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XV LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 161 di mercoledì 30 maggio 2007
Pag. 1PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIA MELONI
La seduta comincia alle 10,05.
MARIZA BAFILE, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Betta, Boato, Bocchino, Brugger, Castagnetti, Cicu, De Simone, Franceschini, Gamba, Lion, Lucà, Mazzocchi, Pinotti, Ranieri, Reina, Rigoni, Stucchi ed Elio Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantanove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Discussione di documenti in materia di insindacabilità ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione (ore 10,10).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'esame di deliberazioni in materia di insindacabilità, ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione.
Ricordo che a ciascun gruppo, per l'esame di ogni documento, è assegnato un tempo di cinque minuti (dieci minuti per il gruppo di appartenenza del deputato interessato). A questo tempo si aggiungono cinque minuti per il relatore, cinque minuti per richiami al Regolamento e dieci minuti per interventi a titolo personale.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Preavviso di votazioni elettroniche (ore 10,12).
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta avranno luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del regolamento.
Sull'ordine dei lavori (ore 10,13).
ANTONIO SATTA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONIO SATTA. Signor Presidente, vorrei soltanto ricordare che il Parlamento si è occupato fortunatamente anche del caso dell'allevatore sardo Titti Pinna. Ebbene, i fatti hanno dato finalmente ragione alla speranza che questo allevatore - che tutti davano per morto - fosse invece vivo.
Oggi tutti possiamo - il Parlamento credo che debba farlo per primo - tributare un applauso alla famiglia, al popolo sardo ed italiano per il ritorno a casa di un giovane allevatore che è stato sequestratoPag. 2per sette mesi e tenuto in ostaggio da parte di fuorilegge (Applausi). Credo sia una grande soddisfazione ed una gioia la soluzione di questo dramma che ha tenuto in ansia una famiglia, una regione ed un'intera nazione. Ritengo che si tratti di un avvenimento che deve unire ancora di più il Parlamento intorno alla lotta contro il terrorismo, il banditismo e, soprattutto, contro il grave crimine del sequestro di persona (Applausi dei deputati del gruppo Popolari-Udeur).
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Satta; anche la Presidenza si associa alle espressioni di felicitazione per la liberazione dell'ostaggio.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Volontè. Ne ha facoltà.
LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, intervengo solo perché all'inizio ed alla fine della seduta si possono sollevare dei rilievi. Intendo farle presente che, per la prima volta, dopo 15 anni di permanenza in Parlamento, nessuna interrogazione presentata da me e da altri miei colleghi ha ricevuto ancora risposta.
Pertanto, vorrei sottolineare - le trasmetterò anche l'elenco delle interrogazioni presentate da un anno a questa parte - che è buona norma, buon costume da parte del Governo rispondere anche alle interrogazioni o alle interpellanze «normali». Il fatto che dopo 12 mesi non sia ancora stata fornita una risposta, mi sembra francamente poco decoroso per i rapporti tra i singoli deputati ed il Governo.
PRESIDENTE. Onorevole Volontè, le assicuro che riferirò al Presidente della Camera perché interessi il Governo a rispondere agli atti di sindacato ispettivo da lei richiamati.
Per consentire l'ulteriore decorso del termine regolamentare di preavviso, sospendo la seduta.
La seduta, sospesa alle 10,15 è ripresa alle 10,40.
Si riprende la discussione.
(Esame - Doc. IV-ter, n. 1-A)
PRESIDENTE. Passiamo alla discussione del seguente documento:
Relazione della Giunta per le autorizzazioni sulla richiesta di deliberazione in materia di insindacabilità ai sensi dell'applicabilità dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento penale nei confronti di Vittorio Sgarbi, deputato all'epoca dei fatti (Doc. IV-ter, n. 1-A).
La Giunta propone di dichiarare che i fatti per i quali è in corso il procedimento concernono opinioni espresse da Vittorio Sgarbi, deputato all'epoca dei fatti, nell'esercizio delle sue funzioni, ai sensi del primo comma dell'articolo 68 della Costituzione.
Avverto che è stata ritirata la richiesta di votazione nominale.
Dichiaro aperta la discussione.
Ha facoltà di parlare il relatore, onorevole Vacca.
ELIAS VACCA, Relatore. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la Giunta riferisce su una richiesta di deliberazione in materia di insindacabilità relativamente alle affermazioni proferite dal collega Sgarbi in ordine alla vicenda del cosiddetto processo Andreotti e di altri processi incardinati dal procuratore Caselli. La valutazione della Giunta non è stata semplice, in quanto il tenore delle espressioni proferite è sicuramente di assoluta gravità; vi è un richiamo forte alla responsabilità del dottor Caselli, che ha istruito quei procedimenti, nonché a quella di tipo politico che l'onorevole Sgarbi intravede in quei processi.
