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XV LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 109 di mercoledì 14 febbraio 2007
Pag. 1PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIULIO TREMONTI
La seduta comincia alle 9,45.
RENZO LUSETTI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del regolamento, i deputati Aprea, Bonelli, Franceschini, Landolfi, Lion, Maroni, Migliori, Mura, Oliva, Pinotti, Sgobio, Villetti ed Elio Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantaquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
In morte dell'onorevole Giorgio Medri.
PRESIDENTE. Comunico che è deceduto l'onorevole Giorgio Medri, già membro della Camera dei deputati nella IX e X legislatura.
La Presidenza della Camera ha già fatto pervenire ai familiari le espressioni della più sentita partecipazione al loro dolore, che desidera ora rinnovare anche a nome dell'Assemblea.
Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge Ascierto; Zanotti ed altri; Naccarato; Mattarella ed altri; Ascierto; Galante ed altri; Deiana; Fiano; Gasparri ed altri; Mascia; Boato; Boato; Boato; Scajola ed altri; D'Alia; Maroni ed altri; Cossiga; Cossiga: Sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica e nuova disciplina del segreto (A.C. 445-982-1401-1566-1822-1974-1976-1991-1996-2016-2038-2039-2040-2070-2087-2105-2124-2125-A) (ore 9,52).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge di iniziativa dei deputati Ascierto; Zanotti ed altri; Naccarato; Mattarella ed altri; Ascierto; Galante ed altri; Deiana; Fiano; Gasparri ed altri; Mascia; Boato; Boato; Boato; Scajola ed altri; D'Alia; Maroni ed altri; Cossiga; Cossiga: Sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica e nuova disciplina del segreto.
Ricordo che nella seduta di ieri è stato votato, da ultimo, l'articolo 35 e che sono stati accantonati gli articoli 3, 17, 18, 19, 20, 28 e 36.
Avverto che la Commissione ha presentato ulteriori proposte emendative, che sono distribuite in fotocopia. Il termine per la presentazione dei subemendamenti è fissato per le ore 10,15.
Avverto che prima dell'inizio della seduta sono stati ritirati tutti gli emendamenti presentati dai deputati del gruppo Comunisti Italiani con riferimento all'articolo 17, ad eccezione dell'emendamento Licandro 17.180.
Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,54).
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del regolamento.
Per consentire il decorso del termine regolamentare di preavviso, sospendo la seduta.
La seduta, sospesa alle 9,55, è ripresa alle 10,15.
Si riprende la discussione.
PRESIDENTE. Avverto che la Commissione bilancio ha espresso l'ulteriore prescritto parere, distribuito in fotocopia (vedi l'allegato A - A.C. 445 ed abbinate sezione 1), e che in esso è stato revocato il parere contrario sull'emendamento D'Alia 21.68.
Chiedo al relatore, presidente della I Commissione, onorevole Violante, quali indicazioni intenda fornire all'Assemblea in ordine al prosieguo dei nostri lavori.
LUCIANO VIOLANTE, Relatore. Signor Presidente, la Commissione propone di riprendere l'esame del provvedimento dall'articolo 3.
PRESIDENTE. Sta bene.
(Esame dell'articolo 3 - A.C. 445-A ed abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3, accantonato nella seduta di ieri, e delle proposte emendative ad esso presentate (vedi l'allegato A - A.C. 445 ed abbinate sezione 2).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
LUCIANO VIOLANTE, Relatore. Signor Presidente, la Commissione formula un invito al ritiro degli emendamenti Buemi 3.61 e 3.60 ed esprime invece parere favorevole sull'emendamento Gasparri 3.11.
PRESIDENTE. Il Governo?
PAOLO NACCARATO, Sottosegretario per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Buemi 3.61.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fiano. Ne ha facoltà.
EMANUELE FIANO. Signor Presidente, l'articolo 3 è un altro degli elementi fondamentali iscritti nel dispositivo di questo progetto di legge, perché esso vede la chiarificazione di ciò che diventa nel testo di legge l'autorità delegata dal Presidente del Consiglio il quale, ove lo ritenga opportuno - come recita l'articolo - può delegare le funzioni, che non sono ad esso attribuite in via esclusiva. Infatti, il testo di legge chiarisce ciò che è esclusivamente di competenza del Presidente del Consiglio. E voglio ricordare, signor Presidente, che in via esclusiva l'articolo 1 attribuisce al Presidente del Consiglio l'alta direzione e la responsabilità generale; l'apposizione e la tutela del segreto di Stato; la conferma dell'opposizione del segreto di Stato; la nomina o la revoca dei direttori e dei vicedirettori del DIS; la stessa funzione di nomina e revoca dei direttori e dei vicedirettori dei servizi di sicurezza e la determinazione dell'ammontare annuo delle risorse finanziarie dei medesimi servizi.
In questo senso, tutto ciò che non è in via esclusiva delegato alla funzione generale del Presidente del Consiglio può essere attribuito o ad un ministro senza portafoglio o ad un sottosegretario di Stato. Questo aspetto - voglio ricordarlo ai colleghi - è stato un elemento di discussione politica sia nel Comitato di Pag. 3controllo parlamentare, sia nel dialogo che si è aperto tra la Commissione e il Governo, sia all'interno della Commissione stessa, con il risultato che poi si è avuto in Commissione affari costituzionali, presieduta dal presidente Violante. Penso si sia raggiunto un punto di mediazione tra le diverse opzioni culturali e politiche che si erano presentate circa la possibilità di delega del Presidente del Consiglio, tra chi voleva che tale delega fosse certamente attribuita ad un ministro senza portafoglio e chi voleva che si traducesse nell'attribuzione di poteri delegati ad un sottosegretario. Abbiamo confermato l'impostazione generale del progetto di riforma, lasciando che sia il Presidente del Consiglio a scegliere quale opzione, nell'articolazione generale del Governo, sia la migliore, la più utile, la più efficiente per la gestione dei problemi di cui deve occuparsi.
Credo quindi che la configurazione che abbiamo ottenuto nel testo di legge sia quella necessaria. Pertanto, ci esprimeremo favorevolmente nella votazione complessiva del testo.
ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, non entro nel merito del provvedimento. Le vorrei chiedere, anche alla luce di quanto accaduto ieri, se fosse possibile verificare, prima di procedere alla votazione, che tutte le Commissioni siano effettivamente sconvocate. Essendoci l'esigenza di mantenere il numero legale, Presidente, la pregherei soltanto di verificare, prima di procedere al voto, che tutte le Commissioni siano sconvocate.
PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, le assicuro che sono in corso le opportune verifiche.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto onorevole Mascia. Ne ha facoltà.
GRAZIELLA MASCIA. Signor Presidente, vorrei tornare su un punto molto importante indicato nell'articolo 3 del provvedimento al nostro esame, ovvero il riferimento all'autorità delegata. Come abbiamo cercato di sottolineare sin dall'inizio dell'esame, l'impianto di questo testo presuppone un ruolo ed una responsabilità molto precisi e rigorosi di ognuno dei soggetti protagonisti. L'equilibrio raggiunto è proprio quello che consente di stabilire le responsabilità di tutti gli organi costituzionali coinvolti, in una sempre leale collaborazione tra gli stessi, ma anche in un rigoroso rispetto della diversità dei ruoli.
Una delle vere novità prevista in questo provvedimento è la responsabilità politica in capo al Presidente del Consiglio, proprio in funzione della determinazione rigorosa di compiti, ruoli e responsabilità. Infatti, avrà la responsabilità politica e l'alta direzione di tutta la materia che riguarda i servizi informativi, mentre condividerà, in termini collettivi, all'interno del comitato interministeriale, le responsabilità attinenti le strategie e le scelte operative, compresa la determinazione dei budget legati a tali scelte. Il concetto di autorità delegata attiene a determinate competenze assegnate dal Presidente del Consiglio, in base alla precisazione indicata all'articolo 3, con riferimento alla legge n. 400 del 1988, che decide quali deleghe dare ed eventualmente revocare, rimanendo, comunque, in capo ad esso la responsabilità politica. Fatte salve alcune competenze, come la questione che attiene l'apposizione e l'opposizione del segreto di Stato, che rimangono di sua esclusiva competenza, tutte le altre competenze possono essere delegate ad un'autorità delegata.
Occorre precisare che l'equilibrio è stato raggiunto partendo da opinioni diverse, ma concordando tutti sull'importanza di avere un'autorità delegata, che possa intervenire e seguire direttamente l'esplicitarsi delle direttive emanate dal Presidente del Consiglio, nei momenti operativi dei servizi. Tale funzione potrà essere ricoperta o da un ministro senza portafoglio o da un viceministro o da un sottosegretario. Ciò può consentire effettivamente Pag. 4che, in nome di un'autorità politica che, comunque, rimane, ci sia un controllo ed una responsabilità effettivi nel lavoro quotidiano e nelle operazioni dei servizi. Molti di noi avrebbero preferito la figura di un ministro, proprio per l'autorevolezza che tale figura, pur essendo senza portafoglio, avrebbe dovuto e dovrebbe avere nell'ambito della Presidenza del Consiglio, essendo, peraltro, una delle novità previste nel testo il fatto che il ministro della difesa e quello dell'interno rientrano nel comitato interministeriale insieme agli altri ministri e non mantengono più poteri funzionali o diretti sui servizi.
PRESIDENTE. Colleghi, vi invito a fare silenzio...
GRAZIELLA MASCIA. Per questa ragione, credo che quello che abbiamo raggiunto sia un buon equilibrio, perché, pur essendo il risultato di una mediazione necessaria tra opinioni diverse, risponde alla necessità di avere un'autorità politica che, finalmente, assuma la direzione effettiva e strategica di una partita così delicata, come quella dei servizi.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Angelo Piazza. Ne ha facoltà.
ANGELO PIAZZA. Grazie, Presidente. Alla luce del dibattito che si è svolto, ritengo di chiarire quale obiettivo aveva il nostro emendamento, vale a dire rendere più flessibile la delega da parte del Presidente del Consiglio. Infatti, un conto è la delega ad un ministro e l'eventuale sua modifica o revoca, altro conto è la delega ad un sottosegretario che renderebbe più semplice un eventuale provvedimento successivo ed un ripensamento da parte del Presidente. In questo caso, minore sarebbe l'impatto politico. Questa era la ragione del nostro emendamento, che, tuttavia, alla luce dello svolgimento del dibattito e delle argomentazioni dei colleghi, ritengo possa essere ritirato, aderendo all'invito in questo senso.
PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Buemi 3.61 lo ritirano.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Gasparri 3.11.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gasparri 3.11, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
SEVERINO GALANTE. Avevo chiesto di parlare!
PRESIDENTE. Onorevole Galante, essendo stato ritirato l'emendamento, sembrava che non fosse necessario un ulteriore intervento.
Revoco l'indizione della votazione. Ha facoltà di intervenire per dichiarazione di voto l'onorevole Galante.
SEVERINO GALANTE. La ringrazio, Presidente. Già ieri era successo che avevo chiesto più volte di parlare e, evidentemente, l'angolatura da questa parte non consente di leggere con chiarezza queste richieste. Vorrei intervenire sull'articolo in esame, sulla scia degli interventi finora svolti.
Questo di cui stiamo discutendo è l'articolo forse più rilevante...
PRESIDENTE. Onorevole Galante, mi perdoni. Non credo che sia un caso di asimmetria informativa o ottica. Lei su che cosa intende intervenire? Sull'emendamento che è stato ritirato o sull'emendamento Gasparri 3.11?
SEVERINO GALANTE. Sull'articolo, signor Presidente.
PRESIDENTE. Ma sull'articolo avrebbe dovuto parlare prima!
SEVERINO GALANTE. Se preferisce, intervengo sull'emendamento Gasparri Pag. 53.11. Andiamo alla sostanza: vorrei intervenire in merito a ciò che stiamo discutendo, l'articolo 3 di questa proposta di legge. Posso?
PRESIDENTE. Prego. Ha facoltà di intervenire per dichiarazione di voto.
SEVERINO GALANTE. Stavo dicendo che si tratta di uno degli articoli più rilevanti e più delicati di questo importante provvedimento. È l'articolo che istituisce l'Autorità delegata, attraverso la formula iniziale: «Il Presidente del Consiglio dei ministri, ove lo ritenga opportuno, può delegare le funzioni che non sono ad esso attribuite in via esclusiva (...)». L'inciso «ove lo ritenga opportuno», come sa la Commissione, appartiene alla retorica legislativa, perché nei fatti il Presidente del Consiglio, con le competenze che ha, non può seguire sistematicamente un terreno così delicato e rilevante come quello della sicurezza. Dunque, è obbligato a delegare.
Assunta questa premessa, il Presidente del Consiglio deve liberarsi di una serie di competenze. Quelle attribuitegli in via esclusiva sono già state citate e sono indicate all'articolo 1, ai punti b) e c). Rimane tutto il resto, vale a dire le norme che istituiscono l'Autorità nazionale per la sicurezza.
Ora, vorrei ricordare qual è l'origine di questa Autorità, coincidente in larghissima misura con quella che sarà l'Autorità delegata.
Essa è stata definita finora da norme regolamentari riservate che discendono direttamente da accordi internazionali in ambito NATO. Questi accordi risalgono al 1955, quando il Consiglio atlantico ha fissato l'obbligo (e vorrei sottolineare questa espressione), per ogni paese del Patto atlantico - quindi, anche per l'Italia -, di dotarsi di un alto funzionario che fosse responsabile dei rapporti con i suoi omologhi NATO e delle strutture amministrative incaricate di determinare e tutelare il segreto di Stato. Questo è stato fino al 1991.
Questo alto funzionario, fino ad allora, è stato sempre il direttore del servizio segreto militare. Dal 1991, per scelta dell'allora Presidente del Consiglio, Giulio Andreotti, le funzioni dell'Autorità nazionale per la sicurezza sono ostate delegate al segretario generale del CESIS che è, lo ricordo, alla diretta dipendenza (la legge parla di «dipendenza») del Presidente del Consiglio.
PRESIDENTE. Onorevole Galante...
SEVERINO GALANTE. Con questo provvedimento si propone che questa delega, assai impegnativa, come ho cercato di ricordare, venga assegnata o ad un ministro senza portafoglio oppure ad un sottosegretario alla Presidenza del Consiglio.
I colleghi che sono intervenuti non hanno spiegato quale sia il senso dell'alternativa, il rilievo dell'una o dell'altra opzione. Condivido l'esigenza di accorciare la distanza tra la Presidenza del Consiglio, che deve dirigere e controllare, e gli organi operativi.
Visto che il Presidente del Consiglio...
PRESIDENTE. Onorevole Galante, la prego...
SEVERINO GALANTE. ... al quale, astrattamente, si attribuisce ogni responsabilità politica, di fatto non la può esercitare, è indispensabile che egli lo faccia tramite un soggetto di sua assoluta fiducia e da lui revocabile in qualsiasi momento.
A me pare che, in quest'ottica, la figura più idonea sia quella del sottosegretario, ossia di un soggetto che non può trasformarsi in un superpotere...
PRESIDENTE. Onorevole Galante, si sta rifacendo della presunta disattenzione...
SEVERINO GALANTE. Sì, Presidente...
PRESIDENTE. Però, le segnalo che il tempo a sua disposizione è già trascorso.
SEVERINO GALANTE. Allora, concludo rapidamente. Mi dia ancora un minuto a titolo di «risarcimento».Pag. 6
Dunque, la figura più idonea è quella del sottosegretario - ossia di un soggetto che non può trasformarsi in un superpotere autonomo -, virtualmente contraltare del Presidente del Consiglio e con una sorta di diretta investitura da parte della NATO.
Se si persegue un'altra ottica, quella di un potere distinto da quello del Presidente del Consiglio, al di là delle affermazioni che qui vengono fatte, lo si deve esplicitare ed argomentare. Ciò che è inaccettabile, dal mio punto di vista, è restare nell'ambiguità e nell'equivoco.
GERARDO BIANCO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GERARDO BIANCO. Signor Presidente, prendo atto del suo spirito democratico, ma credo che, in questo caso, dobbiamo attenerci strettamente al regolamento.
Vorrei osservare che, quando una votazione è stata indetta, non si può annullare per consentire ai parlamentari di intervenire, anche perché gli interventi servono per orientare i singoli parlamentari.
I parlamentari hanno già espresso il proprio voto. Quindi, vorrei che ci si attenesse strettamente all'articolo 57 del regolamento, che prevede l'annullamento ove vi siano delle irregolarità.
Presidente, credo sia interesse di tutti rispettare rigorosamente il regolamento e non affidarsi a prassi che si sono succedute nel tempo e che ci allontanano sempre di più dal rispetto delle norme regolamentari che garantiscono tutti quanti noi (Applausi dei deputati del gruppo La Rosa nel Pugno).
PRESIDENTE. Onorevole Bianco, mi permetto di segnalarle che non è stata annullata la votazione, ma è stata revocata prima che fosse conclusa.
In ogni caso, mi permetto di evidenziare che è nelle funzioni della Presidenza amministrare il dibattito. Tengo conto di quello che ha detto, ma mi sembra francamente un eccesso di drammatizzazione.
Se non vi sono altri interventi, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gasparri 3.11, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 450
Votanti 445
Astenuti 5
Maggioranza 223
Hanno votato sì 445).
Prendo atto che il deputato Tenaglia non è riuscito a votare e che avrebbe voluto esprimere voto favorevole.
Passiamo all'emendamento Buemi 3.60.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Buemi 3.60 formulato dal relatore.
ANGELO PIAZZA. Sì, signor Presidente, lo ritiriamo.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3, nel testo emendato.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 451
Votanti 446
Astenuti 5
Maggioranza 224
Hanno votato sì 446).
Prendo atto che il deputato Tenaglia non è riuscito a votare e che avrebbe voluto esprimere voto favorevole.
Pag. 7
Segnalo che assistono ai nostri lavori due classi: una della scuola media «Santa Giovanna Elisabetta» di Roma e una dell'Istituto comprensivo «Martiri della libertà» di Sesto San Giovanni. La Presidenza e l'Assemblea vi salutano (Applausi).
Avverto che sono stati ritirati gli emendamenti Galante 18.68, Licandro 18.73 e Galante 19.62, 19.66 e 20.60.
Chiedo al relatore, presidente Violante, di indicare in che modo la Commissione intenda procedere nei lavori.
LUCIANO VIOLANTE, Relatore. Signor Presidente, la Commissione ritiene che i lavori possano proseguire con l'esame dell'articolo 17.
PRESIDENTE. Sta bene.
(Esame dell'articolo 17 - A.C. 445-A ed abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 17 e delle proposte emendative ad esso presentate (vedi l'allegato A - A.C. 445 ed abbinate sezione 3).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
LUCIANO VIOLANTE, Relatore. Signor Presidente, gli emendamenti Galante 17.65, Diliberto 17.66 e Bocchino 17.2 sono stati ritirati. La Commissione formula un invito al ritiro degli identici emendamenti Buemi 17.60 e Sgobio 17.68, e raccomanda l'approvazione dei suoi emendamenti 17.201, 17.202 e 17.203. Le successive proposte emendative dall'emendamento Galante 17.69 all'emendamento Sgobio 17.174 sono state ritirate.
La Commissione formula, altresì, un invito al ritiro degli emendamenti Mascia 17.177, Buemi 17.61 e Mascia 17.176.
Per quanto riguarda l'emendamento Gamba 17.64, il presentatore ne ha preannunciato il ritiro in Commissione.
Gli emendamenti D'Alia 17.178 e Licandro 17.179 sono stati ritirati. La Commissione formula un invito al ritiro degli identici emendamenti Licandro 17.180 e Mascia 17.182, e raccomanda l'approvazione del suo emendamento 17.200.
PRESIDENTE. Il Governo?
PAOLO NACCARATO, Sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
PRESIDENTE. È conforme anche il parere sull'emendamento 17.203 della Commissione?
PAOLO NACCARATO, Sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Sì, signor Presidente, il Governo lo accetta.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo agli identici emendamenti Buemi 17.60 e Sgobio 17.68.
Prendo atto che i presentatori li ritirano.
Passiamo dunque alla votazione dei successivi emendamenti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 17.201 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 458
Votanti 453
Astenuti 5
Maggioranza 227
Hanno votato sì 452
Hanno votato no 1). Pag. 8
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 17.202 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 462
Votanti 458
Astenuti 4
Maggioranza 230
Hanno votato sì 458).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 17.203 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 462
Votanti 457
Astenuti 5
Maggioranza 229
Hanno votato sì 457).
Passiamo all'emendamento Mascia 17.177.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore.
GRAZIELLA MASCIA. Signor Presidente, accedo all'invito al ritiro delle proposte emendative segnalate questa mattina, ma vorrei comunque approfittare dell'occasione per spiegare la ragione per la quale ritengo di doverle ritirare nel corso dell'esame in Assemblea, mentre non l'avevo precedentemente fatto in Commissione. Penso, infatti, che questi temi, che abbiamo affrontato con grande rigore e serietà, costituiscano le questioni più delicate affrontate da una riforma come quella in esame.
Ricordo che, in sede di Commissione, abbiamo lavorato seriamente per poter raggiungere un equilibrio. Ritengo che sia il merito che attiene alle cause di giustificazione, sia il percorso che abbiamo individuato rispondano ai principi necessari per offrire a tutti, nell'ambito di vicende come queste, le indispensabili garanzie.
Desidero sottolineare tale aspetto poiché si tratta di una materia che abbiamo trattato con grande preoccupazione, ma senza pregiudizi, nonostante l'esperienza dei servizi segreti, anche recente (mi riferisco alla vicenda relativa ad Abu Omar), dimostri come si possano verificare abusi. Vorrei rilevare che proprio queste esperienze lontane e recenti, nonché quelle di paesi aventi ordinamenti simili al nostro, ci hanno indotto a ragionare intorno ad un'ipotesi che prevedesse sia cause di giustificazione individuate con grande rigore, sia percorsi di controllo.
Credo che la scelta adottata sia in grado di offrire le adeguate garanzie, stante il fatto che già si ricorre, e non solo in Italia, a condotte astrattamente costituenti reato; esse, tuttavia, non vengono regolamentate, non sono controllate e non vengono autorizzate. Penso sia stata opportuna, quindi, la scelta di disciplinare tali condotte nel merito, senza individuare rigorosamente la fattispecie che possa essere oggetto di queste cause di giustificazione, ma escludendo assolutamente sia i beni comuni che si ritiene debbano essere tutelati, sia le libertà fondamentali individuali e collettive. Ciò ci ha consentito di giungere all'elaborazione di un testo condiviso.
Il nostro gruppo avrebbe voluto migliorarlo ulteriormente (ed è questo il motivo per cui abbiamo mantenuto all'esame dell'Assemblea le nostre proposte emendative) in ordine ad una questione importante. Infatti, abbiamo salvaguardato fino in fondo tutti gli aspetti attinenti alle libertà politiche e di stampa. Ricordo che abbiamo lavorato molto, in tal senso, sul testo del provvedimento, proprio perché si Pag. 9tratta delle materie più delicate, essendo la causa di giustificazione autorizzata dal Presidente del Consiglio.
Siccome nella vita «non si sa mai», vorrei osservare che, per ragioni tutte politiche - e, quindi, per evitare che vi possano essere strumentalizzazioni, o comunque condotte non propriamente rigorose in vicende come queste -, abbiamo voluto essere particolarmente scrupolosi. Noi avremmo voluto delimitarle e circoscriverle ulteriormente; ad ogni modo, avremmo voluto ampliare la fascia dei soggetti e delle libertà da tutelare.
L'equilibrio che abbiamo raggiunto ci consente di accedere all'invito al ritiro di questi emendamenti, per tornare a ragionare in questo senso, eventualmente, al Senato. Tuttavia, vorrei esprimere un apprezzamento per il percorso che abbiamo seguito e per aver definito, in un testo legislativo, il carattere di eccezionalità, di indispensabilità e di proporzionalità - sono caratteristiche importanti - delle ragioni che possono determinare una autorizzazione. Proprio per avere previsto l'autorizzazione da parte del Presidente del Consiglio dei ministri, il controllo da parte della magistratura e, in ultimo, il possibile conflitto di attribuzioni davanti alla Corte costituzionale, possiamo affermare che, per la prima volta, abbiamo istruito un percorso di controlli e di garanzie. Tutte queste condotte dovranno essere autorizzate per iscritto e, quindi, dovranno essere documentate e dovranno essere trasmesse al Comitato parlamentare di controllo. Tutto ciò ci induce ad affermare che, pur essendo soddisfatti del percorso seguito, forse possiamo ulteriormente ragionare, nel seguito dell'esame presso l'altro ramo del Parlamento, sul merito del provvedimento e sulla possibilità di determinare ancora meglio le cause di giustificazione.
Per questa ragione, accediamo all'invito al ritiro degli emendamenti, che abbiamo mantenuto fin qui proprio a testimonianza del lavoro che si è svolto. Del resto, il ritiro conferma che c'è, nel testo, un equilibrio che corrisponde alle garanzie necessarie che abbiamo voluto inserire.
PRESIDENTE. Prendo atto, quindi, che i presentatori dell'emendamento Mascia 17.177 lo ritirano.
MARCO BOATO. Anche gli altri emendamenti, signor Presidente.
PRESIDENTE. Sta bene.
Quindi, procedendo con ordine e prendendo atto che i presentatori accedono all'invito al ritiro anche dell'emendamento Mascia 17.176 e 17.182, passiamo all'emendamento Buemi 17.61, riguardo al quale la Commissione ha formulato un invito al ritiro e il Governo si è espresso in modo conforme.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro.
ANGELO PIAZZA. Signor Presidente, accediamo all'invito al ritiro. Tuttavia, vorrei precisare che la ragione che ci aveva spinto a presentare questo emendamento era quella di evitare discriminazioni tra forze politiche, pure importanti, del paese, che, tuttavia, in una competizione elettorale non avessero raggiunto il risultato di eleggere alcun rappresentante.
Anche in questo caso, comunque, condividendo le ragioni della richiesta, accediamo all'invito e annunciamo il ritiro dell'emendamento Buemi 17.61.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo all'emendamento Gamba 17.64, del quale il relatore Violante ha preannunciato il ritiro. Chiedo al presentatore se confermi tale intendimento.
PIERFRANCESCO EMILIO ROMANO GAMBA. Sì, signor Presidente, confermo il ritiro del mio emendamento 17.64, in virtù degli accordi che sono intervenuti in sede di Comitato dei nove, ma chiedo di illustrare le ragioni per le quali era stato presentato, anche per mantenere viva l'attenzione in ordine a questa parte molto rilevante del testo delle proposte di legge in esame.
In base alla formulazione attuale, l'articolo 17, comma 4, prevede alcune esclusioni alla possibilità che l'Autorità Pag. 10delegata, il Presidente del Consiglio dei ministri, autorizzi gli operatori dei servizi di informazione e di sicurezza a compiere operazioni che astrattamente potrebbero configurare ipotesi di reato. Ciò che risulta particolarmente singolare, e che la proposta emendativa si prefiggeva di riequilibrare, è la circostanza che tra le esclusioni, tra i casi nei quali non sarà possibile autorizzare condotte di questo tipo, sono state indicate quelle tenute nelle sedi di partiti politici rappresentati in Parlamento o nelle assemblee o consigli regionali, effettuando una sorta di discrimine. Attenzione, perché si tratta delle sedi dei partiti politici, non dei rappresentanti politici in quanto tali che, quindi, potranno essere autorizzati a operazioni di questo genere se si trovino in casa propria, nei propri uffici o in qualsiasi ambito che non sia la sede del partito.
Lo stesso dicasi per le organizzazioni sindacali in ordine alle sole sedi (in questo caso, forse, una definizione più precisa della norma sarebbe stata opportuna). Non si prevede la stessa limitazione - ed è questa la singolarità - nei confronti dei giornalisti iscritti all'albo, prevedendo nei loro confronti un'impossibilità tout court a svolgere controlli. Con tale previsione, pertanto, l'unica categoria di soggetti per così dire «franca» da qualsiasi tipo di attività di intelligence sarà esclusivamente quella dei giornalisti professionisti, in qualunque posto essi si trovino, non solo quindi nelle redazioni ma anche in altre sedi.
Credo che questa loro esenzione non sia giustificata. Si potrà discutere se tutti debbano rientrare in questa previsione o se tutti debbano considerarsi esclusi, ma non si capisce perché, ad esempio, un terrorista, che sia iscritto all'albo dei giornalisti, non debba essere soggetto a controlli quando, viceversa, è possibile assoggettare a tali controlli, secondo tale previsione, chiunque di noi purché non si trovi in una sede di partito.
Questa previsione contenuta nel comma 4 è una stortura. Conseguentemente, sarebbe opportuno adoperarsi per modificare tale previsione, prevedendo, in particolare, uno stesso trattamento sia per i politici, sia per i sindacalisti, sia per i giornalisti professionisti. Personalmente, non ritengo opportuno assegnare a quest'ultima categoria di soggetti una sorta di «licenza totale» di esenzione da controlli, al di là di chi essi effettivamente siano.
PRESIDENTE. L'emendamento Gamba 17.64 si intende, dunque, ritirato.
L'emendamento Mascia 17.182, come preannunciato poc'anzi dal presentatore, è stato ritirato.
Passiamo all'emendamento Licandro 17.180. Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dalla Commissione e dal Governo.
SEVERINO GALANTE. Signor Presidente, l'emendamento in esame è l'ultimo di una serie di proposte emendative - oltre settanta - presentate a questo articolo, che abbiamo tutte ritirate.
Il loro, infatti, non era un obiettivo tecnico di modifica effettiva del provvedimento, quanto quello di denuncia politica e di indicazione di un problema. Avevamo ed abbiamo la volontà di operare affinché il quadro legislativo di riferimento sia chiarissimo, in modo tale da precisare ciò che ai servizi è consentito e ciò che non lo è. Questo ritengo sia l'obiettivo del Governo, il quale per primo è chiamato ad operare nell'ambito di questo quadro legislativo. Occorre che i servizi si attengano strettamente ai vincoli dentro i quali, e soltanto dentro ai quali, le loro azioni non sono punibili in quanto coperte dalla responsabilità politica che si colloca all'interno del quadro costituzionale.
A noi pare che miglioramenti siano stati introdotti rispetto alla proposta originaria, ma riteniamo che quella in esame non provveda ancora adeguatamente a fissare i paletti che sarebbero necessari, e consente ai servizi un'invasività nella sfera dei diritti dei cittadini ancora eccessiva e non necessaria ai fini della sicurezza. Sul provvedimento in esame occorre lavorare ancora, e lavorarci bene nel successivo passaggio parlamentare al Senato.
Ho ben chiara la rilevanza del tema della ragione di Stato. Si tratta, però, di Pag. 11capire se questa sorta di a priori politico-istituzionale e legislativo debba applicarsi a 360 gradi ai servizi, includendo ogni possibile reato per qualsiasi obiettivo commesso, oppure se debba valere esclusivamente in rapporto alle operazioni dei servizi sulle informazioni riservate per tutelare la salvezza dello Stato. Sono favorevole a quest'ultima limitazione e, quindi, a limitare allo stretto ambito della raccolta del trattamento delle informazioni riservate la non punibilità delle attività non conformi alla legge.
Non deve essere consentito a nessuno, neppure ai servizi segreti, di agire in difformità ai fondamentali principi stabiliti dalla Costituzione, all'interno dei quali soltanto può darsi la tutela dell'integrità dello Stato, che è Stato democratico.
PRESIDENTE. Sta bene. Prendo dunque atto che i presentatori ritirano l'emendamento Licandro 17.180.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 17.200 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 470
Votanti 464
Astenuti 6
Maggioranza 233
Hanno votato sì 462
Hanno votato no 2).
Prendo atto che il deputato Buontempo non è riuscito a votare.
Passiamo alla votazione dell'articolo 17.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Licandro. Ne ha facoltà.
ORAZIO ANTONIO LICANDRO. L'articolo 17 rappresenta, nell'impianto della riforma dei servizi segreti che questo ramo del Parlamento si accinge ad approvare, uno degli aspetti principali e, tra tutti, uno dei più delicati. L'articolo 17, come ormai è noto, prevede delle cause di giustificazione riconducibili alla responsabilità politica del Presidente del Consiglio circa la possibilità dei servizi segreti di commettere reati.
Noi arriviamo, adesso, alla votazione di un articolo 17 profondamente modificato rispetto al testo originario. Come diversi colleghi hanno già rilevato, arriviamo all'approvazione di un nuovo testo di questo articolo che è frutto di un lavoro duro, faticoso, che ha visto svolgersi un dibattito, ovviamente sempre civile, ma spesso con posizioni irriducibili. Sono quelle stesse posizioni irriducibili che abbiamo poco fa ascoltato nel corso dell'intervento dell'onorevole Galante, a fronte della necessità di evitare che questo paese possa, in futuro, scivolare, sempre di più, su un terreno delicatissimo, cioè, che in nome della sicurezza si possa determinare una generale condizione di insicurezza.
In altre parole, mi riferisco alla possibilità di creare una dimensione «altra», alternativa, per cui il principio di legalità per i servizi segreti viene, sostanzialmente, svuotato di senso e di contenuto. Infatti, la previsione originaria era eccessivamente ampia - in realtà, sarebbe meglio dire fastidiosamente ampia - in considerazione della storia di questo paese, dei crimini commessi in questo paese sui quali, ancora, non è stata accertata la verità né sono stati individuati i responsabili. Certamente, però, vi è il convincimento unanime, diffuso, di un ruolo forte, essenziale, determinante di «pezzi» deviati dei nostri servizi segreti.
Allora, su questo punto, vorremmo essere molto chiari, anche replicando con rispetto e serietà alle argomentazioni che sono state avanzate prima dai colleghi Piazza e Buemi. Qui non si sottrae qualcuno alla investigazione: assolutamente! Si prevedono, invece, delle cause di giustificazione. In altre parole, noi apriamo una dimensione eccezionale rispetto alla quale diciamo ai nostri agenti, dietro l'assunzione della responsabilità del Presidente Pag. 12del Consiglio, che possono commettere determinati reati. Quindi, non è che prevedendo che le cause di giustificazione non si applicano in relazione alle condotte poste in essere presso le sedi dei partiti, delle organizzazioni sindacali o dei giornali, sottraiamo tali situazioni al giusto controllo e alla vigilanza. Stabiliamo che lì non possono essere commessi reati, che non vi è causa di giustificazione che possa consentire condotte sfocianti in reati.
Ciò in quanto abbiamo svolto valutazioni precise che riguardano la tenuta dello Stato democratico, individuando nelle sedi dei partiti e delle organizzazioni sindacali punti nodali della nostra democrazia, allo stesso modo della libertà di informazione. Inoltre, attraverso un lavoro lungo e faticoso, risultato alla fine equilibrato, abbiamo escluso dalle cause di giustificazione anche quei reati rispetto ai quali il segreto di Stato non è opponibile.
Dunque, anche con riferimento alle preoccupazioni sollevate in precedenza dall'onorevole Galante, credo che la Commissione abbia svolto un buon lavoro. Ringrazio il relatore, onorevole Violante, nella convinzione che su questo punto si possa serenamente andare avanti.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bocchino. Ne ha facoltà.
ITALO BOCCHINO. Signor Presidente, l'articolo 17 costituisce uno degli elementi centrali di questa riforma dei servizi.
Nel dichiarare il voto favorevole del gruppo di Alleanza Nazionale, tengo a sottolineare che da parte nostra vi è un particolare apprezzamento per la soluzione adottata che, tra l'altro, faceva parte della nostra proposta originaria.
Siamo giunti ad una mediazione che ci vede tutti d'accordo su un argomento così delicato. Tale argomento evidentemente da alcuni viene letto puntando l'indice contro i nostri servizi di sicurezza e da altri - questo è il nostro caso - ringraziando i servizi per il lavoro svolto in Italia e all'estero, come dimostrato nelle diverse crisi internazionali, soprattutto ad opera del SISMI, nonché nella vicenda avvenuta nei giorni scorsi, grazie all'intervento del SISDE, guidato dal generale Mori.
L'articolo 17 garantisce maggiore chiarezza non in quanto limita lo strapotere di agenti dei servizi di sicurezza che prima, in assenza di una normativa specifica, avevano la possibilità di porre in atto qualsiasi condotta, ma perché attribuisce la possibilità a tali agenti di porre in essere condotte previste dalla legge come reati laddove ciò sia indispensabile ai fini dei loro compiti. Ovviamente, sono esclusi i reati molto gravi, ma sono incluse tutte quelle condotte che possono favorire l'operatività dei nostri servizi, anche attraverso l'infiltrazione all'interno di organizzazioni nazionali ed internazionali.
Tale garanzia ultimamente, anche a causa di chi troppo frettolosamente ha attaccato i servizi di sicurezza derubricandoli a gruppi che si davano troppo da fare nella violazione delle norme vigenti, può essere molto importante in questa fase così delicata, non solo per quanto riguarda il terrorismo internazionale, ma anche per il traffico di droga, di armi e per il terrorismo interno, come quello affrontato in questi giorni.
Avere la possibilità di infiltrarsi e di porre in essere determinati atteggiamenti senza doversi trovare dinanzi ad un magistrato che potrebbe condividere le tesi di chi considera i servizi pericolosi per il nostro paese, significa offrire garanzie serie per essere operativi, senza il rischio - lo ripeto - di scontrarsi con qualche magistrato che, spesso, anziché occuparsi di recludere chi attenta alla sicurezza dei cittadini, si dedica a rincorrere trame all'interno degli apparati dello Stato perché offrono più facilmente la prima pagina dei giornali.
Per questo siamo particolarmente favorevoli alla causa di giustificazione di cui all'articolo 17, che ha un doppio vantaggio. Il primo è per i servizi di sicurezza, in quanto offre loro la possibilità di avere l'autorizzazione ad infiltrarsi e comportarsi di conseguenza, senza correre il rischio, diciamo così, che un magistrato si svegli dopo alcuni anni e metta in discussione Pag. 13l'operato di qualche agente. Il secondo è la garanzia della legalità per chi vuole che i servizi segreti operino all'interno dell'alveo della legalità, delle norme che abbiamo individuato con la riforma.
Accenno anche al problema posto dal collega Gamba con l'emendamento che abbiamo deciso di ritirare. È stata una scelta difficile prevedere esclusioni da queste condotte per i membri dei servizi. Siamo giunti alla mediazione che prende in considerazione le sedi dei partiti, dei sindacati e i giornalisti professionisti, sapendo che non è facile trovare una linea che faccia chiarezza.
Abbiamo cercato di fare il meglio possibile per tutelare coloro che sono garanzia di pluralismo, anche se probabilmente le cronache di questi giorni ci fanno capire che non sempre, a 360 gradi, vi è lo stesso rispetto del pluralismo da parte di questi soggetti che tuteliamo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cota. Ne ha facoltà.
ROBERTO COTA. Signor Presidente, l'articolo 17 è stato uno dei più discussi in Commissione, perché contempla l'introduzione di una causa di giustificazione di una scriminante del comportamento degli agenti e dei collaboratori in forza ai servizi.
Innanzitutto, va detto che una causa di giustificazione applicabile al comportamento degli operatori dei servizi di sicurezza esisteva già nel codice ed era l'adempimento di un dovere. Però, bisogna aggiungere che tale tipo di causa di giustificazione non è mai stata applicata o, quanto meno, non è stata applicata in maniera corretta da parte della magistratura in sede di applicazione giurisprudenziale, nel senso che gli operatori dei nostri servizi si sono spesso trovati senza tutela.
Con l'articolo 17 è stata introdotta una speciale causa di giustificazione codificata nella maniera più analitica possibile, che stabilisce quando il comportamento degli agenti dei servizi di informazione è scriminato mediante l'introduzione di una procedura di autorizzazione.
È stato operato un bilanciamento nella determinazione della casistica tra l'esigenza di tutela di un'attività importante per la sicurezza e l'esigenza di impedire abusi che potrebbero perpetrarsi nei confronti dei cittadini che possono avere a che fare con l'attività degli agenti dei servizi. Ciò anche perché abbiamo visto che nel passato spesso i servizi non hanno tenuto una condotta lineare ed esiste il rischio che vi siano delle deviazioni rispetto all'attività istituzionale.
È stato raggiunto quindi un buon equilibrio. Vorrei inoltre segnalare un'altra norma contenuta nel testo dell'articolo 17; mi riferisco al comma 4, che per quanto ci riguarda è molto positivo sotto l'aspetto dell'impossibilità da parte degli agenti dei servizi di agire utilizzando la causa di giustificazione all'interno delle sedi dei partiti. Ovviamente questa norma è necessaria, perché non vorremmo un domani trovarci con servizi segreti che invece di difendere la sicurezza dello Stato fanno azione di spionaggio e controspionaggio all'interno delle sedi dei partiti, in qualche modo per modificare gli assetti democratici e colpire magari partiti di opposizione o comunque partiti o movimenti che hanno delle idee politiche che magari non piacciono ad una certa concezione di Stato.
Per questo motivo, opportunamente, è stata introdotta la norma di cui al comma 4 dell'articolo 17. La nostra valutazione nel complesso è positiva e quindi il nostro voto sull'articolo 17 sarà favorevole.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Santelli. Ne ha facoltà.
JOLE SANTELLI. Come già sottolineato dai colleghi, questo è uno degli articoli fondamentali della nuova disciplina. È un articolo delicato, perché di fatto, come già ampiamente detto, mette fine al cosiddetto far west dei servizi. Uso questo termine appositamente, sebbene folkloristico, perché esso può portare a due estremi opposti, entrambi assolutamente preoccupanti. Da un lato, può consentire ai servizi Pag. 14di sicurezza di fare sostanzialmente quello che vogliono, in un regime di semiufficiosità e quindi in qualche caso di immunità totale. Dall'altro lato, ove i servizi operassero in termini corretti, secondo le direttive del Governo, quel far west può portare anche ad un rischio estremo, perché la loro attività, non avendo delle formule e delle «gabbie» ben codificate e definite può prestarsi all'intervento dell'autorità giudiziaria. Quindi l'attuale situazione determina un clima di totale incertezza.
L'articolo 17 che adesso stiamo esaminando deve farsi carico di entrambe le valutazioni, cioè del bilanciamento di entrambi gli interessi: da un lato, consentire che ci siano dei servizi di sicurezza che svolgano realmente la propria funzione e che possano farlo in tranquillità, senza la paura di azioni giudiziarie; dall'altro, deve esserci il limite e il rispetto delle garanzie dell'individuo, che, come vedremo dopo, sono assicurate da una procedura abbastanza delicata, che consiste nella concessione dell'autorizzazione allo svolgimento di queste operazioni coperte da garanzia e da «paletti» successivi, che sono stati inseriti dalla Commissione.
Evidentemente questo testo della norma, come tutti i testi che sono frutto di mediazione, lascia nel complesso soddisfatti, anche se probabilmente non tutti i passaggi sono condivisibili da tutte le forze politiche: è ovvio ed è normale che ciò avvenga. Per esempio, noi eravamo molto perplessi sul comma 4 dell'articolo 17, cioè sulla possibilità di escludere esplicitamente alcune categorie - ne abbiamo già parlato: partiti politici, organizzazioni sindacali e via di seguito -, e sul comma 5, nel quale sono previsti dei cosiddetti criteri a cui si deve adeguare il Presidente del Consiglio e che ci preoccupavano che potessero essere frutto di una valutazione a posteriori, in termini giurisdizionali. Ci viene assicurato che ciò non sarà così dai lavori parlamentari, perché non è questo ciò che si intende fare con il comma 5.
Chiaramente, però, come affermato prima, si tratta di un testo di compromesso e, pertanto, nonostante questo tipo di valutazione da parte di una forza politica, lo riteniamo nel complesso un testo valido.
Credo che su questo punto vi sia una linea di demarcazione netta. Individuata la responsabilità politica ed effettiva sull'attività dei servizi, ritenevamo che la responsabilità personale del Presidente del Consiglio, con il controllo parlamentare che, come vedremo, sopraggiungerà immediatamente, potesse essere considerata una garanzia sufficiente.
Mi rendo conto che, su un tema di questo genere, gioca moltissimo la cultura di cinquant'anni di servizi e la valutazione che ne è stata effettuata.
Abbiamo affermato all'inizio che si tratta di un testo che testimonia una sostanziale immaturità politica del Parlamento e del paese ed è evidente che esso deve essere accompagnato da passi adeguati, quindi considerando anche le preoccupazioni di chi, comunque in ordine ad una responsabilità politica tout court e al controllo parlamentare li ritenga insufficienti. Pertanto, nel complesso, preannunzio l'espressione del voto favorevole sull'articolo 17.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Alia. Ne ha facoltà.
GIANPIERO D'ALIA. Signor Presidente, preannunzio l'espressione del voto favorevole del gruppo dell'UDC sull'articolo in esame, che ha fortemente voluto perché rappresenta un pilastro essenziale della riforma, alla cui approvazione, oltre a quella che riguarda il segreto di Stato, ha condizionato l'espressione del voto favorevole sull'intero provvedimento.
Lo fa sul piano politico per due considerazioni, tenuto conto che questo testo supera due pregiudizi che, storicamente, a sinistra hanno condizionato la disciplina di questo fenomeno: il primo riguarda la circostanza di una funzione intrusiva dei servizi, disciplinata invece in maniera compiuta, con un controllo molto forte da parte del Parlamento, della magistratura e, soprattutto, della Corte costituzionale. Il Pag. 15secondo è quello che riguarda il rapporto tra magistratura e Governo. Questo testo consente di avviare un percorso diverso ed informato al principio di leale collaborazione tra queste autorità e questi poteri, che, forse, contribuirà anche ad un clima più sereno.
Anche noi nutriamo alcune perplessità e le abbiamo manifestate; ad esempio, siamo convinti delle tesi del collega Gamba, perché l'emendamento che riguarda i giornalisti, scritto in quel modo, sembra più una norma ad personam che una norma che disciplina una immunità.
