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XV LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 108 di martedì 13 febbraio 2007
Pag. 1PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIULIO TREMONTI
La seduta comincia alle 10.
RENZO LUSETTI, Segretario, legge il processo verbale della seduta dell'8 febbraio 2007.
(È approvato).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del regolamento, i deputati Brugger, Cordoni, D'Alema, De Cristofaro, Del Mese, Di Pietro, Donadi, Duilio, Fabbri, Fabris, Francescato, Galati, Maroni, Mazzocchi, Mereu, Migliore, Morrone, Mussi, Oliva, Pagliarini, Piscitello, Realacci, Reina, Scajola, Schirru, Stucchi e Violante sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantuno, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Sull'ordine dei lavori (ore 10,05).
SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, come preannunciato ieri dal presidente del gruppo parlamentare di Forza Italia, l'onorevole Vito, il nostro gruppo intende avanzare formalmente la richiesta di una informativa urgente da parte del ministro dell'interno sull'operazione di polizia che si è svolta all'alba di ieri. Si tratta di un tema importante e credo che questo sia il momento di formalizzare tale richiesta, data la rilevanza del tema in oggetto, ossia il terrorismo.
PRESIDENTE. La prego di considerare che, per prassi, il suo intervento dovrebbe essere svolto al termine della seduta. Comunque, prendo atto della sua richiesta e riferirò senz'altro al Presidente della Camera perché interessi il Governo.
Svolgimento di interpellanze e di una interrogazione (ore 10,10).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze e di una interrogazione.
(Iniziative per lo scioglimento del consiglio regionale della Calabria - n. 2-00125)
PRESIDENTE. L'onorevole Angela Napoli ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00125 (vedi l'allegato A - Interpellanze e interrogazione sezione 1).
ANGELA NAPOLI. Signor Presidente, innanzitutto mi sia consentito di stigmatizzare il fatto che la risposta a questa interpellanza mi verrà fornita dal sottosegretario alla giustizia, avvocato Li Gotti, che vedo qui in aula. Dico questo non certo per dequalificare la sua professionalità, ma perché la risposta alla domanda posta nell'interpellanza, anche se quest'ultima Pag. 2in premessa contiene un riferimento a contenuti specifici riguardanti il dicastero della giustizia, a mio avviso sarebbe di competenza del Ministero dell'interno.
Ciò premesso, ho il dovere di aggiungere che a questa mia interpellanza, presentata il 19 settembre del 2006, ben cinque mesi fa, ha fatto seguito, sullo stesso argomento, una successiva interpellanza, presentata il 30 novembre del 2006, che, pur avendo lo stesso contenuto nella premessa, è supportata nel testo da aggiornamenti che, dal punto di vista giudiziario, purtroppo hanno coinvolto fino a quella data il consiglio regionale della Calabria. Ancora, rispetto alla successiva interpellanza del 30 novembre del 2006, potrei aggiungere un ulteriore aggiornamento, sempre in termini giudiziari, che ha ancora di più aggravato la situazione di quel consiglio regionale.
Nella premessa dell'interpellanza del 19 settembre 2006, faccio innanzi tutto un richiamo alla conoscenza da parte di tutti noi per quanto concerne il controllo operato dalla 'ndrangheta sul territorio calabrese attraverso l'accaparramento degli appalti pubblici nonché la capacità di sostituirsi all'economia locale e di inserirsi nelle istituzioni e nella pubblica amministrazione.
La 'ndrangheta riesce persino ad avere un illecito e cospicuo reddito dal settore della sanità. Esiste, in Calabria, un forte sodalizio tra politica, 'ndrangheta, imprenditoria e massoneria deviata e, seppure intaccato, in parte, dalle forze dell'ordine e dalla magistratura per i colpi assestati alla parte militare della 'ndrangheta stessa, questo sodalizio che vede il triumvirato che ho appena enunciato non è stato ancora disarticolato nella sua fortezza.
In questo contesto, si inserisce la situazione del consiglio regionale calabrese. Un consiglio regionale a maggioranza di centrosinistra eletto nell'aprile del 2005, supportato da un numero di suffragi tale da consentire una vittoria con ben venti punti di distacco dalla coalizione di centrodestra uscente. Diversi consiglieri regionali calabresi eletti avevano già avuto problemi con la giustizia, tanto che era stata avviata a suo tempo un'indagine su un eventuale voto di scambio.
A pochi mesi dall'insediamento del nuovo consiglio regionale, il 16 ottobre 2005, è stato ucciso il vicepresidente del consiglio, dottor Francesco Fortugno. Ritengo importante evidenziare la minima distanza temporale tra l'insediamento del nuovo consiglio e questo tragico evento per stigmatizzare un fatto, cioè che all'interrogante appare assolutamente inaccostabile l'omicidio del dottor Francesco Fortugno all'attività espletata in pochissimi mesi. Se infatti consideriamo che dall'aprile all'ottobre del 2005 si è avuto il necessario periodo di insediamento e di costituzione della prima giunta regionale, cui ha fatto seguito peraltro anche la pausa del periodo estivo, mi sembra impossibile addebitare questo omicidio alla nuova attività della giunta regionale.
In questo contesto, dopo alcuni mesi, sono stati individuati i presunti killer e il presunto mandante. A mio parere, ci sono altre interrogazioni dirette sul problema al ministro della giustizia. Ha destato infatti molta perplessità il fatto che, appena individuati i presunti killer - meglio ancora, il presunto mandante -, il dottor Giuseppe Creazzo, sostituto procuratore della DDA di Reggio Calabria, che era titolare delle indagini sull'omicidio, sia stato chiamato a ricoprire un incarico presso il Ministero della giustizia.
Tutto ciò premesso, è opportuno che si richiami il contenuto di alcune dichiarazioni ed articoli che sono apparsi successivamente a questo omicidio.
Il professor Tonino Perna, economista e sociologo, ex presidente del parco nazionale dell'Aspromonte, certamente non uomo di centrodestra, ma di area politica di centrosinistra, ha testualmente dichiarato: «L'omicidio Fortugno è il frutto dell'ostinazione del centrosinistra nel voler vincere le elezioni a tutti costi (...) e il centrosinistra nella Locride è passato dal 35 al 70 per cento. In una zona a forte controllo mafioso uno spostamento di voti così massiccio significa che è stato stipulato Pag. 3un patto con la 'ndrangheta e Loiero» - il governatore della Calabria - «lo sa bene».
Detto questo, potrò elencare, benché stia tutto nell'interpellanza e abbia solo la necessità di aggiungere qualcosa, anche se il tempo non consente di leggere tutto, gli articoli apparsi sull'Espresso del 3 novembre 2005 ovvero quello apparso sul Sole 24 ore, il 6 dicembre 2005. Quest'ultimo cominciava a dare indicazione del numero dei consiglieri regionali implicati in provvedimenti giudiziari o sotto processo.
Nel mese di giugno 2006, il giornale inglese The Guardian, riferendosi all'omicidio Fortugno, addirittura avanzava l'ipotesi che questo omicidio potesse essere legato agli sforzi della 'ndrangheta di entrare nella sanità locale. Tuttavia, nello stesso articolo, un magistrato calabrese che ha voluto mantenere l'anonimato ha detto che l'omicidio Fortugno non è altro che un messaggio diretto delle cosche al centrosinistra. Testualmente: «Vi abbiamo dato i nostri voti, ora ci aspettiamo una risposta».
Ancora, il 16 agosto 2006, è stato tratto in arresto con l'accusa di truffa per i fondi dell'Unione europea e concussione il capo del gruppo dei DS in consiglio regionale, Francesco Pacienza. In data 29 agosto 2006, il tribunale della libertà ha annullato la misura della custodia cautelare in carcere, ma naturalmente non ha annullato il presunto reato, non essendo ancora iniziato l'iter processuale che dovrà verificare per l'appunto l'ipotesi accusatoria.
Successivamente a questo arresto, in data 5 settembre 2006, è stato emesso un avviso di garanzia nei confronti del vicepresidente della giunta regionale calabrese, Nicola Adamo, riconfermato vicepresidente della terza giunta regionale voluta dal governatore...
FRANCESCO AMENDOLA. C'è anche Alleanza Nazionale!
ANGELA NAPOLI. Dirò, dirò, dirò... Non vi preoccupate! Chi mi conosce sa che non ho problemi di questa sorta, ma prima devo iniziare da chi in questo momento governa e ha la gestione della cosa pubblica. Poi, andiamo a vedere anche l'arresto, non c'è problema. Sapete tutti come sono fatta e qual è la correttezza che credo abbia contraddistinto il mio operato nella lotta alla 'ndrangheta, anche in Calabria. Infatti, ho accusato, quando è stato necessario, anche amministrazioni guidate dalla Casa delle libertà. Quindi, non mi sono mai sottratta a questi problemi, ma questi sono i fatti che espongo (Applausi del deputato Tremaglia)!
Il vicepresidente della Giunta regionale calabrese, Nicola Adamo, tuttora in carica, ha ricevuto una informazione di garanzia con l'accusa di associazione a delinquere finalizzata alla truffa e all'abuso d'ufficio, nell'ambito di un'inchiesta che riguarda presunti illeciti nell'erogazione di finanziamenti a società operanti in vari settori, tra cui quello dell'informatica, nel quale avrebbe svolto un ruolo, in diversi periodi, la moglie.
Tutto ciò è continuato e potrei citare il quotidiano Calabria Ora del 6 settembre 2006, che indicava, senza precisarne i nomi, ben 22 consiglieri regionali calabresi che presentano conti in sospeso con la giustizia per diversi reati, quali associazione a delinquere di stampo mafioso, truffa e abuso d'ufficio.
PRESIDENTE. Onorevole...
ANGELA NAPOLI. Solo un momento, signor Presidente.
Tra questi 22 consiglieri regionali si svolge un'attività trasversale che fa veramente spavento.
Successivamente, nell'anno 2007, è stato inviato un avviso di garanzia al governatore della Calabria. Basta leggere le pagine dell'Espresso del 7 dicembre 2006 per conoscere il contenuto di determinate telefonate che danno la dimostrazione della gravità del presunto coinvolgimento in alcuni reati. Inoltre, il consigliere regionale Franco La Rupa è stato condannato il 17 gennaio 2007 per abuso d'ufficio e vi sono stati anche l'arresto del consigliere regionale Gallo Dionisio, con le accuse di corruzione e voto di scambio, e Pag. 4una richiesta di rinvio a giudizio per il consigliere regionale Giovanni Dima. Nell'aprile 2002, c'era stato l'arresto di un altro consigliere regionale, Enzo Sculco, rinviato a giudizio nell'ambito di un altro procedimento e oggi condannato a sette anni di reclusione con interdizione dai pubblici uffici.
PRESIDENTE. Onorevole Angela Napoli...
ANGELA NAPOLI. Questo signore, oggi, si limita semplicemente a dare le dimissioni da presidente del gruppo della Margherita nel consiglio regionale. In sede di Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della criminalità organizzata mafiosa o similare, il procuratore nazionale antimafia, dottor Piero Grasso, ha confermato i dati relativi al numero di persone che hanno ricevuto avviso di garanzia o sono stati sottoposti a procedimenti giudiziari.
Chiedo come la Presidenza del Consiglio dei ministri e, in particolare, il Ministero dell'interno possano tacere di fronte ad una situazione di questo genere che colpisce gravemente la nostra Calabria (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la giustizia, Luigi Li Gotti, ha facoltà di rispondere.
LUIGI LI GOTTI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, premetto che l'interpellanza alla quale mi accingo a rispondere era rivolta anche al ministro della giustizia e questa è la ragione per la quale un sottosegretario di Stato per la giustizia si trova in questa sede per rispondervi.
Le organizzazioni criminali calabresi si sono storicamente sviluppate intorno ai singoli nuclei familiari rigidamente autoreferenziati e diffidenti verso le intromissioni esterne. Siffatta storica caratteristica ha reso i sodalizi criminali calabresi più coesi ed impermeabili anche al fenomeno dei collaboratori di giustizia. La complessità del modello organizzativo mafioso ha risentito di alcune criticità conseguenti all'arresto di vertici nonché alla contrazione di alcuni flussi illeciti nel settore del traffico internazionale di stupefacenti. Tali criticità hanno determinato la crescita di aggressive rivendicazioni dei gregari, il confronto cruento fra antagonisti e l'accentuazione del contrasto alle istituzioni.
L'omicidio di Francesco Fortugno ha segnato un momento di forte aggressività ma, nel contempo, ha mostrato segnali di vulnerabilità dell'organizzazione.
Nell'ottobre del 2005 il Governo ha predisposto un programma straordinario di intervento, con l'intensificazione della sorveglianza e del controllo del territorio nonché con il rafforzamento delle attività informative ed investigative, con specifica attenzione alle misure di prevenzione personali e patrimoniali, il coordinamento di tutte le operazioni antidroga e la tutela degli amministratori locali. L'impegno della magistratura e delle forze di polizia ha consentito l'arresto di sei affiliati alla cosca Cordì, coinvolti - o presunti tali - nell'omicidio di Francesco Fortugno.
La strategia mafiosa, finalizzata a rinnovare le matrici di interessi illeciti e a contrastare l'azione dello Stato si è nel tempo indirizzata al consolidamento della propria proiezione criminale in ambito internazionale, con l'instaurazione di relazioni con altre organizzazioni mafiose nazionali e transnazionali.
Tale processo evolutivo ha portato l'organizzazione mafiosa calabrese ad essere oggi una delle più pericolose a livello mondiale e ad esprimere grande capacità invasiva e imprenditoriale anche nel settore economico-finanziario, grazie a capitali di provenienza illecita.
Può dirsi che non esiste alcuna parte del territorio calabrese che sia immune dalla presenza delle organizzazioni criminali, attraverso formule di crimine parassitario (tipico il sistema delle estorsioni, la pratica dell'usura, l'imposizione di manodopera), di crimine di impresa (condizionamento degli appalti, interessi nel settore del turismo internazionale, recupero di risorse destinate ai progetti di riqualificazione Pag. 5delle aree) e di crimine tradizionale altamente remunerativo, come il narcotraffico.
Particolare espansione ha avuto la pratica dell'intimidazione nei confronti di amministratori pubblici, chiaramente finalizzata a condizionare la vita pubblica istituzionale ed imprenditoriale. Ne è un significativo indicatore l'elevato numero di consigli comunali commissariati o sciolti per infiltrazione mafiosa.
Sul punto delle frodi comunitarie, denunziato ed evidenziato dall'interpellante, si comunica che molto diffuso è il crimine finalizzato a prosciugare le risorse destinate al territorio. Peraltro, non sempre l'attività illecita vede il coinvolgimento delle organizzazioni mafiose.
Inoltre, è opportuno si sappia che non è infrequente la partecipazione a tale attività illecita di imprenditori o imprese di altre regioni d'Italia, che vengono attratti dalla possibilità di lucrare sugli investimenti destinati al territorio calabrese, con pesanti conseguenze sull'economia della regione, con cospicue risorse che prendono altre e più lontane direzioni.
Presso la procura di Reggio Calabria risultano iscritti 5 procedimenti per violazione della legge n. 488 del 1992; presso la procura di Locri sono iscritti 5 procedimenti; presso la procura di Palmi i procedimenti per violazione della legge n. 488 sono diversi; presso la procura di Cosenza i procedimenti sono diversi; presso la procura di Lamezia Terme risultano iscritti 3 procedimenti; presso la procura di Rossano vi sono diversi procedimenti iscritti; presso la procura di Paola sono iscritti 10 procedimenti; presso la procura di Vibo Valentia risultano iscritti 2 procedimenti; presso la procura di Castrovillari vi sono 4 procedimenti iscritti; presso la procura di Crotone risultano iscritti 8 procedimenti. In totale sono almeno 50 i procedimenti per violazione della legge n. 488 del 1992.
In relazione all'ipotesi della truffa per violazione della legge n. 488 non risultano iscritti consiglieri regionali presso le procure di Locri, di Palmi, di Cosenza, di Lamezia Terme, di Rossano, di Paola, di Vibo Valentia, di Crotone e di Castrovillari.
Risultano iscritti consiglieri regionali presso la procura di Reggio Calabria. La procura di Catanzaro ha comunicato di non poter fornire informazioni, atteso il segreto d'indagine.
Con particolare riferimento all'omicidio dell'onorevole Francesco Fortugno la Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria ha comunicato che, nell'ambito del procedimento, si è giunti all'individuazione dei presunti autori materiali e dei presunti mandanti.
Quanto al trasferimento di uno dei sostituti titolari dell'indagine, il dottor Giuseppe Creazzo, mi riporto alla risposta fornita all'interpellanza urgente n. 2-00259. Il dottor Giuseppe Creazzo ha assunto l'incarico di vicecapo dell'ufficio legislativo del Ministero della giustizia su parere conforme degli uffici giudiziari e del Consiglio superiore della magistratura. Faremmo torto alla procura della Repubblica ed alla Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria se ritenessimo che il dottor Creazzo fosse l'unico sostituto in grado di svolgere indagini complete ed efficaci. Peraltro, proprio l'interpellante, lo scorso 31 ottobre, dopo essere stata esaminata dai tre magistrati, dottor Francesco Scuderi, dottor Mario Andrigo, dottor Marco Colamonici, titolari del procedimento per l'omicidio dell'onorevole Fortugno, ha diffuso un comunicato del seguente tenore: «Era un appuntamento che aspettavo, anche perché mi premeva spiegare il senso di certe mie affermazioni finalizzate solo ed esclusivamente alla ricerca della verità su un episodio dagli effetti devastanti. Quello che ho potuto constatare è il senso di responsabilità che caratterizza l'azione dei giudici che sono impegnati in queste delicate indagini. Da parte loro di non vi è nessuna volontà di mollare. C'è l'intenzione di andare fino in fondo e fare completa chiarezza».
Quanto al capitolo relativo al coinvolgimento di consiglieri regionali in procedimenti giudiziari, comunichiamo quanto segue. È opportuno, preliminarmente, distinguere Pag. 6le posizioni ad oggetto di indagine, le posizioni con richiesta di rinvio a giudizio e le posizioni giudicate, sia pure non definitivamente. Peraltro, il principio dell'obbligatorietà dell'azione penale, ex articolo 112 della Carta costituzionale, impone l'iscrizione della notitia criminis proprio al fine di verificarne la fondatezza e l'attribuibilità.
Nella procura di Reggio Calabria sono oggetto d'indagine cinque consiglieri regionali per reati comuni. Sono oggetto d'indagine alcuni consiglieri in alcuni dei cinque procedimenti per violazione della legge n. 488. Non risultano emessi provvedimenti giudiziari nei confronti di consiglieri regionali. Non risultano indagini a carico di consiglieri regionali per voto di scambio. Non sono stati emessi provvedimenti di divieto di espatrio. Cito il dato, perché nell'interpellanza vi si faceva riferimento.
Nella procura di Locri è stata richiesta l'emissione di decreto penale di condanna per una contravvenzione in materia urbanistica nei confronti di un consigliere regionale.
Alla procura di Palmi non risultano indagini nei confronti di consiglieri regionali.
Alla procura di Lamezia Terme non risultano indagini nei confronti di consiglieri regionali.
Nella procura di Rossano è oggetto d'indagine un consigliere regionale per l'ipotesi di concussione. Il procedimento è stato trasmesso dalla procura di Cosenza per competenza alla procura di Rossano lo scorso 12 dicembre.
Nella procura di Paola è stato richiesto il rinvio a giudizio ove emesso il decreto di citazione a giudizio per due consiglieri regionali per vari reati: corruzione, falsità ideologica, danneggiamento, violazione ambientale. È stato richiesto il decreto penale di condanna per un consigliere regionale per il reato di diffamazione.
Alla procura di Vibo Valenza non risultano indagini nei confronti di consiglieri regionali.
Nella procura di Cosenza è oggetto d'indagine un consigliere regionale per il reato di concussione. Non sussistono indagini per il voto di scambio. Non sono stati emessi provvedimenti di divieto di espatrio. È stata adottata la misura cautelare per un consigliere regionale per il reato di concussione; la misura è stata poi revocata ed il procedimento è stato trasmesso per competenza, il 12 dicembre 2006, alla procura di Rossano.
Con riferimento alla procura di Crotone, è oggetto di indagine un consigliere regionale per reati contro la pubblica amministrazione. È stato recentemente condannato in primo grado un consigliere regionale per reati contro la pubblica amministrazione. Non esistono indagini per voto di scambio, né sono stati emessi provvedimenti di divieto di espatrio.
Con riferimento alla procura di Castrovillari, non risultano indagini a carico di consiglieri regionali. Per quanto riguarda la procura di Catanzaro, questa non ha fornito il numero dei consiglieri regionali soggetti di indagine, limitandosi a comunicare l'esistenza di procedimenti con segreto investigativo. È possibile però affermare che è stato richiesto il rinvio a giudizio di un consigliere regionale per voto di scambio e che è stato attinto da misura cautelare, poi revocata, un consigliere regionale per voto di scambio.
Occorre altresì precisare che l'interpellante ha posto a fondamento delle domande quanto riportato da alcuni organi di stampa. Segnatamente, si è fatto riferimento a quanto sarebbe stato scritto sul settimanale L'espresso del 3 novembre 2005, ossia un elenco di nominativi, tra cui quello del Presidente della Giunta regionale, onorevole Agazio Loiero, che «avrebbero frequentato uomini delle cosche, dalle quali avrebbero ricevuto favori elettorali in cambio di "crediti" dei quali non si conosce la natura».
La indubbia gravità dell'elemento fornito dall'interpellante, con richiamo alla fonte giornalistica, ha imposto un più doveroso controllo. Il Presidente della Giunta della Calabria non risulta indagato per voto di scambio. Non risulta neanche esatto che L'espresso del 3 novembre 2005, citato e richiamato nell'interpellanza, abbia Pag. 7scritto qualcosa del genere. Nel servizio pubblicato sul detto settimanale, invero, il nominativo dell'onorevole Agazio Loiero viene citato esclusivamente con riferimento ad un episodio risalente alle elezioni politiche del 1992. Per quell'episodio si era celebrato il processo e, su richiesta dello stesso pubblico ministero, dottor Roberto Pennisi - che aveva condotto le indagini e che era titolare dell'accusa nel pubblico dibattimento -, il tribunale aveva assolto, perché il fatto non sussiste, l'onorevole Agazio Loiero. Proprio il pubblico ministero aveva ipotizzato che la mafia avesse posto in essere un tentativo di delegittimazione per rimuovere l'ostacolo Loiero, come ebbe a riferire per l'appunto L'espresso in un servizio del 4 dicembre 1997.
Quanto allo specifico quesito formulato dall'onorevole Angela Napoli, diretto a conoscere quali iniziative si intendano intraprendere per procedere allo scioglimento del Consiglio regionale della Calabria, in considerazione del dedotto coinvolgimento di numerosi consiglieri in procedimenti penali, mi limito a ricordare che la materia è regolata dall'articolo 126 della Costituzione. Lo scioglimento del Consiglio regionale o la rimozione del Presidente della Giunta, infatti, possono essere disposti con decreto motivato del Presidente della Repubblica, nel caso in cui siano stati compiuti atti contrari alla Costituzione o gravi violazioni di legge. Lo scioglimento o la rimozione possono essere disposti, inoltre, per ragioni di sicurezza nazionale.
Il decreto è adottato sentita una Commissione formata da deputati e senatori, costituita per le questioni regionali. Data la gravità della sanzione prevista dall'articolo 126 della Costituzione, ben si comprende la pluralità dei soggetti che sono chiamati ad intervenire nel procedimento di scioglimento: il Governo, che assume l'iniziativa; il Parlamento, attraverso il parere obbligatorio, ma non vincolante, della Commissione parlamentare per le questioni regionali; il Presidente della Repubblica, che adotta il decreto. I presupposti, quindi, sono quelli indicati dall'articolo 126 della Costituzione e da ciò è possibile ricavare il dato della gravità delle ipotesi di scioglimento e di rimozione, finalizzate alla garanzia e al mantenimento dell'ordine democratico e non come un meccanismo giuridico per porre lo Stato in posizione di sovraordinazione rispetto alle regioni.
Ne consegue l'inesistenza dei presupposti giuridico-costituzionali per poter prendere in considerazione una qualsiasi iniziativa nel senso auspicato dall'interpellante.
PRESIDENTE. L'onorevole Angela Napoli ha facoltà di replicare.
ANGELA NAPOLI. Sottosegretario Li Gotti, lei, con la risposta testé fornita all'interpellante, ha certamente legittimato il consiglio regionale calabrese; ha, quindi, senz'altro soddisfatto il consiglio e la giunta calabresi, ma le garantisco che non ha in alcun modo soddisfatto, invece, né la sottoscritta - impegnata sui temi della giustizia anche a rischio della propria incolumità fisica - né, tanto meno, ed è quanto mi preoccupa maggiormente, la stragrande maggioranza dei cittadini calabresi i quali, in questo momento, si attendono, o si sarebbero attesi, proprio dal Governo nazionale, un atto di verità e di giustizia.
Mi dispiace, sottosegretario, perché lei è calabrese, è calabrese quanto me; conosce bene la situazione, ma non ha fatto alcun riferimento, nella sua risposta, al mio intendimento, che rimane tuttora inalterato: è impossibile, infatti, accettare l'attuale situazione della regione Calabria senza intaccare, una volta per tutte, le collusioni che vedono abbracciati i mondi politico, imprenditoriale, della 'ndrangheta e della massoneria deviata. La risposta oggi fornita dal Governo non fa altro che consolidare il mantenimento di tali collusioni.
Lei ha ragione richiamando l'articolo 126 della Costituzione, ma noi lo conosciamo benissimo, e ci è, altresì, ben noto l'articolo 4 della legge costituzionale. Ma, sottosegretario, noi cittadini calabresi conosciamo Pag. 8bene anche l'articolo 54 della nostra Carta, che ha il seguente tenore: «Tutti i cittadini hanno il dovere di essere fedeli alla Repubblica e di osservarne la Costituzione e le leggi. I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore (...)».
Dunque, la giunta regionale calabrese continua ad essere coperta da settori della magistratura come risulta dai seguenti episodi. Caro sottosegretario, lei certamente saprà benissimo che la giunta ha ingaggiato, perché tengano taluni corsi di aggiornamento ai propri dirigenti, cinque magistrati della Corte dei conti e del TAR; è assurdo che un ente territoriale di governo come la regione paghi una prebenda a magistrati che dovrebbero, invece, controllarne la correttezza dell'operato. Si nomina, poi, segretario regionale, capo del gabinetto della giunta regionale ad interim, un magistrato del TAR della Campania, il quale continua peraltro a garantire la propria presenza alle udienze del TAR stesso. Inoltre, tra i componenti dell'Osservatorio sulla riforma amministrativa, si nominano magistrati dello stesso TAR di appartenenza del segretario regionale. Si nomina, infine, un magistrato appena andato in pensione sottosegretario alla sicurezza e alla legalità; un magistrato la cui moglie aveva ricoperto il ruolo di segretaria particolare del precedente presidente della regione. Ancora, mi scusi sottosegretario, si nomina la moglie di un sottosegretario di Stato presso la sede romana della regione Calabria.
Noi sappiamo che vi è volontà di copertura, ma non ne possiamo più! I cittadini calabresi sono stanchi di aprire i giornali quotidianamente e vedere il coinvolgimento di qualche assessore regionale o di qualche consigliere regionale! Non si può continuare a fare appello ad un articolo della Costituzione che fa piacere a chi lo richiama, mentre non si fa appello all'articolo della Costituzione che è basilare per chi occupa determinate funzioni pubbliche! Non lamentiamoci! Non recatevi più in Calabria a dire che è la vostra regione prediletta! Soprattutto, che nessuno del consiglio regionale si avvalga più, come alibi, del richiamo all'omicidio Fortugno!
Caro sottosegretario, lei lo sa, per colpa del mondo politico calabrese, l'omicidio Fortugno è semplicemente un omicidio mafioso, non politico! Non voglio denigrare i giudici che compiono le indagini sull'omicidio Fortugno. Quando ho chiesto di conoscere i motivi per i quali il sostituto procuratore Creazzo è stato richiamato ad altri compiti, non intendevo denigrare la professionalità di coloro che oggi stanno compiendo le indagini! Lei ha fatto bene a richiamare la mia dichiarazione, quando sono stata ascoltata in merito.
Non è mancanza di fiducia in quei giudici, a differenza di qualche altro soggetto che tenta addirittura di depistare in questo momento le indagini, proprio perché ha mancanza di fiducia nei medesimi.
Il mio richiamo era sull'immagine che con quel trasferimento è stata data alla Calabria intera, nel momento in cui erano appena stati trovati i presunti killer ed il presunto mandante! Cosa è accaduto? C'era qualcosa che non andava bene nelle indagini?
Caro sottosegretario, vorrei concludere con una domanda. Vorrei chiedere a lei, al Governo che lei rappresenta se la risposta sarebbe stata analoga, se, a capo della regione Calabria, vi fosse stata in questo momento, anziché una guida di centrosinistra, una guida di centrodestra (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e Forza Italia)!
FABIO GARAGNANI. Brava!
CESARE CAMPA. Brava!
(Ordinanza del giudice della libertà di Bologna che ha negato l'arresto di diciotto presunti terroristi islamici - n. 2-00091)
PRESIDENTE. L'onorevole Garagnani ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00091 (vedi l'allegato A - Interpellanze e interrogazione sezione 2).
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FABIO GARAGNANI. Signor Presidente, la mia interpellanza fa riferimento ad un'ordinanza del giudice del tribunale della libertà di Bologna, che ha negato l'arresto di 18 terroristi islamici con motivazioni, che a mio parere sono capziose, ma, soprattutto, foriere di possibili gravi pericoli per i nostri militari impegnati in Afghanistan, in quanto costituenti un alibi per eventuali attentati preparati o attuati nel territorio nazionale.
Tale ordinanza è stata emessa tenendo in scarsa considerazione la motivata richiesta in tal senso della Procura della Repubblica. In questa sede vorrei interpellare al riguardo il Governo per gli atti di sua competenza, rendendomi conto che, stante l'attuale legislazione, le sue possibilità di intervento sono limitate. Tuttavia, esse esistono ed allora devono essere espletate fino in fondo. Non si può assistere impunemente all'emissione di un'ordinanza, che in termini estremamente chiari riporta testualmente: «Restano esclusi dalla definizione di terrorismo gli atti contro militari impegnati in un conflitto armato». Ripeto che si tratta di un'ordinanza emessa a Bologna e che si riferisce a 18 esponenti islamici e terroristi impegnati in modo fattivo contro gli italiani in Afghanistan.
In secondo luogo, riporto un'altra definizione, riferita stavolta ai kamikaze, sempre contenuta nella stessa sentenza. Si recita testualmente: «Non può in alcun modo ritenersi che il martirio sia la conseguenza di un'attività terroristica e non invece di un'attività militare o paramilitare». È evidente la conclusione che per la nostra magistratura (o per parte della medesima, perché desidero essere più chiaro) combattere contro le forze multinazionali impegnate nella lotta al terrorismo non configura mai la fattispecie di terrorismo, sia dove l'ONU non abbia dato la propria autorizzazione sin dall'inizio, come in Iraq, sia dove tale autorizzazione sia stata concessa come in Afghanistan.
Di fronte a questa sentenza, avverso la quale ha presentato ricorso anche la Procura della Repubblica, il Governo non può esimersi dall'assumere precise responsabilità e, come chiedevo nella mia interpellanza, dare una sua valutazione del caso, ricordando gli impegni internazionali assunti dal nostro Paese, che sono stati evidenziati proprio in questi giorni. Il Governo dovrebbe soprattutto ricordare che esiste modo e modo di esercitare un'attività particolare nel nostro ordinamento.
Non credo infine che il nostro esecutivo possa esimersi dal definire una propria precisa posizione in riferimento all'abnormità dell'ordinanza, che ignora il contesto nazionale e quello internazionale nonché le centinaia di vittime che quotidianamente insanguinano quella terra e i rischi che l'Italia quotidianamente corre per effetto di atti, diretti o indiretti, di terrorismo. Non può esimersi dal farlo in presenza di settori della magistratura estremamente politicizzati (non mi riferisco a tutti), che molto spesso pongono davanti alle proprie sentenze valutazioni ideologiche e non quelle di merito, concernenti l'applicazione del diritto. In questo caso il Governo non può far finta di niente.
Conosco benissimo gli anomali rapporti intercorrenti tra il Governo e settori significativi della magistratura, che lo hanno condizionato e lo condizionano costantemente. Tuttavia, ritengo che, se si vuole prestare fede ad alcune affermazioni reiterate da esponenti del Governo, possano essere adottate iniziative precise in presenza di ordinanze che non solo rivestono i profili dell'abnormità, ma anche dell'assurdità politica e della destabilizzazione, tramite un invito a delinquere riaffermato in modo esplicito.
Tutto ciò si verifica in presenza di una situazione politico-istituzionale grazie alla quale ad ogni magistrato è consentito tutto e il contrario di tutto. Credo che chi governa abbia il dovere di precisare alcune linee di fondo dell'ordinamento politico-istituzionale e soprattutto il diritto di precisare i confini della legalità istituzionale e dove tale legalità sia violata per effetto di uno sconfinamento di determinati poteri dello Stato.
Sappiamo benissimo che l'organo corporativo di autogoverno della magistratura Pag. 10non sempre interviene là dove dovrebbe farlo. Molto spesso a causa di singole iniziative - che, usando un eufemismo, lasciano alquanto a desiderare presso l'opinione pubblica - si preferisce tacere in nome della presunta autonomia della magistratura.
Ci sono casi emblematici e significativi di totale assenza di interventi da parte del Consiglio superiore della magistratura. Il Governo, però, ha anche la possibilità di adottare sue iniziative, di segnalare il caso al Consiglio stesso e di inviare ispezioni in una procura della Repubblica.
Questo è proprio quello che chiedo nell'interpellanza e che ribadisco in questo momento, nonostante il lasso di tempo intercorso tra la presentazione del mio atto di sindacato ispettivo e la risposta da parte del Governo.
Tra l'altro, signor Presidente, ritengo che dobbiamo soffermarci su un altro punto: non è possibile che, stante anche la dinamica politica che caratterizza i rapporti fra Governo e opposizione, il potere di sindacato ispettivo, che compete alla minoranza, sia ridotto in termini sostanzialmente marginali, visto che le risposte alle interpellanze vengono rese con notevole ritardo rispetto ai fatti di cui esse trattano, svilendone il significato e la possibilità del presentatore di incidere su quanto in esse indicato, sulla base, peraltro, di motivazioni politiche che in quel momento sono significative e che, dopo qualche mese, perdono di attualità.