Tuttavia, il compito della Giunta per le autorizzazioni - sollecito in questo senso anche l'Assemblea - non è tanto quello di mostrare il grado di condivisione rispetto alle opinioni espresse, anche perché, se il giudizio che la Giunta e l'Assemblea dovessero esprimere fosse circoscritto al grado di condivisione delle opinioni espresse, è di tutta evidenza che noi stessiPag. 3faremmo un processo di merito che, invece, si deve svolgere in altra sede. Il nostro compito è quello di valutare se le opinioni espresse dal collega Sgarbi fossero riconducibili ad atti parlamentari tipici. Debbo rilevare che, nella disamina che abbiamo compiuto, è assolutamente innegabile che proprio il processo Andreotti e proprio alcune delle inchieste giudiziarie, per esempio il processo Mannino, richiamate in questi atti, siano stati oggetto di interrogazioni, di atti di sindacato ispettivo, nonché di interventi in quest'Assemblea tanto dell'onorevole Sgarbi quanto del gruppo, al quale, allora, l'onorevole Sgarbi apparteneva, cioè Forza Italia. È del tutto evidente che affermazioni anche molto forti - che personalmente posso giudicare non condivisibili, ma non è questo quello che evidentemente importa -, cioè che Andreotti era innocente e che il procuratore Caselli stava commettendo un grave errore o l'aver dato del comunista al già Presidente della Camera, onorevole Violante, e aver affermato che il procuratore Caselli era arrivato in Sicilia su indicazione dell'onorevole Violante sono tutti fatti - lo ripeto - contenuti in atti di sindacato ispettivo che, nel merito, ciascuno può valutare come crede, ma certamente sono riconducibili all'attività parlamentare del collega Sgarbi.
L'ultima considerazione che voglio svolgere è la seguente: ritengo che proprio in questo caso, più ancora che in altri, tutti noi dobbiamo ispirarci al principio per cui, al di là del grado di condivisione, dobbiamo continuare a presidiare le garanzie dei deputati specialmente quando si occupano di vicende particolarmente importanti. Propongo, quindi, ai colleghi dell'Assemblea di approvare il parere della Giunta nel senso di concedere relativamente a queste espressioni la insindacabilità.
PRESIDENTE. Non vi sono iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.
FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, vorrei brevemente esprimere una ragione di coerenza rispetto alla posizione che ho già espresso nella Giunta per le autorizzazioni a procedere. D'altra parte, il collega Vacca, ottimo relatore, ha già fatto presente che la proposta è stata formulata a maggioranza.
Ritengo che debba sempre sussistere un profilo di continenza nelle affermazioni dei parlamentari e che ciò non possa essere trascurato. Non è in discussione il diritto del parlamentare ad esprimere le proprie opinioni che, se contenute nei limiti di correttezza, sono naturalmente insindacabili. In questo caso, a mio giudizio, è stato valicato ampiamente ed abbondantemente il profilo della continenza anche formale delle espressioni, nel senso che le espressioni usate sono totalmente al di fuori di un regime di correttezza e continenza.
Non è una prerogativa del parlamentare - credo che nessuno la debba rivendicare - insultare ed offendere qualunque persona, fermo restando il diritto di esprimere le proprie opinioni. Pertanto, signor Presidente, poiché ritengo che l'immunità sia un principio sacro, ma la stessa non debba albergare, esprimo il mio voto contrario sulla proposta della Giunta per le autorizzazioni, pur nel rispetto della relazione esposta dal relatore.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.
PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, come è stato ricordato, vi è stato un voto a maggioranza; come gruppo dell'Ulivo e come gran parte del centrosinistra abbiamo espresso una valutazione contraria all'insindacabilità, coerentemente con le decisioni assunte dalla Giunta e dall'Assemblea, anche negli anni passati, su casi analoghi e su casi che riguardavano il collega Sgarbi.
In questo caso, siamo nel cuore di una polemica che ha avuto molte «puntate» (è il caso di dirlo perché sono puntate quasi tutte televisive); per quanto riguarda ilPag. 4merito della questione, è in discussione la feroce polemica, con toni però diffamatori, che il collega Sgarbi ha intrapreso nei confronti del magistrato Caselli e della procura di Palermo, con espressioni anche specifiche e molto precise: per esempio, si è fatto riferimento al fatto di aver agito per il Partito Comunista, anziché nel rispetto dei doveri imposti dall'ordinamento giudiziario e su designazione di Violante, mettendo in atto il «progetto politico Violante», e via dicendo, con espressioni dello stesso tenore.
Nulla di ciò è ascrivibile alle attività parlamentari del deputato Sgarbi; in altre parole, non si tratta di atti tipici, pedissequi e identici alle dette contestazioni nello svolgimento della funzione parlamentare, né di interventi parlamentari o atti parlamentari tipici riferiti in modo specifico alle attività del magistrato Caselli, il che avrebbe conferito anche alle espressioni in esame la natura di riferimento esterno di attività tipiche della funzione parlamentare.