Inoltre, con riferimento all'emendamento approvato in Commissione, l'emendamento 17.203, pur ricomprendendo fra le condotte autorizzate le associazioni con finalità di terrorismo e quelle di stampo mafioso, per quanto riguarda l'infiltrazione, lascia fuori le associazioni sovversive; comunque vi sarà il tempo al Senato per approfondire anche tali argomenti.
PRESIDENTE. Assiste ai nostri lavori una classe dell'Istituto comprensivo «Leonardo Da Vinci» di Roma. La Presidenza e l'Assemblea la salutano (Applausi).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boato. Ne ha facoltà.
MARCO BOATO. Signor Presidente, rappresentante del Governo, colleghi, anche a nome del gruppo dei Verdi preannunzio l'espressione del voto favore sull'articolo 17 concernente l'ambito di applicazione delle garanzie funzionali. È un tema, come emerso dagli interventi che mi hanno preceduto, dei diversi gruppi di maggioranza e di opposizione, di particolare delicatezza, sia sotto il profilo istituzionale dell'attività dei servizi di informazione e sicurezza, sia in riferimento a vicende che si sono svolte nel passato e che hanno a volte segnato con qualche pagina nera la storia della nostra Repubblica.
Credo che il testo che abbiamo elaborato, sia in riferimento al testo base proposto dal presidente Violante sia in riferimento agli emendamenti che, di volta in volta, con largo consenso, spesso unanime, la Commissione ha proposto, sia complessivamente equilibrato.
La possibilità di dar vita alle condotte previste da questo articolo deve essere legittimamente autorizzata di volta in volta, in quanto esse sono indispensabili alle finalità istituzionali. Vedremo, con l'esame dell'articolo 18, che tale autorizzazione fa capo direttamente al Presidente della Consiglio dei ministri o all'autorità delegata. Quindi, vi è una diretta responsabilità politica di volta in volta sui singoli casi di autorizzazione.
Inoltre è molto importante anche quanto abbiamo previsto con i commi successivi (che mi accingo a leggere, anche perché resti traccia del merito di questo discussione) con la previsione che «la speciale causa di giustificazione di cui al comma 1 già citato non si applica se la condotta prevista dalla legge come reato configura delitti diretti a mettere in pericolo o a ledere la vita, l'integrità fisica, la personalità individuale, la libertà personale, la libertà morale, la salute o l'incolumità di una o più persone».
A questo riguardo devo aggiungere che non condivido affatto le considerazioni svolte poco fa dal collega Bocchino di Alleanza Nazionale, in riferimento a gravi vicende giudiziarie in corso, perché, fermo restando che sarà la magistratura a dover accertare le responsabilità penali (in quest'aula non si fanno processi sommari), le ipotesi di reato ivi configurate sono in esatta contraddizione con quanto previsto dal comma 2 dell'articolo 17.
Tale articolo, al comma 3, prevede ulteriormente che «La speciale causa di giustificazione non si applica, altresì, ai reati di attentato contro organi costituzionali e contro le assemblee regionali, di cui all'articolo 289 del codice penale, agli attentati contro i diritti politici del cittadino, di cui all'articolo 294 del codice penale, e ai delitti contro l'amministrazione della giustizia (...)».
In riferimento al problema più volte citato, sollevato con un emendamento poi ritirato dal collega Gamba, che da parte sua lo ha illustrato con molto garbo e con molta correttezza, vorrei rilevare che le Pag. 16sue considerazioni contengono un errore. Mi riferisco al punto in cui ha detto, rivolgendosi a tutti noi, che un membro del Parlamento, a differenza dei giornalisti, potrebbe essere sottoposto all'applicazione di attività che comportano questa causa di giustificazione. Ebbene, voglio rispondere al collega Gamba che ciò non è vero perché si tratta di una legge ordinaria e che pertanto essa non può derogare al Testo costituzionale che, all'articolo 68, secondo comma (il primo comma riguarda l'insindacabilità dei voti e delle opinioni espresse), prevede che «senza l'autorizzazione della Camera alla quale appartiene, nessun membro del Parlamento può essere sottoposto a perquisizione personale o domiciliare, né può essere arrestato o altrimenti privato della libertà personale, o mantenuto in detenzione (...)», e così via. Al terzo comma si legge: «Analoga autorizzazione è richiesta per sottoporre i membri del Parlamento ad intercettazioni, in qualsiasi forma, di conversazioni o comunicazioni o a sequestri di corrispondenza». Sul punto mi pare quindi che l'obiezione del collega Gamba non fosse fondata.
Credo che sia molto importante anche il fatto di aver aggiunto oggi in aula la norma che non consente l'autorizzazione di condotte previste dalla legge come reato per le quali non è opponibile il segreto di Stato, con l'eccezione, credo condivisibile, delle fattispecie previste dagli articoli 270-bis, secondo comma, (partecipazione ad associazione terroristica) e 416-bis, primo comma, del codice penale (partecipazione ad associazione di tipo mafioso).
Proprio perché questo articolo prevede particolare rigore e determinazione nel disciplinare le ipotesi di condotta ed anche le esclusioni da me citate, annuncio su di esso il voto favorevole da parte del mio gruppo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fiano. Ne ha facoltà.
EMANUELE FIANO. Signor Presidente, intervengo brevemente per annunciare il voto favorevole sull'articolo 17 da parte del gruppo de L'Ulivo e per sottolineare l'importanza di ciò che stiamo facendo con l'approvazione di tale articolo. Infatti, con esso si inscrive in questa legge, e quindi nel nostro ordinamento, una normativa che sancisce il controllo politico (e quindi democratico) ed istituzionale sull'attività degli operatori dei servizi di informazione, discriminando tra ciò che si può giustificare a monte, come condotta astrattamente configurante un'ipotesi di reato, e ciò che non si può eventualmente giustificare.
Stabiliamo quindi con l'approvazione di questo articolo un principio cardine di questo testo, fondamentale per accrescere il rapporto di trasparenza e di controllo democratico della vita dei servizi di informazione. Questi servizi non debbono muoversi nel limbo di un'incertezza ambigua. In questo articolo stabiliamo ciò che si può fare e ciò che non si può fare, vietando una serie di fattispecie che andrebbero a ledere le categorie che chi mi ha preceduto ha già sottolineato; mi riferisco a quell'elenco di reati contro gli organi costituzionali, contro le assemblee regionali, contro i diritti politici del cittadino, reati che ledono o mettono in pericolo la vita, l'integrità fisica, l'incolumità di una persona o la sua libertà personale.
Al di là dell'elencazione specifica dei reati, penso che con l'approvazione di questo articolo sanciremo un nuovo, più corretto e democratico rapporto tra il controllo politico e il modello di attività consentite o giustificabili da parte dei servizi di informazione. Credo che questo sia un cardine della riforma e sono certo che con questo provvedimento contribuiremo a rendere più moderna e democratica anche l'attività dei servizi.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 17, nel testo emendato.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 17
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 472
Votanti 469
Astenuti 3
Maggioranza 235
Hanno votato sì 465
Hanno votato no 4).
Prendo atto che i deputati Bressa, Allam e Amendola hanno espresso erroneamente un voto contrario mentre avrebbero voluto esprimerne uno favorevole.
Ricordo che alle 11,30 è prevista un'informativa urgente del Governo sulle recenti operazioni antiterrorismo e sullo stato della lotta al terrorismo.
Il seguito del dibattito è quindi rinviato al prosieguo della seduta, al termine dello svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
Sospendo brevemente la seduta.
La seduta, sospesa alle 11,30, è ripresa alle 11,40.
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE FAUSTO BERTINOTTI
Informativa urgente del Governo sulle recenti operazioni antiterrorismo e sullo stato della lotta al terrorismo.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di un'informativa urgente del Governo sulle recenti operazioni antiterrorismo e sullo stato della lotta al terrorismo.
Dopo l'intervento del rappresentante del Governo, interverranno i rappresentanti dei gruppi in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica, per otto minuti ciascuno. Un tempo aggiuntivo è attribuito al gruppo Misto.
(Intervento del ministro dell'interno)
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il ministro dell'interno, Giuliano Amato.
GIULIANO AMATO, Ministro dell'interno. Signor Presidente, colleghi, l'inizio di questa mia informativa coincide necessariamente con notizie ed informazioni che sono già in loro possesso. D'altra parte, è giusto che rimangano agli atti della Camera nella loro completezza le informazioni del Governo. Peraltro mi scuso per la voce che fa concorrenza a quella del Presidente in tono di raffreddore.
Nella mattinata di lunedì scorso, 12 febbraio, furono le questure di Milano, Padova, Torino e Trieste, coordinate dalla direzione centrale della polizia di prevenzione, ad arrestare - come tutti sappiamo - 15 persone, accusate dei reati di associazione sovversiva e banda armata ed altri delitti connessi. Le ordinanze di custodia cautelare in carcere erano state emesse dall'autorità giudiziaria di Milano, a conclusione di un'indagine avviata dalla Digos nel capoluogo lombardo nell'agosto del 2004. È un'indagine che ha avuto una lunghissima evoluzione - che io, da ministro dell'interno, ho potuto seguire, in quanto è iniziata proprio come indagine di polizia e dei servizi informativi e non come indagine di polizia giudiziaria - che è stata volta non tanto alla raccolta di indizi quanto, progressivamente, all'accantonamento di prove vere e proprie di organizzazione di attività sovversiva, in modo da mettere l'autorità giudiziaria (quando tutto è stato travasato sulla procura di Milano) già in condizioni di poter agire sulla base di fatti largamente accertati, tanto è vero che - come emerge dalla mia informativa - in almeno un'occasione si è formalmente utilizzata la norma che consente il differimento dell'arresto allo scopo di acquisire ulteriori elementi probatori, altrimenti per i pubblici ufficiali sarebbe scattato già in precedenza l'obbligo dell'arresto.Pag. 18
Gli arrestati sono militanti di una organizzazione terroristica, il Partito comunista politico-militare, attestata ideologicamente sulle posizioni della cosiddetta Seconda posizione delle Brigate rosse - tornerò dopo su questo -, strutturata tra Milano, Padova e Torino, principalmente: nuclei attivi non solo a Torino, Milano e Padova ma anche a Roma; doppio livello occulto e palese; attitudini - già illustrate dalla stampa in questi due giorni - a comportamenti tipici di eversori segreti; programmazione con largo anticipo degli incontri sia in Italia che all'estero; orari e giorni prefissati; comunicazione attraverso Internet piuttosto che attraverso altri mezzi di comunicazione.
Sulle origini di questa fazione delle Brigate rosse, Seconda posizione, si esprime, mi pare in modo perspicuo, il dottor Salvini, nell'ordinanza di custodia cautelare da lui firmata: «Nel 1984, nelle vecchie Brigate rosse, in fase di sconfitta e di ritirata dopo la neutralizzazione negli anni precedenti di intere colonne, si erano manifestate, nel corso del dibattito appunto sulla ritirata strategica, due posizioni: la cosiddetta Prima posizione, di impianto prettamente militarista, che ribadiva la validità dell'attacco al cuore dello Stato, e la cosiddetta Seconda posizione, che criticava le derive militariste e soggettiviste e sceglieva la linea di una guerra rivoluzionaria di più lunga durata» e di più vasta apertura verso la società e verso l'impegno anche politico e sociale.
Questo secondo spezzone delle vecchie Brigate rosse dette origine, inizialmente, all'Unione dei comunisti combattenti che, negli anni 1986-1987, si rese responsabile del ferimento di Antonio Da Empoli, prima, e dell'uccisione del generale Giorgeri, dopo. Successivamente, essa venne smembrata, ma, anche grazie alla latitanza in Francia di alcuni dei suoi militanti, continuò ad operare sotterraneamente sino ad oltre la metà degli anni Novanta, dando vita, a quel punto, alla cellula per la costituzione del Partito comunista combattente, che pubblicava l'opuscolo Per il Partito che, in qualche modo, è il progenitore de L'Aurora, di cui parlerò tra poco, una pubblicazione alla quale gli apparati che fanno capo al Ministero dell'interno hanno dedicato, in questi anni, una particolare ed accentuata attenzione, proprio perché quanto lì pubblicato era espressivo dell'orientamento che caratterizza la Seconda posizione e che la spinge, non solo a distinguersi dalla Prima, ma anche a criticarla.
Di questa area, particolarmente insediata a Parigi, faceva parte Alfredo Davanzo, il leader ideologico del gruppo sgominato con gli arresti dell'altro ieri. Davanzo oggi ha circa cinquant'anni. Dopo gli anni di latitanza in Francia, una volta divenuta non più eseguibile la condanna inflittagli dalla corte d'assise di Torino (sotto questa frase, sta un gioco di prescrizioni, che è intervenuto, in ragione del quale ci si è accorti che aveva scontato la pena e quindi è stato liberato), nel 2005, ha iniziato ad operare in semiclandestinità, prima in Svizzera e poi in Italia. Sapete tutti che, all'atto dell'arresto, è lui che si è dichiarato «militante rivoluzionario».
Durante la latitanza, Davanzo aveva continuato a mantenere i contatti con i suoi compagni residenti a Torino. Nel 1989 venne rinvenuta, in un frigo portatile sotterrato in un boschetto vicino a Torino, documentazione ideologica riguardante la strategia della cellula per la costituzione del Partito comunista combattente. Si tratta di materiale in parte manoscritto e l'analisi grafologica consente di attribuirlo, per l'appunto, al Davanzo. Quei documenti contengono le tesi che poi troviamo sviluppate nel giornale L'Aurora. Ciò, quindi, sottolinea il ruolo che aveva Davanzo in questo raggruppamento, Seconda posizione delle Brigate rosse. Il bollettino L'Aurora è circolato clandestinamente dal febbraio 2003. Si dichiarava esplicitamente erede della Seconda posizione. Era, quindi, una posizione diversa sia da quella del Partito comunista combattente sia da quella di chi, insieme agli altri gruppi, veniva accusato di aver abbandonato ogni prospettiva realmente rivoluzionaria.
Bisogna stare attenti, perché le posizioni sostenute da l'Aurora, ripetute - mi Pag. 19scrivono - in modo quasi pedissequo nelle decine di ore di conversazioni intercettate tra alcuni dei personaggi arrestati ieri l'altro (Latino, Gaeta, Sisi, Ghirardi e Bortolato) hanno in comune come assunto di fondo l'affiancamento dell'azione armata con un lavoro politico di inserimento nelle lotte sociali in fabbrica, nelle contestazioni contro la TAV, nelle proteste di periferia.
Quindi c'è un'azione positiva volta ad innestarsi nei movimenti sociali, in qualche modo infiltrarli e quindi farne il retroterra necessario, in termini di consenso politico, per la propria azione militare, diversamente da quanto era stato fatto dall'ala militarista, responsabile delle uccisioni di D'Antona e Biagi, nei confronti della quale, infatti, va la critica de l'Aurora, che accusa appunto questa ala di essersi isolata in un'azione militare senza retroterra politico e sociale. Nel n. 3 de l'Aurora, della primavera del 2006, sono illustrati alcuni esempi di mobilitazioni considerate positivamente dalla redazione: le proteste degli autoferrotranvieri, gli operai in lotta a Melfi, il rinnovo dei contratti dei metalmeccanici, la mobilitazione di Pomigliano d'Arco, le proteste in Val di Susa, genericamente le banlieu francesi.
In questo contesto, è chiaro che diventa di lettura ambivalente e difficile, in assenza di elementi precisi da classificare in modo univoco, l'iscrizione di diversi di questi ad un sindacato come la CGIL. Perché, onestamente, può trattarsi tanto di adesione di questi iscritti alla CGIL a quel gruppo, quanto di infiltrazione della CGIL da parte di quel gruppo. Io non sono in grado di avvalorare l'una o l'altra di queste tesi, ma tenendo conto delle tesi de L'Aurora e di Seconda Posizione, entrambe vanno tenute presenti come possibili spiegazioni.
Per quanto concerne i profili di questi militanti - dei quali i giornali hanno ampiamente parlato - i capi, salvo Gaeta, che ha 31 anni, sono persone sui cinquant'anni: da Latino che ha 49 anni a D'Avanzo che ne ha 50. Diversi di loro - come ho già detto - sono iscritti alla CGIL; molti fanno capo più che ai centri sociali in senso ampio e indefinito, ad un centro sociale ben preciso che è il Gramigna di Padova. Latino, in particolare, è del centro proletario Ilic, una sorta di struttura di coordinamento, ma poi vi sono Amarilli Caprio, Alfredo Mazzamauro, Massimiliano ed Alessandro Toschi, Andrea Scantamburlo, Davide Rotondi, arrestato a Trieste. Tutti questi, in un modo o nell'altro, hanno legami con il centro sociale Gramigna di Padova che poi è il centro - di cui mi parlava il collega Maroni - dal quale erano venute fuori delle turbolenze a dir poco violente nei confronti del collega Borghezio.
ROBERTO MARONI. Pestaggi!
GIULIANO AMATO, Ministro dell'interno. Le perquisizioni effettuate hanno riguardato, oltre agli arrestati, altre 33 persone, e le sedi di diverse organizzazioni: il centro Gramigna, ovviamente, il centro Ilic che ho già menzionato, il centro la Fucina di Sesto San Giovanni.
A seguito di queste perquisizioni, sono stati sequestrati: un kalashnikov completo di munizionamento, sotterrato nell'orto dell'abitazione del Sisi (questi fatti ricordano episodi di moltissimi anni fa: tenere sotterrato un kalashnikov nel proprio orto); nell'abitazione del Rossin un revolver 38, una divisa della Guardia di Finanza, proiettili per kalashnikov, documentazione varia all'esame degli inquirenti e numerosi CD e supporti informatici (molto materiale dovrà essere esaminato).
Nel corso dell'indagine è emerso che gli appartenenti al movimento eversivo avevano individuato un'ampia gamma di obiettivi. Gli obiettivi sono stati indicati ad una dimensione, in una prima lista, che ha allarmato diverse persone e che ci ha portato giustamente ad esprimere la solidarietà nei confronti di tutti e di ciascuno. Del resto, basta essere in una lista del genere per meritarlo.
Esaminando le informazioni acquisite con maggiore ponderazione, emerge, per la verità, che alcuni erano bersagli puramente ipotetici nei confronti dei quali non erano state fatte né preispezioni né controlli Pag. 20di orari e di situazioni (in sostanza, non erano stati compiuti atti preparatori di un possibile attentato), mentre nei confronti di altri questo era accaduto. Quindi, ai primi continua ad andare la mia solidarietà, ma anche la mia tranquillità d'animo che ho cercato di comunicare loro, dicendo che, in fondo, si è trattato soltanto di questo.
I bersagli nei confronti dei quali sono stati compiuti effettivi atti preparatori, propedeutici ad un possibile attentato, erano: il «Punto Marco Biagi», centro di informazioni sulle tematiche del lavoro gestito dal comune di Milano; l'abitazione del professor Ichino; due dirigenti della Breda, uno dei quali risultava imputato per la morte di alcuni operai per avvelenamento da amianto; un manager che, in passato, ha ricoperto diverse cariche in Breda, in Ansaldo e in Finmeccanica; un passaggio verso un'ipotesi Sky e verso un'ipotesi Mediaset è stato fatto, andando in gommone sul fiume Lambro, però, nel corso di successive intercettazioni, i due che avevano fatto questo percorso, hanno detto che era una cosa da non fare, perché presentava difficoltà eccessive; la redazione del quotidiano Libero era stata presa in seria considerazione e giustamente il quotidiano Libero si ritiene un bersaglio che era stato scelto, perché c'era l'intenzione di compiere, entro il prossimo aprile, un attentato incendiario con benzina ed acido, da versare all'interno della sede, probabilmente dopo aver tranciato la saracinesca, in un giorno di chiusura (quindi, un atto dimostrativo, non finalizzato ad uccidere, ma un attentato); la palestra Doria di Pasquale Guaglianone, detto Lino, residente a Basiglio, noto per essere militante della destra radicale.
I luoghi presi in considerazione, ma non valutati effettivamente con attività preparatorie, sono: una sede ENI a San Donato Milanese (si era pensato ad una autobomba, ma l'idea è stata subito scartata, per la presenza di telecamere e di vie chiuse da sbarre); la residenza milanese del presidente Berlusconi (e tutti avete letto sui giornali la frase che fa riferimento a queste ipotesi: «scendere da quella rampa con un bel furgone e ti levi una bella soddisfazione...»), la sede de Il Foglio e obiettivi israeliani.
Un episodio che mi colpì, a suo tempo, fu quello nel corso del quale il gruppo terroristico si adoperò per autofinanziarsi ai danni di uno sportello bancomat dell'istituto di credito Antonveneta in prossimità di Padova. Il fatto che i membri del gruppo fossero seguiti e controllati passo passo permise alla Digos di inserire in quel bancomat un apposito e straordinario allarme: quando arrivarono per scardinarlo, l'allarme scattò, loro fecero marcia indietro e vennero filmati. Fu in questa occasione che venne applicato l'articolo 9 della legge n. 146 del 2006, che autorizza a differire l'arresto: si trattava, infatti, di un classico episodio da arresto.
Posso aggiungere che, nel corso delle indagini, sono emersi contatti e collegamenti anche con la criminalità organizzata tenuti da due degli arrestati, Scivoli e Ghirardi, a scopo di approvvigionamento logistico del gruppo terroristico. In occasione di un incontro, Scivoli aveva fatto cenno alla possibilità, appena avessero recuperato un po' di soldi (l'episodio del bancomat aveva impedito loro di farlo), «di recarsi in Croazia, dove avrebbe avuto la possibilità di acquistare uzi piccoli, kalashnikov, bazooka ed esplosivo, pagando qualcuno per farseli portare in Italia». Nell'occasione lo Scivoli ha fatto cenno ad un suo contatto, verosimilmente da sfruttare per questo progetto, con il fratello di Mimmo Belfiore, esponente di spicco di una cosca di Gioiosa Ionica.
Avrete saputo, nel frattempo, che un inquietante episodio è avvenuto questa notte a Padova: ignoti hanno versato liquido infiammabile nei pressi del portone esterno dello stabile in cui abita il dottor Lucio Pifferi, dirigente della Digos di Padova. Nelle vicinanze è stata rinvenuta una tanica di plastica da 5 litri dalla quale fuoriusciva uno straccio imbevuto. Si può ritenere che gli attentatori, mentre miravano alla porta, siano stati scoperti e, disturbati, abbiano abbandonato lì la tanica e se ne siano andati.Pag. 21
Sempre questa notte, a Milano, personale della polizia di Stato ha tratto in arresto quattro persone per propaganda ed apologia sovversiva. Di queste quattro persone, una è la convivente di Massimiliano Gaeta, uno dei quindici arrestati; gli altri sono persone che si conoscono tra di loro, ma che non hanno legami specifici. Avevano affisso manifesti redatti con pennarello riportanti le frasi: «Sfruttamento: la lotta non si arresta»; «Non ci mettete paura, la lotta continua»; «Ustica Piazza Fontana: lo Stato si assolve il carcere a chi lotta».
Poco distante, inoltre, è stato rinvenuto uno striscione, redatto con lo stesso pennarello, recante la scritta «Governo di guerra e sfruttamento. La lotta non si arresta».
Nella vettura sono stati trovati volantini con frasi del tipo: «Terrorista è chi ci affama e fa le guerre non chi lotta a fianco dei popoli»; «Compagni: in piedi o morti ma mai in ginocchio».
Questi episodi - e mi avvio alla conclusione - sottolineano due fenomeni dei quali vorrei rendere partecipe la Camera e che mi sembrano importanti.
Il primo: effettivamente, l'impostazione di Seconda posizione, riflessa negli articoli e negli scritti apparsi su L'Aurora non è rimasta sterile.
Siamo ben lontani da quella rete indefinita di nascosti consensi e di nascoste complicità di cui le brigate rosse usufruirono prima dell'assassinio di Aldo Moro, che rappresentò la fine delle solidarietà attorno a loro, ma di sicuro c'è qualcosa di più dell'isolamento nell'azione militare dell'ala militarista della Lioce (quella degli assassini di D'Antona e di Biagi).
Quindi, qui c'è una rete, non particolarmente estesa, della quale noi dobbiamo tenere conto. Questo è il momento di esprimere la nostra gratitudine, insieme, alla magistratura ed alle Forze dell'ordine, ma è anche il momento di contare su di loro, affinché l'azione svolta con successo in questa occasione non si fermi, perché c'è ancora qualcosa che si agita attorno a coloro che si volevano rendere responsabili delle azioni militari; per non parlare degli anarco-insurrezionali, che scorrono in parallelo - per ora, non vi è stato alcun fenomeno di unione operativa tra i due -, ma che rappresentano essi stessi una fonte di problemi ai quali io sono sicuro siamo in grado, con l'efficienza dimostrata in questa occasione, di fare fronte.
Il secondo fenomeno che ho colto, in particolare nell'episodio accaduto a Padova, è l'emergere di «spunti» di ostilità nei confronti delle Forze di polizia. Sono spunti totalmente diversi tra di loro - sarebbe arbitrario vedere fra essi un collegamento razionale o consapevole -, ma non c'è dubbio che la malavita organizzata si predispone a considerare le Forze dell'ordine un bersaglio, ed è ovvio che sia così.
Ci sono gli ultras, legati o non legati che siano - a volte, forse lo sono - alla criminalità organizzata, che esprimono ostilità nei confronti delle Forze dell'ordine. Per piccolo che fosse, l'episodio accaduto nello stadio romano, domenica scorsa, è un episodio che non mi è sfuggito, e che mi torna in mente quando vedo un funzionario della Digos essere potenziale vittima di un attentato da parte di gruppi eversivi a Padova.
Allora, queste cose finiscono per connettersi nella mia mente, anche se non sono razionalmente connesse tra di loro. In relazione a queste, sento mio dovere, nei confronti del paese e del ruolo che in esso esercitano le Forze dell'ordine, chiedere a tutto il Parlamento ed a tutte le forze politiche che in esso vi sono di essere solidali con le Forze dell'ordine in qualunque circostanza, dimostrando questa solidarietà anche (Applausi)...
Un'occasione per farlo, se non per tutti, per alcuni - e io sono certo che sarà così -, è la manifestazione che tutti sappiamo avrà luogo in una città del nord sabato prossimo, che potrebbe essere l'occasione cercata da altri per saldare gli spezzoni di ostilità nei confronti delle Forze dell'ordine. Sono certo che, in quella occasione, tutti coloro che siedono in questo Parlamento esprimeranno, invece, l'atteggiamento opposto. Vi ringrazio (Applausi).
PRESIDENTE. La ringrazio, signor ministro.
(Interventi)
PRESIDENTE. Avranno luogo ora gli interventi dei rappresentanti dei gruppi i quali, come ho ricordato, avranno a disposizione otto minuti di tempo ciascuno. Prego ognuno di rimanere nei tempi. A trenta secondi dal termine segnalerò la necessità di concludere l'intervento.
Ha chiesto di parlare il deputato Bressa. Ne ha facoltà.
GIANCLAUDIO BRESSA. Signor Presidente, il gruppo de L'Ulivo desidera esprimere piena soddisfazione e un ringraziamento al ministro dell'interno, Giuliano Amato, e alle forze di polizia per l'efficacia della loro azione di indagine. Ci associamo alle espressioni di solidarietà per quanto stanno facendo per la sicurezza dei cittadini. Un ringraziamento va anche alla magistratura.
Se noi oggi siamo in questa sede non per commemorare morti dovuti a tragici fatti di sangue, ma per riflettere su un insensato rigurgito del terrorismo lo si deve all'eccezionale operazione di prevenzione che magistratura e forze di polizia sono state capaci di attuare. Questo è importante e positivo. Un pensiero di solidarietà incondizionata va a tutti coloro i quali erano nel mirino dei terroristi, dal presidente Berlusconi al professor Ichino, da Libero alle imprese schedate. I fatti di queste ore e le parole del ministro Amato ci devono far riflettere seriamente su alcune questioni.
La prima è forse la più urgente: di fronte al terrorismo, le forze politiche devono restare unite e ogni divisione apre spazi al terrorismo. Dobbiamo saper costruire un muro comune contro questa follia, senza divisioni o indulgenze propagandistiche. Teniamo a mente la magistrale lezione di Simone Weil secondo la quale, laddove le opinioni irragionevoli prendono il posto delle idee, la forza può tutto. Noi dobbiamo avere la capacità della forza delle idee, di un pensiero forte, per garantire la fermezza e l'unità delle azioni. Proprio di una cosa possiamo essere certi: non si tratta di un fenomeno spuntato dal nulla. C'è un filo che lega uomini che vent'anni fa erano già sulla linea del fuoco e ventenni che, quando i primi venivano arrestati, ancora non erano nati. C'è il filo conduttore di «Seconda Posizione», dell'ala cosiddetta movimentista del terrorismo, che teorizza che bisogna inserirsi nelle lotte sociali e nelle contese sindacali con l'obiettivo di accendere il conflitto, per uccidere e distruggere gli uomini e le cose del rinnovamento. Questo, soprattutto, ci deve far riflettere: il fronte sul quale il terrorismo ha deciso di combattere è quello del lavoro, della precarietà, della crisi del nord del paese.
Domandiamoci, ad esempio, le ragioni per le quali molti degli arrestati e degli indagati provengono da una città, Padova, che ha fatto della cultura della fermezza la propria ragione politica: al nord c'è la crisi più profonda della fabbrica, il lavoro è precariato e la questione settentrionale non è solo l'inquietudine di un ceto medio impoverito, arrabbiato e antipolitico, ma è anche il disagio profondo dei giovani per un futuro che non si riesce a vedere. Allora si capisce il perché delle infiltrazioni nel mondo sindacale: il mondo del lavoro e il sindacato tornano ad essere il luogo della frontiera. Per questo è sbagliato attaccare il sindacato nel momento in cui è il punto di maggiore debolezza del sistema, mentre tutti dobbiamo fare muro per ricostruire un argine democratico contro il rigurgito terrorista.
Non dimentichiamo che si è aperta la sfida delle riforme, del nuovo patto sociale per la produttività. Se non c'è coesione sociale e politica le riforme non si possono fare. I terroristi lo sanno e attaccano, colpiscono proprio per questo, per ricacciare nel buio il paese.
L'ultima osservazione, la più importante: una stagione di riforme è il momento in cui il confronto tra le parti deve essere garantito al massimo livello. Il confronto, va da sé, significa anche la possibilità di polemizzare, di esprimere e manifestare Pag. 23il proprio dissenso. Pensare di rinunciare a questo significherebbe darla vinta ai terroristi, che non fanno politica, sono dei criminali. Il nostro paese ha più che mai bisogno di partecipazione e anche di dissenso, vero, civile e democratico, se vuole vincere la sfida delle riforme. Per questo le libertà e i diritti costituzionali non possono essere messi in gioco da alcuno.
Il prezzo della democrazia è proprio l'equilibrio, delicato e razionale, tra diritti umani e sicurezza. Aharon Barak, presidente della Corte suprema israeliana, in una sentenza ha scritto:«È un prezzo molto alto, ma vale la pena di perseguirlo perché rafforza lo Stato e fornisce un motivo alla sua lotta». Noi sappiamo quanto abbiamo bisogno, oggi, di uno Stato forte e credibile e sappiamo che il prezzo della democrazia è esattamente quello che il terrorismo esige per essere vincente. Noi non lo dobbiamo consentire e non lo consentiremo (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Bondi. Ne ha facoltà.
SANDRO BONDI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la dettagliata relazione del ministro Amato ha confermato che le nostre forze dell'ordine, carabinieri e polizia, e i nostri servizi, a cominciare dal SISDE, sono in grado di garantire la sicurezza dello Stato e dei cittadini da una minaccia eversiva che, a trent'anni dalla stagione delle P38, resta purtroppo concreta e attuale, come se il tempo non fosse passato. Agli apparati dello Stato, che vigilano sulla nostra vita democratica e ai quali non abbiamo mai fatto mancare il nostro leale sostegno, va dunque il ringraziamento forte e convinto di Forza Italia e del suo gruppo parlamentare (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
La domanda che dobbiamo subito porci, cari colleghi - e che nella relazione del ministro è assente - è se, a fronte dello strenuo impegno delle forze dell'ordine, la politica abbia fatto interamente la sua parte nel recidere ogni legame con i gruppi eversivi e nel togliere ogni spazio di sopravvivenza a chi propugna ancora la rivoluzione armata. Io sono convinto che oggi dal Parlamento debba uscire una risposta forte, chiara ed unitaria da parte di tutte le forze democratiche al rinascente terrorismo rosso. Ritengo tuttavia che davanti ad un pericolo eversivo, che si ripresenta con una impressionante carica di pericolosità, non sia utile rifugiarsi nelle solite, scontate invocazioni all'unità, perché questa non è un valore se non è fondata sulla verità e sulla coerenza.
Una verità si è affermata in questi anni - sento il dovere di dirlo non per aprire una sterile polemica, ma per scongiurare che si ripetano gli atteggiamenti ambigui e le rischiose contiguità che hanno caratterizzato l'atteggiamento di una parte della sinistra nei confronti dei reduci degli anni di piombo: sembra quasi che si sia voluto calare un velo di oblìo sulle responsabilità di tanti uomini e donne, che avevano scelto di dedicare la propria vita all'idea e alla pratica dell'insurrezione rivoluzionaria e alla lotta armata per il comunismo. Si è voluto dare per morto il mostro brigatista mentre questo dimostrava con gli omicidi di due servitori dello Stato - D'Antona e Biagi - di essere ancora perfettamente vivo, se non vitale come trent'anni fa. E si è fatto purtroppo di più e di peggio, dando l'impressione molto spesso di tenere in considerazione più i responsabili degli anni di piombo, che la memoria e la concreta solidarietà nei confronti dei familiari delle vittime [Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].
È uscito recentemente un libro che raccoglie le testimonianze di padri, madri, mogli e figli degli uomini morti sotto il fuoco delle Brigate rosse. La invito a leggerlo, signor ministro, perché contiene storie di umiliazioni gratuite e di disinteresse da parte dello Stato verso persone, che hanno pagato con la distruzione della loro famiglia il conto di una stagione di follia ideologica e sanguinaria. Questa gente chiede ancora giustizia e attende un Pag. 24segnale di serietà da parte dello Stato e della politica. Ci vuole un soprassalto di responsabilità per ristabilire la verità sul passato e per costruire un futuro, in cui non occorra più spargere il sangue per difendere la nostra democrazia.
Un primo segnale forte potrebbe arrivare proprio da lei, ministro Amato: sfratti subito dal suo ufficio, al Ministero dell'interno, l'ex brigatista Roberto Del Bello, segretario particolare del suo sottosegretario Bonato, di Rifondazione Comunista (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Lega Nord Padania)! È intollerabile che un ex terrorista, condannato a quattro anni, con sentenza passata in giudicato, abbia un ufficio ed una scrivania al Viminale (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Lega Nord Padania), laddove si muovono le fila delle più delicate inchieste dell'eversione! Vi rendete conto, amici della sinistra, l'enormità morale di questa vicenda?
Devo anche ricordare - solo per fare un altro triste esempio - che a Giovanni Senzani, ideologo delle Brigate rosse negli anni Ottanta, che mai si è pentito, è stato commissionato in Toscana un progetto pubblico di cultura della legalità (Una voce dai banchi del gruppo Forza Italia: Vergognatevi!).
La sinistra dunque ha il dovere di aprire una seria riflessione sul fatto che, a trent'anni dal 1977, l'anno più tragico della stagione del terrore, nel nostro paese c'è ancora chi è pronto ad uccidere in nome del comunismo. C'è ancora una tolleranza troppo ambigua nei confronti di centri sociali, che rischiano di trasformarsi in santuari eversivi e troppi cattivi maestri si sentono, ancora oggi, autorizzati e incoraggiati a salire in cattedra, in politica e persino nelle istituzioni.
Dalla relazione del ministro dell'interno emerge poi un'altra terribile verità, cioè che il nucleo brigatista smantellato mentre era in procinto di agire è composto da vecchi arnesi dell'eversione e da nuove leve del terrorismo, giovani nati negli anni Ottanta, che erano pronti a compiere il tragico salto dal movimentismo alla lotta armata.
C'è un filo rosso dell'eversione, dunque, che non è mai stato reciso. Deve fare riflettere che quasi la metà degli arrestati appartenessero alla CGIL. Questo dimostra che l'eversione ha ancora radici perfino nel sindacato, che pure negli anni Settanta seppe diventare un baluardo della legalità democratica. È giunto, quindi, da parte di tutti il momento di alzare definitivamente una diga a sinistra, isolando tutte quelle zone grigie in cui l'estremismo politico rischia di degenerare in terrorismo.
Devo rilevare con amarezza, purtroppo, che una parte della sinistra radicale sembra ancora oggi più preoccupata della buona riuscita della manifestazione antiamericana di Vicenza, che del riapparire della minaccia terroristica. Non ha, evidentemente, insegnato nulla che uno dei brigatisti arrestati si era già distinto, in prima fila, nella protesta anti-TAV in Val di Susa.
Soltanto in Italia, fra tutti i paesi che lo hanno conosciuto, il terrorismo rosso è ancora attuale, ha ucciso e minaccia di uccidere. Quando affermiamo - quando affermo - che vi è ancora in Italia una matrice rivoluzionaria che fa del nostro paese un'eccezione in Europa non cadiamo - non cado - in un eccesso di anticomunismo, ma descriviamo e descrivo e semplicemente la realtà: una terribile realtà.
Le condanne rituali, dunque, non bastano più. Bisogna dare segnali concreti alle nuove generazioni...
PRESIDENTE. La prego (Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale)...
SANDRO BONDI. Bisogna dare segnali concreti alle nuove generazioni, che educhino alla legalità e alla difesa dell'ordine e della democrazia.
Concludo, signor Presidente, con un'altra nota sconfortante. In queste ore da Pag. 25parte di qualcuno si è ancora una volta cercato di imputare al leader dell'opposizione, primo obiettivo del nuovo terrorismo, un linguaggio che avrebbe incitato all'odio. Questo ribaltamento della verità rientra perfettamente nella vostra tradizione e nella vecchia lezione leninista, che vi porta continuamente a mistificare la realtà. Che cosa è se non questa mentalità...
PRESIDENTE. Mi scusi, deve concludere!
SANDRO BONDI. Che cos'è, se non questa mentalità, che vi autorizza ad attaccare il leader dell'opposizione nel giorno stesso in cui si scopre che è il primo bersaglio del terrorismo, senza che nessuno fra di voi, salvo rare eccezioni, abbia sentito il dovere di esprimergli la propria solidarietà - a Berlusconi e al suo partito - come noi avremmo fatto?
Ancora una volta...
PRESIDENTE. La prego, deve davvero concludere!
SANDRO BONDI. Ho concluso. Ancora una volta, in un momento che più di sempre richiederebbe spirito unitario e senso di responsabilità, si è cercato di ribaltare la verità, quella verità storica...
PRESIDENTE. La prego, deve concludere come tutti gli altri!
SANDRO BONDI. ...quella verità storica e politica, signor Presidente, senza la quale - mi rivolgo anche a lei - non sarà mai possibile far diventare l'Italia un paese normale (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), Lega Nord Padania, Alleanza Nazionale - Congratulazioni)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Gasparri. Ne ha facoltà.
MAURIZIO GASPARRI. Signor Presidente, signor ministro dell'interno, riteniamo che sottovalutare questo ritorno di terrorismo sarebbe da irresponsabili, che recidere ogni tipo di legame sia urgente e che porre fine ad ogni ambiguità sia una scelta da compiere da parte di ciascuno con immediatezza.
Sui fatti specifici il ministro Amato ci ha fornito notizie utili, ma intendiamo intervenire affermando la nostra solidarietà alle forze dell'ordine e agli investigatori. Infatti, l'attività del giudice Salvini e di altri magistrati è stata tempestiva, saggia e certamente preziosa. Vogliamo solidarizzare con le forze dell'ordine, come ha fatto quest'Assemblea, ricordando che non sempre si è espressa la solidarietà alle forze dell'ordine; ad esempio, ciò non è avvenuto con riferimento alle giornate di Genova del 2001 e a quelle di Napoli del 2000, quando in tanti quegli applausi non li hanno fatti. Noi la solidarietà la rinnoviamo oggi ricordando, ministro Amato, che nel programma del Governo vi è anche una Commissione di inchiesta - per fortuna fin qui mai varata - sui fatti del G8.
LUCIANO PETTINARI. Cosa c'entra?
MAURIZIO GASPARRI. Ci auguriamo che quella inchiesta resti negli archivi e che non sia questa la solidarietà della cosiddetta Unione con le forze dell'ordine (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
Ministro Amato, le voglio anche dire che i fatti di oggi arrivano dopo una serie di episodi di intolleranza. Sappiamo distinguere il terrorismo da quello che un tempo si chiamava il «brodo di coltura» o da quello che l'altra sera l'onorevole La Russa, durante un dibattito televisivo, ha definito «l'acqua nella quale nuotano i pesci».
Tuttavia, nell'acqua ci sono tanti episodi. Un giornalista di sinistra, come Panza, se pubblica un libro scomodo per alcuni, viene contestato e poi si scopre che i contestatori erano militanti di un partito di Governo. Se a Bologna si decide di intitolare una sala del comune alla memoria del professor Biagi, non tutti votano Pag. 26in maniera compatta; e tutti sappiamo quali gruppi politici hanno dovuto poi indirizzare lettere di scuse alla vedova Biagi dopo quell'imperdonabile errore [Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale, Forza Italia e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].
Nei giorni scorsi, non noi, dai banchi della destra, forse prevenuti verso questi giovani creativi, ma una collega, l'onorevole Di Serio D'Antona, ha avuto - a mio avviso, giustamente - da ridire nel vedere Adriano Sofri erigersi a maestro di buona politica nelle file della sinistra (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale). Lo ha detto Olga D'Antona, colleghi della sinistra, non Gasparri o altri che, certamente, non hanno particolare stima per Sofri, il suo passato e le sue responsabilità.
Inoltre, Oreste Scalzone si aggira per l'Italia inneggiando alle sassaiole o recandosi sotto le carceri a salutare questo o quel terrorista detenuto.
Ministro Amato, come da lei ricordato, anche questa notte, a Padova, ci sono stati episodi di minaccia nei confronti di un dirigente della Digos padovana. Leggo su Il Foglio un'intervista ad un dirigente della CGIL, che esprime preoccupazioni per le infiltrazioni esistenti in quel sindacato.
A Padova, caro ministro Amato, nel 1974, furono uccisi, nella sede del Movimento sociale, Mazzola e Giralucci e, tra gli assassini di quei due militanti di destra, vi era Susanna Ronconi, che oggi è consulente del vostro Governo in materia di tossicodipendenza [Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale, Forza Italia e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)]! Questa è la storia d'Italia! Saranno passati trent'anni, saranno state scontate alcune pene, ma ritengo che diventare consulente di un Governo sia un riconoscimento che si poteva evitare.
Inoltre, si registrano diverse infiltrazioni nelle manifestazioni «no TAV» e ci sono stati cortei durante i quali si è urlato: «dieci, cento, mille Nassiriya». Sappiamo che quelle frasi sono state condannate dagli organizzatori di tali cortei, tuttavia vi dovreste interrogare sul perché ai vostri cortei partecipa gente che fa l'apologia del terrorismo, che offende la memoria delle forze dell'ordine, di quei caduti dell'Arma dei carabinieri e delle nostre Forze armate (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale)!
SALVATORE CANNAVÒ. Hai visto cosa avviene ai vostri cortei?
MAURIZIO GASPARRI. Ieri, in un'intervista, Epifani ha avuto da ridire su Lucia Annunziata, affermando che, nel suo recente libro sul 1977, vi è troppa indulgenza verso il lancio di cubetti di porfido. Il trentennale della cacciata di Lama dall'Università di Roma viene quasi celebrato come se fosse stata una pagina risorgimentale.
Siamo abbastanza cresciuti per ricordarci il 1977 e il 1978: eravamo militanti politici anche allora. Le sottovalutazioni dell'epoca portarono ad una stagione tragica di lotta armata e le autocelebrazioni di oggi, se non piacciono ad Epifani, che le ha giustamente criticate, ancor meno piacciono a noi.
Inoltre, vi sono state le contestazioni al professor Ichino, proprio qui fuori Montecitorio, Presidente Bertinotti, pochi giorni fa, con urla per la strada contro la presentazione di un libro di un riformista che appartiene culturalmente alla sinistra. E poi, abbiamo avuto i casi della Baraldini e di Ochalan, accolti in Italia come se fossero eroi.
Per passare a fatti più recenti, caro ministro Amato, ci risulta che anche oggi il centro sociale Vittoria di Milano abbia espresso solidarietà agli arrestati appartenenti alle Brigate rosse, alcuni dei quali si sono definiti «prigionieri politici». Comprendo che gli avvocati in televisione facciano il loro mestiere, ma molti arrestati assumono su di sé le proprie responsabilità. Il centro sociale Vittoria - ripeto - ha solidarizzato con queste persone. Il centro sociale Panetteria occupata di Milano è quello, insieme al centro sociale Vittoria, che l'11 marzo scorso diede luogo a violenze ed aggressioni presso le sedi elettorali Pag. 27di Alleanza Nazionale. Perché questa mattina stanno solidarizzando? Quali direttive ha impartito? Quali azioni devono essere assunte nei confronti di queste persone?
A Padova si parla di centri sociali e di infiltrazioni. Qualche settimana fa (ne abbiamo discusso anche in Assemblea), un parlamentare del nostro gruppo, l'onorevole Ascierto, insieme al signor Vanzan, padre di un caduto di Nassiriya, sono stati aggrediti nel centro della città da militanti di quei centri sociali. Chi ci dice che qualcuna di queste persone non possa essere la manovalanza, non possa nuotare in quell'acqua che prepara nuove stagioni di terrorismo?