Ribadisco, comunque, che in questo caso il fatto sussiste nella sua gravità. Di fronte a queste frasi, che non escludono dalla definizione di terrorismo gli atti contro militari impegnati in un conflitto armato - tenendo presente, inoltre, che in quella realtà sono impegnati anche nostri militari - questa ordinanza è semplicemente vergognosa, così come è vergognoso l'atteggiamento del procuratore capo della Repubblica, che ha teso a sottovalutare il fatto, nonostante che dai suoi uffici sia partito un atto significativo al riguardo.
Ritengo, dunque, che il Governo debba assumersi la sua responsabilità sia in riferimento a questioni di politica internazionale e alla tutela della sicurezza dei nostri militari impegnati in Afghanistan, sia per manifestare la sua reale autonomia rispetto al settore della magistratura, che costantemente ne condiziona l'attività.
Questo è il senso della mia interpellanza, che mantiene una sua intatta attualità, nonostante il ritardo del suo svolgimento, perché tratta di un fatto emblematico, che ha coinvolto tutta l'opinione pubblica e del quale si sono occupati tutti i quotidiani e che, inoltre, fa seguito ad un precedente atto di un magistrato di Milano (come si dice, più agli onori della cronaca) altrettanto significativo, mettendo il dito sulla piaga di quello che deve essere il confine fra i poteri esecutivo, giudiziario e legislativo. In questo senso si assiste non solo ad un'invasione indebita nelle competenze del potere politico, ma anche ad un'abnorme assunzione di responsabilità politica e di motivazione politica in un atto che, invece, dovrebbe essere mantenuto solamente nella sfera giuridica. Ciò la dice lunga sul livello di politicizzazione, che caratterizza certi settori della magistratura: ritengo che su di esso debba intervenire tutta l'opinione pubblica, ma soprattutto che di esso debba farsi carico chi ha responsabilità di Governo.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la giustizia, Luigi Li Gotti, ha facoltà di rispondere.
LUIGI LI GOTTI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, con riferimento all'interpellanza in oggetto si comunica che da parte del ministro della giustizia, per il tramite dell'ispettorato generale e della direzione generale magistrati, sono stati disposti accertamenti in relazione all'emissione dell'ordinanza con cui il 27 giugno 2006 il tribunale del riesame di Bologna ha rigettato l'appello proposto dal pubblico ministero avverso il provvedimento del giudice per le indagini preliminari, che aveva respinto la richiesta di applicazione della misura cautelare in carcere nei confronti di 18 indagati per associazione terroristica di matrice islamica.Pag. 11
All'esito degli accertamenti disposti, è risultato che l'ordinanza emessa dal tribunale della libertà di Bologna, presieduto dalla dottoressa Gobbi, è stata adeguatamente motivata attraverso un lineare percorso argomentativo, che ha condotto al giudizio di insussistenza della gravità indiziaria del reato di cui all'articolo 270-bis del codice penale, per il quale era stata chiesta la misura cautelare.
Tale percorso argomentativo si è incentrato sulla definizione generale di terrorismo desunta dalla normativa pattizia internazionale e, segnatamente, dalla Convenzione di New York, ove si stabilisce che costituisce atto di terrorismo «qualsiasi... atto destinato a cagionare la morte o lesioni personali gravi ad un civile o a qualsiasi altra persona che non partecipi direttamente alle ostilità nel corso di un conflitto armato, quando lo scopo di tale atto, per sua natura o per il contesto, sia di intimidire la popolazione o costringere un Governo o un'organizzazione internazionale a compiere od omettere un atto».
In altri termini, a giudizio del tribunale del riesame di Bologna, il soggetto passivo dell'atto terroristico, in tempo sia di pace, sia di guerra, deve essere un civile o una persona che non prenda parte al conflitto armato «escludendosi quindi i militari impegnati in azioni di combattimento, anche qualora, secondo la dottrina internazionalistica, si tratti di militari impegnati sul territorio di uno Stato diverso da quello di appartenenza».
Trattasi, tra l'altro, di normativa recepita nel diritto interno ed integrante la norma penale di diritto interno (articolo 270-sexies del codice penale), alla stregua della quale il tribunale del riesame di Bologna ha conseguentemente confermato il diniego della misura cautelare custodiale, avendo rilevato nel caso di specie la mancanza di concordanti e gravi indizi in relazione alla fondamentale circostanza che soggetti, pure accomunati dal fortissimo «cemento» della fede religiosa e di una interpretazione di essa in chiave estremistica, abbiano dato vita ad un vincolo di carattere stabile, corredato di una pur rudimentale organizzazione, con il fine di commettere atti di terrorismo nell'accezione sopra delineata.
Tanto premesso, il ministro della giustizia non ha ravvisato gli estremi per una valutazione di carattere disciplinare nei confronti della dottoressa Gobbi, presidente del tribunale del riesame, a fronte di un provvedimento giurisdizionale legittimo ed adeguatamente motivato, il cui merito non è sindacabile in sede amministrativa, ma soltanto in sede giurisdizionale mediante gli ordinari gravami.
PRESIDENTE. L'onorevole Garagnani ha facoltà di replicare.
FABIO GARAGNANI. Ovviamente, mi dichiaro totalmente insoddisfatto. Peraltro mi aspettavo una risposta del genere, che conferma quanto ho ribadito nell'illustrazione della mia interpellanza, cioè la subalternità o la subordinazione del Governo, comunque e sempre ovunque, alla magistratura. Sono veramente allibito - quasi ci prendiamo in giro - dalla risposta del sottosegretario, con il quale personalmente non ho motivi di inimicizia, tant'è che non lo conosco. Mi sarei aspettato una valutazione un po' più intelligente, non la ripetizione pedissequa dei contenuti dell'ordinanza: li ho illustrati e citati anch'io, ma al Governo si chiede qualcosa di più.
Ci rendiamo conto che cosa abbia provocato o può provocare questa ordinanza? Ci rendiamo conto che in questo modo si legittima ogni tipo di azione violenta contro le forze multinazionali in Afghanistan, in cui sono presenti migliaia di nostri concittadini militari? Ci rendiamo conto che in questo modo, di fatto, si smantella la lotta al terrorismo?
In un momento in cui tra gravi tensioni al Senato si sta discutendo della missione in Afghanistan - si discuterà anche alla Camera - e si sta affrontando un problema di politica estera di intuitiva evidenza, il Governo risponde in questo modo, trincerandosi dietro formalità astruse e giuridiche. Ho ascoltato attentamente le parole contenute nella risposta, cioè «un adeguato percorso argomentativo», Pag. 12ma questo vuol dire tutto e niente. Un Governo degno del suo nome dovrebbe rispondere in modo diverso e qualificare la sua azione politica, difendendo fino in fondo le argomentazioni non giuridiche, ma politiche di quel magistrato - anche questa è un'aberrazione - oppure dissentendo ed adottando gli indispensabili provvedimenti disciplinari.
Infatti, affrontare questo problema come ha fatto testé il Governo significa lavarsene le mani! È un atteggiamento non «ponziopilatesco», ma al limite del suicidio politico! I rischi evidenti sottesi a questa sentenza sono noti a tutti, sono emblematici, proprio perché sono forieri di interpretazioni e di avvenimenti che, sicuramente, possono causare la morte di decine e decine di persone!
Dunque, credo che entri in campo il problema di una nuova definizione dell'autonomia della magistratura, di un comportamento della medesima che si ispiri a criteri definiti e all'interpretazione del diritto, non all'ideologia che supera il diritto medesimo e prescinde da esso, come in questo caso!
Devono entrare in campo altri criteri sulla responsabilità dell'esecutivo e non, invece, quelli che obbediscono semplicemente a logiche che esulano da valutazioni giuridiche in presenza di fatti significativi! Infatti, non è che, in questo caso, ci siamo trovati di fronte a supposizioni! Con riferimento a questi diciotto terroristi, è stata la stessa procura della Repubblica che ha individuato le loro responsabilità ed elementi che configurano reati gravissimi, che possono essere ricondotti al terrorismo o alla legittimazione del terrorismo!
Di fronte a questo, credo che non possiamo esimerci dal dare una valutazione, in primo luogo politica e morale, in secondo luogo, giuridico-istituzionale. Ed il Governo, che ha il compito di governare, deve assumere questo atteggiamento, in presenza tra l'altro di un comportamento strano ed ambiguo (e con questo mi avvio alla conclusione) del procuratore capo della Repubblica di Bologna, il cui sostituto aveva chiesto gli arresti di questi 18 terroristi. Sarà un caso, ma il procuratore capo, che è legittimamente iscritto a Magistratura Democratica e che si è distinto nei mesi passati (ho avuto vari motivi di scontro) nel prendere posizione contro la politica del Governo, nell'intervenire nel dibattito politico in modo pesante, anche a proposito dei vari referendum e così via, ha ritenuto di soprassedere, difendendo l'operato del giudice e non prendendo le difese del suo sostituto! Siamo di fronte anche a quest'anomalia.
Confermo la mia totale insoddisfazione, proprio perché sono convinto che questo fatto, al di là dell'episodio circoscritto alla realtà bolognese, configuri una responsabilità non solo di quel magistrato, ma soprattutto del Governo che, anche in questo caso, evita di assumere le proprie responsabilità. E Dio voglia che io non abbia ragione nel temere determinate conseguenze negative per effetto di un'ordinanza come questa che, ovviamente, lascia interpretare tutto ed il contrario di tutto (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)!
(Modalità di pagamento dei consulenti tecnici degli uffici giudiziari - n. 3-00243)
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la giustizia, Luigi Li Gotti, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Zanetta n. 3-00243 (vedi l'allegato A - Interpellanze e interrogazione sezione 3).
LUIGI LI GOTTI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, in risposta all'interrogazione in oggetto, si comunica che con l'articolo 21 del decreto-legge n. 223 del 2006, convertito, con modificazioni, nella legge n. 248 del 2006, sono state introdotte nuove modalità di pagamento delle spese di giustizia, secondo le ordinarie procedure stabilite dalla vigente normativa di contabilità generale dello Stato, in luogo del sistema basato sulle anticipazioni da parte degli uffici postali.Pag. 13
Il sistema delle anticipazioni postali, per espressa previsione del legislatore, resta in vigore solamente per le spese relative ad atti di notifiche nei procedimenti penali e per gli atti di notifiche e di espropriazione forzata nei procedimenti civili quando i relativi oneri sono a carico dell'erario.
Per le anzidette spese, quindi, gli uffici NEP e gli uffici del giudice di pace, relativamente all'attività di notifica svolta dai messi, possono continuare ad avvalersi dell'anticipazione postale, traendo il minor numero di modelli di pagamento, in modo da contenerne i relativi costi.
Tutte le altre spese di giustizia devono essere pagate mediante emissioni di ordini di pagamento a valere sulle aperture di credito disposte in favore dei funzionari delegati.
In seguito all'entrata in vigore delle nuove modalità di pagamento, in data 12, 28 luglio e 13 dicembre 2006, sono state impartite le istruzioni per consentire la corresponsione delle indennità spettanti ai magistrati onorari e della generalità delle spese di giustizia.
Ad ogni buon conto, si comunicano di seguito i provvedimenti che sono stati sino ad ora adottati, ai fini della razionalizzazione dei pagamenti delle spese di giustizia.
Per quanto riguarda i compensi spettanti alla magistratura onoraria, sono in corso di definizione le procedure di spesa che consentiranno di retribuire i giudici di pace, i giudici onorari di tribunale, i giudici onorari aggregati e i vice procuratori onorari, attraverso ruoli di spesa fissi amministrati dal Ministero dell'economia e delle finanze, le cui modalità verranno rese note non appena saranno ultimate le operazioni di impianto dell'anagrafica dei magistrati onorari in servizio.
Ad ogni modo, le competenze maturate nell'esercizio 2006 dovranno essere comunque corrisposte tramite i funzionari delegati che fino ad ora hanno eseguito i detti pagamenti.
I compensi spettanti ai giudici popolari e agli esperti dei tribunali e delle sezioni di corte d'appello per i minorenni, nonché agli esperti dei tribunali di sorveglianza, trovando imputazione tra la generalità delle spese di giustizia, dovranno essere pagati secondo le modalità previste per i pagamenti afferenti il capitolo 1360.
Per il pagamento della generalità delle spese di giustizia, la competente direzione generale di questo Ministero, con provvedimento in data 17 novembre 2006, pubblicato sul Bollettino Ufficiale n. 1 del 15 gennaio 2007, ha ritenuto opportuno individuare ulteriori funzionari delegati presso taluni distretti e, più specificatamente, presso i seguenti tribunali e le corrispondenti procure della Repubblica: Bari, Bologna, Cagliari, Catania, Catanzaro, Firenze, Genova, Lecce, Milano, Napoli, Palermo, Roma, Torino e Venezia.
I funzionari delegati sono stati individuati, ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica n. 115 del 2002, nel dirigente del tribunale e nel dirigente della procura della Repubblica a favore dei quali, a partire dall'esercizio finanziario 2007, verranno disposte le aperture di credito per provvedere ai pagamenti delle spese di giustizia secondo le ordinarie procedure stabilite dalla vigente normativa di contabilità generale dello Stato.
Inoltre, dall'esercizio finanziario 2007, i funzionari delegati nominati con il citato provvedimento eseguiranno i pagamenti delle spese di giustizia del proprio ufficio, delle sezioni distaccate del tribunale e dei giudici di pace compresi nel circondario mediante l'emissione di ordini di pagamento a valere sulle aperture di credito che verranno disposte da questa amministrazione.
I funzionari delegati già nominati presso le corti di appello e le procure generali provvederanno, invece, al pagamento delle spese di giustizia per tutti gli altri uffici del distretto e continueranno ad eseguire le operazioni di rimborso delle somme fin qui anticipate dagli uffici postali, nonché di quelle che verranno anticipate, ex articolo 21 del decreto-legge n. 223 del 2006.
Gli uffici di corte di appello e di procura generale nel cui distretto sono stati nominati i nuovi funzionari delegati sono invitati a fornire ai nuovi uffici Pag. 14interessati al pagamento delle spese di giustizia l'ausilio necessario allo svolgimento dei relativi adempimenti contabili.
Ai fini della programmazione e dell'emissione delle aperture di credito, gli uffici di corte di appello e di procura generale avranno cura di comunicare il fabbisogno dei fondi in relazione alle esigenze degli uffici del distretto. Nei distretti in cui sono stati nominati i funzionari delegati circondariali gli uffici distrettuali provvederanno, altresì, a comunicare l'ammontare del fabbisogno formulato dagli uffici di tribunale e di procura, in modo da coordinare le emissioni delle aperture di credito, tenendo conto delle esigenze degli uffici dell'intero distretto.
È opportuno sottolineare che con il nuovo sistema di pagamento è ormai prevista una stretta correlazione tra le somme stanziate in bilancio e i pagamenti da eseguirsi, al fine di evitare che presso taluni distretti possano essere assegnate risorse eccedenti rispetto all'effettivo fabbisogno.
Per quanto riguarda le liquidazioni da effettuarsi nei confronti di professionisti chiamati a collaborare dal magistrato per fini di giustizia, è da premettere che il decreto del Presidente della Repubblica n.115 del 2002 non prevede alcun diritto dei soggetti in questione a vantare anticipi per le spese inerenti lo svolgimento dell'incarico conferito dall'autorità giudiziaria. Sul punto si rileva poi che detti soggetti dovrebbero ottenere il pagamento entro sessanta giorni, al pari degli altri creditori dello Stato e che, al momento, per ragioni organizzative, non sempre è possibile rispettare il termine previsto.
PRESIDENTE. L'onorevole Zanetta ha facoltà di replicare.
VALTER ZANETTA. Signor Presidente, rispondo anche a nome del collega Cesare Campa, che ha sottoscritto l'interrogazione. Signor sottosegretario, non sono soddisfatto della risposta, perché da quanto lei ha detto e dalla spiegazione da lei data, il sistema che è stato messo a punto per corrispondere queste spese di giustizia appare sempre più farraginoso. Quando in quest'aula il decreto Bersani fu approvato, da più parti venne sollevato questo problema, riferito poi all'articolo 21 che lei ha citato. Non credo sia stata una scelta giusta aver previsto nuove modalità per liquidare le spese di giustizia
È paradossale che il problema - io ritenevo fosse proprio questo - non sia la mancanza di risorse, ma dipenda dal metodo con il quale si effettuano questi pagamenti, metodo che comporta disfunzioni e ritardi (tutto ciò dovrebbe risultare anche a lei, signor sottosegretario).
Non mi sembra che la situazione si sia modificata in meglio da quando ho presentato questa interrogazione, sollecitatami da più parti, anche in seguito ad interventi effettuati dagli uffici.
Esprimo ancora insoddisfazione per la sua risposta e la invito, insieme al ministro, a rivolgere attenzione a questo problema, perché ritengo che, tra le tante disfunzioni esistenti, questa sia davvero seria. Chi svolge un lavoro di rilievo deve ricevere la giusta remunerazione. La invito pertanto a porre attenzione a questo problema, da me sollevato insieme al collega Campa.
(Iniziative per un'ispezione presso la facoltà di medicina e chirurgia di Bologna - n. 2-00076)
PRESIDENTE. L'onorevole Garagnani ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00076 (vedi l'allegato A - Interpellanze e interrogazione sezione 4).
FABIO GARAGNANI. Signor Presidente, questa interpellanza, presentata alla fine di luglio, e oggi resa attuale da alcuni fatti gravissimi accaduti alla facoltà di medicina e chirurgia di Bologna, fa riferimento ad un'inchiesta aperta dalla procura della Repubblica che vede coinvolti, tra gli altri, il capo del dipartimento di medicina interna e gastroenterologia del policlinico Sant'Orsola di Bologna per fatti particolarmente gravi, concernenti la sperimentazione di farmaci, i rapporti tra medici e industrie farmaceutiche, le donazioni effettuate Pag. 15da queste ultime ad associazioni di ricerca, la distrazione di danaro pubblico da parte dei medici per esigenze personali, nonché concorsi truccati.
Soltanto il primo aspetto, già di per sé, è eclatante. In merito al secondo aspetto, relativo ai concorsi truccati, credo sia opportuno riflettere sul fatto - e la stampa ne ha dato ampiamente notizia - che tali concorsi fossero anche condizionati dall'esterno. Stiamo parlando non soltanto dei concorsi relativi alla facoltà di medicina di Bologna, ma anche di altri concorsi che si sono svolti in altre città italiane. Sembra che vi fosse una sorta di «cupola», che predeterminava la vittoria di concorsi relativi a determinate discipline delle facoltà di medicina e di chirurgia.
Su tutta questa vicenda la procura della Repubblica ha aperto un voluminoso dossier e si sta ancora indagando. Alla luce di ciò - mi riserverò poi di definire alcuni dettagli precisi - risulta incomprensibile al sottoscritto l'atteggiamento dell'università, la quale non ha voluto attivare una seria indagine interna ed una sospensione cautelare delle rispettive responsabilità dirigenziali di determinati dirigenti coinvolti.
Risulta incomprensibile al sottoscritto, per esempio, l'atteggiamento adottato a suo tempo dal rettore dell'università di Bologna, il quale ha preferito criticare il ministro invece di attivare una seria indagini interna ed una sospensione cautelare. A tutto ciò, si deve aggiungere il fatto che, nonostante indagini gravissime, indirizzate verso alcuni dirigenti della facoltà di medicina e chirurgia e responsabili di settore, ora la direzione del dipartimento malattie, apparato digerente-medicina interna è stata affidata ad un professore - evito di fare nomi in aula ma è stato citato abbondantemente - che è responsabile di questo settore nonostante il suddetto sia attualmente inquisito per lo scandalo delle cattedre di medicina interna (scandalo che è stato evidenziato in tutta Italia relativo ai concorsi truccati nei quali, previamente, erano già conosciuti i vincitori).
A parte ovvie considerazioni, sul silenzio della preside di facoltà, che dice non sapere nulla, e dell'assessore regionale alla sanità, al quale pure compete un compito di controllo, e senza entrare nel merito della responsabilità del professore suddetto - sulla quale la magistratura sta indagando -, rimane il fatto che la correttezza istituzionale, il rispetto dell'opinione pubblica e, soprattutto, della legge violata (si tratta di una vera e propria truffa che dovrà essere provata anche se, indubbiamente, esistono parecchi elementi che rendono problematico l'affidamento dell'incarico a quel docente, come, fra l'altro, è stato ammesso dal diretto interessato) avrebbero imposto di soprassedere a tale nomina che ha creato sconcerto nell'opinione pubblica e nell'ambiente universitario.
Io chiedo al Governo (e per sua vece al ministro, posto che già citai questi fatti all'attuale ministro dell'università e della ricerca) che, di fronte a questa situazione di caos, di concorsi truccati, di consulenze non chiare, soprattutto di regali erogati da aziende farmaceutiche, e di distrazione di denaro pubblico, non solo sia attivata un'ispezione da parte del Ministero dell'università e della ricerca ma anche di costituirsi - atto analogo già compiuto nei confronti dell'università di Bari - parte civile per la tutela dell'ateneo di Bologna (ricordo che in occasione di un'audizione in Commissione, il ministro Mussi dichiarò che in presenza di fatti gravi non avrebbe esitato a costituirsi parte civile).
Aggiungo - è una notizia di questi giorni - che l'università di Bologna - in particolare, la facoltà di medicina e chirurgia - è stata, per l'ennesima volta, coinvolta in fatti che potrebbero essere attribuiti alla malavita o alla criminalità comune, ma non all'università. Un docente della medesima università ha denunciato - mi riferisco al direttore della prima clinica oculistica - di vivere sotto scorta da almeno un paio di settimane avendo ricevuto minacce di morte. L'inchiesta sta indagando su queste minacce e sul possibile legame delle medesime con un concorso per un posto di professore associato. È coinvolto in questa vicenda il direttore del dipartimento discipline chirurgiche, rianimatorie e trapianti, il quale nega, Pag. 16sdegnato - giustamente - le accuse mosse dal professore minacciato, affermando di non essere stato lui il mandante o l'artefice di simili minacce di morte.
Tuttavia, siamo arrivati a questo punto! La facoltà di medicina e chirurgia di Bologna, fiore all'occhiello della medicina italiana nella quale si caratterizzavano negli anni passati diversi medici e diverse specialità come punto d'eccellenza della medicina e della chirurgia, oggi è ridotta ad una situazione estremamente grave, direi al limite della delinquenza comune.
Gli ultimi fatti, accaduti non più tardi di una settimana fa, lo dimostrano e definiscono una turbativa, una vera e propria distorsione della legge nell'attribuzione delle cattedre, nella definizione del potere di ogni clinico universitario e del ruolo degli associati e degli assistenti.
Ora, di fronte a tutto questo, nell'assoluta mancanza di un ruolo dirigenziale del preside della facoltà, faccio presente - questo è per l'appunto l'oggetto dell'interpellanza - che, nell'ottobre del 2005, era emersa l'ipotesi di concorsi a cattedra truccati e di nomine pilotate nell'ambito di gastroenterologia a Bologna. Tutt'ora s'indaga su cinque concorsi in varie città, con trenta indagati nel filone dei concorsi ed altri trenta per presunte distrazioni di fondi per la ricerca e per la sponsorizzazione di farmaci.
Di fronte a questo panorama, che non è degno di un'università e soprattutto della facoltà di cui stiamo parlando, credo s'imponga un intervento drastico del Governo, nell'ambito delle sue competenze, non solo con un'ispezione chiara e precisa. Tenuto conto della sottovalutazione di questo fatto, considerato altresì che il rettore ed il preside della facoltà, nonché l'assessore regionale mancano nel loro ruolo istituzionale, occorre intervenire anche per ripristinare la legalità.
Quando si evince anche dalle interviste dei vari clinici e dei vari docenti che tutto è predeterminato, che diversi responsabili delle varie cattedre, delle varie cliniche, sono già stati decisi a parte; quando esiste di fatto una «cupola» che stabilisce a priori chi si dovrà occupare di quella o quell'altra cattedra per i più svariati motivi, allora si è in presenza di un panorama che non sfugge all'ipotesi, per quanto negativa, di favoreggiamento. Qui siamo in presenza di reati veri e propri, peraltro reiterati e che configurano un quadro malavitoso sul quale occorre prendere posizione.
Io sono stato incerto nel presentare questa interpellanza come bolognese, perché mi rendevo conto che di fronte al marcio che emerge rischiamo di accentuare il malessere diffuso nella mia città e nella mia regione. Tuttavia, proprio di fronte al marcio che emerge dai fatti degli ultimi giorni, cioè che due docenti universitari a Bologna, città faro e lume di determinate discipline, si accusano a vicenda di essere uno mandante di minacce di morte dell'altro per un problema di concorsi a cattedre, ebbene, lascio al Governo la risposta su come agire.
Questa situazione - lo ripeto - non è quella riportata dall'onorevole Garagnani-interpellante, ma si delinea dalle cronache giornalistiche, dagli atti della procura della Repubblica, o dalla la situazione quotidiana di disagio vero e proprio dei docenti e dei clinici che sono professionalmente molto corretti.
Di fronte a tale quadro, per riportare la legalità e dare adeguato riconoscimento a chi giornalmente lavora all'interno della facoltà di medicina e chirurgia di Bologna con competenza e professionalità, occorre un intervento risolutivo del Governo che si faccia carico della situazione. Dunque, oltre l'ispezione, ritengo che sia più che mai indispensabile da parte del ministro Mussi costituirsi parte civile. Infatti, siamo in presenza di tutti i presupposti per compiere tale atto, sicuramente grave, ma necessario.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la giustizia, Luigi Li Gotti, ha facoltà di rispondere.
LUIGI LI GOTTI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, il ministero ha immediatamente chiesto notizie circostanziate al rettore dell'ateneo di Pag. 17Bologna. Quest'ultimo ha riferito di aver appreso delle indagini riguardanti la facoltà di medicina e chirurgia da notizie di stampa, in maniera informale. Per tale motivo non è stato informato il rettore, a sensi dell'articolo 129 delle disposizioni d'attuazione del codice di procedura penale, sull'esercizio dell'azione penale nei confronti di dipendenti e dunque non esistevano - ad avviso del rettore - motivi di opportunità o di legittimità per avviare indagini interne.
Di conseguenza, il ministro, sulla base di quanto riportato dal rettore, ritiene di non avere elementi per disporre una ispezione presso l'Università di Bologna, non avendo avuto comunicazione per le vie istituzionali in merito al coinvolgimento in indagini giudiziarie di strutture e dipendenti dell'ateneo. Quando saranno note le imputazioni e sarà possibile individuare i soggetti ai quali sono riferibili, il ministro potrà adottare gli opportuni provvedimenti di competenza.
Quanto, infine, alla sollecitazione alla costituzione di parte civile, si rammenta che tale possibilità non sussiste nella fase delle indagini ma soltanto dopo che sia stata esercitata l'azione penale e l'azione penale è esercitata con la richiesta di rinvio a giudizio; sicché, non ricorrono i presupposti giuridici per effettuarla.
PRESIDENTE. L'onorevole Garagnani ha facoltà di replicare.
FABIO GARAGNANI. Signor Presidente, sono totalmente insoddisfatto della risposta. Non soltanto è intervenuta la magistratura ma anche alcuni quotidiani vi hanno dedicato numerosi titoli. Ne cito alcuni: «Corruzione: inchiesta al Sant'Orsola, indagati il professor Corrinaldesi e dieci gastroenterologi. Utilizzavano fondi a fini personali»; «Sant'Orsola: indagati quaranta medici. L'inchiesta ora punta sui concorsi truccati a gastroenterologia. Nel registro sono iscritti anche i titolari delle agenzie di viaggi. I nuovi sviluppi in seguito ad alcune intercettazioni»; «Il direttore sanitario: più trasparenza con le aziende»; «Sant'Orsola: tutte le accuse del pubblico ministero. Coinvolte cinque case farmaceutiche. Nel mirino donazioni e congressi»; «Forse l'Università sta pagando certe posizioni anti-ministero. Il preside: rifarei tutto ciò che ho fatto ma dei concorsi non so nulla»; «È normale che il team sostenga e appoggi un collega capace»; «Io, il grande burattinaio? Non so nemmeno perché è saltato fuori il mio nome»; «Il preside: non ho mai esaminato i candidati»; «Un professore che chiama e coinvolge un sottosegretario di Stato»; «Il preside di facoltà: cari colleghi, ho pensato alle dimissioni»; «Concorsi in sanità: due big dal pubblico ministero. Le anomalie derivano però dalla legge».
A tutto ciò si aggiunga l'ultima vicenda, quella dei bossoli recapitati e delle minacce di morte indirizzate ad un cattedratico, il direttore della I clinica oculistica, proprio per un problema riguardante un concorso per posti di professore associato.
Di fronte a questi fatti, signor sottosegretario, credo ci siano molti elementi per avviare un'indagine da parte del Ministero, che deve farsi carico di un problema di una gravità estrema. La sua risposta mi lascia totalmente insoddisfatto e credo che, più del sottoscritto, l'opinione pubblica possa giudicare l'operato del Governo. Se sceglie la politica del silenzio di fronte a questi fatti, questo Governo merita di andarsene a casa!
(Iniziative normative in materia di conflitti di interesse in capo a componenti di autorità indipendenti - n. 2-00232)
PRESIDENTE. L'onorevole Barbieri ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00232 (vedi l'allegato A - Interpellanze e interrogazione sezione 5).
EMERENZIO BARBIERI. Signor Presidente, rinuncio ad illustrarla.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per le comunicazioni, Luigi Vimercati, ha facoltà di rispondere.
Pag. 18
LUIGI VIMERCATI, Sottosegretario di Stato per le comunicazioni. Signor Presidente, in proposito non può non rilevarsi che le situazioni evidenziate nell'atto parlamentare in esame, riferite al presidente dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni e ad altri componenti dello stesso organo, sembrano non determinare alcuna incompatibilità né conflitto di interesse in relazione al dettato dell'articolo 2 della legge 14 novembre 1995, n. 481.
Il comportamento dei componenti citati appare, infatti, in linea con il regime di incompatibilità ivi previsto (divieto di esercitare alcuna attività professionale o di consulenza, di ricoprire alcun ufficio pubblico o di avere interessi diretti o indiretti in imprese operanti nel settore di competenza all'Autorità medesima), peraltro richiamato dalla legge 31 luglio 1997, n. 249, istitutiva dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni.
In particolare la predetta Autorità, interessata al riguardo, ha precisato che il presidente, dottor Corrado Calabrò, ha pubblicato, a partire dal 1960, numerosi libri di poesia con vari editori, di cui 10 stranieri: tale attività non sembra interferire con i compiti di garanzia che egli svolge nel suo attuale incarico.
Le stesse considerazioni valgono per il suo romanzo Ricorda di dimenticarla (pubblicato, nella sua prima edizione nel 1999 con l'editore Newton & Compton e finalista quell'anno al premio Strega), al quale si è liberamente ispirato il film Il mercante di pietre. La collaborazione del dottor Calabrò alla sceneggiatura di tale film si è svolta ed esaurita negli anni 2003 e 2004 - anteriormente non solo alla nomina, ma alla stessa designazione del dottor Calabrò alla presidenza dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni - ed è intercorsa esclusivamente con Renzo Martinelli, produttore, sceneggiatore e regista del film. Nessun compenso è venuto o verrà al dottor Calabrò dall'utilizzazione del film nel circuito cinematografico, in TV, in videocassette, in DVD o in qualsiasi altro modo.
La correttezza del comportamento del dottor Calabrò - sul piano etico, oltre che su quello strettamente giuridico - è stata confermata dal Comitato etico funzionante presso l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (composto da due presidenti emeriti della Corte costituzionale e da un alto magistrato amministrativo) nonché dal Consiglio di presidenza della giustizia amministrativa.
Non figura, altresì, un'ipotesi di contrasto con la norma richiamata dagli onorevoli interpellanti il fatto che uno dei figli - che ha quasi quarant'anni - del dottor Sebastiano Sortino, nel quadro della sua autonoma attività professionale, sia amministratore di un'azienda che ha stipulato un contratto con la RAI per la diffusione e la valorizzazione di contenuti digitali.
Analoghe considerazioni valgono per il dottor Roberto Napoli, la cui figlia ha stipulato un contratto di lavoro giornalistico a tempo determinato con Sky a seguito di un processo selettivo per giovani giornalisti attivato dalla stessa società per potenziare i propri organici redazionali.
Quanto alla richiesta di «promuovere iniziative normative volte a scongiurare che si verifichino eventuali sopravvenuti conflitti di interesse», va sottolineato che la normativa vigente in materia di Autorità indipendenti di garanzia, risulta essere la più rigorosa tra quelle esistenti nei vari Stati del mondo e, in particolare, in Europa.
Lo stesso articolo 2 della legge n. 481 del 1995, infatti, stabilisce che i componenti delle Autorità italiane, anche dopo la cessazione dell'incarico e per ben quattro anni, «non possono intrattenere, direttamente o indirettamente, rapporti di collaborazione, di consulenza o di impiego con le imprese operanti nel settore di competenza», facendo ritenere non opportuno un ulteriore aggravamento della già rilevante severità delle ricordate disposizioni.
PRESIDENTE. L'onorevole Barbieri ha facoltà di replicare.
EMERENZIO BARBIERI. Signor Presidente, uno dei motivi per cui ho rinunciato ad illustrare la mia interpellanza è costituito dal fatto che avrei voluto porre domande non aggiuntive, ma pertinenti al testo. Tuttavia, avendo visto che il sottosegretario Pag. 19ha letto una risposta scritta, ritengo che comunque non mi avrebbe risposto.
Allora, ripropongo la questione in termini seri al Governo, affinché vi rifletta. La risposta del rappresentante del Governo afferma che i tre casi segnalati non prefigurano conflitto di interessi. Sottosegretario Vimercati, mentre la ascoltavo riflettevo su un dato, cioè che nel nostro paese l'unico che ha un qualche problema di interessi, a vostro giudizio, è l'onorevole Berlusconi dato che, secondo voi, non esiste mai alcun tipo di conflitto di interesse se non quello che riguarda il presidente di Forza Italia. Lo affermo io che non appartengo a questo gruppo.
Lei, sottosegretario, nella risposta ha svolto un esercizio di equilibrismo incredibile, affermando che nel caso del dottor Sortino non si ravvisa alcun tipo di conflitto di interesse. Poi ha citato ripetutamente l'articolo 2 della legge n. 481 del 1995. Le segnalo che tale articolo, onorevole Vimercati, considera gli interessi «diretti» o «indiretti». Vorrei che mi spiegasse, anche in privato, terminata la mia replica, cosa il Governo pensa di questi aggettivi. Se non è un interesse indiretto il fatto di avere un figlio che lavora in un rapporto con la RAI, in cosa consistono gli interessi indiretti?
