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Allegato B
Seduta n. 226 del 18/10/2007
TESTO AGGIORNATO AL 23 OTTOBRE 2007
...
AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
Interpellanza:
Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministro della salute, per sapere - premesso che:
lo scorso settembre il quotidiano la Gazzetta del Mezzogiorno, ha pubblicato un articolo, secondo cui nel Parco Nazionale dell'Alta Murgia, sono presenti attualmente tre impianti di energia eolica ed un impianto di rete irrigua, realizzati nel 1990 e mai entrati in funzione;
il predetto articolo, descrive inoltre in maniera dettagliata che nella medesima zona unitamente ai predetti impianti, è stato realizzato sempre nel 1990, un vero e proprio «quartiere idrico» che coinvolgeva quattro Comuni (Gravina in Puglia, Poggiorsini, Spinazzola e Altamura) dotato di quattro laghetti, di altrettanti pozzi profondi circa 630 metri, di pompe e canali, che non hanno mai distribuito una stilla d'acqua, il cui costo complessivo è stato di 67 miliardi di lire;
alla predetta cifra (colossale per l'epoca), furono sommate le spese legali per una serie di cause civili che hanno visto nel corso degli anni, contrapporsi differenti organi e istituzioni dello Stato;
l'articolo descrive come la realizzazione degli interventi pubblici e dei relativi impianti suesposti, nella Murgia barese, alla fine degli anni '80, si rese necessaria a causa dei frequenti allagamenti che arrecavano gravi danni per l'agricoltura e gli allevamenti della zona interessata;
conseguentemente per sostenere quell'area martoriata dai predetti eventi atmosferici, la Regione Puglia e l'allora Ministero per gli interventi straordinari nel Mezzogiorno, diedero l'assenso al progetto di bonifica denominato: «Sistemazione idraulica nel bacino di Capodacqua con utilizzazione irrigua delle acque alte» e con il relativo stanziamento del Cipe pari a 67 miliardi di lire;
tali fondi sarebbero serviti alla realizzazione di sei laghetti, che grazie ad una opportuna canalizzazione, avrebbero accolto l'acqua che precipitava a valle; a
perforare pozzi che nella stagione secca, avrebbero alimentato i laghetti; a realizzare una rete irrigua per distribuire acqua alla comunità del luogo e infine per alimentare elettricamente le pompe e i pozzi e le chiuse, il progetto prevedeva anche la realizzazione di un parco eolico, che come precedentemente riportato è stato successivamente realizzato;
secondo quanto riportato dallo stesso articolo, i lavori sono stati in larga parte ultimati e attualmente le opere realizzate consistono in: un parco eolico, con cabina elettrica e collegamenti per riversare l'energia prodotta nei circuiti dell'Enel e come suesposto, di quattro laghetti e di altrettanti pozzi profondi circa 630 metri, ciascuno con il relativo impianto di sollevamento delle acque e di quasi 40 chilometri di canali;
la rete irrigua (che serve a distribuire la risorsa agli utenti) è stata completata al 90 per cento unitamente a diverse strutture quali: strade e ponti sui canali e anche un ponte sulla ferrovia;
risulta per lo meno sconcertante, che secondo quanto riportato dall'articolo della Gazzetta del Mezzogiorno, nulla di quanto suesposto, sia entrato in funzione e addirittura sembrerebbe non sia stato effettuato neanche il collaudo preliminare;
tutte le opere infrastrutturali precedentemente elencate, inclusi i canali, nel corso di questi anni, com'era facilmente prevedibile, si sono deteriorate e divenute fatiscenti e attualmente prese di mira da ignoti vandali;
il Consorzio autorizzato alla realizzazione degli impianti «Terre d'Apulia», sostiene che la responsabilità del mancato avvio degli impianti eolici nonché del «quartiere idrico» e di tutte le opere infrastrutturali connesse nell'area della Murgia barese, è da imputarsi al contenzioso legale successivamente intrapreso;
secondo il Commissario straordinario del Consorzio nel 1991, il Comune di Gravina bloccò la costruzione della parte terminale del canale Capodacqua poiché ricadeva in un'area d'interesse archeologico, nonostante la Soprintendenza avesse dato giudizio invece favorevole alla costruzione;