Questa mattina, Sergio Segio, esponente storico del brigatismo delle prime ondate (vedete, cito Epifani, Sergio Segio, Olga D'Antona), in alcune interviste pubblicate sui giornali ha affermato: «C'è una saldatura tra vecchia e nuova generazione e si tratta di un dato nuovo rispetto al passato. Questo mi fa pensare che c'è una sopravvivenza del mito della lotta armata e della rivoluzione violenta». Il tour di Scalzone, in effetti, offre quasi una spettacolarità a questa considerazione. «Credo», aggiunge Sergio Segio nell'intervista pubblicata su Il Messaggero di oggi «che la sinistra dovrebbe avere più coraggio e rileggere il Novecento e le culture che lo hanno attraversato. Le BR» - si interroga e afferma questo autorevole esponente del terrorismo, questo ex terrorista - «saranno pure figlie di qualcuno».
PRESIDENTE. La prego di concludere.
MAURIZIO GASPARRI. Mi avvio a concludere.
Ancora Sergio Segio, su Il Corriere della Sera, afferma che negli anni Settanta «si parlava di brigate sedicenti rosse, di fascisti rossi. Adesso si parla di quattro cretini fuori dal mondo». Chi lo sa, speriamo che siano quattro cretini fuori dal mondo. Ma se non lo fossero? Non vorremo ripetere l'errore degli anni settanta, quando si impiegarono anni ad affermare che il terrorismo era tale? Segio dice di essere diventato traditore quando affermò che le BR erano dentro il movimento e avevano infiltrato il sindacalismo di base. «Ammettere» conclude Sergio Segio «che la violenza politica viene proprio dall'album di famiglia della sinistra» è un dovere. «Quando noi scegliemmo la lotta armata era per riprendere la rivoluzione che il PCI aveva abbandonato nel 1945».
PRESIDENTE. Deve concludere. Ha terminato il tempo a sua disposizione.
MAURIZIO GASPARRI. Allora, non chiudiamo gli occhi. Chi deve recidere i legami lo faccia. Non intendiamo criminalizzare la CGIL; ricordiamo la storia di Guido Rossa e di tanti lavoratori che hanno combattuto il terrorismo e le disuguaglianze, anche se non sono state le nostre lotte. Ma, quando in un'organizzazione vi sono decine di iscritti che si trovano in un'area di collusione, non è sufficiente l'intervista del giorno dopo; serve un impegno permanente.
La lotta al terrorismo, caro Presidente, è un dovere di tutti, ma chi ha album di famiglia, contiguità di questa natura, prosciughi quell'acqua in cui troppi pesci pericolosi stanno navigando (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale, Forza Italia, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Migliore. Ne ha facoltà.
GENNARO MIGLIORE. Signor Presidente, signor ministro, signori del Governo, colleghi, penso innanzitutto che per recidere ogni forma di polemica pretestuosa e surrettizia sia bene ricordare che il nostro gruppo, il nostro partito ha espresso immediatamente una solidarietà (come è stato richiamato dal ministro dell'interno) indistinta a tutte le potenziali vittime e obiettivi di quella che era, e che è, una strategia e un disegno criminale inaccettabile, che deve essere contrastato.
Ma, oggi, siamo qui innanzitutto per registrare un successo dell'attività inquirente, Pag. 28della prevenzione, della capacità di intercettare prima che operassero queste nuove forme risorgenti di un terrorismo che, giustamente, viene considerato come una minaccia per la nostra democrazia.
A tale scopo, anche noi vogliamo unirci al ringraziamento alle forze di polizia e a quegli inquirenti - Salvini, Spataro e Boccassini -, autorevoli rappresentanti delle istituzioni, oggi come ieri, in ogni attività della loro espressione di magistrati. Ed è per questo che io ritengo che non servano gli atteggiamenti, che qui sono stati espressi dalle principali forze di opposizione, che tendono a confondere e a non separare, a individuare indistinti brodi di coltura e non ad individuare il nemico preciso, contro il quale un'unità di popolo larga e democratica deve essere attuata.
Non serve mischiare tutto a fini propagandistici. Penso invece che dovrebbero essere richiamate anche quelle intercettazioni, che sono state oggi pubblicate da alcuni giornali e che individuano alcuni centri sociali come elementi che possono distogliere dall'attività di infiltrazione e proselitismo, in particolare a Milano. Vorrei ricordare anche al ministro che quei centri che lei ha citato, a partire dal Gramigna, mai si sono definiti centri sociali. Perché i centri sociali in questo paese sono parte della costruzione democratica e partecipativa, che nel corso di questi anni ha costituito oggettivamente un argine ad ogni fenomeno di deviazione terroristica [Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)]. Sono spazi democratici ed io penso che ogni organizzazione che nel corso di questi anni ha dimostrato con i fatti e con la capacità di intervento sul campo un'azione aggregativa e democratica debba essere comunemente difesa.
Penso che da questo punto di vista la maggiore organizzazione sociale del paese, la CGIL, rappresenti un fondamento della democrazia del nostro paese. Così come lo sono le istituzioni democratiche, così come lo sono le forze di polizia, così come lo sono tutte quelle forze democratiche che, all'interno e all'esterno dello Stato, contribuiscono ad una vera democratizzazione di ogni forma di rappresentazione delle istituzioni stesse. Per questo noi non abbiamo timore di indagare lì dove avviene un'infiltrazione - questo è, non è una contaminazione - che oggi peraltro non ha quel retroterra di consenso, che pure aveva registrato nel corso degli anni settanta.
Il pericolo non ci sfugge, ma il rischio dell'infiltrazione è quel terreno scelto del tradimento della fiducia, della buona fede, dell'utilizzo della dissimulazione, della doppiezza. Queste sono le caratteristiche che hanno animato, anche nel corso della sua ricostruzione, signor ministro, questi soggetti, queste persone, che si sono in questo momento autoaccusate e accusate di attività eversive e sovversive. Sono nascosti nell'ombra ed è per questo, signor ministro, che lei non può avere dubbi sul fatto che vi sia una sostanziale e formale distinzione da quei terreni di costruzione di partecipazione che consentono anche al conflitto sociale di esprimersi.
Noi siamo intenzionati, nella manifestazione che ci sarà a Vicenza, ad avere la massima e più larga espressione popolare. Ed io penso che ogni associazione impropria di ciò che è rappresentato da una volontà soggettivista di infiltrazione di ogni forma di partecipazione democratica debba essere respinta collegialmente ed unitariamente dalle forze che riconoscono nel valore della democrazia l'elemento fondante della nostra Costituzione e del nostro vivere civile.
Per questo non può avere dubbi, signor ministro. Non li può avere, come noi non li abbiamo e non li abbiamo avuti in tanti anni nei quali la costruzione di un'opposizione sociale in questo paese si è determinata come forma non violenta di opposizione a quelle che erano strategie politiche e la nostra solidarietà umana e politica a tutti coloro i quali oggi sono vittime-obiettivo di questa strategia criminale non ha nulla a che vedere con la nostra idea politica e la nostra costruzione di un'alternativa che noi crediamo possa essere praticata anche attraverso la nostra partecipazione al Governo.Pag. 29
È, quindi, un disegno che va sconfitto, che va circoscritto, che va costruito, così come hanno fatto gli inquirenti milanesi, all'interno di un consenso comune. Quelli che vogliono il «tanto peggio tanto meglio», i terroristi, sono quelli che vogliono costruire un clima di intimidazione nei confronti di ogni lotta sociale. Certo, questo è un obiettivo secondario, ma, nel momento in cui si verifica, si indebolisce anche la stessa democrazia.
La CGIL è stata nel corso degli anni, insieme a tante altre forze sociali, protagonista di un'azione attiva di contrasto ed io penso che chi parla di contiguità, continuità e relazione con album di famiglia è figlio ed erede di una cultura che proprio è stata sconfitta negli anni settanta di contrapposizione e di odio politico, mentre le forze che, democraticamente, sapranno opporsi a questi disegni non confonderanno gli atteggiamenti che vanno ricondotti all'interno della dialettica democratica e quelli che, invece, appartengono ad una cultura estranea, contraria e sovversiva rispetto all'ordine democratico.
Sono stati sconfitti ieri da questa forza e da questa aggregazione e saranno sconfitti oggi. Non saranno le polemiche a sconfiggerli, ma l'attività preventiva investigativa e la capacità di rafforzare la nostra democrazia (Applausi dei deputati dei gruppi Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, L'Ulivo e Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Casini. Ne ha facoltà.
PIER FERDINANDO CASINI. Signor Presidente, anzitutto vorrei associarmi ai colleghi che hanno espresso i propri complimenti alla magistratura, alle forze dell'ordine e la propria solidarietà alle potenziali vittime di questa azione, a partire dal quotidiano Libero, al professor Ichino, a Silvio Berlusconi a cui va tutto il nostro affetto in questa circostanza.
Nessuno, onorevole Migliore, vuole dividere lo Stato; nessuno può volere la strumentalizzazione di questi arresti a fini di parte. Solo dei dilettanti allo sbaraglio possono pensare - perché sarebbe pura irresponsabilità - che in questo Parlamento una parte conduce la lotta contro il terrorismo ed un'altra parte del terrorismo è complice.
L'unità del popolo, l'unità delle forze politiche, l'unità delle istituzioni contro il terrorismo è ciò che ci ha lasciato la terribile stagione degli anni di piombo.
Tutti noi, anche noi dell'opposizione che non siamo degli uomini primitivi, sappiamo bene il ruolo fondamentale che il sindacato e la sinistra hanno svolto nell'isolare i terroristi ed il terrorismo. Se pensassimo che un grande sindacato, come la CGIL, è complice e non vittima, vorrebbe dire che, nel nostro paese, vi è qualcuno che compie in modo scientifico un capovolgimento della realtà.
Ma noi abbiamo un dovere in questa circostanza: segnalare al ministro ed al Governo tutto ciò che non ci convince, perché non stiamo facendo della sociologia politica, non siamo dei predicatori. Allora, bisogna dire che qualcosa non funziona e che vi sono dei segnali pessimi!
Questi segnali rischiano di creare un humus all'interno del quale una nuova generazione si affaccia al terrorismo ed alla lotta armata. È vero che questi signori sono cinquantenni, ma è altrettanto vero che noi non sappiamo né possiamo ancora sapere quali implicazioni e quali pesci vi siano nelle reti che hanno gettato.
Segnali pessimi: lo dico con chiarezza, perché si tratta di segnali pessimi che vengono dalle istituzioni. Segnali pessimi: la richiesta della Commissione di inchiesta sul G8 di Genova. Segnali pessimi: le polemiche che ogni anno si fanno a Bologna, comprese le decisioni del suo partito, in ordine alla vicenda Biagi (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), Forza Italia e Alleanza Nazionale). La chiamo in causa direttamente perché il suo partito è stato autore di polemiche dissennate anche in questa circostanza.
Segnali pessimi: per carità, nessuno vuole impedire la redenzione; tuttavia, vi sono molti lavori che si possono svolgere e non si vede perché una ex terrorista Pag. 30debba trovarsi nelle stanze del ministero dell'interno, anche per un elementare fatto di rispetto verso gli altri (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), Forza Italia e Alleanza Nazionale).
Segnali pessimi anche da parte dei mass media. La nostra è una società che nega la parola alle vittime del terrorismo e mette sul palcoscenico i carnefici di ieri. Si tratta di un doppiopesismo inaccettabile (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), Forza Italia, Alleanza Nazionale e Lega Nord Padania). Esso dà un esempio sbagliato ed indica una strada sbagliata.
Segnali pessimi: le manifestazioni in cui si offendono sistematicamente le forze dell'ordine.
Segnali pessimi, onorevole Caruso, come certe sue dichiarazioni ed il fatto che i lavori della TAV vengano bloccati con la violenza. Rispetto il fatto che qualcuno ritenga che la TAV non debba realizzarsi, anche se magari lo contrasto politicamente. Tuttavia, credo sia un pessimo segnale, che non si può accettare, il fatto che si ritenga di dover bloccare le strade con la violenza o i lavori con la violenza.
Segnali pessimi, onorevole Migliore, come quello che viene dato all'interno di tanti centri sociali dove è presente il culto verso atti violenti e vengono distribuiti volantini inneggianti alle occupazioni proletarie ed alla confisca di alcune proprietà. Si potrà dire che non si tratta di terroristi. Certo, speriamo bene che la maggior parte di queste persone non siano terroristi, tuttavia è in questo humus che si crea un clima di tolleranza eccessiva, mentre la nostra risposta deve essere di «tolleranza zero».
Non è possibile abituarci ad una legalità violata; non è possibile che alcune manifestazioni degenerino in modo patologico nella lotta violenta da parte non di piccoli gruppi, ma da parte di fasce sempre maggiori di manifestanti.
Caro ministro Amato, ho un timore e voglio esprimerlo con franchezza perché ritengo che lei sia un uomo di Stato, ed in questo caso intendo la «esse» maiuscola. Infatti, lei ha molta esperienza all'interno delle istituzioni e sicuramente anche l'opposizione sa che lei è una persona perbene. Tuttavia, non siamo predicatori. Nei giorni scorsi lei ha fatto una denuncia terribile sull'impotenza delle forze dell'ordine nel contrasto al fenomeno della droga e della cocaina. Resta il fatto che il segnale dato dal Governo in ordine al tema della tossicodipendenza è stato quello di aumentare la dose per alcune fasce.
Noi dobbiamo essere coerenti: se l'analisi è quella da lei fatta, se la fotografia è quella che noi facciamo, ebbene, allora vi deve essere una pratica di «tolleranza zero» anche da parte delle forze dell'ordine. Non ci si può rassegnare al male minore, all'occupazione di case che fa meno danni, alla violenza che in fondo non degenera. Così è accaduto anche negli stadi dove, di settimana in settimana, ci siamo abituati agli striscioni violenti - tollerati -, ai cori violenti - tollerati - ai piccoli disordini - tollerati - (in questo grande responsabilità hanno avuto anche le società sportive, ma non è questo il momento per approfondire)...
PIETRO FOLENA. E Forza Nuova?
PIER FERDINANDO CASINI. Certamente, onorevole Folena, atti da parte della destra fascista ricevono da parte mia eguale condanna rispetto a quelli dell'estrema sinistra. Se lei pensa di mettermi in imbarazzo evocando la destra fascista, francamente mi fa una cortesia, perché mi dà la possibilità di spiegare che l'estremismo va combattuto senza quartiere e senza guardare in faccia nessuno (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), Forza Italia e Alleanza Nazionale)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Maroni. Ne ha facoltà.
ROBERTO MARONI. Signor Presidente, signor ministro, vorrei esprimere il ringraziamento del gruppo della Lega Nord per la sua relazione, dettagliata e Pag. 31completa e per l'impegno del Ministero dell'interno, delle forze di polizia, in particolare del prefetto De Gennaro, per contrastare un fenomeno che, dalle sue parole, risulta essere un rischio vero per tante persone e per la democrazia.
Voglio esprimere di nuovo la solidarietà della Lega Nord alle forze dell'ordine e alle persone che sono nel mirino dei nuovi terroristi. Non intendo, come hanno fatto alcuni colleghi, polemizzare in quest'aula, anche se ci sarebbero molti elementi per farlo. Desidero semplicemente esprimere, se i colleghi me lo consentono, signor Presidente, visto anche l'argomento...
PRESIDENTE. Lei ha assolutamente ragione. Ne approfitto per invitare i colleghi a limitare i movimenti in aula, affinché il deputato Maroni possa svolgere il suo intervento senza essere così vistosamente disturbato (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Alleanza Nazionale).
ROBERTO MARONI. La ringrazio, signor Presidente, ma credo che tutti dobbiamo ascoltare, non per me, ma per l'argomento di cui stiamo parlando. Vorrei esprimere alcune forti preoccupazioni che rassegno al ministro e al Governo, indotte non solo dalla sua relazione, ma anche da ciò che abbiamo letto sui giornali in questi giorni.
La prima preoccupazione riguarda il fatto che questa nuova struttura delle Brigate rosse terroriste è diffusa soprattutto nell'area del nord, da Torino a Trieste, passando per Milano e Padova; soprattutto allarma la circostanza che, come lei ha detto, non si tratta di un'ala militarista, ma di una realtà che tenta di infiltrarsi nel tessuto sociale, coinvolgendo i giovani e il mondo della scuola.
Si tratta quindi di un pericolo più grave di quello rappresentato dalle Brigate rosse, che hanno colpito così duramente negli anni passati, un pericolo che riguarda il mondo del lavoro, il mondo produttivo, le piccole e le grandi imprese e le aree dismesse. Questa preoccupazione è così forte che noi crediamo che lei e il Governo dobbiate compiere uno sforzo elevatissimo, per evitare che si ritorni all'esperienza di molti anni fa, con quella saldatura tra il «brigatismo rosso» ed esponenti della cultura che ha generato la stagione di sangue che tutti noi conosciamo.
La seconda preoccupazione attiene alla sottovalutazione del fenomeno compiuta da una certa stampa di sinistra, in passato e in questi giorni. Un importante giornale della sinistra ha relegato gli articoli sul blitz in nona pagina, facendole precedere da una serie di notizie di cronaca di nessuna importanza o certamente di minore rilevanza rispetto a quel gravissimo fatto.
Si tratta di una sottovalutazione che non è solo di oggi, ma rappresenta una costante nella stampa della sinistra. Nel 2002, sullo stesso giornale, pochi giorni dopo l'omicidio di Marco Biagi, parlando delle Brigate rosse, si diceva: «(...) È lecito supporre che quelle che si presentavano come le nuove Brigate rosse, eredi dei leader dell'ultima leva, non siano che un gruppo molto ridotto, senza legami sociali, in grado solo di compiere omicidi isolati» (sottolineo l'espressione «omicidi isolati»).
Non vorremmo che questa sottovalutazione continuasse oggi e portasse a negare un fenomeno che invece esiste, in tutta la sua gravità.
Il terzo motivo di preoccupazione è l'infiltrazione nel sindacato. Il sindacato è certamente estraneo al terrorismo, e ne è stato spesso vittima. Sono stati ricordati alcuni esponenti sindacali trucidati dalle Brigate rosse, come Guido Rossa. Ma non c'è dubbio che in tutti questi anni - e non solo oggi - anche qui c'è stata una mancanza di controllo, c'è stata su una strizzatina d'occhio, qualche volta, nei confronti di questi esponenti.
Mi rifaccio sempre a notizie di stampa di qualche anno fa per dimostrare che non è un fenomeno di oggi: era brigatista e segretario della CGIL, condannato per banda armata, ora guida il sindacato rosso del Friuli, 26 marzo 2002. Sappiamo tutti che è facile infiltrarsi nel sindacato e farne una copertura per i propri scopi. È dunque Pag. 32altrettanto importante che il sindacato sappia erigere barriere, mettere filtri così forti da impedire le contaminazioni, per evitare che questi pericolosi criminali possano farsi bandiera del sindacato.
Infine, la preoccupazione maggiore è la continuità di questi episodi e di questa concezione della lotta contro tutto e contro tutti, se è vero - com'è vero - che, nonostante l'intervento della polizia e della magistratura, continuano ancora oggi le scritte inneggianti a questi pericolosi criminali.
Signor ministro, penso all'episodio da lei citato, relativo al tentativo di incendiare la casa del dirigente della Digos a Padova. Penso - lo ripeto - alle scritte sui muri. Questo significa che non sono criminali isolati. Significa invece che c'è un contesto, un ambiente che favorisce, protegge ed alimenta questa ala brigatista. Sono fuori luogo, quindi, le espressioni di giubilo di alcuni esponenti politici, del sindaco di Padova e persino del ministro Prodi.
Ci vuole più coraggio, signor ministro. Lei ha esposto i fatti, non ha detto cosa intende fare il Governo. La magistratura farà quello che deve fare. Ci vuole più coraggio da parte sua, ministro, da parte del Governo, da parte delle strutture periferiche. Occorre intervenire là dove si formano questi terroristi. Intervenire, chiudendo una volta per tutte quei centri sociali che sono vere e proprie centrali di formazione al terrorismo (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Alleanza Nazionale) e che hanno dato e danno copertura a molti criminali assassini. Sono quei centri sociali che - come lei ricordava, ministro - si sono resi responsabili di episodi di violenza e di aggressione negli anni passati nei confronti di esponenti politici, tra cui anche molti esponenti politici della Lega.
Occorre finirla con l'indulgenza e con la doppia morale. Questi cosiddetti giovani spesso sono tutt'altro che giovani e tutt'altro che innocui. Vanno fermati, signor ministro. Le chiediamo di farlo con fermezza, prima che la loro mano assassina colpisca ancora altre vittime innocenti (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania, Forza Italia, Alleanza Nazionale, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Evangelisti. Ne ha facoltà.
FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, intendo in primo luogo esprimere apprezzamento per l'esposizione del ministro Amato, perché questa mattina non ci ha fornito il solito mattinale di polizia a cui talvolta siamo abituati o a cui qualche volta è obbligato lo stesso rappresentante del Governo perché le notizie sono coperte ancora da dovere di riservatezza.
Inoltre, il ministro non soltanto ha elencato i fatti di cui abbiamo avuto modo di leggere sulle agenzie e sui giornali, ma ha anche proposto un tentativo di analisi di ciò che è successo, di quello che stava succedendo e che sarebbe potuto succedere. Sono tante i passaggi che hanno colpito in questa sua ricostruzione, una ricostruzione che, probabilmente, finirà per l'essere un po' soffocata da alcune condivisibili valutazioni che sono venute dall'opposizione, ma anche da una certa rozza propaganda che, qualche volta, è emersa a compensare un qualche impaccio levatosi dalle fila della sinistra.
Dei due punti che il ministro ha ricordato e sottolineato, quello delle tesi del bollettino L'Aurora che hanno riscontrato una certa fertilità e del possibile ambito di fertilizzazione insieme alla denuncia degli spunti di ostilità nei confronti degli operatori di polizia, vorrei aggiungerne uno, forse, personale (anche se, probabilmente, non è soltanto personale, essendo, in qualche modo, già riecheggiato nel dibattito di questa mattina): l'aspetto che più ha colpito è stata la saldatura teorizzata e, in parte, realizzata tra vecchie e nuove generazioni. Leggendo di questi reduci del brigatismo, persino un po' poveri di idee e, fortunatamente, di mezzi, addirittura un po' imbranati e folkloristici in alcune loro escursioni sul fiume Lambro, quello che colpisce è che, comunque, sono riusciti a creare una rete di consenso, piccola, ridotta, ma, comunque, una rete di consenso, che c'è stata.Pag. 33
Proprio in questo collegamento fra i cinquantenni, gli epigoni dei vecchi brigatisti, e i ragazzi che hanno venti o trent'anni, vedo tutta la pericolosità della cellula individuata, nella quale si mescolano la propaganda e il reclutamento, la teorizzazione della lotta armata insieme all'impegno politico e sociale.
Mi hanno anche colpito molto - è stato giusto e sarà giusto riflettere - le dinamiche interne ai gruppi eversivi, fra le ali più propriamente militariste e quelle movimentiste. Tuttavia, pongo una domanda e la rivolgo prima di tutto a me stesso: ma, davvero, c'è una profonda diversità rispetto alle prime Brigate rosse? Non c'era anche allora il tentativo di affiancare alla lotta armata l'azione dei movimenti sociali? Non c'era anche allora il tentativo di infiltrazione nelle organizzazioni democratiche e nel sindacato? E non puntavano anche esse alla sollevazione delle masse, insieme o spinte e sprigionatesi dalla geometrica potenza che abbiamo conosciuto? Ecco, su questo vorrei che tutti discutessimo.
Come ho già detto, ci sono state valutazioni condivisibili che si sono levate anche dai banchi del centrodestra, però, dobbiamo sapere che l'obiettivo non è soltanto quello dichiarato dai cosiddetti prigionieri politici. Va certamente a Libero, certamente a Berlusconi, certamente al professor Ichino la nostra solidarietà, che estendiamo anche al dottor Pifferi e a tutti coloro che sono minacciati ma, se andiamo a leggere dentro l'obiettivo, ci sono anche Prodi e la stessa Rifondazione Comunista. Allora, dobbiamo ricordare che l'obiettivo vero dei brigatisti è la democrazia, la nostra democrazia! Siamo tutti noi obiettivo! Non possiamo, quindi, che lavorare insieme per togliere l'acqua ai pesci rossi del terrorismo. Per tale obiettivo, serve un'iniziativa che, prima di tutto, sia politica e culturale e che sia assunta dai partiti, dalle forze dell'associazionismo, ma anche dal sindacato stesso. Guai ad immaginare un sindacato in qualche modo coinvolto! Dieci iscritti su oltre cinque milioni di aderenti alla CGIL: sarebbe fare offesa alla nostra intelligenza! Il sindacato stesso, però, deve interrogarsi e capire perché ci sono questi tentativi di infiltrazione e perché ci possono essere queste attenzioni verso il movimento.
Dico questo rispondendo in qualche modo anche all'amico Sandro Bondi. Non sono espressioni scontate quelle che abbiamo ascoltato in quest'aula, il tentativo di una risposta che sia unitaria contro la minaccia terroristica, sia quando viene da sinistra, sia quando viene da destra, dall'interno o dall'esterno del nostro paese.
Anche qui davvero metto da parte la polemica sull'album di famiglia. Infatti, se andiamo a polemizzare su questo, anche nella stessa vicenda del professor Marco Biagi, sappiamo che ci sono state polemiche oggi e certo ve ne sono state anche ieri, in particolare su chi rifiutò di fornirgli la scorta. Si tratta di responsabilità che una democrazia talvolta ha nel non sapersi difendere.
Vado a concludere con il ringraziamento alle forze dell'ordine e alla magistratura che fanno il loro dovere sempre, onorevole Bondi. Visto che stiamo parlando di terrorismo, verrebbe da chiedere se sono stati mandati i fiori alla dottoressa Ilda Boccassini per l'azione intrapresa contro il terrorismo che ha impedito qualsiasi azione nei confronti dell'onorevole dottor Berlusconi...
Allora, gratitudine verso le forze dell'ordine e verso la magistratura, però vi deve essere anche la convinzione che sulla cosiddetta «pacificazione» sugli anni di piombo si debba mettere una pietra tombale.
Infatti, purtroppo, non siamo ancora fuori dalla nostra storia, in quanto ci sono ancora questi epigoni. Dunque, non ci può essere pacificazione né con il terrorismo rosso o nero, né con le organizzazioni criminali e le mafie che infestano ancora il nostro paese (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Angelo Piazza. Ne ha facoltà.
ANGELO PIAZZA. Presidente, anch'io intendo, da un lato, esprimere il plauso al Pag. 34ministro dell'interno per la brillante operazione delle forze dell'ordine e, dall'altro, rilevare ancora la presenza nel nostro paese di frange terroristiche, pronte a recare morte e dolore per ragioni folli e per criminali ideologie. Quando poco fa il ministro Amato ha enunciato le forze dell'ordine, avremmo voluto un applauso unanime da parte di tutti i gruppi che compongono questa Assemblea.
Le nostre forze di polizia hanno operato - come osservato da molti - in via preventiva e hanno colpito prima che nuovo sangue innocente venisse sparso. Ad esse va quindi il nostro ringraziamento ed il compiacimento per la capacità e la prontezza dimostrate.
La scoperta di frange terroristiche attive può evitare un duplice errore di valutazione: da un lato, l'errore di valorizzare la presunta limitatezza della loro potenza di fuoco; magari non saranno le Brigate rosse che recarono terrore e misero a rischio, anni fa, le istituzioni democratiche. Tuttavia, si tratta comunque di frange terroristiche, pronte ad uccidere vittime innocenti. E neppure si deve sottovalutare il pericolo che i criminali arrestati in questi giorni e le organizzazioni sgominate siano viste come persone fuori dal tempo, per gli slogan datati o per le denominazioni che oggi appaiono quasi ridicole delle loro bande armate o per le motivazioni deliranti, quasi ripetitive, rispetto al passato.
La realtà è che si tratti di una questione più grave. Ancora, nel nostro paese, vi è chi intende la lotta alla politica come violenza e non fissa l'avversario come interlocutore, ma come nemico da annientare nel sangue. Inoltre, vi sono ambienti che tali criminali appoggiano e sostengono.
Vi è poi un elemento inquietante per tutti, ma in particolare per il nostro gruppo, la Rosa nel Pugno, che ha tra le proprie ragioni fondative un impegno per la modernizzazione del nostro sistema economico, la sua evoluzione in senso liberale e la difesa della concezione del mercato del lavoro che assicuri un superamento delle rigidità del passato, a favore dello sviluppo e della tutela dei non garantiti.
Questo elemento è la presenza del professor Ichino tra gli obiettivi dei terroristi criminali e di altri esponenti di quel mondo che dedica a questi temi il proprio impegno di studio, di proposta e di stimolo per le istituzioni.
Proprio del professore Inchino è l'idea da cui è nata la proposta, sottoscritta da noi e da tanti altri parlamentari della maggioranza e dell'opposizione, della modernizzazione del pubblico impiego verso l'obiettivo di una sua maggiore efficienza.
A quello stesso mondo scientifico appartenevano Marco Biagi, Massimo D'Antona e altri eroi massacrati dai terroristi, eroi ai quali va il nostro commosso ricordo, eroi che, in tanti casi (lo ricordo ai colleghi, in particolare al collega Bondi), appartenevano proprio al sindacato e alla sinistra.
Al ringraziamento alle Forze dell'ordine, alla solidarietà per tutte le vittime di allora e per gli obiettivi di oggi, aggiungiamo l'impegno, per loro e per tutti noi, di vigilare e contrastare ogni forma di violenza, di eccesso, ma anche di demonizzazione nei rapporti tra le forze politiche e le istituzioni democratiche del nostro paese (Applausi dei deputati del gruppo La Rosa nel Pugno).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Tranfaglia.
NICOLA TRANFAGLIA. Signor Presidente, signor ministro, cari colleghi, sulla base di quanto abbiamo appreso dalla relazione, ma anche da altre notizie trapelate dai mezzi di comunicazione, sono convinto che ci troveremo in una situazione da guardare con attenzione, ma non paragonabile, per molti aspetti, alla storia del terrorismo negli anni settanta, giacché, effettivamente, il modo in cui si muovono coloro che si autodefiniscono «partito comunista militare combattente» ed il modo in cui hanno reagito alle perquisizioni e alle indicazioni non possono essere in alcun modo paragonati a ciò che è successo Pag. 35negli anni settanta. D'altra parte, il consenso che dimostrano di cercare nelle fabbriche ed in altri luoghi di lavoro, né per le dimensioni né per la forma, è paragonabile a quello che è successo trent'anni fa.
Tuttavia, ciò non può indurci a non tener conto dei pericoli che questa azione può determinare, perché, come ha notato il ministro Amato, esiste, da parte loro, una strategia su due piani che può essere pericolosa: non la lotta armata in quanto tale, ma un'azione di infiltrazione, sia nel sindacato sia nelle altre organizzazioni, e di convincimento presso una parte di giovani.
Qui interviene il secondo aspetto che dobbiamo sottolineare e che, a mio parere, è stato poco rimarcato negli interventi precedenti, vale a dire che la condizione di incertezza, derivante dalla precarietà e dalla difficoltà nell'immaginare il proprio futuro, determina un effetto su una parte dei giovani e può indurli ad intraprendere un'avventura, senza alcuna prospettiva di successo (per nostra fortuna!), come la lotta armata.
Da questo punto di vista, mi pare che i cinque anni trascorsi abbiano influito sulla condizione sociale del mondo del lavoro. Inoltre, mi sembra piuttosto comodo l'atteggiamento di chi non tiene conto della crisi economica che abbiamo trovato alla fine delle ultime elezioni e del tentativo del Governo di centrosinistra di modificare la situazione del mondo del lavoro e dell'economia, sia del nord sia del sud. Questo tema dovrebbe essere richiamato, se si vuole reagire con una strategia efficace nei confronti di questi episodi.
L'altro aspetto che mi ha molto colpito e che, a mio avviso, va richiamato, è il fatto che si sia parlato di cultura del terrorismo o di avvicinamento al terrorismo, come se in Italia tale fenomeno avesse riguardato soltanto la sinistra.
Invece, chiunque abbia studiato il periodo precedente, sia dal punto di vista della documentazione sia delle ricerche storiche, sa benissimo come in Italia tutto è nato da una strategia della tensione posta in essere da forze di destra, spesso d'accordo con una parte dei Governi centristi che si sono succeduti negli anni cinquanta e sessanta.
Non si può parlare, quindi, della sinistra come imputata dei fenomeni di terrorismo. Bisogna rimettere a posto le cose e sapere che tutto è iniziato da parte di una destra che non ha accettato la democrazia repubblicana.
Ricordo sempre che l'onorevole Paolo Emilio Taviani, un uomo dei Governi centristi, in uno dei suoi ultimi interventi, ha detto con chiarezza che i pericoli per lo Stato democratico in Italia non sono mai giunti dalla sinistra, ma sono arrivati sempre prima da tentativi di colpo di Stato o, comunque, da azioni terroristiche da parte della destra.
Ciò deve essere chiarito, perché altrimenti si ricostruisce una storia d'Italia che non corrisponde in nessun modo a quanto abbiamo accertato sulla stessa storia d'Italia.
Nello stesso tempo, devo dire che proprio ciò che è successo dovrebbe indurci a concentrare l'azione del Governo di centrosinistra per dare risposte al mondo del lavoro e soprattutto alle nuove generazioni, che possono vivere elementi di incertezza o, addirittura, di disperazione.
L'ultimo aspetto che vorrei richiamare è questo: negli ultimi cinque anni la politica della scuola e dell'università non ha in nessun modo favorito nei giovani l'idea di una società poggiata sul merito e sul lavoro dei giovani stessi. Sono stati introdotti elementi di disuguaglianza rispetto alla società, elementi assai contrari alla meritocrazia. Ciò, di nuovo, favorisce l'incertezza e la difficoltà dei giovani di accettare prospettive per il loro futuro.
Allora, o si interviene, sia dal punto di vista delle istituzioni educative sia dal punto di vista del mercato del lavoro, oppure pericoli come quelli che abbiamo avvertito nella relazione del ministro Amato li troveremo anche nei prossimi anni (Applausi dei deputati dei gruppi Comunisti Italiani e Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Boato. Ne ha facoltà.
MARCO BOATO. Signor presidente, rappresentanti del Governo, colleghi, il gruppo dei Verdi condivide pienamente la relazione che ha svolto in quest'aula il ministro dell'interno Amato. Ne condivide, in particolare, la ricostruzione storica accurata e aderente alla realtà, che quindi non ripercorro per ragioni di brevità.
Condividiamo anche la solidarietà espressa alle forze di polizia e di intelligence, alla magistratura e, ovviamente, in modo particolare alle potenziali vittime delle attività eversive. È già un grande risultato che in quest'aula tutti noi oggi possiamo usare l'espressione «potenziali vittime».
Signor Presidente, è completamente cambiato il contesto politico, sociale e culturale rispetto agli anni settanta e ottanta. Non esiste più quell'area di simpatia o di omertà, di falsa neutralità che negli anni settanta, purtroppo, in parte esisteva realmente, e che cominciò a incrinarsi sempre più a seguito delle reazioni popolari e delle prese di coscienza per gli omicidi Moro, Rossa, Bachelet, Galli, Alessandrini, fino all'omicidio di Giuseppe Taliercio e del povero Roberto Peci.
Esiste un terribile filo conduttore, inoltre, che lega l'attentato a Gino Giugni nel 1983, l'omicidio di Ezio Tarantelli nel 1985, l'attentato ad Antonio Da Empoli nel 1986, l'omicidio di Roberto Ruffilli nel 1988 (di cui, in quella legislatura, ero collega al Senato), l'omicidio di Massimo D'Antona nel 1999 e l'omicidio di Marco Biagi nel 2002.
Questo terribile filo conduttore porta fino ai progetti di attentato di questi giorni, per fortuna sventati, contro il professor Pietro Ichino (ricordo che egli, oltretutto, è stato mio e nostro collega, in questa Camera, nell'VIII legislatura), il quale si è comportato con grande intelligenza, forza morale e dignità politica.
Per chi si è ubriacato di ideologia, il nemico principale è chi opera per le riforme democratiche, per l'innovazione istituzionale e per la trasformazione sociale: questo è il filo conduttore delle vicende che ho testè ricordato. Dagli atti giudiziari e dalle cronache giornalistiche emerge, al tempo stesso, la pericolosità - negli obiettivi che il ministro ha puntualmente indicato -, ma anche, fortunatamente, la penosa fragilità di questo tentativo di riorganizzazione di un terrorismo di impronta movimentista, fuori dallo spazio e dal tempo.
Non esiste, oggi, più alcuna possibilità di attuare un progetto di lotta armata, nonché di realizzare un collegamento con le lotte sociali ed i movimenti collettivi. Forse in quest'aula qualcuno se lo è dimenticato, ma il conflitto, per una concezione liberaldemocratica dello Stato, è l'anima della democrazia politica, mentre la lotta armata ed il terrorismo, se mai prevalessero - ma non prevarranno! -, ne costituirebbero la morte.
Una cosa sono i collegamenti politici e sociali - che non ci sono, o sono del tutto marginali -, un'altra sono i possibili fenomeni di infiltrazione nelle fabbriche, in qualche università o in qualche realtà periferica. A tale proposito, voglio ricordare al ministro Amato (che penso condivida questo mio pensiero) che il miglior antidoto contro le eventuali infiltrazioni non è soltanto la necessaria vigilanza. Mi riferisco alla vigilanza da parte non solo degli organi dello Stato, ma anche delle forze politiche e dei movimenti collettivi, la quale è sempre necessaria, soprattutto per chi è socialmente più esposto.
Il miglior antidoto contro le eventuali infiltrazioni eversive, infatti, è soprattutto il rigore della linea politica, che anche nei conflitti sociali, pienamente legittimi, deve saper rifiutare ogni forma di avventurismo e di degenerazione. Ciò vale anche per la grande manifestazione popolare e democratica di sabato prossimo a Vicenza, la quale, per l'appunto, non dovrà dare il benché minimo spazio a preoccupazioni del genere (e di questo ne siamo certi).
In questa Assemblea, sfortunatamente, da parte di qualche esponente del centrodestra e dell'estrema destra non si è persa, purtroppo, l'occasione di strumentalizzare questo dibattito come occasione di divisione Pag. 37politica, di attacchi ideologici, di contrapposizioni francamente volgari e non degne del Parlamento della Repubblica. Usare il terrorismo e l'eversione come occasione di lotta tra i partiti e di divisione politica ed ideologica, infatti, è il più grande regalo che questi esponenti della destra possano fare a chi punta all'indebolimento della democrazia politica ed alla lacerazione del tessuto democratico.
Tale regalo al terrorismo e all'eversione alcuni esponenti della destra lo hanno fatto anche oggi, perfino in occasione di questo dibattito. Pensate se insistessimo più di tanto nel ricordare che un ministro dell'interno definì Marco Biagi, dopo avergli negato la scorta e dopo la sua morte, «un rompicoglioni» e dovette dimettersi! Pensate se volessimo insistere un po' di più su aspetti di questo genere!
Noi, tuttavia, non vogliamo scendere su tale terreno. Noi stigmatizziamo questo grave errore di divisione politica, che qualcuno ha introdotto in quest'aula, nel momento stesso in cui confermiamo la nostra solidarietà per l'attività delle Forze di polizia, dell'intelligence e della magistratura. Rinnovo, altresì, la nostra solidarietà non solo a tutte le vittime del terrorismo di ieri, ma anche a quelle fortunatamente solo potenziali di oggi. Mi sembra, tuttavia, che tale solidarietà non possa condurre, come qualcuno ha fatto in questa Assemblea, a coprire episodi di degenerazione che sono avvenuti nel passato, perché ciò rappresenta un'altra volta una strumentalizzazione di questo dibattito politico, che meriterebbe maggiore dignità.
Per una volta comunque, signor Presidente, signor ministro e colleghi, possiamo, con soddisfazione, non trovarci in quest'aula a piangere le vittime, i morti o i feriti. Per una volta, possiamo registrare, con soddisfazione, che le armi democratiche dello Stato di diritto si sono dimostrate più forti delle armi dell'eversione e dell'antidemocrazia.
Ciò, per noi Verdi, è un segno importante della forza della democrazia politica, che noi vogliamo non limitare, ma difendere e rafforzare sempre di più (Applausi dei deputati dei gruppi Verdi e L'Ulivo - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fabris. Ne ha facoltà.
MAURO FABRIS. Signor Presidente, signor ministro, colleghi e colleghe, italiane e italiani che ci ascoltate da casa, desidero innanzitutto ringraziare il ministro dell'interno per la relazione che ha svolto questa mattina, perché ci ha dimostrato come ci sia una straordinaria capacità da parte delle forze di polizia, della magistratura e dei nostri servizi di portare avanti nel tempo, con grande intelligenza e capacità, un'indagine così complessa, che è riuscita a portare alla cattura di alcuni pericolosissimi soggetti, che stavano riorganizzando la lotta armata e l'iniziativa delle Brigate rosse nel nostro paese. Perciò, desidero ringraziare sentitamente, attraverso il ministro Amato, le forze di polizia, la magistratura e, in particolare, la dottoressa Boccassini, nonché quanti hanno lavorato in questa direzione per dare risposte importanti, forti, che dimostrano che il nostro Stato c'è; che non è né inerme, né impaurito, né impreparato; che, anzi, ha recuperato una grande capacità di intervento e di prevenzione su un fronte così pericoloso come quello del terrorismo.
A volte quando discutiamo in quest'Assemblea sulle risorse, sempre sufficienti, che riguardano le nostra forze dell'ordine, evidentemente non teniamo nel debito conto quali prove queste ultime, insieme alla magistratura, siano costrette ad affrontare. Con le parole pronunciate quest'oggi dal ministro Amato in quest'Assemblea si dimostra che le nostre forze dell'ordine sono formate da persone assolutamente capaci e in grado di vincere le sfide gravi, che investono la tenuta della democrazia nel nostro paese e il regime democratico nel suo complesso. Ancora una volta, quindi, ringrazio e ribadisco davvero i complimenti per il lavoro che è stato svolto.
La relazione del ministro, inoltre, dimostra che la lotta al terrorismo non è Pag. 38vinta una volta e per sempre. Già altri colleghi, in quest'Assemblea, hanno ricordato i tempi duri trascorsi, che hanno visto lo Stato messo in difficoltà e all'angolo da forze terroristiche ed estremistiche. Forse ci eravamo illusi che, ormai, questo fenomeno in qualche maniera fosse stato posto sotto controllo, anche se omicidi più recenti hanno dimostrato che così non era. Ci eravamo illusi, forse, che ambienti di un certo tipo, se non contigui, fossero riusciti a isolare e ad estirpare definitivamente la mala pianta del terrorismo e di chi voleva e vuole minare la democrazia. Così non è.
Devo ricordare, però, signor ministro, che in quest'Assemblea nei mesi scorsi avevamo indicato come ci fossero pericolosi segnali di rinascita di un certo tipo di strategia e di attività politica strettamente collegate con la violenza politica. Avevamo denunciato episodi quali gli assalti compiuti, soprattutto nel nord Italia, ai danni di sedi istituzionali; le gravi contestazioni nei confronti dei ministri, le infiltrazioni nei comitati «No-TAV» e in quelli che occupano le case; le iniziative violente contro le attività intraprese dalle amministrazioni locali per mettere sotto controllo il fenomeno dell'immigrazione. A quest'ultimo riguardo mi riferisco in particolare, a quanto è accaduto a Padova con la costruzione del famoso muro - così è stato definito - con il quale si intendeva mettere in sicurezza un quartiere, in cui è presente una numerosa colonia di immigrati, che creano problemi di non poco conto all'ordine pubblico, soprattutto a causa dello spaccio della droga e della prostituzione.
Vorrei ricordare, ancora, quanto è accaduto in occasione di alcune manifestazioni cosiddette pacifiste, nel corso delle quali abbiamo assistito a segnali pericolosissimi in questa direzione, nonché altri episodi tra i quali l'assalto al ministro Damiano, a Venezia, durante un convegno sulla riforma del mercato del lavoro; l'assalto al Consiglio regionale del Veneto e le vicende accadute al nostro collega Ascierto e al padre di Matteo Vanzan, militare caduto a Nassiriya. Sono fenomeni che non avevamo sottovalutato e che, proprio in quest'Assemblea, erano stati oggetto di intervento e di comunicazioni da parte del Governo.
Da questo punto di vista, dunque, bisogna fare i conti una volta ancora con una sorta di brodo culturale, con una realtà culturale e politica, che deve sapersi misurare con questi nuovi problemi.
Qualche collega prima e anche il professor Tranfaglia, con una ricostruzione che condivido poco, hanno indicato come i germi di questo fenomeno si nascondano nel ripetersi di situazioni di disagio operaio, giovanile, abitativo ed altro. Questo può essere sicuramente vero, ma non significa che si debba avere alcun tipo di atteggiamento giustificazionista nei confronti di questa situazione. Credo che non si debba indulgere in questo senso, come abbiamo ascoltato ieri, ad esempio, da parte di qualcuno in occasione di analisi sulla vicenda tremenda, che ha descritto il ministro Amato oggi. Nel corso di tali analisi si è sostenuto che, tutto sommato, potrebbe trattarsi di una «bolla di sapone» che fa ridere - come ha detto questa mattina l'onorevole Caruso -, che non sono terroristi e che si tratta di vedere che cosa sono: insomma, che sono situazioni da sottovalutare.
Contestiamo in maniera molto pesante quello che questa mattina in un'altra intervista una persona non certamente di secondo piano del sindacato, come il segretario generale della FIOM, ha dichiarato sulla vicenda che interessa gli arrestati, come descritta dal ministro. Il segretario della FIOM è arrivato a sostenere che adesso il problema più importante sembra quello di essere garantisti con tali arrestati, così come lo si è stati con Berlusconi; ed ha aggiunto che, a lato della solitudine operaia, di fronte all'ingiustizia e ai malesseri sociali, quello che è capitato in qualche maniera si può comprendere.