Prendo atto, non posso fare altro, della risposta fornita dal Governo. È una risposta che mi interessa molto perché rimarrà nel resoconto della seduta, in modo tale da costituire un precedente, molto interessante anche alla luce, onorevole Vimercati, di talune situazioni che il Governo sta mettendo in piedi nel settore televisivo.
Comunque, pur registrandola, è una risposta che dimostra debolezza, soprattutto perché non ha affatto spiegato, a me (non dico ai colleghi perché non è presente nessuno in aula) cosa il Governo intenda per «interessi indiretti».
(Utilizzo della strada forestale nel comune di Monte Tramontana per il trasporto del marmo - n. 2-00067)
PRESIDENTE. L'onorevole Boato ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00067 (vedi l'allegato A - Interpellanze e interrogazione sezione 6).
MARCO BOATO. Signor Presidente, debbo fare una correzione, ovviamente non diretta a lei, ma al contesto. Non si tratta del comune di Monte Tramontana, poco fa citato, essendo questo il comune catastale (vi è stato un errore nella trascrizione dell'interpellanza dal testo originario da me presentato), ma il comune è quello di Silandro, sempre situato in Val Venosta.
L'interpellanza che ho presentato insieme alla collega Francescato riguarda un problema puntuale (questa è d'altronde la caratteristica degli strumenti di sindacato ispettivo), ma inserito in una questione più generale (non a caso si tratta di un'interpellanza e non di un'interrogazione) perché riguarda la tutela di un ambiente naturale inserito nel Parco nazionale dello Stelvio, che quindi ha un rilievo di carattere nazionale, oltre a sollevare la questione che poniamo relativa a problemi di competenza delle autorità locali (i comuni interessati, in particolare il comune di Silandro) e della provincia autonoma di Bolzano. Proprio per questo motivo nel rivolgere le domande al Governo abbiamo fatto riferimento al rapporto con la provincia autonoma di Bolzano. Non vi è da parte nostra alcuna volontà di ledere, nel rapporto tra Parlamento e Governo, le competenze degli enti locali e della provincia autonoma di Bolzano, ma intendiamo porre un problema che, riguardando una zona compresa nel Parco nazionale dello Stelvio, investe anche responsabilità di carattere nazionale.
Si tratta dello sfruttamento delle cave di marmo di Covelano, in Val Venosta, nell'ambito del comune di Silandro e del comune catastale di Monte Tramontana, in una zona compresa nel Parco nazionale dello Stelvio.
In passato, quando queste cave di marmo erano sfruttate dalla Lasa marmo Spa, veniva utilizzata per il trasporto del marmo la tradizionale funicolare esistente nella zona limitrofa. Successivamente, anche dopo una serie di ricorsi alla giustizia Pag. 20amministrativa, l'autorizzazione allo sfruttamento di queste cave di marmo è stata attribuita ad un'altra azienda, la Tiroler Marmorwerke Srl di Laces, la quale ha ottenuto l'autorizzazione da parte della provincia di Bolzano alla coltivazione della Cava di marmo di Covelano. Fin qui nulla quaestio da parte nostra. Il problema si è aperto quando, al posto dell'utilizzo del tradizionale strumento funicolare, si è data l'autorizzazione, da parte del Consorzio del Parco nazionale dello Stelvio, sia pure per uso provvisorio - ma purtroppo in Italia, e anche il Sudtirolo è Italia, a volte rischia di non esserci nulla di più definitivo del provvisorio! -, della strada forestale del comune catastale di Monte Tramontana, appunto per il trasporto dei blocchi di marmo dalla Cava di Covelano fino a valle.
Nell'atto di autorizzazione per l'uso provvisorio della strada forestale del comune di Monte Tramontana, finalizzato come ho detto al trasporto dei blocchi di marmo, è espressamente indicato nelle premesse che tale sistema di trasporto ha carattere provvisorio sino all'individuazione di una diversa soluzione comune, cioè realizzata in comune dalle cave di Silandro e di Lasa, che è l'altro comune dove insistono altre due cave di marmo. Si tratta di una soluzione che prevede il potenziamento delle infrastrutture sinora utilizzate, cioè la teleferica o la costruzione di una nuova funivia.
Nonostante l'autorizzazione, come ho detto, sia stata concessa a titolo provvisorio alla Tiroler Marmorwerke Srl, la stessa azienda ha già fatto richiesta per poter continuare il trasporto su strada, non tenendo conto che tra le finalità del Parco nazionale dello Stelvio vi sono la protezione della natura - direi che queste sono le finalità prioritarie - e la tutela del paesaggio e che quindi, in contrasto con questo, il transito su strada di mezzi pesanti adibiti al trasporto del marmo causa sistematicamente un inquinamento da polvere e un danno all'ambiente circostante.
Pertanto, la collega Francescato ed io abbiamo presentato la presente interpellanza, affinché da parte del Governo nazionale, certo in rapporto con la provincia autonoma di Bolzano, ci sia una sollecitazione a non concedere proroghe a questo uso cosiddetto provvisorio della strada forestale e a porre invece le condizioni perché o la funicolare modernizzata o, come diceva l'autorizzazione all'uso provvisorio, una nuova funivia, possano essere utilizzate magari in comune tra le tre ditte escavatrici - quella di cui stiamo parlando e le altre due che operano nelle cave di marmo che insistono nel territorio limitrofo -, in modo da evitare che una situazione temporanea possa diventare col tempo definitiva, creando un grave danno ad un ambiente così prezioso, come quello compreso nel Parco nazionale dello Stelvio.
PRESIDENTE. Il Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare, Gianni Piatti, ha facoltà di rispondere.
GIANNI PIATTI, Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. In relazione a quanto indicato nell'interpellanza n. 2-00067, il cui contenuto è stato richiamato poc'anzi dall'onorevole Boato, riguardante l'uso provvisorio della strada forestale di Monte Tramontana nel comune di Silandro, in provincia di Bolzano, per il trasporto a valle dei blocchi di marmo dalla Cava di Covelano nella Val Venosta e la richiesta della soluzione del problema sul trasporto dei materiali di cava attraverso la costruzione di una nuova funivia, si fa presente quanto segue.
Innanzitutto, è utile premettere che per gli impianti di trasporto di cui trattasi, come ricordava l'onorevole Boato, secondo il disposto dell'articolo 1, capo III, articolo 8, n. 18 del Testo unificato delle leggi sullo statuto speciale del Trentino Alto Adige, la competenza in materia di impianti di trasporto a fune (funivie e teleferiche), comprensiva della regolazione tecnica e dell'esercizio, nonché della relativa vigilanza, è della provincia autonoma di Bolzano.
Attualmente, la coltivazione del marmo di Lasa avviene nella cava Acqua bianca, Pag. 21nel comune di Lasa, per la quale la Lasa Marmo Spa è in possesso di autorizzazione fino al 30 settembre 2009.
La cava Jennwand della Lechner Marmor, invece, non è attiva, nonostante abbia un'autorizzazione valida fino al 12 febbraio 2011. Negli anni passati sono stati effettuati lavori di ricerca per verificare la qualità di marmo.
La cava di Covelano nel comune di Silandro, invece, è stata riaperta nel 2005 dalla Tiroler Marmorwerke in base al contratto stipulato con il comune di Silandro per trent'anni. La relativa autorizzazione provinciale è stata rilasciata fino al 2012.
Il trasporto del marmo dalla cava Acqua bianca verso valle avviene tramite l'impianto di trasporto privato della Lasa Marmo costituito da teleferica, ferrovia a scartamento ridotto e piano inclinato.
Quando la ditta Lechner Marmor ha fatto domanda di coltivazione del marmo, l'amministrazione provinciale ha prescritto che anche il materiale proveniente dalla cava Jennwand doveva essere trasportato con detto impianto privato (a piano inclinato). Considerato che la Lechner Marmor e la Lasa Marmo fino a questo momento non hanno preso alcun accordo per quanto riguarda l'uso comune del piano inclinato, la cava Jennwand non viene sfruttata.
Visto che la cava di Covelano fino all'anno 2000 è stata coltivata dalla Lasa Marmo, anche il materiale ivi estratto veniva trasportato a valle con il loro impianto di trasporto. Con il subentro della Tiroler Marmorwerke il trasporto del marmo avviene attraverso una strada forestale appositamente allungata fino alla cava di Covelano.
Per quanto esposto, da diversi anni i comuni di Lasa e Silandro, il parco nazionale dello Stelvio e la provincia autonoma di Bolzano, coinvolti nella problematica della coltivazione delle cave marmifere di Covelano, sono impegnati nella soluzione del problema del trasporto del marmo dalle cave al fondovalle.
La soluzione si è rivelata particolarmente difficile e, non essendo attualmente disponibile per il concessionario Tiroler Marmorwerke una possibilità di trasporto alternativo all'uso della strada forestale di Monte Tramontana, anche in considerazione del fatto che il comune di Silandro e il comune di Lasa, a seguito del rilascio della relativa concessione, devono garantire la possibilità di coltivazione della cava, con conseguente trasporto dei blocchi di marmo estratti a fondo valle, è stata rilasciata da parte del consorzio del parco nazionale dello Stelvio, al comune di Silandro, come ente pubblico, e non a favore della società Tiroler Marmorwerke, gestore della cava di marmo, l'autorizzazione per il transito provvisorio della suddetta strada forestale. Detta autorizzazione è stata rilasciata, con la validità di tre anni, il 2 marzo 2005 e contiene prescrizioni particolarmente precise e vincolanti, come, ad esempio: la quantità annua di trasporto, il periodo di trasporto, il numero massimo di trasporti giornalieri (massimo fino a quattro).
A garanzia del rispetto delle prescrizioni rese, è stato chiesto il deposito per una fideiussione bancaria per l'importo di euro 250 mila a favore del Consorzio del parco nazionale dello Stelvio.
L'autorizzazione potrà essere prorogata a seguito di motivata richiesta, si riterrà automaticamente revocata in caso di abusi o inosservanze e vigerà sino all'individuazione di una soluzione alternativa all'utilizzo della strada forestale citata.
Attualmente, si stanno valutando tre possibili alternative: provvedere al potenziamento dell'infrastruttura attuale utilizzata, che è di proprietà della Lasa Marmo Spa per poter trasportare il materiale proveniente da tutte e tre le cave esistenti sul territorio; rendere camionabile (è la seconda opzione) la strada esistente attraverso la frazione di Tarnello e, per non escludere la cava Jennwand, creare un collegamento con questa strada e prevedere un collegamento sotterraneo con la cava Acqua bianca; la costruzione di una nuova teleferica in posizione strategica per poter essere utilizzata da tutti i cavatori.Pag. 22
A tale proposito, occorre fare presente che manca un accordo tra i due comuni interessati che dovrebbero gestire l'impianto.
Competerà, invece, all'amministrazione provinciale esaminare la possibilità di concedere un eventuale contributo di investimenti.
Infine, si fa presente che non risulta pervenuta all'ente parco la richiesta di proroga da parte della società Tiroler Marmorwerke Srl per l'uso della più volte citata strada forestale per il trasporto dei blocchi di marmo.
Comunque, credo anche in sintonia con le sollecitazioni degli interroganti, sarà cura del Ministero che rappresento seguire attentamente la vicenda, anche per le implicazioni e le responsabilità nazionali relative al parco nazionale dello Stelvio, in modo che, nelle scelte da operare da parte dei soggetti competenti, venga privilegiata la strada sull'utilizzo del trasporto su fune, anziché su gomma, in modo da raggiungere una maggiore salvaguardia dell'ambiente.
PRESIDENTE. L'onorevole Boato ha facoltà di replicare.
MARCO BOATO. Signor Presidente, ringrazio il rappresentante del Governo per la dettagliata risposta che ha fornito, immagino ovviamente, come sempre accade in questi casi, anche sulla scorta di informazioni che, doverosamente, il Ministero competente avrà acquisito a livello della provincia autonoma di Bolzano.
Le informazioni che il sottosegretario ci ha fornito corrispondono al quadro che io stesso avevo delineato, anche con riferimento agli altri due elementi che avevo citato in modo sfumato, vale a dire l'esistenza di altre due cave nella zona limitrofa: la cava Acqua bianca nel comune di Lasa (per la quale la Lasa marmo, come lei ha ricordato, è in possesso di autorizzazione fino al 30 settembre del 2009) e la cava Jennwand di Lasa della Lechner Marmor che non è attualmente attiva. Il terzo aspetto, oggetto della nostra interpellanza, riguarda la cava di Covelano nel comune di Silandro.
Rispetto a ciò che ho affermato e che il Governo ha confermato (e lo ringrazio), vale a dire che, nel primo caso, vi è l'utilizzo di teleferica, di ferrovia a scartamento ridotto e piano inclinato, e, quindi, vi è l'uso di uno strumento di trasporto il meno impattante possibile con la realtà ambientale naturale del parco dello Stelvio, nel terzo caso, quello della cava di Covelano, oggetto della nostra interpellanza, siamo di fronte all'utilizzo di una strada forestale appositamente allungata fino alla cava di Covelano stessa. Vi è un'autorizzazione, come è stato detto giustamente dal Governo, che ha una validità di tre anni, a partire dal due marzo 2005 (quindi, scadrà il 1o marzo del 2008) e vi sono alcune condizioni che, a nostro parere - altrimenti non avremmo presentato l'interpellanza - sono comunque insufficienti a garantire la tutela dell'ambiente naturale e del territorio del parco nazionale dello Stelvio nella zona direttamente interessata.
È una situazione difficile e grave che numerosi abitanti hanno potuto rilevare, con un grave effetto di inquinamento sia in termini di polvere sia in termini acustici, con grave danno ovviamente per quella specifica realtà del parco dello Stelvio.
Pertanto, rispetto alle tre ipotesi prospettate, vale a dire il potenziamento dell'infrastruttura attuale (è una teleferica), per quanto riguarda la Lasa marmo, della strada esistente attraverso la frazione di Tarnello in modo da renderla camionabile, nonché la costruzione di una nuova teleferica, è evidente (mi pare che anche il rappresentante del Governo, sia pure in modo un po' sfumato, abbia espresso un giudizio preciso) che la seconda è inaccettabile.
In ipotesi (e non solo in ipotesi, perché si tratta di realizzarli) sono accettabili o il potenziamento delle infrastrutture attuali, in modo che possano riguardare le tre cave, tutte appartenenti ad aziende diverse come più volte ricordato, o la costruzione di una nuova teleferica (ovvero una delle Pag. 23precondizioni per l'autorizzazione provvisoria), utilizzabile anch'essa da tutte le cave di marmo.
Signor Presidente e signor rappresentante del Governo, nel ringraziare il sottosegretario per le informazioni fornite, con la mia replica vorrei in conclusione ricordare intanto che da parte nostra vi è attenzione alle competenze delle autonomie speciali. Io stesso provengo dal Trentino e sul Trentino insiste il Parco Nazionale dello Stelvio. Tuttavia, proprio perché da un lato vi è rispetto per le autonomie speciali e dall'altro massima considerazione per ciò che rappresenta il Parco nazionale dello Stelvio nonché per la tutela del paesaggio, della natura e dell'ambiente, dovrebbe partire - come in parte anticipato dal rappresentante del Governo (in proposito lo sollecito ulteriormente) - una forte sollecitazione (proprio perché si tratta del Parco Nazionale dello Stelvio) alla provincia autonoma di Bolzano - e tramite questa, ai comuni di Silandro e Lasa - affinché si trovino gli opportuni e necessari accordi per arrivare al potenziamento della rete teleferica attuale o alla costruzione di una nuova infrastruttura. In ogni caso, né il consorzio del parco né la provincia autonoma di Bolzano devono dare alcuna proroga all'utilizzazione di una strada interna alla Parco dello Stelvio, quando ci si potrebbe comportare come in passato è sempre stato fatto. Non chiediamo di chiudere o sopprimere questo lavoro, ma di renderlo compatibile con il rispetto dell'ambiente tramite impianti a fune: o con quelli già esistenti e potenziati oppure con uno nuovo, utilizzabile da tutte e tre le cave interessate.
(Cauzione prevista dall'articolo 7, comma 9, del decreto ministeriale del 28 luglio 2005 concernente l'accesso alle tariffe incentivanti per la produzione di energia fotovoltaica - n. 2-00126)
PRESIDENTE. L'onorevole Boato ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00126 (vedi l'allegato A - Interpellanze e interrogazione sezione 7).
MARCO BOATO. Signor Presidente, l'interpellanza, presentata insieme ad altri colleghi del mio gruppo, in questo caso è rivolta al Ministero dello sviluppo economico e per altri aspetti, visto che esistono competenze concorrenti, allo stesso Ministero dell'ambiente poc'anzi interpellato per altre vicende.
Vorrei ricordare che con decreto del ministro delle attività produttive (come si chiamava allora) del 28 luglio 2005, poi modificato dal successivo decreto ministeriale del 6 febbraio 2006, il ministro delle attività produttive, di concerto con quello dell'ambiente, ha emanato disposizioni concernenti l'accesso alle tariffe incentivanti per la produzione di energia fotovoltaica. Riteniamo che l'aspetto inerente alla produzione di energia fotovoltaica (quindi energia rinnovabile che si avvale della fonte solare) sia fondamentale anche all'interno del programma dell'attuale Governo e della coalizione, che intende rafforzare fortemente gli investimenti sul terreno delle energie rinnovabili. Tuttavia (e questo riguarda il Governo precedente) l'articolo 7, comma 9 del decreto ministeriale già citato del 28 luglio 2005, modificato il 6 febbraio 2006, prevede che il soggetto responsabile di un impianto fotovoltaico sia tenuto a costituire una cauzione definitiva di mille euro per ogni chilowattora di potenza nominale dell'impianto, da presentarsi sotto forma di fideiussione bancaria o polizza assicurativa, a favore del soggetto gestore della rete di trasmissione nazionale (GTRN Spa).
Tale cauzione deve essere costituita entro trenta giorni dalla comunicazione di accesso alle tariffe incentivanti e, visto che in molti casi la richiesta dei soggetti responsabili è finalizzata ad essere ammessa alle tariffe incentivanti con un impianto di 1.000 chilowattora, che è attualmente la potenza nominale massima consentita, essa raggiunge rapidamente un importo considerevolissimo, anche di un milione di euro. Questa cauzione, inoltre, è costituita a titolo di penale, in caso di mancata realizzazione dell'impianto nei termini conclusivi di cui all'articolo 8, comma 3 Pag. 24del decreto ministeriale citato o di mancato rispetto dei termini di cui all'articolo 8, comma 4 dello stesso decreto.
A nostro parere si pone, quindi, un problema molto serio, in quanto bisogna definire meglio in quali casi vi sia un'inadempienza da parte del soggetto responsabile, tale addirittura da autorizzare il gestore della rete a riscuotere una cauzione di così rilevante entità. Infatti, può verificarsi un'inadempienza da parte del soggetto che non sia attribuibile alla propria diretta responsabilità, quindi, a nostro parere, in base principi generali del nostro ordinamento giuridico, nei casi in cui il soggetto responsabile non riesca ad ottenere i provvedimenti abilitativi dalle competenti autorità alla realizzazione dell'impianto entro i termini previsti dal più volte citato decreto ministeriale, non dovrebbe essere considerato inadempiente rispetto all'obbligo di realizzazione dell'impianto.
Il problema che si pone a tale riguardo è che c'è un'eccessiva discrezionalità da parte della pubblica amministrazione nell'autorizzare o meno l'impianto. Questa questione è rilevante, perché, non essendosi espresso sul punto il gestore della rete di trasmissione nazionale, anche se interpellato più volte, resta il dubbio che esso si voglia avvalere della cauzione anche nel caso in cui i lavori di costruzione dell'impianto non possano essere iniziati entro i termini previsti non per responsabilità del soggetto richiedente, ma per il mancato rilascio delle relative autorizzazioni. È ovvio che questo rischio disincentiva fortemente eventuali soggetti finanziatori e che, nell'insieme, ne risentono lo sviluppo e l'incentivazione della produzione di energia solare.
La domanda che rivolgiamo al Governo e, in particolare, al viceministro Alfonso Gianni, qui presente, è se il Governo non ritenga modificare, aggiornare o rinnovare radicalmente il decreto ministeriale del 28 luglio 2005, modificato il 6 febbraio 2006, con riferimento specifico all'articolo 7, comma 9, indicando precisamente, se necessario, i casi di inadempimento da parte del soggetto responsabile, nei quali il soggetto attuatore sia autorizzato ad escludere la cauzione. Bisogna, comunque, arrivare ad escludere ogni responsabilità del soggetto responsabile nel caso in cui quest'ultimo, non per propria responsabilità, non ottenga i provvedimenti abilitativi alla costruzione dell'impianto fotovoltaico da parte delle competenti autorità.
Occorre, inoltre, porsi il problema se la funzione di filtro, che nella prassi comporta la necessaria predisposizione della cauzione, non possa essere meglio assolta da altri requisiti o modalità, che siano meno penalizzanti per chi intraprenda questa strada così importante per lo sviluppo energetico del nostro paese. Attendo con interesse la risposta del Governo.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico, Alfonso Gianni, ha facoltà di rispondere.
ALFONSO GIANNI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, vorrei anzitutto rassicurare da un punto vista generale l'onorevole Boato che al Governo e al ministero che momentaneamente rappresento sta a cuore l'applicazione integrale del programma dell'Unione - diventato con il voto programma di Governo - che prevede di elevare al 25 per cento la produzione di energia elettrica entro il 2011 tramite fonti rinnovabili. Sappiamo, e lo sa anche il collega sottosegretario Piatti, quanto siamo distanti da questo obiettivo e come sia complesso il percorso. Mi auguro perciò che quello che dirò, che si basa su un'analisi puntuale degli uffici del ministero, possa soddisfare l'onorevole Boato, anche se sussiste una diversità tra le cifre fornite dal testo della sua interpellanza e quelle che egli stesso verificherà nella mia risposta.
Riassumendo, come rilevato anche dagli onorevoli interroganti, i criteri di priorità per l'accesso alla incentivazione e le modalità per la determinazione dell'incentivazione effettivamente riconosciuta ai soggetti interessati sono regolati dai decreti ministeriali del 28 luglio 2005 e del 6 febbraio 2006.
In particolare, l'articolo 7, comma 9, del decreto del 28 luglio 2005 del Ministero Pag. 25dello sviluppo economico, di concerto con il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, stabilisce che i soggetti che hanno presentato al gestore dei servizi elettrici - GSE Spa - richiesta di ottenimento delle tariffe incentivanti, previste dal medesimo decreto per la produzione di energia elettrica mediante impianti fotovoltaici di potenza nominale superiore a 50 chilowattora ed inferiore a 1000 chilowattora, sono tenuti a costituire una cauzione definitiva nella misura di 1500 euro per ogni chilowattora di potenza nominale dell'impianto, da prestarsi a favore del gestore dei servizi elettrici sotto forma di fideiussione bancaria o polizza assicurativa rilasciata da istituti bancari o assicurativi o da intermediari. La cauzione è costituita a titolo di penale in caso di mancato avvio dei lavori di realizzazione dell'impianto entro un anno dalla data di ricevimento della comunicazione di diritto alle tariffe incentivanti, nonché di mancata messa in esercizio dell'impianto entro due anni dalla medesima data.
La materia è stata parzialmente modificata dal successivo decreto ministeriale del 6 febbraio 2006, il quale stabilisce che, all'atto della presentazione della domanda di accesso alle tariffe incentivanti, non sia più presentata la cauzione definitiva, bensì una dichiarazione recante impegno a costituire e far pervenire al soggetto attuatore la cauzione medesima entro il termine di trenta giorni dalla data della comunicazione di ammissione alle tariffe incentivanti. La ragione di tale modificazione è da ricercarsi nell'intendimento di evitare che i soggetti che presentano domanda di accesso alle tariffe incentivanti sopportino l'onere di costituzione della cauzione definitiva prima di avere certezza, per quanto attiene alla formazione della graduatoria, degli aventi diritto di accesso alle tariffe stesse.
La modifica introdotta ha comportato un prolungamento dei termini per la realizzazione e per l'entrata in esercizio degli impianti, per i quali la domanda di accesso alle tariffe incentivanti sia presentata successivamente alla data di entrata in vigore del decreto ministeriale del 6 febbraio 2006. Nel mese di marzo 2006, anche su sollecitazione delle associazioni degli operatori, la competente direzione generale del Ministero dello sviluppo economico ha indirizzato due lettere al gestore dei servizi elettrici - GSE Spa - e all'ANIE, con le quali aveva fornito le seguenti indicazioni.
In primo luogo, al fine di evitare trattamenti discriminatori nei confronti dei soggetti che hanno presentato domanda di accesso alle tariffe incentivanti prima della data di entrata in vigore del decreto ministeriale del 6 febbraio 2006, si ritiene che per questi ultimi si possa concedere un prolungamento dei tempi previsti per la realizzazione e l'entrata in esercizio dell'impianto, in modo tale da consentire a detti soggetti di poter usufruire degli stessi tempi, previsti per i soggetti che inoltrano la domanda successivamente alla data di entrata in vigore del citato decreto ministeriale del 6 febbraio 2006.
In alternativa, i medesimi soggetti che hanno presentato domanda di accesso alle tariffe incentivanti prima della data di entrata in vigore del decreto ministeriale citato, entro il termine del 30 giugno 2006 possono richiedere la restituzione della cauzione senza che si dia luogo ad incameramento da parte del Gestore dei servizi elettrici - GSE Spa.
Si è espresso il parere che la ratio degli interventi della norma in questione sia riconducibile all'intendimento di stimolare la presentazione di domande di incentivazione solo per progetti di impianti, i cui soggetti responsabili abbiano preventivamente verificato le condizioni di fattibilità.
Si è sostenuto, pertanto, che la polizza vada escussa qualora si eccedano i tempi previsti per la realizzazione e l'entrata in esercizio dell'impianto, anche qualora tale circostanza sia attribuibile al mancato ottenimento delle necessarie autorizzazioni per la costruzione e l'esercizio dell'impianto.
Una diversa applicazione della norma avrebbe, infatti, vanificato gli effetti della norma stessa e avrebbe amplificato l'indesiderato fenomeno di «accaparramento» Pag. 26della potenza incentivata, fenomeno che, purtroppo, si è verificato ugualmente.
Gli operatori interessati, peraltro già coinvolti anche nella fase di predisposizione dei provvedimenti in questione, erano stati resi partecipi di tale interpretazione normativa.
In conclusione, sento il dovere di ricordare che la richiesta degli onorevoli interroganti, di fatto, è stata recepita nello schema di decreto del ministro dello sviluppo economico, di concerto con quello dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, attualmente all'esame della Conferenza unificata, con il quale, tra l'altro, innanzitutto si modificano radicalmente le modalità di accesso alle tariffe incentivanti, prevedendo che il diritto competa sulla base dell'effettiva realizzazione degli impianti e non della mera presentazione di domande.
L'iter di accesso al beneficio è, quindi, semplificato. La nuova procedura prevede, infatti, che non esistono più limiti annui alla potenza incentivabile; conseguentemente, non saranno più previste gare e procedure di bando per l'assegnazione dei contributi.
La richiesta della tariffa incentivante, che in questo modo diventerà certa per il richiedente, potrà essere presentata ad impianto ultimato, dunque senza la necessità di ricorrere a fideiussioni o a cauzioni preventive.
Si stabilisce, inoltre, che le disposizioni dei decreti interministeriali 28 luglio 2005 e 6 febbraio 2006 continuino ad applicarsi esclusivamente agli impianti fotovoltaici che abbiano già acquisito, entro il 2006, il diritto alle tariffe incentivanti stabilite dai medesimi decreti; che i termini fissati per l'inizio e per la conclusione di lavori di realizzazione degli impianti fotovoltaici ammessi alle tariffe incentivanti ai sensi dei decreti interministeriali 28 luglio 2005 e 6 febbraio 2006 possano essere posticipati, su richiesta del soggetto responsabile al Gestore dei servizi elettrici - GSE Spa - per un periodo di tempo non superiore a sei mesi, esclusivamente in caso di comprovato ritardo nel rilascio delle necessarie autorizzazioni alla costruzione e all'esercizio dell'impianto non imputabile al soggetto responsabile.
Si ritiene, infine, che le disposizioni di cui all'articolo 7, comma 9, del decreto interministeriale 28 luglio 2005, come modificato dal decreto interministeriale 6 febbraio 2006, debbano trovare applicazione nei termini flessibili sopra precisati, con le ulteriori modificazioni previste dallo schema di tale provvedimento all'esame della Conferenza unificata.
Al riguardo, si evidenzia il radicale cambiamento della modalità di accesso alle tariffe incentivanti, che dovrebbe essere introdotto dal citato schema di provvedimento.
PRESIDENTE. L'onorevole Boato ha facoltà di replicare.
MARCO BOATO. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario Alfonso Gianni - che ho promosso viceministro ad maiora, come si usa dire - per la risposta molto dettagliata e puntuale che mi ha fornito.
Chi leggerà gli atti parlamentari o chi abbia ascoltato questo nostro dialogo parlamentare avrà forse fatto fatica a seguire, sia nell'illustrazione della mia interpellanza sia nella puntuale e dettagliata risposta del rappresentante del Governo, la sostanza del problema, trattandosi di una serie di questioni che fanno riferimento a due decreti ministeriali più volte citati e ad aspetti di carattere tecnico che, per i non addetti ai lavori, sono difficilmente comprensibili.
La sostanza del problema è quella ricordata sia in apertura della mia illustrazione sia nella parte iniziale della risposta del rappresentante del Governo: la necessità di intervenire in modo molto forte per incentivare il più possibile la produzione di energia attraverso fonti rinnovabili. L'obiettivo è quello giustamente citato dal sottosegretario Gianni, ossia raggiungere la quota del 25 per cento del totale dell'energia prodotta, se ci si riuscirà, entro il 2011. È un obiettivo ambizioso e importante, rispetto al quale è Pag. 27decisivo anche il cambiamento delle norme attualmente in vigore. Queste ultime hanno avuto una loro logica nella fase di avvio, ma devono essere modificate proprio per rendere più praticabile questa forte incentivazione.
Rispetto alle questioni sollevate nella mia interpellanza, in primo luogo (siccome sono abituato a correggermi quando mi capita di commettere degli errori), devo dare atto di una inesattezza che il Governo ha sottolineato con un cambio del tono della voce, ma non menzionandola esplicitamente. Nella mia interpellanza, quando si parla di Gestore, si fa riferimento al Gestore della rete di trasmissione nazionale, mentre più volte il rappresentante del Governo ha fatto riferimento al Gestore dei servizi elettrici (GSE). È un errore contenuto nella mia interpellanza. Siccome credo che lealtà intellettuale voglia che, quando si commette un errore tecnico, lo si riconosca pubblicamente (anche se il Governo lo ha evidenziato in modo molto diplomatico ed elegante), apporto questa correzione in tempo reale.
Per tutto il resto, signor Presidente, signor rappresentante del Governo, credo di potermi dichiarare soddisfatto, non tanto e non solo per le spiegazioni che mi sono state date rispetto ai problemi che ho posto con riferimento alla normativa attualmente in vigore. Tra l'altro, il rappresentante del Governo mi ha ricordato un altro errore tecnico, che rendere ancora più grave la situazione: non si tratta di una cauzione di 1.000 euro per ogni chilowattora, ma in realtà la norma prevede una cauzione di 1.500 euro per ogni chilowattora. Quindi, la situazione, sotto questo profilo, è più pesante di quella che io stesso avevo prospettato nella mia interpellanza.
Senza ripercorrere, per ragioni di brevità, quanto sottolineato dal rappresentante del Governo nel ricostruire la situazione tecnico-giuridica e nel ricordare alcuni aspetti che prevedono oggi maggiori elementi di elasticità, tesi a porre rimedio alla difficile situazione esistente evidenziata nella mia interpellanza, credo che l'aspetto più importante e l'elemento di novità per l'Assemblea, non certo per gli addetti ai lavori, sia quanto detto dal rappresentante del Governo nella parte finale del suo intervento, quando fa riferimento alla predisposizione di un nuovo schema di decreto interministeriale, presentato dal Ministero per lo sviluppo economico e dal Ministero dell'ambiente, della tutela del territorio e del mare, che, come egli ha ricordato, è attualmente all'esame della Conferenza unificata Stato-regioni-autonomie locali.
Gli aspetti di questo nuovo decreto interministeriale sono di grande importanza: non esistono più i limiti annui, non esistono più gare, non è più prevista la fideiussione e la cauzione preventiva - che resta soltanto per chi ha concluso la vicenda nell'arco del 2006 -, i termini sono posticipati di sei mesi nel caso di comprovato ritardo non dovuto al soggetto responsabile. Sono tutti aspetti che fanno ben sperare e questo decreto, dopo che avrà seguito il suo iter, con gli opportuni pareri, da una parte servirà a superare i problemi esistenti, dall'altra tenderà al raggiungimento dell'obiettivo strategico della massima possibilità di sviluppo e di incentivazione alla produzione di energia fotovoltaica, per raggiungere ambiziosamente, come è stato detto, il 25 per cento di energia rinnovabile sul totale dell'energia prodotta entro il 2011. È un obiettivo che condivido pienamente e sotto questo punto di vista mi dichiaro soddisfatto della risposta del Governo. Grazie.
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze e dell'interrogazione all'ordine del giorno.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle 15.
La seduta, sospesa alle 12,30, è ripresa alle 15,10.
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del regolamento, i deputati Capodicasa, Castagnetti, De Simone, Pag. 28Lucà e Pinotti sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantasei, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Sull'ordine dei lavori.
ELIO VITO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ELIO VITO. Presidente, come lei sa, sono due giorni che il nostro gruppo sollecita qualcosa che non ci saremmo mai aspettati di dover ancora sollecitare adesso, alle ore 15.
È da ieri che, in tutte le agenzie di stampa, sui giornali e nelle televisioni, si parla della importantissima operazione di polizia e di magistratura che ha reso possibile l'arresto di quindici brigatisti, un'operazione vasta, profonda, che ha interessato diverse regioni del nostro paese; e sembra altresì, secondo le notizie che, più estesamente, sono state diffuse, anche da ambienti governativi, che fossero in corso di avanzata preparazione operazioni nei confronti del presidente del primo partito del nostro paese, di direttori di giornali, di professori universitari, di sedi di importanti aziende del ramo televisivo.
Ebbene, Presidente, quando vi è una minaccia, un intendimento così grave da parte del terrorismo, è tradizione che il Governo venga immediatamente a riferirne in Parlamento. E, quindi, non ci saremmo aspettati, Presidente, che sulla nostra richiesta vi fosse uno strano tergiversare, uno strano silenzio, poiché immaginavamo che tale sensibilità fosse presente nel ministro dell'interno, che conosciamo essere persona intelligente e abituata alle pratiche parlamentari.
