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Allegato B
Seduta n. 275 del 19/2/2008
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DIFESA
Interrogazioni a risposta scritta:
GIORGIO CONTE. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
appare precisa volontà politica del Governo operare una progressiva stabilizzazione del personale delle pubbliche amministrazioni, utilizzato con contratti di natura temporanea, ma con riferimento ad esigenze durature delle amministrazioni di appartenenza;
appare necessario procedere nei termini previsti dalla legge, nei limiti della disponibilità finanziaria e nel rispetto delle disposizioni in materia di dotazioni e piante organiche;
la legge finanziaria per il 2007 (n. 296 del 2006, articolo 1, comma 519) prevede che «per l'anno 2007 una quota pari al 20 per cento del fondo di cui al comma 1 è destinata alla stabilizzazione, a domanda, del personale non dirigenziale in servizio a tempo determinato da almeno tre anni, anche non continuativi o che conseguano tale requisito in virtù di contratti stipulati anteriormente alla data del 29 settembre 2006 o che sia stato in servizio per almeno tre anni, anche non continuativi, nel quinquennio anteriore alla data di entrata in vigore della presente legge che ne faccia istanza, purchè sia stato assunto mediante procedure selettive di natura concorsuale o previste da norme di legge»;
in tale previsione della legge Finanziaria 2007 rientrano anche tutti quegli Ufficiali, oltre 1500, delle Forze Armate Italiane che, di complemento/ferma biennale, hanno prestato servizio per almeno 36 mesi nelle rispettive Armi -:
se l'Amministrazione militare intenda procedere alla stabilizzazione, con assunzione a tempo indeterminato, del personale
che, oggi in congedo ma avente i requisiti previsti, ne faccia istanza ai sensi della legge n. 296 del 2006;
quale sia la posizione del Governo in materia di stabilizzazione a tempo indeterminato del personale militare;
quale sia la posizione del Governo di fronte ai ricorsi ad oggi presentati dagli interessati.
(4-06284)
LONGHI, VENIER, CESINI, DE ANGELIS, PAGLIARINI, GALANTE, NAPOLETANO, FERDINANDO BENITO PIGNATARO, VACCA, SGOBIO, CANCRINI e TRANFAGLIA. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
in data 5 dicembre 2006, era stata presentata una interrogazione a firma dell'interrogante circa l'esposizione di un gagliardetto fascista nella caserma dei carabinieri di Nassiriya, in Iraq, di seguito riportata:
in data 2 dicembre 2003, l'interrogante presentava al Senato un'interrogazione avente ad oggetto un ampio servizio dal titolo «Gli Eroi di Nassiriya» pubblicato sul n. 42 del 26 novembre 2002, del settimanale Chi, editore Mondadori, riguardante il barbaro eccidio dei 19 italiani in Iraq ad opera dei terroristi;
a pagina 17 del suddetto settimanale vi era un servizio fotografico dal titolo Nassiriya (Iraq). Ciò che rimane del quartier generale dei Carabinieri dopo l'attentato del 12 novembre. In alto il tricolore rimasto appeso in una delle stanze distrutte;
al centro del tricolore vi era un gagliardetto nero con un'aquila che stringe tra gli artigli un fascio littorio e la dicitura «Camerati italiani»;
l'interrogante chiedeva per quale motivo in una delle stanze del quartiere generale italiano fosse esposta siffatta bandiera, quale segno di riconoscimento del nostro Paese, in luogo del «classico» tricolore: quali responsabilità si possono ravvisare in capo al Comando militare della missione italiana in Iraq;
se il Governo non ritenga che questo fatto ravvisi il reato di vilipendio alla bandiera di cui all'articolo 292 del codice penale; quali iniziative il Governo intenda adottare per chiarire al più presto tutti gli aspetti di questa incresciosa vicenda;
in data 22 aprile 2004, nella risposta all'interrogazione, il Ministro della difesa, Martino, assicurava che «la Difesa mantiene una costante vigilanza affinché il personale militare rispetti i vincoli connessi con lo «status giuridico» e si attenga, altresì, al rispetto delle norme dettate dal Regolamento di disciplina militare». Il ministro sottolineava poi che la distruzione della camerata ubicata all'interno della sede del Comando italiano della Multinational Specialized Unit di An Nassiriyah (Iraq) e i pochissimi elementi desumibili dall'inquadratura dell'immagine riportata nel servizio fotografico non avevano consentito al Comando Generale di risalire ai responsabili;
comunicava inoltre, che la vicenda era al vaglio dell'Autorità giudiziaria. Nell'assicurare, altresì, che l'Amministrazione militare aveva fornito agli inquirenti ogni possibile e fattiva collaborazione per la ricerca della verità, confermava il proprio impegno nel contribuire alla chiarificazione dell'accaduto ed all'individuazione dei responsabili;
alti ufficiali delle Forze armate ed esperti militari hanno confermato all'interrogante i dubbi sul fatto che in zona di guerra, nel quartier generale italiano, i carabinieri non sapessero individuare chi vi fosse in quella stanza e comunque rimangono le responsabilità del Comando;
nonostante il regolamento della Camera preveda una rispostà entro 20 giorni, il Ministro non ha ancora dati risposte alla citata interrogazione;
sul settimanale L'Espresso del 7 febbraio 2008, a pagina 24, si riportala notizia che su una jeep corazzata, in dotazione
ai commandos delle forze speciali italiane in Afghanistan è stata dipinta una palma simile a quella usata sui mezzi degli Afrika Korps di Rommel;
i nostri soldati erano e sono impegnati in missioni di pace e tra di essi vi sono elementi che si ispirano al fascismo e al nazismo e quindi alla violenza, alla sopraffazione, al razzismo e via elencando, in contraddizione quindi con la missione di pace, e con lo spirito democratico e la fedeltà della stragrande maggioranza delle forze armate alla Costituzione repubblicana e antifascista -:
quale autorità giudiziaria vagliava la vicenda e quali siano stati gli eventuali esiti a cui è giunta;
chi comandava all'epoca il quartier generale e se siano stati individuati i responsabili;
se tutti i mezzi militari presenti, in Afghanistan sia decorati con la palma;
quali iniziative intenda intraprendere per individuare, punire e rimuovere i militari responsabili del grave fatto, i superiori che, eventualmente abbiano dato il comando, abbiano tollerato e non abbiano vigilato.
(4-06304)