Noi crediamo che il segretario generale della FIOM abbia veramente perso un'occasione importante per essere vicino a quello che ha detto anche il segretario generale della CGIL, Epifani, che invece con molta lealtà ha affermato che bisogna Pag. 39interrogarsi sulla presa che le vecchie parole d'ordine riescono ad avere ancora oggi sulle nuove generazioni di attivisti sindacali. Mentre il segretario generale Epifani si interroga, il segretario generale della FIOM in qualche maniera non fa questo tipo di analisi, non si chiede perché tutto questo sia capitato, perché all'interno della CGIL sia stato possibile che alcuni addirittura arrivassero ad essere eletti nel consiglio generale della FIOM, come appunto è capitato per uno degli arrestati in quel di Padova.
Il segretario generale della FIOM, Cremaschi, si pone il problema che ai terroristi arrestati oggi siano assicurate le stesse garanzie concesse a Berlusconi e a Dell'Utri. Allora, al segretario generale della FIOM, così come a tutti noi, ricordiamo ancora una volta che se il nostro Stato ha vinto più volte la battaglia contro il terrorismo, questo è avvenuto perché in questo paese abbiamo una saldezza democratica, un sistema di garanzie, un sistema giudiziario e democratico che, nel dare garanzie e certezze a tutti, ha saputo al tempo stesso sconfiggere e combattere il terrorismo con la durezza e fermezza che erano necessarie. Da questo punto di vista, vorrei fare due osservazioni finali.
Evidentemente, quello che capita è anche il frutto di un asprirsi del clima in questo paese.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
MAURO FABRIS. Allora, signor Presidente, vogliamo invitare tutti in qualche maniera ad abbassare i toni, a mettere da parte la delegittimazione continua nei confronti dell'avversario politico: avversari sì, nemici mai! Da questo punto di vista, dobbiamo recuperare una notevole capacità e unità di intenti perché, se siamo stati capaci di sconfiggere una volta il terrorismo, credo che dovremmo essere di nuovo tutti insieme capaci di quest'azione (Applausi dei deputati dei gruppi Popolari-Udeur e L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Barani. Ne ha facoltà.
LUCIO BARANI. Signor Presidente, onorevole ministro degli interni, a nome del gruppo della Democrazia Cristiana-Partito Socialista Nuovo PSI, le voglio ricordare la famosa teoria dei pesci rossi, pensata proprio per le Brigate rosse. Secondo tale teoria togliendo l'acqua dalla vaschetta i pesci muoiono, anche se rossi. Naturalmente per acqua si intendono tutte quelle ideologie, dottrine, comportamenti, azioni, cattivi maestri, strutture e luoghi che possano costituire per la loro peculiarità il terreno di coltura del virus brigatista, pericoloso né più né meno come l'influenza aviaria. Credo in questa teoria e, anzi, sostengo che è proprio questo l'unico elemento politico di cui si possa discutere in Parlamento. Siamo infatti a ringraziare lei, le forze dell'ordine e i nostri servizi per quanto hanno fatto con la brillante operazione «Tramonto», che ha assicurato alla giustizia quindici criminali politicizzati e cgiellini, che avrebbero dato ulteriori lutti al paese. Queste nuove Brigate rosse non sono, signor ministro, di seconda linea. Al di là di questo grande riconoscimento, il Parlamento prende atto di una efficace operazione di polizia, ma deve porsi un'altra domanda: cosa non funziona o è oscuro alla nostra società? Come mai l'Italia è rimasto l'unico paese al mondo dove si uccide ancora in nome del comunismo?
Forse al Governo del paese ci sono ancora i comunisti? Forse alla guida del maggior sindacato italiano ci sono dei dilettanti allo sbaraglio? Tra i tanti immemori di questo passato rosso, anche di sangue, che ritorna a sinistra, i sindacati di questa pseudo-sinistra hanno spesso maneggiato il passato terrorista come una storia finita per sempre, tanto da aver dichiarato, di fatto, una loro unilaterale pacificazione storica tra eversione e italiani, portando a responsabilità politiche di primo piano numerosi ex brigatisti, che erano stati coinvolti negli anni di piombo.
Qualche esempio in proposito bisogna farlo, a sinistra come a destra: capita di scoprire, tra agli ospiti di riguardo di qualche festival rosso, anche ex brigatisti mai pentiti, Renato Curcio per primo; allo Pag. 40stesso modo, il meeting di Comunione e liberazione a Rimini ha dedicato una mattinata al faccia a faccia tra Francesca Mambro dei NAR, condannata all'ergastolo per la strage di Bologna, e Nadia Mantovani, una dei fondatori delle Brigate rosse. Le famiglie delle loro vittime si sono indignate, ma il dibattito c'è stato, applausi compresi.
Sono errori gravi, prima di tutto perché inducono ad una sensazione raggelante che il pentimento, il perdono e il trascorrere del tempo siano detersivi capaci di sbiancare o sbianchettare anche il sangue; poi, perché ingenerano nelle bande in attività la certezza di avere davanti un nemico snervato, senza convinzioni forti, impotente a tenere alta la guardia.
Come ha brillantemente scritto il giornalista Pansa, esiste anche un'altra breccia pericolosa nella difesa della legalità repubblicana, che riguarda una parte della sinistra italiana, sempre affetta da «struzzismo», perché mette la testa sotto la sabbia per non vedere ciò che non gli fa comodo. Trent'anni fa gli struzzi di sinistra fingevano di non capire che cos'erano le Brigate rosse e strillavano che erano nere, fascisti travestiti, agenti pagati dalla CIA e dai servizi israeliani: fu un auto-inganno tragico e grottesco, che ritardò la nascita di un'alleanza generale contro le bande.
Ho l'impressione che la malattia stia riemergendo, come il pacifismo «senza se e senza ma», l'antagonismo radicale, l'avversione totale per Silvio Berlusconi, la ripulsa del revisionismo e del riformismo, ritenuti peccati mortali, l'odio contro Bettino Craxi e i socialisti riformisti, la tolleranza nei confronti del ribellismo giovanile, quando addirittura si eleggono, si sostengono e si portano al Governo un movimento antagonista, che è impresentabile al buonsenso degli italiani, o familiari di violenti.
Infine vi è l'illusione che il comunismo possa rivivere mondato, spogliato di tutti i suoi errori, e di nuovo considerato come l'unico sistema in grado di creare un mondo di liberi e di giusti. Questo è il catalogo, onorevoli colleghi.
Ecco dunque dov'è il problema politico: questa sinistra massimalista e antagonista ha sempre in bocca un astratto pacifismo, ma allo sesso tempo considera i furti nei negozi come espropri proletari, l'occupazione come un diritto, mentre slogans come «Una cento, mille Nassiriya!» echeggiano in cortei dove sfilano sottosegretari, ministri e segretari di partiti, che hanno sempre pronta la famosa dichiarazione sui quattro imbecilli; allontana da un corteo della memoria il padre del sindaco di Milano, Letizia Moratti, deportato in un campo di concentramento; presenta come parlamentari persone, che sarebbero moralmente impresentabili anche in un'assemblea di condominio; pensa che l'occupazione antibrigatista del nord Italia sia stata fatta apposta per intimidire la manifestazione di Vicenza; che i centri sociali siano luoghi di scambio artistico e culturale, mentre i centri di accoglienza per clandestini sono delle Guantanamo italiane; che Hezbollah ed Hamas siano organizzazioni patriottiche; che i negozi distrutti a Genova e a Milano siano la giusta conseguenza del fatto che anche i ricchi devono piangere per salvare il mondo; che al leader massimo Fidel Castro si possano fare in piena coscienza gli auguri di buon compleanno; che i lavoratori debbano essere sempre in lotta con qualcuno; che gli americani, in fondo, si sono meritati l'11 settembre!
Potrei andare avanti ancora per molto. Allora chiedo a lei, signor ministro, che ha avuto un glorioso passato di socialista, un segnale con cui misurarsi: chiuda i centri sociali, dia un chiaro segnale di cambiamento al paese, chiuda con coraggio i luoghi dove è messa in pericolo la sicurezza del paese e dei cittadini! Stabilito che, secondo il rapporto del Ministero dell'interno, questi centri sociali per il 50 per cento sono stati giudicati ampiamente pericolosi ed eversivi, mi chiedo come la sua autorità possa ancora permettere la loro esistenza nel paese! E poco vale, a mio giudizio, il fatto che tali centri servano per controllare meglio i brigatisti.
Signor ministro, chiuda certe cellule della CGIL e non chiuda solo gli stadi! Pag. 41L'Italia non può permettersi riserve speciali di illegalità, tenute in vita dallo Stato per attuare meglio brillanti operazioni di intelligence.
In conclusione, signor ministro, si confronti apertamente su questo tema con questa sinistra massimalista e pacifista e metta alla prova la loro responsabilità: chiuda i centri sociali e non gli stadi e il paese capirà che nel suo Governo lei, signor ministro, in qualità di ex socialista riformista, inizia a fare sul serio; chiuda i centri sociali e non gli stadi e sarà una atto di giustizia postuma alle tante vittime del terrorismo rosso dimenticate dallo Stato; chiuda i centri sociali e non gli stadi e inizieremo a fare chiarezza sulla rotta democratica della nostra Repubblica e intervenga duramente e puntualmente contro i cortei «anti-TAV» e «anti-Vicenza», se violenti, e allora dimostrerà di avere le «palle»! Pensi a Bettino, a cosa avrebbe fatto in queste occasioni, lui che le «palle» le aveva veramente! Faccia ciò perché è socialista riformista come il sottoscritto e l'onorevole Del Bue, che è qui al mio fianco (Applausi dei deputati del gruppo Democrazia Cristiana-Partito Socialista)!
FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, almeno il linguaggio!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Neri. Ne ha facoltà.
SEBASTIANO NERI. Signor Presidente, chiedo al ministro dell'interno un minimo di attenzione, visto che il regolamento mi impedirà di annoiarlo per più di quattro minuti. Infatti, abbiamo notato l'insofferenza con la quale ha guardato l'orologio durante gli ultimi interventi! Tuttavia, riteniamo di poter avere la legittima pretesa di esercitare, analogamente ai colleghi che ci hanno preceduto, le nostre prerogative di parlamentari.
Occorre considerare le ragioni per le quali riemerge un fenomeno terrorista e perché lo stesso non deve essere sottovalutato. Infatti, questo fenomeno, come in tutte le altre occasioni in cui è riaffiorato, fa riferimento ad un momento di debolezza istituzionale che si appalesa come tale - e probabilmente è tale - e che, da un lato, concede spazio all'illusione dell'eversione e, dall'altro, incoraggia spesso quelle devianze interne che sempre hanno accompagnato la capacità di organizzarsi delle cellule terroristiche.
Probabilmente, non è un caso che riaffiorino in questo momento perché, al di là dei programmi e dei tentativi di compattamento, questo Governo non è più assistito dal consenso del paese e non ha una maggioranza coesa che sappia rappresentare ai cittadini le ragioni della politica e della progettualità.
Ci troviamo nella stessa situazione che ha caratterizzato la fine degli anni Ottanta e gli inizi degli anni Novanta e che poi ha determinato svolte politiche importanti dalle quali non siamo ancora usciti in termini di stabilità. Una cosa è stata vera e va sottoscritta: il terrorismo non deve essere usato quale argomento dialettico di contrapposizione contro quelli che possono essere gli avversari politici di oggi. Infatti, la spaccatura del mondo politico e la contrapposizione su questo tema è esattamente ciò che intendono determinare queste bande armate.
Il terrorismo è fenomeno da condannare unanimemente, rispetto al quale tutti abbiamo il dovere politico, morale e sociale di fare la nostra parte. Questo è ciò che noi, oggi, dobbiamo far emergere dal dibattito.
Tuttavia, al di là di alcune enfatizzazioni che non mi hanno entusiasmato perché deve essere ricercata una convergenza generale di impegno istituzionale contro il terrorismo, è affiorato in altri interventi della contrapposta parte politica che sostiene l'attuale maggioranza di Governo, signor ministro, un atteggiamento giustificazionista che ha rivalutato i centri sociali.
Certamente, non debbo dire a lei di guardare con attenzione le relazioni degli organi di polizia e quelle dei nostri servizi per sapere come stanno esattamente le cose. È un giustificazionismo storico-sociale retorico che rappresenta l'anticamera Pag. 42dei «compagni che sbagliano», e cioè è l'anticamera della necessità di trovare, comunque, una giustificazione di disagio sociale o di contrapposizione politica all'atteggiamento di chi non fa politica nel momento in cui fa il terrorista, ma è soltanto un pericoloso delinquente e come tale va trattato.
PRESIDENTE. Deve concludere.
SEBASTIANO NERI. Ho finito il tempo, signor Presidente?
PRESIDENTE. Mancano pochi secondi.
SEBASTIANO NERI. Ciascuno assuma con chiarezza davanti al paese le proprie responsabilità. Aver portato gli epigoni del terrorismo di ieri nelle istituzioni e, financo, dentro i ministeri non è un segnale incoraggiante per il paese. Si riconosca, oggettivamente, che in tutta quell'area...
PRESIDENTE. La prego, deve concludere.
SEBASTIANO NERI. Concludo subito, signor Presidente. Dicevo che in tutta quell'area che oggi fa riferimento ad un estremismo che sembra verbale ma non lo è vi è il terreno di coltura.
Le chiedo, signor ministro: se, sabato, andassi a Vicenza, imbardato con una bandiera americana, ritiene che sarei oggetto soltanto di civilissimi fischi di contestazione o dovrei temere, come l'ambasciata americana ha ripetuto ai suoi concittadini...
PRESIDENTE. Deve concludere.
SEBASTIANO NERI. ... per la mia incolumità fisica?
Allora non è possibile condannare le ragioni dell'azione e condivide l'azione. Bisogna avere una coerenza di fondo. Se unità vi dev'essere...
PRESIDENTE. Deve veramente concludere. Ha terminato nettamente il tempo a sua disposizione.
SEBASTIANO NERI. ...contro il terrorismo, questa unità deve partire dal Governo ed arrivare ai singoli parlamentari ed ai singoli cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Movimento per l'Autonomia).
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento dell'informativa urgente del Governo.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle 15 con lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
La seduta, sospesa alle 13,45, è ripresa alle 15.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIULIO TREMONTI
Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderà il Vicepresidente del Consiglio dei ministri, Francesco Rutelli.
(Processo di riorganizzazione del Ministero per i beni e le attività culturali e le politiche in materia di diritto d'autore - n. 3-00621)
PRESIDENTE. L'onorevole Nardi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00621 (vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 1).
MASSIMO NARDI. Signor Vicepresidente del Consiglio, nonché ministro per i beni e le attività culturali, le chiedo quale sarà la sua posizione rispetto al processo di riorganizzazione che si sta sviluppando proprio all'interno del Ministero per i beni e le attività culturali. Lei ne è direttamente coinvolto nella duplice veste di Vicepresidente del Consiglio dei ministri e di ministro per i beni e le attività culturali. Si Pag. 43tratta di un processo di riorganizzazione che riguarda in modo particolare l'ufficio per il diritto d'autore che, come lei certamente saprà, è un ufficio che al momento risulta essere disarticolato tra la Presidenza del Consiglio e lo stesso ministero.
Le chiedo pertanto cosa pensi di fare e se, in modo particolare, non ritenga utile riaccorpare tutte le competenze sotto la diretta responsabilità della Presidenza del Consiglio.
PRESIDENTE. Il Vicepresidente del Consiglio dei ministri, Francesco Rutelli, ha facoltà di rispondere.
FRANCESCO RUTELLI, Vicepresidente del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, ringrazio molto l'onorevole Nardi, non solo perché è fondata la sua interrogazione, ma anche perché è condivisibile lo spirito che vi sovrintende, poiché tra le competenze che spettano al Ministero per i beni e le attività culturali vi è quella sul diritto d'autore e sulla disciplina della proprietà letteraria, che si ricollega alla rilevanza dell'opera di ingegno e alla rilevanza dell'industria culturale, compresa in particolare quella cinematografica, il settore dell'audiovisivo e in generale la promozione di attività culturali.
Presso il ministero c'è un ufficio per il diritto d'autore, che ha competenze amministrative sulla tenuta del registro delle opere protette, che effettua la vigilanza sulla SIAE e svolge l'attività di supporto al comitato consultivo permanente per il diritto d'autore. Provvede alle attività che riguardano la cooperazione con l'Organizzazione mondiale della proprietà intellettuale, con contributi finanziari e con diverse iniziative importanti; tra queste, la Giornata mondiale della proprietà intellettuale.
Sappiamo che le problematiche sono crescenti; lo sanno tutti i colleghi. Vi sono problemi gravi di violazione del diritto d'autore, derivanti dall'utilizzo non corretto delle nuove tecnologie (Internet), dalle pratiche di file sharing, attraverso cui possono essere scaricati film e musica, in violazione dei diritti degli autori, con danno nei confronti del settore economico, che è di tanta importanza per il paese.
Dobbiamo lavorare per creare condizioni concorrenziali nel mercato, per la tutela del consumatore, ma senza diminuire le garanzie per gli autori. Raccolgo quindi l'indicazione che viene dall'interrogante, perché in funzione di questa attività generale di coordinamento, che spetta alla Presidenza del Consiglio, il decreto-legge 26 aprile 2005, n. 63, ha introdotto il principio dell'intesa tra la Presidenza del Consiglio dei ministri e il Ministero per i beni e le attività culturali. Attualmente, avendo l'attuale Vicepresidente del Consiglio delegato questa competenza ed essendo allo stesso tempo ministro per i beni e le attività culturali, in collegamento con il sottosegretario alla Presidenza, Levi, abbiamo costituito proprio presso la Presidenza del Consiglio il comitato antipirateria...
PRESIDENTE. La invito a concludere, signor Vicepresidente del Consiglio.
FRANCESCO RUTELLI, Vicepresidente del Consiglio dei ministri. ...che a breve vedrà convocata la prima riunione, con supporto da parte del dipartimento dell'editoria e dell'ufficio per il diritto d'autore del ministero, così raccogliendo, onorevole Nardi, le sue preoccupazioni, su cui è bene che il Parlamento vigili e dia il suo utilissimo indirizzo.
PRESIDENTE. L'onorevole Nardi ha facoltà di replicare.
MASSIMO NARDI. Signor Vicepresidente del Consiglio, nonché ministro per i beni e le attività culturali, la ringrazio per aver sottolineato l'importanza dell'interrogazione a risposta immediata che ho presentato.
Mi scuserà, però, se non condivido l'ottimismo nella valutazione della sua risposta. Mi è parso di capire che lei sostanzialmente abbia riproposto quanto già previsto, con la sola differenza di riaccorpare Pag. 44un'unica competenza alla Presidenza del Consiglio. Non mi pare sia questo lo strumento che avevo in animo.
Signor Vicepresidente del Consiglio, penso che il diritto d'autore debba essere tutelato al meglio, perché rappresenta la speranza che ognuno di noi può avere di migliorare la propria condizione sia economica sia di affermazione nella società attraverso la propria intelligenza.
Se lei continuerà a lasciare le cose come stanno, per cui per spendere una qualsiasi cifra, per inviare una lettera, bisognerà coinvolgere quattro capitoli di spese diverse, evidentemente non avremo fatto grossi passi in avanti. Io la invito ad avere più coraggio, signor viceministro: accorpi tutte le competenze alla Presidenza del Consiglio, perché ciò determinerebbe un coordinamento ed una funzionalità immediata, altrimenti abbia il coraggio - mi scusi la provocazione - di dire che noi stiamo lavorando, anche se in maniera un po' strisciante, per affossare questo organismo (Applausi dei deputati del gruppo Democrazia Cristiana-Partito Socialista)!
(Presentazione dei disegni di legge di ratifica dei protocolli attuativi della Convenzione per la protezione delle Alpi e del protocollo aggiuntivo alla Convenzione-quadro europea sulla cooperazione transfrontaliera - n. 3-00622)
PRESIDENTE. L'onorevole Zeller ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00622 (vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 2).
KARL ZELLER. Signor Presidente, signor Vicepresidente del Consiglio, come tutti sappiamo, la Convenzione per la protezione delle Alpi ed i relativi protocolli rivestono un'importanza fondamentale per la tutela dell'ecosistema alpino. Nove protocolli sono stati firmati dall'allora Governo di centrosinistra in data 31 ottobre del lontano anno 2000. I paesi limitrofi, tutti appartenenti all'Unione europea, hanno già da tempo concluso l'iter di ratifica parlamentare.
Il nostro ritardo nella ratifica non ci fa fare bella figura, anche perché una delle sedi della Convenzione si trova nel territorio italiano. In data 12 ottobre è stata finalmente adottata una decisione.
Noi intendiamo sapere se il Governo, alla luce di quanto esposto, non ritenga necessario procedere.
PRESIDENTE. Il Vicepresidente del Consiglio dei ministri, Francesco Rutelli, ha facoltà di rispondere.
FRANCESCO RUTELLI, Vicepresidente del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, condividiamo pienamente la preoccupazione dell'onorevole Zeller e degli altri interroganti.
Si tratta di un accordo di straordinaria importanza ed i protocolli che lo completano testimoniano la rilevanza ambientale, economica, sociale, per lo sviluppo sostenibile, giuridica, energetica, di tutela della natura e del paesaggio, per il turismo e per i trasporti.
Ricordo che, nella passata legislatura, vi furono ben quattro letture riguardanti il disegno di legge, presentato dopo la ratifica della Convenzione-quadro, per la ratifica dei nove protocolli attuativi. Nonostante le quattro successive letture, non si riuscì ad approvarlo.
In questa legislatura, il Ministero degli affari esteri si sta muovendo con grande determinazione, giustificata, come lei ha detto, dal fatto che l'Italia è il maggiore contribuente della Convenzione delle Alpi, ospita una parte del segretariato della convenzione a Bolzano, riuscendo a fare eleggere un segretario generale, il dottor Marco Onida, della nostra nazione; si tratta di un ruolo di primo piano che impone una velocizzazione della ratifica che manca solo da parte di pochi paesi.
Quindi, il Ministero degli affari esteri ha avviato dall'inizio della legislatura le iniziative necessarie per sciogliere tutti i nodi rimanenti, di concerto con il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio, che ha espresso parere favorevole. Proprio oggi posso comunicarle che il ministro dei trasporti mi ha informato Pag. 45della sua determinazione a risolvere conclusivamente, con un confronto positivo, l'iter attuativo.
So che sono state presentate da parte sua, del senatore Peterlini, della senatrice Donati e dell'onorevole Boato anche proposte di legge di iniziativa parlamentare che hanno il senso di sollecitare questo impegno da parte del Parlamento.
Le assicuro che vi è una fortissima volontà del Governo! Tra l'altro, vorrei sottolineare che il Ministero degli affari esteri ha avviato il concerto interministeriale riguardante tutto il processo di ratifica della Convenzione.
La ringrazio e le assicuro che l'impegno del Governo, sotto l'impulso del Parlamento, sarà certo e spedito.
PRESIDENTE. L'onorevole Zeller ha facoltà di replicare.
KARL ZELLER. Signor Presidente, ringrazio il Vicepresidente del Consiglio: le sue risposte ci rassicurano e speriamo che, essendo passati ormai dieci mesi, entro breve sarà possibile procedere alla ratifica non solo di questa Convenzione, ma anche dei protocolli aggiuntivi della Convenzione di Madrid, anch'essi oggetto della mia interrogazione.
(Indirizzi ed iniziative del Governo a proposito del caso Abu Omar - n. 3-00623)
PRESIDENTE. L'onorevole Boato ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00623 (vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 3).
MARCO BOATO. Signor Presidente, signor Presidente... Anzi, Vicepresidente del Consiglio dei ministri (il mio lapsus è un augurio!), la doverosa lotta contro il terrorismo interno ed internazionale non può mai comportare la violazione dei princìpi, delle regole e delle garanzie dello Stato di diritto, quale è e deve essere lo Stato italiano.
Il sequestro ad opera della CIA sul territorio italiano di Abu Omar è stato purtroppo un caso clamoroso ed esemplare di questo tipo di violazioni. Ancora più grave appare questo sequestro illegale, definito eufemisticamente extraordinary rendition, se attuato con l'avallo del Governo di allora o con la complicità e l'aiuto dei servizi segreti italiani, in specie del SISMI.
Dopo essere stato sequestrato illegalmente in Italia, Abu Omar è stato detenuto e torturato in Egitto per quattro anni e solo domenica 11 febbraio è stato rilasciato, sembra a prezzo del silenzio.
Chiedo dunque al Governo italiano attuale di non ostacolare le doverose indagini della magistratura. Un ostacolo istituzionale apparirebbe come una copertura - che immagino non ci sia - degli atti illegali commessi nel caso di Abu Omar.
PRESIDENTE. Il Vicepresidente del Consiglio dei ministri, Francesco Rutelli, ha facoltà di rispondere.
FRANCESCO RUTELLI, Vicepresidente del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, leggo la risposta predisposta dal ministero della giustizia. Essa informa che il procuratore della Repubblica di Milano ha comunicato di aver iscritto, in relazione al sequestro di persona di Nasr Oussama Mustafa Hassan, alias Abu Omar, commesso a Milano il 17 febbraio 2003, il procedimento penale n. 10838 del 2005. Nell'ambito di tale procedimento, onorevole Boato, la procura generale della Repubblica di Milano, su richiesta dell'ufficio inquirente, inoltrava la richiesta di estradizione di ventidue cittadini statunitensi nei confronti dei quali erano state emesse tre ordinanze di custodia cautelare dal GIP e dal tribunale del riesame di Milano per il sequestro di persona di Abu Omar.
In data 22 dicembre 2005 si inoltrava all'ufficio ministeriale anche la richiesta di estensione delle ricerche a fini di estradizione dei ventidue citati latitanti, da diffondersi in ambito extraeuropeo a mezzo Interpol. In due tempi il ministro di allora diffondeva le ricerche, sia nei tredici paesi Pag. 46che aderiscono al mandato d'arresto europeo, collegati alla banca dati SIS-SIRENE, che negli altri dodici non collegati, sempre attraverso l'Interpol.
Il 12 aprile 2006 l'allora ministro della giustizia comunicava all'autorità giudiziaria milanese la decisione di non inoltrare agli Stati Uniti la domanda di estradizione e di non diffondere le ricerche dei soggetti in ambito internazionale extraeuropeo, sulla base dell'articolo 720, comma 3, del codice di procedura penale, alla luce della valutazione (sto continuando la lettura dell'informativa del ministero della giustizia) dei rapporti di collaborazione tra Italia e Stati Uniti, con particolare riguardo alle richieste di assistenza rivolte di recente a questo paese anche nell'ambito di procedimenti penali di grande rilevanza e tuttora in corso dinanzi all'autorità giudiziaria.
Nel corso delle indagini emergevano elementi di prova a carico di altri quattro cittadini statunitensi e di alcuni esponenti del SISMI. In data 3 luglio 2006, su richiesta della procura della Repubblica, il GIP del tribunale di Milano emetteva una nuova ordinanza di custodia cautelare contro ventotto indagati. Essa è stata eseguita nei confronti di due indagati italiani, mentre è rimasta ineseguita nei confronti degli altri ventisei stranieri.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
FRANCESCO RUTELLI, Vicepresidente del Consiglio dei ministri. Mi perdonerà, signor Presidente, ma debbo completare.
In data 7 agosto 2006, la procura generale presso la corte d'appello di Milano faceva pervenire al Ministero della giustizia la richiesta di inoltro al Governo degli Stati Uniti della domanda di estradizione nei confronti di ventisei cittadini americani indagati, quattro in più rispetto ai ventidue precedenti. È una domanda che allo stato è in fase di esame e valutazione, tenuto conto di un fatto nuovo, su cui devo dare un'informazione aggiuntiva. Il Governo ha ritenuto violato il segreto di Stato, attivando, dinanzi alla Corte costituzionale, il conflitto con l'autorità giudiziaria di Milano, sui rapporti tra agenti del Sismi e agenti stranieri, per ciò che concerne il sistema organizzativo ed operativo del Sismi medesimo.
In altre parole, signor Presidente, in occasione dell'indagine sul sequestro di Abu Omar, l'autorità giudiziaria ha acquisito elementi informativi, anche di carattere documentale, attinenti alla identità di ottantacinque dipendenti del servizio, intercettandone le utenze cellulari in uso, nonché elementi attinenti alla struttura e alle logiche di funzionamento del servizio medesimo, non direttamente afferenti al sequestro in questione.
Il materiale sequestrato, altresì, prevede che siano ritenute lese, da parte del Governo, le prerogative di secretazione, nonché gli esiti delle indagini effettuate a carico degli agenti del Sismi, depositati in occasione della richiesta di rinvio a giudizio.
Concludendo, signor Presidente - la ringrazio per avermi concesso qualche secondo in più per rispondere compiutamente, ma mi sembrava necessario -, va chiarito che per l'aspetto dell'acquisizione di materiale classificato da parte dell'autorità giudiziaria, nonché di elementi informativi comunque sottratti alla diffusione, il Governo provvide ad apporre il segreto di Stato per impedire l'utilizzazione degli esiti di tali accertamenti. Si tratta ora di attendere il provvedimento della Consulta, che potrà fornire ulteriori ed utili elementi di valutazione ai fini delle determinazioni da assumere. Grazie.
PRESIDENTE. Signor Vicepresidente, più che qualche secondo, lei si è preso un po' troppo tempo!
L'onorevole Boato ha facoltà di replicare.
MARCO BOATO. Immagino con par condicio, signor Presidente...!
La risposta che il Vicepresidente del Consiglio, Rutelli, mi ha fornito - lo capisco umanamente - è semplicemente la lettura, come egli ha detto, di una informativa del Ministero della giustizia. Debbo dire, con il massimo di rispetto e di Pag. 47amicizia fraterna che mi lega all'onorevole Rutelli, che forse si rischia di snaturare la logica del question time con risposte di questo genere. Ovviamente il Ministero della giustizia ha fornito quegli elementi, ma così siamo fuori dalla logica del «botta e risposta» che caratterizza il question time.
Lei ci ha rivelato un fatto, signor Vicepresidente, che già è contenuto nella mia interrogazione, se lei ha la bontà di leggerla, e cioè quello del conflitto di attribuzioni.
FRANCESCO RUTELLI, Vicepresidente del Consiglio dei ministri. L'ho motivato.
MARCO BOATO. Poiché lei ha detto che ci avrebbe comunicato una novità, essa era già contenuta nel testo della mia interrogazione. È tutto molto benevolo e affettuoso sul piano personale, ma un po' preoccupante sul piano istituzionale. Credo che in questa vicenda rischiamo di utilizzare il segreto di Stato, apposto dal Governo precedente, per coprire illegalità inaccettabili in uno Stato di diritto. Questa è la pura e semplice verità.
Dall'India, dove è in visita, il Presidente del Consiglio Prodi ha dichiarato di essere contrario alle cosiddette rendition. Allora, se siamo contrari - non ho alcun dubbio e mi fa un enorme piacere che sia così - utilizzare strumenti che impediscano di perseguirle purtroppo è grave.
L'eventuale rifiuto della richiesta di estradizione dei ventisei agenti della CIA, che mi sembra profilarsi dalla lettura di quel testo, rischia di coprire chi ha commesso gravi reati....
PRESIDENTE. Onorevole Boato, la invito a concludere.
MARCO BOATO. Faccia un po' di par condicio, signor Presidente...!
Sollevare un conflitto di attribuzione su una materia estranea a questa indagine è legittimo da parte del Governo, ma dà la sensazione che non ci sia una vera collaborazione con l'autorità giudiziaria.
Il Governo spagnolo ha deciso pochi giorni fa di revocare il segreto di Stato su identica materia, perché per la sicurezza dei cittadini è imprescindibile da parte del Governo che vi sia la massima collaborazione nei confronti delle richieste dell'autorità giudiziaria. Mi pare che questa dovrebbe essere - e me lo auguro - la posizione del mio e del nostro Governo italiano.
(Procedimenti di condono per interventi edilizi abusivi realizzati nella provincia di Napoli - n. 3-00624)
PRESIDENTE. L'onorevole Pisacane ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00624 (vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 4).
MICHELE PISACANE. Signor Presidente, signor ministro, onorevoli colleghi, l'interrogazione che mi accingo a sottoporre al ministro riguarda la tematica del condono edilizio ed in particolare il condono edilizio nelle aree sottoposte a vincolo paesaggistico ed ambientale. Premetto che, nonostante siano stati sottoscritti i protocolli di intesa tra la regione Campania e le sovrintendenze ai beni ambientali e architettonici finalizzati al coordinamento e allo snellimento delle procedure per il rilascio della prescritta autorizzazione paesaggistica, ad oggi - a distanza di venti anni dalla legge n. 47 del 1985 e di tredici anni dalla legge n. 724 del 1994 - migliaia e migliaia di pratiche di condono edilizio risultano inevase da parte dei comuni per il lezioso e lento - anzi, lentissimo - esame da parte delle sovrintendenze. Purtroppo, la mancata risoluzione di queste istanze di condono edilizio, comporta...
PRESIDENTE. Onorevole Pisacane, la invito a concludere.
MICHELE PISACANE. Signor Presidente è vero che non mi chiamo Boato né Rutelli, però.... Chiedo al signor ministro se intenda intervenire con un provvedimento Pag. 48ad hoc finalizzato a snellire l'azione delle competenze delle sovrintendenze e altresì se voglia predisporre un apposito decreto affinché i sovrintendenti possano delegare a propri funzionari il rilascio dei nulla osta ambientali presso i comuni, partecipando così all'esame delle pratiche edilizie in sanatoria presentate per effetto delle citate leggi n. 47 del 1985 e n. 724 del 1994.
PRESIDENTE. Il Vicepresidente del Consiglio dei ministri, Francesco Rutelli, ha facoltà di rispondere.
FRANCESCO RUTELLI, Vicepresidente del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, il collega interrogante sa bene che il Governo deve gestire - e così gli enti locali, gli enti territoriali - la pesante eredità dei condoni sugli abusi edilizi, disposti dal precedente Governo. Onorevole Pisacane, come lei giustamente sottolinea, la situazione nella regione Campania e in particolare nella provincia di Napoli - ma non solo - assume connotati di emergenza e costringe le amministrazioni interessate, tra cui le sovrintendenze del Ministero per i beni e le attività culturali, a compiere valutazioni di estrema delicatezza. Le dico però con grande franchezza, onorevole Pisacane, che procedure amministrative di accelerazione dei procedimenti non possono andare a discapito della serietà della valutazione sugli interventi abusivi che siano stati realizzati in aree soggette a vincolo paesistico-ambientale.
In questi anni, da quanto ci hanno riferito le strutture amministrative del ministero, sono state intraprese iniziative importanti e concrete - alcune da lei citate nell'interrogazione - per il coordinamento delle funzioni tra i diversi soggetti che ne hanno la responsabilità - regione, comuni sovrintendenze - per valutare l'esercizio delle istanze di sanatoria.
Potrei citarle la mia personale, precedente esperienza di sindaco della città di Roma, che ha conosciuto diversi casi - ha creato un'unità speciale, ha gestito diverse di queste situazioni con pragmatismo -, pur di fronte all'invalicabilità delle situazioni in cui i vincoli non possono essere superati.
Per non superare a mia volta il tempo che mi è assegnato, trasmetto all'onorevole Pisacane il testo scritto di una risposta preparata dai miei uffici, che contiene indicazioni più precise riguardanti i cosiddetti piani di dettaglio previsti dai piani territoriali paesaggistici sia nei comuni vesuviani sia nell'isola di Ischia, nonché le altre misure che si intende adottare per accelerare le procedure, ma restando rigorosamente dentro la certezza del diritto e dei metodi di governo del territorio.
PRESIDENTE. L'onorevole Pisacane ha facoltà di replicare.
MICHELE PISACANE. Prendo atto della risposta del Governo e del signor ministro. Ringrazio il ministro per la risposta. Resta, tuttavia, in me un dubbio, signor ministro, mi consenta di dirlo da uomo del territorio e sindaco di un comune della provincia di Napoli. Ho chiesto se si potesse intervenire con un atto teso a snellire la burocrazia. Fermi restando le illegittimità e gli abusi, non è possibile che, in un comune dove giacciono diecimila pratiche di condoni edilizi, si debba aspettare cent'anni. Auguro ai cittadini di vivere così lungo tempo, però trovo sia proprio indecoroso.
Le dico di più, signor ministro: la gente vuole una risposta concreta dal Governo e dalle istituzioni e ha necessità di vivere con più serenità. È ovvio che esistono abusi ed espropriazioni, ma è pur vero che vi sono casi veramente bisognosi di vivere con dignità.
Lei, signor ministro, con un po' di attenzione in più, può emanare un provvedimento che faccia sì che gli autorevoli rappresentanti delle sovrintendenze possano integrare le commissioni dei beni ambientali presso i comuni e far sì che le pratiche vengano esaminate con più celerità, onde evitare farraginosi intrighi burocratici ed inutili attese per i cittadini.
Tutto ciò va discapito di questi ultimi, i quali non vedono l'esaurirsi delle proprie Pag. 49istanze e, soprattutto, va a discapito delle casse del comune, dove non entrano fondi che possono essere investiti per lo sviluppo sociale ed economico dell'intera comunità.
(Orientamenti del Governo in relazione alla riforma del sistema previdenziale - n. 3-00625)
PRESIDENTE. L'onorevole Zipponi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00625 (vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 5).
MAURIZIO ZIPPONI. Signor Presidente, signor Vicepresidente del Consiglio, nei prossimi giorni si avvierà il confronto tra il Governo e le organizzazioni sindacali sulle pensioni e sul welfare. Nel programma dell'Unione è esplicitamente prevista l'eliminazione del cosiddetto scalone e la riduzione delle finestre decisa dal Governo Berlusconi, che fu una decisione grave contro milioni di lavoratori, un aumento delle pensioni minime, la rivalutazione di quelle più basse e un ruolo dell'Inps nella gestione del trattamento di fine rapporto verso la previdenza integrativa. È urgente che i lavoratori avvertano con chiarezza la discontinuità di questo Governo dal precedente, attraverso interventi volti a riformare, non a tagliare l'età o i coefficienti di rendita, come invece chiede la Confindustria.
La riforma deve rivolgersi, in primo luogo, a quei milioni di giovani precari che pagheranno prezzi altissimi, se non si interviene in tempo. Chiediamo che il Governo ripristini quel sistema flessibile per l'accesso alla pensione che parte da 57 anni di età con 35 anni di contributi, tenendo conto, in particolare, degli operai, dei lavoratori turnisti e di quelli sottoposti a stress, sia pubblici che privati.
PRESIDENTE. Il Vicepresidente del Consiglio dei ministri, Francesco Rutelli, ha facoltà di rispondere.
FRANCESCO RUTELLI, Vicepresidente del Consiglio dei ministri. Il Parlamento sa che si è aperta una fase nuova, molto importante e delicata. Il memorandum di intesa, siglato nel novembre scorso tra il Governo e le tre organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative, ha allargato il suo raggio di azione con un dialogo che il Governo, con l'impulso diretto del Presidente del Consiglio e dei ministri competenti, ha sviluppato con tutte le parti sociali, la piccola impresa, la Confindustria e i sindacati.
Onorevole Zipponi, la sostanza è questa: dobbiamo riformare il sistema, avendo a cuore i punti fondamentali, da lei richiamati, del nostro programma, sul quale si è formato questo Governo, e rendendo la riforma del sistema previdenziale parte di un disegno organico riguardante anche la riforma degli ammortizzatori sociali, le politiche assistenziali - si tratta di nuovi argomenti, perché, ad esempio, il tema degli anziani non autosufficienti non fa parte di questo capitolo, ma certamente deve dialogare con il capitolo della previdenza, riguardando la condizione degli anziani nel nostro Paese e le esigenze sociali fondamentali - l'effettivo decollo, cui lei si è richiamato, della previdenza complementare, che rappresenta un successo di questo Governo che ha anticipato di un anno i tempi precedentemente previsti, la revisione degli enti previdenziali (anche questa una riforma che porta risparmio e maggiore funzionalità all'operato di tutti) e, infine, la ricerca di soluzioni volte ad assicurare ai pensionati trattamenti adeguati.
Abbiamo il problema dell'allungamento su base volontaria della vita lavorativa e di mettere mano al cosiddetto scalone adottato nella precedente legislatura.
Inoltre abbiamo il problema di garantire il potere d'acquisto delle pensioni che, indiscutibilmente, anche quando sono rimaste stabili, non hanno mantenuto una presa sul costo reale della vita, specialmente nell'ultimo quinquennio. Tutti questi temi, e non uno solo di questi, stanno dentro un orizzonte strategico che è quello della sostenibilità delle politiche previdenziali rispetto ai conti dello Stato e della Repubblica italiana.Pag. 50
Le linee del programma del centrosinistra sono dunque ora affidate ad una concertazione vasta, ma anche profonda e che riguarda i rapporti con tutte le forze produttive. Essa deve riuscire ad ottenere questo risultato: mantenere la sostenibilità della spesa previdenziale, garantire il potere d'acquisto degli assegni pensionistici e la risposta alle nuove tematiche sociali, senza chiudere la porta i giovani. Questi ultimi, con la dinamica attuale, rischiano di non avere una pensione domani.
Questo è il nostro compito e cercheremo di assolverlo con la maggioranza parlamentare. Ne discuteremo certo anche con le opposizioni, in quanto i nostri riferimenti fondamentali sono le parti sociali, con cui, tuttavia, il dialogo è avviato in un modo ad ora incoraggiante.
PRESIDENTE. L'onorevole Zipponi ha facoltà di replicare.
MAURIZIO ZIPPONI. Ovviamente sul piano del metodo apprezziamo la risposta perché è importante il confronto con le parti sociali e che esse si confrontino con milioni di lavoratori interessati a questo tema, così come è importante il ruolo del Parlamento nella riforma.
Tengo a dire che sui punti del programma dell'Unione c'è una chiarezza totale, in quanto c'è scritto: «Eliminare il gradino e la riduzione del numero di finestre». Inoltre: «Affrontare il fenomeno dell'evasione contributiva» e si tratta di 38 miliardi. Ancora: «Intervenire sull'adeguamento delle pensioni al costo della vita». Sono d'accordo, signor Vicepresidente, che la bussola sia quella della sostenibilità, in quanto nessuno può vendere ciò che non sta in piedi.
Allora, l'unificazione degli enti annunciata da Prodi a Caserta si può fare subito se c'è un decreto che dispone tale unificazione, rompendo anche le resistenze corporative degli enti stessi e risparmiando due miliardi solo nella gestione dei medesimi.
È possibile fare una riforma che riconosca che tutti i lavori non sono uguali? È possibile dire in questo Paese che gli operai, chi fa i turni di sabato e di domenica, gli infermieri, coloro che sono sottoposti a stress, le maestre d'asilo ed altri abbiano un riconoscimento e che non siano trattati come chi può permettersi di decidere volontariamente di allungare l'età della propria vita lavorativa? È possibile dividere nei conti la previdenza dall'assistenza per paragonarci a quei sistemi europei in cui l'assistenza è a carico dello Stato e della fiscalità generale e non piuttosto della previdenza?
Queste sono le questioni che poniamo, tenendo anche conto che c'è un problema della classe dirigente in questo Paese. Infatti, un giovane lavoratore che inizia a lavorare oggi rischia di andare in pensione con il 50 per cento di quello che prenderebbe attualmente uno di noi. Quindi, è necessario intervenire sulla previdenza partendo dall'ottica non solo di chi percepisce una pensione, ma anche di chi rischia di non avere una trattamento che gli permetta di non rientrare poi nella soglia di povertà (Applausi dei deputati del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).
(Effetti economici a favore dei pensionati italiani a seguito delle nuove disposizioni fiscali previste dalla legge finanziaria 2007 ed ulteriori interventi attuativi - n. 3-00626)
PRESIDENTE. L'onorevole Bellanova ha facoltà di illustrare l'interrogazione Delbono 3-00626 (vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 6), di cui è cofirmataria.
TERESA BELLANOVA. Signor Presidente, signor Vicepresidente del Consiglio, come è noto, nel nostro paese oltre 9 milioni di persone percepiscono una pensione inferiore ai mille euro al mese.
Molte di queste, soprattutto donne, dopo venti o venticinque anni di lavoro sono sotto la soglia di povertà. I pensionati hanno già riscontrato gli effetti della legge finanziaria sul loro reddito nel mese di Pag. 51gennaio. Chiediamo di conoscere i primi dati a disposizione del Governo su quanti pensionati hanno avuto benefici.
L'andamento dell'economia italiana conferma che l'impulso dato dall'azione di Governo produce effetti positivi. Il nostro paese, alla fine del 2005, aveva un encefalogramma piatto: crescita pari allo 0,0 per cento e, nel Mezzogiorno, addirittura, una crescita inferiore alla media nazionale, con meno 0,2 per cento.
L'Istat, in questi giorni, ci dice che, dopo sette anni, abbiamo una crescita del prodotto interno lordo del 2 per cento ed una ripresa di competitività ed export delle nostre imprese.
Chiediamo se questi primi ed importanti risultati e le maggiori entrate derivanti dalla lotta all'evasione fiscale e al lavoro nero possano accelerare l'obiettivo del Governo di maggiore equità sociale, dando priorità a misure di sostegno del reddito delle donne e degli uomini che hanno i redditi più bassi.
PRESIDENTE. Il Vicepresidente del Consiglio dei ministri, Franceso Rutelli, ha facoltà di rispondere.
FRANCESCO RUTELLI, Vicepresidente del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, ringrazio l'onorevole Bellanova, così come il collega Delbono, che è il primo firmatario dell'interrogazione, anche per le argomentazioni che hanno svolto.
Per adesso, poiché gli effetti della revisione dell'imposta sul reddito delle persone fisiche sono operanti a decorrere dal primo gennaio 2007, non si dispone ancora di dati effettivamente misurabili sui vantaggi della tassazione sui redditi da pensione.
Tuttavia, vorrei rispondere agli interroganti con riferimento a due questioni. La prima riguarda le misure di sostegno attraverso la leva fiscale a favore di chi percepisce i redditi più bassi, redditi che si avvicinano alla soglia di povertà, come l'onorevole Bellanova ha ricordato.
