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Allegato B
Seduta n. 230 del 24/10/2007
TESTO AGGIORNATO AL 20 NOVEMBRE 2007
...
GIUSTIZIA
Interpellanza:
Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere - premesso che:
come è noto, l'imprenditore bresciano Giuseppe Soffiantini, rapito, nella sua villa di Manerbio, il 17 giugno 1997, per otto mesi tenuto incatenato, e liberato, dopo una serie di tragiche vicende, il 9 febbraio 1998, è costretto, ogni giorno, ad incontrare costantemente, persino, al bar Pietro Raimondi, il basista della banda, che ha effettuato il sequestro;
Pietro Raimondi era stato condannato dalla Corte di Assise di Roma a 13 anni e 4 mesi di reclusione, ma in carcere è rimasto solo 9 anni, e, successivamente, il giudice lo ha obbligato ad abitare a Manerbio, lo stesso paese dove vive tuttora l'imprenditore Soffiantini;
tale decisione appare quanto mai estremamente inopportuna e di pessimo gusto, e offende la dignità di un uomo che ha già subito la più grande e la più grave delle umiliazioni -:
se intenda assumere iniziative ispettive per valutare se, nel provvedimento disposto dal magistrato sussistano profili di abnormità: è infatti necessario, oltre a garantire una vita tranquilla all'imprenditore Giuseppe Soffiantini, evitare che al danno subito debba seguire la beffa dell'umiliazione.
(2-00804)«Satta».
Interrogazioni a risposta scritta:
BERTOLINI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
dall'ultimo rapporto del DAP (Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria) è emersa l'esistenza di un cortocircuito tra il sistema penale e penitenziario, che causa un eccessivo abbassamento della durata della pena anche per coloro che sono condannati per reati gravi;
dal suddetto rapporto risulta che la rapina a mano armata e lo spaccio di droga sono di solito puniti con meno di due anni di carcere, la violenza sessuale con 700 giorni di media e l'omicidio con 8 anni. Queste stime sono calcolate sommando
il tempo trascorso in custodia cautelare e quello di esecuzione effettiva della pena;
la durata media di detenzione per reato è incredibilmente bassa: dai 90 ai 120 giorni;
un discorso importante lo meritano anche i condannati per immigrazione clandestina che ogni anno sono quasi 14.000; la permanenza media di questi soggetti in carcere è stimata intorno ai 13 giorni quando la legge prevede invece fino a 12 anni di carcere;
la consapevolezza delle breve durata delle pene e della facilità nelle scarcerazioni certo non contribuiscono a rafforzare la fiducia delle persone nella giustizia e rafforzano l'idea di «incertezza della pena» -:
se sia a conoscenza di questi dati allarmanti e come li giudichi;
se abbia già pensato a delle linee guida da proporre alle istituzioni penali e penitenziarie, per evitare che i reati gravi vengano puniti con carcerazioni troppo brevi e, in caso affermativo, quali;
se abbia predisposto proposte di legge per risolvere questo «cortocircuito»;
come intenda intervenire per fare in modo che le pene inflitte, soprattutto per reati gravi, vengano realmente scontate.
(4-05344)
JANNONE. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che
in data 17 ottobre è avvenuto un gravissimo fatto di sangue nel Tribunale di Reggio Emilia dove tre persone sono rimaste uccise dai colpi di pistola sparati da un cittadino albanese che era in attesa di partecipare ad un'udienza di separazione dalla moglie;
non è la prima volta che accadono episodi simili nelle aule dei tribunali italiani;
a titolo esplicativo:
24 maggio 1994 - Nel tribunale di Napoli, Gateano Sportiello, armato di coltello, aggredisce un militare di guardia e si impossessa del suo mitra «fal» e spara una raffica. Sportiello viene poi ferito e bloccato da polizia e carabinieri;
11 dicembre 1997 - Nel Tribunale di Lamezia Terme, durante una causa di separazione, Pietro Strangis aggredisce la moglie tentando di accoltellarla. La donna, ferita, si rifugia dietro la scrivania del Presidente del Tribunale;
17 aprile 2003 - Un giudice del tribunale civile di Velletri, Pierluigi De Cinti, è ferito a coltellate all'interno degli uffici giudiziari, mentre sta tenendo un'udienza fallimentare;
8 ottobre 2004 - Antonio De Vito, giudicato con rito direttissimo nel tribunale di Lamezia-Terme per maltrattamenti in famiglia, aggredisce la moglie colpendola con una coltellata;
il Tribunale in questione non è dotato di metal detector così come la maggior parte delle sedi dei Tribunali italiani -:
quali misure intenda intraprendere al fine di tutelare la sicurezza degli operatori e dei visitatori delle sedi dei tribunali italiani.