Quindi, è per la mancanza di un nesso e per la presenza di un'attribuzione di fatti specifici, anche gravi e significativi - ma questo è un giudizio di merito che spetta ad altri - che noi abbiamo il dovere di non concedere l'insindacabilità che, come è noto, l'articolo 68 della Costituzione riserva solo alle attività tipiche della funzione parlamentare. Per tale motivo, voteremo in senso contrario alla proposta del relatore.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Brigandì. Ne ha facoltà.
MATTEO BRIGANDÌ. Signor Presidente, premesso che credo che Sgarbi nel merito abbia affermato delle cose estremamente corrette, vorrei rilevare che nella relazione esposta dal relatore si propone di deliberare in un senso - l'onorevole Vacca è stato specifico sul punto -, mentre l'onorevole Mantini ha affermato l'esatto contrario. A mio avviso, perché l'Assemblea possa essere in grado di deliberare, sarebbe opportuno che l'onorevole Vacca chiarisse la discrasia tra le sue affermazioni e ciò che è stato sostenuto dall'onorevole Mantini. Mi spiego: il presupposto dell'attività parlamentare è che lo stesso abbia attivato un meccanismo esterno di divulgazione rispetto a ciò che è accaduto intra moenia.
L'onorevole Vacca afferma che questo presupposto sussiste, mentre l'onorevole Mantini no. L'Assemblea deve essere messa in grado di deliberare e, quindi, inviterei l'onorevole Vacca a chiarire questa discrasia.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barani. Ne ha facoltà.
LUCIO BARANI. Signor Presidente, nella forma, ovviamente, il deputato Sgarbi può avere anche ecceduto, ma, nella sostanza, onorevoli colleghi, il processo Andreotti è stato o non è stato un processo politico? È questo che ci dobbiamo domandare. Sono stati arrestati degli innocenti! Queste persone sono state giudicate innocenti da quei tribunali, è vero o no? Molti magistrati hanno perseguito i loro ideali politici per entrare in politica ed andare al Governo della nazione. Li abbiamo sotto gli occhi! Anche in questo Governo alcuni magistrati sono ministri. Quindi, nella forma, il deputato Sgarbi può essere criticato, ma, nella sostanza, non ha fatto altro che dirci la verità! So che la verità fa male e certi deputati si inalberano per difendere i loro padroni, ma viva Dio! Siamo il Parlamento della Repubblica e le garanzie vanno rispettate e mantenute. Guai se noi non lo facessimo! Ci esporremmo alla dittatura della magistratura o di coloro che vogliono sostituire la democrazia con altri poteri.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buemi. Ne ha facoltà.
ENRICO BUEMI. Signor Presidente, intervengo brevemente per comunicare ai colleghi la nostra posizione favorevolePag. 5sulla proposta di insindacabilità. I fatti, riguardanti l'ex collega Sgarbi, possono indurre ad un atteggiamento più severo nei suoi confronti. Credo, comunque, che le prese di posizione dell'onorevole Sgarbi, in particolare su questa vicenda, ma in generale anche su altre vicende che abbiamo già trattato, si riferivano sicuramente a valutazioni di carattere politico rispetto ad eventi che hanno colpito l'opinione pubblica del nostro Paese, il mondo della politica, sui quali gli atti parlamentari hanno sancito formalmente anche la presa di posizione dei colleghi e in particolare del collega Sgarbi. Pertanto, riteniamo che si debba attribuire la prerogativa di insindacabilità ai fatti enunciati.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mazzoni. Ne ha facoltà.
ERMINIA MAZZONI. Signor Presidente, vorrei anch'io preannunziare il voto favorevole del mio gruppo sulla proposta della Giunta per le autorizzazioni, perché ritengo che in tal modo si misuri la capacità di questa Assemblea e di questo Parlamento, di questa istituzione, di tutelare le prerogative poste a garanzia della funzione parlamentare, senza temere le reazioni degli altri poteri dello Stato. Mai come in questo caso l'onorevole Sgarbi parla nel corso di un'intervista che lo vede coinvolto nella qualità e nel ruolo di parlamentare e nell'argomentare sulla materia della giustizia italiana e quindi sui temi della operatività della magistratura esprime considerazioni di natura chiaramente politica e riporta fatti che non possono essere contestati, perché sono oggettivi. Non ritengo che una simile richiesta possa trovare la contrarietà di colleghi parlamentari che rispettino la funzione che svolgono in questa Assemblea. Per tali motivi, preannunzio il voto favorevole dell'UDC sulla richiesta di insindacabilità.
(Votazione - Doc. IV-ter, n. 1-A)
PRESIDENTE. Passiamo dunque alla votazione della proposta della Giunta di dichiarare che i fatti per i quali è in corso il procedimento di cui al Doc. IV-ter, n. 1-A, concernono opinioni espresse da Vittorio Sgarbi, deputato all'epoca dei fatti, nell'esercizio delle sue funzioni, ai sensi del primo comma dell'articolo 68 della Costituzione.