È stata realizzata una rimodulazione delle aliquote per assicurare una redistribuzione più equa della pressione fiscale; è stata programmata una destinazione delle maggiori entrate derivanti dalla lotta all'evasione fiscale, con un'ulteriore riduzione della pressione fiscale prioritariamente nei confronti dei contribuenti incapienti, ossia che non hanno reddito, sostanzialmente, o appartenenti a fasce di reddito molto basse (l'impegno, in particolare, è del viceministro Visco sul triennio 2007-2009, con il suo anno di indirizzo per le politiche di gestione tributaria); si prevede un incremento della lotta all'evasione, ossia la tax compliance, un recupero strutturale di base imponibile. Credo che questo andrà direttamente a vantaggio delle persone con un reddito più basso.
Si sottolinea, però, già da adesso, che l'analisi della distribuzione dei contribuenti con reddito prevalente da pensione evidenzia che circa il 95 per cento di questi ha conseguito un vantaggio a seguito delle nuove disposizioni introdotte dalla legge finanziaria per il 2007 e che questo vantaggio ha valori più elevati per i percettori di redditi più bassi.
Vi trasmetto, onorevoli Bellanova e Delbono, la tabella predisposta dalle Finanze, che potrà tornare utile per il vostro lavoro parlamentare e anche per l'informazione dei cittadini e che riprende analiticamente questi dati che fanno riferimento alla vostra interrogazione.
PRESIDENTE. L'onorevole Delbono ha facoltà di replicare.
EMILIO DELBONO. Signor Presidente, accogliamo con favore le notizie che lei ci offre, anche se non abbiamo ancora dati precisi. Le notizie sono, comunque, rassicuranti e segnano un'inversione di tendenza rispetto alle politiche fiscali del Governo di centrodestra.
Si è invertita una tendenza e si è consolidato il principio costituzionale della progressività della tassazione in base al reddito. Per noi è molto importante. Questo vuol dire che chi ha redditi medi o medio-bassi si avvantaggia della nostra politica fiscale, a differenza di quanto accaduto nel passato.
Tuttavia, questo non è ancora sufficiente. Immaginiamo che il Governo, nei Pag. 52prossimi mesi, in accordo con le parti sociali, secondo quanto previsto dal memorandum che lei richiamava, vada esattamente verso alcuni indirizzi precisi. Il primo è la rivalutazione delle pensioni.
Occorre affrontare sicuramente la questione del valore reale delle pensioni rispetto ad un'erosione che tale valore ha subito nel corso di questi mesi, anche a causa di un'inflazione reale tutt'altro che insignificante.
In secondo luogo, bisogna garantire, in futuro, trattamenti pensionistici adeguati, attraverso due strumenti importanti: da una parte, i contributi figurativi, per garantire in futuro, a donne e giovani, la possibilità di ricostruire con i contributi figurativi una pensione adeguata, e, dall'altra, la totalizzazione...
PRESIDENTE. Onorevole Delbono...
EMILIO DELBONO. ... ossia il ricongiungimento di tutto ciò che si è versato.
Certo è molto importante - e concludo, signor Vicepresidente - che la crescita del prodotto interno lordo continui, perché la rivalutazione delle pensioni è legata alla crescita del PIL, che si costruisca un forte sistema di protezione sociale per gli anziani e che siano stanziati fondi per la non autosufficienza e per le politiche sociali. Ciò in modo tale che vi siano servizi gratuiti per gli anziani, al fine di aumentare il livello della qualità della vita nel nostro paese (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
(Disegno di legge recentemente approvato dal Consiglio dei ministri sui diritti e doveri delle persone stabilmente conviventi - n. 3-00627)
PRESIDENTE. L'onorevole Capitanio Santolini ha facoltà di illustrare l'interrogazione Casini n. 3-00627 (vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 7), di cui è cofirmataria.
LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Signor Presidente, signor Vicepresidente del Consiglio onorevole Rutelli, in queste ore si continua a dire che la vicenda dei «Dico» ha rappresentato un'alta mediazione. In realtà, ciò non si può affermare, perché con questo provvedimento, in qualche modo, si cancella quel favor familiae che attraversa tutta la Costituzione: infatti, si sottraggono molti privilegi alle famiglie fondate sul matrimonio per darli alle convivenze; sono privilegi che queste ultime già in parte hanno: si pensi al discorso sull'eredità e sulle pensioni. Vale la pena di ricordare che l'istituto della pensione non è previsto nemmeno nei «Pacs» francesi.
In secondo luogo, questo disegno di legge è del tutto simile ai «Pacs» francesi: non vi è alcuna differenza né sostanziale né formale.
Vorremmo sapere in che termini si può dire che tale normativa è diversa da quella francese e per quale motivo è stato adottato questo disegno di legge. Infatti, le eventuali tutele per i conviventi sono già ampiamente consolidate nella legislazione.
PRESIDENTE. Il Vicepresidente del Consiglio dei ministri, Francesco Rutelli, ha facoltà di rispondere.
FRANCESCO RUTELLI, Vicepresidente del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, preannuncio che utilizzerò qualche secondo in più...
PRESIDENTE. Basta che i secondi siano secondi...
FRANCESCO RUTELLI, Vicepresidente del Consiglio dei ministri. Nelle prossime risposte cercherò di recuperare il tempo, senza togliere nulla alle successive interrogazioni.
Onorevole Capitanio Santolini, credo che sia sconsigliabile trasformare l'esame parlamentare del disegno di legge sui «Dico» in un conflitto aspro. Credo sia compito di tutti ricercare le condizioni per un esame sereno, obbiettivo, costruttivo.
Il Governo ha ritenuto giusto, anche per togliere dal tavolo esasperazioni inutili, aspettative sproporzionate ed atteggiamenti Pag. 53di pregiudiziale e ingiustificabile rifiuto, adottare una proposta equilibrata, che risponde ai principi contenuti nel programma della stessa coalizione di Governo.
L'articolo 29 della Costituzione riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio, prescrive uno status privilegiato del modello costituzionale di famiglia, che la Corte costituzionale ha qualificato molto precisamente nel tempo. Ricordo che lo ha fatto definendo la famiglia come entità che possiede una dignità superiore, in ragione dei caratteri di stabilità e certezza, e sottolineando come la corrispettività dei diritti e doveri nasca soltanto dal matrimonio, atto di volontà congiunta.
Questa impostazione si confronta con una giurisprudenza costituzionale che ha dato rilievo nel tempo alle convivenze more uxorio, escludendo la generalizzata estensione delle norme dettate per la famiglia a queste situazioni, ma imponendo anche per tali conviventi il rispetto dei diritti inviolabili (ad esempio, il diritto di abitazione) e ammettendo che il legislatore possa, relativamente a profili particolari, dettare una disciplina inevitabilmente essenziale, che riconosca alle persone che fanno parte di tali convivenze, ove caratterizzate da requisiti di relativa stabilità, taluni diritti e facoltà che trovano fondamento costituzionale nell'articolo 2.
Onorevole Capitanio Santolini, non le sfugge l'enorme differenza tra il disegno di legge governativo ed altre situazioni in altri paesi. Il nostro disegno di legge, prima di tutto, specifica cosa si intenda per conviventi; poi, indica i diritti e i doveri che ad essi spettano e, infine, si preoccupa di illustrare una delle strade per dare la prova della convivenza, rinvenendo nel certificato anagrafico (che già dal 1954 consentiva di comprendervi i conviventi) un elemento di accertamento della convivenza stessa.
Sottolineo che l'iscrizione all'anagrafe oggi è obbligatoria. In questo senso si muove la disciplina sui «Dico». Presupposto della rilevanza giuridica è la situazione di fatto, costituita dalla convivenza e comprovata, per l'appunto, dalle risultanze anagrafiche; inoltre, nessuna dichiarazione di volontà è prevista, in quanto all'anagrafe viene soltanto comunicato un fatto.
Qui emerge la differenza con la disciplina che lei ha evocato. Infatti, i Pacs francesi e gli istituti consimili attualmente presenti in Europa hanno come caratteristica principale, invece, di essere atti negoziali, a contenuto prevalentemente patrimoniale, costitutivi di un vero e proprio status personale. Per essere valido, il Pacs deve essere oggetto di una dichiarazione congiunta e scritta e deve essere presentata al cancelliere del tribunale, il quale iscrive il Pacs medesimo in un apposito registro.
È evidente la differenza: i modelli non sono paragonabili tra loro perché, nel nostro, non si prevede alcun tipo di atto negoziale da parte dei conviventi, non è prevista la registrazione e la tutela necessaria, anche sotto il profilo costituzionale, discende dalla situazione di fatto.
Sottolineo, signor Presidente, che la affectio, ovverosia la accezione legata alla condivisione della vita sessuale, il legame affettivo previsto dall'articolo 1 del disegno di legge in questione, non si riferisce necessariamente - e si tratta di un'altra novità importante qui in Italia - al rapporto sessuato della convivenza. Ciò perché i diritti ed i doveri previsti sono attribuibili anche a fratelli e sorelle - come ha ricordato il ministro per le politiche per la famiglia -, oppure a nonno e nipote: sono riferibili, cioè, a quanti convivono sulla base di reciproca assistenza.
In questo modo...
PRESIDENTE. Onorevole Rutelli...
FRANCESCO RUTELLI, Vicepresidente del Consiglio dei ministri. ...si innova, sulla base di un vincolo solidaristico e di assistenza intercorrente tra i conviventi.
Vorrei sottolineare che la mancata estensione di tale disciplina alle convivenze omosessuali, come voi chiedete, se esse sono caratterizzate da questi stessi requisiti di durata e stabilità non sarebbe giusta...
PRESIDENTE. La prego di concludere!
FRANCESCO RUTELLI, Vicepresidente del Consiglio dei ministri. ... non troverebbe fondamento costituzionale e costituirebbe una irragionevole discriminazione.
In conclusione, signor Presidente, poiché il Governo ha chiarito che su questa materia è utile instaurare un confronto con l'opposizione, che il testo non è «blindato» e può essere migliorato con l'esame parlamentare e che, data la natura del provvedimento, è escluso che venga posta la questione di fiducia, osservo che, compiuti tali passaggi, non è consigliabile allontanarsi dall'impianto indicato dal programma della coalizione dell'Unione.
Per questo motivo, rinnovo al Parlamento l'invito a procedere ad un esame di merito, ma senza esasperazioni. Rinnovo altresì l'invito alle Camere ad affrontare, possibilmente tutti insieme, le grandi tematiche che riguardano la famiglia, e che penso accomunino larga parte di questa Assemblea, nell'interesse del bene comune.
PRESIDENTE. Grazie: un intervento sui generis...!
L'onorevole Mazzoni, cofirmataria dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.
ERMINIA MAZZONI. Signor Vicepresidente del Consiglio, le domande che abbiamo formulato sono estremamente chiare, ed io ritengo che altrettanto chiaro sia il suo imbarazzo.
Reputo insoddisfacente la sua risposta e, di contro, considero molto esaustivi i suoi silenzi rispetto alle questioni specifiche che abbiamo evidenziato con l'interrogazione in esame. L'unica risposta chiara, e che sicuramente mi può dare soddisfazione, è il fatto che lei ha annunciato che non sarà posta, su tale provvedimento, quella questione di fiducia di cui, invece, si parla da più giorni.
Ritengo che queste materie non possano essere utilizzate per risolvere questioni interne alla coalizione di Governo, perché tale modo di procedere offende sicuramente la dignità dei cittadini. Gli altri paesi ai quali molto spesso la sua maggioranza fa riferimento, indicandoli come esempi cui guardare, hanno operato con maggiore schiettezza, rispettando quella dignità e confrontandosi lealmente con le aule parlamentari, cosa che voi, invece, non siete in grado di fare!
Il disegno di legge approvato dal Consiglio dei ministri, signor Vicepresidente, al di là dei profili di costituzionalità - che verranno successivamente rilevati nel corso dell'esame parlamentare, che mi auguro possa essere realmente ampio, come lei ha auspicato -, è un provvedimento confusionario e pieno di incongruenze, come è normale che sia quando si procede con metodi così approssimativi! Tali incongruenze, inoltre, rischiano di creare gravi problemi.
Il criterio dell'invio della lettera raccomandata per formalizzare l'inizio della convivenza non è un dato formale. Mi permetto anche di dirle, signor Vicepresidente del Consiglio, che ciò che lei individua come una differenza rispetto ai «Pacs», cioè la volontà negoziale che caratterizza il modello francese, noi lo ritroviamo anche in questo modello, perché con lettera raccomandata si incontra anche la volontà dell'altro. Quanto lei enuncia oggi in questa Assemblea è una fictio, così come lo è il mancato coordinamento con le norme civilistiche in materia successoria. Inoltre, voglio sottolineare il grave pericolo, che si correrà, di consentire convivenze utilizzate ad arte per riuscire ad ottenere il permesso di soggiorno, violando la legge sull'immigrazione.
PRESIDENTE. Onorevole Mazzoni...
ERMINIA MAZZONI. Chiedo anch'io una piccola deroga, signor Presidente, dato che l'ha concessa a molti altri.
Mi permetto soltanto di aggiungere, signor Vicepresidente del Consiglio dei ministri, che noi non abbiamo problemi o contrarietà nei confronti degli omosessuali o dei diritti. Noi vogliamo affermare i diritti, se è vero che il nostro ordinamento manca del riconoscimento dei diritti nei confronti di qualche soggetto.Pag. 55
Quanto cerchiamo di affermare è che non dobbiamo creare una competizione impropria tra diritti e diritti, non dobbiamo cercare di introdurre nuovi diritti cancellandone altri.
Questo disegno di legge, così confusionario, riuscirà a compromettere il già fragile equilibrio socioeconomico del nostro paese, mettendo in una posizione subordinata la famiglia, che è una priorità e non lo è, o non dovrebbe esserlo, solo per l'UDC. La famiglia, infatti, è una priorità in quanto strumento, laicamente inteso, di crescita e di sviluppo demografico del nostro paese.
PRESIDENTE. Stanno assistendo ai nostri lavori, dalle tribune, gli studenti di una classe dell'Istituto Comprensivo Cingolani di Montecassiano (Macerata), ai quali la Presidenza e l'Assemblea rivolgono un saluto (Applausi).
(Promozione all'estero di aziende italiane di eccellenza, con particolare riferimento alla Carrozzerie Bertone Spa - n. 3-00628)
PRESIDENTE. L'onorevole Pagliarini ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00628 (vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 8).
GIANNI PAGLIARINI. Signor Presidente, signor Vicepresidente del Consiglio dei ministri, con questa interrogazione voglio sottoporre all'attenzione del Governo la vicenda dei millecinquecento dipendenti delle Carrozzerie Bertone di Grugliasco in provincia di Torino, attualmente in cassa integrazione. Siamo in presenza di un paradosso poiché stiamo parlando di un'impresa che rappresenta un patrimonio di eccellenza per l'industria italiana, di un'impresa sana sotto il profilo economico, con una potenzialità produttiva di 70 mila veicoli l'anno. Ciononostante, la produzione è ferma. Stiamo parlando di una crisi che non dipende da problemi di ordine produttivo, ma è riconducibile a difficoltà di carattere commerciale.
Ad oggi l'unico intervento concreto è rappresentato da un importante progetto con FIAT Auto, che consentirebbe di riavviare la produzione, ma che darebbe lavoro soltanto - lo sottolineo: soltanto - alla metà dei millecinquecento dipendenti.
Con questa interrogazione chiedo al Governo quali iniziative intenda adottare per ridare prospettive e futuro alle Carrozzerie Bertone e, soprattutto, ai suoi millecinquecento lavoratori.
PRESIDENTE. Il Vicepresidente del Consiglio dei ministri, Francesco Rutelli, ha facoltà di rispondere.
FRANCESCO RUTELLI, Vicepresidente del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, questa interrogazione riguarda un tema apparentemente limitato ma di grande valore generale, non soltanto per la popolarità e l'apprezzamento che il pubblico italiano ha sempre dedicato al lavoro di questa importantissima impresa dell'area torinese.
Innanzitutto, onorevole Pagliarini, deve essere detto che ci sono notizie positive riguardanti ciò che si definisce made in Italy. Voglio ricordare che nella legge finanziaria è previsto un ulteriore incremento di 66 milioni di euro nel triennio per il fondo istituito per le azioni a sostegno proprio del made in Italy. Ieri ho avuto il privilegio di partecipare alla inaugurazione di una importantissima fiera, denominata «Milano Unica», nella quale si ritrovano le imprese del settore tessile italiano. Queste ultime si sono riunite in cinque diverse fiere, per dimostrare la nostra voglia di tornare a competere anche in un settore ormai considerato maturo e nel quale avremmo dovuto soltanto perdere posizioni. Invece, tale settore produttivo sta recuperando posizioni e capacità occupazionale e sta puntando sulla qualità.
Quando ci si riferisce alla qualità, indubbiamente il tema della Carrozzerie Bertone Spa cade a proposito. Voglio ricordare che quest'anno i dati generali dell'industria sono sicuramente più positivi anche nel settore degli autoveicoli.Pag. 56
C'è stato un interessamento dei consumatori verso i nuovi prodotti, ma penso al nuovo posizionamento in particolare del gruppo FIAT, che ha consolidato la sua ripresa e che può essere ed è un vantaggio per l'intera economia nazionale: esso ha migliorato le sue reti, da quella logistica a quella commerciale, e lo standard qualitativo delle vetture, anche riguardo al prezzo.
Siamo a conoscenza, onorevole Pagliarini, che la FIAT Auto ha commissionato alla Carrozzerie Bertone la produzione del nuovo modello Lancia Cabrio coupé: con quest'azione si consente il reimpiego di circa la metà della forza lavoro della società Bertone. Il Governo, in particolare il Ministero dello sviluppo economico, seguirà tutte le ulteriori soluzioni - inquadrandole in questa politica che, ripeto, vede nuove possibilità di «luce» - a partire dalla considerevole capacità tecnica di lavoro e produttiva, che l'azienda ha storicamente dimostrato e che conferma, per vedere in quale modo possiamo sostenere con ulteriori soluzioni il rilancio di un marchio così conosciuto e stimato nel mondo.
PRESIDENTE. L'onorevole Pagliarini ha facoltà di replicare.
GIANNI PAGLIARINI. Signor Presidente, signor Vicepresidente del Consiglio, mi ritengo soddisfatto della risposta perché rappresenta un primo e importante elemento di chiarezza a difesa dell'occupazione delle lavoratrici e dei lavoratori della Carrozzerie Bertone.
Si tratta, come è stato detto, di una delle aziende automobilistiche storiche del nostro paese: è nata nel 1912, ha realizzato moltissime automobili divenute celebri ed ha collaborato con le principali case automobilistiche, che voglio ricordare perché denotano l'importanza di quest'azienda: FIAT, Lancia, Alfa Romeo, Maserati, Ferrari, Lamborghini, Innocenti, Simca, BMW, Citroen, Audi, Volvo e Opel. La storia della Carrozzerie Bertone richiama l'idea forte dello sviluppo di qualità, testimoniato dal percorso produttivo dell'azienda in termini di qualità tecnica, alta tecnologia ed elevata progettualità. Siamo di fronte ad un patrimonio di eccellenza per l'industria italiana e per l'immagine del made in Italy nel mondo, immagine che dobbiamo soprattutto ai 1500 dipendenti e alla loro vertenza esemplare.
Le lavoratrici e i lavoratori attualmente in cassa integrazione non chiedono ammortizzatori sociali, vogliono piuttosto essere messi nelle condizioni di avere un futuro per sé e per le loro famiglie, per continuare a dare un forte contributo allo sviluppo del nostro paese. Le stesse organizzazioni sindacali non auspicano il prolungamento della cassa integrazione, ma rivendicano la necessità di un piano industriale a beneficio di tutti i dipendenti e della dignità di chi ha partecipato alla crescita dell'azienda. La Bertone ha esportato in tutto il mondo prodotti di elevata qualità.
Ringrazio, quindi, il Governo per la sua attenzione e auspico che possa dare corso in tempi rapidi agli impegni presi, finalizzati a favorire politiche commerciali in grado di garantire la ripresa dell'attività dell'azienda e preservare gli attuali livelli occupazionali (Applausi dei deputati del gruppo Comunisti Italiani).
(Recenti dichiarazioni di esponenti della Chiesa cattolica e autonomia legislativa di Governo e Parlamento - n. 3-00629)
PRESIDENTE. L'onorevole Evangelisti ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00629 (vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 9).
FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, da cattolico, ritengo che sia un errore confondere il piano della fede rispetto a quello della politica e che per il Papa gli abitanti e i cittadini italiani siano particolarmente vicini, ma non più dell'ultimo indio dell'Amazzonia. Allora, non voglio assolutamente che siano strumentalizzate le posizioni e i pronunciamenti Pag. 57che vengono da quella cattedra, ma sono alquanto preoccupato quando leggo sui giornali che il presidente della CEI preannuncia una nota ufficiale ed impegnativa - che rischia, se non di ingerirsi nella dialettica politica e nel confronto nelle aule parlamentari, certamente di condizionarli - una nota, insomma, che potrà essere importante e contenere una parola meditata, ufficiale, che sia impegnativa per coloro i quali accolgono il magistero della chiesa e che possa essere chiarificatrice per tutti.
Allora, chiedo al Governo di attivarsi nelle sedi proprie con la dovuta cautela, con il linguaggio della diplomazia, ma anche della franchezza, perché possa essere chiarita la distinzione dei ruoli e l'indiscutibile sovranità e indipendenza del Governo e del Parlamento italiano.
PRESIDENTE. Il Vicepresidente del Consiglio dei ministri, Francesco Rutelli, ha facoltà di rispondere.
FRANCESCO RUTELLI, Vicepresidente del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, sappiamo che i rapporti tra lo Stato e la Chiesa in Italia sono regolati innanzitutto dagli articoli 7 e 8 della Costituzione, disposizioni che hanno permesso nel corso di decenni di storia repubblicana di mantenere distinti i due piani, quello temporale e quello spirituale, e di intrattenere un dialogo fecondo tra lo Stato, la Chiesa cattolica e le altre chiese e confessioni religiose. È un contesto di pluralismo religioso e di libertà di tutte le confessioni, in cui le autorità della Chiesa cattolica e di tutte le altre religioni presenti nel paese sono pienamente libere di manifestare il proprio pensiero, di fornire insegnamenti ai loro fedeli, che ovviamente non possono essere vincolanti nell'ordine dello Stato.
Apparirebbe contraddittorio riconoscere la libertà di opinione, di espressione e di manifestazione del pensiero alla Chiesa cattolica e alle altre confessioni religiose, se poi volessimo limitare e sostanzialmente negare o escludere questa libertà quando il contenuto riguardi atti oggetto di dibattito pubblico e di procedimento legislativo, poiché questi non si sottraggono, anche sui temi eticamente rilevanti, a giudizi espressi in una prospettiva religiosa, alla quale si può liberamente aderire o altrettanto liberamente essere in contrasto.
Proprio la libertà religiosa e di coscienza, che la Costituzione garantisce, da un lato assicura alla Chiesa cattolica e alle confessioni religiose la libertà di esprimere, in ogni forma, il loro insegnamento, dall'altro assicura a ciascun individuo la libertà di agire secondo i dettami della propria coscienza, in adesione o in dissenso rispetto a quell'ordinamento.
Vorrei ricordare quanto ha dichiarato il Presidente Napolitano nel suo discorso rivolto a Benedetto XVI: «L'armonia dei rapporti tra Stato e Chiesa è garantita dal principio laico di distinzione sancito dalla Costituzione e dall'impegno alla reciproca collaborazione per la promozione dell'uomo e per il bene del paese». Per queste ragioni non c'è motivo per ritenere che una discussione o le molte discussioni che si stanno sviluppando nel paese possano in qualche modo mettere in crisi i rapporti tra Stato e Chiesa cattolica, che poggiano su basi solide e sull'idea condivisa dell'applicazione del dettato costituzionale.
PRESIDENTE. La prego di concludere...
FRANCESCO RUTELLI, Vicepresidente del Consiglio dei ministri. Concludendo, vorrei dire al collega Evangelisti che, osservando la situazione in Europa, noi tutti saremmo sorpresi dal fatto che con riferimento alla traduzione della laicità, che c'è nel nostro ordinamento, in altri paesi, che spesso vengono visti come laici e anticonfessionali in modo intransigente, vi siano procedure che da noi non esistono: sottolineo che nelle Costituzioni di paesi come la Grecia o l'Irlanda nel preambolo c'è un riferimento alla Santissima Trinità; che in Germania le chiese possono imporre ai propri fedeli un tributo obbligatorio, fino al 9 per cento dell'imposta; che in Danimarca il sovrano deve costituzionalmente far parte della Chiesa nazionale Pag. 58e che il Primo ministro del Regno Unito propone i vescovi alla nomina delle autorità religiose.
Sono situazioni - si dirà - non condivisibili, diverse; ciascuna è diversa e quella del nostro paese si è formata sulla Costituzione, sull'esperienza di libertà reciproca e di distinzione tra i due ambiti su cui vive una nazione libera, ricca del pluralismo della sua società e delle diverse espressioni, anche spirituali, che si confrontano nell'arena pubblica.
PRESIDENTE. L'onorevole Evangelisti ha facoltà di replicare.
FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, sono assolutamente d'accordo con le considerazioni appena svolte, però siamo su un altro piano e su un altro argomento. Non ho assolutamente inteso - me ne guarderei bene! - mettere in discussione il principio dell'assoluta libertà di espressione, riconosciuto a tutti, figuriamoci alla Chiesa cattolica, ai suoi esponenti e alle sue gerarchie! No, ho detto un'altra cosa! Capisco la delicatezza e, quindi, l'approccio, che deve necessariamente essere equilibrato.
Poiché abbiamo letto espressioni come «provvedimento di legge sovversivo», «una ferita», «una minaccia per la società», «una catastrofe nazionale», provenienti da L'Osservatore romano, dal SIR, l'agenzia dell'episcopato, dalla radio Vaticana, c'è qualcosa di più di una libera espressione di posizioni.
Inoltre, vi è un problema di rapporti tra lo Stato italiano e lo Stato della Città del Vaticano.
Non voglio arrivare a fare paragoni che potrebbero addirittura suonare blasfemi, ma siamo o non siamo in presenza di una irritualità, come recentemente abbiamo denunciato su un altro tema importante? Possiamo immaginare una sorta di interferenza?
Proprio in queste ore stiamo discutendo di rapporti tra stati: non voglio arrivare ad immaginare la convocazione del nunzio apostolico, ci mancherebbe altro, perché allora saremmo quasi alle dichiarazioni belliche, tuttavia nel linguaggio della diplomazia, della franchezza, ma soprattutto del rapporto fraterno, persino amorevole, tra una sponda e l'altra del Tevere, vorrei che si prendesse in considerazione - qualora dovesse giungere la nota che è stata preannunciata - anche questa ipotesi.
(Prevenzione del terrorismo e politiche di riforma per l'efficienza della pubblica amministrazione e per l'incremento del rendimento dei dipendenti pubblici - n. 3-00630)
PRESIDENTE. L'onorevole Turci ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00630 (vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 10).
LANFRANCO TURCI. Onorevole Vicepresidente, abbiamo letto in questi giorni che, tra gli obiettivi di questo gruppo terroristico bloccato dalle forze dell'ordine italiane, vi era anche il professor Pietro Ichino. Il suo nome evoca storie tragiche di altri giuslavoristi ed economisti del lavoro vittime delle Brigate rosse: da Ezio Tarantelli a Massimo D'Antona, a Marco Biagi e a Gino Giugni, che fu ferito gravemente.
Quello che accomuna questi studiosi e riformatori del mercato del lavoro è il fatto di essere stati, per un verso, oggetto di aspre polemiche pregiudiziali di interessi che si sentivano colpiti dalle loro proposte e, dall'altro, di essere stati isolati da parte delle forze riformatrici. Proprio su ciò intendo sollecitare una riflessione da parte del Governo.
Ben venga, naturalmente, la prevenzione e la protezione degli obiettivi indicati dai gruppi terroristici, ma soprattutto vorrei sottolineare che un'azione decisa e riformatrice del Governo su temi come quelli sollevati recentemente dal professor Ichino e oggetto di una proposta di legge presentata alla Camera dei deputati da 46 parlamentari di diversi schieramenti costituirebbe il segnale più positivo per incoraggiare Pag. 59le forze riformatrici e quegli intellettuali che se ne fanno esponenti.
PRESIDENTE. Il Vicepresidente del Consiglio dei ministri, Francesco Rutelli, ha facoltà di rispondere.
FRANCESCO RUTELLI, Vicepresidente del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, condivido profondamente l'impostazione data dal collega Turci, in quanto non vi è dubbio che il modo migliore per rispondere in positivo al proposito dissennato e criminale che abbiamo visto accennato nei fatti e nei tentativi di questi ultimi giorni risiede in uno sforzo volto ad ammodernare e migliorare, per rendere più efficiente il servizio della pubblica amministrazione.
Sottolineo che, in questa legislatura, il Governo sta perseguendo con grande determinazione il disegno di riforma dell'amministrazione pubblica.
Il ministro per le riforme e l'innovazione della pubblica amministrazione è al lavoro e ha già predisposto il disegno di legge sulla modernizzazione e l'efficienza delle amministrazioni pubbliche, la riduzione degli oneri burocratici per i cittadini e alle imprese - attualmente all'esame del Parlamento -, che introduce anche una maggiore responsabilizzazione dei dirigenti; il disegno di legge recante integrazioni e modifiche alle disposizioni sul rapporto tra procedimento penale e procedimento disciplinare, per evitare che si determinino benefici indiretti nel rapporto di lavoro con l'amministrazione, nel caso vi siano procedimenti relativi a vicende che hanno danneggiato il cittadino; la direttiva sulle misure di trasparenza e legalità per il conferimento degli incarichi dirigenziali, di amministrazione, di consulenza e di gestione, al fine di rendere cogente il sistema di pubblicità e trasparenza sugli incarichi, anche attraverso la pubblicazione su web di tutte le informazioni utili per le amministrazioni; il memorandum di intesa per una nuova qualità dei servizi e delle funzioni pubbliche, sottoscritto recentemente con CGIL, CISL e UIL, al fine di migliorare la qualità dei servizi pubblici, garantire la crescita duratura dell'economia e la stessa disponibilità dei diritti di cittadinanza.
Quanto alla creazione di nuovi organi di valutazione, va detto, onorevole Turci, che dobbiamo evitare una sovrapposizione di funzioni. Non dobbiamo confondere ruoli, accrescere oneri per lo Stato. Meglio sarà avvalersi di organi e strumenti già esistenti e introdurre, certamente, parametri oggettivi di valutazione e competitività.
In particolare, la Corte dei conti può valutare efficienza ed efficacia dell'azione amministrativa, competenza ad essa attribuita con il controllo successivo della gestione del bilancio del patrimonio. Si può fare in modo che la Corte, anche in base alla legge n. 20 del 1994, accerti la rispondenza dei risultati dell'attività amministrativa agli obiettivi stabiliti dalla legge, valutando costi, modi e tempi dello svolgimento dell'azione amministrativa.
Vista la mole dei provvedimenti all'esame del Parlamento e del Governo, è una materia su cui il contributo delle Assemblee e dei singoli parlamentari sarà prezioso per accompagnare una riforma che non deve essere né dirigistica né astratta, ma concretamente calata sul miglioramento dell'efficienza dell'amministrazione pubblica.
PRESIDENTE. L'onorevole Turci ha facoltà di replicare.
LANFRANCO TURCI. Signor Presidente, ringrazio l'onorevole Rutelli. Innanzitutto mi fa piacere che condividiamo che uno dei modi efficaci per combattere il terrorismo sia ascoltare le proposte dei riformatori che, di volta in volta, diventano oggetto delle campagne di intimidazione del terrorismo.
Nel merito delle questioni riguardanti la pubblica amministrazione, onorevole Vicepresidente, guardiamo con grande attenzione al lavoro avviato dal ministro Nicolais. Vorrei sottolineare che la proposta che abbiamo presentato, alla Camera in quarantasei esponenti di diversi gruppi parlamentari e al Senato con la prima Pag. 60firma del presidente del gruppo L'Ulivo e dei due vicepresidenti, nonché dell'ex ministro del lavoro Treu, tende non a contrapporsi ma ad integrare il lavoro avviato dal ministro Nicolais.
Ciò che proponiamo con l'authority e con i criteri per la valutazione dell'efficienza della produttività delle strutture dei dipendenti della pubblica amministrazione tende a generalizzare un metodo di valutazione avviato, timidamente e parzialmente, negli anni passati con le cosiddette leggi Bassanini, poi arenatosi.
Dobbiamo dare trasparenza ai risultati e alle strutture dei dipendenti per valorizzare la grande massa dei lavoratori pubblici che lavorano con efficacia e dedizione, ma anche per svuotare quelle sacche di inefficienza e, spesso, di parassitismo che esistono nella pubblica amministrazione in un rapporto diretto con i cittadini, quali utenti di servizi pubblici.
In ciò non vi è alcuna sovrapposizione con le funzioni della Corte dei conti e, peraltro, non proponiamo la costruzione di una specie di mostro burocratico nazionale in capo all'authority presentata. Parliamo di nuclei di valutazione, che la legge già peraltro prevede, distinti per i singoli rami dell'amministrazione. Quindi, è una proposta che, in sé, tende a generalizzare il metodo della valutazione, della trasparenza, del rendiconto pubblico al cittadino e all'opinione pubblica senza appesantire ulteriormente la macchina dello Stato.
Pregherei, quindi, il Governo di valutare con attenzione tale proposta e, possibilmente, di inserirla all'interno delle priorità della propria azione di riforma della pubblica amministrazione.
(Iniziative in relazione alle strutture sociali che favoriscono la violenza eversiva - n. 3-00631)
PRESIDENTE. L'onorevole La Russa ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00631 (vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 11).
IGNAZIO LA RUSSA. Signor Presidente, onorevole Vicepresidente del Consiglio, l'interrogazione che sto illustrando è simile a quella che seguirà, presentata dal gruppo di Forza Italia, e ha avuto, in parte, risposta dall'informativa urgente che questa mattina il ministro dell'interno ha reso in Assemblea.
Allora, forse in una forma un po' irrituale, il Vicepresidente Rutelli mi consentirà di porre la domanda solo su un aspetto che questa mattina non è stato approfondito. Stiamo parlando della vicenda che ha portato all'arresto di quindici accusati di azioni di terrorismo e dell'inchiesta che ha consentito a Ilda Boccassini, pubblico ministero di Milano, di affermare che sono state fermate «persone pericolose che si sentivano in guerra contro lo Stato» e che si è impedito che «compissero azioni violente anche contro obiettivi umani». Stiamo parlando di un'operazione, che, secondo il fondatore del Partito comunista dei lavoratori, Marco Ferrando, è un'operazione ingiustificata, di repressione statale, che può introdurre motivi di tensione nella manifestazione di Vicenza.
Nell'interrogazione abbiamo elencato una serie di questioni. Le chiediamo pertanto come intenda il Governo cercare di prosciugare l'acqua che consente a tanti pesci rossi di nuotare indisturbati. In forma irrituale, la domanda, che è contenuta nell'interrogazione, ma che diventa motivo centrale di questo mio intervento, è: come reagirà il Governo se suoi esponenti o capi di partiti che lo sorreggono andranno, contro il divieto del Governo stesso, a Vicenza a contribuire a far crescere quell'acqua, nella quale i pesci rossi nuotano tranquillamente?
PRESIDENTE. Il Vicepresidente del Consiglio dei ministri, Francesco Rutelli, ha facoltà di rispondere.
FRANCESCO RUTELLI, Vicepresidente del Consiglio dei ministri. Osservo sommessamente che, seppure non debba prevalere nei dibattiti parlamentari rigorosamente il principio ne bis in idem, è abbastanza Pag. 61singolare che noi teniamo a distanza di poche ore tre interrogazioni sulla stessa identica materia sulla quale in questa stessa aula si è tenuta un'informativa alla presenza, come correttamente ha ricordato anche il collega La Russa, del ministro dell'interno.
Trattandosi di identica materia, ho la difficoltà di non richiamarmi interamente alle considerazioni già svolte ottimamente dal ministro dell'interno, ed inevitabilmente i deputati, come fa l'onorevole La Russa, mi interrogano su un'altra materia. Lui mi ha chiesto qualcosa...
IGNAZIO LA RUSSA. C'era nell'interrogazione!
FRANCESCO RUTELLI, Vicepresidente del Consiglio dei ministri. Sì, è tra le premesse dell'interrogazione. Tuttavia, io non mi sottraggo assolutamente, anche perché non solo questa, ma anche le due interrogazioni successive, saranno sulla stessa materia, e ad esse darò, spero in modo adeguato, una risposta a nome del Governo.
Sottolineo che noi dobbiamo innanzitutto ringraziare le forze dell'ordine per un'azione preziosa, tanto più importante in quanto è stata condotta con riservatezza nell'arco degli ultimi due anni, e le forze della magistratura, che hanno operato con efficacia e capacità di intervento assolutamente apprezzabili, insieme agli organismi investigativi e di pubblica sicurezza. Voglio sottolineare che in molti casi la questione dei luoghi dove si ritrovino dei presunti terroristi o dei criminali politici - ce ne sono di categorie differenti; attendiamo ovviamente gli sviluppi dell'attività degli organi inquirenti - non può di per sé coinvolgere il luogo dove essi lavorano. Noi conoscevamo, in base alle inchieste, che i terroristi erano impiegati, erano funzionari, erano operai, erano studenti e diciamo che la loro posizione criminale non poteva certamente estendersi, per proprietà transitiva, ai luoghi dove essi si incontravano.
Quindi è chiaro che bisogna tenere tutti insieme - rispondo con grande chiarezza, spero, all'onorevole La Russa - un atteggiamento di grande rigore, intransigenza e fermezza nei confronti di qualunque proposito o tentativo di rinascita di forme di violenza organizzata nel nostro paese. Occorre, ripeto, distinguere attentamente i luoghi nei quali si esercita un punto di vista politico, anche antagonistico, che sia di sinistra o che sia di destra o che sia di qualunque ispirazione...
PRESIDENTE. La invito a concludere, signor Vicepresidente del Consiglio.
FRANCESCO RUTELLI, Vicepresidente del Consiglio dei ministri. ... e che dev'essere tutelato in base alla nostra Costituzione, anche quando si esprime in una maniera radicalmente critica nei confronti del potere costituito, rispetto agli atti violenti. Gli atti violenti e la loro preparazione ci devono vedere solidali con le forze dell'ordine e con la magistratura, impegnati tutti come classe politica per stroncarli all'origine in modo inflessibile.
PRESIDENTE. Dovrebbe concludere, signor Vicepresidente del Consiglio, perché il suo tempo è terminato.
FRANCESCO RUTELLI, Vicepresidente del Consiglio dei ministri. Questo vale anche per manifestazioni di piazza. Confido che non vi sarà alcun disordine, ma se vi fossero le condizioni dovranno essere prevenute anche per il prossimo sabato...
PRESIDENTE. Onorevole Rutelli, sono costretto a ricordarle che il rispetto dei tempi è anche il rispetto dell'Assemblea!
FRANCESCO RUTELLI, Vicepresidente del Consiglio dei ministri. Ha ragione, Presidente. Dovranno essere, dicevo, prevenute e, nel caso vi fossero, represse con estrema severità.
PRESIDENTE. L'onorevole La Russa ha facoltà di replicare.
IGNAZIO LA RUSSA. Il compianto onorevole Tatarella una volta mi disse: stavolta ti devi preparare per intervenire, Pag. 62perché hai solo cinque minuti di tempo; se avessi mezz'ora non avresti bisogno di prepararti!
La stessa cosa è capitata al Vicepresidente del Consiglio, Rutelli, che non volendo, più che non potendo, rispondere, ha avuto bisogno di più tempo rispetto a quanto previsto (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale, Forza Italia e Lega Nord Padania).
La domanda era molto semplice: cosa intende fare il Governo per eliminare il brodo di coltura, l'acqua, come io ho detto, in cui nuotano troppi pesci rossi e, glielo leggo testualmente (lo sapeva già, perché l'interrogazione l'abbiamo presentata ieri), come intenda risolvere, all'interno della propria maggioranza, le imbarazzanti contraddizioni comportamentali di alcuni suoi autorevoli esponenti che non si possono in alcun modo giustificare in uno Stato di diritto.
Ho anche parlato della presenza di sottosegretari, del presidente di un partito che sostiene la maggioranza ad una manifestazione contro il parere del Presidente del Consiglio Prodi che ha detto: non si manifesta contro il Governo se si fa parte del Governo! Di tutto ciò non abbiamo avuto alcuna risposta!
Io la capisco: è qui a «cantare» ed a portare la croce per tutto il Governo, me ne rendo conto, onorevole Rutelli. Faccio il mio dovere di oppositore e faccio vedere a quelle poche decine di migliaia, non so quante sono, di persone che ci seguono in televisione che questo Governo, di fronte a domande semplici non può dare - non è che non lo voglia - alcuna risposta né per spiegare come intenda operare perché sia tolta l'acqua a chi vuole riportare il terrorismo né per spiegare come intenda risolvere al proprio interno quelle contraddizioni che finiscono per essere una, sia pure teorica e non provata, incentivazione ad un clima che, sicuramente, non aiuta la libera e civile convivenza!
Come vede, sapendo bene quello che dovevo dire, ho usato meno del mio tempo (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e Forza Italia)!
PRESIDENTE. Assiste ai nostri lavori una classe della scuola media Ungaretti di Succivo, Caserta: la Presidenza e l'Assemblea la salutano (Applausi).
(Misure di prevenzione e di contrasto in relazione alle condizioni che favoriscono la ripresa del terrorismo brigatista - n. 3-00632)
PRESIDENTE. L'onorevole Leone ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00632 (vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 12).
ANTONIO LEONE. Signor Presidente, basta leggere il titolo dell'atto ispettivo in oggetto per comprendere cosa si intende chiedere con questa interrogazione, ma anche con quella che ci ha preceduto. Forse, il superlavoro del Vicepresidente del Consiglio, che deve rispondere da solo a quattordici interrogazioni a risposta immediata, evidentemente lo ho portato a non leggere nemmeno il testo delle interrogazioni.
Non stiamo parlando solo di terrorismo o di ciò che è accaduto, come esposto questa mattina dal ministro Amato. Le abbiamo chiesto cosa pensa lei ed il Governo rispetto a ciò che ha preceduto i fatti, con la riemersione dell'eversione, legata a una serie di atteggiamenti della sinistra, di chi è colluso con i centri sociali, di chi ha portato in televisione - mi riferisco ad Annunziata - Casarini per uno spot pubblicitario: mi riferisco alla questione di Vicenza, ad un suo consigliere regionale della Margherita, veneto, nel momento in cui si sono espressi insieme contro la base militare statunitense.
A questo deve rispondere, signor Vicepresidente del Consiglio, non ad altro!
CESARE CAMPA. Che rispondesse!
PRESIDENTE. Il Vicepresidente del Consiglio dei ministri, Francesco Rutelli, ha facoltà di rispondere.
Pag. 63
FRANCESCO RUTELLI, Vicepresidente del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, ciascuno nell'aula può capire quanto precise siano queste domande, ma anche quanto siano politiche, come quella sollevata dall'onorevole La Russa.
Avendo il ministro dell'interno risposto analiticamente sugli interventi di polizia giudiziaria, sui sequestri, sulle azioni preventive, sullo svolgimento delle indagini, sulle operazioni condotte mirabilmente dalle forze dell'ordine, è evidente che ora ci troviamo di fronte ad una schermaglia politica.
Vorrei sottolineare, in particolare, ai colleghi del gruppo di Forza Italia che sono lieto di rispondere, nel corso di una seduta impegnativa, a tredici interrogazioni; ed è esattamente ciò che nella passata legislatura il precedente Presidente del Consiglio non fece mai, neppure una volta!
ANTONIO LEONE. Lei non è il Presidente del Consiglio!
FRANCESCO RUTELLI, Vicepresidente del Consiglio dei ministri. Neppure una volta in cinque anni!
ANTONIO LEONE. Lei non è il Presidente del Consiglio!
FRANCESCO RUTELLI, Vicepresidente del Consiglio dei ministri. Mi faccia parlare, perché adesso è il mio turno, poi lei replicherà, naturalmente.
Sottolineo che io personalmente ero deputato dell'opposizione e molte volte avrei voluto vedere il premier dell'epoca nei cinque anni precedenti. Io gli ho rivolto molte interrogazioni a risposta immediata e non è venuto mai! Io sono venuto quattro volte dall'inizio della legislatura!
ANTONIO LEONE. Lei non è il premier!
FRANCESCO RUTELLI, Vicepresidente del Consiglio dei ministri. Così ha fatto Prodi e così ha fatto l'altro vicepremier D'Alema e questa è una differenza, per quanto riguarda il rispetto nei confronti del Parlamento, tra il centrosinistra e il centrodestra, se mi è permesso di dirlo, come ha affermato l'onorevole La Russa davanti ai telespettatori che ci stanno seguendo!
ANTONIO GIUSEPPE MARIA VERRO. Ma cosa ha detto?
PRESIDENTE. L'onorevole Leone ha facoltà di replicare.
ANTONIO LEONE. Signor Presidente, il Vicepresidente Rutelli si è avvalso della facoltà di non rispondere, visto che non ha risposto alla mia interrogazione, ma ha sollevato una polemica fuori luogo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia). Infatti, lei non è il premier. Quindi, se il Presidente del Consiglio non è venuto nel corso della scorsa legislatura, non lo sta facendo neanche l'attuale premier nel corso di questa, a meno che lei non abbia già cacciato Prodi. Evidentemente, la sua è soltanto vis polemica.
