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Allegato B
Seduta n. 28 del 19/7/2006
TESTO AGGIORNATO AL 1o AGOSTO 2006
AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO
Interrogazioni a risposta in Commissione:
PICANO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio. - Per sapere - premesso che:
con l'ordinanza del 4 luglio del Commissario delegato per la sicurezza dei materiali nucleari, Carlo Jean, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale del 12 luglio, si autorizza la Sogin (la società che si occupa delle ex centrali nucleari e del loro smantellamento, alla costruzione presso la centrale nucleare di Latina degli edifici «estrazione» e «condizionamento» dei fanghi radioattivi, alla costruzione, previa autorizzazione dell'Agenzia per la protezione dell'ambiente e per i servizi tecnici, dell'edificio «cutting facility» e del deposito temporaneo di rifiuti radioattivi;
è questa una decisione presa dal Commissario senza l'avallo del comune di Latina, il quale non si era ancora espresso sulla richiesta della Sogin per costruire il deposito e gli ulteriori edifici;
la messa in sicurezza dell'impianto per il prosieguo delle operazioni di smantellamento della ex-centrale nucleare di Latina rappresenta sicuramente un momento importante, ma molti dubbi si incentrano sulla realizzazione del deposito temporaneo delle scorie nucleari, in mancanza attualmente di un deposito nazionale di rifiuti nucleari -:
se il Governo sia a conoscenza di quale è stato l'iter procedurale che ha portato all'emissione di tale ordinanza e quali siano le soluzioni previste dal Ministro per far sì che i successivi effetti di questa non producano alcun danno al territorio e alla popolazione di Latina e provincia.
(5-00109)
AMICI e GENTILI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio. - Per sapere - premesso che:
nei giorni scorsi è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il provvedimento con il quale la Sogin, tramite il Commissario Jean, si appresta a costruire degli edifici nell'area della Centrale Nucleare di B.go Sabotino (Latina) per l'«estrazione» e condizionamento dei fanghi radiattivi;
il provvedimento è stato emanato a seguito delle mancate autorizzazioni urbanistiche del comune di Latina che pure intrattiene rapporti con la Sogin dal 2003, siglando persino un protocollo d'intesa, e che riunioni si sono succedute sino a pochi giorni dall'emissione dell'ordinanza;
si ricorda che la Centrale termonucleare di Latina è inattiva dal 1986, e rappresenta il più grande sito industriale dismesso e da riconvertire della provincia di Latina;
la sua disattivazione e conseguente bonifica era legata alla previsione che entro il 1o gennaio 2009 fosse disponibile un deposito nazionale per i rifiuti radioattivi;
la presenza della Centrale ha rappresentato e rappresenta una grave servitù per il comune di Latina sia sul piano ambientale che per la salute e sicurezza dell'intera popolazione;
su un quotidiano locale il giorno 16 luglio il commissario Jean ha rilasciato un'intervista dove ribadisce gli incontri con l'amministrazione comunale, e che dal 2003 sono state inoltrate le pratiche di richiesta di nulla osta e sulle medesime si sono avuti incontri con gli uffici tecnici, con la Regione, con la Prefettura;
nella medesima intervista si dà assicurazione che le opere riguardano «esclusivamente» la messa in sicurezza -:
quali rassicurazioni intenda fornire riguardo all'effettivo dispositivo dell'ordinanza;
perché per la messa in sicurezza si è atteso 3 anni;
quali siano stati e siano i rischi corsi dai cittadini per la propria salute ed incolumità;
quali garanzie si intenda fornire per evitare che dalla messa in sicurezza si arrivi ad essere deposito di rifiuti radioattivi;
se sia a conoscenza del progetto Sogin;
se il progetto corrisponda alle garanzie necessarie di tecnologia e di valutazione d'impatto ambientale.