Ricordo che si può procedere con votazione per alzata di mano, essendo stata ritirata la richiesta di votazione nominale.
Tuttavia, dispongo che la votazione abbia luogo mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi.
Avverto, altresì, che chi intende votare per la sindacabilità deve votare contro; chi, invece, intende votare per la insindacabilità deve votare a favore.
Passiamo ai voti.
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico, senza registrazione di nomi, la proposta della Giunta di dichiarare che i fatti per i quali è in corso il procedimento di cui al Doc. IV-ter, n. 1-A concernono opinioni espresse dal deputato Vittorio Sgarbi nell'esercizio delle sue funzioni, ai sensi del primo comma dell'articolo 68 della Costituzione.
(È approvata).
La Camera approva per 112 voti di differenza.
(Esame - Doc. IV-quater, n. 7)
PRESIDENTE. Passiamo alla discussione del seguente documento:
Relazione della Giunta per le autorizzazioni sull'applicabilità dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento penale nei confronti di Ugo Parolo, deputato all'epoca dei fatti (Doc. IV-quater n. 7).
La Giunta propone di dichiarare che i fatti per i quali è in corso il procedimento concernono opinioni espresse da Ugo Parolo nell'esercizio delle sue funzioni, ai sensi del primo comma dell'articolo 68 della Costituzione.
Dichiaro aperta la discussione.Pag. 6
Ha facoltà di parlare il relatore, onorevole Buemi.
ENRICO BUEMI, Relatore. Signor Presidente, la Giunta riferisce su una domanda di deliberazione in materia d'insindacabilità avanzata da Ugo Parolo, deputato nelle scorse due legislature, con riferimento a un procedimento penale condotto dalla procura della Repubblica di Lecco innanzi al giudice di pace di Bellano (Lecco).
Nel capo d'imputazione - rubricato come ingiuria aggravata - viene contestato al Parolo di aver rivolto le seguenti parole a Milo Crespi e Massimiliano Nutricati: «(Siete) a capo di una banda di disperati imbroglioni, controllerò ogni virgola da adesso in poi e per primo quel signore lì seduto che è qui a fare i propri interessi. Vado sotto a controllare tutti i conti dell'appalto Mimosa».
L'episodio sarebbe avvenuto nella sede del comune di Colico (Lecco) il 25 marzo 2002 e - per quanto la Giunta ha potuto appurare - è stato il frutto della reazione del Parolo a quella che egli ha ritenuto una manovra obliqua di attacco alla sua persona, consistita nell'aver fatto trapelare, sui mezzi di informazione locale, la notizia che dal computer dell'ufficio del sindaco vi erano stati numerosi contatti a siti internet pornografici all'epoca in cui il medesimo Parolo era sindaco di Colico (incarico cessato nella primavera del 2001).
La domanda d'insindacabilità di Parolo è pervenuta il 1o settembre 2006. Dopo l'assegnazione alla Giunta, tale collegio l'ha esaminata e dibattuta ampiamente nelle sedute di novembre, dicembre e gennaio del 2007. L'interessato, pur regolarmente invitato a comparire innanzi alla Giunta, non si è avvalso di tale facoltà.
Durante l'esame della domanda, la cui resocontazione è opportuno allegare integralmente alla relazione in distribuzione, per rendere appieno l'idea dell'approfondimento svolto, si è reso palese che l'invettiva di Ugo Parolo, nei confronti dei due amministratori nel suo comune di residenza, non è stato uno sfogo volgare ed estemporaneo.
Egli è stato querelato da Milo Crespi e da Massimiliano Nutricati, rispettivamente sindaco e assessore al turismo del comune di Colico, cittadina costiera del Lago di Como, di cui lo stesso Parolo - come accennato - era stato sindaco fino al 2001 e di cui è ancora consigliere comunale. Crespi era a capo di una giunta cui la Lega Nord si opponeva.
Parolo - in sostanza - intendeva accusare i due esponenti dell'amministrazione locale di aver fatto artatamente trapelare la notizia, da lui dichiarata falsa (la frequentazione di siti internet pornografici dal computer dell'ufficio di sindaco), per screditarne la figura morale e politica. Ciò sarebbe tornato loro utile giacché egli ha condotto una serrata battaglia contro la costruzione di un porto turistico sul litorale lacustre di considerevole volumetria edilizia ed impatto ambientale.
È dunque emerso che la vicenda non pertiene a una disputa meramente locale o interna al consiglio comunale, bensì al più generale operato politico del Parolo e al suo ruolo di deputato della zona: non dobbiamo dimenticare che a suo tempo i collegi erano uninominali e con una stretta valenza territoriale.
Pertanto, poiché i fatti richiamano un'attività riconducibile al ruolo di parlamentare dell'ex collega Ugo Parolo, la Giunta propone all'Assemblea di deliberarne l'insindacabilità.