Invece, non ha risposto a cosa pensate, lei e la parte pseudomoderata del Governo, delle conseguenze del vostro comportamento - suo e di altri componenti del Governo - nel momento in cui si è strizzato l'occhio ai centri sociali; nel momento in cui si è strizzato l'altro occhio ai consensi ed ai voti da prendere alle elezioni; nel momento in cui si è scatenata la caccia nei confronti dell'ex Presidente del Consiglio (parlo del Presidente Berlusconi), obiettivo dei brigatisti rossi; nel momento in cui la CGIL - sì, la CGIL - all'interno delle fabbriche ha puntato il dito contro il professor Ichino, altro obiettivo dell'eversione terroristica rossa emersa in questi giorni; nel momento in cui lei non ha seguito la linea editoriale di Libero, evidentemente per rispondere a quanto le ho chiesto e comprendere come mai anche lo stesso quotidiano sia nel mirino dell'eversione rossa.
Signor Vicepresidente del Consiglio, vuole dirci cosa pensa di quanto ha fatto il Governo quando alcuni suoi uomini Pag. 64hanno partecipato alle manifestazioni contro il Governo stesso? Per quale motivo Prodi si è dovuto fare avanti e vietare ai propri ministri e sottosegretari di partecipare alla manifestazione contro la base di Vicenza, mentre non ha pensato di vietarlo anche ai segretari di partito (parlo di Giordano e di Diliberto), che siedono al fianco del suo Governo al momento di dare il consenso? Per quale motivo lei non ritiene che tutto questo comportamento non sia una concausa della riemersione dell'eversione? È questo che vi deve far svegliare. Dovete far intendere ai cittadini se pensate che le lacrime di coccodrillo, mostrate all'attenzione dell'opinione pubblica italiana, siano legate solo e soltanto ad interessi elettorali e non al vostro modo di fare politica contro l'eversione e contro i brigatisti rossi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia - Congratulazioni).
(Valutazioni del Governo circa le connessioni tra il nuovo terrorismo e le organizzazioni antagoniste - n. 3-00633)
PRESIDENTE. L'onorevole Maroni ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00633 (vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 13).
ROBERTO MARONI. Signor Presidente, signor Vicepresidente del Consiglio, come naturale in questi giorni, anche la nostra interrogazione tocca l'argomento assai rilevante dei fatti di terrorismo all'ordine del giorno.
Questa mattina abbiamo avuto l'informativa da parte del ministro dell'interno, cui abbiamo replicato. Tuttavia, a lei vorrei chiedere precisamente e puntualmente in merito ad una situazione specifica e particolare cui il ministro dell'interno non ha voluto o saputo dare risposta.
Posto che i centri sociali (o presunti tali) in cui sono stati individuati ed arrestati i terroristi (centro popolare Gramigna, comitati proletari per il comunismo, centro proletario «Ilic», centro «La Fucina» di Sesto San Giovanni) sono al centro delle indagini di polizia e sono riconosciuti come il luogo dove i terroristi si formano, chiediamo quali intenzioni abbia il Governo in merito a questi centri e se intenda chiuderli, come abbiamo chiesto, o mantenerli aperti, contribuendo quindi alla proliferazione dell'attività terroristica.
PRESIDENTE. Il Vicepresidente del Consiglio dei ministri, Francesco Rutelli, ha facoltà di rispondere.
FRANCESCO RUTELLI, Vicepresidente del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, credo che dobbiamo essere molto attenti nel non accomunare alle attività di protesta politica, tra cui anche le manifestazioni che si fanno portatrici dei contenuti più radicali, le attività terroristiche.
Dobbiamo poter intervenire in quelle situazioni che ho richiamato prima, che costituiscono un «brodo di coltura», nel quale possano avere sviluppo attività prodromiche di azioni violente. Vorrei sottolineare che la solidarietà completa che è stata espressa da parte del Governo all'ex Presidente del Consiglio Berlusconi, alle persone minacciate, al professor Ichino, che già da tempo era sotto scorta, perché a sua volta sotto pericolo, ai quotidiani e agli altri soggetti ...
MAURIZIO FUGATTI. Risponda all'interrogazione!
MARCO BOATO. Ma che modo di interrompere è...?
FRANCESCO RUTELLI, Vicepresidente del Consiglio dei ministri. La solidarietà che abbiamo espresso naturalmente riguarda la consapevolezza circa il fatto che anche il Governo, nei volantini trovati, fa parte di questi obiettivi. È quindi una minaccia generalizzata, rispetto alla quale dobbiamo poter intervenire, mi auguro unitariamente, nei confronti di chiunque sia oggetto di questo tipo di minaccia.
Per quanto riguarda i centri sociali, ho fatto esperienza di amministratore della capitale per sette anni. Abbiamo saputo attentamente discernere tra l'attività dei Pag. 65centri sociali, di sinistra o di destra, o di altri orientamenti, ve ne sono diversi, e i luoghi dove si svolgono attività illecite. Occorre essere tolleranti.
Sapete che nella giunta comunale di Milano, di cui fa parte anche il vostro partito, il nuovo assessore alla cultura ha avanzato una proposta che ha fatto discutere: la produzione di arte visiva, dei cosiddetti graffiti, di uno dei centri sociali più criticati e discussi dovrebbe essere sottoposta dal mio Ministero a vincolo, considerandola patrimonio culturale. Come vedete, si tratta di distinguere. Quella persona è stata attaccata da colleghi della sua maggioranza, ma in quella provocazione si può riscontrare la necessità, onorevole Maroni, di discernere tra attività di divertimento, attività formative, attività di tipo culturale o politico, anche radicale, e qualunque attività di preparazione di atti violenti. Non è interesse di nessuno unificare sotto l'etichetta della violenza attività che violente non sono, così come non è interesse di nessuno minimizzare il fatto che da comportamenti corrivi verso la violenza possano scaturire dei fatti gravi per l'interesse generale. È un punto di equilibrio che mi permetto di sottolineare e di sottoporre alla vostra attenzione; è interesse di tutti (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Verdi e Italia dei Valori).
PRESIDENTE. L'onorevole Maroni ha facoltà di replicare.
ROBERTO MARONI. Signor Vicepresidente, lei ha ragione: occorre discernere. Proprio per questo io non le ho chiesto se il Governo intenda chiudere, come forse sarebbe giusto fare, tutti i centri sociali esistenti, ma ne ho indicati quattro, quelli che secondo le indagini di polizia giudiziaria sono responsabili nell'aver dato copertura ai terroristi.
Li ripeto: il centro popolare Gramigna, i comitati proletari per il comunismo, il centro proletario Ilic e il centro La Fucina a Sesto S.Giovanni. Forse parliamo due lingue diverse, ma lei non mi ha dato una risposta. Non ci ha detto che chiuderete quei centri perché lì si sono trovati dei pericolosi terroristi criminali
Lei non ha detto che interverrete. Ha parlato genericamente di centri sociali come luoghi di aggregazione. Questa è una non risposta, che ci inquieta, perché sotto sotto c'è ancora quella sorta di indulgenza nei confronti dei cosiddetti giovani dei centri sociali, che tanto «giovani», come ho avuto modo di dire non sono, né tanto meno «sociali», visto le attitudini che hanno.
Questa indulgenza del Governo ci preoccupa, perché il segnale che lei ha dato a questi soggetti, che non sono solo brigatisti, ma sono stati responsabili negli anni passati di azioni di violenza nei confronti di esponenti del nostro partito, in questo momento, è di grande indulgenza. È come se dicesse a questi soggetti: fate pure, tanto mostreremo nei vostri confronti la comprensione che si deve ai giovani un po' esuberanti.
FRANCESCO RUTELLI, Vicepresidente del Consiglio dei ministri. Non so che risposta abbia ascoltato, onorevole Maroni.
ROBERTO MARONI. Non è così che si deve intervenire, signor Vicepresidente del consiglio. Mi auguro che il Governo di cui lei fa parte sappia distinguere, ma colpire duramente questi centri, che sono spesso centri di reclutamento del terrorismo.
Ci aspettiamo che nelle prossime ore questi quattro centri vengano chiusi (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Forza Italia).
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
Sospendo brevemente la seduta.
La seduta, sospesa alle 16,35, è ripresa alle 16,45.
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del regolamento, Pag. 66i deputati Bafile, Bimbi, Brugger, Capodicasa, Castagnetti, Folena, Franceschini, Giovanardi, Oliva, Sgobio ed Elio Vito sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantasei, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Si riprende la discussione del testo unificato delle proposte di legge n. 445-A ed abbinate.
PRESIDENTE. Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta è stato votato, da ultimo, l'articolo 17.
Avverto che prima dell'inizio della seduta sono stati ritirati i seguenti emendamenti: Licandro 41.60 e 41.62 e D'Alia 40.61.
Avverto che la Commissione ha presentato le ulteriori proposte emendative 38.201, 39.203, 40.202, 41.200 e 41.201. Il termine per la presentazione di eventuali subemendamenti è fissato per le ore 17.
Avverto che, per un mero errore tipografico, all'emendamento Mascia 38.65 la parola «disporne» deve intendersi «dispone».
(Esame dell'articolo 18 - A.C. 445-A ed abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 18 e delle proposte emendative ad esso presentate (vedi l'allegato A - A.C. 445 ed abbinate sezione 4).
Ha chiesto di parlare l'onorevole Fiano. Ne ha facoltà.
EMANUELE FIANO. Signor Presidente, intervengo sul complesso delle proposte emendative riferite all'articolo 18 del testo unificato, che reca la rubrica: «Procedure di autorizzazione delle condotte previste dalla legge come reato». Proseguendo il dibattito sul Capo III già cominciato con l'esame dell'articolo 17, recante la rubrica «Ambito di applicazione delle garanzie funzionali», osservo che l'articolo 18 individua le procedure di autorizzazione delle condotte che sarebbero previste dalla legge come reato e identifica nel Presidente del Consiglio dei ministri il titolare della competenza ad adottare i provvedimenti autorizzatori di condotte alle quali si può applicare la causa di giustificazione ovvero la garanzia funzionale.
Come si vedrà nel corso della discussione delle proposte emendative, accanto all'autorizzazione esplicita del Presidente del Consiglio dei ministri questa legge istituisce la possibilità della delega ad un'autorità identificata o nella figura di un ministro o in quella di un sottosegretario.
L'articolo contempla anche l'ipotesi di urgenza assoluta, allorquando si debba autorizzare la condotta richiesta entro un numero molto limitato di ore per evidenti motivi operativi di urgenza.
In sostanza, con questo articolo si giunge a normare in maniera specifica, chiara e trasparente le modalità con cui questa autorizzazione viene concessa.
La Commissione raccomanderà l'approvazione di taluni emendamenti intesi a chiarire definitivamente che l'autorizzazione deve intervenire in forma scritta, per maggiore linearità, trasparenza e formalizzazione del provvedimento autorizzativo medesimo.
Quindi, con l'approvazione di questo articolo, noi poniamo un tassello ulteriore verso la trasparenza e la funzionalità dei processi che dalla Presidenza del Consiglio dei ministri o dall'autorità delegata vengono posti in essere e chiarifichiamo quali siano le garanzie funzionali che coprono determinati tipi di attività.
PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
LUCIANO VIOLANTE, Relatore. Ricordo che gli emendamenti Galante 18.68, Licandro 18.73 e D'Alia 18.69 sono stati ritirati. La Commissione esprime parere favorevole sugli identici emendamenti Bocchino 18.61 e Mascia 18.66, nonché sugli Pag. 67emendamenti D'Alia 18.62 e 18.63 e Mascia 18.64 e 18.65. Formula infine un invito al ritiro degli emendamenti Cota 18.3, Villetti 18.71 - peraltro, superato - e 18.72 e D'Alia 18.70.
PRESIDENTE. Il Governo?
PAOLO NACCARATO, Sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Il parere del Governo è conforme a quello del relatore.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Bocchino 18.61 e Mascia 18.66, accettati dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 409
Votanti 408
Astenuti 1
Maggioranza 205
Hanno votato sì 408).
Prendo atto che il deputato Grassi non è riuscito ad esprimere il proprio voto.
Passiamo all'emendamento Cota 18.3.
Chiedo all'onorevole Cota se acceda all'invito al ritiro formulato dal relatore.
ROBERTO COTA. Signor Presidente, intendiamo insistere per la votazione di questo emendamento e vorrei brevemente spiegarne la ratio. Si tratta di riconoscere al Presidente del Consiglio, in quanto Autorità nazionale per la sicurezza, la facoltà di autorizzare il personale dei servizi, in forma autonoma, o, come recita il testo, in collaborazione con le agenzie informative dipendenti da Stati esteri alleati, le operazioni giudicate necessarie ad impedire l'effettuazione di attentati sul nostro territorio oppure su quello di paesi alleati.
Questo emendamento si propone di chiarire alcune situazioni che possono verificarsi, per le quali è necessaria una determinata attività, ovviamente nell'ambito delle previsioni disposte anche dalle garanzie funzionali di cui all'articolo precedente, anche utilizzando servizi stranieri dei paesi alleati. È chiaro che, quando si deve sventare un attentato o arrivano informazioni da servizi stranieri, anche se, per qualche motivo, presenti sul territorio, bisogna poi costruire lo strumento giuridico per poter agire.
Mi pare che su questo punto il testo sia un po' carente. Il presidente Violante, che ha formulato un invito al ritiro di questo emendamento, ha detto che, nel prevedere alcuni comportamenti, il rischio è quello di escluderne altri. Mi pare che la formulazione di questo emendamento sia sufficientemente generica al fine di ricomprendere tutta una serie di comportamenti, ma sia anche specifica, perché viene ad occuparsi di una fattispecie che potrebbe concretamente verificarsi.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cota 18.3, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 433
Votanti 399
Astenuti 34
Maggioranza 200
Hanno votato sì 115
Hanno votato no 284).
Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Villetti 18.71 lo ritirano.
Passiamo ai voti. Pag. 68
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento D'Alia 18.62, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 442
Votanti 440
Astenuti 2
Maggioranza 221
Hanno votato sì 437
Hanno votato no 3).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento D'Alia 18.63, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 442
Votanti 439
Astenuti 3
Maggioranza 220
Hanno votato sì 436
Hanno votato no 3).
Ricordo che l'onorevole D'Alia ha ritirato il suo emendamento 18.69.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mascia 18.64, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 447
Votanti 445
Astenuti 2
Maggioranza 223
Hanno votato sì 444
Hanno votato no 1).
Prendo atto che gli emendamenti Villetti 18.72 e D'Alia 18.70 sono stati ritirati dai rispettivi presentatori.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mascia 18.65, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 450
Votanti 447
Astenuti 3
Maggioranza 224
Hanno votato sì 446
Hanno votato no 1).
Prendo atto che il dispositivo di voto del deputato Compagnon non ha funzionato. Prendo atto inoltre che il deputato Carra ha espresso erroneamente un voto contrario mentre avrebbe voluto esprimerne uno favorevole.
Passiamo alla votazione dell'articolo 18.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cota. Ne ha facoltà.
ROBERTO COTA. Intervengo per dichiarare l'astensione del gruppo della Lega Nord, a fronte del fatto che noi ritenevamo il nostro emendamento su questo articolo migliorativo del testo.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 18, nel testo emendato.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Pag. 69
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 443
Votanti 430
Astenuti 13
Maggioranza 216
Hanno votato sì 430).
(Esame dell'articolo 19 - A.C. 445-A ed abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 19 e delle proposte emendative ad esso presentate (vedi l'allegato A - A.C. 445 ed abbinate, sezione 5).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
LUCIANO VIOLANTE, Relatore. Signor Presidente, la Commissione prende atto che gli emendamenti Galante 19.62 e 19.66 sono stati ritirati dai presentatori. Esprime parere favorevole sugli emendamenti Galante 19.63, D'Alia 19.65 e Licandro 19.64, mentre formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, dell'emendamento Buemi 19.60.
PRESIDENTE. Il Governo?
PAOLO NACCARATO, Sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Il parere del Governo è conforme a quello del relatore.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Galante 19.63, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 452
Votanti 448
Astenuti 4
Maggioranza 225
Hanno votato sì 447
Hanno votato no 1).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento D'Alia 19.65, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 461
Votanti 455
Astenuti 6
Maggioranza 228
Hanno votato sì 455).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Licandro 19.64, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 442
Votanti 439
Astenuti 3
Maggioranza 220
Hanno votato sì 439).
Prendo atto che il dispositivo di voto dei deputati Poletti, Trepiccione, Grassi, Camillo Piazza e Pellegrino non ha funzionato.
Prendo atto altresì che l'emendamento Buemi 19.60 è stato ritirato dai presentatori.
Passiamo dunque alla votazione dell'articolo 19. Pag. 70
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 19, nel testo emendato.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 462
Votanti 461
Astenuti 1
Maggioranza 231
Hanno votato sì 457
Hanno votato no 4).
(Esame dell'articolo 20 - A.C. 445-A ed abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 20 e delle proposte emendative ad esso presentate (vedi l'allegato A - A.C. 445 ed abbinate, sezione 6).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
LUCIANO VIOLANTE, Relatore. Signor Presidente, la Commissione prende atto che l'emendamento Galante 20.60 è stato ritirato. Credo inoltre che vi sia un invito al ritiro dell'emendamento Licandro 20. 61, che probabilmente è stato ritirato dai presentatori.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 20.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 450
Votanti 447
Astenuti 3
Maggioranza 224
Hanno votato sì 446
Hanno votato no 1).
(Esame dell'articolo 28 - A.C. 445-A ed abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 28 e delle proposte emendative ad esso presentate (vedi l'allegato A - A.C. 445 ed abbinate sezione 7).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
LUCIANO VIOLANTE, Relatore. Signor Presidente, gli emendamenti Bocchino 28.1 e 28.60 sono stati ritirati.
Per quanto riguarda l'emendamento 28.200 della Commissione, ne raccomandiamo l'approvazione da parte dell'Assemblea.
PRESIDENTE. Il Governo?
PAOLO NACCARATO, Sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Sta bene; passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 28.200 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 463
Votanti 462
Astenuti 1
Maggioranza 232
Hanno votato sì 461
Hanno votato no 1).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 28, nel testo emendato.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 462
Maggioranza 232
Hanno votato sì 460
Hanno votato no 2).
(Esame dell'articolo 36 - A.C. 445-A ed abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 36 e delle proposte emendative ad esso presentate (vedi l'allegato A - A.C. 445 ed abbinate sezione 8).
Ha chiesto di parlare l'onorevole Galante. Ne ha facoltà.
SEVERINO GALANTE. Signor Presidente, il tema in discussione concerne l'obbligo del segreto nell'ambito del controllo parlamentare.
Prendo spunto dalla discussione di questa mattina, nel corso della quale ho sentito vantare i meriti storici dei servizi italiani. Ricordo alcuni nomi e alcuni fatti a chi ha vantato questi meriti: De Lorenzo, il Sifar, il «Piano Demagnetize» ed il «Piano Solo»; Henke, il Sid e la strategia della tensione; Miceli, «Tora Tora», la Rosa dei Venti e la prima fase dell'epoca delle stragi; il Sismi, il Sisde e la Loggia P2; il Supersismi, i fondi neri del Sisde e la seconda fase dell'epoca delle stragi. E potrei continuare.
Voglio dire che con la storia che abbiamo alle spalle, con la storia che i servizi hanno alle spalle e con la cronaca che ancora quotidianamente ci colpisce, è evidente a tutti che in primo luogo i servizi nel nostro paese hanno un'esigenza di legittimazione democratica, che deve essere, insieme, giuridica, politica e sociale, in altri termini, di opinione pubblica. Insisto sull'esigenza che questa legittimazione sia contestuale. Infatti, una legittimazione soltanto parziale non sarebbe autentica; sarebbe, anzi, una delegittimazione ulteriore.
A me pare che il provvedimento in discussione non colga appieno questa esigenza. Esso punta, infatti, essenzialmente ad una legittimazione giuridica, mettendo al riparo il lavoro dei servizi da quelli che si opina siano ostacoli e che per me sono, viceversa, in larga parte un patrimonio della legge.
Proprio assegnandosi questa priorità, il provvedimento finisce per conseguire una legittimazione politica parziale, ancorché trasversale, come stiamo verificando, ma per non attingere alcuna legittimazione sociale; anzi - ed è qui il tema del comma terzo dell'articolo - nel momento in cui si limita la libertà di informazione dei giornalisti, poco vale rilevare che qui non si tratta del segreto di Stato in senso stretto, in senso diretto, ma indirettamente sì, perché si tratta della stessa materia, filtrata attraverso il controllo del Comitato parlamentare. Ed è su questa materia, già in qualche modo uscita dal segreto stretto, che si proibisce alla stampa di intervenire. Quando si affronta questo tema, si pone un problema decisivo proprio per la legittimazione dei servizi.
La pervasività dell'informazione della nostra epoca, signor Presidente, non può indurci a ritenere che i servizi di informazione - sottolineo: di informazione - possano avere come avversari, fosse anche come nemici, gli operatori ordinari dell'informazione, ossia i giornalisti. Tutt'altro! Credo che la buona reputazione dei servizi presso l'opinione pubblica, basata sui fatti, non sulla manipolazione dei medesimi, sia fondamentale. Senza l'appoggio dell'opinione pubblica, critico attraverso la stampa, il loro lavoro di intelligence risulterebbe inevitabilmente compromesso e, comunque, indebolito.
Eliminare questo comma - come noi chiediamo - non metterebbe a rischio il lavoro legittimo dei servizi; semmai, lo rafforzerebbe!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Alia. Ne ha facoltà.
GIANPIERO D'ALIA. Signor Presidente, credo che sull'articolo 36 del provvedimento in esame si debba operare una riflessione totalmente diversa rispetto a quella svolta dal collega intervenuto prima di me.
Credo che in questo caso non c'entri la libertà di stampa: dobbiamo comprendere questo. Se leggessimo con attenzione il testo, dalla prima all'ultima parola, ce ne renderemmo conto meglio.
Si tratta di stabilire una disciplina che garantisca che la funzione di controllo parlamentare da parte del Comitato parlamentare venga effettuata per intero e fino in fondo. Perché ciò possa avvenire, è necessario che vi sia un vincolo di segretezza forte. Infatti, a differenza del Comitato parlamentare di controllo che esiste attualmente, i poteri del nuovo Comitato parlamentare saranno triplicati; in forza di tali poteri il Parlamento, per il tramite di tale Comitato, disporrà di atti e di informazioni così riservate - attinenti, ovviamente, anche a materie coperte dal segreto di Stato e relative alle autorizzazioni sulle garanzie funzionali - che vi sarà la necessità di blindarli.
Un conto è che il Parlamento ne sia a conoscenza e svolga la sua funzione, avendo a disposizione tutti i materiali utili ad effettuare il controllo democratico, altro conto è che queste informazioni, che per definizione non possono essere nella disponibilità di tutti, possano filtrare con i sistemi che, purtroppo, oggi vengono utilizzati anche per diffondere le notizie dall'attuale Comitato parlamentare di controllo.
Detto ciò, vorrei aggiungere un'altra considerazione. Credo che, al di là della discussione svoltasi ieri sul numero dei componenti il Comitato parlamentare, sarà difficile trovare colleghi, deputati e senatori, che vorranno far parte di tale organo.
Il primo aspetto che vorrei segnalare è che, se il reato di violazione del segreto - fattispecie che già esiste e si applica a prescindere dalla specifica previsione normativa - venisse commesso da un componente il Comitato parlamentare, ciò comporterebbe un aumento della pena prevista da un terzo alla metà. In altri termini, vi è un regime sanzionatorio ordinario, valido per tutti coloro i quali sono tenuti al segreto; invece, per i parlamentari che compongono il Comitato parlamentare la sanzione penale viene aumentata. Questa è una prima considerazione.
La seconda considerazione è che, avendo noi aumentato in maniera esponenziale le competenze e i poteri del Comitato parlamentare, dotiamo questo organo di una struttura adeguata ai suoi compiti, con collaborazioni esterne, con funzionari parlamentari che svolgono i propri compiti. Questi soggetti devono essere tenuti per legge al segreto e devono essere sanzionati nel caso in cui il segreto venga violato.
Se ciò è giusto - come lo è secondo il nostro punto di vista - allora vorrei far notare che abbiamo aggiunto anche una sanzione che rappresenta il primo precedente di natura parlamentare che si conosca. È stato previsto, infatti, una sorta di «giudizio interno» del Parlamento nei confronti del componente il Comitato che si assume abbia violato il segreto. Tale disposizione contempla, oltre all'applicazione delle sanzioni penali in maniera più consistente e quant'altro, la decadenza dall'incarico dello stesso componente.
È assolutamente evidente, quindi, che tale disciplina, che presiede all'esercizio totale e compiuto del controllo parlamentare, debba essere applicata nei confronti di tutti coloro i quali diffondono o pubblicano queste notizie. Infatti, non stiamo parlando dell'inchiesta giudiziaria di cui i giornali pubblicano le informazioni o le ordinanze di custodia cautelare, bensì di atti, che rientrano soltanto nella disponibilità del Presidente del Consiglio (oppure di Stati esteri, oltre al nostro), che possono essere oggetto di apprezzamento da parte del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, ma che non possono Pag. 73essere diffusi, poiché verrebbe meno la ragione stessa della funzione che stiamo disciplinando.
A ciò vorrei aggiungere un'ulteriore circostanza. Rammento che il Parlamento, qualche mese fa, ha convertito un decreto-legge relativo alla famosa questione delle intercettazioni illegali, legate alla cosiddetta vicenda Telecom. In tale circostanza, le Camere hanno approvato (non ricordo se all'unanimità) sanzioni e regole due volte più severe di quelle che stiamo oggi esaminando in questa sede.
Mi accingo a concludere, signor Presidente. Si tratta di norme maggiormente restrittive, poiché estendono il divieto di divulgazione di atti o di dossier nei confronti dei giornalisti. Tuttavia, a differenza del caso che stiamo attualmente esaminando, in cui abbiamo operato un richiamo ad una disposizione del codice penale già esistente, segnalo che in quella circostanza sono state previste sanzioni più severe di natura non solo pecuniaria, ma anche più squisitamente penale nei confronti dei giornalisti, degli editori e dei direttori dei giornali e dei quotidiani che avessero pubblicato o pubblicassero quel tipo di notizie, oppure informazioni relative ai dossier formati illegalmente.
Credo, quindi, che nel caso di specie sia stata predisposta una normativa sensata, giusta e doverosa. Infatti, non possiamo rafforzare il controllo parlamentare senza costruire, al contempo, un sistema di regole che eviti che tali atti, la cui riservatezza è posta a tutela dell'interesse nazionale, possano diventare di dominio pubblico. Per tali ragioni, dunque, ritengo che non debba sussistere alcuna difficoltà nel votare con tranquillità il testo dell'articolo in esame; pertanto, invito tutti i colleghi a farlo serenamente.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Santelli. Ne ha facoltà.
JOLE SANTELLI. Signor Presidente, vorrei rilevare che, come già affermato dal collega D'Alia, l'articolo in esame segna, in realtà, la nuova corresponsabilità tra Governo e Comitato parlamentare di controllo sui servizi di informazione e sicurezza. Infatti, sono stati aumentati notevolmente i poteri di tale Comitato ed a tali poteri si deve congiungere, inevitabilmente, una forma di responsabilità seria.
Immaginiamo cosa succederebbe se l'Esecutivo dovesse temere che notizie estremamente riservate, consegnate ad un importante organo parlamentare, potessero essere pubblicamente divulgate. Purtroppo la storia insegna, e di quella storia dobbiamo far tesoro. Ritengo opportuno, dunque, creare innanzitutto alcuni istituti finalizzati a tale scopo, poiché li riteniamo compatibili e verificabili. Penso che un Governo che trasmettesse segreti particolari ad un Comitato parlamentare per trovarseli poi «filtrati» sulla stampa il giorno dopo sarebbe quasi irresponsabile!
Proprio per conferire serietà a tale organo, credo sia necessario contemplare sanzioni pesanti. Ritengo importantissimo il fatto che sia prevista non solo una violazione di tipo penale - cioè l'accertamento della responsabilità da parte dell'autorità giudiziaria -, ma anche una corresponsabilità della politica. Reputo infatti giusto che, dinanzi ad un comportamento sbagliato di un componente di un organismo così importante, la politica possa avere già essa stessa la capacità di comminare sanzioni. È un segno di maturità anche questo, a mio parere. Ovviamente, ci saranno alcuni problemi. Tuttavia, mi auguro che proprio in virtù di questo istituto e della previsione di questo tipo di sanzioni possa nascere una diversa cultura politica, a partire dal momento in cui i parlamentari entreranno a far parte di un Comitato particolarmente delicato, in cui avranno la possibilità di conoscere carte riservate e delicate. Ovviamente, c'è il problema di contemperare la necessità della tutela della sicurezza pubblica con la cosiddetta libertà di stampa. Credo che proprio in quella libertà di stampa trovi il suo confine la natura stessa della funzione parlamentare.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cota. Ne ha facoltà.
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ROBERTO COTA. Signor Presidente, è ovvio che, se una notizia deve rimanere segreta, deve restare tale. È anche vero, però, che il Comitato parlamentare di cui abbiamo previsto la istituzione avrà maggiori funzioni e un più ampio ruolo; quindi, acquisirà maggiori informazioni da parte del Governo e sarà anche ampliato nella sua composizione, per essere maggiormente rappresentativo di tutte le forze politiche. Certamente, è giusto responsabilizzare i suoi componenti.
Tuttavia, non possiamo dibattere il tema del segreto con riferimento soltanto al Comitato parlamentare di controllo e senza riaffermare in questa sede, al di là dell'ipocrisia, che anche altre gravi violazioni del segreto si compiono da parte di altri organi. Su queste ultime sarebbe ora di intervenire con efficacia, allo stesso modo in cui stiamo cercando di intervenire con riferimento al controllo di carattere parlamentare. Mi riferisco, in particolare, alla violazione del segreto istruttorio nel corso dei procedimenti giudiziari: questo è un aspetto sicuramente collegato, del quale vorrei vi fosse una traccia nel dibattito parlamentare di oggi. Mi riferisco, altresì, all'aspetto legato alla divulgazione, da parte dei giornali, di intercettazioni telefoniche riguardanti casi delicati. Quelle notizie non sono fuoriuscite dall'ambito dell'attività parlamentare o dall'ambito del controllo istituzionale. Quelle notizie sono trapelate perché su alcuni fatti sono state svolte indagini e dalla violazione del segreto istruttorio sono trapelate informazioni che, poi, sono state pubblicate dai giornali e divulgate, a favore dell'opinione pubblica. Vorrei che ci fosse, al di là dell'ipocrisia, una presa di posizione forte anche su questi fatti e un impegno a regolamentarli con la stessa durezza e con la stessa efficacia.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Buemi. Ne ha facoltà.
ENRICO BUEMI. Signor Presidente, è evidente che stiamo discutendo di una questione di particolare delicatezza. Per quanto ci riguarda, siamo assolutamente d'accordo sul fatto che coloro che hanno compiti di ufficio particolarmente delicati, in particolare i parlamentari chiamati a far parte della Commissione di controllo, debbano essere sanzionati con grande severità nel caso in cui non rispettino gli obblighi derivanti da tale ufficio. Tuttavia, dobbiamo cercare di compiere uno sforzo - in questo senso, rivolgo un invito al presidente Violante ed ai colleghi della I Commissione - per affrontare un altro problema, quello della diffusione, da parte degli organi di stampa, di informazioni e documenti che riguardano, certamente, aspetti riservati e che, se arrivano ai giornalisti, riservati non sono più. Tutto questo accade perché chi era in possesso di quelle informazioni le ha fatte trapelare. Bisognerà verificare quali siano stati gli obiettivi, ma certo è che le ha fatte trapelare.
Dal momento in cui sono nella disponibilità del giornalista, possono esserlo anche di tanti altri soggetti, e spesso succede che, prima di arrivare ai giornalisti, quei documenti e quegli atti diventano patrimonio di un circuito ristretto di persone che possono avere interessi diversi per la conoscenza di quei segreti e di quei contenuti stessi. Allora, dobbiamo distinguere in maniera forte qual è la responsabilità di chi porta fuori l'informazione rispetto a chi la riceve e svolge una funzione altamente democratica, quale quella di informare l'opinione pubblica, perché la storia di questi anni è troppo esemplare da questo punto di vista, non soltanto per i fatti italiani. Spesso sui giornali del mondo abbiamo visto pubblicare questioni che all'inizio potevano sembrare violazioni del segreto d'ufficio o, addirittura, del segreto di Stato, ma nel prosieguo dell'approfondimento delle inchieste si sono dimostrate violazioni dei diritti dei cittadini, dei diritti umani, delle situazioni che sono difese nelle Costituzioni come principi fondamentali delle istituzioni stesse.
Allora, su tale questione rimaniamo insoddisfatti - lo dico ai colleghi della I Commissione - rispetto alla soluzione data. Certamente, la sanzione prevista dall'articolo Pag. 75326 del codice penale non è particolarmente grave, da sei mesi a tre anni per coloro che diffondono segreti di ufficio ed ovviamente anche per coloro che ne agevolano la loro pubblicazione, ma riteniamo che si debba essere estremamente rigorosi nei confronti degli attori della divulgazione del segreto e mantenere una forte capacità di controllo democratico degli strumenti di informazione, che poi sono baluardo essenziale della democrazia. In questo senso, sollecitavamo anche la riflessione se non fosse possibile investire con qualche soluzione normativa quella che riteniamo la suprema autorità del nostro paese dal punto di vista giurisdizionale, che in qualche misura è chiamata in questo progetto di legge a dirimere questioni che mantengono il carattere di segreto di Stato; si tratterebbe, quindi, di sottoporre a questa suprema giurisdizione determinate problematiche coperte dal segreto, che hanno però bisogno anche di una verifica dal punto di vista della sostanzialità dell'azione, non soltanto della sua formalità.
Di conseguenza, occorre valutare se sia possibile investire anche di questa materia la Corte costituzionale come extrema ratio, per mantenere libera l'informazione e, nello stesso tempo, responsabilizzare tutti quanti sono tenuti al segreto.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Licandro. Ne ha facoltà.
ORAZIO ANTONIO LICANDRO. Con riferimento ad un passaggio dell'onorevole Santelli, che richiamava la storia che abbiamo alle spalle, proprio guardando a quella storia più lontana, più recente o addirittura attuale, riteniamo che su una materia così delicata sussistano tutte le preoccupazioni. Infatti, ci troviamo sul crinale delicatissimo di dover coniugare le esigenze della segretezza con uno dei principi fondamentali di una democrazia, ovviamente non in senso giuridico, cioè quello della libertà di informazione. Dunque, restano in piedi tutte le nostre preoccupazioni, poc'anzi espresse dall'onorevole Galante e in qualche misura richiamate anche dall'intervento dell'onorevole Buemi. Per questa ragione, ma tenendo in considerazione il lavoro svolto in Commissione, il difficile raggiungimento di punti di equilibrio anche abbastanza precari su alcuni profili di questa riforma e ricordando a me stesso che il cammino della stessa è lungo e deve ancora passare il vaglio dell'altro ramo del Parlamento, preannuncio il ritiro del mio emendamento 36.60, al comma terzo dell'articolo 36, ma al tempo stesso il voto di astensione dei Comunisti italiani sull'articolo 36.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gasparri. Ne ha facoltà.
MAURIZIO GASPARRI. Signor Presidente, noi siamo favorevoli a questo articolo, uno dei cardini della riforma che punta a rafforzare le funzioni del Comitato parlamentare di controllo. In ogni caso, per una chiara logica, maggiore è il potere di controllo - rappresentato dall'acquisizione di informazioni e dalla partecipazione ai processi decisionali del Governo circa la nomina dei vertici dei servizi di sicurezza (infatti, con questa legge si attribuisce al Comitato un diritto di informazione, quindi un maggior coinvolgimento nei processi decisionali) -, maggiore deve essere la garanzia di riservatezza. Mi auguro che quest'ultima sia sempre stata rispettata poiché, nel corso di un'intensa attività politica parlamentare, ho avuto l'opportunità di far parte del Comitato parlamentare e talvolta, come tanti, ho riscontrato che alcune vicende venivano discusse e poi si potevano conoscere leggendo i giornali l'indomani, con l'aggiunta casomai di qualche piccola distorsione di comodo.
Questa norma che consente anche la rimozione di membri del Comitato potrebbe rappresentare una grida manzoniana: ad ogni modo, è giusto che vi sia. Infatti, secondo un principio democratico, il Parlamento non dovrebbe conoscere limitazioni circa l'accesso, la verifica e il controllo; tuttavia, a fronte di questi poteri bisogna opporre una forte garanzia di riservatezza.Pag. 76
Stiamo vivendo anni - lo abbiamo ricordato più volte durante la discussione del provvedimento in esame - di grave minaccia alla nostra sicurezza. Mi auguro che, grazie a questa legge, non vi sarà più il rischio di assistere al fenomeno di strutture dello Stato che si intercettano a vicenda: casomai, si deve evitare il diffondersi del terrorismo fondamentalista. Sui giornali si tratta di vere o presunte cronache, di resoconti relativi ad intercettazioni telefoniche; avanti di questo passo i servizi di sicurezza di altri Stati forse matureranno un qualche sentimento di diffidenza nei nostri confronti. Infatti, se si continuerà a divulgare notizie riservate non rispettando i vincoli di riservatezza nell'ambito del Comitato di controllo nessuno si fiderà più di noi e correremo dei pesanti rischi sotto il profilo della sicurezza.
Nell'estate del 2005 l'ex ministro dell'interno Pisanu propose un provvedimento che fu approvato con ampia condivisione da parte del Parlamento. Tutti allora affermammo di volere più intelligence e maggiori possibilità di agire per prevenire, per conoscere, per disinnescare la minaccia del terrorismo internazionale: ebbene, questa legge risponde a quell'esigenza.
È un bene che si legiferi fuori da un contesto di emergenza: vi è un grado di allarme permanente nel mondo, però oggi non si registrano discussioni all'indomani di una tragedia, come avvenne in Italia dopo gli attentati londinesi.
Vi deve essere maggiore possibilità d'azione per i nostri servizi: gli articoli 17 e 18 che abbiamo già discusso e approvato affidano al Comitato maggiori possibilità di azione, prevedendo procedure di autorizzazione e azioni di carattere illegale. Quest'ultimo è un altro importante tassello riguardante i poteri del comitato.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CARLO LEONI (ore 17,30)
MAURIZIO GASPARRI. Per questa ragione, il nostro è un parere favorevole: sottolineiamo l'importanza sostanziale di questo articolo della legge.
PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare sull'articolo 36 e sulle proposte emendative ad esso presentate, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
LUCIANO VIOLANTE, Relatore. Signor Presidente, mi permetta innanzitutto di chiedere scusa al collega Licandro perché, con riferimento ad un emendamento precedente, il 20.61, ho invitato i presentatori a ritirare l'emendamento, mentre vi era l'intesa che il parere fosse favorevole. Credo che, questa volta, il bicameralismo sarà utile per correggere quanto accaduto. In ogni caso, chiedo scusa al collega Licandro e al gruppo dei Comunisti Italiani.
Mi permetta inoltre un breve intervento sulle questioni poste dal collega Buemi e, precedentemente, dal collega Licandro in ordine al problema del diritto di cronaca.
La previsione che abbiamo inserito la ritroviamo nel nostro ordinamento con riferimento a tutte le Commissioni di inchiesta; pertanto, in questo caso, non abbiamo voluto fare un'eccezione che, per un verso, sarebbe stata mal comprensibile e, per altro verso, avrebbe potuto portare il giornalista a pene assai più severe di quelle previste nel testo in esame.
Poiché, giustamente, il collega Buemi ha fatto riferimento alla Corte costituzionale, nel caso in cui dovesse risultare che il diritto di cronaca ha prevalso nella specie sulla violazione del segreto, sarà poi l'autorità giudiziaria, in un momento del profilo giurisdizionale, a riconoscere il primato del diritto di cronaca sulla violazione del segreto. Comunque, ringrazio l'onorevole Buemi per il modo assolutamente garbato ed approfondito con il quale ha posto il problema.
Con riferimento alle proposte emendative presentate all'articolo 36, la Commissione, nel ricordare che gli emendamenti Licandro 36.60 e D'Alia 36.62 sono stati ritirati, raccomanda l'approvazione del suo emendamento 36.200.
PRESIDENTE. Il Governo?
Pag. 77PAOLO NACCARATO, Sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Il Governo accetta l'emendamento 36.200 della Commissione.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 36.200 della Commissione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boato. Ne ha facoltà.
MARCO BOATO. Signor Presidente, noi Verdi abbiamo sempre condiviso, in questi giorni di scrupoloso lavoro svolto sia in Commissione sia in Assemblea, i testi elaborati in sede di Comitato dei nove. Tuttavia, già in quella sede, ho espresso alcune perplessità che, su questo punto, mi indurranno - è sarà l'unica volta - ad una astensione in quanto, con questi nuovi commi 4, 5, 6 e 7, sostitutivi dei commi 4 e 5 dell'articolo 36, si regola il caso in cui un membro del Comitato violi l'obbligo del segreto.
Il problema è che, in questo testo, si fa riferimento all'iniziativa di denuncia della violazione del segreto da parte del Presidente del Comitato da parte dello stesso Presidente. Ovviamente, anche il Presidente del Comitato è membro del Comitato e, pertanto, potrebbe essere autore di un caso di violazione del segreto.
Poiché è verosimile che, in passato, quando il regime di segretezza era meno rigoroso e comunque meno rispettato, alcuni casi di patente violazione del segreto nell'attività del Comitato sono stati posti in essere anche da parlamentari che, all'epoca, ricoprivano la carica di Presidente dello stesso Comitato, ci si potrebbe trovare in una situazione imbarazzante in quanto, in base al comma 4, il Presidente del Comitato dovrebbe denunciare all'autorità giudiziaria l'eventuale violazione del segreto da lui stesso realizzata. Inoltre, in base al comma 5, qualora risulti evidente che la violazione può essere attribuita ad un componente del Comitato, il Presidente di quest'ultimo ne informa i Presidenti delle Camere.
Quindi, in questo caso sarebbe stato più opportuno mantenere la formulazione, diciamo così, meno determinata contenuta negli attuali commi 4 e 5 dell'articolo 36 al nostro esame, mentre la nuova formulazione (per le ragioni che ho poco fa detto e che mi auguro non avranno mai a verificarsi per il futuro anche se - ahimè - non è escluso) mi solleva qualche perplessità.
Questo è il motivo per cui, una tantum, dato che ho sempre condiviso il lavoro comune che abbiamo compiuto a differenza di altri colleghi che se ne sono più volte discostati, annuncio il mio voto di astensione sull'emendamento della Commissione 36.200.
PRESIDENTE. Saluto gli studenti, le studentesse e gli insegnanti del liceo scientifico Majorana di Avola che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Villetti. Ne ha facoltà.
ROBERTO VILLETTI. Signor Presidente, in occasione dell'esame dell'emendamento 36.200 della Commissione ritorno su una questione, su cui richiamo l'attenzione dei membri dell'Assemblea.
Pietro Nenni, nella discussione che si svolse sulle «deviazioni» del Sifar e del SID e sul ruolo che la stampa ebbe in quel clima (mi riferisco a L'Espresso e ai giornalisti Scalfari e Jannuzzi), affermò di non avere la competenza giuridica di Aldo Moro, ma di voler esprimere e ribadire un parere politico. Io ribadisco questo parere politico.
L'attuale discussione avviene, come al solito, tra persone che hanno una grande competenza nel campo giuridico e altre che hanno competenze diverse. Intendo qui sottolineare una questione molto rilevante. Ci orientiamo, come è giusto, verso l'impedire che vi sia una diffusione di notizie da parte dei componenti del Comitato parlamentare. Ripeto: è assolutamente giusto. Il problema che ci poniamo, però, riguarda il fatto che nella proposta di legge in discussione venga, in qualche modo «blindato» il segreto di Stato. Sappiamo che nell'articolo in esame vi è un Pag. 78richiamo specifico alle sanzioni che vengono irrogate.
Uno dei baluardi fondamentali per evitare «deviazioni» (che, purtroppo, nella storia dei servizi del mondo avvengono) è il ruolo che la stampa democratica esercita. Qui vi è un vuoto, sottolineo un vuoto politico, una sottovalutazione grave del problema. In altri termini, in qualche modo si equipara la fonte, cioè chi abbia violato il segreto, con chi, invece, per uno scopo che è quello di informare, pubblichi documenti che già sono in circolazione, dato che quando la fonte li fornisce quei documenti non sono più segreti. Questo è il punto. La legge non prende in considerazione tale problema.
La mia preoccupazione è ancora più forte perché ho letto sulle agenzie che il Governo ha promosso un conflitto di attribuzione nei confronti della procura di Milano, perché avrebbe indagato su ottantacinque agenti segreti, un atto che non ha precedenti nella storia della Repubblica. Forse il Governo avrebbe fatto bene a chiedere il conforto del Parlamento, prima di procedere a un atto di così grande gravità.
Non vorrei che, dopo la «sbornia» giustizialista, avessimo in qualche modo un senso di onnipotenza da parte dei governanti. La difesa degli arcana imperii non è qualcosa che, in uno Stato democratico, si possa verificare in generale, ma è un'eccezione dell'eccezione.
Inoltre, consideriamo la questione sul versante degli agenti segreti che si sono fatti intercettare dalla magistratura: quale tipo di agente segreto è uno che si fa intercettare e neanche si accorge di essere intercettato? Non è nei confronti della magistratura che deve essere rivolta una critica, ma del modo in cui noi gestiamo i servizi segreti. Questo è un problema delicatissimo. Allora, cari colleghi, attenzione. Mi rivolgo ai banchi della maggioranza: non pensiamo di essere sempre maggioranza e che il Presidente del Consiglio sia sempre quello che ha la nostra fiducia. Lo dico all'opposizione: oggi siete opposizione e quindi c'è un Presidente del Consiglio che non è della vostra parte. Se non c'è una forte opinione pubblica, una libertà della stampa, una funzione dei giornalisti, è tutta la democrazia ad essere più fragile! State attenti prima di varare, senza modificare nulla, questa proposta di legge (Applausi dei deputati del gruppo La Rosa nel Pugno)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Mascia. Ne ha facoltà.
