Menu di navigazione principale
Vai al menu di sezioneInizio contenuto
Allegato B
Seduta n. 68 dell'11/11/2006
...
AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministro della salute, il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro del lavoro e della previdenza sociale, per sapere - premesso che:
la magistratura di Gela sta attualmente indagando sui bimbi nati con malformazione e sulle morti sospette tra i 7 mila dipendenti occupati nei reparti degli stabilimenti Anic e dell'Agip fin dal 1959, anno di apertura del Petrolchimico;
una prima analisi ha accertato che, tra i dipendenti, i morti per cancro sono stati 641 e tra questi si stanno analizzando 195 casi sospetti;
a Gela è stato riscontrato un tasso di mortalità superiore alla media italiana del 57 per cento in più per i tumori allo stomaco per i maschi e del 74 per cento in più al colon retto per le femmine, del 13 per cento in più per i maschi e del 25 in più per le femmine per malattie cardiovascolari;
un'equipe di periti, nominati dalla magistratura di Gela, ha registrato nel territorio dei dati spaventosi per quanto riguarda le malformazioni dei nuovi nati:
a) per le ipospadie non si è mai registrato un dato così alto in nessuna realtà industriale del mondo;
b) su 13 mila nati tra il 1992 e il 2002, quasi 700 presentano malformazioni cardiovascolari, agli arti, all'apparato digerente, ai genitali esterni (dati questi superiore del 250 per cento alla media nazionale);
c) la percentuale di bimbi malformati a Gela è di 40 su mille;
d) nella relazione si dice testualmente «l'eccesso di rischio osservato a Gela per i difetti dei setti cardiaci e dei grandi vasi comunicatori è consistente. In particolare eccessi positivi sono stati riportati in associazione con contaminazioni di metalli pesanti e/o solventi organoclorurati presenti nelle acque ad uso civico, piombo in aree contaminate, solventi organici in ambiente lavorativo o residenziale, composti fenolici, per l'esposizione materna e paterna a pesticidi e per la residenza vicina a discariche di rifiuti»;
e) nell'area di Gela sono inoltre presenti altre sostanze nocive e in particolare idrocarburi aromatici, diossine, mercurio ed arsenico;
da questi studi emerge, ancora con più chiarezza, che l'elevato rischio ambientale
diventa anche un rischio di salute per i cittadini ed in particolare per i lavoratori delle industrie;
sulla gravità del fenomeno sul territorio di Gela, il Tg 3 regionale, ha prodotto un esaustivo e completo servizio, il 7 novembre 2006, che ha avuto il merito di rendere pubblico un fenomeno su cui, troppo spesso, è stato steso un velo di silenzio;
sino al 2002, dalla magistratura furono contestate ai dirigenti del petrolchimico ben undici violazioni delle norme vigenti riguardanti il trattamento delle acque, la sicurezza dei serbatoi installati ed il monitoraggio degli inquinanti;
nel 2002 il precedente governo, secondo gli interpellanti, per aggirare i sigilli posti dalla magistratura al Petrolchimico per violazione delle norme ambientali, ossia per emissione di sostanze nocive, aveva approvato un decreto che derubricava il pet-coke, la sostanza incriminata, tra i combustibili e la eliminava, di conseguenza, dalla lista dei prodotti di scarto della lavorazione del petrolio;
tale soluzione, tesa a superare le gravi ripercussioni sociali a seguito del blocco dell'impianto, nei fatti ha consentito la riapertura del Petrolchimico ma ha messo ulteriormente a repentaglio la salute e l'ambiente nell'intero territorio di Gela;
i dati scientifici raccolti dai magistrati della Procura della Repubblica di Gela sulle prevalenze delle neoplasie e delle malformazioni congenite, pone in maniera irrimandabile la questione della riconversione e della bonifica dell'intero territorio di Gela affinché si fuoriesca finalmente da una monocultura industriale;
il 26 settembre 2006 dalle ore 8 del mattino fino alla sera, dal Petrolchimico di Gela, è avvenuta un'ulteriore emissione di fumi neri e maleodoranti che ha portato all'evacuazione dello stabilimento;
tale emissione, che faceva seguito ad altri due eventi simili accaduti nei mesi di luglio e agosto, ha messo in grave allarme l'intera città ed è stata talmente vasta da interessare anche la città di Vittoria;
i vertici del Petrolchimico continuano a trovare giustificazioni tecniche ai vari episodi, che, al contrario, sembrano legati alla mancanza di manutenzione e d'ammodernamento dell'impianto;
appare evidente che, alla luce dei dati sopra esposti, è necessario potenziare le strutture sanitarie esistenti sul territorio di Gela;
il Piano sanitario regionale siciliano (PRS) 2001-2002 prevedeva, secondo quanto indicato nelle linee guida del Ministero della sanità su proposta della Commissione Oncologica Nazionale, la seguente articolazione:
a) dipartimento oncologico di terzo livello;
b) dipartimento oncologico di secondo livello;
il primo, per l'alta specialità e la complessità delle Unità Operative della diagnostica e della terapia da fornire, andava allocato nelle aziende di riferimento nazionale e di alta specializzazione, i policlinici universitari e le altre aziende ospedaliere individuate nello stesso PRS, tra queste veniva individuata l'Azienda Ospedaliera S. Elia di Caltanissetta;
il secondo doveva essere provvisto delle seguenti Unità Operative (U.O.):
a) oncologia medica;
b) anatomia e istologia patologica;
c) radioterapia (attivabile con bacino di utenza interprovinciale);
d) unità di cura palliative;
questo dipartimento funzionale doveva, secondo il PRS, insistere nei capoluoghi di provincia o nelle «aree esposte all'insorgenza di neoplasie collegate a particolari rischi ambientali»;
sembra evidente che in una provincia come quella di Caltanissetta, oltre alla presenza di un dipartimento di 3o livello da attivare nel capoluogo, è necessario rendere operativo a Gela, un dipartimento ad articolazione più semplice, di 2o livello, stante la situazione ad alto rischio ambientale;
nell'azienda ospedaliera di Gela sono attualmente presenti la chirurgia generale con U.O. semplice di senologia, semplice di oncologia medica, nonché l'U.O. di anatomia patologica e l'UFA;
per attivare il dipartimento oncologico di 2o livello al fine di garantire standards assistenziali qualitativamente elevati e fornire prestazioni di elevato contenuto specialistico occorre potenziare l'esistente e creare l'U.O, di radioterapia e l'Hospice per le cure palliative ai malati terminali;
tali servizi potrebbero avere un bacino interprovinciale per la loro assenza nei comuni limitrofi (Licata, Vittoria ecc.) di altre province;
allo stesso modo appare necessario attivare, in questo contesto, il servizio di biologia molecolare, previsto nei dipartimenti di 3o livello, poiché da diversi anni le conoscenze sui tumori, la loro diagnosi precoce, la prognosi, la tipizzazione, l'individuazione precoce delle mocrometastasi e delle recidive, il profilo di rischio individuale, la valutazione sul successo della terapia farmacologia e la ricerca di nuovi farmaci antineoplastici si coniugano sempre più al miglioramento delle tecniche di biologia molecolare -:
se non si ritenga indispensabile ed urgente convocare una conferenza di lavoro tra i ministeri competenti, gli enti locali e la Regione Sicilia affinché si cominci ad esaminare un piano di riconversione produttiva, questa si che sarebbe una «grande opera» utile per la Sicilia, dell'area di Gela che consenta di salvaguardare sia il lavoro che la salute e l'ambiente e che preveda la bonifica ed il recupero di tutti i siti inquinati;
se si intenda, nel frattempo, prevedere insieme ai vertici dell'ENI, gli Enti locali e la Regione Sicilia misure certe, cominciando con il potenziamento delle centraline per il rilevamento dell'inquinamento, a tutela della salute dei lavoratori e dei cittadini di Gela e delle aree limitrofe;
se si è a conoscenza dei dati sulle emissioni inquinanti, con particolare riferimento agli incidenti sopra ricordati, prodotte dal Petrolchimico e se non si ritenga di rendere pubblici tali dati affinché anche tutta la popolazione sia a conoscenza dei rischi che sta correndo;
se non si ritenga necessario fornire ai cittadini di Gela e delle aree circostanti, che hanno dovuto subire gravi danni alla salute per cause non dipendenti dalla loro volontà e stante anche i finanziamenti previsti in questo campo dalla finanziaria attualmente all'esame delle Camere, attraverso un accordo con gli enti locali e la Regione Sicilia, una struttura sanitaria efficiente che possa contare su:
a) l'attivazione di un dipartimento oncologico di terzo livello a Caltanissetta, fornito del servizio di biologia molecolare;
b) l'attivazione di un dipartimento oncologico di secondo livello a Gela;
c) sempre a Gela, un'unità di igiene ambientale che accorpi il monitoraggio, l'interpretazione dei dati, l'indagine epidemiologica e l'indicazione degli interventi nel territorio, nonché un Registro Tumori per la raccolta, l'interpretazione dei dati di prevalenza e di incidenza, le diverse tipologie di patologie neoplastiche e la proposizione dei servizi più rispondenti al trend e, infine, un servizio di medicina e di igiene del lavoro.
(2-00233) «Dioguardi, Forgione, Caruso, Smeriglio, Perugia, Duranti, Daniele Farina, Mantovani, Frias, Deiana, Iacomino, Ferrara, De Simone, Acerbo, Mungo, Olivieri, Mario Ricci, Andrea Ricci, Provera, Sperandio,
Siniscalchi, Franco Russo, Rocchi, Cannavò, Cacciari, Burgio, Folena, Mascia, Khalil, Pegolo».