Oggi circola, invece, Presidente, una notizia che ci preoccupa ancora di più, confermata da una comunicazione resa dal Governo alla Conferenza dei capigruppo al Senato, e cioè che tali comunicazioni sarebbero rese dal Governo non oggi, ma addirittura giovedì, alla fine dei lavori parlamentari, e non dal ministro dell'interno, come è, ovviamente, assolutamente necessario, ma dal viceministro Minniti.
Ecco, Presidente, per quanto ci riguarda, nel caso fosse vera tale indiscrezione, tale notizia che circola, e che pare ci debba essere comunicata domani mattina in sede di Conferenza dei capigruppo, noi esprimiamo la nostra più totale insoddisfazione, la nostra amarezza anche per il disprezzo che in questo modo il Governo mostra nei confronti del Parlamento. Quando si verificano questi fatti, Presidente, le forze politiche - è stato autorevolmente ricordato - non debbono dividersi, ma non debbono dividersi non nel segreto delle stanze o nei corridoi, ma davanti al paese.
È quindi opportuno che il Governo venga al più presto in Parlamento, che queste comunicazioni vengano rese oggi davanti alla Camera dal ministro dell'interno e che ciò avvenga in diretta televisiva, Presidente, perché questo è l'unico modo utile a far conoscere nella sede propria, istituzionale, quella del Parlamento, a quale punto di concretezza sia arrivata questa gravissima minaccia terroristica e quale sia la situazione attuale; ancora poche ore fa, vi è stata una rivendicazione al Corriere della sera e, sempre poche ore fa, è giunta una lettera minatoria ad un funzionario della regione Lazio che si occupa delle garanzie dei detenuti a Roma, per cui, Presidente, le notizie che ci giungono sono francamente preoccupanti.
Noi riteniamo che non sia possibile far finta di nulla; se il Governo intende farlo, non intendiamo farlo noi, e avremmo - come dire? - un certo disagio a proseguire nella normalità dei nostri lavori parlamentari senza aver ricevuto un'adeguata risposta da parte della Presidenza, certo non sua personale, sull'ora in cui il ministro dell'interno Amato intende venire a fare il suo dovere di riferire al Parlamento Pag. 29(Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e Lega Nord Padania).
ANNA TERESA FORMISANO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Su quale argomento?
ANNA TERESA FORMISANO. Intendo intervenire su un'altra questione concernente l'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Allora, le darò la parola successivamente.
MARCO BOATO. Chiedo di parlare sullo stesso argomento sul quale è intervenuto il collega Elio Vito.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARCO BOATO. Signor Presidente, voglio evitare qualunque accenno polemico rispetto a ciò che ha affermato il collega Elio Vito; tuttavia, mi associo - anche se so che è stata convocata per domani mattina la Conferenza dei presidenti di gruppo - alla richiesta testé avanzata.
Non è detto che ciò debba avvenire oggi stesso, ma vorrei che tempestivamente, il più presto possibile, il Governo venga a riferire in Parlamento. Ciò, ovviamente, nel pieno rispetto dell'autonomia della magistratura, poiché vi è un'inchiesta in corso che si trova in una fase ancora molto «calda».
Sono convinto anch'io, comunque, che sia opportuno che venga resa una comunicazione al Parlamento da parte del Governo, compatibilmente con i suoi impegni istituzionali (che sinceramente non conosco). Se il ministro dell'interno si trova qui a Roma, ed è possibile che partecipi all'attivazione di questo rapporto con il Parlamento, ritengo opportuno anch'io che sia egli stesso a riferire alle Camere.
Lascerei stare, Presidente, i discorsi sulla diretta televisiva perché, come lei sa - ahimè - abbiamo una lunga esperienza di tempestivi interventi da parte del Governo, attraverso i vari ministri dell'interno pro tempore, ma ciò non è mai avvenuto con dirette televisive, le quali possono dare un altro significato a ciò che, invece, è solo un rapporto tempestivo tra Esecutivo e Parlamento rispetto ad una situazione assai difficile e delicata.
Pertanto, mi associo alla richiesta formulata, ma usando un tono un po' più «dialogico» rispetto al ruolo della Presidenza della Camera, che dovrà farsi tramite, se lo ritiene, di tale richiesta presso il Governo. Esso, ovviamente, dovrà tempestivamente rispondere ad una sollecitazione alla quale, come già detto, anch'io mi associo.
ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, vorrei innanzitutto far notare a lei ed ai colleghi che, per fortuna, affrontiamo questo argomento a fronte di un'iniziativa della magistratura e delle forze dell'ordine che ha consentito di evitare che si perpetrassero tragedie. Ricordo che in altri momenti, purtroppo, ci siamo trovati in quest'aula a dover chiedere al Governo di rendere informative su fatti già accaduti.
Quindi, da parte nostra, desideriamo approfittare di questa occasione per rivolgere innanzitutto un ringraziamento ed un plauso alle forze di polizia, alle forze dell'ordine ed alla magistratura, che ci consentono di poter chiedere all'Esecutivo di rendere un'informativa al Parlamento in un momento ed in un contesto diversi da altri.
Ovviamente anche noi, signor Presidente, ci associamo alla richiesta avanzata dal presidente Elio Vito, poiché anche il nostro gruppo, naturalmente, aveva rappresentato l'esigenza di far intervenire il Governo in Assemblea per riferire in ordine a tale questione. Lasciatemi francamente dire che, in talune occasioni, non si capiscono, soprattutto nell'ambito di questo contesto, alcuni toni ed alcune polemiche assolutamente gratuiti.Pag. 30
Penso che il ministro dell'interno ed il Governo siano assolutamente consapevoli dell'esigenza di informare il Parlamento nei limiti massimi del dettaglio cui si può arrivare, tenendo conto, ovviamente, che si tratta di un'inchiesta che non è sicuramente partita ieri, ma è tuttora in corso. Ciò, quindi, obbligherà necessariamente il ministro a tenere conto anche di elementi di riservatezza, che non saranno riferibili.
Ritengo giusto soprattutto che, di fronte ad una questione così importante, la risposta - che anch'io auspico venga resa dal ministro - non sia magari improvvisata, ma sia in grado di contenere tutti gli elementi che è possibile fornire al Parlamento e, attraverso di noi, al paese.
Credo, dunque, che il Governo, sapendo perfettamente quale sia l'urgenza dell'informazione che deve dare, conosca anche i tempi più adeguati per rendere un'informativa seria, dettagliata al massimo ed in grado di fornire effettivamente risposte che possano rasserenarci rispetto ad una situazione che, indubbiamente, desta grande preoccupazione (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
ANDREA GIBELLI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANDREA GIBELLI. Signor Presidente, mi associo alle parole pronunciate dal presidente Elio Vito, rivolgendo una raccomandazione sia alla Presidenza, sia ai colleghi parlamentari.
Rispetto ai fatti accaduti, diffusi dai giornali e dalle televisioni, risulta singolare il fatto che il Parlamento venga considerato l'ultimo termine di una «filiera» di informazioni. Sui giornali, infatti, vengono addirittura riportati, con la pubblicazione di intercettazioni telefoniche, alcuni confronti o dialoghi tra terroristi e presunti tali.
Ciò, evidentemente, ha permesso il successo delle indagini, in ogni caso è altrettanto vero che l'urgenza sottolineata in quest'aula - per tale motivo non mi trovo d'accordo con quanto sostenuto dall'onorevole Giachetti - richiede che il Parlamento ed il paese siano informati rispetto ad un fatto gravissimo.
Ritengo sia opportuno che il Presidente di turno, onorevole Tremonti, informi il Presidente della Camera circa la necessità che il ministro Amato si presenti a riferire in Parlamento rispettando una tempistica certa; ciò, affinché non si sia costretti ad acquisire nuove informazioni su una questione così delicata sempre mediante la stampa.
Per quanto riguarda la diretta televisiva, potremmo anche citare tutta una serie di precedenti, riguardanti l'utilizzo o meno dello strumento televisivo; in ogni caso, di fronte ad un fatto del genere, se non si intende nascondere nulla, permettendo al Parlamento di rappresentare il luogo della politica, è corretto informare esattamente i cittadini circa le posizioni politiche su tale questione. Quest'ultima non deve dividere, anche se vi sono dei risvolti che il ministro dell'interno deve riferire, soprattutto al Parlamento. In caso contrario, risulterà evidente - di questo non ci potremo lamentare - che i dibattiti politici sono tutti extraparlamentari, televisivi e che, in questo modo, viene mortificata la funzione prima del Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
GIUSEPPE CONSOLO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE CONSOLO. Signor Presidente, colleghi, credo che in un momento del genere l'unica cosa da non fare sia quella di innescare una vis polemica. Ciò è fuori delle mie abitudini e del gruppo al quale appartengo. In ogni caso, non posso che associarmi a quanto chiesto dall'onorevole Elio Vito perché il Parlamento non può diventare il protagonista emarginato rispetto a fatti così rilevanti.
L'onorevole Giachetti, con il garbo che lo contraddistingue, ha paventato la possibilità che il ritardo sia dovuto alle circostanze, corrispondenti all'oggetto ed ai Pag. 31tempi dell'informativa del Governo. In questo caso, però, il ministro dell'interno ha, comunque, il dovere di presentarsi in aula rilasciando esclusivamente le informazioni di cui è al corrente e che possono essere rilasciate tenendo conto del segreto che caratterizza la sua attività e della volontà della magistratura inquirente: egli, ad ogni modo, deve venire in aula.
Colleghi, il Parlamento non può venire a conoscenza di fatti così gravi soltanto ed esclusivamente grazie alla stampa: questo non è possibile e tutti noi non lo dobbiamo consentire. È inutile girare attorno al problema. Oggi è martedì 13 febbraio, la notizia ormai è datata - stamattina è su tutti i giornali -, quindi non possiamo aspettare ancora tre giorni per venire a conoscenza dei fatti. Questo, certamente, non sarebbe tollerabile.
GRAZIELLA MASCIA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GRAZIELLA MASCIA. Signor Presidente, anch'io intervengo per sottolineare che noi, da sempre, pensiamo che il Parlamento debba rappresentare il centro della vita politica istituzionale del paese, in particolare quando si tratta di questioni così delicate come quelle ricordate dai precedenti interventi.
Quindi, anche noi sollecitiamo la presenza del Governo ed auspichiamo che il ministro si presenti il più presto possibile in aula; comunque, mi associo alla sottolineatura dell'onorevole Boato circa i precedenti rispetto alle dirette televisive. Non credo che materie come questa siano mai state sottoposte a diretta televisiva e penso che un libero confronto presupponga che il Parlamento discuta su queste questioni nel modo dovuto.
LUCIO BARANI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUCIO BARANI. Ovviamente, noi ci associamo nel chiedere che il ministro Amato venga a riferire urgentemente alla Camera. Quando si dice «urgentemente», s'intende nella giornata di oggi. Già domani sarebbe un ritardo veramente incomprensibile.
Noi dovremmo chiedere anche delucidazioni - e non ho ascoltato bene il collega di Alleanza Nazionale se lo ha già chiesto - anche sui fatti successi a Carrara, dove due poliziotti, il giorno della celebrazione del ricordo, sono stati colpiti da elementi sovversivi. Si tratta di sovversione collaterale - che poi può degenerare ad esempio nelle Brigate rosse -, in una manifestazione organizzata da Alleanza Nazionale.
Quindi, dovremmo chiedere al ministro Amato come mai non è intervenuto tempestivamente, come avrebbe dovuto fare nella sua veste di ministro del Governo per riferire alle Camere, anche quando succedono questi spiacevoli inconvenienti.
È stato giusto convocare l'ambasciatore della Croazia per quello che è stato detto contro il nostro Presidente della Repubblica, ma è ancor più importante sapere se, in quel giorno particolare di commemorazione, vi sono stati dei gruppi collaterali a certi partiti di Governo che se la prendono con i nostri militi e con i rappresentanti delle forze dell'ordine.
Oltre ai fatti riportati dalla stampa oggi, mi riferisco a ciò che è successo il giorno prima. Sono stato facile profeta: in un'intervista che avevo rilasciato proprio il giorno prima, avevo preconizzato ciò che poi è successo, vale a dire che questi gruppi avrebbero portato l'odio all'interno di certi movimenti che avrebbero potuto degenerare. Abbiamo visto ciò che sta succedendo nel nord d'Italia, anche nella democratica Toscana. Infatti, ci sono dei segnali che ci dicono che le Brigate rosse ed elementi sovversivi ed eversivi si stanno ben organizzando, anche con l'appoggio di strutture sindacali, ed anche di forze politiche che spalleggiano e coprono questi personaggi.
Quindi, concludo chiedendo al ministro che venga a riferire subito, oggi, e mi associo alle richieste dei colleghi che mi hanno preceduto: se non è possibile oggi Pag. 32pomeriggio, che il ministro venga almeno domani mattina. Di sicuro, non giovedì, magari facendosi sostituire da un sottosegretario. Amato deve affrontare la Camera e quindi deve dire di fronte a noi come stanno le cose.
Non può sfuggire, non ci deve sfuggire e non ce lo faremo sfuggire!
EMERENZIO BARBIERI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
EMERENZIO BARBIERI. Anch'io, a nome del gruppo dell'UDC, reputo indispensabile quello che è stato qui richiesto dagli amici Vito e Consolo. Sarebbe profondamente sbagliato, anche come messaggio che viene trasmesso alla nazione, che il ministro dell'interno, di fronte a fatti così gravi, non si presenti alle Camere. Pur con grande rispetto della pletora dei sottosegretari, chiediamo che sia il ministro dell'interno a venire in aula a riferire.
Dico questo perché credo che gli amici dell'Ulivo, che nella precedente legislatura facevano opposizione, mi comprenderanno: non passava giorno o settimana che su fatti assolutamente irrilevanti rispetto a questo delle Brigate rosse, non venisse richiesta la presenza di qualche ministro del Governo Berlusconi in Assemblea. Se questo valeva quando l'Ulivo (o l'Unione) era all'opposizione, a maggior ragione deve valere oggi che è in maggioranza. Essi hanno il dovere di spiegare ai deputati a che punto sono in relazione a queste gravissime questioni!
Chi abbia letto sui quotidiani, questa mattina, la trascrizione delle intercettazioni telefoniche si è reso conto che siamo di fronte non a dilettanti allo sbaraglio, ma a persone che si stavano accingendo a compiere crimini efferati.
Inoltre, quella sarà l'occasione nella quale una serie di zone d'ombra, che le intercettazioni hanno portato in evidenza, potrebbero essere chiarite. Mi riferisco, tra l'altro, alla necessità che i sindacati, prima o poi, si mettano in testa di effettuare una selezione della loro classe dirigente e dei loro delegati.
Ecco per quale motivo, signor Presidente, anch'io reputo indispensabile, al pari degli altri colleghi del centrodestra, che il ministro Amato venga in quest'aula per riferire all'Assemblea entro un lasso di tempo molto breve (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) Forza Italia e Alleanza Nazionale).
LUCIANO D'ULIZIA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUCIANO D'ULIZIA. Signor Presidente, anche il gruppo parlamentare Italia dei Valori chiede che il ministro Amato intervenga in Parlamento per riferire. Però, noi dobbiamo soprattutto ringraziare non soltanto il ministro, ma anche le forze dell'ordine, la magistratura e i servizi di sicurezza, che sotto la direzione di questo Governo hanno assicurato l'integrità del nostro paese. Certamente, vogliamo conoscere ma vogliamo anche contribuire, perché il problema, questa volta, è diverso rispetto al passato: ci troviamo infatti di fronte ad una componente organizzata, ad un sindacato organizzato la cui capacità di controllo è stata lesa. Il problema riguarda alcuni delegati della CGIL. Il nostro lavoro, quindi, deve essere di ricognizione, di richiesta al Governo al fine non soltanto di conoscere, ma anche di fornire un contributo immediato, urgente e fondamentale per capire quale sia la cultura retrostante e come mai giovani di vent'anni siano stati irretiti, per comprendere in quale brodo di cultura galleggi il terrorismo di stampo veterocomunista.
Questo è il lavoro che il Parlamento deve offrire al Governo: effettuare un'analisi culturale e - concedetemelo - sociologica sui motivi per i quali molti giovani sono irretiti in queste maglie e diventano, a loro volta, terroristi, nemici dello Stato. Quindi, dobbiamo prepararci ad un confronto, ad un approfondimento, ad uno studio importante, non vogliamo soltanto Pag. 33conoscere. Certamente, vogliamo anche conoscere, ma come Parlamento italiano dobbiamo soprattutto indicare alle forze dell'ordine, alla magistratura ed al Governo la strada per ridurre e riassorbire questo fenomeno. Questo fatto è ciclico: trascorso un certo numero di anni, emerge una nuova cellula terroristica di ispirazione veterocomunista. Allora, dobbiamo compiere un lavoro non soltanto di tipo legislativo e politico, ma anche di ricerca per individuare la causa che ha generato questo problema. Forse dedichiamo poco tempo a capire i giovani e a propinare loro, per così dire, una cultura della democrazia, della partecipazione e della responsabilità.
Dobbiamo compiere un lavoro complesso e incidente rispetto alle tematiche che sono davanti a noi, non dobbiamo assolutamente sottovalutare il problema e dividerci, perché è questo che vuole chi ci osserva e chi innesca i poteri terroristici. Noi non dobbiamo dividerci, speculare, utilizzare questa vicenda per un tornaconto politico! Dobbiamo essere uniti per l'unità dello Stato! Il nostro gruppo parlamentare si batterà per ottenere un risultato anche pratico e non soltanto teorico, politico o elettoralistico.
Quindi il nostro richiamo, rivolto a tutti i gruppi parlamentari, è quello di capirci e di avere un unico obiettivo, vale a dire quello di debellare il terrorismo di qualsiasi stampo e di qualsiasi matrice (Applausi dei deputati del gruppo dell'Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, inizio rispondendo al presidente Elio Vito.
Come da prassi consolidata, la richiesta di informativa urgente presentata dal suo gruppo è stata immediatamente trasmessa al Governo, che dovrà far pervenire alla Presidenza una indicazione definitiva. È noto che, trattandosi di un'informativa urgente da parte del Governo, non è indispensabile che sia previsto un apposito punto all'ordine del giorno. Lei, onorevole Vito, ha già fatto riferimento - anche se in termini di non sufficienza - alla riunione della Conferenza dei capigruppo prevista per domani alle 9,15.
In ogni caso, trasmetterò alla Presidenza il contenuto di questo ampio dibattito, segnalando che in aula il Governo è già presente attraverso due sottosegretari. Tra le segnalazioni vi sarà anche la richiesta della diretta televisiva, su cui il Presidente ha il potere di decidere.
Dobbiamo ora passare al successivo punto all'ordine del giorno...
EMERENZIO BARBIERI. Presidente, la collega Formisano aveva chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori!
PRESIDENTE. È vero, mi scusi.
Prego, onorevole Formisano, ha facoltà di parlare.
ANNA TERESA FORMISANO. Signor Presidente, intervengo per sollevare una questione che ritengo non debba essere sottovalutata, in quanto il ruolo di parlamentare non può essere svolto «ad intermittenza».
Oggi, alle 15, nella Sala del Mappamondo, sono riunite tre Commissioni (l'VIII, la X e la XIV) per l'audizione del Commissario europeo per l'energia e, alla stessa ora, è convocata anche l'Assemblea.
Chiedo: come si fa ad essere contemporaneamente presenti ad un'audizione sicuramente di interesse - perché avere la presenza del Commissario europeo nel Parlamento italiano non è un evento di tutti i giorni - e alla seduta dell'Assemblea?
Tra l'altro, credo che in questi casi valga la prassi secondo la quale si dovrebbe differire l'inizio dei lavori dell'Assemblea. Quindi, chiedo al Presidente di farsi carico del problema, atteso che a me personalmente interessa ascoltare le dichiarazioni sull'energia da parte del Commissario europeo (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Forza Italia)! Se a qualcuno questo non interessa, lo dica, ma ognuno di noi deve essere messo nelle condizioni di poter lavorare al meglio, senza avere il dono dell'ubiquità!
PRESIDENTE. I tempi di lavoro dell'Assemblea sono stati già organizzati e costituiscono la base sulla quale le Commissioni avrebbero dovuto formulare la scelta in ordine ai propri lavori.
Non credo che adesso sia corretto sospendere i lavori dell'Assemblea per prendere parte ai pur interessanti lavori delle Commissioni. Occorre tener conto del fatto che i lavori dell'Assemblea vengono organizzati secondo una logica che, per prassi, ha priorità rispetto a quelli delle Commissioni, dovendo queste ultime adattarsi ai tempi dell'Assemblea e non viceversa, pur nella specialità della riunione odierna.
ANNA TERESA FORMISANO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANNA TERESA FORMISANO. Presidente, prendo atto delle sue affermazioni; tuttavia vorrei che la Presidenza inviasse una nota ai tre presidenti delle Commissioni riunite, probabilmente tutti e tre distratti quando hanno proceduto alla convocazione.
PRESIDENTE. Non userei la categoria della «distrazione»... Comunque, segnalerò anche che le Commissioni convocate sono tre.
ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, segnalo che il mio microfono non funziona. È la terza volta.
Sono d'accordo con lei, signor Presidente, nel senso che dobbiamo procedere con i lavori dell'Assemblea, poiché essa ha una preminenza nell'organizzazione dei lavori, ma la collega pone un problema reale: dal momento in cui lei darà il preavviso per le votazioni, le Commissioni debbono essere in ogni caso sconvocate prima del termine temporale previsto dal regolamento e i deputati debbono essere messi nelle condizioni di svolgere il proprio lavoro intervenendo in Assemblea.
Non so quanto durerà la seduta delle Commissioni, essendo essa iniziata alle ore 15. Capisco la risposta del Presidente ed i giusti rilievi formulati dalla collega. Resta il fatto che, dato che lei si accinge a dare il preavviso, il regolamento prevede che al momento della votazione i deputati siano presenti in Assemblea: la prego di garantire che ciò avvenga, se necessario anche attraverso la sconvocazione delle Commissioni.
PRESIDENTE. Ferma l'esigenza di un migliore coordinamento tra i lavori dell'Assemblea e quelli delle Commissioni, segnalano dalle Commissioni che entro i termini previsti dal preavviso di votazioni elettroniche, anche prima, i lavori saranno conclusi.
Preavviso di votazioni elettroniche (ore 15,43).
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del regolamento.
Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge Ascierto; Zanotti ed altri; Naccarato; Mattarella ed altri; Ascierto, Galante ed altri; Deiana; Fiano; Gasparri ed altri; la Mascia; Boato; Boato; Boato; Scajola ed altri; D'Alia; Maroni ed altri; Cossiga; Cossiga: Sistema di informazione, per la sicurezza della Repubblica e nuova disciplina del segreto (A.C. 445-982-1401-1566-1822-1974-1976-1991-1996-2016-2038-2039-2040-2070-2087-2105-2124-2125-A).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del testo unificato Pag. 35delle proposte di legge Ascierto; Zanotti ed altri; Naccarato; Mattarella ed altri; Ascierto, Galante ed altri; Deiana; Fiano; Gasparri ed altri; la Mascia; Boato; Boato; Boato; Scajola ed altri; D'Alia; Maroni ed altri; Cossiga; Cossiga: Sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica e nuova disciplina del segreto.
Ricordo che nella seduta dell'8 febbraio è stato votato, da ultimo, l'articolo 1 e si è conclusa la fase degli interventi sul complesso degli emendamenti riferiti all'articolo 2.
Avverto che, prima dell'inizio della seduta, sono stati ritirati i seguenti emendamenti: Galante 2.60 e 33.60, Mascia 21.65, 23.60 e 24.60, Diliberto 21.62, Licandro 33.61, Santelli 32.60, 37.60 e 43.60, Boscetto 36.61.
Sono stati, inoltre, ritirati dal presentatore tutti gli emendamenti a prima firma Capotosti, ad eccezione dell'emendamento 5.61.
È in distribuzione un fascicolo contenente ulteriori proposte emendative della Commissione.
Avverto che la Commissione bilancio ha espresso il parere di propria competenza, che è distribuito in fotocopia (vedi l'allegato A - A.C. 445 ed abbinate sezione 1). In esso è stato revocato il parere contrario già reso sull'emendamento D'Alia 6.64.
(Ripresa esame dell'articolo 2 - A.C. 445-A ed abbinate)
PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame dell'articolo 2, al quale non risultano presentate proposte emendative non ritirate (vedi l'allegato A - A.C. 445 ed abbinate sezione 2).
Dobbiamo, quindi, passare alla votazione dell'articolo 2.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Per consentire l'ulteriore decorso del termine regolamentare di preavviso, sospendo la seduta.
La seduta, sospesa alle 15,45, è ripresa alle 16,10.
PRESIDENTE. Avverto che l'emendamento Capotosti 5.61 è stato ritirato dai presentatori.
Passiamo alla votazione dell'articolo 2.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 382
Votanti 381
Astenuti 1
Maggioranza 191
Hanno votato sì 379
Hanno votato no 2).
Prendo atto che i deputati Drago, Formisano, La Malfa e Testoni non sono riusciti ad esprimere il proprio voto.
LUCIANO VIOLANTE, Relatore. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUCIANO VIOLANTE, Relatore. Signor Presidente, di intesa con i colleghi della Commissione, chiedo che venga accantonato l'esame dell'articolo 3 e dei relativi emendamenti e che si passi all'esame dell'articolo 4.
PRESIDENTE. Avverto che, non essendovi obiezioni, l'esame dell'articolo 3 e delle proposte emendative ad esso riferite deve intendersi accantonato.
(Esame dell'articolo 4 - A.C. 445-A ed abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 e delle proposte emendative ad esso riferite (vedi l'allegato A - A.C. 445 ed abbinate sezione 3).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
LUCIANO VIOLANTE, Relatore. La Commissione invita al ritiro degli emendamenti Galante 4.61, Villetti 4.68 e Sgobio 4.70. Raccomanda inoltre l'approvazione del suo emendamento 4.200 ed invita al ritiro degli emendamenti Villetti 4.69, Diliberto 4.63, Villetti 4.71 e Bocchino 4.20. Raccomanda altresì l'approvazione del suo emendamento 4.201 ed invita al ritiro dell'emendamento Galante 4.64. Raccomanda inoltre l'approvazione del suo emendamento 4.203. Gli emendamenti Capotosti 4.60, 4.75 e 4.62 sono stati ritirati.
Infine si raccomanda l'approvazione dell'emendamento 4.204 della Commissione.
PRESIDENTE. Il Governo?
PAOLO NACCARATO, Sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Il Governo esprime parere favorevole.
LUCIANO VIOLANTE, Relatore. Mi scusi, Presidente, credo che il Governo intendesse esprimere un parere conforme a quello del relatore, non parere favorevole.
PRESIDENTE. Sì, si è compreso così.
Prima di passare alla votazione degli emendamenti, segnalo che assistono ai nostri lavori una delegazione del comune di Maropati (Reggio Calabria) ed una classe della scuola media «G. Mandes» di Casalnuovo Monterotaro (Foggia). Rivolgo a tutti loro un saluto a nome dell'Assemblea (Applausi).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Galante 4.61.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro.
ORAZIO ANTONIO LICANDRO. Noi riteniamo che questo nostro emendamento, come gli altri successivi, sia ispirato ad una logica precisa, cioè quella di evitare formulazioni che possano aprire in futuro una maglia verso eccessivi tentativi di autonomia degli apparati.
Quando discutiamo del DIS e ne individuiamo i compiti, a noi sembra sufficiente fermarsi alla prima parte della disposizione, laddove si statuisce che il Dipartimento «coordina l'intera attività di informazione per la sicurezza, verificando altresì i risultati delle attività svolte dal SIN e dal SIE (...)». Aggiungere la previsione che segue nel testo - dal tenore: «ferma restando la competenza dei (...)», e via dicendo - o è assolutamente ridondante oppure presenta margini di ambiguità che possono, per l'appunto, consentire di alleggerire sempre più, rendendolo così molto lieve, il lavoro di controllo e di coordinamento (e quindi la funzione) del DIS, con un ritorno al passato e ad un'eccessiva autonomia degli apparati. Si determina così un vulnus all'impianto della riforma, che vuole individuare con precisione, con certezza e con nettezza dove si assumono le decisioni, chi ne risponde, dove se ne risponde e, soprattutto, chi ne porta fino in fondo la responsabilità politica.
LUCIANO VIOLANTE, Relatore. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUCIANO VIOLANTE, Relatore. Signor Presidente, credevo che questo passaggio fosse chiaro. Al riguardo, voglio precisare ai colleghi che stiamo discutendo del Dipartimento che coordina i servizi di sicurezza. Il testo è del seguente tenore: il Dipartimento «coordina l'intera attività di informazione per la sicurezza, verificando altresì i risultati delle attività svolte dal SIN e dal SIE». La disposizione prosegue poi aggiungendo: «ferma restando la competenza dei predetti servizi relativamente alle attività di ricerca informativa e di collaborazione con i servizi di sicurezza degli Stati esteri». Ciò significa che l'organo per il coordinamento non può svolgere esso stesso attività di investigazione e di ricerca informativa. Quindi, chiedendo l'attenzione dei colleghi, insisterei nel formulare l'invito al ritiro della proposta emendativa perché ho l'impressione che la sua approvazione raggiungerebbe un effetto contrario alle intenzioni creando Pag. 37confusione sulle competenze relative. Resterebbe non chiaro che il DIS deve coordinare mentre i servizi devono operare. Sembrerebbe che il Dipartimento, che coordina, dovesse anche operare. Quindi, avendone anche discusso in Commissione, mi permetterei di insistere per il ritiro di questa proposta emendativa.
ORAZIO ANTONIO LICANDRO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ORAZIO ANTONIO LICANDRO. In considerazione di quanto testé precisato dal relatore, ritiro l'emendamento Galante 4.61.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo all'emendamento Villetti 4.68.
Prendo atto che il presentatore non accede all'invito al ritiro formulato dal relatore e dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Villetti 4.68, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 453
Maggioranza 227
Hanno votato sì 14
Hanno votato no 439).
Passiamo all'emendamento Sgobio 4.70.
Prendo atto che il presentatore non accede all'invito al ritiro formulato dal relatore e dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Sgobio 4.70, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 448
Votanti 437
Astenuti 11
Maggioranza 219
Hanno votato sì 4
Hanno votato no 433).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.200 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 454
Votanti 451
Astenuti 3
Maggioranza 226
Hanno votato sì 443
Hanno votato no 8).
Passiamo all'emendamento Villetti 4.69.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore e dal Governo.
ENRICO BUEMI. Signor Presidente, questa proposta emendativa intendeva meglio specificare situazioni che, a nostro avviso, potevano rappresentare posizioni equivoche. Comunque, ritiriamo l'emendamento Villetti 4.69.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo all'emendamento Diliberto 4.63.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore e dal Governo.
ORAZIO ANTONIO LICANDRO. Lo ritiro, signor Presidente.
PRESIDENTE. Sta bene.Pag. 38
Passiamo all'emendamento Villetti 4.71.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore e dal Governo.
ENRICO BUEMI. Lo ritiro, signor Presidente.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo all'emendamento Bocchino 4.20.
Prendo atto che il presentatore accede all'invito al ritiro formulato dal relatore e dal Governo.
Passiamo all'emendamento 4.201 della Commissione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.201 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 460
Votanti 459
Astenuti 1
Maggioranza 230
Hanno votato sì 457
Hanno votato no 2).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Galante 4.64.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore e dal Governo.
ORAZIO ANTONIO LICANDRO. Signor Presidente, insisto per la votazione dell'emendamento.
Sinceramente pensiamo che vi sia il rischio di creare eccessiva autonomia con canali ulteriori. È vero che il direttore è il diretto referente del Presidente del Consiglio dei ministri e, ove istituita, dell'autorità delegata. Tuttavia, si fa rinvio a quanto previsto dai commi di articoli successivi, laddove si dice che i direttori del SIE e del SIN rispondono al Presidente del Consiglio dei ministri.
Ora su tale questione vorrei che vi fosse chiarezza. Vorrei capire fino in fondo dove è la responsabilità politica; se si creano altri canali ed i direttori dei servizi rispondono attraverso le loro strutture direttamente al Presidente del Consiglio, non si riesce a capire perché non debbano passare attraverso il DIS. Dunque, con le perplessità che abbiamo manifestato, manteniamo il nostro convincimento.
LUCIANO VIOLANTE, Relatore. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUCIANO VIOLANTE, Relatore. Signor Presidente, ringrazio il collega Licandro che mi dà l'occasione di precisare un aspetto di questa norma. Si dice che il Dipartimento delle informazioni per la sicurezza, struttura che deve coordinare i due servizi, è sovraordinato gerarchicamente ai medesimi, ma i direttori dei servizi rispondono dal punto di vista politico al Presidente del Consiglio dei ministri, perché, altrimenti, avremmo un sistema in cui è il direttore del dipartimento che coordina l'unico responsabile della politica di sicurezza.
Quindi, capisco l'argomento, ma in questo modo garantiamo l'attribuzione della responsabilità politica al Presidente del Consiglio dei ministri. Questa è la ragione per cui la Commissione ha formulato un invito al ritiro.
PRESIDENTE. Onorevole Licandro, conferma la sua intenzione?
ORAZIO ANTONIO LICANDRO. Sì, signor Presidente, insisto per la votazione.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Galante 4.64, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 459
Votanti 454
Astenuti 5
Maggioranza 228
Hanno votato sì 17
Hanno votato no 437).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.203 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 422
Votanti 416
Astenuti 6
Maggioranza 209
Hanno votato sì 403
Hanno votato no 13).
Prendo atto che la deputata Incostante non è riuscita a votare e che avrebbe voluto esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.204 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 458
Votanti 456
Astenuti 2
Maggioranza 229
Hanno votato sì 451
Hanno votato no 5).
Passiamo alla votazione dell'articolo 4.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mascia. Ne ha facoltà.
GRAZIELLA MASCIA. Signor Presidente, preannunzio, in primo luogo, il voto favorevole del gruppo di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea sull'articolo 4, con il quale - lo abbiamo già precisato nel corso della illustrazione degli emendamenti - abbiamo definito precise responsabilità.
Si potevano adottare modelli diversi, ma abbiamo scelto comunque due servizi, uno interno ed uno esterno, che rispondono all'autorità politica e ai quali vengono assegnati con chiarezza, come vedremo nel dettaglio, determinati compiti.