GRAZIELLA MASCIA. Su questo articolo 36 abbiamo discusso a lungo, in particolare per tenere fermi due principi. In primo luogo abbiamo assegnato al Comitato parlamentare per la sicurezza compiti, conoscenze, responsabilità assolutamente al di sopra di quelle attuali. Questo è l'aspetto molto positivo. Contemporaneamente siamo tenuti a chiedere che questa responsabilità comporti anche il dovere di segreto d'ufficio. Su questo aspetto siamo stati tutti d'accordo, mentre abbiamo molto discusso sulle sanzioni da comminare in caso di violazione del segreto. Nel merito ci siamo anche posti il problema, che abbiamo risolto nel senso di non introdurre nuove fattispecie di reato, bensì di fare riferimento a quelle già esistenti. Vi è stato un aumento delle pene, ma con riferimento ad un articolo già esistente nel codice. A me personalmente questo ha lasciato anche qualche perplessità, tuttavia abbiamo tenuto fermo il principio. Questo vale anche per i giornalisti, per i quali non sono previste queste stesse pene, bensì quelle già previste dal codice per altre situazioni, a cui si è già fatto riferimento anche questa mattina. Quindi fino a questo punto penso sinceramente che non ci siano questioni da discutere.
La perplessità che ho io è invece relativa proprio a questo emendamento 36.200 della Commissione. Le ragioni sono quelle illustrate già dal collega Boato, cioè il fatto che si affidi al presidente la responsabilità di denuncia all'autorità giudiziaria, sapendo che questo non garantisce proprio nulla, anche in virtù di esperienze passate. Si tratta quindi di una procedura che lascia aperto qualche interrogativo, fermo Pag. 79restando che il complesso del lavoro che è stato svolto mostra un rigore ed una sua connessione con il resto dell'impianto. Pertanto solo su questo emendamento, per quanto ci riguarda, il nostro voto sarà di astensione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fiano. Ne ha facoltà.
EMANUELE FIANO. Mi rivolgo in particolare al collega Villetti, per chiarire innanzitutto una questione. Ho ascoltato con attenzione l'intervento del collega, che è molto interessante. Vorrei però chiarire che noi ci stiamo riferendo ad un emendamento che riguarda l'articolo 36 del provvedimento. Questo articolo fa parte del capo IV del testo e riguarda il controllo parlamentare; cioè l'articolo 36 si riferisce alla disciplina dell'obbligo del segreto, ma non del segreto di Stato, bensì della secretazione di ciò che si svolge nell'ambito del Comitato parlamentare per la sicurezza, collega Villetti. È altra cosa. Questo articolo e questo capo IV del provvedimento non riguardano il segreto di Stato.
Potremmo essere in accordo o in disaccordo per quanto riguarda le questioni che il collega Villetti ha citato quest'oggi e nella giornata di ieri, anche con riferimento ad una storia italiana che insegna certamente qualcosa. Non sono d'accordo su tutto ciò che ha affermato il collega Villetti, ma vorrei che i colleghi dell'Assemblea si rendessero conto che stiamo votando qualcosa d'altro. Così come hanno affermato tutti coloro i quali mi hanno preceduto, ci riferiamo al segreto degli atti di cui si discute all'interno del Comitato parlamentare per la sicurezza e quindi non al segreto di Stato; ciò premesso, va fatta salva l'attenzione, giustissima, che il collega Boato e poi la collega Mascia hanno posto sulla questione della figura del presidente del Comitato, che forse, così com'è scritto il testo dell'emendamento 36.200, non ricade nella condizione che il testo invece riferisce agli altri componenti del Comitato stesso.
Forse avremo modo in un'altra Camera del Parlamento di porvi rimedio, ma, fatta salva la questione che ci riferiamo al segreto degli atti di cui si discute all'interno del Comitato di controllo e, quindi, non al segreto di Stato, penso sia corretta la previsione che è stata formulata, rigida e pesante, qualora il segreto sugli atti e su quanto si svolge all'interno del Comitato di controllo parlamentare venga violato.
Penso - mi pare che lo abbia detto il collega D'Alia e io sono d'accordo - che, aumentando il numero dei componenti che compongono il Comitato di controllo parlamentare, così come previsto nel provvedimento in discussione, si debba stringere la maglia della disciplina che sanziona la violazione del segreto sugli atti di tale comitato.
Ricordo che noi, con questo testo di legge, ampliamo di molto i poteri di controllo, di ispezione, di investigazione del Comitato di controllo parlamentare; insomma, aumentiamo di molto il controllo democratico parlamentare, che si potrà svolgere nei confronti dell'attività dei servizi. È, quindi, giusto prevedere che coloro che si recano presso il Comitato (Governo, esponenti, dirigenti o, nei casi previsti dalla legge, personale dei servizi o altro) si sentano liberi in quell'ambiente di riferire ciò che devono al Parlamento, con l'obiettivo di rendere quest'ultimo e, quindi, il comitato edotto su questioni di grande rilevanza e importanza! Devono poter percepire che, in quel luogo, ciò che espongono al Parlamento è coperto non dal segreto di Stato, ma dal segreto degli atti del Comitato!
Pertanto, preannunzio, l'espressione del voto favorevole del mio gruppo sull'emendamento 36.200 della Commissione, che stabilisce i criteri di sanzione e la modalità con cui il presidente del Comitato comunica a uno dei Presidenti dei due rami del Parlamento la notizia dell'avvenuta violazione di questo segreto.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Caldarola. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE CALDAROLA. Signor Presidente, vorrei chiarire la ragione per cui Pag. 80sono in dissenso in ordine a tale articolo. Esso al comma 3 punisce la violazione a mezzo stampa del segreto. Da un lato ritengo che vi sia un'incomprensione dei termini della questione, innanzitutto perché andrebbero distinte, quando si parla di diritto di cronaca, le notizie vere da quelle false: quelle false dovrebbero essere sanzionabili, mentre sanzionare quelle vere mi parrebbe piuttosto singolare in una democrazia compiuta.
Credo anche che coloro i quali hanno elaborato il testo forse non hanno compreso la complessità del quadro informativo che dai servizi arriva agli organi di sicurezza e, quindi, successivamente, anche al Parlamento; non hanno, inoltre, compreso il tipo di lavoro che precede. Faccio degli esempi.
PRESIDENTE. Onorevole Caldarola, lei interviene a titolo personale, quindi ha a disposizione un minuto di tempo!
GIUSEPPE CALDAROLA. Concludo, signor Presidente. Il primo esempio è il seguente: molto spesso, i servizi lavorano su fonti aperte. Una parte, quindi, delle loro notizie sono già note in altri media mondiali. Pertanto, come si fa a sanzionare una notizia pubblicata da un giornale, avendola appresa da una fonte aperta e che rappresenta, a sua volta, un accumulo di notizie presenti nell'informativa?
Infine, il materiale prodotto dai servizi arriva al Comitato, al Ministero dell'interno, ma spesso arriva anche a tutte le questure, a tutte le stazioni dei carabinieri. La quantità di cittadini responsabili informati è ingente! Alla fine, si scopre che l'unico da punire è il giornalista. Io voto contro!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Piazza. Ne ha facoltà.
ANGELO PIAZZA. Signor Presidente, nel ribadire e fare mie le osservazioni svolte dall'onorevole Villetti e dagli altri colleghi, comprese quelle dell'onorevole Caldarola, che mi ha appena preceduto, vorrei rilevare che in particolare il collega Villetti ha sollevato un problema di grande rilievo istituzionale e civile. Esso è riferito non tanto al singolo emendamento in discussione, bensì al complesso delle norme che stiamo esaminando, compresa quella ora in oggetto, nelle quali si fa riferimento al segreto di Stato o a quello di ufficio, in relazione ai doveri di riservatezza del Comitato. Pertanto, ritengo che i rilievi che sono stati mossi al collega in merito alla non pertinenza delle sue osservazioni rispetto all'emendamento siano superate dalla loro stessa natura. Esse infatti sono a carattere generale e di grandissimo rilievo e rilevo con soddisfazione che anche altri colleghi in quest'aula le condividono (Applausi dei deputati del gruppo La Rosa nel Pugno).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata De Zulueta. Ne ha facoltà.
TANA DE ZULUETA. Signor Presidente, non voterò in senso favorevole, ma esprimerò un voto di astensione sull'articolo 36. La ragione di tale voto risiede nel comma 3, che non viene modificato dall'emendamento della Commissione in oggetto. Faccio presente che se questa norma fosse in vigore negli Stati Uniti, il giornalista Seymour Hersh non avrebbe potuto pubblicare le sue inchieste, sia quella all'epoca della guerra in Vietnam che quelle recenti sulle operazioni coperte in atto in Iran. Ciò avrebbe impoverito non solo la sicurezza statunitense, ma anche la nostra. La funzione correttiva dell'informazione fa sì che sia atto di grande imprudenza allargare il cerchio del segreto oltre i soggetti direttamente responsabili.
PRESIDENTE. Deputata De Zulueta, deve concludere.
TANA DE ZULUETA. Se il segreto viene pubblicato, non si sa se esso proviene dal Comitato o da altra fonte. A quel Pag. 81punto tale norma potrebbe essere utilizzata in modo pericoloso per imbavagliare la stampa...
PRESIDENTE. Deputata De Zulueta, deve concludere!
TANA DE ZULUETA. ...nell'utile e libero esercizio dei suoi poteri. Ritengo che sia un atto imprudente (Applausi di deputati del gruppo Verdi e La Rosa nel Pugno).
LUCIANO VIOLANTE, Relatore. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUCIANO VIOLANTE, Relatore. Signor Presidente, poiché sono stati portati molti argomenti su un tema serio, vorrei riportare l'attenzione dei colleghi, in particolare quella dell'onorevole Caldarola ma anche di altri, sul fatto che non stiamo parlando del segreto di Stato. Negli Stati Uniti un'importante giornalista è finita in galera perché non ha rivelato la fonte. È chiaro? Quindi, non è assolutamente vero che vi sia tutta questa libertà ovunque.
Il punto è un altro. Non vi è alcuna norma sul segreto di Stato. Si tratta del segreto del Comitato, a favore del quale tutti i deputati hanno votato quando si è trattato di prevederlo per la Commissione sul ciclo dei rifiuti e per quella sui fenomeni mafiosi. Ho controllato in proposito i tabulati: hanno votato tutti.
Stiamo parlando di un altro aspetto, che non riguarda il segreto di Stato, né il Sifar né nulla di tutto questo. Esso riguarda la tenuta del segreto del Comitato. Per ragioni tecniche vorrei chiarire che se anche il comma fosse cancellato, non cambierebbe nulla, perché in base al nostro ordinamento chi concorre con chi viola il segreto è punito, tanto che oggi vi sono molto spesso giornalisti puniti per violazione del segreto mentre non viene rivelata la fonte da cui proviene la notizia.
Visto che il problema posto è serio, esso va risolto nell'ambito di un altro progetto di legge, relativo ai limiti e all'ampiezza del diritto di cronaca, e non in questa sede. Se i colleghi intervenuti intendono lavorare e presentare un progetto di legge su questa materia, ritengo che sarebbe molto utile che il Parlamento affrontasse il tema. Tuttavia, la questione non è questa e stiamo parlando di violazioni assai minori, punite con pene assai minori rispetto a quelle che potrebbero essere comminate ai giornalisti se non vi fosse questa norma.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento della Commissione 36.200, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 473
Votanti 402
Astenuti 71
Maggioranza 202
Hanno votato sì 398
Hanno votato no 4).
Prendo atto che il deputato Ciro Alfano non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 36, nel testo emendato.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 477
Votanti 462
Astenuti 15
Maggioranza 232
Hanno votato sì 450
Hanno votato no 12).Pag. 82
(Esame dell'articolo 37 - A.C. 445-A ed abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 37 e delle proposte emendative ad esso presentate (vedi l'allegato A - A.C. 445 ed abbinate sezione 9).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ed esprimere il parere della Commissione.
LUCIANO VIOLANTE, Relatore. Signor Presidente, la Commissione raccomanda l'approvazione del suo emendamento 37.200. L'emendamento D'Alia 37.62 è stato ritirato, mentre per quanto riguarda l'emendamento D'Alia 37.61, sarebbe necessaria una piccola riformulazione, sostituendo alle parole «di tutte le collaborazioni esterne», le seguenti «delle collaborazioni esterne».
PRESIDENTE. L'emendamento cui lei si riferisce, presidente Violante, qualora venisse approvato l'emendamento 37.200 della Commissione, sarebbe precluso.
LUCIANO VIOLANTE, Relatore. Certo.
PRESIDENTE. Il Governo?
PAOLO NACCARATO, Sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, il Governo accetta l'emendamento 37.200 della Commissione e per il resto concorda con il parere espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 37.200 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 477
Votanti 473
Astenuti 4
Maggioranza 237
Hanno votato sì 473).
Prendo atto che il deputato Buontempo non è riuscito ad esprimere il proprio voto.
Avverto che l'emendamento D'Alia 37.61 risulta precluso a seguito dell'approvazione dell'emendamento 37.200 della Commissione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 37, nel testo emendato.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 472
Votanti 469
Astenuti 3
Maggioranza 235
Hanno votato sì 467
Hanno votato no 2).
Prendo atto che i deputati Pelino e Baldelli non sono riusciti ad esprimere il proprio voto.
Passiamo all'articolo aggiuntivo 37.0200 della Commissione, sul quale invito il relatore ad esprimere il parere.
LUCIANO VIOLANTE, Relatore. Signor Presidente, la Commissione raccomanda l'approvazione del suo articolo aggiuntivo 37.0200.
PRESIDENTE. Il Governo?
PAOLO NACCARATO, Sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, il Governo accetta l'articolo aggiuntivo 37.0200 della Commissione.
PRESIDENTE. Passiamo dunque alla votazione dell'articolo aggiuntivo 37.0200 della Commissione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Boato. Ne ha facoltà.
MARCO BOATO. Presidente, annuncio il voto favorevole sull'articolo aggiuntivo 37.0200 della Commissione, il quale prevede che entro «il mese di febbraio di ogni anno il Governo trasmette al Parlamento una relazione scritta, riferita all'anno precedente, sulla politica di informazione per la sicurezza e sui risultati ottenuti.» Era necessario introdurre l'articolo 37-bis, perché altrimenti avremmo determinato un rapporto del Governo direttamente ed esclusivamente con il Comitato parlamentare e coperto dalla riservatezza e dal segreto di cui abbiamo parlato finora; è previsto che lo stesso Comitato parlamentare possa presentare una relazione al Parlamento, ma il Governo, che è il titolare politico del rapporto con i servizi di informazione, non avrebbe più presentato quelle relazioni che, in base alla legge del 1977, attualmente in vigore, già presenta semestralmente al Parlamento.
Con l'articolo aggiuntivo 37.0200 della Commissione si passa da una relazione semestrale ad una annuale, ma questo non è particolarmente rilevante. La cosa importante è che rimanga un circuito pubblico, non coperto da riservatezza, dell'informazione al Parlamento, che vuol dire anche un rapporto con l'opinione pubblica più ampia.
Confermo, quindi, il voto favorevole sull'articolo aggiuntivo 37.0200 della Commissione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato D'Alia. Ne ha facoltà.
GIANPIERO D'ALIA. Anche noi voteremo a favore dell'articolo aggiuntivo in esame. A tale proposito, vorrei aggiungere alle considerazioni del collega Boato - che condivido - che, oltre alla relazione annuale e a quella che riguarda nello specifico la politica di informazione per la sicurezza, in Commissione abbiamo modificato il testo, prevedendo la facoltà del Comitato di poter intervenire, riferendo al Parlamento sulle circostanze che ritenga più opportune, anche attraverso altre relazioni, al fine di evitare che si potesse pensare, o interpretare in tal senso, che l'attività del Comitato fosse circoscritta solo alla relazione annuale. Infatti, su tutte le questioni particolarmente delicate il Comitato può informare il Parlamento, nel corso dell'anno e della legislatura, con singole specifiche relazioni. Ritengo che ciò sia utile ai fini della funzione di controllo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cota. Ne ha facoltà.
ROBERTO COTA. Presidente, noi voteremo a favore di questo articolo aggiuntivo, perché amplia i poteri di controllo del Parlamento e prescrive una modalità entro la quale tali poteri di controllo debbono manifestarsi.
Come abbiamo già avuto modo di ribadire durante il corso della discussione, è molto importante che il Parlamento possa esercitare tale potere e che possa farlo attraverso il Comitato parlamentare di controllo e anche mediante l'esame dei documenti che il Governo gli invia.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Santelli. Ne ha facoltà.
JOLE SANTELLI. Presidente, intervengo per annunciare il voto favorevole su questa proposta emendativa, che completa e che costituisce un altro segno della nuova sistemazione dei servizi.
Come hanno già osservato i colleghi intervenuti, infatti, alla relazione semestrale che, ovviamente, il Comitato di controllo continuerà a presentare sull'attività Pag. 84svolta - quindi, nell'ambito del controllo e delle attività parlamentari -, era doveroso aggiungere la previsione di una relazione che il Governo dovrà presentare al Parlamento. Le due fonti, che ovviamente hanno materia e oggetto diversi, potranno entrambe essere oggetto di verifica in Parlamento.
Poiché ritengo che ciò completi, perfezionando l'attività di controllo, la struttura stessa del testo unificato in esame, annunciamo il nostro voto favorevole sull'articolo aggiuntivo.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 37.0200 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 478
Votanti 475
Astenuti 3
Maggioranza 238
Hanno votato sì 475).
Prendo atto che il deputato Buontempo non è riuscito a votare.
(Esame dell'articolo 38 - A.C. 445-A ed abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 38 e delle proposte emendative ad esso riferite (vedi l'allegato A - A.C. 445 ed abbinate sezione 10).
Ha chiesto di parlare il deputato Galante. Ne ha facoltà.
SEVERINO GALANTE. Signor Presidente, nel nostro ordinamento, il segreto di Stato è, allo stato attuale, sostanzialmente eterno; con il provvedimento in esame si procede positivamente verso una limitazione temporale, che tuttavia a me pare ancora troppo ampia.
Per intenderci, tanto per fare un riferimento, allorquando questa legge venisse approvata, il segreto di Stato, potendo giungere fino alla durata massima di trent'anni anni, riguarderebbe ancora eventi, ad esempio, collegati alla strage di Bologna.
Vorrei però richiamare l'attenzione su un altro aspetto: il rapporto tra segreto di Stato e accordi internazionali. Vi è chi ritiene che la ragione fondamentale che giustifica il segreto di Stato sia l'esigenza di «coprire», per l'appunto, la cooperazione con servizi alleati, senza la quale i nostri agenti non risulterebbero affidabili e verrebbero perciò esclusi dal «giro» - nel gergo si dice: dal mercato (ed è parola significativa!) - delle informazioni riservate.
Ora, questa tesi ha una dignità tecnica di tutta evidenza, ma essa può essere condivisa soltanto a condizione che si dia una fortissima e indiscutibile - ribadisco: indiscutibile! - priorità all'identità e alla funzione nazionale dei servizi, e dunque alle ragioni nazionali che giustificano il segreto di Stato.
È evidente che non si possono né si devono escludere forme di cooperazione tra i servizi di diversi paesi; è notorio - lo ricordavo già stamani - che in sede NATO questo tipo di cooperazione esiste almeno fin dal 1950. Ma deve essere altresì chiaro che ciascun servizio obbedisce al proprio Governo, deve obbedire al proprio Governo, non ad altri, e deve difendere gli interessi nazionali, del proprio paese. Aree di coincidenza degli interessi nazionali di diversi Stati possono sussistere, ma è raro che esse siano permanenti e, soprattutto, che siano totali. Perciò, la cooperazione non può che essere parziale in tutti i sensi ed in tutti i campi; lo scambio di informazioni, limitato; le nostre fonti ed i nostri informatori, protetti, pena, altrimenti, l'incorrere in gravi rischi. Il primo e fondamentale rischio è che le funzioni della cooperazione internazionale derivanti da accordi - e sottolineo che possano Pag. 85essere accordi di ogni tipo e di ogni livello, sottratti a qualsiasi forma di controllo - prevalgano e subordinino a sé la dimensione e gli interessi nazionali. Che si tratti di un rischio non astratto ma concretissimo è documentato anche, da ultimo, dal caso Abu Omar, di cui sono piene le pagine dei giornali e che è stato giustamente poc'anzi ricordato dal collega Villetti.
Ritengo necessaria, perciò, una correzione a tale riguardo e auspico che si compia ogni sforzo per apportare tale modifica ora o nel prosieguo dell'iter parlamentare.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato D'Alia. Ne ha facoltà.
GIANPIERO D'ALIA. Signor Presidente, mi permetto di non condividere le considerazioni testé svolte.
Se le preoccupazioni che il collega ha espresso sono solo quelle relative ai temi da lui evidenziati, io credo che esse siano abbondantemente superate non solo dal primo comma del testo dell'articolo 38, ma anche dal lavoro emendativo svolto in Commissione. Dico ciò perché la posizione del segreto di Stato avviene solo ed esclusivamente a tutela della integrità della Repubblica, a tutela della difesa delle istituzioni democratiche poste dalla Costituzione a fondamento della Repubblica stessa.
Abbiamo eliminato un inciso su un emendamento proposto dai colleghi di Rifondazione Comunista, relativo alla dizione che c'era anche nella legge n. 801 del 1977, e cioè il libero esercizio delle funzioni degli organi costituzionali che, per come è stato interpretato, e forse a volte anche applicato, poteva dare adito ad un uso distorto della posizione del segreto di Stato.
La posizione del segreto di Stato, così come viene precisato dal primo comma dell'articolo 38, è posta a tutela della indipendenza dello Stato italiano, e a tutela della preparazione della difesa militare dello Stato.
Quindi, tutti gli atti, i fatti e i documenti sono, come dire, sottoponibili al segreto di Stato, solo se il segreto di Stato è funzionale a queste esigenze, che sono esigenze primarie per l'esistenza e l'attività della nostra Repubblica e delle sue istituzioni.
Quanto alla circostanza relativa alla durata del segreto, ricordiamo che la legge vigente non disciplina questo aspetto. Noi non abbiamo né una durata minima, né una durata massima del segreto di Stato.
Noi introduciamo una norma che tiene conto di due esigenze fondamentali: la prima, quella di non avere tempi lunghi o lunghissimi nella durata del segreto (perché non sarebbe giusto e non è giusto nei confronti dei cittadini, per la conoscenza dei fatti, almeno nel momento in cui questi diventano storici, e non preistorici); vi è conseguentemente l'esigenza di porre un limite massimo alla durata della vigenza del segreto di Stato.
Abbiamo però anche un'altra esigenza: non tutte le notizie, i fatti o i documenti hanno la stessa rilevanza, hanno lo stesso tipo di importanza, ai fini della tutela della identità e della integrità dello Stato, ragione per cui introdurre un limite temporale estremamente ristretto rischia di pregiudicare il fine per il quale in tutti gli stati democratici c'è una disciplina che tutela il segreto di Stato. Proprio per queste ragioni (ma ve ne sono altre che certamente poi il presidente Violante dirà meglio di me), noi abbiamo introdotto un sistema elastico, in forza del quale la durata del segreto di Stato ordinariamente è di 15 anni. Questo termine può essere prorogato per una sola volta, e per un massimo di altri 15 anni (il che non significa che sia automatico il rinnovo dopo 15 anni), e quindi il limite temporale massimo della durata del segreto è fissato in trent'anni. Ciò rappresenta, ripeto, rispetto alla media delle normative previste in altri paesi europei, e non solo europei, certamente un limite temporale molto, ma molto più basso.
Vorrei anche aggiungere, rispetto all'altra questione che il collega ha posto, che questa norma è una norma che, quando entrerà in vigore, si applicherà anche agli atti e ai documenti che attualmente sono Pag. 86coperti da segreto, con gli stessi limiti di natura temporale, il che sta a significare che certamente tutti quegli atti o quei documenti che abbiano superato l'arco temporale dei 15 anni, sono, ope legis, svincolati dal segreto, salvo la potestà, che il Presidente del Consiglio ha, di prorogare (per un tetto massimo di 30 anni comunque) la posizione e la copertura del segreto, cosa che deve comunque comunicare al Comitato parlamentare di controllo, il quale ultimo potrà valutarne la fondatezza.
Mi permetto, a questo riguardo, di aggiungere un'ultimissima considerazione che è la seguente: c'è un'altra garanzia che noi riteniamo fondamentale e che è la vera novità dal nostro punto di vista. Essa riguarda non solo il segreto di Stato, ma anche l'esercizio delle cosiddette garanzie funzionali. Questo significa il controllo supremo della Corte costituzionale sul corretto esercizio di questi poteri da parte del Presidente del Consiglio e da parte della magistratura, qualora a sollevare il conflitto di attribuzione sia l'autorità politica e non l'autorità giudiziaria.
Di fronte alla Corte costituzionale il segreto non può essere opposto. La Corte ha libero accesso con le dovute cautele legate alla circostanza che esamina atti coperti da segreto. Si tratta di libero accesso e conoscenza degli elementi in forza dei quali è avvenuta l'apposizione e la conferma del segreto di Stato.
Io credo che sia stato costruito un sistema moderno ed equilibrato, trasparente ma rispettoso delle regole e delle garanzie costituzionali. Credo che dovremmo essere contenti dello sforzo che si è fatto in queste settimane in Commissione, tenendo conto delle esigenze di tutti - e sottolineo tutti - i gruppi parlamentari, soprattutto di quelli come il gruppo dei Comunisti Italiani che ha posto, insieme a Rifondazione Comunista, una serie di questioni che storicamente sono state oggetto delle loro posizioni politiche.
Dal nostro punto di vista, siamo riusciti a costruire una soluzione equilibrata che tiene insieme un sistema che, se bene applicato, produrrà effetti positivi per il paese.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mascia. Ne ha facoltà.
GRAZIELLA MASCIA. Grazie, Presidente. Anch'io voglio richiamare il fatto che questo articolo e tutti quelli che riguardano questo capitolo del segreto di Stato sono per noi particolarmente sensibili. Confesso che storicamente magari abbiamo avuto un po' di diffidenza rispetto a certe materie, stante la storia del nostro paese. Tuttavia, poiché abbiamo lavorato seriamente e rigorosamente per costruire una legge, che offra della garanzie per le procedure che sono fissate e che valgono sia che i gruppi politici di una determinata area stiano al Governo o all'opposizione, credo che abbiamo trovato un equilibrio che giudico ancora migliorabile, ma che sicuramente tiene conto dell'esigenza fondamentale di precisare i fondamenti, i limiti e anche le finalità nel caso in cui venga apposto il segreto di Stato.
Le norme dell'articolo 1, in particolare, sono fondamentali. Abbiamo lavorato ancora oggi per modificare gli emendamenti accolti, che verranno esaminati fra poco. Essi consentono di limitare, circoscrivere e rendere ancora più rigoroso il comma 1 di questo articolo 38, che definisce le finalità e le ragioni in base alle quali si può apporre il segreto di Stato.
Naturalmente questa non è l'unica questione importante; l'altra riguarda i tempi, la declassificazione automatica, la possibilità che finalmente in questo paese si possa accedere a documenti fin qui a tutti sconosciuti e che hanno lasciato molti interrogativi a tanti di noi nel corso di questi anni o persino decenni.
La declassificazione automatica è un altro elemento molto importante. Un ulteriore passaggio di garanzia, oltre alla delimitazione che abbiamo individuato nelle fattispecie di riferimento, è il percorso. I livelli di controllo sono più di uno. La responsabilità politica in questo caso è Pag. 87certamente in primo luogo in termini esclusivi del Presidente del Consiglio, ma sarà emanato un regolamento per normare la posizione del segreto di Stato, la declassifica e i soggetti che dovranno apporre il segreto, che naturalmente dovranno sentire il Consiglio dei ministri, il Comitato interministeriale per la sicurezza e chiedere un parere al Copaco.
Vi è una fase successiva di controllo che riguarda la magistratura e (si tratta di un'innovazione di fondo che è stata introdotta con questo testo) l'intervento della Corte costituzionale, cui non può essere opposto il segreto di Stato e che in ultima analisi è dunque chiamata a dirimere eventuali conflitti di attribuzione.
Credo che, anche qui, come sulle cause di giustificazione, abbiamo trovato un equilibrio - lo ripeto - migliorabile, ma che tiene conto di tutte le preoccupazioni, i suggerimenti e le proposte che ognuno di noi ha potuto avanzare per quanto riguarda sia le finalità indicate dall'articolo 1, sia le procedure e i controlli che si definiscono nel corso di questo iter.
Al riguardo, ho ritirato l'emendamento 38.67, su cui vogliamo tornare a riflettere eventualmente al Senato. Diversamente, sono stati accolti altri emendamenti a firma mia e della collega Deiana, che a giudizio dei colleghi hanno contribuito a rendere più rigorose e stringenti queste finalità.
PRESIDENTE. La Presidenza è costretta a ricordare che tre gruppi, i Comunisti italiani, l'UDC e i Verdi, hanno già esaurito i tempi a disposizione; altri due gruppi, la Lega Nord Padania e la Rosa nel Pugno, stanno per esaurire i propri tempi.
Vista l'importanza dell'argomento in discussione e visto che vi è un'intesa tra i gruppi su come procedere, la Presidenza non applica in maniera fiscale o rigida il regolamento (come vedete, sta computando a titolo personale il tempo che i gruppi stanno utilizzando), ma rivolge un invito alla moderazione nel prosieguo della discussione.
Nessun altro chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
LUCIANO VIOLANTE, Relatore. Signor Presidente, la Commissione formula un invito al ritiro dell'emendamento Licandro 38.1, riguardante gli accordi internazionali. Ho seguito con attenzione l'intervento del collega Galante che ha posto, con la competenza che lo caratterizza, alcune questioni relative al segreto di Stato. Vorrei ricordare che noi limitiamo fortemente il segreto di Stato rispetto all'attuale situazione, in primo luogo perché fissiamo il principio di temporaneità (oggi il segreto è eterno) in termini assai moderni, vicini ai livelli degli Stati Uniti, perché, tanto in Germania quanto in Francia, i termini sono molto più alti. In secondo luogo, stabiliamo l'inopponibilità del segreto di Stato alla Corte costituzionale in caso di conflitto di attribuzione tra magistratura ordinaria ed esecutivo. Questo è il quadro.
In relazione all'emendamento in oggetto, vorrei precisare che la questione relativa agli accordi internazionali emerge in due casi: quando si tratti di attività dirette a recare danno all'integrità della Repubblica (la prima parte) oppure all'indipendenza dello Stato rispetto agli altri e alle relazioni tra stati. Quindi, da un verso, il soggetto è l'integrità della Repubblica, dall'altro è l'indipendenza dello Stato. Questa è la ragione per cui chiedo al collega Licandro di ritirare il suo emendamento 38.1.
La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Mascia 38.62, mentre ricordo che l'emendamento Mascia 38.63 è stato ritirato. La Commissione raccomanda l'approvazione da parte dell'Assemblea del suo emendamento 38.201 ed esprime parere favorevole sull'emendamento Licandro 38.68. Ricordo che l'emendamento Galante 38.64 è stato ritirato.
La Commissione esprime, altresì, parere favorevole sull'emendamento Mascia 38.65, con riferimento al quale ricordo che vi è un errore di stampa: la parola corretta è «dispone» e non «disporne».Pag. 88
L'emendamento Galante 38.7 è stato ritirato. La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Mascia 38.66 e raccomanda l'approvazione da parte dell'Assemblea dell'emendamento 38.200 della Commissione.
Infine, ricordo che l'emendamento Mascia 38.67 è stato ritirato.
PRESIDENTE. Il Governo?
PAOLO NACCARATO, Sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento Licandro 38.1. Chiedo all'onorevole presentatore se acceda all'invito al ritiro formulato dal relatore.
ORAZIO ANTONIO LICANDRO. Signor Presidente, intervengo per annunciare il ritiro del mio emendamento 38.1.
Per quanto riguarda l'emendamento Galante 38.64, vorrei precisare che lo ritiriamo perché è stato proposto un emendamento della Commissione.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mascia 38.62, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 469
Votanti 466
Astenuti 3
Maggioranza 234
Hanno votato sì 463
Hanno votato no 3).
Avverto che l'emendamento Mascia 38.63 è precluso.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Licandro 38.68, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 479
Votanti 475
Astenuti 4
Maggioranza 238
Hanno votato sì 475).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 38.201 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 484
Votanti 481
Astenuti 3
Maggioranza 241
Hanno votato sì 480
Hanno votato no 1).
L'emendamento Galante 38.64 è precluso.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mascia 38.65, nel testo corretto, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Pag. 89
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 486
Votanti 483
Astenuti 3
Maggioranza 242
Hanno votato sì 483).
L'emendamento Galante 38.7 è ritirato.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mascia 38.66, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 484
Votanti 477
Astenuti 7
Maggioranza 239
Hanno votato sì 477).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 38.200 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 482
Votanti 481
Astenuti 1
Maggioranza 241
Hanno votato sì 481).
L'emendamento Mascia 38.67 è ritirato.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 38, nel testo emendato.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 490
Votanti 489
Astenuti 1
Maggioranza 245
Hanno votato sì 488
Hanno votato no 1).
(Esame dell'articolo 39 - A.C. 445-A ed abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 39 e delle proposte emendative ad esso presentate (vedi l'allegato A - A.C. 445 ed abbinate sezione 11).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
LUCIANO VIOLANTE, Relatore. Signor Presidente, la Commissione raccomanda l'approvazione del suo emendamento 39.203 ed esprime parere favorevole sull'emendamento Licandro 39.62.
L'emendamento Bocchino 39.64 è stato ritirato. La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Buemi 39.60, nonché sull'emendamento Licandro 39.63, e raccomanda l'approvazione del suo emendamento 39.200.
L'emendamento Bocchino 39.65 sarebbe precluso dall'eventuale approvazione dell'emendamento 39.200 della Commissione. La Commissione raccomanda, altresì, l'approvazione dei suoi emendamenti 39.201 e 39.202 ed invita i presentatori a ritirare l'emendamento Bocchino 39.66.
PRESIDENTE. Naturalmente, presidente Violante, l'emendamento Licandro 39.63 sarebbe assorbito qualora fosse approvato l'emendamento Buemi 39.60.
Il Governo?
PAOLO NACCARATO, Sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, il Governo accetta gli emendamenti Pag. 9039.200, 39.201, 39.202 e 39.203 della Commissione e per il resto concorda con il parere espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Licandro 39.62, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 477
Votanti 472
Astenuti 5
Maggioranza 237
Hanno votato sì 471
Hanno votato no 1).
Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Bocchino 39.64 lo hanno ritirato.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Buemi 39.60, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 482
Votanti 477
Astenuti 5
Maggioranza 239
Hanno votato sì 477).
L'emendamento Licandro 39.63 è pertanto assorbito.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 39.200 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 483
Votanti 480
Astenuti 3
Maggioranza 241
Hanno votato sì 480).
Il successivo emendamento Bocchino 39.65 è pertanto precluso.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 39.201 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 486
Votanti 482
Astenuti 4
Maggioranza 242
Hanno votato sì 482).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 39.202 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 490
Votanti 487
Astenuti 3
Maggioranza 244
Hanno votato sì 487). Pag. 91
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, 39.203 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 489
Votanti 487
Astenuti 2
Maggioranza 244
Hanno votato sì 487).
Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Bocchino 39.66 accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 39, nel testo emendato...
ENRICO BUEMI. Presidente, le avevo chiesto di intervenire per dichiarazione di voto!
PRESIDENTE. Chiedo scusa: revoco pertanto l'indizione della votazione.
Prego, onorevole Buemi, ha facoltà di parlare.
ENRICO BUEMI. Signor Presidente, il gruppo La Rosa nel Pugno, pur apprezzando lo sforzo che è stato compiuto per correggere alcune disposizioni del provvedimento, che intendevamo modificare attraverso le nostre proposte emendative, ritiene che rimanga ancora irrisolta la questione posta sia dall'onorevole Villetti, sia da altri colleghi intervenuti sullo stesso argomento. Rilevo che non si tratta soltanto di esponenti del mio gruppo parlamentare.
La questione evidenziata concerne il rapporto tra segreto di ufficio e di Stato e libertà di stampa. Si tratta di una tematica che riveste grandissima rilevanza, anche se ci rendiamo conto della particolare delicatezza della ricerca di un equilibrio tra l'esigenza di tutelare l'interesse della nazione e quella di garantire la libertà di informazione.
Come hanno già evidenziato altri colleghi, vorrei segnalare che le vicende storiche del nostro paese (ma non soltanto) hanno dimostrato, in questi anni, quanto sia necessaria ed indispensabile, in numerosi casi, l'esistenza di una stampa libera ed in grado di approfondire anche argomenti e situazioni scottanti. Ricordo che, in gioventù, un giornalista di particolare capacità mise sotto gli occhi del mondo una vicenda tragica. Si trattava dell'eccidio, in un villaggio vietnamita, di circa trecento persone: madri, bambini e via dicendo.
Se non vi fossero stati sia quella capacità di inchiesta, sia anche il coraggio di andare contro quelli che erano sicuramente i dichiarati interessi nazionali, certamente non saremmo venuti a conoscenza di vicende così tragiche e, in qualche misura, non si sarebbe neanche potuto porvi rimedio. Per la verità, occorreva limitare quei comportamenti che, spesso, le truppe di occupazione pongono in essere in situazioni particolarmente tese, ma che sicuramente non giustificano eccessi di quel genere.
Allora, rispetto a tali circostanze, nonché ad un ruolo sempre più delicato svolto dai servizi di informazione e di sicurezza (i quali si avvalgono, tra l'altro, di tecnologie molto sofisticate e particolarmente invasive dei diritti non soltanto delle persone, ma anche delle collettività e delle istituzioni), pensiamo debba esservi un bilanciamento forte, che non può essere garantito soltanto dalla presenza di un Comitato parlamentare di controllo e dalla possibilità - anche se sicuramente efficace - della Corte costituzionale di intervenire negli eventuali conflitti di attribuzione.
L'esistenza di una stampa la più libera possibile, infatti, è baluardo di democrazia non soltanto nel nostro paese, ma più in generale nel mondo. In questo senso, dunque, riteniamo che il problema non sia stato risolto e che rimanga ancora aperta Pag. 92una questione. Ciò ci induce ad esprimere, sull'articolo in esame, il voto contrario del gruppo La Rosa nel Pugno.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Boato. Ne ha facoltà.
MARCO BOATO. Signor Presidente, se posso permettermi, vorrei rivolgermi sia al collega Buemi, con l'amicizia ed il rispetto che lui conosce, sia ai colleghi del gruppo de La Rosa nel Pugno. Poco fa abbiamo ascoltato rievocazioni di carattere storico, politico e culturale che posso pienamente sottoscrivere, che sono da condividere totalmente e che rivestono una grande importanza nella storia della libertà e del giornalismo in qualunque Stato democratico.
Purtroppo - lo dico al collega Buemi e spero che mi ascolti - l'articolo che stiamo per approvare non ha attinenza con questa materia. È stato svolto un ragionamento storico, politico e culturale condivisibile per motivare il voto contrario su un articolo finalizzato a modificare il codice di procedura penale.
In particolare, l'articolo 39, comma 1, è volto a sostituire l'articolo 202 del codice di procedura penale e disciplina il ruolo, nel processo, dei testimoni che siano chiamati a deporre su fatti coperti dal segreto di Stato, prevedendo - questo è molto importante - che non è, in ogni caso, precluso all'autorità giudiziaria di procedere in base ad elementi autonomi e indipendenti dagli atti, documenti e cose coperte dal segreto e prevedendo, altresì, la possibilità di conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato, materia che, per altri versi, è già riecheggiata in questa Assemblea durante il question time. L'articolo 39, comma 3, invece, prevede la modifica dell'articolo 204 del codice di procedura penale che riguarda, non più i testimoni, ma gli imputati o gli indagati che siano chiamati a un esame da parte della autorità giudiziaria ed anche in questo caso è contemplata l'ipotesi di intervento da parte del Presidente del Consiglio dei ministri, la possibilità di conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato e così via.
Si tratta di materie di grande importanza e delicatezza sulle quali in Commissione abbiamo lavorato per settimane e credo che abbiamo trovato una soluzione, se non ottimale, perlomeno equilibrata e positiva. Tuttavia, nessuna di queste materie ha a che vedere con quella libertà di stampa e libertà di giornalismo che il collega Buemi giustamente ha evocato, ma è connessa ad un articolo che riguarda tutt'altra materia. Se posso suggerire al collega Buemi, e agli altri colleghi de La Rosa nel Pugno, di rivedere il voto contrario sull'articolo 39, mi permetto di farlo e, comunque, per quanto mi riguarda annuncio il voto favorevole.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Gasparri. Ne ha facoltà.
MAURIZIO GASPARRI. Signor Presidente, il collega Boato giustamente ha detto che la questione attinente all'articolo 39 è altra rispetto al ruolo della stampa e dell'informazione. Noi esprimeremo con convinzione voto favorevole sull'articolo 39 del provvedimento in esame, perché è nato proprio dalla volontà di risolvere questioni di stringente attualità. Attualmente, è in corso un procedimento, una indagine, una attività della magistratura che attiene a vicende riguardanti i servizi di sicurezza. La questione non può portare a immunità assolute, nessuno è legibus solutus, nessuno è sottratto al dominio della legge che vale per tutti. Però, ci sono procedure diverse che devono essere seguite.
Questo provvedimento chiarisce quali siano le attribuzioni particolari dei servizi di sicurezza e prevede la possibilità che siano compiute anche azioni che, per un comune cittadino, risulterebbero illegali ma che, previo processi autorizzativi particolari, risultano possibili, con una serie di limiti di cui all'articolo 17.
Invece, l'articolo 39, chiarisce che la magistratura, di fronte a personale dei servizi che, eccependo il segreto di Stato, rifiuta di deporre, invece di procedere (i fatti di attualità Pag. 93ci dimostrano che ciò ha determinato conseguenze particolari) si deve rivolgere a una autorità politica, la quale può confermare o meno la sussistenza di un segreto.
Sostanzialmente, si stabilisce che avvenga in maniera anticipata quello che, in maniera un po' confusa, sta avvenendo adesso ex post in un procedimento in corso a Milano, nel quale Esecutivi diversi hanno apposto il segreto in merito ad alcune vicende. Tutto ciò sta creando una serie di problemi.
Questa norma consente di anticipare la soluzione del problema e riteniamo che sia utile per chiarire un aspetto sostanziale. Questo dice la lettera della norma e soprattutto l'articolo 39, comma 1, è molto chiaro: quando c'è la apposizione il segreto di Stato, il magistrato deve rivolgersi all'autorità politica che può decidere e informare se ci sia o meno tale segreto. Tutto ciò porta alla trasparenza e introduce una procedura ex ante rispetto a situazioni che anche oggi stiamo vivendo, in modo molto confuso.
Quindi, da garanzie particolari onde evitare che ci siano confusioni. Poi, c'è tutta una serie di garanzie, conflitti di attribuzione, il ruolo della Corte costituzionale. Alla Corte costituzionale, supremo organo, non si può eccepire il segreto, però credo che questa ponga dei vincoli di procedura alla magistratura rispetto a vicende delicate. Quindi, non impedisce l'iniziativa, ma la porta su binari ben precisi, dove l'autorità politica poi avallerà o meno se c'è un segreto.
La norma dice con chiarezza che alcuni procedimenti possono anche essere di fatto sospesi, cioè si dichiara di non doversi procedere per l'esistenza delle segreto di Stato: credo che questo sia un fatto importante. Ho voluto fare questo intervento per richiamare i colleghi proprio sull'importanza di questa norma, che, a nostro avviso, è fondamentale. È corretto che ci sia, sussiste la possibilità di procedere ugualmente, ma c'è la possibilità di impedire il processo mediatico, la divulgazione di notizie riservate, l'incertezza assoluta su aspetti di grande importanza.
Infatti, è inutile - l'ho detto prima e lo ribadisco - che, quando ci sono le emergenze interne o internazionali, anche in quest'aula, in un concerto convergente di consensi, approviamo decreti, norme, misure e diciamo che bisogna contrastare con l'intelligence i pericoli del nostro tempo, non con gli eserciti, con i conflitti. Benissimo, lo sottoscrivo, ma poi vuol dire mettere l'intelligence nella condizione di rispettare le norme ed anche di approvare delle norme che consentano di salvaguardare l'operatività di queste strutture, nell'assunzione di responsabilità suprema dell'autorità politica, cioè di chi guida il Governo, che poi può confermare o meno se questo segreto esiste.
Comunque, anche se c'è il segreto, esiste una verifica se quella persona ha abusato ed ha invocato una facoltà che non c'era ragione di evocare. Allora, credo che anche su questo articolo ci sia il voto unanime che c'è stato su tanti altri, ma questo stiamo votando.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole D'Elia. Ne ha facoltà.
SERGIO D'ELIA. Signor Presidente, se posso rivolgermi con la stessa cortesia e amicizia con cui il collega Boato si è rivolto al collega Buemi, noi sappiamo benissimo che l'articolo che stiamo per votare - che reca il titolo «Tutela del segreto di Stato» - non richiama esplicitamente le sanzioni previste per chi, giornalista, giornale, la libera stampa, usasse del segreto di Stato violato, perché c'è un articolo preciso del codice del penale che prevede tutto ciò ed è la legge vigente che con questo nostro provvedimento noi non stiamo mettendo in discussione. C'è stato fatto notare anche in occasione di votazioni precedenti, riguardanti, per esempio, il segreto d'ufficio violato dai componenti dal Comitato di controllo. Lo sappiamo bene, abbiamo semplicemente sollevato una questione politica.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
Pag. 94SERGIO D'ELIA. Non abbiamo presentato degli emendamenti, ma ci siamo rivolti al presidente Violante e ai membri del Comitato dei nove perché il ragionamento che abbiamo fatto, che Villetti ha fatto più volte anche ieri, venisse accolto: non c'è stata nessuna attenzione in questo senso. Quindi, su questo articolo noi ribadiamo il voto contrario de La Rosa nel Pugno, proprio perché vogliamo sollevare una questione di grande importanza politica e democratica.