Interrogazione a risposta orale:
VENIER. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
in seguito alla enorme preoccupazione sorta nell'opinione pubblica di fronte all'emergere delle prove sul fatto che durante il conflitto contro la Repubblica di Jugoslavia erano stati effettuati numerosissimi bombardamenti con proiettili all'uranio impoverito nel 2001 il Ministero dell'ambiente aveva emesso un bando di gara a licitazione privata con procedura ristretta finalizzato ad ottenere supporto al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio per la predisposizione del piano di monitoraggio dell'inquinamento chimico-fisico e radioattivo nei Paesi dell'area balcanica;
l'importo di base d'asta era di 1.110.000 euro e i lavori dovevano essere conclusi entro 18 mesi dalla data della stipula del contratto;
a tanti anni di distanza né nella stampa generica né nella letteratura scientifica, né nei resoconti pubblicati sull'attività del Ministero dell'ambiente risulta nulla degli esiti della gara e delle conseguenti azioni sul campo -:
quale società e raggruppamento di imprese si sia aggiudicata la gara;
a quanto corrisponda l'importo dell'offerta e se questo sia stato effettivamente liquidato;
che tipo di azione sia stata effettuata in Kosovo per la predisposizione del suddetto piano di monitoraggio ed in particolare se siano state effettuate misurazioni sul campo;
quali siano i risultati delle valutazioni e dove sia consultabile il piano di monitoraggio oggetto della gara.
(3-00389)
Interrogazione a risposta scritta:
IACOMINO, MIGLIORE, ACERBO, DE CRISTOFARO, LOMBARDI, FORGIONE e FERRARA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
Monte Comune, sito a Vico Equense (Napoli), è una montagna che rappresenta una perla del Mediterraneo, sita in cima alla costiera Sorrentina, affaccia da un lato sul Golfo di Napoli e dall'altro su quello di Salerno e fa parte anche dei siti di interesse Comunitario ed è diventato patrimonio dell'umanità dell'Unesco e del Parco Regionale dei Monti Lattari;
alcuni privati cittadini stanno tentando, da ben 9 anni, di acquisire la montagna Sorrentina;
nel luglio 1997, le famiglie Palescandolo e Dubbiosi, rifacendosi al diritto di enfiteusi pretesero il riconoscimento del possesso di 30 ettari di montagna perché se ne sarebbero occupati per decenni apportando migliorie e pagando regolarmente il canone di locazione richiesto. Versarono così la quota di lire 600 mila alle casse del Comune di Vico Equense, quale quota di riscatto di una «loro presunta proprietà»;
la Giunta Comunale di centro sinistra nell'anno 1999, guidata dal sindaco Antonino Bavarese, si oppose ai tentativi di acquisto di questo bene collettivo e comunitario, contrapponendosi in tutti i modi all'operato dell'amministrazione precedente;
la Pretura di Salerno nel 1999 riconobbe le famiglie come legittime proprietarie costringendo il Comune di Vico Equense e il Sindaco a fare ricorso;
si aprì una lunga causa che, fino alle scorse elezioni, vedeva contrapposti l'avvocato
Castellano rappresentante del Comune e Giuseppe Dilengite legale delle famiglie Parascandolo e Dubbiosi;
il Tribunale di Torre Annunziata nel 2003 respinse il ricorso dell'amministrazione di Vico Equense, affermando che il Comune non aveva tentato la riconciliazione con la controparte;
i legali dell'amministrazione sollecitarono la stessa a ricorrere in appello perché le motivazioni, a loro avviso, non erano valide, visto che a tentare la riconciliazione dovevano essere i privati;
anche il Consiglio Comunale si espresse in tal senso, approvando una proposta dell'opposizione di centrosinistra che chiedeva all'amministrazione di presentare ricorso;
il legale dei privati, Giuseppe Dilengite nel frattempo diventato sindaco di Vico Equense, non si pronunciò aprendo di fatto un conflitto d'interessi;
Legambiente si schierò a favore del ricorso ritenendo che si stesse compromettendo la bellezza di un paesaggio stupendo con gravi danni per il territorio;
nei trenta ettari di Monte Comune lasciati nelle mani dei privati si sono verificati gravi fenomeni di erosione del suolo, a causa dei lavori effettuati e vi è il rischio consistente di abusi e speculazioni edilizie;
dopo tali eventi, il Sindaco finalmente assicurò che il Comune avrebbe presentato ricorso, affermando di aver dato mandato all'avvocato Castellano, respingendo al contempo ogni illazione circa il rapporto professionale che in passato lo aveva legato alle famiglie abitanti a Monte Comune, rivelando che, nel frattempo, il nuovo proprietario era un'azienda agricola -:
se non si ritenga opportuno accertare in via amministrativa i danni causati al Monte Comune, che avrebbe dovuto essere tutelato in quanto patrimonio dell'umanità riconosciuto dall'Unesco, e quali iniziative intenda intraprendere, nell'ambito delle proprie competenze, per evitare che nuovi scempi distruggano definitivamente un territorio e un patrimonio paesaggistico unico per la sua bellezza;
se non si ritenga che vi siano gli elementi per predisporre l'invio di una ispezione ministeriale per verificare l'operato dei Tribunali di Salerno e di Torre Annunziata che con le loro decisioni secondo gli interroganti hanno arrecato danni irrimediabili ad un patrimonio naturalistico, meta di un turismo internazionale, che avrebbe dovuto, al contrario, essere tutelato come bene della collettività.
(4-01609)