successivamente nel 1994, la magistratura sequestrò i lavori di una parte del canale per presunte violazioni delle leggi per la tutela del paesaggio e dopo tre anni il pretore di Gravina (sentenza n. 124/97) stabilì che non vi era alcuna violazione, disponendo il dissequestro;
nel predetto anno, il Ministero dell'Ambiente stabilì che era necessario effettuare la valutazione d'impatto ambientale (VIA), delle opere interessate e i Comuni interessati disposero la sospensione delle concessioni edilizie;
un successivo ricorso dal parte del Consorzio fu accolto nel 1999, dal Tribunale superiore delle acque pubbliche che decretò l'inutilità della valutazione d'impatto ambientale (VIA);
le imprese di costruzione designate alla realizzazione delle opere infrastrutturali, entrarono in crisi finanziaria, rivalendosi sullo stesso Consorzio attraverso i pignoramenti;
il medesimo Consorzio ritenne conseguentemente di citare in giudizio il Ministero dell'Ambiente, ritenuto responsabile del danno complessivamente causato per la mancata realizzazione degli impianti;
il Tribunale di Roma con la sentenza n. 15006 del 2006 accolse il ricorso del Consorzio «Terre d'Apulia»;
il medesimo Ministero è però ricorso in appello, con la prevedibile conseguenza di un rinvio alla Cassazione;
tale vicenda, che indubbiamente contiene diversi aspetti che destano incredulità, rappresenta in maniera emblematica, l'enorme spreco di denaro pubblico rappresentato dalla lentezza burocratica e amministrativa esistente, nonché dall'inaccettabile ritardato funzionamento della giustizia civile del nostro Paese, che penalizza
quotidianamente il sistema-Paese, rendendolo scarsamente competitivo con gli altri Paesi europei -:
quali valutazioni intenda esprimere nel rispetto delle competenze, con riferimento alla vicenda esposta in premessa;
quali iniziative urgenti inoltre intenda intraprendere, ai sensi dell'articolo 117, lettera s), della Costituzione, per tutelare l'ambiente del Parco Nazionale dell'Alta Murgia;
se sussistano pericoli per l'ambiente e la salute dei cittadini dei Comuni esposti in premessa e direttamente interessati dagli impianti costruiti e abbandonati nel corso degli anni.
(2-00794) «Di Cagno Abbrescia».
Interrogazione a risposta orale:
ADOLFO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
l'impianto di depurazione della città di Imperia che prevede un innovativo sistema di biofiltrazione approvato ed autorizzato sotto ogni aspetto sia tecnico che ambientale, ha un costo quantificato complessivo di 33.890.000,00 euro;
di tale importo risultano finanziati 18.400.000,00 euro, di cui 10.534.687,87 euro con decreto 30963 assunto in data 7 aprile 2005 dal Ministero dell'economia e delle finanze di concerto con il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio con il quale sono state riassegnate le risorse resesi disponibili per effetto della revoca di un precedente finanziamento;
nel corso dell'intervento sono state certificate minori spese derivanti dall'applicazione del ribasso d'asta e dal mancato utilizzo delle somme accantonate per imprevisti;
sono necessarie ulteriori risorse per il completamento e l'avviamento dell'impianto e per la realizzazione di tutto ciò che è necessario alla depurazione dei reflui per Imperia e i comuni minori del comprensorio;
i commi 176, 177 e 178, articolo 2 della legge n. 350 del 2003 (legge finanziaria 2004) prevedono lo stanziamento di fondi per lo sviluppo economico impegnati con decreto del Ministro dell'economia di concerto con il ministro competente in materia;
il 6 aprile 2006 è stato raggiunto un accordo di programma tra il Ministero dell'ambiente, la regione Liguria e l'ATO Imperia per allocazione di fondi per l'opera in questione;
al momento non risulta ancora agli atti nessun decreto di stanziamento dei fondi previsti -:
per quale motivo risulta ancora mancante il decreto di stanziamento di fondi previsti e conseguentemente quali iniziative intenda adottare per la risoluzione della problematica sopraesposta.