PRESIDENTE. Non vi sono iscritti a parlare e, pertanto, dichiaro chiusa la discussione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.
PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, abbiamo espresso un parere diverso. I fatti sono veramente di infima rilevanza e si tratta di una «scaramuccia» verificatasi nel consiglio comunale. Ci auguriamo, e non abbiamo dubbi, che qualunque tribunale non possa che dichiararePag. 7l'irrilevanza di tali espressioni riconducibili, per l'appunto, ad una «scaramuccia» locale, avvenuta nel consiglio comunale di Colico e alla determinazione da parte del collega Parolo di controllare i conti dell'appalto Mimosa.
Tuttavia, sono sufficienti queste poche considerazioni per comprendere come tale episodio non abbia nulla a che vedere con l'attività parlamentare. In tale specifico episodio locale non viene in considerazione alcun atto tipico, da parte del collega Parolo, riconducibile all'attività e alla funzione parlamentare.
Per questo motivo, sia pure a malincuore, data l'esiguità e la scarsa rilevanza dei fatti, non possiamo concordare sull'insindacabilità.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Crisci. Ne ha facoltà.
NICOLA CRISCI. Signor Presidente, il relatore ha evidenziato il capo di imputazione di ingiuria aggravata, contestato al deputato Parolo e ha ricordato le espressioni con cui quest'ultimo ha apostrofato i querelanti: «(siete) a capo di una banda di disperati imbroglioni». Come è stato evidenziato anche dal collega Mantini, si tratta di una vicenda di scarso rilievo e, comunque, di carattere prevalentemente locale. Tuttavia, vorrei richiamare l'attenzione dell'Assemblea sulle funzioni proprie della Giunta per le autorizzazioni e su quelle dell'Assemblea stessa.
Ritengo che il nostro compito sia valutare se le dichiarazioni del deputato Parolo o, comunque, le esternazioni riconducibili al mandato parlamentare rientrino nel perimetro di applicazione dell'articolo 68 della Costituzione. Pertanto, occorre verificare se vi siano elementi di connessione con la funzione parlamentare.
A mio avviso, l'opinione espressa del relatore, seppur apprezzabile, rischia di condurci ad una interpretazione eccessivamente dilatata dell'articolo 68, che può sfociare in una considerazione dell'immunità legata organicamente alla persona e non alla funzione parlamentare, rafforzando, inevitabilmente, l'opinione diffusa di considerare la nostra immunità come un privilegio di casta anziché una forma di tutela costituzionale della funzione ricoperta.
È comprensibile, sul piano umano, attribuire alle affermazioni del deputato Parolo un rilievo politico e considerarle come una naturale reazione agli attacchi subiti. Tuttavia, ciò non può indurci ad assumere decisioni che, se nel merito del problema potrebbero giustificare comportamenti indulgenti, rispetto alle funzioni proprie della Giunta per le autorizzazioni e dell'Assemblea non possono farci dimenticare che il nostro compito esclusivo è valutare se le dichiarazioni rientrino nelle funzioni parlamentari o se vi siano atti parlamentari ai quali la vicenda possa collegarsi.
Dal momento che è stata prodotta anche un'interrogazione che è stata allegata agli atti, vorrei ricordare che essa è successiva agli eventi oggetto del procedimento e comunque non presenta significative connessioni con le invettive rivolte ai querelanti.
Pertanto credo che, pur trattandosi di una vicenda non rilevante e pur comprendendo le ragioni che hanno determinato lo scatto d'ira del deputato Parolo, non vi siano ragionevoli motivi per riconoscere la rilevanza immunitaria alla vicenda e pertanto voterò per la sindacabilità e contro le conclusioni del relatore (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Brigandì. Ne ha facoltà.
MATTEO BRIGANDÌ. Signor Presidente, occorre dare atto dell'onestà intellettuale dei due colleghi che mi hanno preceduto perché hanno chiarito due punti essenziali della vicenda in esame. Il primo è che si tratta di un'autentica sciocchezza, di un episodio di scarsissima rilevanza; il secondo è che l'onorevole Parolo era stato eletto con un sistema diverso da quello attuale, che prevedeva dei collegi uninominali strettamente legati al territorio.Pag. 8
Si tratta di un episodio di cui l'onorevole Parolo si è occupato ex professo, non tanto da sindaco, perché non rientrava nelle sue competenze, quanto da parlamentare.
Esistono delle lettere redatte su carta intestata della Camera dei deputati ed esiste un'interrogazione al riguardo. Quindi è da condividere l'opinione del relatore e votare secondo quanto deciso dalla maggioranza della Giunta, ossia per la proposta di insindacabilità per i fatti riguardanti l'onorevole Parolo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.
FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, vorrei attirare l'attenzione dei colleghi e pregarli di calarsi in questa realtà per vedere se si riconoscono nei comportamenti tenuti dall'ex collega Parolo. Non abbiamo niente di personale contro di lui, speriamo e gli auguriamo che la sua vicenda giudiziaria possa concludersi positivamente, magari con l'applicazione di una esimente, o facendo leva sulla reciprocità delle accuse o sulla provocazione. Ma il punto è che dobbiamo rispettare i principi, quindi vorrei ricordare brevemente i fatti.
L'onorevole Parolo era anche sindaco di un comune ed erano stati trovati, nel suo computer, dei collegamenti con siti non proprio da «educande». Venuto a conoscenza della relazione stilata dalla polizia municipale sui fatti, l'onorevole Parolo si era rivolto ad amministratori del comune nei modi ingiuriosi che abbiamo visto. Non è possibile che si riconosca sempre e automaticamente l'insindacabilità degli atti qualunque sia il comportamento tenuto dal deputato, soltanto perché è un deputato.
Dobbiamo rispettare i nostri principi costituzionali, tra l'altro ricordati costantemente dalla Corte costituzionale che smentisce le decisioni della Camera. I principi affermano che, affinché sia riconosciuta l'insindacabilità prevista dall'articolo 68, ci deve essere un chiaro nesso funzionale tra il comportamento assunto e la carica di deputato.
È difficile, anzi impossibile, trovare in questa vicenda banale, che però si è tradotta in un fatto offensivo all'attenzione della magistratura, un qualunque nesso funzionale con l'attività di deputato. Ecco perché credo che nessuno di noi colleghi deputati si comporterebbe, nelle situazioni date, nello stesso modo e auspico, quindi, che l'Assemblea riaffermi i principi contenuti nell'articolo 68 della Costituzione circa la necessità, l'indispensabilità di un collegamento funzionale tra l'attività svolta e la carica di parlamentare.
Non è che un parlamentare sia sempre in servizio, come i carabinieri, e qualunque cosa faccia sia oggetto di immunità.
RAMON MANTOVANI. Non è orario di servizio! Che orari fa lui?
FEDERICO PALOMBA. Non è così e non può essere così, perché l'articolo 68 lega l'immunità soltanto al collegamento funzionale, e la sua applicazione non è automatica.
Concludo nel senso già espresso nella Giunta per le autorizzazioni: indipendentemente dalla solidarietà umana per la persona, ritengo che bisogna applicare i principi costituzionali e ritenere questo atto sindacabile.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paniz. Ne ha facoltà.
MAURIZIO PANIZ. Signor Presidente, c'è francamente un limite a tutto, anche ad affermazioni così forti quali quelle fatte dal collega, onorevole Palomba. La realtà è molto semplice: l'onorevole Parolo è stato chiamato in campo in quanto parlamentare, soltanto in quanto parlamentare. Basta leggere gli atti relativi a questa vicenda e gli articoli che sono stati pubblicati. Il suo ruolo di amministratore, nel caso specifico, non c'entra assolutamente niente!
Quando un collega viene chiamato in campo come parlamentare, ha diritto diPag. 9potersi esprimere con la tutela delle garanzie dell'articolo 68. Se mettiamo in discussione, in questo caso, che si possa parlare di insindacabilità di fronte alla vicenda della quale l'onorevole Parolo è accusato, noi mettiamo in discussione tutto il sistema parlamentare. Non è assolutamente giusto che un parlamentare non abbia il diritto di esprimersi, di poter reagire quando è chiamato in campo come tale e quando, in veste parlamentare, esprime il proprio punto di vista.
Sono a favore dell'insindacabilità e ritengo che su questo punto non vi possano essere assolutamente dubbi da parte all'Assemblea. (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Daniele Farina. Ne ha facoltà.
DANIELE FARINA. Signor Presidente, intervengo brevemente per contrastare alcuni colleghi che reputano che la Giunta, sostanzialmente, si occupi di insindacabilità nel senso che questa prerogativa venga riconosciuta al parlamentare sempre e comunque, indipendentemente dagli atti o dalle affermazioni da esso compiute. Non è assolutamente così, tanto è vero che già nel corso di questa seduta, forse nell'esame del prossimo documento in materia di insindacabilità, constateremo che il giudizio è diverso.
Ma nel caso specifico credo che abbiano torto quei colleghi che circoscrivono la questione e ricercano un nesso funzionale di carattere esclusivamente formale, perché dalla documentazione emerge che i fatti per cui siamo chiamati ad esprimere un parere sono il punto terminale di un qualcosa, cioè di alcuni «materialissimi» interessi di carattere immobiliare, che in quel territorio si sono evidenziati, tanto è vero che sono anche agli atti della querela per la quale siamo chiamati in questa sede a decidere.
A fronte di ciò, mi chiedo se non sia proprio questo uno degli aspetti che l'articolo 68 della Costituzione tratta, e cioè se non faccia parte delle prerogative del parlamentare la sua tutela a fronte di un qualche cosa che, visto nella sua dinamica, dai primi atti fino agli ultimi, potrebbe concepirsi non come un fumus persecutionis, che noi siamo spesso chiamati a rilevare, ma come un meccanismo di vera e propria «macchinazione politica», che ha dei fondamenti materiali.