Ribadisco l'importanza di aver definito, forse per la prima volta in modo chiaro nell'ambito di una riforma in questa materia, le responsabilità precise a cui ogni struttura è chiamata a rispondere. Sottolineo, altresì, che nello stesso articolo facciamo riferimento ad un ufficio ispettivo molto importante, definendo i criteri con i quali esso verrà istituito per quanto dipenderà dalla struttura stessa del dipartimento che coordinerà i due servizi. Tra l'altro, agli ispettori dovrà essere anche garantita piena autonomia ed indipendenza di giudizio nelle funzioni di controllo. Inoltre, sono previste le modalità per la loro assunzione e per la definizione del personale.
Credo che il lavoro di ispezione interno sia uno degli aspetti importanti definiti all'interno di questa riforma, che si ricollega a tutte le funzioni di controllo previste in altri punti del provvedimento relativi anche ad altre figure istituzionali.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bressa. Ne ha facoltà.
GIANCLAUDIO BRESSA. Signor Presidente, intervengo soltanto per dichiarare il voto favorevole del mio gruppo. Con l'articolo 4 viene istituito il dipartimento delle informazioni per la sicurezza, che rappresenta una delle novità più significative della riforma, in quanto presso la Presidenza del Consiglio vi sarà, appunto, un dipartimento con il compito di coordinare effettivamente le attività dei servizi che si Pag. 40occuperanno degli affari esteri e di quelli interni. Si tratta di un passo in avanti estremamente significativo.
Questo dipartimento sostituisce la figura sbiaditissima del CESIS ed è sicuramente un passo in avanti importante per la modernizzazione dei servizi. Giova anche ricordare come l'istituzione dell'ufficio ispettivo garantisca una grande ed importante trasparenza nell'ambito sia del coordinamento che del controllo dell'attività dei due servizi operativi.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Santelli. Ne ha facoltà.
JOLE SANTELLI. Signor Presidente, intervengo per dichiarare il voto favorevole del gruppo di Forza Italia sull'articolo 4 ed anche per sottolineare, come già ha fatto il collega Bressa precedentemente, la centralità dello stesso, nonché la sua portata innovativa. Infatti, l'istituzione del DIS, dipartimento presso la Presidenza del Consiglio, che sostituisce il CESIS, attuale comitato di coordinamento, tende appunto a rappresentare un momento di controllo amministrativo e di raccordo di informazioni. Nel far questo si è tenuto conto di un aspetto particolarmente delicato di questa vicenda, ponendosi il problema del coordinamento con le forze di polizia e dell'acquisizione di notizie e di informazioni, nonché della loro relativa trasmissione.
Si tratta di un aspetto focale nell'attività del sistema dei servizi di sicurezza, ma in generale di coordinamento in questa materia per evitare ulteriori distonie quali quelle verificatesi nel corso degli ultimi anni. Soprattutto con l'istituzione di questo dipartimento presso la Presidenza del Consiglio si vuole appositamente permettere al Presidente del Consiglio la direzione effettiva e la conoscenza reale dell'attività dei servizi.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Alia. Ne ha facoltà.
GIANPIERO D'ALIA. Signor Presidente, anche l'UDC voterà a favore di questo articolo 4, che rappresenta un punto di compromesso tra le diverse posizioni esistenti sulla riorganizzazione delle attività di intelligence. Ad esempio, per quanto ci riguarda, noi avevamo proposto una diversa organizzazione complessiva dell'apparato dei servizi in modo che esso fosse distinto, così come oggi è nel testo, non per competenza territoriale ma per materia, onde rendere più efficace l'azione di intelligence in settori dove essa è assolutamente carente, come in quello del controspionaggio.
La soluzione che è stata definita - ovvero la creazione del dipartimento presso la Presidenza del Consiglio che accorpa in sé, in un unico rapporto di dipendenza funzionale (prima articolato con il ministro della difesa e con il ministro degli interni, con riferimento a SISMI e a SISDE), l'accentramento dei poteri di coordinamento, di controllo e di gestione dell'organizzazione del personale e di definizione di eventuali conflitti di competenza (laddove operazioni, che, territorialmente, sono di competenza di un servizio ricadano, per la continuità dell'azione, nella competenza territoriale di un altro), la definizione e l'approfondimento di merito delle singole questioni e la definizione di un quadro chiaro di norme, che consente di evitare i problemi che, fino ad oggi, ci sono stati (come, ad esempio, quello della sovrapposizione di competenze, della duplicazione delle strutture e della gestione incontrollata delle risorse proprio a causa della polverizzazione delle competenze) - ci ha indotto ad accettare questa impostazione. Manifestiamo la nostra soddisfazione, ma ovviamente il nostro giudizio è ancora prudente, perché aspettiamo di definire un'altra parte, parimenti importante, del provvedimento in esame, cioè quella che riguarda la disciplina della tutela del segreto di Stato e dell'esercizio delle garanzie funzionali.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boato. Ne ha facoltà.
Pag. 41
MARCO BOATO. Signor Presidente, colleghi, a nome del gruppo dei Verdi, dichiaro il voto favorevole sull'articolo 4 del provvedimento in esame, che prevede l'istituzione, al posto dell'attuale CESIS, ma con maggiori poteri e con maggiore forza istituzionale, del dipartimento delle informazioni per la sicurezza.
Con l'articolo 1, si è attribuita, in via esclusiva, al Presidente del Consiglio dei ministri una serie di competenze di grande importanza e rilevanza istituzionale e, con l'articolo 2, si è previsto che il sistema di informazioni per la sicurezza della Repubblica è composto dallo stesso Presidente del Consiglio dei ministri, dal comitato interministeriale per la sicurezza della Repubblica (CISR), dall'autorità delegata, di cui all'articolo 3 (che abbiamo accantonato), dal dipartimento previsto dall'articolo 4 (DIS), dal servizio di informazione per la sicurezza esterna (SIE) e dal servizio di informazione per la sicurezza interna (SIN), che affronteremo dettagliatamente agli articoli 6 e 7.
Si tratta di un disegno organico e sistematico che rafforza, da una parte, la direzione politica e i compiti di indirizzo in capo al Presidente del Consiglio dei ministri e, dall'altro, il principale strumento, di cui si avvarrà lo stesso Presidente del Consiglio dei ministri, ovvero il dipartimento per la formazione della sicurezza (DIS), che avrà una serie di competenze e di responsabilità già ricordate dai colleghi che mi hanno preceduto.
Per tali ragioni, confermo il nostro voto favorevole.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gasparri. Ne ha facoltà.
MAURIZIO GASPARRI. Signor Presidente, colleghi, il gruppo di Alleanza Nazionale voterà a favore dell'articolo 4, che, come si è già rilevato nel dibattito, rappresenta un punto di incontro e di mediazione. Il nostro gruppo aveva presentato una proposta di legge volta ad istituire una struttura unificata, in ragione del fatto che, oggi, le competenze dei servizi sembrano più diversificate per materie che non per territori. Il terrorismo internazionale può organizzare, con maggiore probabilità del passato, basi e infiltrazioni sul territorio nazionale e, come abbiamo assistito in queste ultime ore, fattori di criminalità interna possono trovare corrispondenza in gruppi o latitanti che si trovano all'estero. Avremmo, quindi, immaginato una struttura unica articolata in varie agenzie. In fondo, comunque, il rafforzamento del sistema di coordinamento centrale rappresentato dal DIS può rappresentare una scelta che va in una direzione di maggiore raccordo, nel rispetto, come dice la legge, delle competenze specifiche che dovranno esercitare il SIN e il SIE, ma anche con momenti di coordinamento che tale dipartimento, presso la Presidenza del Consiglio, dovrà svolgere.
L'obiettivo, in sostanza, è quello di rafforzare significativamente il ruolo che nella ripartizione attuale dei servizi è attribuito al CESIS, che ha svolto un lavoro apprezzabile ed importante, ma che, spesso, non ha avuto il potere normativo di incidere in misura maggiore sull'azione di coordinamento. Questo è uno dei punti qualificanti del disegno di legge al nostro esame.
Vedremo più avanti - come, del resto, diceva il collega D'Alia - se su altri aspetti per noi fondamentali (le garanzie funzionali, il rapporto tra attività investigative e attività dei servizi per evitare che indagini inopportune e improprie possano finire per bloccare le attività volte alla sicurezza dello Stato e la gestione del segreto di Stato) questo testo rimarrà, come almeno appare in queste prime fasi, condivisibile e, quindi, se dal voto favorevole sull'articolo 4, che ribadisco, si potrà poi passare nei punti successivi ad una più ampia condivisione di questa riforma.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cota. Ne ha facoltà.
ROBERTO COTA. Signor Presidente, il nostro obiettivo era quello di realizzare una struttura dei servizi che fosse il più Pag. 42possibile efficiente e trasparente, che evitasse o, quanto meno, riducesse la possibilità di avere settori dei servizi fuori controllo, che evitasse che all'interno della organizzazione degli stessi la mano destra non sapesse quello che faceva la mano sinistra e viceversa (forse in questo periodo è il caso di dire più la mano sinistra) e che, a fronte di una struttura trasparente, nella sua organizzazione vi fosse un controllo politico in capo ad una figura individuata - in questo caso il Presidente del Consiglio - ed un più ampio controllo parlamentare anche dal punto di vista della rappresentanza del Copaco.
Molte cose siamo riusciti oggettivamente ad ottenerle e la creazione del dipartimento delle informazioni per la sicurezza (DIS), che coordinerà le informazioni che arriveranno dal SIE e dal SIN sotto il controllo politico del Presidente del Consiglio, va indubbiamente in questa direzione.
Per questo motivo, voteremo a favore dell'articolo 4.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Licandro. Ne ha facoltà.
ORAZIO ANTONIO LICANDRO. Intervengo rapidamente per dichiarare il voto favorevole dei Comunisti italiani sull'articolo 4, che, come è stato già ampiamente sottolineato, è uno dei punti cardine di questa riforma e che dovrebbe servire a superare logiche e dinamiche del passato nell'impostazione e nell'approccio dei nostri servizi.
Avremmo voluto che si «sciogliessero» sempre più, fino in fondo, tutte le linee di ambiguità che, a nostro giudizio, ancora residuano. Riteniamo che il cammino di questa riforma non sia concluso, ma, per adesso, sull'articolo 4 crediamo che sia stata raggiunta complessivamente una soluzione di equilibrio soddisfacente.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buemi. Ne ha facoltà.
ENRICO BUEMI. Signor Presidente, la Rosa nel Pugno voterà a favore dell'articolo 4 perché rappresenta in buona misura una novità positiva, nel senso che vengono evidenziate alcune competenze che ci sembrano di particolare importanza: la vigilanza sulla corretta applicazione del segreto di Stato in stretto rapporto con il Presidente del Consiglio, la cura dell'attività di promozione e diffusione nella cultura della sicurezza e, in particolare, la funzione di indirizzo unitario che deve riguardare i due servizi (uno impegnato in Italia e l'altro all'estero), che non devono avere attività che si sovrappongono, con uno sfruttamento delle risorse messe in campo nel migliore dei modi.
Altra questione di particolare rilievo è la funzione degli ispettori, che sono certamente utili in un'attività così delicata e che, per garantire la loro indipendenza, non possono essere destinati o provenire dai servizi di sicurezza. Questa garanzia è importante. Ci rendiamo conto, infatti, della particolare delicatezza dell'attività di questo settore dello Stato. Siamo convinti dell'estrema necessità di avere servizi efficienti e penetranti, ma, nello stesso tempo, dobbiamo essere sicuri che le loro attività siano finalizzate esclusivamente alla tutela degli interessi dello Stato.
Quindi, il voto della Rosa nel Pugno sarà favorevole.
PRESIDENTE. Prima di porre in votazione l'articolo 4, avverto che questa votazione non produce effetti preclusivi rispetto all'istituzione dell'autorità delegata di cui all'articolo 3, articolo che è stato accantonato.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4, nel testo emendato.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 471
Maggioranza 236
Hanno votato sì 471).
(Esame dell'articolo 5 - A.C. 445-A ed abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 e delle proposte emendative ad esso presentate (vedi l'allegato A - A.C. 445 ed abbinate sezione 4).
Avverto che è stato ritirato l'emendamento 5.500 del Governo.
Nessuno chiedendo di parlare sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
LUCIANO VIOLANTE, Relatore. Signor Presidente, nel ricordare che l'emendamento Capotosti 5.61 è stato ritirato, la Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Buemi 5.60 e formula un invito al ritiro dell'emendamento Galante 5.62; credo peraltro che l'onorevole Licandro, presentatore dell'emendamento in oggetto, manifesti il desiderio di ritirarlo.
ORAZIO ANTONIO LICANDRO. Sì, lo ritiro.
PRESIDENTE. Il Governo?
ENRICO MICHELI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Buemi 5.60.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boato. Ne ha facoltà.
MARCO BOATO. Signor Presidente, l'emendamento Buemi 5.60 chiede che nel Comitato interministeriale per la sicurezza della Repubblica, presieduto dal Presidente del Consiglio dei ministri, oltre all'Autorità delegata e ai ministri degli affari esteri, dell'interno e della difesa, siano presenti anche il ministro della giustizia e il ministro dell'economia e delle finanze. Abbiamo discusso a lungo su questa materia in Commissione.
Annuncio il voto favorevole sull'emendamento in oggetto. Credo sia opportuno (non sarebbe stato strettamente necessario; sto parlando di opportunità) che questo Comitato, che da tre ministri passa a cinque, oltre ovviamente al Presidente del Consiglio e all'Autorità delegata, ove istituita, sia composto - lo ripeto - anche dal ministro della giustizia, per le competenze che gli sono proprie (si tratta di una materia delicata, che avrà a che fare anche con le garanzie funzionali di cui discuteremo più avanti) e dal ministro dell'economia e delle finanze, che, oltre ad essere il principale ministro di carattere economico, non l'unico, all'interno del Gabinetto del Governo, è anche, essendo ministro dell'economia e delle finanze, il riferimento istituzionale della stessa Guardia di finanza, come il Ministero della difesa lo è per l'Arma dei carabinieri e per le altre Forze armate ed il Ministero dell'interno per la Polizia di Stato, per una responsabilità generale sulla pubblica sicurezza.
Credo sia opportuno che si preveda questo limitato allargamento nella composizione del Comitato interministeriale per la sicurezza della Repubblica e confermo il voto favorevole dei Verdi sull'emendamento Buemi 5.60.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Alia. Ne ha facoltà.
GIANPIERO D'ALIA. Signor Presidente, noi, viceversa, voteremo contro questo emendamento. In Commissione abbiamo discusso a lungo sulle competenze del Comitato interministeriale per la sicurezza della Repubblica e, a fronte delle obiezioni che erano state fatte in ordine ai poteri forti che questo Comitato doveva avere, anche sotto il profilo del condizionamento dell'attività di indirizzo politico sull'intelligence del Presidente il Consiglio (infatti, si dice che il CISR ha poteri di definizione dell'attività di indirizzo della politica e della sicurezza), sono stati attribuiti poteri relativi all'approvazione dei bilanci e quindi alla gestione e all'assegnazione delle risorse finanziarie.Pag. 44
Peraltro, sono stati attribuiti legittimi poteri relativi al coordinamento e allo scambio informativo tra i tre Ministeri che - oltre al Presidente del Consiglio ed eventualmente all'Autorità delegata - hanno competenza in materia: mi riferisco ai Ministeri della difesa, dell'interno e degli affari esteri. Tutto ciò compensando l'eliminazione del rapporto diretto e di dipendenza funzionale fra i singoli servizi e il Ministero della difesa, da un lato, e il Ministero dell'interno, dall'altro. Sicché, si è detto che, mentre l'attività operativa, giustamente, è interamente incardinata all'interno del dipartimento delle informazioni per la sicurezza nazionale (DIS) presso la Presidenza del Consiglio, l'attività di indirizzo politico, ancorché spettante in via esclusiva al Presidente del Consiglio, deve essere collegiale, perché questi tre rami dell'amministrazione necessariamente fanno parte del sistema della sicurezza.
Oggi, si è cambiata opinione. Si è detto: attenuiamo questi poteri e allarghiamo i soggetti che necessariamente partecipano ai lavori del CISR. La norma stabilisce che, oltre ai ministri dell'interno, della difesa e degli affari esteri, il CISR possa chiamare a partecipare alle sedute altri ministri che per competenza possano dare un supporto all'attività e alla programmazione delle politiche di intelligence, nonché i vertici delle forze di polizia, delle forze dell'ordine e via dicendo.
Con questo emendamento la composizione del CISR si allarga anche al Ministero della giustizia e al Ministero dell'economia e delle finanze: noi la riteniamo una scelta immotivata.
Intanto, come è noto, il ministro della giustizia non ha alcun potere nel rapporto con la sua amministrazione; quindi, non è nelle condizioni di poter interferire con un'attività che, per Costituzione, è indipendente e autonoma.
Il ministro dell'economia e delle finanze, per altro verso, è competente limitatamente alla sola gestione preliminare delle risorse. Sarebbe stata più coerente la scelta di inserire un riferimento al ministro per lo sviluppo economico che, invece, ha una competenza specifica relativa allo spionaggio industriale.
Credo che, in qualche modo, la soluzione che è stata trovata - che rispetto, ma che non condivido - attenui quel principio forte che abbiamo tenuto saldo nell'organizzazione del DIS e che avremmo dovuto tenere altrettanto fermo nell'organizzazione dell'organo che specularmente si muove con il DIS, perché ne rappresenta, per così dire, la parte più squisitamente politica e di indirizzo del Governo.
Questo allargamento - che per le ragioni esposte riteniamo ingiustificato - non ci sembra funzionale né utile. Non siamo abituati a fare analisi dietrologiche sul motivo per cui viene inserita tale disposizione: non spetta a noi dirlo. Siamo ancorati a quella visione rispetto alla quale originariamente in Commissione - come il presidente Violante sa - nutrivamo una serie di perplessità, ma che poi abbiamo condiviso.
Oggi, ci troviamo di fronte ad un'altra formulazione che contraddice quella originaria e che, comunque, per le ragioni che ho illustrato, non ci trova consenzienti.
Per queste ragioni, esprimeremo un voto contrario sull'emendamento in esame.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buemi. Ne ha facoltà.
ENRICO BUEMI. Signor Presidente, intanto esprimo il mio dispiacere per il fatto che i colleghi dell'UDC - in particolare il collega D'Alia, che stimiamo - non abbiano condiviso l'emendamento in esame, che ha l'obiettivo di inserire nel Comitato due responsabilità politiche di grandissima importanza proprio in funzione delle attività dei servizi di informazione e sicurezza. Mi riferisco al ministro della giustizia, come titolare di una branca essenziale dello Stato, dove la tutela della legalità, attraverso le sue molteplici istituzioni, è elemento fondamentale. Senza dimenticare che il ministro della giustizia Pag. 45è anche il responsabile politico delle carceri, che in materia di informazione e sicurezza hanno una rilevanza notevole.
La seconda figura politica è quella del ministro dell'economia, e qui non si tratta tanto di introdurre tale presenza perché è responsabile della Guardia di finanza - anche! - ma perché noi riteniamo che anche la tutela dell'economia generale del paese debba essere tra le attività di informazione e di sicurezza. Non è irrilevante, in relazione a questa presenza, la definizione di strategie che, come ben sappiamo, possono avere una forte rilevanza sugli andamenti economici del paese.
Si tratta, dunque, di due presenze essenziali per dare al Comitato quell'equilibrio e quella responsabilità piena, che certamente è rappresentata dalla presenza del Presidente del Consiglio, titolare della direzione politica dei servizi di informazione e di sicurezza; ma i punti di vista di quella responsabilità sono utili e, noi diciamo, indispensabili per un buon lavoro dei servizi di informazione e di sicurezza.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cota. Ne ha facoltà.
ROBERTO COTA. L'emendamento in esame francamente non ci convince, perché è vero, come è stato ricordato poco fa dal collega D'Alia, che si è discusso a lungo in Commissione in ordine alla costituzione del Comitato di cui stiamo parlando, è vero che esso ha perso progressivamente gran parte dei suoi poteri, ma lo è anche il fatto che comunque dovrebbe trattarsi di un organismo assolutamente snello.
Non sfuggirà ai colleghi il fatto che la composizione originaria è proprio quella di persone che sono all'interno del Comitato perché competenti: il Presidente del Consiglio lo è perché autorità politica responsabile in materia di servizi; l'Autorità delegata è il sottosegretario eventualmente delegato; il ministro degli affari esteri è competente perché una parte dell'attività dei nostri servizi si svolge all'estero; il ministro dell'interno lo è perché responsabile politico all'interno e in ordine alla sicurezza, così come è competente, per quanto riguarda le operazioni all'estero borderline con quelle di carattere militare, il ministro della difesa.
Il ministro dell'economia, Presidente, è stato inserito per mascherare la vera operazione politica, che è stata quella di inserire il ministro della giustizia, perché tale richiesta politica arrivava dal ministro della giustizia stesso, che è anche a capo di un partito, e quindi perché, evidentemente, vi era un braccio di ferro all'interno della maggioranza. A tale proposito, se andiamo a guardare la storia degli emendamenti che sono stati presentati, troviamo che in questo senso sono stati presentati emendamenti proprio dal gruppo dell'UDEUR.
È evidente che la composizione del Comitato di cui all'articolo 5 risulta strumentale a logiche di potere e alla necessità di creare pesi e contrappesi all'interno della maggioranza e non è certo rispondente alla funzionalità del Comitato e alle esigenze di trasparenza e di efficienza dei nostri servizi di informazione.
È per questo motivo che noi voteremo contro.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gasparri. Ne ha facoltà.
MAURIZIO GASPARRI. Vorrei invitare il relatore a rivalutare l'ipotesi di cui stiamo parlando e a non modificare il testo in esame. Quindi, noi siamo contrari all'emendamento che allarga la composizione del Comitato in questione. Voglio sottolineare pertanto le motivazioni che anche i colleghi hanno qui esposto.
La sua composizione ristretta, infatti, è volta a rafforzarne l'autorevolezza. Non vorremmo che tale «allungamento della lista» dei componenti risponda, più che alle esigenze delle istituzioni rappresentate, a quelle dei politici o dei partiti: in altri termini, alla composizione di tale organo si aggiungerebbe il ministro della giustizia in quanto si deve dare «ospitalità» all'attuale ministro, nonché al gruppo Pag. 46che rappresenta. Non vorrei si trattasse, insomma, di una norma ad personam.
Vorrei dire al relatore che tale situazione potrebbe essere comunque risolvibile, poiché il comma 5 dell'articolo al nostro esame prevede che, in ogni caso, il Presidente del Consiglio possa chiamare a partecipare alle sedute del Comitato interministeriale per la sicurezza della Repubblica anche altri ministri ove sussistano situazioni che ne consiglino - pur in un ambito così ristretto, autorevole e riservato - il coinvolgimento. In tal senso, il relatore dovrebbe ricordare la discussione svolta in sede di Commissione, rammentata dai colleghi che mi hanno preceduto.
Si tratta, dunque, di una norma aperta, la quale ratifica il ruolo specifico e particolare (come è ovvio che sia) dei ministri degli affari esteri, dell'interno e della difesa, ma mantiene comunque la possibilità di coinvolgere altri componenti del Consiglio dei ministri. Quindi, se esiste il problema di coinvolgere non il Ministero della giustizia, ma il ministro della giustizia (qualora rimanesse in carica l'attuale), potreste assumere tra di voi l'impegno politico di convocarlo per le riunioni del citato Comitato. Personalmente, non stravolgerei la disposizione in questione; poiché, al di là delle battute, mi sembra che sia questa l'esigenza preminente!
Inviterei pertanto il relatore a tornare al percorso iniziale; in caso contrario, è chiaro che il nostro gruppo voterà conto l'emendamento Buemi 5.60. Vorrei comunque rilevare che la nostra riflessione è ispirata al modo responsabile con cui si sta varando una legge molto delicata.
A nostro avviso, non bisogna aggiungere strapuntini: è prevista la possibilità di incrementare il numero dei componenti l'organo in oggetto, e quindi invito a non stravolgerne l'essenziale e ristretta composizione originariamente prevista.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mascia. Ne ha facoltà.
GRAZIELLA MASCIA. Signor Presidente, vorrei approfittare dell'occasione per sottolineare, anche a beneficio dei colleghi che non hanno seguito l'iter del provvedimento, che, dopo l'articolo precedente (con cui si stabilivano nuovi poteri di coordinamento per il Dipartimento delle informazioni per la sicurezza), con quello in esame si conferiscono nuovi poteri al Comitato interministeriale per la sicurezza della Repubblica. Ritengo si tratti di un elemento da evidenziare, perché constateremo che, nell'impianto complessivo del progetto di legge, tutto «si tiene», nell'ambito di un equilibrio di responsabilità e controlli.
Credo che ciò costituisca un elemento positivo. In questo caso, infatti, al Presidente del consiglio dei ministri compete non solo la responsabilità politica, ma anche l'alta direzione dell'intera politica informativa per la sicurezza. Il Comitato interministeriale in oggetto definisce, assieme al Presidente del consiglio, le strategie, nonché i bilanci ed i rendiconti economici. Si tratta, nell'ambito di una materia come quella in esame, di questioni a nostro avviso essenziali.
Abbiamo ragionato a lungo, naturalmente, circa la composizione di tale Comitato, perché, come è facile immaginare, molte potrebbero essere le competenze, più o meno impegnative, dei singoli ministeri: abbiamo deciso, dunque, di restringere la presenza in tale organo ai ministri più direttamente coinvolti. Crediamo comunque che allargare la composizione dell'organo, prevedendo la partecipazione del ministro dell'economia e delle finanze (il quale era tra quelli più rilevanti) e quello della giustizia, rappresenti un buon equilibrio. Tale equilibrio, infatti, non snatura la composizione - e quindi la funzione - del Comitato interministeriale per la sicurezza della Repubblica, stante i nuovi compiti che gli vengono assegnati. In ogni modo, vorrei osservare che un numero così limitato di componenti consente di mantenere l'equilibrio che avevamo stabilito. Pertanto, preannunzio il voto favorevole del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea sull'emendamento Buemi 5.60.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fiano. Ne ha facoltà.
EMANUELE FIANO. Signor Presidente, vorrei far rilevare ai colleghi espressione delle forze di minoranza che ho sentito opporsi all'approvazione dell'emendamento in esame - in particolare, a coloro che, come l'onorevole D'Alia, hanno elaborato il testo base nell'ambito del Comitato parlamentare per i servizi di informazione e sicurezza e per il segreto di Stato - che forse, nell'esaminare una modifica del testo unificato originariamente licenziato dalla I Commissione, stiamo esagerando in una contrapposizione che trovo - vorrei dirlo con molto rispetto - ingiustificata.
Vorrei innanzitutto ricordare che, all'interno della proposta elaborata dal Comitato parlamentare per i servizi di informazione e sicurezza e per il segreto di Stato, l'ampliamento della composizione del Comitato interministeriale per la sicurezza della Repubblica era già previsto. Infatti, abbiamo presentato di comune accordo un testo, recante anche la mia firma e quella del collega D'Alia, che già contemplava questo allargamento. Lo dico rispettando le opinioni di tutti: poi ciascuno di noi, nello sviluppo del dibattito, può modificare il proprio avviso!
GIANPIERO D'ALIA. Devi dire che non lo condividevamo neanche allora!
EMANUELE FIANO. Ricordo, poi, che noi abbiamo una legge vigente - la n. 801 del 1977 -, la quale disciplina il funzionamento del precedente Comitato. All'articolo 2, quel Comitato è descritto come presieduto dal Presidente del Consiglio dei ministri e composto dal ministro degli affari esteri, dal ministro dell'interno, dal ministro di grazia e giustizia, dal ministro della difesa e dai ministri dell'industria e delle finanze. Non mi risulta che in questi anni, tra le tanti situazioni difficili di cui il Parlamento si è occupato e che riguardavano il funzionamento dei servizi di sicurezza, sia mai stata sollevata da alcuno una polemica o una critica circa la composizione o l'ampiezza del Comitato che affiancava il Presidente del Consiglio.
Colleghi, io penso che la parte fondamentale dell'articolo che noi stiamo per votare - naturalmente, dopo esserci espressi anche su questo emendamento - rimanga; la sostanza è che noi abbiamo assegnato ulteriori poteri a questo Comitato: mi riferisco ai poteri deliberativi, poiché il Comitato elabora gli indirizzi generali e gli obiettivi fondamentali da perseguire nel quadro della politica di informazione per la sicurezza, delibera sulla ripartizione delle risorse finanziarie tra il DIS e i servizi di sicurezza e sui relativi bilanci preventivi e consultivi. Il progetto di riforma che abbiamo elaborato assieme stabilisce dei poteri nuovi e sostanziali di indirizzo e consente di deliberare su una parte fondamentale caratterizzata dall'aspetto economico e finanziario.
La partecipazione al processo decisionale di ministri fondamentali per la gestione dei sistemi di informazione da parte del Governo - mi riferisco al ministro della difesa, al ministro della giustizia e al ministro dell'economia e delle finanze -, a me non pare uno sconvolgimento del principio che abbiamo voluto introdurre aumentando i poteri di indirizzo e di deliberazione del CISR.
Annunzio pertanto il sostegno del gruppo dell'Ulivo a questo emendamento poiché credo che l'allargamento dei componenti del CISR non vanifichi affatto i nuovi poteri di indirizzo e deliberativi, anzi sono del parere che possa esaltarli. Invito, quindi, a ragionare sull'effettiva portata della modifica proposta dall'emendamento in esame che, di fatto, non stravolge il senso del lavoro del CISR.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Ulizia. Ne ha facoltà.
LUCIANO D'ULIZIA. Signor Presidente, intervengo per testimoniare l'adesione del gruppo Italia dei Valori all'emendamento Buemi 5.60 e per spiegarne le relative motivazioni.Pag. 48
Il Ministero dell'economia e delle finanze è dotato di un corpo importantissimo, la Guardia di finanza; e tutti i poteri dello Stato debbono, in qualche modo, sentirsi coordinati ed interessati alla sicurezza nazionale. In particolare, il coinvolgimento del Ministero dell'economia e delle finanze è volto a non lasciare sbavature, vuoti di potere e di intervento e, soprattutto, a consentir una visione complessiva e uniforme della questione relativa alla sicurezza interna ed esterna.
Per queste ragioni, i deputati del gruppo Italia dei Valori aggiungono la loro firma all'emendamento Buemi 5.60.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Santelli. Ne ha facoltà.
JOLE SANTELLI. Signor Presidente, come ricordavano i colleghi, ci siamo confrontati a lungo su questa parte del testo: sostanzialmente erano due le filosofie che si contrapponevano. Ricordo ancora che, effettivamente - come ricordava l'onorevole Fiano -, il testo è arrivato al nostro esame con un CISR abbastanza allargato ad un numero di ministri che andava anche oltre l'attuale composizione oggi all'esame dell'Assemblea.
Il Governo aveva predisposto uno specifico emendamento prevedendo un consiglio di gabinetto che, in qualche modo, circoscrivesse poi un organismo più snello con i ministri competenti, per coadiuvare realmente il Presidente del Consiglio.
A questo punto, la Commissione avrebbe potuto scegliere due opzioni: la prima era mantenere una composizione allargata del CISR, come previsto dalla normativa in vigore; la seconda era trasformare lo stesso CISR in un reale strumento di coordinamento tra i dicasteri precedentemente competenti sui servizi - interno, difesa ed esteri, per attinenza di materia - ed il Presidente del Consiglio. Non faccio velo che Forza Italia ritenesse preferibile questa seconda ipotesi.
Debbo dire che, nel corso della discussione in Commissione, si è comunque arrivati ad una mediazione, nel senso che si sarebbe potuto ampliare il numero dei componenti del CISR purché si limitassero i poteri deliberativi dello stesso organo, e ciò è stato deciso oggi, in Commissione. Sulla base di questa mediazione, che riteniamo riporti a coerenza il sistema, preannunziamo il nostro voto di astensione. Avremmo preferito, come detto, che si fosse scelta la prima opzione, ma riteniamo la scelta effettuata comunque confacente al testo predisposto.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Buemi 5.60, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 443
Votanti 379
Astenuti 64
Maggioranza 190
Hanno votato sì 253
Hanno votato no 126).
Prendo atto che il deputato Poletti non è riuscito ad esprimere il proprio voto. Prendo atto altresì che la deputata Dato avrebbe voluto esprimere un voto favorevole mentre si è erroneamente astenuta.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'articolo 5.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Alia. Ne ha facoltà.
GIANPIERO D'ALIA. Signor Presidente, intervengo solo per preannunziare il voto di astensione del mio gruppo sull'articolo 5, considerato che è cambiata la natura di tale articolo. Il CISR che scaturisce dalle modifiche apportate non è niente di più e niente di meno - anzi, è di meno - rispetto all'assetto dei poteri definito nell'attuale Pag. 49comitato interministeriale. A mio avviso, inoltre, detto organo non potrà neanche, in questa sua composizione, effettuare quello scambio informativo riservato che è tipico dei tre ministeri che avevamo scelto per le loro competenze specifiche ed operative. Inoltre, esso non ha più i poteri relativi alla gestione delle risorse e non costituisce nemmeno più - al contrario di quanto era stato detto in precedenza, ed a me spiegato in Commissione - una forma di controllo dell'attività politica più generale nel settore dell'informazione e della sicurezza, a garanzia che il Presidente del Consiglio non faccia tutto da solo. Credo che questo sia un risultato in contraddizione con il lavoro svolto. Non lo condivido e per tali ragioni ripeto che il mio gruppo si asterrà sull'articolo 5.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cota. Ne ha facoltà.
ROBERTO COTA. Signor Presidente, preannunzio il voto di astensione del gruppo della Lega Nord Padania sull'articolo 5, in considerazione dell'approvazione dell'emendamento Buemi 5.60, su cui abbiamo espresso voto contrario, che ha, in parte considerevole, snaturato la portata, originariamente positiva, di questo articolo. Inoltre, secondo la logica che ha presieduto all'allargamento del Comitato in questione, segnalo la mancata previsione della partecipazione del ministro per le infrastrutture. È infatti vero che quest'ultimo non c'entra nulla, dal punto di vista della competenza, ma a causa dei rapporti con il ministro Mastella, egli avrebbe dovuto entrare a pieno titolo nel suddetto Comitato.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5, nel testo emendato.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 472
Votanti 384
Astenuti 88
Maggioranza 193
Hanno votato sì 382
Hanno votato no 2).
(Esame dell'articolo 6 - A.C. 445-A ed abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 6 e delle proposte emendative ad esso presentate (vedi l'allegato A - A.C. 445 ed abbinate, sezione 5).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
LUCIANO VIOLANTE, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento D'Alia 6.64 e formula un invito al ritiro sull'emendamento Licandro 6.61, altrimenti il parere è contrario. Se richiesto, ne spiegherò il motivo.
