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Allegato B
Seduta n. 230 del 24/10/2007
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AFFARI ESTERI
Interrogazioni a risposta scritta:
RAMPELLI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
la legge 27 dicembre 2006, n. 296, «Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato» (legge finanziaria 2007), al comma 593 dell'articolo 1, disciplina gli obblighi e le responsabilità che gravano sulle amministrazioni e sugli amministratori in materia di trasparenza degli incarichi conferiti a propri dirigenti, a consulenti nonché ai membri di commissioni e collegi e delle relative retribuzioni e compensi corrisposti, sia annualmente che una tantum;
è previsto altresì che non possa ricevere attuazione alcun atto comportante spesa se non sia stato previamente reso noto, con l'indicazione nominativa dei destinatari e dell'ammontare del compenso, attraverso la pubblicazione sul sito web dell'amministrazione o del soggetto interessato;
gli uffici centrali di bilancio preposti a funzioni di controllo nelle amministrazioni-ministeri sono delegati a vistare i mandati di liquidazione delle competenze erogate a tali soggetti solo dopo aver verificato gli avvenuti adempimenti da parte dell'amministrazione, ossia la pubblicazione sul sito web dei nominativi dei dirigenti, consulenti e membri di commissione e collegi e titolari di qualsivoglia incarico corrisposto dallo Stato, e dei relativi compensi;
al Ministero degli affari esteri sono presenti numerosi consulenti, regolarmente retribuiti -:
per quali motivi - nonostante tali consulenti siano stati regolarmente pagati - non sono stati pubblicati sul sito web del Ministero i loro nominativi e i relativi compensi, in difformità con i citati obblighi di legge.
(4-05378)
MIGLIORE. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro del commercio internazionale, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il gruppo Tata è il più grande conglomerato industriale in India. Tata Motors, la divisione auto e veicoli industriali, da tempo sta studiando lo sviluppo di una sua small-car a basso costo. Per l'industrializzazione e produzione di questa auto si è scelto di costruire una nuova fabbrica nella regione di Singur, nel Bengala occidentale a circa 35 chilometri da Calcutta - Kolkata;
la popolazione, in particolare i contadini, si oppone alla cessione dell'area designata. Si tratta infatti di un terreno molto fertile destinato all'agricoltura;
il gruppo Tata è costituito da 93 società in sette settori di attività ed impiega circa 220.000 dipendenti. Circa il 65 per cento della proprietà del gruppo è controllata dalla Fondazione Tata;
la Tata ha aderito volontariamente al «Global Compact». Tata Steel, una delle divisioni della Tata, è conosciuta come l'industria siderurgica con i più bassi costi produttivi al mondo. La stessa strategia è oggi perseguita da Tata Motors, la divisione auto e veicoli industriali del Gruppo, che da tempo sta studiando lo sviluppo - insieme alla Fiat - di una sua small-car a basso costo. La nuova macchina sarà presentata al Salone di Delhi nel 2008;
l'accordo con Fiat risale al giugno 2006 e attualmente Ratan Tata, il presidente della Tata, siede nel consiglio di amministrazione del gruppo Fiat. Per l'industrializzazione e produzione di questa auto si è scelto di costruire una nuova fabbrica nella regione di Singur, nel Bengala occidentale a circa 35 chilometri da Calcutta - Kolkata. L'area designata per la costruzione della fabbrica comprende terreni molto fertili che sono stati destinati all'agricoltura dopo la riforma agricola e la redistribuzione delle terre grazie ai «moti contadini» degli anni '70. L'estensione del terreno è di 1.000 acri, circa 400 ettari, divisi in lotti di varie dimensioni. La fertilità del terreno permette dai 3 ai 5 raccolti annui. La requisizione del terreno avviene grazie all'applicazione di un editto coloniale del 1894 il Land Acquisition Act; anche il partito Comunista al governo del West Bengala si è schierato a favore del progetto;
l'Alta Corte di Calcutta il 26 febbraio 2007 ha messo in dubbio la legalità delle requisizioni e richiesto al governo del West Bengala di comprovare la volontarietà della sottoscrizione dello sfratto da parte dei contadini;
il conflitto è aumentato quando in località Nandigram, sempre nel West Bengala, 22.000 acri di terreno sono stati destinati al gruppo indonesiano SALIM e all'industria di proprietà statale Industrial Development Corporation per la costruzione di un vasto insediamento petrolchimico;
il governo del West Bengala ha pianificato la realizzazione di almeno altri sei progetti industriali in quell'area, definita SEZ - Special Economic Zone - che dovrebbe coprire un totale di 10.000 ettari;
a fronte di probabili 2.000 lavoratori assunti dalla fabbrica della Tata, 30.000 contadini hanno perso la terra, unica fonte di sussistenza;
il costo sociale delle requisizioni è particolarmente alto per i bargadars, lavoratori a mezzadria;