(5-00110)
CORDONI, ANDREA ORLANDO, MOTTA, MARIANI, VELO e FILIPPESCHI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio. - Per sapere - premesso che:
il corridoio ferroviario ed autostradale Tirreno-Brennero è inserito nel primo programma delle infrastrutture strategiche di preminente interesse nazionale previsto dalla legge n. 443 del 2001 (Legge Obiettivo), approvata dal CIPE il 21 dicembre 2001;
la linea ferroviaria Pontremolese è una delle principali trasversali della rete e collega, attraverso un percorso di circa 112 Km, le stazioni di Parma e Vezzano Ligure inserite, rispettivamente, sulla direttrice dorsale Milano-Roma e sulla direttrice tirrenica;
in questi anni è stato completato il raddoppio ed è in esercizio la tratta S. Stefano Magra-Aulla-Chiesaccia ed è in fase di realizzazione il raccordo Garfagnana;
il progetto preliminare per il completamento della linea ferroviaria Pontremolese, compresa la galleria di valico, è stato predisposto da ITALFERR che lo ha presentato nel maggio 2003 a questo Ministero, competente ai fini della valutazione di impatto ambientale ai sensi del decreto legislativo n. 190 del 20 agosto 2002;
le Regioni interessate (Liguria, Emilia Romagna e Toscana), gli Enti Locali, e tutti i soggetti che dovevano esprimersi si sono pronunciati a favore ha contestualmente avviato sia le procedure previste dagli articoli 3 e 4 del decreto legislativo n. 190 del 2002 per la pronuncia ai fini dell'intesa Stato-Regioni in ordine alla localizzazione degli interventi e alla conformità urbanistica degli stessi, sia quelle inerenti la partecipazione della Regione alla procedura di VIA nazionale che hanno portato all'approvazione delle determinazioni in merito alla compatibilità ambientale del progetto presentato da ITALFERR con D.G.R. n. 931 del 22 settembre 2003;
in data 2 dicembre 2004 è stato sottoscritto un apposito Accordo di Programma tra Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, Regioni Emilia Romagna, Liguria e Toscana, Rete Ferroviaria Italiana e Autorità Portuale di La Spezia che prevede la costituzione di un Comitato consultivo permanente per lo sviluppo integrato delle Province di Parma, Massa Carrara e La Spezia, finalizzato a disciplinare gli impegni dei soggetti sottoscrittori per la realizzazione e gestione del potenziamento della linea ferroviaria Pontremolese e delle relative ulteriori opere a questa funzionalmente legate;
a quanto risulta agli interroganti, il progetto preliminare è fermo al CIPE perché manca la procedura di VIA -:
quando la Commissione terminerà i suoi lavori e quali siano i tempi previsti per la comunicazione dei risultati ufficiali al CIPE.
(5-00113)
Interrogazioni a risposta scritta:
PAOLO RUSSO. - Al ministro dell'ambiente e della tutela del territorio. - Per sapere - premesso che:
la Commissione VIA settore tutela ambientale della regione Campania ha dato parere favorevole (delibera di GR n. 421 del 12 marzo 2004) per l'istallazione nel comune di Marigliano in posizione
periferica Nord-Est, ai confini con il comune di San Vitaliano, di un opificio per lo stoccaggio ed il trattamento di rifiuti liquidi;
risulta dal piano regolatore del comune interessato che la zona sulla quale dovrebbe sorgere l'impianto è classificata come agricola e quindi come tale sprovvista di infrastrutture e servizi quali fognature nelle quali far defluire le portate depurate in quella comunale;
considerata la distanza dai centri abitati, contrariamente a quanto sostenuto dal provvedimento della regione, secondo l'interrogante, l'impatto può ritenersi tutt'altro che trascurabile atteso che la zona interessata ha un tasso di mortalità media più alto della media nazionale tanto da essere stato etichettato come «triangolo della morte» -:
se non ritenga, alla luce di quanto in premessa, di dover intervenire affinché il Commissario - nell'ambito dei suoi poteri - nella vicenda de qua, accerti la regolarità e la legittimità della procedura e dei provvedimenti amministrativi sopra richiamati;
quali iniziative intenda intraprendere nell'immediato per impedire la realizzazione delle opere suddette e per ridare dignità ad una zona del Mezzogiorno che rappresenta uno degli spazi più belli e dinamici del nostro Paese.
(4-00616)
DIOGUARDI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
tra l'8 e il 9 luglio, decine di bagnanti sono stati costretti a ricorrere alle cure mediche dopo avere fatto il bagno a Isola delle femmine, in provincia di Palermo;
tosse secca, difficoltà respiratoria, congiuntivite, ustioni e pruriti sono stati i sintomi con i quali i bagnanti si sono presentati a richiedere delle cure sia alla guardia medica dell'Isola delle femmine che agli ospedali del Cervello e del Civico;
tale fenomeno si era già verificato almeno due anni fa e oggi, come allora, si sono fatte solo delle ipotesi;
molti cittadini, tra quelli presenti sulla spiaggia, hanno sostenuto la possibile presenza di una nube tossica, altri hanno riferito della presenza di una nave cargo che sostava nei pressi dell'isolotto di Isola delle femmine ed hanno ipotizzato un eventuale scarico a mare di sostanze inquinanti;
la Capitaneria di porto ha prelevato dei campioni d'acqua per accertare le cause del fenomeno;
da anni le associazioni ambientaliste e molti cittadini denunciano la presenza, in prossimità delle Isole delle femmine, di una fabbrica di Italcementi dove si prevede, tra l'altro, la costruzione di una nuova torre dell'altezza di cento metri -:
quali siano i risultati delle analisi compiute dalla locale Capitaneria di Porto;
se corrisponda al vero che le autorità sanitarie abbiano informato i Carabinieri e, se sì, se siano state avviate indagini e con quali esiti;
quali provvedimenti s'intendano intraprendere per tutelare la salute dei cittadini e preservare l'ambiente di Isola delle femmine.