(3-01361)
Interrogazioni a risposta in Commissione:
ADENTI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
i commi 344, 345, 346 e 347 della legge 27 dicembre 2006, n. 296 (legge finanziaria per il 2007) prevedono agevolazioni tributarie per la riqualificazione energetica degli edifici;
tali agevolazioni consistono in una detrazione dall'imposta lorda che può essere fatta valere sia sull'IRPEF che sull'IRES, in misura pari al 55 per cento delle spese sostenute nel 2007 o, per i soggetti con periodo d'imposta non coincidente con l'anno solare, nel periodo d'imposta in corso alla data del 31 dicembre 2007;
rientrano nel campo soggettivo di applicazione della normativa le persone fisiche e i soggetti che conseguono reddito d'impresa;
se si considera a titolo esemplificativo quanto previsto per la sostituzione di impianti di climatizzazione invernale con impianti dotati di caldaie a condensazione e contestuale messa a punto del sistema di distribuzione la detrazione massima ammonta a 30.000 euro e, nel caso in cui la stessa sia ripartita sul triennio, si tratta di 5.500 euro annui; un'imposta di tale importo equivale a un reddito annuo lordo compreso tra i 25.000 e i 30.000 euro, se si considera un lavoratore dipendente senza carichi familiari, e, ovviamente, questo stesso reddito lordo tende ad aumentare significativamente qualora si considerino lavoratori che godono di deduzioni per familiari e coniugi a carico;
alla luce di quanto sopra detto e del fatto che secondo recenti indagini Eurispes il reddito lordo medio annuo di un lavoratore italiano è pari a circa 22.000 euro, le detrazioni previste nella Legge finanziaria 2007 per gli interventi di riqualificazione energetica degli edifici assumono un carattere quasi del tutto irrilevante a fronte dei costi medi di mercato per la realizzazione degli stessi, rischiando di perdere ogni effettiva efficacia nell'incentivazione oggettiva dei cittadini a mettere in atto interventi in tal senso;
alla luce di quanto sopra detto gli unici tangibili vantaggi per i lavoratori dipendenti rischiano di essere limitati quindi alla sola aliquota IVA al 10 per cento e al risparmio dei costi per il riscaldamento e la climatizzazione delle abitazioni;
gli interventi per cui si prevedono tali agevolazioni tributarie sono tuttavia molto importanti e altresì efficaci al fine di favorire la riduzione delle fonti inquinanti -:
se il Ministro interrogato intenda, rivedere tale sistema di incentivazione degli interventi di riqualificazione energetica degli edifici, valutando altresì se non possa essere più opportuno introdurre a favore delle persone fisiche e in particolare dei nuclei familiari altre forme di agevolazione o di incentivazione (quali contributi a fondo perduto, finanziamenti agevolati, eccetera) ovvero estendere la possibilità delle detrazioni attualmente previste per un periodo di anni maggiore rispetto ai tre previsti così che il vantaggio fiscale possa essere significativo pur non mutando la natura della forma di incentivazione.
