenze negative, ha avuto anche quella di incentivare l'immigrazione clandestina: modifiche peraltro già proposte dal Governo nel ddl-Amato-Ferrero;
se, a questo scopo, non sia necessario intervenire con un provvedimento urgente per governare l'emergenza e per dotare le attuali strutture del personale qualificato e delle attrezzature necessarie per garantire le nuove finalità individuate dal ddl-Amato-Ferrero e normali condizioni di sicurezza, sia agli ospiti che al personale di servizio.
(4-05315)
MASCIA e MANTOVANI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il giorno 5 ottobre del 2007 sul quotidiano La Repubblica, pagina 5 sezione Genova, il giornalista Marco Preve in un articolo riporta della presenza in aula durante le udienze del processo a 28 alti funzionari e agenti di polizia imputati nell'inchiesta sui fatti di Genova del 2001, di una ispettrice dello Sco;
come si sa lo Sco (Servizio Centrale Operativo) è un reparto d'élite che sovrintende alle squadre mobili territoriali di cui era responsabile nel 2001 Francesco Gratteri, anch'egli imputato nel processo Genova G8;
la suddetta ispettrice dello Sco risulta, tra l'altro, aver prestato servizio per un certo periodo a Bari dove Francesco Gratteri è stato questore fino al dicembre del 2006 e dove il capo della sezione omicidi era il vicequestore Alfredo Fabbrocini, anche lui attualmente imputato per i fatti di Genova;
sempre la suddetta ispettrice, pur non essendo presente a Genova nei giorni del vertice tra il 21 e il 22 luglio del 2001 (la notte dell'ingresso alla scuola Diaz delle forze dell'ordine) si scambia con Francesco Gratteri ben 24 telefonate -:
se il Ministro degli Interni sia al corrente della presenza in aula dell'ispettrice e se quest'ultima partecipa alle udienze a titolo personale o se sia presente come funzionaria in servizio.
(4-05316)