(4-00623)
ANGELA NAPOLI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio, al Ministro delle infrastrutture, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
agli inizi degli anni '80 il Consiglio di Amministrazione dell'ex Cassa per il Mezzogiorno, poi Agensud, ha affidato i lavori della diga sull'Esaro (Cosenza) al raggruppamento di imprese Lodigiani, Italstradale, Del Favero, per una iniziale spesa prevista di 75 miliardi e 809 milioni di vecchie lire;
oltre alle procedure d'appalto l'Agensud ha gestito anche l'esame e l'approvazione
delle perizie affidandone successivamente la concessione al consorzio di bonifica Sibari-Valle Crati;
i lavori di costruzione sono stati appaltati il 31 maggio 1982 con il consenso di tutti gli enti locali interessati;
i lavori sono andati avanti a rilento anche perché gli enti locali interessati hanno poi dimostrato nel merito atteggiamenti incoerenti, giacche non era stata definita la parte di territorio che avrebbe ricevuto beneficio dalla costruzione della diga sull'Esaro;
nel mese di dicembre del 1987, in seguito ad un movimento franoso sulla sponda sinistra della diga, sono stati sospesi i lavori in una parte del cantiere e circa 300 lavoratori sono stati posti in cassa integrazione;
le indagini sull'evento franoso hanno iniziato a far intravedere l'errore progettuale della diga stessa;
nel frattempo, però, la Società Lodigiani ottiene dallo Stato 36 miliardi di vecchie lire quale indennizzo per fermo cantiere, senza che siano stati individuati i responsabili dell'iniziale «errore progettuale»;
nel frattempo il raggruppamento di imprese affidatario dei lavori della diga sull'Esaro ha continuato a detenere la titolarità dell'appalto che già nei primi mesi del '92 aveva raggiunto la cifra di 745 miliardi di vecchie lire ai quali bisognerebbe aggiungere gli altri 350 miliardi per la realizzazione dei canali di gronda;
nel gennaio del 1992 in un comunicato stampa la Cgil ha denunziato le «ignobili e senz'altro interessate pressioni politiche sulla struttura tecnica dell'Agensud da personaggi politici ben collegati ai molto discussi potentati politici dei ministri meridionali, che vorrebbero ad ogni costo, l'approvazione immediata di perizie di adeguamento del progetto iniziale, proponendo espedienti e improbabili confuse procedure amministrative prevalentemente in contrasto con l'impostazione legislativa e le regole correnti»;
dall'apertura di una relativa inchiesta giudiziaria nell'ottobre del 1993 è stato emesso un ordine di custodia cautelare a carico del commissario del Consorzio di bonifica con l'accusa della richiesta, rivolta alla Lodigiani, di ben 5 miliardi di vecchie lire per conto di un non definito gruppo politico;
l'inchiesta giudiziaria fa anche emergere che la citata frana sarebbe stata creata proprio per ottenere il finanziamento di 36 miliardi di vecchie lire;
in questa fosca vicenda sono entrati in gioco anche altri personaggi esterni al di fuori dell'affare e che, secondo l'accusa, si sono rivolti alla Lodigiani per avere qualche centinaio di milioni «al fine di non ostacolare i lavori della diga»;
dopo un annoso blocco dei lavori, grazie ad un accordo quadro con il Governo nazionale e con i finanziamenti del Cipe, nel 2002, si è rimessa faticosamente in moto la macchina della diga dell'Esaro;
nel mese di ottobre 2005, l'attuale Assessore regionale calabrese ai Lavori Pubblici ha incontrato i Sindaci dei Comuni della Valle dell'Esaro ed ha loro garantito la definizione della problematicità della diga, i cui lavoratori erano già stati posti in discussione;
ciò nonostante nel febbraio 2006, dopo che negli anni si è andati avanti disperdendo miliardi ed alimentando speranze, centosessanta padri di famiglia sono stati gettati in mezzo ad una strada dalla ditta Torno, società che aveva in gestione l'appalto da parte della Sorical, azienda partecipata della Calabria che gestisce le risorse e le strutture idriche della Regione;
sono stati espropriati i terreni migliori di quel territorio, è stato frenato lo sviluppo dello stesso, sono state create false aspettative occupazionali e sono stati
inutilmente sperperati milioni di euro senza comprendere in mano di chi gli stessi euro erano finiti -:
quali siano gli interventi necessari ed urgenti che intendano porre in essere, per le relative parti di competenza, al fine di accertare la storia della diga dell'Esaro e sul relativo sperpero di denaro pubblico;
se non ritengano, altresì, di attivarsi perché sia definita la situazione sulla costruzione della diga dell'Esaro.