(5-01636)
CRISCI e D'ELPIDIO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
l'Associazione «Legambiente», che agisce in collaborazione con il Ministero dell'Ambiente, ha diffuso con comunicato stampa dell'11 luglio 2007 i risultati dei prelievi della «Goletta Verde» nel mare che bagna la Regione Abruzzo;
i dati sarebbero particolarmente preoccupanti in un tratto di mare nel Comune di Pineto, nota stazione balneare frequentata ogni anno da decine di migliaia di turisti;
questi dati sono stati pubblicati in periodici e quotidiani locali e nazionali e in trasmissioni televisive di reti nazionali;
l'Amministrazione comunale di Pineto non è stata preventivamente contattata prima della diffusione dei dati al fine di stabilire un corretto contraddittorio rispetto a dati che sono in netto contrasto con le analisi effettuate sullo stesso tratto di mare dall'autorità regionale di tutela ambientale (Arta Abruzzo), che hanno rilevato valori ampiamente nella norma;
la necessità di contraddittorio preventivo rispetto ai risultati delle analisi sarebbe stata ancor più doverosa per il fatto che nell'anno 2006 i risultati della Goletta verde sul medesimo tratto di mare del Comune di Pineto erano perfettamente nella norma;
in data 21 agosto 2007 l'Arpa Abruzzo ha diramato un comunicato stampa con il quale si precisa, visto il clamore e il danno derivante dalle notizie diffuse dall'Associazione ambientalista, il
buono stato delle acque lungo le coste pescaresi e teramane ed in particolare di Pineto;
nel medesimo comunicato si ricorda che l'Arpa è l'unico soggetto pubblico deputato ai controlli ed alle analisi delle acque di balneazione che vengono eseguiti non una tantum o in modo sporadico, bensì nel rispetto di norme specifiche e parametri codificati con le metodiche ufficiali stabilite dalla Comunità Europea;
la diffusione dei risultati delle analisi ha avuto rilevanti e negative ricadute in termini di immagine e di attrattività turistica della cittadina abruzzese che rischiano di pregiudicare i buoni risultati conseguiti anche grazie al costante e documentato impegno per valorizzare la peculiarità turistica di Pineto da parte del Sindaco, dell'Amministrazione comunale e di tutti gli operatori locali;
nello spirito della leale collaborazione, che dovrebbe esserci tra Ministero e «Legambiente» sarebbe utile, anche attraverso operazioni di persuasione morale, che il Ministro chiedesse a Legambiente una maggiore «prudenza» nel divulgare dati che possono pregiudicare l'attività turistica, magari stabilendo rapporti meno conflittuali e più costruttivi con le amministrazioni locali;
normalmente i responsabili di Goletta Verde prelevano un solo campione che è di conseguenza indicativo unicamente dello stato di salute di un limitato specchio d'acqua e in un singolo istante e non tiene conto delle prescrizione della Comunità Europea sulla metodologia delle analisi -:
se e quali iniziative il Governo intenda assumere per evitare che «Legambiente» ed altre associazioni private che godono di finanziamenti ministeriali immettano nel circuito mediatico nazionale ed internazionale informazioni, parametri e dati raccolti non sempre col necessario rigore scientifico e senza l'opportuno confronto con le autorità sanitarie territoriali competenti.
(5-01637)
Interrogazioni a risposta scritta:
CACCIARI, PERUGIA e ROCCHI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
la mattina del 17 ottobre 2007 è morto colpito da un ponteggio precipitato a terra, Michele Cozzolino, giovane operaio sposato con un figlio di due anni e una moglie in attesa di un secondo figlio, dipendente della società CEIT impresa appaltatrice nel cantiere della centrale Enel di Torre Valdaliga Nord di Civitavecchia, dove fervono i lavori per la riconversione a carbone della centrale termoelettrica. I sindacati e le imprese già da tempo avevano denunciato i ritmi serrati a cui gli operai sono sottoposti, per poter portare a termine in tempi brevi lai lavori di trasformazione. Una morte doppiamente inacettabile: perché il lavoro non dovrebbe comportare mai alcun rischio di morte e perché l'uso del carbone per produrre energia dovrebbe essere da tempo superato a causa dei suoi impatti ambientali -:
se il Governo non intenda verificare se:
a) la catena degli appalti e dei subappalti nei cantieri edili non sia una causa di maggior rischio di incidenti sul lavoro;
b) le imprese controllate dallo Stato, qual è l'ENEL, non debbano sottostare a regole e comportamenti aziendalmente più garanti della salute dei lavoratori;
c) non sia giunto, quindi, il momento di fermare i lavori per la riconversione a carbone della centrale di Civitavecchia e procedere - come richiesto dai ministeri all'Ambiente e alla Sanità - ad una grande bonifica e risanamento ambientale dell'intero sito energetico.