gli oppositori al progetto, giustamente, fanno notare che lo sviluppo industriale non può affermarsi in conflitto con lo sviluppo dell'agricoltura. Richiamano inoltre l'attenzione sui numerosi terreni non coltivati che potrebbero corrispondere ai requisiti delle industrie Tata. Inoltre alcuni contadini negano di aver mai firmato il documento in cui cedevano le loro proprietà al governo, altri dicono di essere stati minacciati per farlo e altri ancora ammettono di avere accettato in cambio della promessa di un lavoro in fabbrica. In ogni caso questi contadini non avevano scelta, in quanto la vecchia legge coloniale non prevede che si debba chiedere il permesso ai contadini prima di sfrattarli. I documenti di cessione servono per disciplinare i risarcimenti. Questi soldi però saranno elargiti solo a chi può dimostrare burocraticamente il possesso della terra, cioè non tutti. E comunque la somma «rimborsata» dal Governo, circa 1.600 euro per ogni proprietà, rappresenta un valore molto al di sotto del prezzo di mercato e non basta certo a garantire un futuro a intere famiglie che sopravvivono solo grazie alla terra;
il 25 settembre 2006 durante una protesta di massa, negli scontri con la polizia, viene ucciso un manifestante e molti sono i feriti;
nel dicembre 2006 inizia l'operazione di recinzione dell'area che viene attuata con l'uso della forza, attraverso l'impiego di 600 poliziotti e 1.200 agenti privati. Gli scontri si intensificano e dalle campagne raggiungono anche la città di Calcutta dove lo showroom Tata viene devastato. Mamta Banerjee comincia un lungo sciopero della fame in solidarietà con la Banerjee e con i contadini di Singur. Si aggiungono alle proteste l'attivista Medha Patkar, oltre alle scrittrici Mahasveta Devi e Arundhati Roy, l'economista John Dreze e lo storico Sumit Sarkar. Il sindacato PBKMS, affiliato alla International Union of Food Workers, appoggia le proteste;
il 18 dicembre 2006 viene rinvenuto il corpo carbonizzato di una ragazza, Tapasi Malik, attivista del Krishjami Raksha Committee - Comitato per la difesa della Terra. La violenza viene vista come un'azione intimidatoria. Il clima di tensione sale con arresti nei giorni successivi;
nel gennaio 2007 il Centre for Science and Enviroment indirizza un'interrogazione al Governo di Delhi circa la dubbia qualità ambientale del progetto low cost car;
il 6 gennaio 2007 gli scontri si spostano a Nandigram area dove è prevista la costruzione di un vasto insediamento petrolchimico. La violenza raggiunge l'apice nella notte tra il 6 e il 7 gennaio con scontri tra squadre paramilitari e il fronte contadino. Il bilancio è di 11 morti;
l'8 gennaio 2007 tutto il West Bengala entra in stato di «bandth» - sciopero generale e vengono arrestate 1.500 persone;
il 9 gennaio si tiene una manifestazione studentesca di appoggio ai contadini e contemporaneamente quattro bombe vengono fatte esplodere dentro i terreni già perimetrati da Tata. Nel tentativo di raggiungere l'area l'attivista Medha Patkar viene arrestata per la terza volta dall'inizio del conflitto;
il 12 gennaio 2007 il governo del West Bengala rende noto un documento di 372 pagine contenente i nomi dei 15.000 contadini che avrebbero consentito la vendita dei loro terreni. Gli oppositori al progetto contestano che l'elenco riguarda solo 464 acri su un totale di 997 acri delle requisizioni già effettuate. In questo elenco molti nomi vengono ripetuti più volte e alcuni avevano ricevuto minacce per dare il consenso;
il 21 gennaio 2007 la Tata inaugura l'inizio della costruzione della recinzione in muratura;
il 27-28 gennaio 2007 lo scontro riprende con un bilancio di 40 feriti e 1.000 fermi. Il Trinamool Congress Party denuncia la non trasparenza dell'accordo siglato dal Governo bengalese con la Tata;
il 2 febbraio 2007 la stampa indiana dà risalto alle conclusioni emerse da una Fact-Finding mission formata da una rosa di rispettati opinionisti e intellettuali. Da qui emerge che gli scontri e i gravi fatti verificatisi a Singur e poi a Nandigram sono da imputare al fatto che gli abitanti delle aree interessate non erano stati consultati. Vengono ribadite le ragioni di scetticismo circa un'industrial option che nelle passate esperienze non aveva garantito un soddisfacente assorbimento della popolazione. Vengono inoltre riconosciute le bassissime indennità che solo in minima parte hanno compensato la perdita della terra;
nel marzo 2007 continuano le proteste e durante gli scontri si contano 14 morti a Nandigram, decine di feriti e denunce per violenze;
pochi giorni fa la leader indiana Medha Paktar si è recata in Italia, invitata dall'Associazione «A Sud», per dare risalto internazionale alla campagna sulla violazione dei diritti umani in Singur e per sensibilizzare l'opinione pubblica e le istituzioni sul ruolo giocato dal gruppo italiano FIAT nel progetto -:
se i Ministri interrogati non ritengano necessario avviare approfondite verifiche sulla situazione descritta in premessa;
se i ministri interrogati non ritengano opportuno valutare l'opportunità di mediare con la Tata Motors e con il governo del Bengala per l'immediata cessazione di ogni forma di abuso dei più elementari diritti umani, incluse requisizioni ed espropri, che nulla hanno a che fare con una reale e accettabile concezione di sviluppo.
(4-05394)