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Allegato B
Seduta n. 241 del 13/11/2007
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UNIVERSITÀ E RICERCA
Interrogazioni a risposta immediata:
VOLONTÈ, D'AGRÒ, DRAGO, RONCONI, BARBIERI, CIOCCHETTI, COMPAGNON, DE LAURENTIIS, FORMISANO, LUCCHESE, PERETTI e MEREU. - Al Ministro dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 1 del decreto legislativo n. 204 del 1998 prevede che sulla base degli indirizzi dati dal Governo, dei piani e dei programmi di competenza delle amministrazioni dello Stato e tenendo conto delle iniziative, dei contributi e delle realtà di ricerca regionali, sia predisposto, approvato e annualmente aggiornato il programma nazionale per la ricerca, di durata triennale;
il programma nazionale per la ricerca è uno strumento necessario per realizzare un indirizzo strategico e di coordinamento della politica nazionale e della ricerca, anche con riferimento alla dimensione europea e internazionale;
si tratta di uno strumento fondamentale per un corretto ed efficace sviluppo anche delle politiche regionali che intervengono in materia di ricerca scientifica e tecnologica e sostegno all'innovazione per i settori produttivi, nell'ambito delle funzioni ad esse attribuite dalla Costituzione e utilizzando fondi comunitari;
il piano definisce gli obiettivi generali e le modalità di attuazione degli interventi alla cui realizzazione concorrono, con risorse disponibili sui loro stati di previsione o bilanci, le pubbliche amministrazioni, ivi comprese, con le specificità dei loro ordinamenti e nel rispetto delle loro autonomie ed attività istituzionali, le università e gli enti di ricerca;
il programma nazionale per la ricerca e gli aggiornamenti annuali, ai sensi dell'articolo 2 del citato decreto legislativo, sono approvati dal Cipe, che valuta periodicamente l'attuazione del programma nazionale della ricerca;
l'ultimo programma nazionale per la ricerca, il pnr 2005-2007, approvato dal Comitato interministeriale per la programmazione economica (Cipe), nel marzo 2005, su proposta del Ministro Moratti, consta di oltre settanta pagine redatte dopo una lunga e complessa fase preparatoria;
l'intervento pubblico nella ricerca in Italia in settori strategici come l'energia, l'ambiente, la salute ed altri, oltre alla mancanza di risorse, sembra dover scontare sovrapposizioni, duplicazioni e mancato coordinamento, in assenza di una programmazione nazionale peraltro prevista dalla legge -:
quando intenda presentare al Cipe, a norma dell'articolo 2, comma 1, del decreto legislativo n. 204 del 1998, il programma nazionale per la ricerca.
(3-01431)
LA RUSSA, FILIPPONIO TATARELLA, MENIA, BONO, LAMORTE, PROIETTI COSIMI, GERMONTANI, LEO, ARMANI, CONSOLO, DE CORATO, ALBERTO GIORGETTI, MANCUSO, ANTONIO PEPE, PERINA, LISI, MIGLIORI, MOFFA e PEDRIZZI. - Al Ministro dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
l'espressione «fuga di cervelli» è tristemente utilizzata per stigmatizzare il
fatto che i giovani neolaureati, dottorati e ricercatori italiani si trasferiscono all'estero per lavorare in università e centri di ricerca, soprattutto statunitensi, dal momento che manca, a tutt'oggi, un adeguato piano di sostegno economico che induca ad investire seriamente sulla ricerca e lo sviluppo scientifico. Ogni dottorando di ricerca riceve, ad esempio, oggi, in Italia, un assegno ad personam che oscilla intorno agli 840 euro mensili, a fronte, invece, dei 1100 euro mensili della Germania, dei 1500 euro della Svezia e, addirittura, dei 4000 dollari degli Stati Uniti;
l'Italia, ogni anno, esporta trentamila ricercatori e ne importa solo tremila: ciò significa che vengono investite molte risorse per formare studiosi che, poi, il nostro Paese non è in grado di trattenere. Sono ormai circa seimila all'anno, pari ad un quinto degli italiani che, in media, abbandonano l'Italia, i giovani laureati italiani che trovano facilmente lavoro in altri Paesi più industrializzati del nostro, con livelli di retribuzione adeguati ed interessanti prospettive scientifiche. Di conseguenza, non di «fughe» si tratta, bensì di mobilità verso occasioni retributive e professionali più allettanti;
il cosiddetto «programma di rientro dei cervelli», avviato a seguito dell'adozione del decreto ministeriale del 26 gennaio 2001 («Incentivi a favore della mobilità di studiosi italiani e stranieri impegnati all'estero»), è stato confermato, nella XIV legislatura, dal Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, Letizia Moratti, che prorogò il programma fino al 2005;
a fronte della grave mancanza di appropriate politiche di sostegno da parte del Governo di centrosinistra, la ricerca scientifica viene finanziata grazie all'approvazione, in sede di discussione della legge finanziaria per il 2008, di un specifico emendamento presentato, al Senato della Repubblica, da Alleanza Nazionale, che incentiva di 40 milioni di euro il finanziamento dei dottorati di ricerca;
un altro aspetto della problematica su cui si richiama l'attenzione del Governo è quello che attiene alla mancanza di risorse umane specializzate in determinate discipline scientifico-tecnologiche, di cui il mercato italiano ha bisogno per diventare più competitivo;
da tempo gli industriali italiani chiedono, infatti, al Governo di rilanciare la formazione tecnico-scientifica, così da ridurre la propria dipendenza sulla ricerca realizzata all'estero;
tra i settori in cui, ad esempio, le aziende italiane hanno maggiore sete di specializzazione ci sono la bioingegneria, la chimica, la meccanica strumentale e, perfino, la raffinazione del petrolio -:
se il Governo non intenda varare finalmente un insieme di adeguate e concrete misure di carattere normativo ed economico-finanziario, al fine di fronteggiare un'emergenza non più sostenibile, che impedisce all'Italia di crescere in termini di sviluppo della propria ricerca scientifica, a vantaggio di altri Paesi industrializzati (come, ad esempio, gli Stati Uniti, il Canada, l'Australia), che, in regime di concorrenza, sono, invece, strategicamente sostenuti da lungimiranti politiche di governo.