(4-05301)
REALACCI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
nel novembre 2006 la Fassa Bortolo SpA di Treviso ha presentato al comune di
Corciano in provincia di Perugia un progetto di insediamento industriale da realizzarsi nel comune stesso, nella piana a ridosso del torrente Caina e a poche centinaia di metri dal castello di Pieve del Vescovo, al centro di un'area su cui si affacciano Colle delle Trinità, Monte Malbe, e i borghi di Migiana e di Corciano, zone soggette a vincolo paesaggistico e su cui insiste anche un sito di interesse comunitario, come rilevato dalla popolazione locale, da molti consiglieri comunali, dalle associazioni ambientaliste e dalla stessa giunta comunale, che ha richiesto l'avvio di un procedimento di tutela indiretta alla Sovrintendenza per i beni culturali, architettonici, il paesaggio, il patrimonio storico, artistico e demoetnoantropologico dell'Umbria e negato l'autorizzazione all'insediamento;
la Fassa Bortolo Spa ha presentato ricorso al Tar dell'Umbria avverso il provvedimento finale di diniego dell'amministrazione comunale di Corciano, con richiesta di oltre 3.790.000 euro in ragione d'anno a titolo di risarcimento;
recentemente è comparsa la notizia della possibilità di insediamento di uno stabilimento della Fassa Bortolo SpA in un'area agricola del comune di Magione, limitrofa a quella su cui era stata avanzata la richiesta originaria;
l'area in cui si prevede l'insediamento dello stabilimento è contigua a quella precedentemente individuata, vicina alla Villa del Colle del Cardinale del 1575 e alla Tomba etrusca del Faggeto; area di notevole pregio paesaggistico, culturale e architettonico, con una spiccata vocazione agricola e turistica, posta in uno dei territori più suggestivi dell'Umbria tra i comuni di Umbertide, Corciano, Magione e Perugia e arricchita da elementi architettonici quali il Castello di Antognolla e il Castello di Pieve del Vescovo, oltre a quelli già ricordati;
l'area rientra in un territorio in cui si stanno realizzando progetti finanziati con fondi comunitari (Docup ob.2, POR 3 - Filiera Turismo - Ambiente - Cultura) ed investimenti pubblici e privati con la finalità di una completa valorizzazione dell'area verso un turismo ambientale e culturale di eccellenza;
il territorio in questione è circondato da uliveti per la produzione di olio DOP, vigneti di pregio (disciplinare «Colli del Trasimeno» DOC) e da impianti di agricoltura biologica, da aziende che allevano bovini e ovini e da due aziende che possiedono un impianto di caseificazione;
lo stabilimento previsto dalla Fassa Bortolo SpA è considerato «insalubre di prima classe» generando apprensione tra i cittadini che abitano il territorio per l'impatto oltre che sul paesaggio anche sulla propria salute;
le dimensioni dell'impianto, che prevede tre torri di 20, 40 e 60 metri d'altezza e di circa 20x20 metri di larghezza, sono tali da richiedere un'opportuna valutazione di impatto ambientale;
l'insediamento dello stabilimento in oggetto è legato alla richiesta da parte della società Marinelli A. Calce Inerti srl (1o febbraio 2006 - prot. 19638) di accertamento del giacimento al fine di un ampliamento della Cava di Monte Petroso, detta anche Cava di Monticchio, che ricade per un terzo nel territorio del comune di Corciano e per due terzi nel territorio del comune di Perugia. La richiesta di accertamento interesserebbe una superficie di molti ettari; la cubatura totale ammonterebbe, quindi, a circa 4,8 milioni di metri cubi, compreso il volume residuo autorizzato pari a circa 2.100.000 metri cubi (perizia 2006). È prevista una durata di coltivazione del giacimento di 20 anni. Il materiale estratto sarebbe stato destinato allo stabilimento che la Fassa Bortolo SpA intendeva realizzare nell'area industriale di Mantignana;