La Commissione esprime, altresì, parere favorevole sull'emendamento Bocchino 6.13 a condizione che sia accolta la seguente riformulazione: al comma 6, dopo le parole «per il tramite del DIS» aggiungere le seguenti «e, per i profili di sua competenza, al ministro dell'interno». Conseguentemente, all'articolo 7, comma 6, dopo le parole «il ministro dell'interno» aggiungere le seguenti: «e, per i profili di loro competenza, il ministro degli affari esteri e il ministro della difesa».
La Commissione inoltre raccomanda l'approvazione del suo emendamento 6.200 e formula un invito al ritiro sull'emendamento Sgobio 6.62, altrimenti il parere è contrario.
PRESIDENTE. Chiedo un chiarimento al relatore poiché la nostra impressione è che non si tratti solo di una riformulazione dell'emendamento Bocchino 6.13, ma di un nuovo emendamento.
Pag. 50LUCIANO VIOLANTE, Relatore. Signor Presidente, anche a beneficio degli uffici, chiarisco che in sostanza noi stabiliamo di accogliere l'emendamento Gasparri 6.13, ma lo collochiamo più opportunamente al comma 6. Si prevede, inoltre, che il Servizio di informazione per la sicurezza esterna informa il ministro dell'interno, quello degli affari esteri e quello della difesa. Riteniamo che, per coerenza, la stessa previsione debba essere formulata anche per il servizio di informazione per la sicurezza interna. Questa è la ragione per la quale, «conseguentemente», abbiamo proposto di aggiungere quelle parole, altrimenti ci sarebbe una divaricazione, nel senso che se il servizio di informazione per la sicurezza interna disponesse di una notizia che potrebbe interessare il ministro degli affari esteri, non gliela potrebbe fornire. Questo mi sembrerebbe francamente sbagliato. I due servizi, cioè, devono informare i tre ministeri.
PRESIDENTE. Ci è chiaro il senso logico della modifica proposta, ma dal punto di vista formale a noi sembra un nuovo emendamento. La Commissione dovrebbe formalizzarlo.
LUCIANO VIOLANTE, Relatore. Sta bene, Presidente.
PRESIDENTE. Il Governo?
ENRICO MICHELI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori dell'emendamento Bocchino 6.13 se concordino sulla soluzione indicata dal relatore.
MAURIZIO GASPARRI. Signor Presidente, naturalmente siamo d'accordo perché nella sostanza si tratta di migliorare la nostra proposta.
PRESIDENTE. Chiedo al relatore se sia necessaria una sospensione della seduta per formalizzare l'emendamento.
LUCIANO VIOLANTE, Relatore. No, signor Presidente, non è necessario. L'emendamento è del seguente tenore: Al comma 6, dopo le parole: «e degli affari esteri» aggiungere le seguenti: «e dell'interno». Conseguentemente, all'articolo 7, comma 6, sostituire le parole: «per i profili di sua competenza» con le seguenti: «il ministro degli affari esteri e il ministro della difesa per i profili di rispettiva competenza».
PRESIDENTE. L'emendamento della Commissione è convenzionalmente numerato 6.100: qual è il parere del Governo su tale proposta emendativa?
ENRICO MICHELI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Il Governo esprime parere favorevole.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.100 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 477
Votanti 476
Astenuti 1
Maggioranza 239
Hanno votato sì 474
Hanno votato no 2).
Prendo atto che il deputato Boato si è erroneamente astenuto, mentre avrebbe voluto esprimere un voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento D'Alia 6.64, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 464
Votanti 460
Astenuti 4
Maggioranza 231
Hanno votato sì 456
Hanno votato no 4).
Passiamo all'emendamento Licandro 6.61.
Chiedo al presentatore se accede all'invito al ritiro formulato dal relatore e dal Governo.
ORAZIO ANTONIO LICANDRO. Sì, Presidente, lo ritiro.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.200 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 476
Votanti 474
Astenuti 2
Maggioranza 238
Hanno votato sì 473
Hanno votato no 1).
Avverto che, a seguito dell'approvazione dell'emendamento 6.200 della Commissione, risulta precluso l'emendamento Galante 7.60.
Dobbiamo ora passare alla votazione l'articolo 6, in quanto l'emendamento Sgobio 6.62 è risultato precluso dall'approvazione dell'emendamento 4.203 della Commissione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6, nel testo emendato.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 480
Votanti 478
Astenuti 2
Maggioranza 240
Hanno votato sì 478).
Prendo atto che il deputato D'Agrò non è riuscito ad esprimere il proprio voto e che ne avrebbe voluto esprimere uno favorevole.
(Esame dell'articolo 7 - A.C. 445-A ed abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 7 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (vedi l'allegato A - A.C. 445 ed abbinate sezione 6). Avverto che, risultando l'emendamento Galante 7.60 precluso dall'approvazione dell'emendamento 6.200 della Commissione, passeremo direttamente alla votazione dell'articolo 7.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Galante. Ne ha facoltà.
SEVERINO GALANTE. Signor Presidente, intervengo per esternare all'Assemblea e alla Commissione una preoccupazione.
Abbiamo approvato l'articolo 6, che introduce il servizio di sicurezza esterna e ora ci apprestiamo ad approvare l'articolo 7, che introduce il servizio di sicurezza interna.
È evidente che sicurezza interna e sicurezza esterna tendono ad intersecarsi, perché le minacce potenziali, con la crescente internazionalizzazione della nostra epoca, operano ormai su scala globale. Ciò, tuttavia, comporta alcune conseguenze che devono essere attentamente valutate, come in primo luogo il fatto che i servizi interni tendono a dotarsi di proiezioni o di ancoraggi esterni e, sull'altro versante, che i servizi che operano all'esterno tendono a loro volta a dotarsi di referenti interni. È chiaro che sarà compito del DIS regolare queste dinamiche.Pag. 52
Vi è un secondo aspetto forse ancora più preoccupante. Mi riferisco alla tendenza dei servizi, in particolare di quello interno, a sovrapporsi all'attività delle forze di polizia.
Mi sembra chiaro che il compito fondamentale dei servizi è agire per la prevenzione delle minacce come intelligence, non per il perseguimento operativo dei crimini, compito primario di altri. È indispensabile tenere rigidamente separati i servizi speciali dagli apparati e, soprattutto, dalle funzioni di polizia. Non può essere consentita alcuna confusione o commistione tra chi operi in termini (vengono definiti così) di legalità sostanziale, dove prevale la legittimità dei fini, la difesa dello Stato, da chi invece operi e debba sempre operare rispettando la legalità formale, cioè la legalità dei mezzi.
Viceversa, all'articolo 7, comma 3, si apre la strada alla costituzione di una forza di polizia sui generis, che ha tra i propri compiti anche l'attività di repressione. Se ciò si combina con il disposto dell'articolo 12, che il relatore potrà prendere in considerazione, dove si prevede l'obbligo di collaborazione con i servizi delle forze di polizia, la «frittata» è fatta.
Questa è la preoccupazione che esprimiamo e spero che ad essa, nel seguito della discussione, possa essere data una risposta soddisfacente.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fiano. Ne ha facoltà.
EMANUELE FIANO. Signor Presidente vorrei sottolineare che, con il voto appena effettuato relativo all'articolo 6 e con quello che ci stiamo apprestando a compiere sull'articolo 7, tocchiamo uno degli elementi fondamentali, un cardine della riforma che il Parlamento sta esaminando. Abbiamo appena sancito la trasformazione del SISMI e la nascita del SIE e stiamo facendo altrettanto con il SISDE e con il nuovo SIN.
Attraverso l'approvazione di questi due articoli nell'attuale formulazione forniamo una nuova distinzione dei compiti dei due servizi e modifichiamo la ratio che prima presiedeva alla legge del 1977, che individuava le relative competenze in base all'interesse da tutelare, cioè quello militare per il SISMI e quello politico-istituzionale per il SISDE. Con la nuova norma modifichiamo tale ratio e assegniamo una distinzione per luogo di attività alle diverse competenze dei due servizi. Questa è la ratio che presiede alla descrizione dei compiti riportati nell'articolo 6, che abbiamo appena votato, e nell'articolo 7, che stiamo per votare e che si riferisce al servizio di informazione per la sicurezza interna.
Ritengo che il Parlamento stia compiendo un atto di modernizzazione e di coraggio rispetto alle esigenze contemporanee della sicurezza del paese all'interno e all'estero. Anche le vicende delle ultime ore assegnano al Parlamento il compito di valutare con attenzione come ripartire, tra gli organi preposti che istituiamo con l'attività legislativa in corso, le competenze che riguardano la sicurezza esterna e quelle che riguardano la sicurezza interna.
Intendo rimarcare (peraltro, è stato detto molte volte in sede di discussione sulle linee generali ed anche in fase di esame degli articoli) che non solo abbiamo modificato la ratio dell'assegnazione dei compiti ai due servizi, ma anche il modello di dipendenza, rispettivamente dal ministro della difesa e da quello dell'interno, precedentemente riassunta nello schema che il presidente Violante ha illustrato nella presentazione complessiva del progetto di riforma: oggi infatti i due servizi, la cui nascita determiniamo con il voto appena compiuto sull'articolo 6 e con quello che stiamo per effettuare relativo all'articolo 7, risponderanno direttamente al Presidente del Consiglio dei ministri. Questa è una filosofia che ha accomunato tutte le forze politiche nel lavoro di elaborazione del testo. È una filosofia, una ratio particolare, cui tutti noi, che abbiamo approvato il testo in Commissione, abbiamo creduto.
Intendo sottolineare questo passaggio: diamo una svolta radicale nell'interesse del paese, di una maggiore efficienza, di una maggiore trasparenza, nel cercare di evitare Pag. 53una sovrapposizione dei ruoli tra i due servizi, che potrebbe essere dannosa. Con l'approvazione di questi due articoli proponiamo al paese un elemento fondamentale, sostanziale della riforma che stiamo esaminando.
LUCIANO VIOLANTE, Relatore. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUCIANO VIOLANTE, Relatore. Signor Presidente, mi permetto di intervenire sulle questioni molto serie poste dal collega Galante. Innanzitutto abbiamo stabilito che, quando il Servizio di informazione per la sicurezza interna deve operare all'esterno, esso deve mettersi in contatto con il Servizio di informazione per la sicurezza esterna e cooperare con esso sotto il coordinamento del Dipartimento. Lo stesso vale quando il Servizio di informazione per la sicurezza esterna deve effettuare operazioni ed interventi all'interno.
Quanto al rapporto che passa tra i singoli servizi e le forze di polizia, abbiamo richiamato quello che la Corte costituzionale chiama leale collaborazione tra istituzioni. Si tratta di una cooperazione di tutti per la stessa finalità, fermo restando che il compito dei servizi è informativo, mentre il compito operativo spetta soltanto alle forze di polizia. Questo solo per rendere chiaro il quadro istituzionale, all'interno del quale ci muoviamo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boato. Ne ha facoltà.
MARCO BOATO. Preannuncio il voto favorevole del gruppo dei Verdi anche su questo articolo 7, come sui precedenti articoli, in particolare sul precedente articolo 6 che riguardava il Servizio di informazione per la sicurezza esterna, mentre questo articolo 7 riguarda il Servizio di informazione per la sicurezza interna. I colleghi che mi hanno preceduto hanno già messo giustamente in evidenza il cambiamento di grande rilevanza che avviene rispetto alla situazione attuale, perché l'impostazione che viene data con questa proposta di legge permette per il futuro di evitare squilibri nel ruolo fra i due servizi di informazione e sovrapposizioni di competenze; inoltre permette di avere un'unica responsabilità politica in capo non più rispettivamente al Ministero della difesa e al Ministero dell'interno, bensì in capo esclusivamente al Presidente del Consiglio dei ministri. Quindi si tratta di una razionalizzazione dei compiti dei due servizi e di una semplificazione delle responsabilità, in modo che non ci siano contrapposizioni. Come ha detto poco fa giustamente il presidente relatore, anche tutta questa materia è improntata ad un principio di leale collaborazione, che eviti difficoltà, deviazioni e a volte anche rivalità, che si sono verificate in passato.
Con gli emendamenti che avevamo approvato in precedenza all'articolo 6 e che conseguentemente riguardavano l'articolo 7, abbiamo anche previsto che entrambi i servizi, per i profili di rispettiva competenza dei vari ministeri, informino con continuità sia il servizio esterno e il Ministero della difesa, quello degli esteri e quello dell'interno, sia reciprocamente anche il servizio per la sicurezza interna, sempre facendo riferimento ai profili di rispettiva competenza. Per questo confermo il voto favorevole del nostro gruppo anche su questo articolo 7.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 7.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 462
Votanti 445
Astenuti 17
Maggioranza 223
Hanno votato sì 417
Hanno votato no 28).Pag. 54
Prendo atto che la deputata Mariani non è riuscita ad esprimere il proprio voto e che ne avrebbe voluto esprimere uno positivo.
(Esame dell'articolo 8 - A.C. 445-A ed abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 8 e delle proposte emendative ad esso riferite (vedi l'allegato A - A.C. 445 ed abbinate sezione 7).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
LUCIANO VIOLANTE, Relatore. La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Licandro 8.61 e parere contrario sull'emendamento Diliberto 8.60. Si raccomanda l'approvazione dell'emendamento 8.200 della Commissione. A tale proposito vorrei chiarire che questo emendamento riprende una proposta del Governo ed una proposta della Commissione difesa, sintetizzandole. Pertanto in seguito all'approvazione dell'emendamento 8.200 della Commissione, risulterebbero assorbiti gli emendamenti 8.500 del Governo e Pinotti 8.62.
PRESIDENTE. Il Governo?
ENRICO MICHELI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Il Governo esprime parere conforme a quello del relatore; concorda altresì sull'assorbimento del proprio emendamento 8.500 conseguente all'approvazione dell'emendamento 8.200 della Commissione.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Licandro 8.61, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 464
Votanti 461
Astenuti 3
Maggioranza 231
Hanno votato sì 438
Hanno votato no 23).
Prendo atto che la deputata Dato non è riuscita a votare e che avrebbe voluto esprimere voto favorevole.
Passiamo all'emendamento Diliberto 8.60.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore e del Governo.
ORAZIO ANTONIO LICANDRO. Ritiro l'emendamento, signor Presidente.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo alla votazione dell'emendamento 8.200 della Commissione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 8.200 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 470
Votanti 468
Astenuti 2
Maggioranza 235
Hanno votato sì 465
Hanno votato no 3).
Avverto che, a seguito dell'approvazione dell'emendamento 8.200 della Commissione, sono da intendersi assorbiti gli emendamenti 8.500 del Governo e Pinotti 8.62.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 8, nel testo emendato.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 477
Votanti 475
Astenuti 2
Maggioranza 238
Hanno votato sì 475).
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CARLO LEONI (ore 17,30)
(Esame dell'articolo 9 - A.C. 445-A ed abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 9 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (vedi l'allegato A - A.C. 445 ed abbinate sezione 8).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
LUCIANO VIOLANTE, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Gamba 9.60.
PRESIDENTE. Il Governo?
PAOLO NACCARATO, Sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e per le riforme istituzionali. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gamba. Ne ha facoltà.
PIERFRANCESCO EMILIO ROMANO GAMBA. Signor Presidente, desidero anzitutto ringraziare la Commissione per il parere favorevole testé espresso. Si tratta di una modifica intesa, semplicemente, ad introdurre un miglioramento per così dire tecnico; attualmente, infatti, il nulla osta di sicurezza è già previsto con una durata diversificata a seconda del grado della classifica. Quindi, per la classifica di segretissimo - la massima prevista - ovviamente il periodo di validità è più ridotto a fronte delle altre tre ipotesi per le quali è di dieci anni. La proposta introduce anche la previsione del rispetto dei trattati internazionali perché già le attuali durate dipendono in gran parte dai trattati sottoscritti e ratificati dall'Italia. Quindi, ancora ringraziando la Commissione, raccomando ai colleghi l'approvazione della proposta.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gamba 9.60, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 480
Votanti 479
Astenuti 1
Maggioranza 240
Hanno votato sì 479).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 9, nel testo emendato.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 478
Votanti 477
Astenuti 1
Maggioranza 239
Hanno votato sì 476
Hanno votato no 1).
Prendo atto che la deputata Rampi non è riuscita a votare ed avrebbe voluto esprimere un voto favorevole.
Pag. 56(Esame dell'articolo 10 - A.C. 445-A ed abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 10 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (vedi l'allegato A - A.C. 445 ed abbinate sezione 9).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
LUCIANO VIOLANTE, Relatore. Signor Presidente, la Commissione formula un invito al ritiro dell'emendamento Villetti 10.60 per il seguente motivo. Ciascun servizio ha i suoi archivi; questa proposta vorrebbe spostare tutti gli archivi presso il Dipartimento, il che francamente non è possibile in quanto ostacolerebbe il lavoro dei servizi stessi.
Voglio invece tranquillizzare i colleghi precisando che presso il Dipartimento è tenuto l'archivio storico, che contiene la documentazione relativa a tutte le operazioni già concluse. Ciò consente, per un verso, di non intralciare il lavoro dei servizi e, per altro verso, di serbare presso il DIS la memoria di tutte le operazioni già compiute.
Per tali ragioni, appunto, formulo un invito al ritiro.
PRESIDENTE. Il Governo?
PAOLO NACCARATO, Sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e per le riforme istituzionali. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Chiedo, dunque, al presentatore se acceda all'invito al ritiro formulato dal relatore.
ENRICO BUEMI. Sì, signor Presidente.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 10.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 466
Votanti 465
Astenuti 1
Maggioranza 233
Hanno votato sì 465).
Prendo atto che il deputato Misiti non è riuscito a votare.
(Esame dell'articolo 11 - A.C. 445-A ed abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 11 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (vedi l'allegato A - A.C. 445 ed abbinate sezione 10).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
LUCIANO VIOLANTE, Relatore. Signor Presidente, l'emendamento Bocchino 11.1 esprime la diversa impostazione seguita dai colleghi di Alleanza Nazionale, che prevede la costituzione di una serie di uffici con una loro autonomia. Poiché questi uffici sono ricompresi nel dipartimento, pregherei i colleghi Bocchino e Gasparri di ritirare la loro proposta emendativa. La Commissione formula pertanto un invito al ritiro dell'emendamento Bocchino 11.1.
PRESIDENTE. Il Governo?
PAOLO NACCARATO, Sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Il Governo esprime parere conforme.
PRESIDENTE. Chiedo pertanto ai presentatori dell'emendamento Bocchino 11.1 se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore.
MAURIZIO GASPARRI. Si, signor Presidente, lo ritiriamo.
Pag. 57
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 11.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 470
Votanti 466
Astenuti 4
Maggioranza 234
Hanno votato sì 465
Hanno votato no 1).
(Esame dell'articolo 12 - A.C. 445-A ed abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 12 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (vedi l'allegato A - A.C. 445 ed abbinate sezione 11).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
LUCIANO VIOLANTE, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento D'Alia 12.60.
PRESIDENTE. Il Governo?
PAOLO NACCARATO, Sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Il Governo esprime parere conforme a quello del relatore.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento D'Alia 12.60, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 469
Votanti 467
Astenuti 2
Maggioranza 234
Hanno votato sì 465
Hanno votato no 2).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 12, nel testo emendato.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 474
Votanti 473
Astenuti 1
Maggioranza 237
Hanno votato sì 472
Hanno votato no 1).
(Esame dell'articolo 13 - A.C. 445-A ed abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 13 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (vedi l'allegato A - A.C. 445 ed abbinate sezione 12).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
LUCIANO VIOLANTE, Relatore. Signor Presidente, la Commissione raccomanda l'approvazione del suo emendamento 13.200.
PRESIDENTE. Il Governo?
PAOLO NACCARATO, Sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Il Governo accetta l'emendamento 13.200 della Commissione.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.Pag. 58
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 13.200 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 478
Votanti 477
Astenuti 1
Maggioranza 239
Hanno votato sì 476
Hanno votato no 1).
Prendo atto che il deputato Fiano non è riuscito a votare ed avrebbe voluto esprimere un voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 13, nel testo emendato.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 475
Votanti 474
Astenuti 1
Maggioranza 238
Hanno votato sì 473
Hanno votato no 1).
Prendo atto che il deputato Vico non è riuscito ad esprimere il proprio voto.
(Esame dell'articolo 14 - A.C. 445-A ed abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 14 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (vedi l'allegato A - A.C. 445 ed abbinate sezione 13).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
LUCIANO VIOLANTE, Relatore. Signor Presidente, la Commissione raccomanda l'approvazione del suo emendamento 14.200.
PRESIDENTE. Il Governo?
PAOLO NACCARATO, Sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Il Governo accetta l'emendamento 14.200 della Commissione.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 14.200 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 481
Maggioranza 241
Hanno votato sì 480
Hanno votato no 1).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 14, nel testo emendato.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 480
Maggioranza 241
Hanno votato sì 479
Hanno votato no 1).
(Esame dell'articolo 15 - A.C. 445-A ed abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 15 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (vedi l'allegato A - A.C. 445 ed abbinate sezione 14).Pag. 59
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
LUCIANO VIOLANTE, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento D'Alia 15.62.
PRESIDENTE. Il Governo?
PAOLO NACCARATO, Sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Il Governo concorda con il parere espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento D'Alia 15.62, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 482
Maggioranza 242
Hanno votato sì 481
Hanno votato no 1).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 15, nel testo emendato.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 480
Votanti 478
Astenuti 2
Maggioranza 240
Hanno votato sì 478).
(Esame dell'articolo 16 - A.C. 445-A ed abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 16 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (vedi l'allegato A - A.C. 445 ed abbinate sezione 15).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
LUCIANO VIOLANTE, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Buemi 16.60.
PRESIDENTE. Il Governo?
PAOLO NACCARATO, Sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Il Governo concorda con il parere espresso dalla Commissione.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Buemi 16.60, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 479
Votanti 478
Astenuti 1
Maggioranza 240
Hanno votato sì 478).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 16, nel testo emendato.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 60
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 476
Votanti 475
Astenuti 1
Maggioranza 238
Hanno votato sì 474
Hanno votato no 1).
LUCIANO VIOLANTE, Relatore. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUCIANO VIOLANTE, Relatore. Signor Presidente, a seguito di intese intervenute tra i gruppi, propongo di passare all'esame dell'articolo 21 e delle proposte emendative ad esso presentate, accantonando l'esame degli articoli da 17 a 20, che esamineremo domani.
PRESIDENTE. Avverto che, non essendovi obiezioni, l'esame degli articoli da 17 a 20 deve intendersi accantonato.
(Esame dell'articolo 21 - A.C. 445-A ed abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 21 e delle proposte emendative ad esso presentate (vedi l'allegato A - A.C. 445 ed abbinate sezione 16).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
LUCIANO VIOLANTE, Relatore. Signor Presidente, considerato che l'emendamento Mascia 21.65 risulta ritirato, la Commissione esprime parere favorevole sugli emendamenti D'Alia 21.63, Mascia 21.66, D'Alia 21.64, mentre l'emendamento Diliberto 21.62 è stato ritirato. Esprime, altresì, parere favorevole sull'emendamento D'Alia 21.67, a condizione che venga accettata la seguente riformulazione: «o di convivenza o di cointeressenza economica».
PRESIDENTE. Onorevole D'Alia, accetta la riformulazione proposta dal relatore?
GIANPIERO D'ALIA. Sì, signor Presidente.
LUCIANO VIOLANTE, Relatore. La Commissione esprime, inoltre, parere favorevole sull'emendamento D'Alia 21.68, nonché sugli identici emendamenti Mascia 21.60 e Bocchino 21.61, mentre invita a ritirare l'emendamento D'Alia 21.70, perché ci sembra migliore la formulazione adottata nel testo.
PRESIDENTE. Il Governo?
PAOLO NACCARATO, Sottosegretario per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Il Governo esprime parere conforme a quello del relatore.
GRAZIELLA MASCIA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GRAZIELLA MASCIA. Signor Presidente, vorrei motivare il ritiro della mio emendamento 21.65 con il fatto che il parere espresso dal Comitato parlamentare di controllo è previsto in una norma finale. In essa si recita che tutti i regolamenti sono sottoposti al parere del Comitato stesso. Quindi, si tratta di un ritiro formale in quanto la sostanza è prevista nel complesso del testo.
ORAZIO ANTONIO LICANDRO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ORAZIO ANTONIO LICANDRO. Signor Presidente, vorrei chiedere un chiarimento sia al Presidente che al relatore. Credo che il ritiro dell'emendamento Diliberto 21.62 sia subordinato alla riformulazione della lettera e).
Pag. 61PRESIDENTE. Infatti è così e in proposito vi è l'emendamento 21.200 della Commissione. È così, presidente Violante?
LUCIANO VIOLANTE, Relatore. Signor Presidente, è così. Ovviamente, la Commissione ne raccomanda l'approvazione. Confermo che questa è la ragione per cui i presentatori hanno ritirato l'emendamento Diliberto 21.62.
PRESIDENTE. Il Governo?
PAOLO NACCARATO, Sottosegretario per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Il Governo accetta l'emendamento 21.200 della Commissione.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento D'Alia 21.63, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 477
Votanti 473
Astenuti 4
Maggioranza 237
Hanno votato sì 473).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mascia 21.66, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 471
Votanti 466
Astenuti 5
Maggioranza 234
Hanno votato sì 466).
Prendo atto che la deputata Mistrello Destro non è riuscita a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento D'Alia 21.64, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 475
Votanti 473
Astenuti 2
Maggioranza 237
Hanno votato sì 473).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 21.200 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 473
Votanti 471
Astenuti 2
Maggioranza 236
Hanno votato sì 471).
Passiamo alla votazione dell'emendamento D'Alia 21.67. Chiedo nuovamente al presentatore se acceda alla riformulazione proposta dal relatore.
GIANPIERO D'ALIA. Sì, signor Presidente, accetto la riformulazione del mio emendamento 21.67.
PRESIDENTE. Sta bene; passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento D'Alia 21.67 nel testo riformulato, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 476
Votanti 470
Astenuti 6
Maggioranza 236
Hanno votato sì 470).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento D'Alia 21.68, accettato dalla Commissione e dal Governo e su cui la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 482
Votanti 478
Astenuti 4
Maggioranza 240
Hanno votato sì 471
Hanno votato no 7).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Mascia 21.60 e Bocchino 21.61, accettati dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 478
Votanti 474
Astenuti 4
Maggioranza 238
Hanno votato sì 473
Hanno votato no 1).
Passiamo alla votazione dell'emendamento D'Alia 21.70, per il quale vi è un invito al ritiro. Chiedo all'onorevole D'Alia se intende accedere a tale invito.
GIANPIERO D'ALIA. Signor Presidente, ritiriamo l'emendamento su invito del relatore. In proposito, volevo precisare anche la ragione per la quale avevamo proposto di tornare alla formulazione originaria, ovvero quella del testo in vigore dove si prevede l'incompatibilità di qualsiasi rapporto di dipendenza tra i servizi ed i ministri di culto.
È difficile oggi, anche per il dibattito aperto sulla nuova disciplina relativa alla libertà religiosa, riuscire a comprendere quale sarà in futuro l'ambito di applicazione di tale disposizione. Infatti, è assolutamente evidente che non tutti i ministri di culto, il cui riconoscimento della qualifica non dipende dalla stipula di un'intesa, hanno la stessa funzione. In particolare, ve ne sono alcuni che, non essendo soggetti ad alcun controllo se non a quello della loro elezione all'interno di una determinata comunità religiosa, possono fornire un contributo all'attività di intelligence che altrimenti non vi sarebbe.
L'idea era che, nell'impossibilità di trovare una formulazione migliore, si lasciasse quella sino ad oggi presente nel testo in vigore contenuto nella legge del 1977. Su questa formulazione, che si è proposta anche grazie al contributo del collega Zaccaria, a noi rimane qualche perplessità, perché, comunque, la circostanza della valutazione e della conformità degli statuti delle singole confessioni religiose all'ordinamento giuridico, non essendo ancora strutturati e disciplinati dalla nuova legge sulla libertà religiosa, potrebbe comportare una valutazione discrezionale da parte dell'amministrazione dell'interno, facendo dipendere il rapporto di collaborazione, l'esistenza e la legittimità, da una valutazione discrezionale, anziché da una norma che, in via predeterminata, generale ed astratta, ne fissi i criteri. Comunque, si tratta di una soluzione migliorativa del testo, che noi accettiamo, in attesa di riuscire a trovare una formulazione migliore e più utile.
PRESIDENTE. Quindi, deputato D'Alia, accoglie l'invito al ritiro del suo emendamento 21.70?
Pag. 63GIANPIERO D'ALIA. Sì, signor Presidente.
PRESIDENTE. Sta bene. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 21, nel testo emendato.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 476
Votanti 472
Astenuti 4
Maggioranza 237
Hanno votato sì 472).
(Esame dell'articolo 22 - A.C. 445-A ed abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 22 (vedi l'allegato A - A.C. 445 ed abbinate sezione 17), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 22.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 477
Votanti 474
Astenuti 3
Maggioranza 238
Hanno votato sì 473
Hanno votato no 1).
(Esame dell'articolo 23 - A.C. 445-A ed abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 23 e delle proposte emendative ad esso presentate (vedi l'allegato A - A.C. 445 ed abbinate sezione 18).
Nessuno chiedendo di parlare sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
LUCIANO VIOLANTE, Relatore. L'emendamento Mascia 23.60 è stato ritirato. È così, onorevole Mascia?
GRAZIELLA MASCIA. Sì.
LUCIANO VIOLANTE, Relatore. Raccomando l'approvazione dell'emendamento 23.200 della Commissione e formulo un invito al ritiro dell'emendamento Mascia 23.61.
PRESIDENTE. Onorevole Mascia?
GRAZIELLA MASCIA. Signor Presidente, ritiro senz'altro l'emendamento, perché il senso della nostra proposta è stato accolto. Vorrei far notare, però, che, rispetto al testo, rimarrebbe in vita la parola «esclusivamente» che invece tutti quanti volevamo sopprimere. Quindi, credo che ci sia un ulteriore correzione da fare.
PRESIDENTE. L'emendamento Mascia 23.61 è pertanto ritirato.
Quale è il parere del Governo sull'emendamento 23.200 della Commissione?
PAOLO NACCARATO, Sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Il Governo lo accetta.
LUCIANO VIOLANTE, Relatore. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUCIANO VIOLANTE, Relatore. Ha ragione l'onorevole Mascia. Per la correttezza dei nostri lavori, preciso che l'emendamento 23.200 della Commissione che si riferisce al comma 6, primo periodo, deve essere letto così: dopo le parole: «fatti costituenti reato», sono inserite le seguenti: «ai rispettivi direttori i quali, senza Pag. 64ritardo, informano il Presidente del Consiglio dei ministri o l'Autorità delegata, ove istituita».
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento della Commissione 23.200, accettato dal Governo, nel testo modificato.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 472
Votanti 468
Astenuti 4
Maggioranza 235
Hanno votato sì 468).
Prendo atto che il deputato Buontempo non è riuscito a votare ed avrebbe voluto esprimere un voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 23, nel testo emendato.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 475
Votanti 474
Astenuti 1
Maggioranza 238
Hanno votato sì 472
Hanno votato no 2).
Prendo atto che il deputato Vico non è riuscito a votare.
(Esame dell'articolo 24 - A.C. 445-A ed abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 24 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (vedi l'allegato A - A.C. 445 ed abbinate sezione 19).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
LUCIANO VIOLANTE, Relatore. Formulo un invito al ritiro dell'emendamento D'Alia 24.61.
PRESIDENTE. Onorevole D'Alia?
GIANPIERO D'ALIA. Non volendo apparire un bastian contrario, mi atterrò all'invito al ritiro formulato dal presidente Violante.
Tuttavia, vorrei segnalare all'Assemblea la circostanza che, quando gli agenti dei servizi operano sotto copertura, non possano avvalersi di una qualifica fittizia di ufficiale o di agente di polizia giudiziaria; credo che attenui sostanzialmente il senso delle attività sotto copertura. Se come abbiamo detto in Commissione - vedo la collega Mascia che dissente - immaginiamo che questa norma venga abusata in ragione di alcune situazioni interne, allora questa norma deve essere mantenuta. Tuttavia, se la guardassimo in una logica che va al di là dei nostri confini nazionali, ci renderemmo conto che fare delle operazioni sotto copertura all'estero, ad esempio, comporta anche la necessità di fregiarsi di un titolo fittizio, quale quello di ufficiale o agente di polizia giudiziaria. Credo che su questo tema dovremmo ritornarci. Intanto ritiro il mio emendamento 24.61 per carità di patria, ma ritengo che sulla questione sia opportuno fare un ulteriore riflessione.
LUCIANO VIOLANTE, Relatore. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUCIANO VIOLANTE, Relatore. Signor Presidente, intervengo solo per precisare che queste non sono le operazioni sotto copertura ma le identità: è un'altra cosa. Quando si dà un'identità di copertura, non si può dare un'identità di ufficiale di Pag. 65polizia giudiziaria per evitare di indurre in errore. Le operazioni sotto copertura sono un'altra cosa.
PRESIDENTE. Il collega D'Alia ha accettato l'invito al ritiro sul suo emendamento 24.61, mentre l'emendamento Mascia 24.60 era stato già precedentemente ritirato.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 24.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 460
Votanti 458
Astenuti 2
Maggioranza 230
Hanno votato sì 454
Hanno votato no 4).
(Esame dell'articolo 25 - A.C. 445-A ed abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 25 (vedi l'allegato A - A.C. 445 ed abbinate sezione 20).
Nessuno chiedendo di parlare e non essendo state presentate proposte emendative, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 25.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 469
Votanti 468
Astenuti 1
Maggioranza 235
Hanno votato sì 467
Hanno votato no 1).
(Esame dell'articolo 26 - A.C. 445-A ed abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 26 (vedi l'allegato A - A.C. 445 ed abbinate sezione 21).
Nessuno chiedendo di parlare e non essendo state presentate proposte emendative, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 26.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 474
Votanti 471
Astenuti 3
Maggioranza 236
Hanno votato sì 468
Hanno votato no 3).
(Esame dell'articolo 27 - A.C. 445-A ed abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 27 (vedi l'allegato A - A.C. 445 ed abbinate sezione 22).
Nessuno chiedendo di parlare e non essendo state presentate proposte emendative, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 27.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 472
Votanti 471
Astenuti 1
Maggioranza 236
Hanno votato sì 468
Hanno votato no 3).Pag. 66
LUCIANO VIOLANTE, Relatore. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUCIANO VIOLANTE, Relatore. Signor Presidente, chiedo di accantonare l'esame dell'articolo 28 e dei relativi emendamenti.