(3-01432)
Interrogazione a risposta in Commissione:
MARINELLO. - Al Ministro dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
l'annosa e complessa questione del contratto di lavoro per i medici specializzandi costituisce da sempre un'emergenza la cui soluzione tarda ad arrivare, nonostante il prezioso contributo apportato dagli specializzandi alle aziende Ospedaliere Universitarie e all'importanza delle Scuole di Specializzazione di area medica nel quadro della formazione generale cui è deputata la facoltà di Medicina;
attraverso il decreto legislativo 17 agosto 1999 (modificato dalla legge n. 266 del 2005 entrata in vigore dal 1o novembre 2006) sono state emanate le norme di
attuazione della direttiva 93/16/CEE, riguardante la libera circolazione dei medici e il reciproco riconoscimento di diplomi e titoli, avviando così un processo di adeguamento dell'iter formativo medico specialistico italiano agli standard europei;
il suddetto decreto regolava la formazione dei medici specializzandi, riconoscendo loro lo status di medico lavoratore, con il conseguente riconoscimento della previdenza, della malattia, della tutela della gravidanza e dell'adempimento del servizio militare, mentre precedentemente lo status dello specializzando era contemplato dall'abrogato decreto-legge n. 257 del 1991 ed inquadrato come uno studente borsista a cui non veniva riconosciuto alcun diritto del lavoratore;
successivamente è intervenuta la legge Finanziaria per il 2006 che, introducendo il «contratto di formazione specialistica», prevedeva che ai medici specializzandi venisse applicato un vero e proprio contratto di «formazione specialistica» per la cui attuazione viene indicato uno stanziamento economico specifico e la posticipazione della trasformazione del loro rapporto di lavoro a partire dall'anno accademico 2006-2007;
l'ultimo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri necessario per l'effettiva accensione dei contratti di formazione specialistica, relativo allo stanziamento dei fondi dal Ministero dell'economia alle Università, è stato firmato soltanto il 5 novembre scorso dal ministro Padoa Schioppa, cioè dopo quattro mesi di stallo burocratico, anche grazie alle ripetute sollecitazioni da parte degli specializzandi;
in base a tale provvedimento, giunto comunque con inspiegabile e grave ritardo, i contratti possono essere uniformemente firmati in tutti gli atenei, e i pagamenti sbloccati;
la situazione, però, resta ancora difficoltosa, poiché vi è un ennesimo grave ritardo nelle pubblicazione del bando di concorso per l'ammissione alle scuole di specializzazione, bando che secondo quanto previsto dal decreto ministeriale 2 marzo 2006 dovrebbe essere pubblicato ogni anno entro il mese di settembre. I concorsi (che dovrebbero essere collegati ai tempi dell'anno accademico) hanno invece cadenze assolutamente incerte e tale ritardo impedisce il regolare svolgimento dell'attività formativa delle scuole di specializzazione;
è trapelato che il Ministro Mussi sta per firmare il decreto ministeriale che istituisce i bandi di concorso per le scuole di specializzazione per l'anno accademico 2007-2008 con date per i concorsi fissate per gennaio 2008, il che determinerebbe una gravissima ingiustizia nei confronti dei giovani medici che si sono laureati nelle sessioni di luglio e ottobre 2007 e che conseguiranno l'Abilitazione alla Professione Medica nel mese di febbraio 2008 e che quindi non potranno partecipare al concorso stesso;
è importante evitare l'enorme confusione che si è verificata solo pochi mesi fa con lo scorso bando di specializzazione (con strascichi giudiziari e con l'unico risultato di aver ulteriormente precarizzato lo status di giovane laureato in medicina) e per dare certezze formative coerenti con il percorso dei giovani medici, il bando di concorso venga emanato a gennaio, con concorso a marzo, in modo che possano accedervi anche i laureati nelle sessioni ordinarie del precedente anno accademico -:
se il Ministro interrogato non ritenga urgente ed indispensabile intervenire, anche con iniziative di carattere normativo, affinché il bando di concorso per le scuole di specializzazione per l'anno accademico 2007-2008 venga emanato a gennaio, con concorso a marzo, consentendo cosi l'accesso anche ai laureati nelle sessioni ordinarie del precedente anno accademico;
se non ritenga opportuno conferire al bando di concorso una cadenza annuale, in linea con i tempi dell'anno accademico.
(5-01744)