(4-05366)
BERTOLINI e PAOLETTI TANGHERONI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro per le politiche per la famiglia. - Per sapere - premesso che:
mercoledì 17 ottobre, presso il Tribunale di Reggio Emilia, un uomo albanese di 40 anni, Klirim Fejzo, ha sparato al cognato e alla moglie uccidendoli e ha ferito l'avvocato della moglie e un poliziotto; l'uomo era in Tribunale per una udienza di separazione;
a carico dell'uomo pendevano già numerose accuse per maltrattamenti, minacce di morte, lesioni, pedinamenti e un'ordinanza di allontanamento a protezione della donna che viveva, da qualche
tempo, in un centro antiviolenza dopo l'ennesimo episodio di sopraffazione da parte del marito;
nonostante il sig. Fejzo fosse stato accusato ripetutamente per queste violenze, le due figlie della coppia, di 16 e 12 anni, erano affidate a lui perché, secondo il magistrato «fra i due il padre offriva più garanzie della madre ed era in grado di mantenerle»;
le ragazze vivevano con il padre in un clima di paura e di sudditanza psicologica, quest'ultima dimostrata anche dai verbali degli psicologi e degli assistenti sociali, che avevano riscontrato nelle figlie abusi psicologici e terrore nei confronti del padre;
appare all'interrogante inammissibile che, in un caso come questo, due minori vengano affidate ad un padre violento, fuori controllo e già segnalato per violenze e minacce -:
se sia a conoscenza della situazione della famiglia Fejzo;
se non ritenga opportuno assumere un'iniziativa ispettiva nei confronti del magistrato che ha deciso per l'affidamento delle ragazze al padre;
se il Governo abbia già pensato a misure più efficaci per proteggere maggiormente le donne dalle violenze domestiche e i minori, figli di coppie con questi problemi, da decisioni palesemente dannose e, in caso affermativo, quali;
se il Governo non ritenga utile evidenziare e tentare di risolvere le problematiche che sorgono nei casi di affidamento dei figli nelle coppie separate per poter evitare tragedie come quella di Reggio Emilia.
(4-05372)
GIANCARLO GIORGETTI, CASERO e FUGATTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
un articolo, pubblicato dal quotidiano Italia Oggi lo scorso 4 ottobre, riporta l'opinione del dottore Roberto Parziale, capo segreteria del sottosegretario alla giustizia Luigi Scotti, il quale esprime una propria personale opinione in merito all'Albo Unico e ai conseguenti riflessi previdenziali;
in base a quanto affermato dal dottor Parziale, il nuovo ordine dei dottori commercialisti e degli esperti contabili avrebbe il solo obiettivo di razionalizzare il sistema ordinistico;
tuttavia, nel prosieguo delle sue dichiarazioni, il dottor Parziale afferma come l'Albo Unico non sia sinonimo di una o due professioni, perché la materia contabile è talmente ampia che diverse competenze sono affidate al libero mercato, come l'attività dei tributaristi, per cui in questo caso l'ordine unificato andrebbe a gestire unicamente gli iscritti, ed inoltre, sempre secondo quanto dichiarato, il decreto legislativo n. 130 sarebbe superato, tanto più che lo spirito della riforma delle professioni sarebbe quello di razionalizzare gli ordini, per cui in futuro i dottori commercialisti potrebbero trovarsi a convivere, oltre che con gli esperti contabili, con altre professioni simili;
a questo punto, diventa quantomeno prioritario che il ministero della giustizia voglia fare chiarezza sulla interpretazione del decreto legislativo n. 139 del 2005 in termini di naturale evoluzione della professione di dottore commercialista e di conseguente iscrizione dei professionisti dell'istituendo albo alla Cassa di previdenza dei dottori commercialisti;
la conferma interpretativa si rende necessaria anche in ragione del fatto che è strettamente collegata la questione dei tirocinanti, dei nuovi iscritti e dell'ente previdenziale di riferimento, che reclamano chiarezza sul loro futuro professionale -:
se il Ministro in indirizzo non ritenga necessario chiarire definitivamente la vicenda in oggetto, soprattutto al fine di riaffermare come l'Albo Unico non sia in realtà diretto ad introdurre alcuna nuova professione bensì rappresenti semplicemente la
naturale evoluzione della professione dei dottori commercialisti.
(4-05386)