Ecco, io credo che i padri costituenti, quando scrissero l'articolo 68 avessero in testa prioritariamente questo: la salvaguardia della funzione e delle opinioni del parlamentare a fronte di poteri forti e sicuramente, in quel territorio limitato, quelli considerati sono poteri e interessi di una certa rilevanza.
È per questo che, conformemente al relatore, ritengo che da parte dell'Assemblea vada espresso un orientamento di insindacabilità delle opinioni espresse dal collega Parolo (Applausi dei deputati del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vacca. Ne ha facoltà.
ELIAS VACCA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, richiamandomi a quanto detto poco fa dal collega Farina vorrei aggiungere qualche elemento e rappresentare ai colleghi, in maniera ancora più concreta, quali siano gli elementi della fattispecie.
Sarà pur vero che non vi è raccordo fra le affermazioni proferite dal collega Parolo e un atto parlamentare tipico, inteso come interrogazione o interpellanza, ma stiamo tentando di richiamare questa vicenda.
Il collega Parolo, eletto deputato in un collegio uninominale nel quale è ricompresa l'amministrazione della quale è andato ad occuparsi, ritenendo, a torto o a ragione, di sollecitare le attenzioni anche della magistratura (perché esistono degli atti) su alcune vicende amministrative poco chiare che si svolgono nel suo collegio, è stato fatto oggetto di un attacco per il quale sono state divulgate, attraverso un quotidiano locale, informazioni, non si sa quanto fondate, relative all'uso delPag. 10computer del sindaco - allora lo stesso onorevole Parolo - dal quale si sarebbe acceduto a siti pornografici o a vicende del genere. È stato, cioè, mosso un attacco sotto il profilo personale, direi particolarmente vigliacco, nei confronti di una persona che stava tentando, prima da amministratore e poi da parlamentare, di far luce - sarà poi la magistratura ad accertare i fatti - su alcune vicende amministrative poco chiare.
Il fatto che, nell'ambito di questa polemica, a quanti lo attaccavano in quel modo, il collega Parolo abbia dato l'appellativo di «disperati» e di «imbroglioni», credo che rientri sicuramente nella veemenza del momento, visto il tipo di accusa che gli veniva mossa, ma che sia in tutto parte di una contrapposizione fra il collega ed alcuni interessi forti. Come ricordava Farina, la prerogativa di cui all'articolo 68 della Costituzione ricorre esattamente in tali casi: non avrei ragionato nello stesso modo se quelle parole fossero state proferite dal collega Parolo nei confronti di un privato cittadino; egli le ha invece proferite nell'esercizio di una funzione parlamentare, che ricomprende anche la possibilità di controllare che nessuno del suo territorio prenda delle tangenti o faccia traffici, e si è trovato a scontrarsi con una realtà consolidata rispetto alla quale egli ha esercitato il suo diritto parlamentare, e sicuramente non si può dire che dall'altra parte non ci fosse un potere forte. Ecco perché voteremo convintamente a favore dell'insindacabilità.
(Votazione - Doc. IV-quater, n. 7)
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che chi intende votare per la sindacabilità deve votare contro e chi invece intende votare per la insindacabilità deve votare a favore.
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta della Giunta di dichiarare che i fatti per i quali è in corso il procedimento di cui al Doc. IV-quater, n. 7 concernono opinioni espresse da Ugo Parolo, deputato all'epoca dei fatti, nell'esercizio delle sue funzioni, ai sensi del primo comma dell'articolo 68 della Costituzione.
(È approvata).
La Camera approva per 327 voti di differenza.
(Esame - Doc. IV-quater, n. 12)
PRESIDENTE. Passiamo alla discussione del seguente documento:
Relazione della Giunta per le autorizzazioni sull'applicabilità dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento civile nei confronti di Gianfranco Miccichè, deputato all'epoca dei fatti (Doc. IV-quater, n. 12).
La Giunta propone di dichiarare che i fatti per i quali è in corso il procedimento concernono opinioni espresse da Gianfranco Miccichè nell'esercizio delle sue funzioni, ai sensi del primo comma dell'articolo 68 della Costituzione.
Dichiaro aperta la discussione.
Ha facoltà di parlare il relatore, onorevole Antonio Pepe.
ANTONIO PEPE, Relatore. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la Giunta riferisce su una domanda di deliberazione in materia di insindacabilità avanzata da Gianfranco Miccichè, deputato nelle legislature XII, XIII e XIV, e rieletto nella XV, con riferimento a un procedimento civile pendente presso la corte di appello di Catania.