PRESIDENTE. Avverto che, non essendovi obiezioni, l'esame dell'articolo 28 e dei relativi emendamenti si intende accantonato.
(Esame dell'articolo 29 - A.C. 445-A ed abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 29 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (vedi l'allegato A - A.C. 445 ed abbinate sezione 23).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
LUCIANO VIOLANTE, Relatore. Esprimo parere favorevole sull'emendamento 29.600, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del regolamento.
PRESIDENTE. Il Governo?
PAOLO NACCARATO, Sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 29.600 (da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del regolamento), accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 475
Votanti 473
Astenuti 2
Maggioranza 237
Hanno votato sì 471
Hanno votato no 2).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 29, nel testo emendato.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 466
Votanti 465
Astenuti 1
Maggioranza 233
Hanno votato sì 463
Hanno votato no 2).
(Esame dell'articolo 30 - A.C. 445-A ed abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 30 e delle proposte emendative ad esso presentate (vedi l'allegato A - A.C. 445 ed abbinate sezione 24).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
LUCIANO VIOLANTE, Relatore. La Commissione raccomanda l'approvazione del suo emendamento 30.200 e invita al ritiro dell'emendamento Papini 30.65. Gli identici emendamenti Buemi 30.1 e Belisario 30.2 sono stati ritirati. La Commissione esprime inoltre parere favorevole sugli identici emendamenti Boscetto 30.61, D'Alia 30.62 e Papini 30.64.
La Commissione formula un invito al ritiro dell'emendamento Evangelisti 30.60.
Ricordo che questa mattina abbiamo ritenuto di accantonare l'emendamento Pag. 67D'Alia 30.63 perchè al momento della trattazione l'onorevole D'Alia non era presente e la materia in esso contenuta è molto importante. Naturalmente, Presidente, stante l'accantonamento dell'emendamento D'Alia 30.63, non si potrà procedere al voto sull'articolo 30. Tuttavia, mi sembra di aver colto una disponibilità del collega D'Alia a ritirare eventualmente il suo emendamento e pertanto, la Commissione formula un invito in tal senso.
GIANPIERO D'ALIA. Signor Presidente, ritiro il mio emendamento 30.63.
PRESIDENTE. Il Governo?
PAOLO NACCARATO, Sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo alla votazione dell'emendamento 30.200 della Commissione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cota. Ne ha facoltà.
ROBERTO COTA. Signor Presidente, stiamo votando velocemente, ma alcuni passaggi vanno sottolineati.
Attualmente il Comitato parlamentare di controllo sui servizi segreti (Copaco) è composto da quattro deputati e da quattro senatori. Questo, oggettivamente, impedisce un controllo efficace da parte del Parlamento, perché all'interno di questo organismo non sono rappresentate tutte le forze politiche. Stiamo parlando di una materia molto delicata sulla quale dovrebbe avere il controllo un organismo il più possibile rappresentativo di tutte le forze politiche presenti in Parlamento, ovviamente, tenendo conto del fatto che questo organismo non può essere pletorico. Il Comitato interparlamentare deve essere composto da un numero di persone che non può essere elevatissimo.
Poiché con la nuova legge i poteri di controllo del Parlamento, oggettivamente, aumentano, abbiamo voluto presentare una serie di emendamenti al fine di ampliare la composizione di questo organismo. Le nostre proposte emendative prevedevano un Comitato composto da sette senatori e sette deputati o, in subordine, da sei senatori e sei deputati o cinque senatori e cinque deputati.
Inizialmente, è stato accolto un emendamento della Lega che stabiliva che il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica fosse composto da cinque deputati e cinque senatori. Quindi, abbiamo salutato questa innovazione positivamente.
Oggi, di fatto, la Commissione, nel suo emendamento, ha accolto una delle nostre proposte che prevedeva un Comitato composto da sei senatori e sei deputati. Quindi, non possiamo che votare favorevolmente, salutando con piacere il fatto che questo organismo diventa un può più rappresentativo. Del resto, abbiamo toccato con mano la mancanza di rappresentatività, quando è uscito il cosiddetto testo del Copaco, che è stato presentato come un testo predisposto all'unanimità e frutto di un'ampia discussione. In realtà, non si trattava di un testo discusso all'unanimità; è stato il frutto di un dibattito complessivo, ma alcune forze politiche non erano rappresentate. Il testo in oggetto è radicalmente diverso da quello licenziato dal Copaco.
PAOLO NACCARATO, Sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PAOLO NACCARATO, Sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, volevo precisare che solo sull'emendamento Papini 30.65 il Governo si rimette all'Assemblea.
PRESIDENTE. Sta bene.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Papini. Ne ha facoltà.
ANDREA PAPINI. Signor Presidente, vorrei far presente al Governo che il mio Pag. 68emendamento 30.65 rischia di essere precluso dall'approvazione dell'emendamento della Commissione.
PRESIDENTE. Sarebbe precluso in caso di sua approvazione.
ANDREA PAPINI. Quindi, il Governo in qualche modo deve rendersi conto di quanto stiamo deliberando.
A titolo personale, vorrei sottolineare un punto. Capisco l'esigenza della rappresentanza, ma qui abbiamo un sistema per cui, al forte potere di responsabilità politica assegnata al Governo fa da bilanciamento una capacità effettiva di controllo da parte del Comitato di controllo parlamentare, che, molto opportunamente, viene affidato, nella sua presidenza, all'opposizione ed è un Comitato paritetico secondo la mia proposta che viene accolta.
Ma il punto è che, portandolo a 12 componenti, come è stabilito nell'emendamento della Commissione, il rischio che il Comitato perda la sua efficacia è molto elevato.
Dunque, chiederei l'approvazione del mio emendamento 30.65 che, pur mantenendo il riferimento alla pariteticità, prevede un totale di otto componenti parlamentari (quattro deputati e quattro senatori), senza arrivare a dodici membri. Infatti, in tal caso, l'efficacia dell'organo diminuirebbe grandemente e, dunque, quel bilanciamento necessario nei confronti del Governo si verrebbe a perdere (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boato. Ne ha facoltà.
MARCO BOATO. Signor Presidente, mi era accaduto di presentare una proposta di ampliamento della composizione del Comitato parlamentare, in riferimento ovviamente alla legge n. 801 del 1977, nel corso della X legislatura al Senato. Ovviamente, in quel contesto - parliamo degli anni dal 1987 al 1992 - questo tipo di argomenti non venne preso in esame. Eravamo anche in uno scenario politico e istituzionale completamente diverso dall'attuale.
Oggi che mettiamo in campo una riforma organica - e non una mera correzione della legge n. 801 del 1977 - dei servizi di informazione per la sicurezza e della disciplina del segreto di Stato, credo, invece, sia assolutamente opportuna - e in ciò dissento dal collega che mi ha preceduto - la scelta che proponiamo all'Assemblea con l'emendamento 30.200 della Commissione. Quest'ultimo propone di allargare, sia pure in misura assai ridotta, la composizione del Comitato parlamentare, che passerà a 12 componenti, con la rappresentanza paritaria di maggioranza e opposizione e con la presidenza attribuita a un rappresentante dell'opposizione, come del resto accade già oggi. Si tratta di una composizione un po' più ampia.
Il collega Cota, intervenuto poco fa, ha messo in rilievo un aspetto obiettivamente esistente: all'interno del Comitato parlamentare sono rappresentate soltanto le forze politiche presenti in Parlamento più rilevanti numericamente. Neppure questa soluzione risolverà il problema di una rappresentanza di tutti i gruppi parlamentari costituiti alla Camera o al Senato o in entrambi i rami del Parlamento, ma indubbiamente, almeno, ci sarà una rappresentanza politica più ampia, sia per la maggioranza sia per l'opposizione. Credo che tale previsione sia doverosa, nel momento in cui si accentuano gli aspetti di segretezza e di riservatezza dell'attività del Comitato, addirittura sanzionando pesantemente chi violasse tale riservatezza. Tuttavia, si incentra ancor più l'attenzione sul ruolo di questo Comitato e sul compito di controllo da parte del Parlamento. Il Parlamento non è un club limitato soltanto a cinque o sei forze politiche. Quindi, mi sembra poco corretto immaginare che un maggior pluralismo politico comporti una dequalificazione del Comitato parlamentare. Ciò mi sembra poco rispettoso nei confronti dei gruppi parlamentari. Mi sembra necessario che questo maggiore pluralismo politico, accompagnato ad un severo rigore istituzionale per quanto riguarda Pag. 69l'assolvimento di questi compiti, permetta al Comitato parlamentare di avere una più ampia rappresentanza.
Per questo motivo i Verdi esprimeranno un voto favorevole sull'emendamento 30.200 della Commissione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Alia. Ne ha facoltà.
GIANPIERO D'ALIA. Signor Presidente, confesso che le argomentazioni del collega Papini mi convincono. Non vorrei polemizzare con il collega Fiano, ma egli ricorderà che su questo punto all'unanimità eravamo d'accordo per mantenere il numero originario dei componenti il Comitato, ossia otto membri.
Tuttavia, siccome è legittimo anche cambiare opinione e confrontarsi - guai se non fosse così! - è evidente che, pur salvaguardando una serie di principi, cioè la rappresentanza paritaria di maggioranza e opposizione e, all'interno dei gruppi di maggioranza e di opposizione, la rappresentanza in modo proporzionale, in Commissione si è sostenuta la tesi di aumentare il numero dei componenti del Copaco da otto a dieci, ma non in considerazione del numero dei gruppi parlamentari, caro collega Boato, perché non è questo il senso, perché se fosse questa la logica io dovrei votare allora contro l'emendamento della Commissione.
Non stiamo qui, infatti, a stabilire se vi sono gruppi più numerosi, come ad esempio nel centrosinistra, che legittimamente rivendicano spazi di presenza all'interno del Comitato parlamentare per la sicurezza, perché hanno una consistenza numerica superiore a quella degli altri, ma l'aumento dei componenti è in ragione del numero delle competenze e dei poteri di controllo che sono stati sensibilmente accresciuti in capo al Copaco.
Ciò che non comprendo, però, è perché, rispetto all'ipotesi e all'accordo fatto in Commissione, cioè quello di allargare a dieci (cinque per la maggioranza e cinque per l'opposizione) il numero dei componenti del Comitato parlamentare, arriviamo oggi a dodici, cioè due in più per la maggioranza e due in più per l'opposizione: mi sembra un numero oggettivamente sovradimensionato rispetto al ragionamento fatto.
Non vorrei che nel passaggio dalla Camera al Senato e poi in quello dal Senato alla Camera, in ragione del numero dei gruppi parlamentari, non solo della Camera ma anche del Senato, ci torni un Comitato parlamentare per la sicurezza di diciotto componenti: è evidente che ciò ne snaturerebbe la funzione, la natura e la condizione di organo di controllo parlamentare dell'intero Parlamento e non dei gruppi parlamentari.
Quindi, chiederei al presidente Violante di fornirci un chiarimento sulla circostanza di essere passati da cinque a sei (e perciò da dieci a dodici), ritenendo che il numero corretto sia di cinque componenti per la maggioranza e di cinque per l'opposizione, che mi sembra giusto in ragione - lo ripeto - del più ampio conferimento di poteri che con legge abbiamo stabilito, e stiamo ora dando, al Comitato parlamentare, ma non esageriamo perché altrimenti il rischio è quello di snaturarne veramente il ruolo e la funzione.
Queste sono le considerazioni in base alle quali chiederei al presidente Violante, e alla sua cortesia illuminata, di darci qualche chiarimento in proposito, sul numero e non sul modo in cui viene composto, perché poi sia l'emendamento del collega Papini che quello della Commissione sono sostanzialmente identici, e recepiscono anche una serie di proposte emendative di tutti i colleghi.
Credo che sul numero dovremmo forse fare una riflessione più approfondita.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Buemi. Ne ha facoltà.
ENRICO BUEMI. Presidente, noi abbiamo presentato l'emendamento che limitava ad otto il numero dei componenti il Comitato, per la ragione che se il Comitato stesso deve essere ristretto per Pag. 70questioni di riservatezza e di garanzia, allora il numero di dieci componenti non va bene. Noi riteniamo peraltro che vi sia un diritto ad una vigilanza ravvicinata di tutte le forze politiche presenti in Parlamento, che giustifica un'estensione ragionevole nella composizione del Comitato.
Il Comitato con una composizione ristretta certamente può essere utile, però allora esso deve essere composto da rappresentanti dell'opposizione e delle minoranze interne alle maggioranze, perché noi sappiamo quale potrebbe essere l'uso improprio di un settore così delicato: se vigilanza deve esserci, deve essere garantita a tutte le forze politiche!
Certamente, l'attuale frammentazione del quadro politico italiano può creare problemi da questo punto di vista, e anche la necessaria rappresentanza delle due Camere. Però, dobbiamo sapere che le forze maggiori hanno maggiori possibilità di intervento, perché spesso hanno incarichi ministeriali, o spesso rapporti ravvicinati con gli organi dello Stato e comunque una maggiore influenza.
Se quello in esame deve essere un Comitato di vigilanza e di garanzia, allora deve esserlo per tutti, non soltanto per coloro che sono in grado di fare la voce forte sempre.
Quindi, siamo favorevoli alla costituzione o di un Comitato ristretto, con le caratteristiche precedentemente illustrate, oppure, in alternativa, di un Comitato che, per la sua composizione, sia in grado di rappresentare la pluralità delle posizioni politiche presenti in Parlamento, nonché di offrire una tutela più generale.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Fiano. Ne ha facoltà.
EMANUELE FIANO. Signor Presidente, colleghi, come mi è capitato di sostenere nell'ambito dell'esame di una precedente proposta emendativa, credo si debba considerare innanzitutto il «cuore» del provvedimento, nonché la parte di esso che ci accingiamo a votare.
Vorrei evidenziare che ci stiamo occupando dei nuovi poteri di controllo del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica. Ritengo sia questo l'avanzamento sostanziale, rispetto alla situazione previgente, prodotto dal progetto di riforma in esame. Il nuovo Comitato parlamentare di controllo, infatti, disporrà di nuovi, più ampi e maggiormente incisivi poteri di controllo sull'attività dei servizi di informazione; esso, inoltre, avrà un rapporto più stretto con il Governo su tale materia.
Lasciatemi dire, onestamente, che trovo difficile argomentare razionalmente che l'assunto principale - vale a dire, il fatto che la riforma in oggetto intende aumentare, ai fini di una maggiore trasparenza ed incisività...
PRESIDENTE. La prego di concludere...
EMANUELE FIANO. ...il controllo parlamentare sull'attività dei servizi - possa risultare leso dalla circostanza che detto Comitato sia costituito da otto (come avviene oggi), oppure da dieci o da dodici componenti.
PRESIDENTE. Deve concludere, perché per il suo gruppo è già intervenuto il deputato Papini.
EMANUELE FIANO. Concludo allora il mio intervento, Presidente, dichiarando di appoggiare senz'altro l'emendamento 30.200 della Commissione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Mascia. Ne ha facoltà.
GRAZIELLA MASCIA. Signor Presidente, desidero interloquire in particolar modo con il collega D'Alia, poiché egli sa che, quando si manca una volta, si perde qualche parte di ragionamento. Questa mattina, infatti, egli aveva altri impegni, ed essendo quello in esame un provvedimento molto complesso, nonché molto delicato, il collega D'Alia comunque sa che esso è il Pag. 71frutto di un lavoro molto faticoso, ma anche molto condiviso. Ognuno di noi, infatti, ha cercato di tener conto delle esigenze degli altri parlamentari: si è raggiunto pertanto un equilibrio condiviso, che comunque risponde alle finalità ed agli obiettivi indicati da ciascuno.
Quindi, talvolta abbiamo espresso parere favorevole su alcune proposte emendative, come è spesso accaduto oggi per quelle frutto del contributo del collega D'Alia; altre, invece, abbiamo tenuto conto delle esigenze degli altri deputati. Ciò che ritengo importante è che, nell'ambito di tale equilibrio, si siano rispettati gli obiettivi di fondo che ciascuno di noi ha dichiarato di voler perseguire.
Ricordo che le parti più delicate del provvedimento, che esamineremo nella seduta di domani, concernono le garanzie funzionali ed il segreto di Stato, e riguardo ad esse deve essere ancora trovato un equilibrio. È per questa ragione, dunque, che ritengo debba essere apprezzato anche in questo caso il lavoro svolto.
Infatti, come ha sottolineato qualcuno prima di me, un Comitato parlamentare di controllo che vede la sua composizione salire a dieci o a dodici componenti non perde la propria autorevolezza e non snatura la propria funzione, perché non si tratta di un organismo pletorico. Al contempo, esso garantisce quel pluralismo che, giustamente, è stato richiesto dalle diverse forze politiche attualmente non rappresentate in seno al Copaco.
Ritengo veramente legittimo e giusto, quindi, estendere ad altre forze politiche la possibilità di partecipare ad un Comitato parlamentare che assume poteri di controllo così significativi.
Annunzio di un'informativa urgente del Governo (ore 18,14).
PRESIDENTE. Avverto che domani, alle ore 11,30, avrà luogo l'informativa urgente del Governo, con l'intervento del ministro dell'interno, sulle recenti operazioni antiterrorismo e sullo stato della lotta al terrorismo.
Si riprende la discussione (ore 18,15).
(Ripresa esame dell'articolo 30 - A.C. 445-A ed abbinate)
LUCIANO VIOLANTE, Relatore. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUCIANO VIOLANTE, Relatore. Signor Presidente, sono stato sollecitato ad intervenire dal collega D'Alia.
Vorrei dire molto chiaramente a lui ed ai colleghi che, avendo potenziato notevolmente il ruolo del Comitato parlamentare per i servizi di informazione e sicurezza rispetto ad oggi - trasformandolo in un vero organismo di controllo e di contrappeso parlamentare rispetto al Presidente del Consiglio dei ministri -, abbiamo ritenuto di allargare la partecipazione al Comitato stesso perché vi è un minimo di valore democratico che deve essere mantenuto. In altri termini, un organismo dotato di questi poteri deve poter garantire una rappresentanza più ampia rispetto all'attuale.
Quanto al fatto che questo dato potrebbe pregiudicare la tenuta del segreto, francamente la cosa non mi convince. Bisogna vedere chi manderanno i Presidenti delle Camere, non a caso mi pare che nell'emendamento Papini, come in altri emendamenti, si fa riferimento alla qualità delle persone, in relazione alla specificità del compito. Si vuole suggerire ai Presidenti delle Camere di scegliere i colleghi in grado di fornire una certa attendibilità di riservatezza su questa materia. Tra l'altro, vi sono sanzioni molto pesanti per chi viola il segreto, soprattutto se l'interessato è un parlamentare.
In quest'ottica abbiamo ritenuto che il numero di dodici - certamente discutibile, per carità - costituisca un giusto equilibrio tra l'esigenza di rappresentanza, che molti colleghi hanno richiamato, e il mantenimento del Comitato in limiti ristretti; Pag. 72ciò, tenendo presente che una piena rappresentatività avrebbe comportato quaranta componenti.
Mi pare che il numero scelto sia tale da garantire riservatezza da un lato e rappresentatività dall'altro.
PRESIDENTE. Avverto che, a seguito dell'eventuale approvazione dell'emendamento della Commissione 30.200, risulterà assorbito l'emendamento Papini 30.65 e risulteranno preclusi gli identici emendamenti Buemi 30.1 e Belisario 30.2, nonché gli identici emendamenti Boschetto 30.61, D'Alia 30.62 e Papini 30.64.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 30.200 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 463
Votanti 460
Astenuti 3
Maggioranza 231
Hanno votato sì 460).
Prendo atto che i deputati Grassi e Tenaglia non sono riusciti ad esprimere il proprio voto.
Ricordo che l'onorevole D'Alia ha ritirato il suo emendamento 30.63.
Prendo, altresì, atto che i presentatori dell'emendamento Evangelisti 30.60 accedono all'invito al ritiro espresso dal Governo.
Sulla base degli assorbimenti e delle preclusioni determinati dall'approvazione dell'emendamento 30.200 della Commissione, dobbiamo ora passare alla votazione dell'articolo 30.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Alia. Ne ha facoltà.
GIANPIERO D'ALIA. Signor Presidente, intervengo per sottolineare che l'articolo 30 definisce una nuova composizione del Comitato parlamentare, soprattutto in riferimento alle sue nuove funzioni che analizzeremo più avanti. Finalmente, tale Comitato assolve ad una funzione di controllo democratico in relazione a tutta l'attività del sistema d'informazione per la sicurezza. Esso opera con poteri molto più penetranti ed efficaci di quelli esercitati fino ad ora; ciò, non solo in riferimento all'attività normativa del Governo su questa materia e all'attività di controllo sull'attività finanziaria, sui bilanci e sull'utilizzo delle risorse anche riservate - stanziate ed utilizzate per le operazioni di intelligence -, ma anche e soprattutto in riferimento all'attività di verifica delle strategie operative dei singoli servizi, a garanzia delle circostanza che essi vengano utilizzati a servizio del Paese e non di questa o di quella parte politica.
È questo l'elemento fondamentale di novità, da tutti sostenuto, che caratterizza la nuova configurazione del Copaco. Per queste ragioni voteremo a favore dell'articolo 30.
In ultimo, per precisione e non per polemizzare con la collega Mascia, che stimo ed apprezzo, vorrei dire che non ho perso il filo; l'intesa era per dieci componenti del Copaco, ma siamo arrivati a dodici.
Inoltre, come ha ben ricordato la collega, siamo ancora in presenza dello scoglio - per quanto riguarda l'approvazione condivisa di questa disciplina - rappresentato dalle garanzie funzionali e dal segreto di Stato; sul tema, almeno per quello che ci riguarda, l'intesa non è scontata.
Riferendomi ai piccoli gruppi che compongono la maggioranza di centrosinistra, voglio dire che anche questa composizione non li potrà accontentare tutti, eventualmente bussino alla porta del Senato.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Santelli. Ne ha facoltà.
JOLE SANTELLI. Signor Presidente, intervengo per preannunziare il voto favorevole di Forza Italia su questo articolo. Pag. 73Credo che l'articolo 30, ed i successivi, relativi al presidente del Comitato di controllo parlamentare, costituiscano l'altro asse su cui si fonda la nuova disciplina dei servizi segreti. Il Comitato ha poteri rinforzati nei confronti del Governo, che ha la responsabilità politica. Il bilanciamento prevedeva non solo un Comitato parlamentare più forte e con poteri ben stabiliti, ma anche - e credo si tratti dell'unica volta che ciò è accaduto nell'impostazione legislativa - la ratifica di una prassi consuetudinaria del Parlamento, che secondo cui il presidente del Comitato (l'attuale Copaco) è un membro dell'opposizione. Questa disposizione non è puramente simbolica, ma dà il senso dell'asse binario su cui si deve muovere la politica sui servizi, che non è condivisione, ma verifica e controllo, facendo in modo che, contemporaneamente, si operi nella fiducia di tutte le parti politiche. Costateremo poi, nel prosieguo dell'esame del provvedimento, come, accanto alla previsione secondo cui il presidente deve appartenere all'opposizione, si disponga che il medesimo abbia ulteriori poteri ed ulteriori determinazioni.
Dunque, oltre a preannunziare il voto favorevole del gruppo di Forza Italia, desideravo rilevare l'importanza del testo che ci accingiamo a votare.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boato. Ne ha facoltà.
MARCO BOATO. Signor Presidente, il gruppo dei Verdi voterà a favore dell'articolo 30, che riguarda la nuova composizione e le finalità del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica. Colgo questa occasione per interloquire con il collega D'Alia, che ha parlato poco fa e che fatto un preannunzio un po' minaccioso riguardo alle possibilità di voto finale da parte del suo gruppo in relazione alle materie che stiamo ancora affrontando...
GIANPIERO D'ALIA. È una promessa, non una minaccia!
MARCO BOATO. Vorrei ricordare all'onorevole D'Alia, pacatamente, che ogni gruppo potrebbe assumere questo atteggiamento e, in tal modo, si dissolverebbe seduta stante l'amplissima convergenza che si è registrata in quest'aula - quasi un miracolo politico - sul testo di questo provvedimento, a parte un caso precedente su cui abbiamo già discusso e su cui i gruppi hanno votato pressoché all'unanimità.
Mi pare che la collega Mascia abbia richiamato all'attenzione del collega D'Alia il fatto che in Commissione, cercando rigorosamente e scrupolosamente, ma anche con equilibrio, o convergenze o punti di compromesso - i compromessi si fanno sempre, in politica, il problema è se si fanno buoni compromessi o cattivi compromessi -, abbiamo, anche nel corso della seduta odierna, votato disciplinatamente - perché questo era l'accordo raggiunto in Commissione - numerosi emendamenti presentati dal collega D'Alia, mentre ci siamo trovati ripetutamente ad affrontare obiezioni da parte dello stesso collega rispetto a punti di compromesso che avevamo raggiunto in Commissione, compresa la seduta del Comitato dei nove di questa mattina. Questo mi pare fosse l'opportuno richiamo alla responsabilità politica rivolto da parte della collega Mascia, che anch'io condivido, e non credo che ci aiuti in ciò minacciare la possibilità di dissociazioni politiche nel prosieguo dell'esame del provvedimento, perché non è questo il modo con cui tutti abbiamo lavorato.
Discuteremo, nei prossimi articoli, delle funzioni di controllo, delle funzioni consultive e degli obblighi di comunicazione riferiti al Comitato parlamentare. Nel ribadire il voto favorevole del gruppo dei Verdi sull'articolo 30, voglio leggerne ad alta voce il comma 2, che dà il significato del lavoro che stiamo svolgendo: «Il Comitato verifica, in modo sistematico e continuativo, che l'attività del Sistema di informazione per la sicurezza si svolga nel rispetto della Costituzione, delle leggi, nell'esclusivo interesse e per la difesa della Repubblica e delle sue istituzioni». Poiché, purtroppo, ciò non sempre è avvenuto nel travagliato passato storico delle vicende che hanno riguardato la Repubblica italiana Pag. 74sotto il profilo dei compiti del Sistema di informazione dei servizi di sicurezza, mi auguro che il comma 2 dell'articolo 30, che ho testé letto, dia davvero l'impronta fondamentale, da una parte, al ruolo del comitato e, d'altra parte, al ruolo complessivo del sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fiano. Ne ha facoltà.
EMANUELE FIANO. Signor Presidente, nell'annunciare il voto favorevole del gruppo de L'Ulivo all'approvazione di questo articolo, al pari dei colleghi che mi hanno preceduto, desidero precisare che gli articoli contenuti nel capo IV del testo unificato in esame, relativi alle funzioni di controllo che si prevede saranno esercitate del Comitato parlamentare, recano norme importanti e nuove. Credo sia di grande rilievo politico, in generale, il fatto che giungiamo all'approvazione di questo testo con una condivisione molto ampia. Spero che la battuta del collega D'Alia, relativa ad un futuro incerto quanto alla approvazione finale di questo provvedimento, possa essere smentita nella giornata di domani.
Gli emendamenti che abbiamo appena discusso riguardano l'ampiezza del Comitato e della sua rappresentatività. Inoltre, con una norma si è sancito che la presidenza del medesimo Comitato - unico caso del genere, mi pare, per quanto riguarda le Commissioni, le Giunte e le Commissioni bicamerali - sia attribuita all'opposizione. Ritengo che con l'articolo che stiamo per approvare e con gli altri articoli del capo IV che esamineremo nel seguito della discussione stiamo fornendo al Paese un nuovo strumento parlamentare di controllo solido, con poteri più ampi e con un'ampia rappresentatività, nel quale i rapporti fra maggioranza e opposizione sono un esempio di equilibrio. Tale Comitato funzionerà da equilibratore dei poteri della Presidenza del Consiglio dei ministri. Penso, quindi, che il lavoro, svolto anche sulla base dell'esperienza di questi anni, sia stato significativo al fine di configurare un organo che possa riuscire nel suo specifico e molto importante compito, quello del mantenimento di un equilibrio tra i poteri nel Paese e del controllo, da parte del Parlamento, sul Governo e sui servizi di informazione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cota. Ne ha facoltà.
ROBERTO COTA. Signor Presidente, ho ascoltato gli interventi degli altri colleghi. Questo testo è condiviso, quanto meno su alcuni punti. Tuttavia, non è bene pretendere di strozzare il dibattito parlamentare e di censurare le posizioni dei colleghi che in aula, giustamente, rappresentando posizioni politiche divergenti, possono trovarsi in disaccordo su questo o quell'articolo. Anche se in sede di Commissione o nell'ambito del Comitato dei nove, magari, si compie un lavoro di squadra, è ovvio che in Assemblea vi è la necessità di rappresentare posizioni politiche diverse. Lo affermo con riferimento al comportamento del collega D'Alia, il quale, peraltro, non ha bisogno di difensori. Tuttavia, vorrei precisare che egli non soltanto si è comportato correttamente in Commissione ma giustamente, come tutti, sta anche combattendo in questa sede una battaglia politica, per cercare di correggere quanto più possibile quel testo che in parte è già stato corretto, e significativamente, in Commissione. Intendo affermare questo perché ho ascoltato alcuni interventi nei suoi confronti che assolutamente non condivido.
I punti centrali dell'articolo in esame sono due. Innanzitutto, vi è il problema della composizione del Comitato di controllo. È giusto che tale Comitato sia ampliato, perché deve essere il più possibile rappresentativo delle varie forze politiche presenti in Parlamento. Del resto, questo lo abbiamo già detto. Ritengo, inoltre, corretto che il medesimo Comitato sia presieduto da un esponente dell'opposizione e che ciò sia codificato da una norma. Il sistema, infatti, deve essere costituito Pag. 75da servizi di informazione organizzati in maniera trasparente, dipendenti dal Governo da un punto di vista politico e posti sotto il controllo del Parlamento; per controllo del Parlamento intendo controllo da parte dell'opposizione. Infatti, non vi possono essere servizi che lavorano contro l'opposizione parlamentare o contro partiti e movimenti rappresentati in Parlamento e nella società civile. Purtroppo, anche nel recente passato, vi sono state pagine un po' oscure in ordine al libero esercizio dell'attività democratica all'interno di questo Paese. Quindi, è giusto che le opposizioni possano controllare ciò che viene realizzato in una materia così delicata.
PRESIDENTE. Saluto gli studenti e gli insegnanti di due istituti superiori di Pescara, che stanno partecipando alla giornata di formazione a Montecitorio (Applausi).
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 30, nel testo emendato.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 453
Votanti 451
Astenuti 2
Maggioranza 226
Hanno votato sì 450
Hanno votato no 1).
(Esame dell'articolo 31 - A.C. 445-A ed abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 31 e delle proposte emendative ad esso presentate (vedi l'allegato A - A.C. 445 ed abbinate sezione 25).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
LUCIANO VIOLANTE, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Boscetto 31.61, raccomanda l'approvazione del suo emendamento 31.200 che, in caso di approvazione, determinerebbe la preclusione dell'emendamento Evangelisti 31.60.
La Commissione formula inoltre un invito al ritiro degli emendamenti Villetti 31.62 e Santelli 31.13.
PRESIDENTE. Il Governo?
PAOLO NACCARATO, Sottosegretario per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Il Governo concorda con il parere espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Boscetto 31.61, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 461
Votanti 459
Astenuti 2
Maggioranza 230
Hanno votato sì 459).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 31.200 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 465
Votanti 461
Astenuti 4
Maggioranza 231
Hanno votato sì 461).Pag. 76
Avverto che l'emendamento Evangelisti 31.60 è precluso dall'approvazione dell'emendamento 31.200 della Commissione.
Prendo atto che i presentatori degli emendamenti Villetti 31.62 e Santelli 31.13 accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo pertanto alla votazione dell'articolo 31.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boato. Ne ha facoltà.
MARCO BOATO. Signor Presidente, intervengo per annunciare il nostro voto favorevole sull'articolo in esame e per ricordare che l'emendamento 31.200 della Commissione si inserisce al comma 9 dell'articolo 31, laddove si prevede che: «In nessun caso l'esigenza di riservatezza può essere opposta o confermata in relazione a fatti di terrorismo o eversivi dell'ordine costituzionale o a fatti costituenti i reati di cui agli articoli 285, 416-bis e 422 del codice penale». Con l'emendamento della Commissione abbiamo approvato un testo secondo il quale: «In nessun caso l'esigenza di riservatezza può essere opposta o confermata in relazione a fatti per i quali non è opponibile il segreto di Stato». E, poiché il segreto di Stato non è opponibile per i reati di terrorismo o eversivi dell'ordine costituzionale o reati di strage o di mafia, ritengo sia molto importante l'approvazione di questa nuova formulazione del comma 9 dell'articolo 31, sul quale annuncio il voto favorevole del gruppo dei Verdi.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Mascia. Ne ha facoltà.
GRAZIELLA MASCIA. Signor Presidente, intendo sottolineare l'importanza di questo articolo, che introduce un'innovazione molto significativa rispetto all'attuale funzione e agli attuali poteri del Copaco, ma anche rispetto alle difficoltà che spesso si sono incontrate anche nella scorsa legislatura su materie come queste.
Per la prima volta, il Comitato parlamentare di controllo assumerà poteri che consentiranno una verifica effettiva di tutte le materie che attengono ai servizi di sicurezza sia relativamente alle strategie, ai compiti e al lavoro prodotto dai servizi sia rispetto agli strumenti che verranno utilizzati. In particolare, sottolineo il controllo su tutti i regolamenti che saranno emessi dalla Presidenza del Consiglio o dalle varie responsabilità con riferimento alle questioni del personale o dei bilanci, materia molto delicata su cui non si è mai potuto istruire un controllo così determinato. Inoltre, il Copaco potrà acquisire tutti gli atti relativi alle garanzie funzionali di cui discuteremo successivamente.
Sottolineo, infine, che con l'articolo in esame si è voluto salvaguardare l'esclusiva funzione di controllo. Abbiamo evitato accuratamente che vi fossero sovrapposizioni di ruolo con il Governo, con il Presidente del Consiglio e con altri organi istituzionali, alla ricerca di un equilibrio che considero molto soddisfacente, elemento molto importante della riforma che, rispettoso di ogni responsabilità, consentirà una migliore trasparenza e un'effettiva realizzazione di un impianto concepito con questo scrupolo e rigore istituzionale.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 31, nel testo emendato.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 450
Votanti 448
Astenuti 2
Maggioranza 225
Hanno votato sì 447
Hanno votato no 1).
Prendo atto che il deputato Tenaglia non è riuscito a votare.
Pag. 77(Esame dell'articolo 32 - A.C. 445-A ed abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 32 e delle proposte emendative ad esso presentate (vedi l'allegato A - A.C. 445 ed abbinate sezione 26).