(4-00625)
CASSOLA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio. - Per sapere - premesso che:
con DPCM dell'8 novembre 1994, la Regione Puglia è stata dichiarata in regime di emergenza ambientale per i rifiuti, e attualmente il Commissario delegato per l'emergenza rifiuti è lo stesso Presidente della Regione in virtù dell'Ordinanza di proroga dello stato di emergenza disposta con atto del Presidente del Consiglio dei ministri;
dopo dodici anni di commissariamento per l'emergenza rifiuti la situazione appare sempre più complessa tant'è che nonostante gli sforzi del Commissario per l'emergenza, ad oggi non si intravede la possibilità di una effettiva chiusura del ciclo integrato dei rifiuti urbani;
per effetto di sentenze del Consiglio di Stato, limitatosi ad esprimersi nel merito di legittimità amministrativa e procedurale di aggiudicazioni avviate dal precedente Commissario Delegato per l'emergenza rifiuti ed ex Presidente della giunta regionale on. Raffaele Fitto, risultano essere stati sottoscritti dall'attuale Commissario Delegato diversi contratti riconducibili ad un unico soggetto imprenditoriale: il Consorzio COGEAM;
detto Consorzio deve provvedere alla realizzazione di impianti di trattamento e recupero di rifiuti urbani che a regime, non prima dei prossimi due anni, e previa attività di biostabilizzazione primaria (oltremodo ingiustificatamente spinta perché richiede il raggiungimento di Indici di Respirazione con valori tra i più restrittivi dell'intero territorio nazionale), dovrà assicurare la produzione di frazioni secche combustibili (il cosiddetto CDR), secondo l'interrogante, senza alcuna certezza di un effettivo, corretto e controllato recupero in quanto risulta semplicemente demandata allo stesso produttore il generico obbligo a provvedere a sua cura e spesa ad un recupero energetico;
peraltro non risultano assolutamente definite le azioni miranti ad assicurare una corretta ed adeguata gestione dei rifiuti urbani nel cosiddetto «periodo transitorio», periodo che è in parte corrispondente all'ultimo periodo di commissariamento con poteri straordinari al Commissario Delegato;
considerato che in tale delicatissimo periodo di transizione è assolutamente necessario che sia garantita una più oculata gestione del ciclo dei rifiuti urbani vista la carenza di volumi di discarica disponibili;
inoltre le eventuali necessità di ampliamento delle discariche esistenti ed in esercizio, non potranno tener conto che nel territorio pugliese gran parte delle stesse risultano tuttora di titolarità privata, in contrasto anche con la stessa normativa regionale di riferimento (LLRR 17/93 e 13/96);
i motivi per cui in Puglia gli impianti previsti ed in fase di realizzazione per il cosiddetto periodo a regime, allo stato non risultano garantire la corretta e controllata chiusura del ciclo integrato con attività di smaltimento e recupero -:
se non si intenda verificare i motivi per cui in Puglia nonostante le previsioni del decreto 36 del 2003, sussistano ancora impianti di smaltimento di rifiuti urbani, a titolarità privata, in contrasto con la normativa regionale di riferimento (Decreto legislativo 22/97 e L.R. 17/93 e 13/96);
se non si ritenga opportuno adottare con urgenza opportuni criteri gestionali per l'esercizio delle discariche per rifiuti
non pericolosi che nella regione Puglia saranno destinate allo smaltimento di rifiuti urbani nel cosiddetto periodo transitorio, prima dell'avvio degli impianti a regime;
se non si ritenga necessario definire e adottare con urgenza le più opportune specifiche tecniche per assicurare un adeguato pre-trattamento dei rifiuti urbani da destinare allo smaltimento in discarica e/o alle attività di recupero ambientale nella regione Puglia nel cosiddetto periodo transitorio;
se non si intenda farsi garante presso la Regione Puglia affinché sia scongiurata la possibilità che ogni eventuale ampliamento di discarica esistente possa essere autorizzato all'esercizio ovvero alla prosecuzione dell'esercizio per rifiuti tal quali senza adeguata attività di pre-trattamento secondo i criteri fissati dal ministero come dai precedenti punti;
se non si intenda farsi garante presso l'Ufficio del Commissario Delegato per l'emergenza rifiuti della regione Puglia, affinché sia concordato il trasferimento di tutte le competenze tecniche, amministrative e gestionali per la realizzazione e gestione degli impianti previsti nel cosiddetto periodo transitorio ed in quello a regime in capo all'ARPA Regionale, alle Province e alle Autorità di Bacino, previa specifica normativa di settore che fornisca alle stesse una propria autonomia giuridica e gestionale.
(4-00627)