l'area del giacimento dovrebbe parzialmente ricadere (come l'area di cava autorizzata) all'interno del vincolo condizionante di cui alla lettera d) del comma
6 dell'articolo 5 della legge regionale: complessi di cose immobili e bellezze panoramiche di cui all'articolo 139, comma 1, lettere c) e d) del decreto legislativo 490/99 (ora articolo 136 del decreto legislativo 42/04) interessando, quindi, un ambito tutelato;
pare evidente che, proprio per i vincoli di cui al decreto legislativo 42/04, la provincia di Perugia, prima della conferenza di pianificazione tra comuni, provincia e regione, dovrà acquisire anche un preventivo parere da parte della locale Soprintendenza;
si rileva inoltre che l'aumento della superficie e dell'attività di estrazione lasciano prevedere un aumento del traffico pesante nell'area doppio rispetto a quello attuale che oltre ad avere un forte impatto sulla salute e sull'inquinamento acustico dell'intera area vanno a colpire la viabilità della zona, segnalando altresì che l'incidenza di eventuali interventi di trasformazione della viabilità stessa, di cui pure si parla, andrebbe in ogni caso attentamente valutato sotto il profilo della conservazione e valorizzazione del contesto paesaggistico territoriale sin qui tratteggiato e caratterizzato da un equilibrato rapporto tra storia, cultura e natura -:
se non ritengano opportuno intervenire ad adiuvandum dell'amministrazione comunale di Corciano, che si è costituita in giudizio nel ricorso avanzato dalla Fassa Bortolo Spa;
se le notizie riguardo l'intenzione della Fassa Bortolo SpA di spostare la realizzazione dello stabilimento, a seguito della negazione dell'autorizzazione da parte del comune di Corciano, nel comune di Magione corrispondano al vero;
se sia stato richiesto parere alla Soprintendenza competente e se questa si sia già attivata con una propria valutazione.
(4-05310)
IACOMINO, DE CRISTOFARO e CACCIARI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
l'A.S.L. Napoli 5 in data 16 ottobre 2007 con provvedimento n. 1478 ha espresso giudizio sfavorevole di qualità all'uso idro-potabile dell'acqua in alcune aree dei comuni di Ercolano, Portici, San Giorgio a Cremano e Torre Del Greco in provincia di Napoli a causa dell'eccessiva presenza di fluoruri e nitrati;
tale circostanza è da imputare alla concomitante riduzione della portata idrica fornita dal servizio regionale e alla rottura della condotta principale di Santa Maria la Foce - Boscotrecase;
le autorità sanitarie competenti e la GORI, società che si occupa della gestione delle risorse idriche nei comuni sopra menzionati, hanno invitato gli abitanti delle zone interessate ad utilizzare ai soli fini igienico-sanitari l'acqua erogata dalla suddetta GORI;
allo stato l'acqua erogata non possiede i requisiti di potabilità;
la GORI definisce «annoso» il problema della presenza in eccesso di fluoruri e nitrati;
molte scuole non hanno aperto rimandando a casa i ragazzi, e resteranno chiuse fino alla soluzione del problema mentre cresce l'allarme nella popolazione -:
se il Ministro della salute abbia ricevuto, ai sensi dell'articolo 8 comma 7 della legge 2 febbraio 2001 n. 31, le risultanze degli esami condotti periodicamente dalle Aziende unità sanitarie locali competenti, se in tali analisi fossero state rilevate le anomalie indicate in premessa e a quando risalga la prima notizia di tale anomalie;
quali iniziative intendano intraprendere i Ministri interrogati per garantire, tramite la competente Autorità di bacino, l'immediato ripristino delle condizioni di idro-potabilità dell'acqua nei comuni di Ercolano, Portici, San Giorgio a Cremano e Torre del Greco in provincia di Napoli.
(4-05320)