Avverto che l'emendamento Santelli 32.60 è stato ritirato.
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore, ad esprimere il parere della Commissione sull'unica restante proposta emendativa.
LUCIANO VIOLANTE, Relatore. Signor Presidente, il collega D'Alia, con il suo emendamento 32.61, pone una questione seria, cioè se il Comitato parlamentare possa esprimere pareri sui disegni di legge. Poiché i componenti il Comitato parlamentare sono comunque parte delle Commissioni parlamentari permanenti, abbiamo ritenuto più opportuno che il loro punto di vista venisse espresso in quella sede, anche tenendo conto del lavoro eccellente che hanno svolto i colleghi del Comitato parlamentare, presentando nei fatti il testo base, senza che ciò fosse previsto in alcun modo. È stato utile.
Ringrazio ancora il collega D'Alia per il lavoro svolto e lo invito, sulla base delle valutazioni espresse, a ritirare il suo emendamento 32.61, in quanto riteniamo che i colleghi partecipino ai lavori delle Commissioni permanenti a pieno titolo.
PRESIDENTE. Il Governo?
PAOLO NACCARATO, Sottosegretario per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Il Governo concorda con il parere espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole D'Alia accede all'invito al ritiro del suo emendamento.
Passiamo dunque alla votazione dell'articolo 32.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 32.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 457
Votanti 456
Astenuti 1
Maggioranza 229
Hanno votato sì 455
Hanno votato no 1).
(Esame dell'articolo 33 - A.C. 445-A ed abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 33 e delle proposte emendative ad esso presentate (vedi l'allegato A - A.C. 445-A ed abbinate sezione 27).
Avverto che gli emendamenti Galante 33.60 e Licandro 33.61 sono stati ritirati.
Passiamo pertanto alla votazione dell'articolo 33.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 33.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 470
Maggioranza 236
Hanno votato sì 468
Hanno votato no 2).
Prendo atto che il deputato Tenaglia non è riuscito a votare.
Passiamo all'articolo aggiuntivo Cota 33.01.
Invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
LUCIANO VIOLANTE, Relatore. Signor Presidente, capisco che i colleghi della Lega tengano all'articolo aggiuntivo in esame, il cui punto politico si trova essenzialmente al comma 3, in cui si prescrive che il Presidente del Consiglio dei ministri o l'autorità delegata comunichino Pag. 78ai presidenti delle regioni interessate qualunque informazione ottenuta dai servizi informativi e di sicurezza.
Formulo l'invito al ritiro di questo articolo aggiuntivo per una ragione molto semplice. Come sappiamo, i presidenti delle regioni non hanno competenza in materia di politica della sicurezza. Naturalmente, possono essere interessati qualora sul loro territorio avvenga qualcosa, ma ciò rientra nella normale cooperazione tra autorità, ciò che la Corte costituzionale definisce «leale collaborazione». Pregherei, quindi - lo ripeto - i colleghi della Lega di ritirare l'articolo aggiuntivo, altrimenti si attuerebbe un meccanismo informativo su materiali assai delicati con diffusione sul territorio di quantità di notizie che, credo, pregiudicherebbe anche l'operatività dei servizi di sicurezza, tenendo conto, inoltre, che i servizi operano in una rete internazionale basata sull'affidabilità di ciascuno dei soggetti coinvolti, i quali, più sono tenuti a diffondere le informazioni, meno, naturalmente, risultano affidabili.
PRESIDENTE Il Governo?
PAOLO NACCARATO, Sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, il Governo esprime parere conforme a quello del relatore.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cota. Ne ha facoltà.
ROBERTO COTA. Signor Presidente, non accedo all'invito al ritiro.
Ho ascoltato le argomentazioni del presidente Violante. Vorrei far presente che su una materia così delicata abbiamo appena votato una norma, l'articolo 5, relativa al Comitato interministeriale per la sicurezza della Repubblica. A proposito di coinvolgere in una materia così delicata autorità non competenti - infatti noi eravamo contrari all'emendamento in questione -, vorrei far notare che abbiamo stabilito che di tale Comitato interministeriale, oltre al ministro dell'interno, a quello della difesa, eccetera, fanno parte anche il ministro della giustizia e quello dell'economia e delle finanze.
La questione ora in esame si riallaccia quindi proprio ad un articolo precedentemente approvato. Dunque le motivazioni che invitano al ritiro dell'articolo aggiuntivo evidentemente non sono di ordine tecnico, dal momento che penso che i presidenti delle regioni, che sono persone elette da milioni di cittadini, abbiano certamente maggiore legittimazione a conoscere notizie che riguardano il territorio della loro regione, rispetto ad un ministro dell'economia e delle finanze che oggi, per esempio, non è eletto da nessuno ed è il rappresentante di certi poteri che sono assolutamente esterni rispetto al Parlamento, alla vita democratica e rispetto alla rappresentanza dei cittadini!
Quindi la motivazione per cui non si accetta questo articolo aggiuntivo è una motivazione politica, che ovviamente risente di un'impostazione assolutamente centralistica, che vuole che tutta la materia della sicurezza e dell'ordine pubblico sia per forza gestita dallo Stato e calata dall'alto sui territori, e così anche la materia delle informazioni sulla sicurezza.
Noi pensiamo ovviamente ad un modello diverso, in cui vengano responsabilizzati i territori e in cui anche i presidenti di regione, che sono figure che fanno riferimento a realtà così importanti, devono essere informati quando sta per succedere - o quando rischia di succedere - qualcosa con riferimento appunto al territorio delle loro regioni. Quindi noi non ritireremo l'articolo aggiuntivo in esame, bensì lo manterremo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Brigandì. Ne ha facoltà.
MATTEO BRIGANDÌ. Presidente, ad adiuvandum, vorrei far rilevare che i presidenti delle regioni hanno una competenza specifica con riferimento alla polizia locale. Inoltre, nello statuto della regione Sicilia è previsto un meccanismo che si Pag. 79riferisce alla polizia nazionale, con la competenza del presidente della regione (Commenti). Il fatto che tale meccanismo non sia mai stato esercitato non significa che non vi sia! Dunque, il fatto che analogo potere sia rivendicato dalle regioni del nord è un dato altrettanto oggettivo.
Quindi credo sia dovuta un'informativa a persone così autorevoli, come i presidenti delle regioni, anche perché oggi questo spazio esiste nel diritto positivo, con riferimento alla regione Sicilia.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boato. Ne ha facoltà.
MARCO BOATO. Mi dispiace che non sia stato accolto l'invito al ritiro rivolto dal presidente relatore sull'articolo aggiuntivo 33.01, perché ciò ci costringerà ovviamente a votare contro. Vorrei però correggere qualcosa che ho sentito poco fa, che non mi sembra corretto.
Poco fa si è detto che c'è una concezione centralistica riguardo ai temi della sicurezza e dell'ordine pubblico. Questo non mi pare sia vero, non solo perché sul territorio ci sono sistematicamente riunioni dei comitati provinciali, che coinvolgono le autorità locali e i rappresentanti dei cittadini negli enti locali e che prevedono una cooperazione ed una collaborazione per quanto riguarda i problemi della sicurezza, dell'ordine pubblico, fra le autorità dello Stato e gli enti locali, ma la stessa riforma del titolo V della Costituzione, approvata ed entrata in vigore nel 2001, e confermata con referendum, prevede all'articolo 118, terzo comma, che «La legge statale disciplina forme di coordinamento fra Stato e regioni nelle materie di cui alle lettere b) e h) del secondo comma dell'articolo 117 (...)».
La lettera b) del secondo comma dell'articolo 117 riguarda l'immigrazione, mentre la lettera h), sempre di detto comma, concerne l'ordine pubblico e la sicurezza, ad esclusione della polizia amministrativa locale in quanto quest'ultima è già di competenza degli enti locali.
Pertanto, sia dalla legge ordinaria e dalla prassi amministrativa, sia del dettato costituzionale (articolo 118) è prevista questa forma di cooperazione. Peraltro, colleghi, è in uno spirito di dialogo che sto cercando di spiegare le ragioni per le quali ritengo sbagliata l'osservazione poc'anzi esplicitata. Nel caso di specie, il profilo che si pone è quello delle attività e delle informazioni del sistema di sicurezza (dei servizi informativi e di sicurezza). È dunque materia diversa perché di esclusiva competenza dello Stato, per ragioni ovvie, del resto poc'anzi illustrate dal presidente e relatore Violante.
Quindi, mentre ritengo non accettabile la formulazione dell'articolo aggiuntivo Cota 33.01, sul quale esprimeremo un voto contrario, ritengo però sbagliata l'osservazione poc'anzi svolta riguardo alla circostanza che non vi sarebbe un coinvolgimento delle regioni e degli enti locali nella materia della sicurezza e dell'ordine pubblico; tale coinvolgimento è invece pressoché quotidiano.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Santelli. Ne ha facoltà.
JOLE SANTELLI. Signor Presidente, noi ci asterremo dal nella votazione su questo articolo aggiuntivo, ma ritengo sia utile spiegare le nostre ragioni.
Con il sistema attuale, appare oggettivamente abbastanza difficile coinvolgere i presidenti delle regioni in un sistema così complesso quale quello di sicurezza; eppure, bisogna sottolineare che la richiesta che viene dai colleghi della Lega è tutt'altro che peregrina. Infatti, collega Boato, essi non dubitano che la sicurezza sia competenza esclusiva dello Stato; semplicemente domandano se non sia opportuno, qualora vi fosse una minaccia sul territorio, informare il presidente della regione competente.
Ribadisco dunque che noi ci asterremo dal voto, ritenendo che con il sistema attuale sia difficile votare a favore dell'approvazione di questo articolo aggiuntivo; non riteniamo, però, di esprimere un voto contrario perché dovremmo porci poi la questione del necessario raccordo legislativo Pag. 80che deve intervenire su questi temi - e, quando verrà attuato il federalismo, verificheremo quali altre riforme dovranno essere effettuate -; infatti, chi oggettivamente rappresenta una regione lo fa sulla base del sistema maggioritario di rappresentanza generale del territorio.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato D'Alia. Ne ha facoltà.
GIANPIERO D'ALIA. Signor Presidente, noi voteremo contro questa proposta emendativa per due ragioni fondamentali. In primo luogo, il comma 3, cui faceva riferimento il presidente Violante - che ringrazio per la correttezza con la quale sta conducendo i lavori della Commissione - in questo caso prevede una formulazione distonica rispetto alla legge. La proposta, infatti, fa riferimento alla politica informativa ed alla politica di sicurezza nazionale; noi abbiamo precisato esattamente, nel provvedimento, la circostanza che discipliniamo solo i servizi di informazione per la sicurezza nazionale, il che è altro dalla disciplina e dalla tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica.
Stiamo disciplinando la parte preliminare, che non ha, come è noto, alcun rilievo, né sotto il profilo giudiziario né sotto quello più squisitamente connesso alle attività proprie della polizia; una parte preliminare che è comunque funzionale ad un migliore svolgimento di tutte le attività di tutela della sicurezza in senso proprio compiute dallo Stato. Quindi, già la formulazione del comma 3 della proposta, che fa riferimento a due settori, di cui uno non è compreso nell'ambito definito dalla norma recata dal testo dell'articolo, ebbene, ci induce a non votare a favore.
La seconda considerazione ovviamente riguarda il merito ovvero la circostanza che coinvolgere nell'attività di intelligence i venti presidenti di regione, attraverso un meccanismo peraltro indiscriminato di diffusione di informazioni riservate, rischia di scardinare il sistema della legge che si basa sulla riservatezza e sulle classifiche di segretezza delle informazioni che vengono acquisite. Anche perché, nella stragrande maggioranza dei casi, si tratta di informazioni che concernono accordi internazionali sul piano della cooperazione e della sicurezza che, per definizione e per la credibilità dello Stato italiano, non possono essere oggetto di diffusione così allargata.
Queste sono le ragioni per cui voteremo contro l'articolo aggiuntivo proposto dai colleghi della Lega.
PRESIDENTE. Presidente Violante, immagino che l'invito al ritiro non accolto dai presentatori si trasformi in parere contrario?
LUCIANO VIOLANTE, Relatore. Sì, signor Presidente.
PRESIDENTE. Anche per il Governo?
PAOLO NACCARATO, Sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Sì, signor Presidente.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Cota 33.01, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 458
Votanti 324
Astenuti 134
Maggioranza 163
Hanno votato sì 39
Hanno votato no 285).
Prendo atto che il deputato D'Agrò avrebbe voluto astenersi.
Pag. 81(Esame dell'articolo 34 - A.C. 445-A ed abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 34 (vedi l'allegato A - A.C. 445 ed abbinate sezione 28).
Nessuno chiedendo di parlare e non essendo state presentate proposte emendative, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 34.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 460
Votanti 455
Astenuti 5
Maggioranza 228
Hanno votato sì 450
Hanno votato no 5).
(Esame dell'articolo 35 - A.C. 445-A ed abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 35 e dell'unica proposta emendativa ad esso riferita (vedi l'allegato A - A.C. 445 ed abbinate sezione 29).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
LUCIANO VIOLANTE, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento D'Alia 35.60.
PRESIDENTE. Il Governo?
PAOLO NACCARATO, Sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Il parere del Governo è conforme a quello del relatore.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento D'Alia 35.60, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 463
Votanti 460
Astenuti 3
Maggioranza 231
Hanno votato sì 460).
Prendo atto che il deputato Pini non è riuscito a votare ed avrebbe voluto esprimere un voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 35, nel testo emendato.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 467
Votanti 466
Astenuti 1
Maggioranza 234
Hanno votato sì 464
Hanno votato no 2).
(Esame dell'articolo 36 - A.C. 445-A ed abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 36 e delle proposte emendative ad esso presentate (vedi l'allegato A - A.C. 445 ed abbinate sezione 30).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
LUCIANO VIOLANTE, Relatore. Signor Presidente, la Commissione invita a ritirare gli emendamenti Boscetto 36.61, perché è stato presentato l'emendamento Pag. 8236.200 della Commissione, del quale si raccomanda l'approvazione, e D'Alia 36.62.
Per quanto riguardo l'emendamento Licandro 36.60, si tratta del segreto del Comitato. Naturalmente gli atti di tale organo sono segreti, come accade adesso. Sono previste sanzioni aggravate quando il segreto è violato da un parlamentare ed è stabilito che, in questi casi, quando il presidente del Comitato parlamentare si rende conto che il segreto è stato violato da un parlamentare, su segnalazione, magari, di un altro componente del Comitato stesso, informa il Presidente della Camera, cui quel parlamentare appartiene. Il Presidente della Camera, sulla base dello schema del Giurì d'onore, costituisce una Commissione paritetica e, se viene accertato che effettivamente il segreto è stato violato da quel parlamentare, lo stesso viene sostituito. Questo è il meccanismo.
Alcuni colleghi, i colleghi del gruppo Comunisti italiani, il collega Buemi ed altri hanno posto il problema della violazione del segreto da parte di alcuni soggetti, in particolare i giornalisti. Abbiamo riprodotto la norma che esiste per le Commissioni di inchiesta; in particolare, abbiamo votato in questa legislatura (non ho in questo momento a disposizione i tabulati di riferimento) a larghissima maggioranza, da parte di tutte le parti politiche, una norma che prevede questo tipo di sanzione per chi viola il segreto della Commissione i rifiuti e per chi viola il segreto della Commissione antimafia.
Francamente, ho chiesto ai colleghi di riflettere su tale punto e di valutare se sia il caso di ritirare questo emendamento, perché sarebbe abbastanza singolare ritenere che chi viola il segreto della Commissione rifiuti, con tutto il rispetto per l'importanza di questa Commissione, viene sanzionato, e non, invece, chi viola il segreto del Comitato parlamentare per la sicurezza. Anche perché, dal punto di vista pratico, non cambia nulla: chi viola il segreto concorre con l'altro soggetto parlamentare e, quindi, è punito nello stesso modo. Si tende solo ad evitare in questo caso che la sanzione più grave prevista per il parlamentare venga applicata anche al giornalista.
Sulla base di questi argomenti, pregherei il collega Licandro di valutare l'opportunità di ritirare questo emendamento.
PRESIDENTE. Il Governo?
PAOLO NACCARATO, Sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello del relatore.
ORAZIO ANTONIO LICANDRO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ORAZIO ANTONIO LICANDRO. Signor Presidente, francamente, in base alla discussione avuta in sede di Commissione, agli interventi svolti anche da altri colleghi nonché alla stessa sensibilità mostrata dal presidente e relatore Violante, pensavo che anche su questo punto la Commissione si prendesse una pausa di riflessione ed approfondisse ulteriormente il problema.
Ciò che è stato detto dal presidente Violante è assolutamente oggettivo, insuperabile ed ineccepibile: per le Commissioni di inchiesta - quella sui rifiuti e quella sui fenomeni mafiosi - sono previste disposizioni di questo tipo. Tuttavia, mi permetto di osservare che la natura di tali Commissioni è profondamente diversa. Là si tratta di Commissioni di inchiesta, dotate di poteri giudiziari pari a quelli della magistratura, mentre in questo caso si tratta di un Comitato con funzioni di controllo e di garanzia politica.
Sotto questo profilo non riesco quindi a convincermi del richiamo assolutamente garbato fatto dal presidente Violante. Al contrario, chiederei un supplemento di riflessione in modo che tutti insieme - come fatto sinora con estrema fatica, ma tutti insieme - si possa trovare la soluzione, perché si tratta di un altro di quei punti particolarmente delicati che la riforma tocca che coinvolgono direttamente Pag. 83l'opinione pubblica e su cui, neppure per un attimo, si può far pensare che si voglia eliminare o sottrarre l'operato dei nostri servizi al controllo sociale dell'opinione pubblica.
PRESIDENTE. Presidente Violante?
LUCIANO VIOLANTE, Relatore. Signor Presidente, la richiesta è arrivata da parte di un gruppo parlamentare. Quindi, ritengo che essa vada accolta perché su questioni così delicate vi è un problema di rispetto reciproco. Pertanto, propongo l'accantonamento dell'articolo 36 e ritengo che si possa concludere l'esame odierno del provvedimento con l'articolo 37. Si tratta soltanto di tre voti.
PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, l'ulteriore esame...
ROBERTO VILLETTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROBERTO VILLETTI. Signor Presidente, mi consenta di intervenire su questo punto, che considero importante, prima di procedere all'accantonamento dell'articolo 36. Come ci ricorda con la sua autorevole esperienza il presidente Violante, si ricorre all'accantonamento quando bisogna risolvere dei problemi e quindi occorre tener conto delle opinioni del Parlamento.
Mi rivolgo sia alla maggioranza che all'opposizione. Provengo da una storia lontana e ne porto in qualche modo la tradizione, che ricordo anche in quest'aula. Quando si parla di servizi segreti, non posso non ricordare una grave degenerazione che avvenne proprio in questo campo. Mi riferisco ad una frase, rimasta storica, di Pietro Nenni, quando nel luglio del 1964 parlò di «tintinnio», di rumore di sciabole. Quella degenerazione fu combattuta innanzitutto dalla stampa democratica. Fu il periodico L'Espresso, violando la norma del segreto di Stato con due giornalisti di grande coraggio politico, come Eugenio Scalfari e Lino Jannuzzi, che pubblicò il cosiddetto «Piano Solo».
Ora, facciamo attenzione, colleghi! Facciamo attenzione! Sicuramente possiamo fidarci dei nostri servizi e non voglio minimamente che nel mio ragionamento si accenni al più piccolo sospetto su degenerazioni da parte dei nostri servizi segreti.
Sappiamo, però, che, ogni qualvolta parliamo di servizi segreti - mi rivolgo all'opposizione e alla maggioranza di oggi e potrebbe essere l'inverso domani - dobbiamo fare una grande attenzione. Mi ricordo di un grande esponente americano, un grande leader degli Stati Uniti che diceva: se dovessi fare a meno della stampa democratica o del Parlamento e fossi costretto a questa scelta capestro, farei a meno del Parlamento e non alla stampa democratica.
Sulla questione del segreto di Stato dobbiamo svolgere una seria riflessione, sapendo che, alcune volte, pubblicare notizie che sono sotto il segreto dello Stato, in realtà, significa pubblicare informazioni che già sono note, che già circolano e che, quindi, non sono più segrete, ma sono utilizzate come materiale di pressione e di ricatto. È, quindi, giusto che, da parte della stampa democratica, si denunci se questi materiali vengono diffusi per operazioni di basso livello.
Questo è un punto fondamentale, colleghi della maggioranza, noi che consideriamo fondamentali i principi liberali. È un punto fondamentale, colleghi dell'opposizione, voi che, già tante volte, vi siete impegnati su questioni attinenti ai diritti e alle garanzie. Non possiamo trattare la stampa democratica come se fosse responsabile della violazione dei segreti dello Stato. C'è una differenza tra la fonte e la valle. C'è chi deve tutelare il segreto e chi, invece, deve denunciare che il segreto è violato e che alcuni documenti circolano. Questo è il compito della stampa democratica, dei giornalisti e di coloro che amano la democrazia e la libertà! Qualcuno, in quest'aula, lo deve ricordare!
Noi dobbiamo impegnarci, affinché, con questo disegno di legge, sia possibile Pag. 84non solo a noi, come Camera dei deputati, di svolgere un ruolo importante, ma anche all'opinione pubblica, che è fondamentale in una democrazia liberale, di vigilare perché le garanzie siano rispettate, perché non ci siano degenerazioni e perché i servizi segreti siano realmente al servizio della Repubblica (Applausi dei deputati dei gruppi La Rosa nel Pugno e Comunisti Italiani e di deputati de L'Ulivo).
PRESIDENTE. Vorrei ricordare ai colleghi, visto che sono diverse le richieste di intervento, che il presentatore dell'emendamento Licandro 36.60 ne ha chiesto l'accantonamento e che in proposito il relatore si è espresso nel senso di accantonare l'esame dell'articolo 36. La Presidenza ha quindi chiesto se vi fossero obiezioni al riguardo.
GIANPIERO D'ALIA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIANPIERO D'ALIA. Signor Presidente, mi riservo di intervenire su questo punto, quando ne discuteremo nel merito in sede di Comitato dei nove e in Assemblea, consigliando a tutti i colleghi di leggere prima e diffusamente il testo.
Mi permetto ora di chiedere al presidente Violante di valutare la possibilità di accantonare anche l'articolo 37 per una ragione specifica. Con tale articolo si disciplinano le modalità di funzionamento del comitato attinente, ad esempio, alle collaborazioni esterne, e la possibilità che il comitato possa avvalersi di collaborazioni esterne o meno dipende anche dal regime di segretezza che introduciamo con l'articolo 36. Sarebbe, quindi, opportuno sciogliere prima questo nodo e, poi, stabilire qual è la dotazione di personale e di consulenti esterni ai membri del comitato, che possiamo fornire allo stesso, in ragione delle garanzie che introduciamo sulla segretezza delle notizie che vengono trattate dal comitato.
LUCIANO VIOLANTE, Relatore. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUCIANO VIOLANTE, Relatore. Signor Presidente, possiamo certamente sospendere qui i nostri lavori, essendo peraltro giunti a buon punto. Volevo solo dire al collega Villetti che la questione che ha posto sul problema relativo al segreto di Stato è molto seria, ma non è toccata da questo emendamento, che riguarda altro tipo di segreto, assai meno rilevante.
PRESIDENTE. Non essendovi obiezioni, il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.
Per la risposta ad uno strumento del sindacato ispettivo (ore 19).
MARCO ZACCHERA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARCO ZACCHERA. Signor Presidente, intervengo per sollecitare il Governo a rispondere ad una mia interrogazione. Su Il Giornale di oggi è riportato che il giocatore Kakà del Milan ha preso la cittadinanza italiana. Vorrei sapere perché non è stata ancora data risposta ad una mia interrogazione di alcuni mesi fa, presentata per segnalare che il comandante Russo - medaglia d'argento al valor militare e comandante di un nostro sommergibile, ma immigrato anni fa negli Stati Uniti, dove inopinatamente ha perso la cittadinanza - ha chiesto da sette anni di riavere la cittadinanza italiana. Per una medaglia d'argento al valor militare e nonostante l'interessamento del Presidente della Repubblica la pratica non è ancora conclusa , ma per il giocatore Kakà sappiamo che la cittadinanza italiana è già stata concessa.
Prego, quindi, la Presidenza di farsi carico di questa mia sollecitazione al Governo.
PRESIDENTE. Riferirò senz'altro al Presidente della Camera, perché interessi il Governo.
Pag. 85Ordine del giorno della seduta di domani.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.
Mercoledì 14 febbraio 2007, alle 9,30:
(ore 9,30 e al termine dello svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata)
1. - Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge:
ASCIERTO; ZANOTTI ed altri; NACCARATO; MATTARELLA ed altri; ASCIERTO; GALANTE ed altri; DEIANA; FIANO; GASPARRI ed altri; MASCIA; BOATO; BOATO; BOATO; SCAJOLA ed altri; D'ALIA; MARONI ed altri; COSSIGA; COSSIGA: Sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica e nuova disciplina del segreto (445-982-1401-1566-1822-1974-1976-1991-1996-2016-2038-2039-2040-2070-2087-2105-2124-2125-A).
- Relatore: Violante.
2. - Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge:
MAZZONI; MASCIA ed altri; BOATO e MELLANO; DE ZULUETA: Istituzione della Commissione nazionale per la promozione e la tutela dei diritti umani e del Garante dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale (626-1090-1441-2018-A/R).
- Relatore: Mascia.
3. - Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge costituzionale:
ANGELA NAPOLI; LA RUSSA ed altri; BOATO; ZACCARIA ed altri: Modifica all'articolo 12 della Costituzione in materia di riconoscimento dell'italiano quale lingua ufficiale della Repubblica (648-1571-1782-1849-A).
- Relatore: Bocchino.
4. - Seguito della discussione del disegno di legge:
Disposizioni in materia di intercettazioni telefoniche ed ambientali e di pubblicità degli atti di indagine (1638-A).
e delle abbinate proposte di legge: JANNONE; MIGLIORE ed altri; FABRIS ed altri; CRAXI ed altri; NAN; MAZZONI e FORMISANO; BRANCHER ed altri; BALDUCCI (366-1164-1165-1170-1257-1344-1587-1594).
- Relatore: Tenaglia.
5. - Seguito della discussione del disegno di legge:
Differimento del termine per l'esercizio della delega di cui all'articolo 4 della legge 1o febbraio 2006, n. 43, recante istituzione degli Ordini delle professioni sanitarie infermieristiche, ostetriche, riabilitative, tecnico-sanitarie e della prevenzione (1609).
- Relatore: Grassi.
6. - Seguito della discussione delle mozioni Lussana ed altri n. 1-00025, Bertolini ed altri n. 1-00093, Mura ed altri n. 1-00095, Sereni ed altri n. 1-00096, Mazzoni ed altri n. 1-00097 e Balducci ed altri n. 1-00098 sulle iniziative per contrastare le violazioni delle libertà individuali della donna in nome di precetti religiosi.
(ore 11,30)
7. - Informativa urgente del Governo sulle recenti operazioni antiterrorismo e sullo stato della lotta al terrorismo.
(ore 15)
8. - Svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
La seduta termina alle 19,05.
VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO
INDICE ELENCO N. 1 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13 | ||||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
1 | Nom. | t.u. pdl 445-A ed abb. - articolo 2 | 382 | 381 | 1 | 191 | 379 | 2 | 72 | Appr. |
2 | Nom. | em. 4.68 | 453 | 453 | 227 | 14 | 439 | 70 | Resp. | |
3 | Nom. | em. 4.70 | 448 | 437 | 11 | 219 | 4 | 433 | 70 | Resp. |
4 | Nom. | em. 4.200 | 454 | 451 | 3 | 226 | 443 | 8 | 70 | Appr. |
5 | Nom. | em. 4.201 | 460 | 459 | 1 | 230 | 457 | 2 | 70 | Appr. |
6 | Nom. | em. 4.64 | 459 | 454 | 5 | 228 | 17 | 437 | 70 | Resp. |
7 | Nom. | em. 4.203 | 422 | 416 | 6 | 209 | 403 | 13 | 70 | Appr. |
8 | Nom. | em. 4.204 | 458 | 456 | 2 | 229 | 451 | 5 | 70 | Appr. |
9 | Nom. | articolo 4 | 471 | 471 | 236 | 471 | 68 | Appr. | ||
10 | Nom. | em. 5.60 | 443 | 379 | 64 | 190 | 253 | 126 | 68 | Appr. |
11 | Nom. | articolo 5 | 472 | 384 | 88 | 193 | 382 | 2 | 68 | Appr. |
12 | Nom. | em. 6.100 | 477 | 476 | 1 | 239 | 474 | 2 | 68 | Appr. |
13 | Nom. | em. 6.64 | 464 | 460 | 4 | 231 | 456 | 4 | 68 | Appr. |
F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.
INDICE ELENCO N. 2 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26 | ||||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
14 | Nom. | em. 6.200 | 476 | 474 | 2 | 238 | 473 | 1 | 68 | Appr. |
15 | Nom. | articolo 6 | 480 | 478 | 2 | 240 | 478 | 68 | Appr. | |
16 | Nom. | articolo 7 | 462 | 445 | 17 | 223 | 417 | 28 | 68 | Appr. |
17 | Nom. | em. 8.61 | 464 | 461 | 3 | 231 | 438 | 23 | 68 | Appr. |
18 | Nom. | em. 8.200 | 470 | 468 | 2 | 235 | 465 | 3 | 68 | Appr. |
19 | Nom. | articolo 8 | 477 | 475 | 2 | 238 | 475 | 68 | Appr. | |
20 | Nom. | em. 9.60 | 480 | 479 | 1 | 240 | 479 | 68 | Appr. | |
21 | Nom. | articolo 9 | 478 | 477 | 1 | 239 | 476 | 1 | 68 | Appr. |
22 | Nom. | articolo 10 | 466 | 465 | 1 | 233 | 465 | 68 | Appr. | |
23 | Nom. | articolo 11 | 470 | 466 | 4 | 234 | 465 | 1 | 68 | Appr. |
24 | Nom. | em. 12.60 | 469 | 467 | 2 | 234 | 465 | 2 | 68 | Appr. |
25 | Nom. | articolo 12 | 474 | 473 | 1 | 237 | 472 | 1 | 68 | Appr. |
26 | Nom. | em. 13.200 | 478 | 477 | 1 | 239 | 476 | 1 | 68 | Appr. |
INDICE ELENCO N. 3 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39 | ||||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
27 | Nom. | articolo 13 | 475 | 474 | 1 | 238 | 473 | 1 | 68 | Appr. |
28 | Nom. | em. 14.200 | 481 | 481 | 241 | 480 | 1 | 68 | Appr. | |
29 | Nom. | articolo 14 | 480 | 480 | 241 | 479 | 1 | 68 | Appr. | |
30 | Nom. | em. 15.62 | 482 | 482 | 242 | 481 | 1 | 68 | Appr. | |
31 | Nom. | articolo 15 | 480 | 478 | 2 | 240 | 478 | 68 | Appr. | |
32 | Nom. | em. 16.60 | 479 | 478 | 1 | 240 | 478 | 68 | Appr. | |
33 | Nom. | articolo 16 | 476 | 475 | 1 | 238 | 474 | 1 | 68 | Appr. |
34 | Nom. | em. 21.63 | 477 | 473 | 4 | 237 | 473 | 68 | Appr. | |
35 | Nom. | em. 21.66 | 471 | 466 | 5 | 234 | 466 | 68 | Appr. | |
36 | Nom. | em. 21.64 | 475 | 473 | 2 | 237 | 473 | 68 | Appr. | |
37 | Nom. | em. 21.200 | 473 | 471 | 2 | 236 | 471 | 68 | Appr. | |
38 | Nom. | em. 21.67 rif. | 476 | 470 | 6 | 236 | 470 | 68 | Appr. | |
39 | Nom. | em. 21.68 | 482 | 478 | 4 | 240 | 471 | 7 | 68 | Appr. |
INDICE ELENCO N. 4 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 52 | ||||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
40 | Nom. | em. 21.60, 21.61 | 478 | 474 | 4 | 238 | 473 | 1 | 68 | Appr. |
41 | Nom. | articolo 21 | 476 | 472 | 4 | 237 | 472 | 68 | Appr. | |
42 | Nom. | articolo 22 | 477 | 474 | 3 | 238 | 473 | 1 | 68 | Appr. |
43 | Nom. | em. 23.200 rif. | 472 | 468 | 4 | 235 | 468 | 68 | Appr. | |
44 | Nom. | articolo 23 | 475 | 474 | 1 | 238 | 472 | 2 | 68 | Appr. |
45 | Nom. | articolo 24 | 460 | 458 | 2 | 230 | 454 | 4 | 68 | Appr. |
46 | Nom. | articolo 25 | 469 | 468 | 1 | 235 | 467 | 1 | 68 | Appr. |
47 | Nom. | articolo 26 | 474 | 471 | 3 | 236 | 468 | 3 | 68 | Appr. |
48 | Nom. | articolo 27 | 472 | 471 | 1 | 236 | 468 | 3 | 68 | Appr. |
49 | Nom. | em. 29.600 | 475 | 473 | 2 | 237 | 471 | 2 | 68 | Appr. |
50 | Nom. | articolo 29 | 466 | 465 | 1 | 233 | 463 | 2 | 68 | Appr. |
51 | Nom. | em. 30.200 | 463 | 460 | 3 | 231 | 460 | 68 | Appr. | |
52 | Nom. | articolo 30 | 453 | 451 | 2 | 226 | 450 | 1 | 68 | Appr. |
INDICE ELENCO N. 5 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 53 AL N. 61 | ||||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
53 | Nom. | em. 31.61 | 461 | 459 | 2 | 230 | 459 | 68 | Appr. | |
54 | Nom. | em. 31.200 | 465 | 461 | 4 | 231 | 461 | 68 | Appr. | |
55 | Nom. | articolo 31 | 450 | 448 | 2 | 225 | 447 | 1 | 68 | Appr. |
56 | Nom. | articolo 32 | 457 | 456 | 1 | 229 | 455 | 1 | 68 | Appr. |
57 | Nom. | articolo 33 | 470 | 470 | 236 | 468 | 2 | 67 | Appr. | |
58 | Nom. | articolo agg. 33.01 | 458 | 324 | 134 | 163 | 39 | 285 | 67 | Resp. |
59 | Nom. | articolo 34 | 460 | 455 | 5 | 228 | 450 | 5 | 67 | Appr. |
60 | Nom. | em. 35.60 | 463 | 460 | 3 | 231 | 460 | 67 | Appr. | |
61 | Nom. | articolo 35 | 467 | 466 | 1 | 234 | 464 | 2 | 67 | Appr. |