LUCIANO VIOLANTE, Relatore. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUCIANO VIOLANTE, Relatore. Signor Presidente, intervengo solo perché i colleghi abbiano contezza della materia che stiamo trattando. Qui non siamo nel quadro delle dichiarazioni della persona indagata o imputata, ma nel quadro delle dichiarazioni del testimone, e nei processi che sono stati citati il problema non è quello del testimone. Quindi, l'articolo 202 del codice di procedura penale riguarda esclusivamente i testimoni e riproduce l'esatta disciplina attuale, soprattutto sul terreno dell'opposizione del segreto di Stato, della necessità della conferma da parte del Presidente del Consiglio, che c'è adesso, e adesso c'è anche il principio che, se quella notizia è essenziale, il procedimento non può andare avanti e si deve chiudere.
Noi abbiamo aggiunto un principio tratto da decisioni della Corte costituzionale. Secondo tale principio, se indipendentemente dal segreto di Stato il giudice può procedere, può procedere ugualmente come è stato stabilito in tre diverse sentenze della Corte costituzionale.
Questo, naturalmente, non vuol dire che il magistrato possa recepire aliunde la notizia coperta dal segreto di Stato, perché se segreto vi è questa deve essere considerata una cosa seria. Invece, egli può procedere lateralmente per altre vie, per altre imputazioni, se ciò è possibile.
Volevo solo dire che stiamo discutendo del testimone, riproducendo la disciplina attuale con qualche garanzia in più stabilita dalla Corte costituzionale. La questione dell'imputato, dell'indagato, la analizzeremo in seguito.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, l'onorevole Barani. Ne ha facoltà.
LUCIO BARANI. Signor Presidente, intervengo per sostenere le questioni politiche che il gruppo de La Rosa nel Pugno sta portando avanti attraverso gli onorevoli Villetti, Buemi e D'Elia.
Mi sembra logico che il gruppo estremamente garantista de La Rosa nel Pugno, come del resto anche noi, porti avanti questa questione; anzi, se il regolamento lo permettesse, il nostro gruppo cederebbe volentieri tutto il tempo che ha ancora a disposizione a La Rosa nel Pugno, permettendo a quest'ultimo gruppo di portare avanti battaglie politiche che noi condividiamo appieno.
Appoggiando anche noi il voto contrario e condividendo le motivazioni espresse dal deputato Buemi, aggiungiamo una breve considerazione relativa alla libera stampa. In tutti i paesi prima dell'instaurazione di una dittatura si procede introducendo i segreti d'ufficio e di stato: è questo il primo passo per non permettere ai cittadini, al popolo sovrano di conoscere le azioni del Governo. Tutti gli stati totalitari impongono il segreto di stato e impediscono alla stampa, ai giornalisti di denunciare pubblicamente i fatti e di fare il loro dovere.
Non possiamo permetterci che dei giornalisti possano avere timore di pubblicare notizie che la gente, il popolo deve conoscere, tanto meno che tale divulgazione preveda una loro responsabilità giuridica.
Quindi, se possibile, cediamo tutto il tempo a nostra disposizione al gruppo de La Rosa nel Pugno, che conosce molto bene gli argomenti ed i meccanismi di cui ci stiamo occupando.
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Barani, ma le ricordo che il tempo di un Pag. 95gruppo non può essere ceduto ad altri: mi dispiace che l'atto di generosità non possa essere accolto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Licandro. Ne ha facoltà.
ORAZIO ANTONIO LICANDRO. Signor Presidente, mi limito davvero a qualche battuta per la delicatezza della questione.
L'onorevole Violante ha precisato che si sta trattando di altra materia e che l'articolo riguarda il testimone e non la persona indagata o imputata. Voglio, inoltre, ricordare all'onorevole Gasparri che non si intralcia affatto la magistratura e che è assolutamente errato ogni richiamo e riferimento al noto processo in corso.
PRESIDENTE. Le ricordo...
ORAZIO ANTONIO LICANDRO. Ho finito, signor Presidente.
È importante ricordare che questo articolo non ha niente a che vedere con la libertà di informazione e che l'ultimo comma contempla un'importante previsione di salvaguardia politica.
Secondo tale previsione, il Presidente del Consiglio ha l'obbligo di dare comunicazione al Comitato parlamentare circa il mantenimento del segreto di Stato e quest'ultimo ha dunque la facoltà di riferire a ciascuna delle due Camere.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cota. Ne ha facoltà.
ROBERTO COTA. Signor Presidente, questo articolo costituisce un passo importante verso la ricerca di una chiarezza di rapporti tra la magistratura, l'attività dei servizi di sicurezza e le responsabilità del Governo.
Nel recente passato abbiamo assistito ad un certo protagonismo da parte della magistratura, che ha messo a repentaglio la sicurezza, in quanto si sono svolte indagini su operazioni, anche di carattere internazionale, che certamente erano state condotte per tutelare la sicurezza dello Stato. Dunque, da parte dell'autorità giudiziaria si è addirittura tentato di attingere e sono state divulgate notizie assolutamente riservate.
In realtà, deve sussistere un equo bilanciamento tra l'interesse alla sicurezza, con riferimento a determinati tipi di operazioni, e quello all'espletamento delle indagini. Questo deve avvenire con tutte le garanzie del caso, in quanto ritengo che, se non si riuscirà ad arrivare ad una chiarezza in questo campo, nessun servizio straniero sarà disposto a collaborare con i nostri. Infatti, se venisse organizzata un'operazione e poi un magistrato qualsiasi pretendesse di accedere a carte riservatissime, sotto questo profilo i nostri servizi automaticamente diventerebbero - come sono già diventati - la barzelletta.
L'articolo 39 - allo stesso modo dell'articolo 40 - pone alcuni limiti, individuando le fattispecie con riferimento alle quali occorre tutelare il segreto di Stato nonché la procedura per l'opposizione del segreto e la conferma da parte del Presidente del Consiglio.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fiano. Ne ha facoltà.
EMANUELE FIANO. Signor Presidente, molti interventi si sono succeduti sull'articolo in esame; innanzitutto quello dell'onorevole Gasparri, che ha fatto riferimento ad un'attualità processuale.
Non ritengo necessario riferire un progetto di riforma così complesso ad un processo in corso; ciò, infatti, rischierebbe di sviare l'attenzione del legislatore dal complesso contenuto del testo che stiamo approvando.
Tuttavia, vorrei dire al collega Gasparri - come il presidente Violante ha già chiaramente esplicitato - che ci riferiamo all'articolo 202 del codice di procedura penale e, quindi, alla fattispecie del testimone. Pertanto, il riferimento fatto al processo in corso che vede imputato il generale Pollari non rientra nella fattispecie che stiamo esaminando in questo articolo, che si riferisce ad una Pag. 96modifica del suddetto articolo 202 e stabilisce quindi l'obbligo di astenersi dal deporre. A prescindere da questa fattispecie, che il collega Gasparri, se lo ritiene, potrà riprendere in un articolo successivo, è importante approvare l'articolo nel testo emendato a seguito dell'approvazione dell'emendamento 39.200 della Commissione. Preannuncio pertanto che il nostro gruppo esprimerà un voto favorevole sullo stesso.
Mi preme ricordare anche ai colleghi de La Rosa nel Pugno, che legittimamente ne fanno una questione di principio generale, il comma 7 di questo articolo.
Come è noto, introduciamo con il progetto di legge in esame la possibilità di sciogliere un conflitto di attribuzione tra il Presidente del Consiglio dei ministri e la magistratura di fronte alla Corte costituzionale, quindi, introduciamo per la prima volta nel nostro ordinamento un organo terzo che decide del conflitto di attribuzione. Non stiamo precludendo alla magistratura, onorevole Gasparri, la possibilità che sulla base di altri elementi, autonomi, indipendenti, non coperti dal segreto, essa continui il procedimento giudiziario. Mi preme sottolinearlo.
Infine, rispetto agli interventi dei colleghi circa la questione del segreto di Stato in una democrazia, ritengo che le democrazie forti si basino anche sulla sussistenza e l'esistenza del principio del segreto di Stato, normato e regolato. Noi abbiamo previsto una durata per tale disciplina ed abbiamo normato la possibilità che sussista un conflitto di interesse tra un procedimento in atto in un processo e la posizione o la conferma della posizione del segreto di Stato da parte del Consiglio dei ministri. Secondo me abbiamo formulato una norma, che è al centro della consistenza di una convivenza democratica.
Per questo, il gruppo L'Ulivo voterà a favore dell'approvazione dell'articolo 39.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Santelli. Ne ha facoltà.
JOLE SANTELLI. Signor Presidente, intervengo in generale sugli articoli 39 e 40, trattandosi di quelli più complessi e difficili da esaminare. Devono essere ovviamente bilanciati due interessi: da un lato la tutela del segreto di Stato, quindi l'interesse di Governo, dall'altro quello della magistratura a svolgere le indagini ed i processi.
Non è semplice trovare una compensazione adeguata nella materia, ma lo sforzo è diretto a far sì che le due sfere di competenza si rispettino senza intrecciarsi e sovrapporsi, evitando il più possibile conflitti manifesti. La norma cosiddetta di chiusura individuata nel testo, cioè il ricorso alla Corte costituzionale ove sorga il problema di conflitti tra poteri dello Stato, è diretta a lasciare la possibilità ad entrambi gli ambiti ad operare in termini corretti ed appositi.
Vi può essere chi ritenga di ampliare i poteri del Governo e limitare quelli della magistratura e, viceversa, chi ritenga che sarebbe necessario ampliare i poteri della magistratura, anche come garanzia da parte politica. È un tema difficilissimo perché ci si imbatte in un cambiamento profondo, culturale, come stiamo verificando.
Il testo del progetto di legge non è politicamente soddisfacente, ma testimonia lo sforzo tendente a far sì che siano nella stessa misura rispettati il ruolo della magistratura e quello del Governo, quindi la necessità di porre il segreto di Stato in alcuni casi, per la sicurezza nazionale.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Alia, al quale ricordo che il suo gruppo ha terminato il tempo a propria disposizione. Ne ha facoltà.
GIANPIERO D'ALIA. Signor Presidente, approfitto della sua «bontà» per intervenire anch'io sull'articolo 40 oltre che sull'articolo 39, dato che sono connessi.
Vorrei svolgere una considerazione preliminare. Siamo chiamati ad approvare un provvedimento, un sistema di regole che prescinde dalla durata di un determinato Pag. 97processo o di un determinato caso. Guai a noi se, nell'introdurre una disciplina organica della materia, anche con riferimento al segreto di Stato, dovessimo essere condizionati, in positivo o in negativo, da singoli fatti specifici, che peraltro non sappiamo se rientrino o meno in una determinata fattispecie.
Questa mattina ho fatto una battuta quando il collega Gamba ha ritirato un emendamento, che riguardava le garanzie funzionali nei confronti dei giornalisti. La vorrei ripetere, proprio per fare un esempio che prescinde dalla vicenda che è stata qui citata. A differenza che per i sindacati e i partiti, non abbiamo posto un limite nell'esercizio delle garanzie funzionali nei confronti dei giornalisti, (con riferimento alla sede in cui lavorano e quindi ai giornali e alle redazioni). Lo abbiamo fatto con riferimento ai giornalisti professionisti in quanto tali. Se volessimo dare una lettura dietrologica di questa norma con riferimento a casi specifici, potremmo sostenere che è anch'essa una norma ad personam.
Ho voluto fare questa considerazione preliminare, perché abbiamo avuto il coraggio tutti assieme di introdurre gli articoli 39 e 40, che disciplinano finalmente in maniera organica la tutela del segreto di Stato ed il rapporto che è sempre stato controverso fra la magistratura e l'esecutivo, quindi anche il Parlamento, proprio perché mancava una disciplina positiva organica di tutta la materia. Proprio perché solo alcune ipotesi erano disciplinate dalla legge n. 801 del 1977, da trent'anni a questa parte sono stati sollevati numerosi conflitti e controversie sull'esatta applicazione delle disposizioni.
Proprio per queste ragioni siamo intervenuti. Lo abbiamo fatto con equilibrio. Credo che, avendo trovato un giusto punto di equilibrio tra le legittimamente diverse posizioni politiche presenti in Parlamento, dobbiamo continuare a mantenere questo equilibrio fino alla fine dell'esame del provvedimento, avendo come unico obiettivo principale l'interesse del paese.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 39, nel testo emendato.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 482
Votanti 480
Astenuti 2
Maggioranza 241
Hanno votato sì 471
Hanno votato no 9).
(Esame dell'articolo 40 - A.C. 445-A ed abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 40 e delle proposte emendative ad esso presentate (vedi l'allegato A - A.C. 445 ed abbinate sezione 12).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
LUCIANO VIOLANTE, Relatore. La Commissione esprime parere contrario sul subemendamento Santelli 0.40.201.1 (Nuova formulazione). Raccomanda invece l'approvazione dei suoi emendamenti 40.201, 40.202 e 40.200, dalla cui approvazione risulterebbe precluso l'emendamento Boscetto 40.60.
PRESIDENTE. Il Governo?
PAOLO NACCARATO, Sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Il Governo accetta gli emendamenti 40.201, 40.202 e 40.200 della Commissione e per il resto concorda con il parere espresso dal relatore.
Pag. 98
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Santelli 0.40.201.1 (Nuova formulazione), non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 491
Votanti 486
Astenuti 5
Maggioranza 244
Hanno votato sì 225
Hanno votato no 261).
Passiamo alla votazione dell'emendamento 40.201 della Commissione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Boato. Ne ha facoltà.
MARCO BOATO. Annuncio il voto favorevole sull'emendamento 40.201 della Commissione. Inoltre rilevo, rispetto alla materia che indirettamente è stata fatta oggetto di dibattito esaminando l'articolo precedente, che anche con la soluzione che noi opportunamente prospettiamo non solo nell'emendamento della Commissione ma nell'intero articolo 40, resta irrisolto - e forse non poteva essere risolto -, nel senso che resta aperto, un problema delicato, che riguarda il bilanciamento fra due interessi che possono a volte essere contrapposti: da una parte, la tutela del segreto di Stato; dall'altra, l'esercizio del diritto di difesa nel processo penale. È una questione su cui si è soffermata sia la Corte Costituzionale (quindi esiste giurisprudenza costituzionale al riguardo), sia la Corte di Cassazione (e quindi esiste anche giurisprudenza di legittimità al riguardo). Si tratta di un tema difficile e complesso che rimane aperto; bisognerà che venga risolto di volta in volta nel vivo del processo penale, quando si confronteranno il sacrosanto diritto costituzionale all'esercizio della difesa e la tutela del segreto di Stato.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Stucchi. Ne ha facoltà.
GIACOMO STUCCHI. Signor Presidente, preannunzio l'espressione del voto favorevole del gruppo della lega nord Padania sull'emendamento in esame, sottolineando che, tuttavia, non vi è una condivisione piena del testo. Vi è sicuramente un miglioramento rispetto al testo originario, ma forse si poteva fare qualcosa in più ed il nostro «sì» è, comunque, da leggere come una condivisione dello spirito, anche se nella sostanza alcuni miglioramenti, secondo noi, come del resto abbiamo proposto ed evidenziato anche in altre sedi, potevano essere apportati.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 40.201 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 486
Votanti 482
Astenuti 4
Maggioranza 242
Hanno votato sì 481
Hanno votato no 1).
L'emendamento Boscetto 40.60 è pertanto precluso.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 40.202 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Pag. 99
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 481
Votanti 479
Astenuti 2
Maggioranza 240
Hanno votato sì 479).
Prendo atto che i deputati Vacca e Pellegrino non sono riusciti a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 40.200 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 489
Votanti 487
Astenuti 2
Maggioranza 244
Hanno votato sì 487).
Passiamo alla votazione dell'articolo 40.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zaccaria. Ne ha facoltà.
ROBERTO ZACCARIA. Signor Presidente, l'articolo in discussione pone una questione molto delicata di carattere generale sulla quale vorrei esprimere alcune considerazioni.
Naturalmente, nessuno di noi ha la possibilità di rappresentare la volontà del legislatore, perché quest'ultima risulta dal complesso delle dichiarazioni che accompagnano una certa norma. Tuttavia, non vi è dubbio che molte cose che sono state affermate con riferimento ad altri articoli hanno una certa rilevanza.
Qual è il cuore dell'articolo 40? Si intende estendere il dovere di rispettare il segreto ad una serie di soggetti che intervengono nel processo: non solo i testimoni (di cui abbiamo parlato, con riferimento all'articolo 39), ma imputati, parti civili, consulenti periti ed altri soggetti.
Naturalmente, per quanto riguarda questa disposizione, che diventa necessaria nel momento in cui si ridisciplina il segreto di Stato nel suo complesso e, in qualche modo, lo si circoscrive, come affermato dai colleghi che sono intervenuti, sia nella sua estensione temporale sia nel suo perimetro complessivo, si richiede che questo dovere sia reso chiaro e debba riguardare tutti i possibili protagonisti.
Dov'è la difficoltà? La difficoltà sta nel fatto che, fino a questo momento, nei codici questa estensione non era così chiara e, a tale riguardo, si è sviluppata una certa giurisprudenza che, in particolare, ha riguardato la figura dell'imputato; figura nei confronti della quale, evidentemente, si ha la possibilità - che discende non da una legge, ma dall'articolo 24 della Costituzione - di valutare sempre se rispettare il segreto di Stato o far prevalere invece questo insopprimibile diritto di difesa. Nella fase di preparazione della norma si sono offerte varie ipotesi sul modo in cui operare il bilanciamento, che comunque si deve operare. Io, forse, avrei preferito che fosse il legislatore ad effettuare questo bilanciamento.
Ad un certo punto, avevamo discusso circa la possibilità di dichiarare non punibile chiunque, essendo tenuto al rispetto del segreto di Stato ed avendo assunto nel processo la qualità di imputato o di indagato, rivelasse il segreto nell'esercizio del diritto di difesa, sempre che il danno arrecato con la violazione fosse proporzionato all'entità dell'accusa.
Certamente il legislatore aveva il diritto di effettuare un bilanciamento tra diritto di difesa e dovere di mantenere e rispettare il segreto. Non è stata questa la strada scelta, ma ciò non vuol dire che questo tipo di bilanciamento non rimanga una possibilità aperta nell'ordinamento. È chiaro che, di fronte ad un reato di natura molto banale, non ha senso violare il segreto di Stato, mentre il problema può porsi di fronte ad un reato molto grave, Pag. 100come un omicidio, in cui evidentemente l'unica strada per difendersi potrebbe essere quella di rivelare il segreto.
Non credo che si tratti di guardare, come è stato fatto, al processo di Milano in particolare, ma che si debba pensare piuttosto a tutti gli altri processi che dopo questa legge potranno essere chiamati in causa. Per quanto possa dare un modesto contributo su questo piano, affermo che, non avendo il legislatore risolto direttamente il problema del bilanciamento, questo rimane aperto tra l'imputato ed il giudice. Chi per difendersi abbia eventualmente invocato questo diritto costituzionale attraverso la strada dell'articolo 51 del codice penale dovrà poi rispondere del possibile reato di violazione del segreto ed allora sarà il giudice a stabilire in via definitiva se il suo bilanciamento è stato corretto.
Questo è il senso e la complessità della disposizione innovativa che introduciamo, che evidentemente ha una sua giustificazione, ma che non può certo arrivare, come risulta fin troppo chiaramente, fino al punto di demolire i princìpi costituzionali.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Gasparri. Ne ha facoltà.
MAURIZIO GASPARRI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, quello affrontato è un altro punto chiave.
Nell'intervento precedente ho fatto riferimento a procedure che, a nostro avviso, sono molto più chiare. L'articolo 39 fa riferimento al testimone, mentre l'articolo 40 fa riferimento alla generalità delle persone. Ai pubblici ufficiali, ai pubblici impiegati e agli incaricati di pubblico servizio è fatto divieto di riferire riguardo a fatti coperti dal segreto di Stato. Inoltre, si dice che sostanzialmente, quando queste persone - non i testimoni -, tra cui quelle sottoposte ad indagine, eccepiscono il segreto di Stato, si arresta la procedura e l'autorità giudiziaria (come recita il comma 1, di per sé molto chiaro) si rivolge al Presidente del Consiglio per verificare la sussistenza o meno del segreto di Stato. Se esso è confermato, il giudice dichiara di non doversi procedere.
Non si tratta di una norma ad personam. Il caso è stato sollevato da alcuni organi di stampa che nella loro libera attività di critica hanno affermato che esisteva una norma a favore di qualcuno. Le leggi certamente non devono essere scritte sotto la dettatura dell'attualità, tuttavia tengono conto di quanto accade.
Non pretendo di competere sul piano della sapienza giuridica con il presidente Violante, vista la sua esperienza di giurista, di Presidente della Camera, di magistrato e di persona che sicuramente maneggia codici e norme con una conoscenza (lo dico con sincerità, non con ironia) superiore alla mia. In quest'aula vi saranno altri colleghi che potranno competere con lui, come avvocati e magistrati. Personalmente, non mi metto in questo tipo di competizione. Tuttavia, faccio riferimento ad una norma molto chiara.
Vi è inoltre un altro problema, appena citato, riguardo al bilanciamento dei problemi tra difesa ed accusa. Tuttavia, il problema mi pare molto chiaro. Non si tratta di una norma «salva nessuno». Se vi sono stati casi di attualità, non dobbiamo esserne schiavi, ma nemmeno ignorarli. La norma dice che ad un certo punto il procedimento si arresta ed arriva all'autorità politica. Se essa afferma che esiste il segreto di Stato, si ferma la vicenda.
Poi la norma prosegue ed il Comitato parlamentare, come contenuto all'articolo 39, può riferire al Parlamento contro l'autorità politica e contro il Presidente del Consiglio, qualora ritenga che vi sia stato un ricorso al segreto di Stato non giustificato. Tuttavia, la norma è molto chiara.
Nei giorni scorsi qualche giornale ha affermato che si trattava di una legge «salva Pollari», ma non lo era. Il giorno successivo hanno detto invece che era stata abolita la norma «salva qualcuno». La norma è questa; essa non salva una persona, ma introduce una procedura. Scusate se faccio un riferimento all'attualità, Pag. 101ma a me non risulta che in alcune vicende sia stata seguita una procedura simile.
Si dice, infatti, che la procedura sia già prevista nell'ordinamento. Può darsi, ma qui mi rifaccio al mio personale difetto di sapienza giuridica. Può darsi che esistano norme che già dicano questo. In Italia esistono tante di quelle leggi, che sicuramente al loro interno è contenuta qualsiasi cosa. Tuttavia, non credo che sia detto in maniera così chiara. Se la norma esiste, ma non è stata rispettata, facciamo bene a votare l'articolo 40.
A mio avviso, infatti, si tratta di un articolo che introduce una procedura ex ante: prima di procedere ci si rivolge all'autorità e poi al Governo, al Governo pro tempore. Quindi, si tratta di una norma che dà un forte potere al Governo, e che, quindi, oggi dà un potere al Presidente del Consiglio Prodi, ma non la facciamo perché oggi Prodi è il Presidente del Consiglio, ma per consentire un bilanciamento dei poteri alle istituzioni.
Quindi, come non è una norma ad personam per salvare l'imputato Tizio o Caio, non è neanche ad personam per dare al sottosegretario Micheli o, in questo caso, al Presidente del Consiglio personalmente questo potere, ma stiamo parlando di istituzioni. Non vorrei che poi qualcuno titolasse in maniera sbagliata e fuorviante che ha vinto Tizio o ha vinto Caio: vince una procedura trasparente e mi rifaccio alle considerazioni che ho già svolto - e mi avvio rapidamente alla conclusione - sull'articolo 39.
Tale procedura salvaguarda l'operato dei servizi di sicurezza del nostro paese. Vi sono norme che impediscono l'abuso del segreto di Stato, ma finalmente introducono procedure chiare. Poi, semmai, quando la legge sarà approvata definitivamente, non verranno rispettate, ma sono norme che consentiranno di imporne il rispetto.
Ora, si concede una maggiore tutela alle persone che operano per la nostra sicurezza. Non è a favore di nessuno, ma certamente viene sconfitto chi pensava di poter fare l'azione di intelligence con Tutto il calcio minuto per minuto e fare, ovunque volesse, la telecronaca o radiocronaca di quello che avveniva. Noi dobbiamo garantire a chi opera per la nostra sicurezza delle norme che tutelino la loro attività.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Boato. Ne ha facoltà.
MARCO BOATO. Presidente, nell'annunciare il voto favorevole all'articolo 40 in esame, vorrei ricordare all'Assemblea e a chi ci ascolta due norme in particolare. Il comma 2, che poi diventerà 3, perché abbiamo approvato un emendamento che ha aggiunto un comma 1-bis, dice: «Qualora il segreto sia confermato e per la definizione del processo risulti essenziale la conoscenza di quanto coperto dal segreto di Stato, il giudice dichiara non doversi procedere per l'esistenza del segreto di Stato», salvo che in riferimento al comma 6, che abbiamo modificato con l'approvazione dell'emendamento precedente 39.200, che prevede la eventuale possibilità di sollevare un conflitto di attribuzioni.
Nel precedente comma 5 dell'articolo 40 del testo in esame, in alternativa, si dice però - e questo è molto importante -: «Non è, in ogni caso, precluso all'autorità giudiziaria di procedere in base a elementi autonomi e indipendenti dagli atti, documenti e cose coperte dal segreto». È una norma di carattere generale: ciascuno la legga, se vuole, anche in riferimento a vicende attuali cui altri hanno fatto accenno in questo dibattito.
Confermo quindi il voto favorevole sull'articolo 40.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 40, nel testo emendato.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 102
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 477
Maggioranza 239
Hanno votato sì 475
Hanno votato no 2).
Prendo atto che i deputati del gruppo La Rosa nel Pugno avrebbero voluto esprimere un voto contrario.
(Esame dell'articolo 41 - A.C. 445-A ed abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 41 e delle proposte emendative ad esso presentate (vedi l'allegato A - A.C. 445 ed abbinate sezione 13).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
LUCIANO VIOLANTE, Relatore. Signor Presidente, la Commissione raccomanda l'approvazione dei suoi emendamenti 41.200 e 41.201.
La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Licandro 41.60, ricorda che l'emendamento Mascia 41.61 è stato ritirato, mentre sull'emendamento Licandro 41.62 vi è una proposta di riformulazione...
PRESIDENTE. Le faccio presente che l'emendamento Licandro 41.62 è stato ritirato.
LUCIANO VIOLANTE, Relatore. Sì, ha ragione, Presidente. Peraltro, l'emendamento 41.201 della Commissione assorbe l'emendamento Licandro 41.60, che mi sembra i presentatori intendano ritirare.
PRESIDENTE. Il Governo?
PAOLO NACCARATO, Sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e riforme istituzionali. Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Avverto che l'emendamento Licandro 41.60 è stato ritirato dai presentatori.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 41.200 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 471
Maggioranza 236
Hanno votato sì 470
Hanno votato no 1).
Ricordo che l'emendamento Licandro 41.62 è stato ritirato.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 41.201 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 476
Votanti 474
Astenuti 2
Maggioranza 238
Hanno votato sì 473
Hanno votato no 1).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 41, nel testo emendato.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Pag. 103
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 462
Votanti 461
Astenuti 1
Maggioranza 231
Hanno votato sì 461).
(Esame dell'articolo 42 - A.C. 445-A ed abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 42 (vedi l'allegato A - A.C. 445 ed abbinate sezione 14), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 42.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 482
Maggioranza 242
Hanno votato sì 481
Hanno votato no 1).
(Esame dell'articolo 43 - A.C. 445-A ed abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 43 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (vedi l'allegato A - A.C. 445 ed abbinate sezione 15).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
LUCIANO VIOLANTE, Relatore. Signor Presidente, la Commissione raccomanda l'approvazione del suo emendamento 43.200, interamente sostitutivo dell'articolo 43.
PRESIDENTE. Il Governo?
PAOLO NACCARATO, Sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e per le riforme istituzionali. Signor Presidente, il Governo accetta l'emendamento 43.200 della Commissione.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 43.200 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 471
Votanti 469
Astenuti 2
Maggioranza 235
Hanno votato sì 469).
Avverto che, essendo stato approvato un emendamento interamente sostitutivo dell'articolo 43, non si procederà alla votazione di quest'ultimo.
(Esame dell'articolo 44 - A.C. 445-A ed abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 44 e delle proposte emendative ad esso riferite (vedi l'allegato A - A.C. 445 ed abbinate sezione 16).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
LUCIANO VIOLANTE, Relatore. Signor Presidente, essendo stato ritirato l'emendamento a firma D'Alia 44.61, la Commissione esprime parere favorevole sull'unica proposta emendativa 44.600, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del regolamento.
PRESIDENTE. Il Governo?
Pag. 104PAOLO NACCARATO, Sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e per le riforme istituzionali. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Ricordo che, come poc'anzi è stato rilevato dal relatore, l'emendamento D'Alia 44.61 è stato ritirato.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 44.600 da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del regolamento, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 490
Votanti 487
Astenuti 3
Maggioranza 244
Hanno votato sì 487).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 44, nel testo emendato.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 476
Votanti 475
Astenuti 1
Maggioranza 238
Hanno votato sì 475).
Prendo atto che il deputato Buontempo non è riuscito a votare.
(Esame dell'articolo 45 - A.C. 445-A ed abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 45 (vedi l'allegato A - A.C. 445 ed abbinate sezione 17), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 45.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 464
Votanti 463
Astenuti 1
Maggioranza 232
Hanno votato sì 462
Hanno votato no 1).
Prendo atto che i deputati Forlani, Grassi e Gardini non sono riusciti a votare.
(Esame degli ordini del giorno - A.C. 445-A ed abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (vedi l'allegato A - A.C. 445 ed abbinate sezione 18).
Avverto che l'ordine del giorno Ponzo n. 9/445/1 è stato ritirato dai presentatori.
Qual è il parere del Governo sul restante ordine del giorno?
PAOLO NACCARATO, Sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e per le riforme istituzionali. Il Governo accetta l'ordine del giorno Incostante n. 9/445/2.
PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Incostante n. 9/445/2. Pag. 105
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.
Secondo le intese intercorse tra i gruppi, il seguito del dibattito è rinviato alla seduta di domani.
Modifica del vigente calendario dei lavori dell'Assemblea e conseguente aggiornamento del programma (ore 19,22).
PRESIDENTE. Comunico che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, il calendario dei lavori per le settimane dal 19 febbraio al 2 marzo è stato così modificato, ai sensi dell'articolo 24, commi 3 e 6, del regolamento:
Lunedì 19 febbraio (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna):
Discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 2200 - Conversione in legge del decreto-legge 27 dicembre 2006, n. 299, concernente abrogazione del comma 1343 dell'articolo 1 della legge 27 dicembre 2006, n. 296, recante disposizioni in materia di decorrenza del termine di prescrizione per la responsabilità amministrativa (Approvato dal Senato - scadenza: 26 febbraio 2007).
Martedì 20 febbraio (ore 11,30 e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna) (con votazioni):
Seguito dell'esame delle mozioni Lussana ed altri n. 1-00025, Bertolini ed altri n. 1-00093, Mura ed altri n. 1-00095, Sereni ed altri n. 1-00096, Mazzoni ed altri n. 1-00097 e Balducci ed altri n. 1-00098 sulle iniziative per contrastare le violazioni delle libertà individuali della donna in nome di precetti religiosi.
Seguito dell'esame dei progetti di legge:
disegno di legge n. 2200 - Conversione in legge del decreto-legge 27 dicembre 2006, n. 299, concernente abrogazione del comma 1343 dell'articolo 1 della legge 27 dicembre 2006, n. 296, recante disposizioni in materia di decorrenza del termine di prescrizione per la responsabilità amministrativa (Approvato dal Senato - scadenza: 26 febbraio 2007);
proposta di legge costituzionale n. 648 ed abbinate - Modifica all'articolo 12 della Costituzione in materia di riconoscimento dell'italiano quale lingua ufficiale della Repubblica;
disegno di legge n. 1638 ed abbinate - Disposizioni in materia di intercettazioni telefoniche ed ambientali e di pubblicità degli atti di indagine.
Al termine delle votazioni avrà luogo la discussione sulle linee generali del disegno di legge S. 1293 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 28 dicembre 2006, n. 300, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative (Approvato dalla Camera, ove modificato dal Senato - scadenza: 26 febbraio 2007).
Ove non concluso, sarà previsto altresì il seguito dell'esame della proposta di legge n. 445 ed abbinate.
Mercoledì 21 e giovedì 22 febbraio (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 23 febbraio) (con votazioni):
Eventuale seguito dell'esame di argomenti previsti in calendario e non conclusi (proposta di legge n. 445 e abbinate; mozione n. 1-00025 ed abbinate; disegno di legge di conversione n. 2200).
Seguito dell'esame dei progetti di legge:
disegno di legge S. 1293 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge Pag. 10628 dicembre 2006, n. 300, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative (Approvato dalla Camera, ove modificato dal Senato - scadenza: 26 febbraio 2007);
proposta di legge n. 626-A/R ed abbinate - Istituzione della Commissione nazionale per la promozione e la tutela dei diritti umani e del Garante dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale;
proposta di legge costituzionale n. 648 ed abbinate - Modifica all'articolo 12 della Costituzione in materia di riconoscimento dell'italiano quale lingua ufficiale della Repubblica;
disegno di legge n. 1638 ed abbinate - Disposizioni in materia di intercettazioni telefoniche ed ambientali e di pubblicità degli atti di indagine.
Venerdì 23 febbraio (antimeridiana e pomeridiana):
Discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 2201 - Conversione in legge del decreto-legge 31 gennaio 2007, n. 7, recante misure urgenti per la tutela dei consumatori, la promozione della concorrenza, lo sviluppo di attività economiche e la nascita di nuove imprese (da inviare al Senato - scadenza: 2 aprile 2007).
Lunedì 26 febbraio (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna):
Discussione sulle linee generali dei progetti di legge:
disegno di legge n. 2193 - Conversione in legge del decreto-legge 31 gennaio 2007, n. 4, recante proroga della partecipazione italiana a missioni umanitarie e internazionali (da inviare al Senato - scadenza: 1o aprile 2007);
proposta di legge n. 780 ed abbinata - Modifica all'articolo 1 della legge 3 aprile 2001, n. 120, in materia di utilizzo dei defibrillatori semiautomatici in ambiente extraospedaliero;
proposta di legge n. 782 ed abbinati - Modifiche al codice di procedura penale e al codice penale in materia di accertamenti tecnici idonei ad incidere sulla libertà personale.
Martedì 27 (ore 11,30 e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna), mercoledì 28 febbraio e giovedì 1o marzo (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 2 marzo) (con votazioni):
Seguito dell'esame dei progetti di legge:
disegno di legge n. 2201 - Conversione in legge del decreto-legge 31 gennaio 2007, n. 7, recante misure urgenti per la tutela dei consumatori, la promozione della concorrenza, lo sviluppo di attività economiche e la nascita di nuove imprese (da inviare al Senato - scadenza: 2 aprile 2007);
disegno di legge n. 2193 - Conversione in legge del decreto-legge 31 gennaio 2007, n. 4, recante proroga della partecipazione italiana a missioni umanitarie e internazionali (da inviare al Senato - scadenza: 1o aprile 2007);
proposta di legge n. 780 ed abbinata - Modifica all'articolo 1 della legge 3 aprile 2001, n. 120, in materia di utilizzo dei defibrillatori semiautomatici in ambiente extraospedaliero;
proposta di legge n. 782 ed abbinati - Modifiche al codice di procedura penale e al codice penale in materia di accertamenti tecnici idonei ad incidere sulla libertà personale.
Nel corso della settimana potrà avere luogo il seguito dell'esame di argomenti previsti nella precedente settimana e non conclusi.
Pag. 107Martedì 27 febbraio, alle ore 13, avrà luogo la votazione per l'elezione di quattro componenti effettivi e di quattro componenti supplenti della Commissione di vigilanza sulla Cassa depositi e prestiti.
Lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata (question time) avrà luogo il mercoledì (dalle 15).
Lo svolgimento di interrogazioni, di interpellanze e di interpellanze urgenti potrà essere inserito secondo l'andamento dei lavori dell'Assemblea.
Il Presidente si riserva di inserire nel calendario l'esame di progetti di legge di ratifica licenziati dalle Commissioni. Si riserva altresì di inserire l'esame di richieste di autorizzazione ai sensi dell'articolo 68 della Costituzione, nonché di documenti licenziati dalla Giunta per le autorizzazioni.
Il programma dei lavori si intende conseguentemente aggiornato.
Ordine del giorno della seduta di domani.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.
Giovedì 15 febbraio 2007, alle 9,30:
1 - Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge:
ASCIERTO; ZANOTTI ed altri; NACCARATO; MATTARELLA ed altri; ASCIERTO; GALANTE ed altri; DEIANA; FIANO; GASPARRI ed altri; MASCIA; BOATO; BOATO; BOATO; SCAJOLA ed altri; D'ALIA; MARONI ed altri; COSSIGA; COSSIGA: Sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica e nuova disciplina del segreto (445-982-1401-1566-1822-1974-1976-1991-1996-2016-2038-2039-2040-2070-2087-2105-2124-2125-A).
- Relatore: Violante.
2. - Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge:
MAZZONI; MASCIA ed altri; BOATO e MELLANO; DE ZULUETA: Istituzione della Commissione nazionale per la promozione e la tutela dei diritti umani e del Garante dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale (626-1090-1441-2018-A/R).
- Relatore: Mascia.
3. - Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge costituzionale:
ANGELA NAPOLI; LA RUSSA ed altri; BOATO; ZACCARIA ed altri: Modifica all'articolo 12 della Costituzione in materia di riconoscimento dell'italiano quale lingua ufficiale della Repubblica (648-1571-1782-1849-A).
- Relatore: Bocchino.
4. - Seguito della discussione del disegno di legge:
Disposizioni in materia di intercettazioni telefoniche ed ambientali e di pubblicità degli atti di indagine (1638-A)
e delle abbinate proposte di legge: JANNONE; MIGLIORE ed altri; FABRIS ed altri; CRAXI ed altri; NAN; MAZZONI e FORMISANO; BRANCHER ed altri; BALDUCCI (366-1164-1165-1170-1257-1344-1587-1594).
- Relatore: Tenaglia.
5. - Seguito della discussione del disegno di legge:
Differimento del termine per l'esercizio della delega di cui all'articolo 4 della
Pag. 108legge 1o febbraio 2006, n. 43, recante istituzione degli Ordini delle professioni sanitarie infermieristiche, ostetriche, riabilitative, tecnico-sanitarie e della prevenzione (1609).
- Relatore: Grassi.
6. - Seguito della discussione delle mozioni Lussana ed altri n. 1-00025, Bertolini ed altri n. 1-00093, Mura ed altri n. 1-00095, Sereni ed altri n. 1-00096, Mazzoni ed altri n. 1-00097 e Balducci ed altri n. 1-00098 sulle iniziative per contrastare le violazioni delle libertà individuali della donna in nome di precetti religiosi.
(al termine delle votazioni)
7. - Svolgimento di interpellanze urgenti.
La seduta termina alle 19,25.
VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO
INDICE ELENCO N. 1 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13 | ||||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
1 | Nom. | t.u. pdl 445-A ed abb. - em. 3.11 | 450 | 445 | 5 | 223 | 445 | 68 | Appr. | |
2 | Nom. | articolo 3 | 451 | 446 | 5 | 224 | 446 | 67 | Appr. | |
3 | Nom. | em. 17.201 | 458 | 453 | 5 | 227 | 452 | 1 | 67 | Appr. |
4 | Nom. | em. 17.202 | 462 | 458 | 4 | 230 | 458 | 67 | Appr. | |
5 | Nom. | em. 17.203 | 462 | 457 | 5 | 229 | 457 | 67 | Appr. | |
6 | Nom. | em. 17.200 | 470 | 464 | 6 | 233 | 462 | 2 | 67 | Appr. |
7 | Nom. | articolo 17 | 472 | 469 | 3 | 235 | 465 | 4 | 66 | Appr. |
8 | Nom. | em.18.61,18.66 | 409 | 408 | 1 | 205 | 408 | 71 | Appr. | |
9 | Nom. | em.18.3 | 433 | 399 | 34 | 200 | 115 | 284 | 70 | Resp. |
10 | Nom. | em.18.62 | 442 | 440 | 2 | 221 | 437 | 3 | 70 | Appr. |
11 | Nom. | em.18.63 | 442 | 439 | 3 | 220 | 436 | 3 | 70 | Appr. |
12 | Nom. | em.18.64 | 447 | 445 | 2 | 223 | 444 | 1 | 70 | Appr. |
13 | Nom. | em.18.65 | 450 | 447 | 3 | 224 | 446 | 1 | 70 | Appr. |
F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.
INDICE ELENCO N. 2 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26 | ||||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
14 | Nom. | articolo 18 | 443 | 430 | 13 | 216 | 430 | 69 | Appr. | |
15 | Nom. | em.19.63 | 452 | 448 | 4 | 225 | 447 | 1 | 69 | Appr. |
16 | Nom. | em.19.65 | 461 | 455 | 6 | 228 | 455 | 68 | Appr. | |
17 | Nom. | em.19.64 | 442 | 439 | 3 | 220 | 439 | 68 | Appr. | |
18 | Nom. | articolo 19 | 462 | 461 | 1 | 231 | 457 | 4 | 68 | Appr. |
19 | Nom. | articolo 20 | 450 | 447 | 3 | 224 | 446 | 1 | 68 | Appr. |
20 | Nom. | em. 28.200 | 463 | 462 | 1 | 232 | 461 | 1 | 68 | Appr. |
21 | Nom. | articolo 28 | 462 | 462 | 232 | 460 | 2 | 68 | Appr. | |
22 | Nom. | em. 36.200 | 473 | 402 | 71 | 202 | 398 | 4 | 65 | Appr. |
23 | Nom. | articolo 36 | 477 | 462 | 15 | 232 | 450 | 12 | 65 | Appr. |
24 | Nom. | em. 37.200 | 477 | 473 | 4 | 237 | 473 | 65 | Appr. | |
25 | Nom. | articolo 37 | 472 | 469 | 3 | 235 | 467 | 2 | 65 | Appr. |
26 | Nom. | articolo agg. 37.0200 | 478 | 475 | 3 | 238 | 475 | 65 | Appr. |
INDICE ELENCO N. 3 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39 | ||||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
27 | Nom. | em. 38.62 | 469 | 466 | 3 | 234 | 463 | 3 | 65 | Appr. |
28 | Nom. | em. 38.68 | 479 | 475 | 4 | 238 | 475 | 65 | Appr. | |
29 | Nom. | em. 38.201 | 484 | 481 | 3 | 241 | 480 | 1 | 65 | Appr. |
30 | Nom. | em. 38.65 | 486 | 483 | 3 | 242 | 483 | 65 | Appr. | |
31 | Nom. | em. 38.66 | 484 | 477 | 7 | 239 | 477 | 65 | Appr. | |
32 | Nom. | em. 38.200 | 482 | 481 | 1 | 241 | 481 | 65 | Appr. | |
33 | Nom. | articolo 38 | 490 | 489 | 1 | 245 | 488 | 1 | 65 | Appr. |
34 | Nom. | em. 39.62 | 477 | 472 | 5 | 237 | 471 | 1 | 64 | Appr. |
35 | Nom. | em. 39.60 | 482 | 477 | 5 | 239 | 477 | 64 | Appr. | |
36 | Nom. | em. 39.200 | 483 | 480 | 3 | 241 | 480 | 64 | Appr. | |
37 | Nom. | em. 39.201 | 486 | 482 | 4 | 242 | 482 | 64 | Appr. | |
38 | Nom. | em. 39.202 | 490 | 487 | 3 | 244 | 487 | 64 | Appr. | |
39 | Nom. | em. 39.203 | 489 | 487 | 2 | 244 | 487 | 64 | Appr. |
INDICE ELENCO N. 4 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 52 | ||||||||||
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Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
40 | Nom. | articolo 39 | 482 | 480 | 2 | 241 | 471 | 9 | 64 | Appr. |
41 | Nom. | subem. 0.40.201.1 n.f. | 491 | 486 | 5 | 244 | 225 | 261 | 64 | Resp. |
42 | Nom. | em. 40.201 | 486 | 482 | 4 | 242 | 481 | 1 | 64 | Appr. |
43 | Nom. | em. 40.202 | 481 | 479 | 2 | 240 | 479 | 64 | Appr. | |
44 | Nom. | em. 40.200 | 489 | 487 | 2 | 244 | 487 | 64 | Appr. | |
45 | Nom. | articolo 40 | 477 | 477 | 239 | 475 | 2 | 64 | Appr. | |
46 | Nom. | em. 41.200 | 471 | 471 | 236 | 470 | 1 | 64 | Appr. | |
47 | Nom. | em. 41.201 | 476 | 474 | 2 | 238 | 473 | 1 | 64 | Appr. |
48 | Nom. | articolo 41 | 462 | 461 | 1 | 231 | 461 | 64 | Appr. | |
49 | Nom. | articolo 42 | 482 | 482 | 242 | 481 | 1 | 64 | Appr. | |
50 | Nom. | em. 43.200 | 471 | 469 | 2 | 235 | 469 | 64 | Appr. | |
51 | Nom. | em. 44.600 | 490 | 487 | 3 | 244 | 487 | 64 | Appr. | |
52 | Nom. | articolo 44 | 476 | 475 | 1 | 238 | 475 | 64 | Appr. |
INDICE ELENCO N. 5 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 53 AL N. 53 | ||||||||||
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Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
53 | Nom. | articolo 45 | 464 | 463 | 1 | 232 | 462 | 1 | 64 | Appr. |