Il Miccichè viene chiamato in giudizio per alcune dichiarazioni rilasciate relativamente a un procedimento penale a carico di Giovanni Mauro dai signori Giorgio Chessari e Gaetano Baroni. Io mi riporto per brevità alla relazione della Giunta. Ricordo soltanto che il presidente della provincia Mauro aveva organizzato una conferenza stampa. Ad essa aveva partecipato, quale coordinatore regionale di Forza Italia e deputato siciliano, anche l'onorevole Miccichè. L'affermazione che viene contestata al Micciché è quella diPag. 11aver dichiarato: «È un metodo sbagliato, quello della sinistra, di far dichiarare il falso a un pentito, di mettergli in bocca quattro parole e far arrestare il presidente della provincia (...)».
La Giunta ha constatato che in realtà il Miccichè si è limitato a presenziare a quella conferenza stampa per una testimonianza di solidarietà verso il Mauro. Le affermazioni fatte dal Miccichè rientrano nell'esercizio delle funzioni di parlamentare, ciò anche alla luce della decisione, presa dalla Giunta il 18 aprile 2007, sui criteri per determinare la sindacabilità e l'insindacabilità. Ricordo che la Giunta, a maggioranza, con solo tre astensioni, si è pronunziata per la insindacabilità.
PRESIDENTE. Non vi sono iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione.
(Votazione - Doc. IV-quater, n. 12)
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che chi intende votare per la sindacabilità deve votare contro e chi intende votare per l'insindacabilità deve votare a favore.
Pongo in votazione la proposta della Giunta di dichiarare che i fatti per i quali è in corso il procedimento di cui al Doc. IV-quater, n. 12, concernono opinioni espresse da Gianfranco Miccichè, deputato all'epoca dei fatti, nell'esercizio delle sue funzioni, ai sensi del primo comma dell'articolo 68 della Costituzione.
(È approvata).
La Camera approva per 216 voti di differenza.
(Esame - Doc. IV-quater, n. 13)
PRESIDENTE. Passiamo alla discussione del seguente documento:
Relazione della Giunta per le autorizzazioni sull'applicabilità dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento penale nei confronti di Vittorio Sgarbi, deputato all'epoca dei fatti (Doc. IV-quater, n. 13).
La Giunta propone di dichiarare che i fatti per i quali è in corso il procedimento non concernono opinioni espresse da Vittorio Sgarbi nell'esercizio delle sue funzioni, ai sensi del primo comma dell'articolo 68 della Costituzione.
Dichiaro aperta la discussione.
Ha facoltà di parlare la relatrice, onorevole Amici.
SESA AMICI, Relatore. Signor Presidente, quello al nostro esame è un provvedimento di cui l'Assemblea si era già occupata il 28 gennaio 2003. Esso è relativo ad una serie di affermazioni rese nel corso di una trasmissione televisiva, Sgarbi quotidiani, del 1998, durante la quale l'allora deputato Sgarbi, mentre veniva trasmesso un video che riguardava l'immagine di Gabriele Cagliari, si rivolgeva ai magistrati Di Pietro, Davigo, Colombo e Borrelli, accusandoli di fatto di aver indotto al suicidio Gabriele Cagliari.
La Giunta, nel 2003, pur entro un quadro di differenziazione dell'allora opposizione, si era pronunciata a maggioranza per l'insindacabilità. Nel frattempo sono intervenuti taluni rilievi che credo sia giusto ricordare all'Assemblea: in particolare, vi è stata una sentenza del tribunale con la quale l'onorevole Sgarbi è stato assolto in primo grado di giudizio.
Pur essendo notoria l'attività - per così dire - di critica politica svolta dall'onorevole Sgarbi sulla magistratura, non vi è alcun nesso funzionale rintracciabile con riferimento ad un qualsiasi atto di tipo ispettivo. Dunque, proprio perché è intervenuta questa sentenza in primo grado di assoluzione, abbiamo ritenuto a maggioranza che questo elemento possa permettere all'onorevole Sgarbi di continuare a difendersi «nel» processo e non «dal» processo.
Alla luce di tale affermazione, la Giunta propone a maggioranza all'Assemblea di deliberare nel senso che i fatti oggetto di questo procedimento non concernonoPag. 12le opinioni espresse dal membro del Parlamento nell'esercizio delle sue funzioni. Invitiamo, pertanto, l'Assemblea a pronunciarsi a favore della sindacabilità.
CARLO GIOVANARDI. Tanto paga lui!
PRESIDENTE. Non vi sono iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Brigandì. Ne ha facoltà.
MATTEO BRIGANDÌ. Signor Presidente, in questo caso non sono concorde con l'opinione espressa dalla Giunta. Ciò, per due motivi elementari. Il primo è che il tribunale di Brescia, il 16 ottobre 2006, ha ritenuto Sgarbi non punibile ai sensi dell'articolo 68 della Costituzione: se ciò è stato ritenuto dal tribunale, che notoriamente si trova in posizione dialettica rispetto alla Camera, non vedo perché non lo debba ritenere anche questa Assemblea. In tal caso, siamo più realisti del re.
In secondo luogo, Sgarbi ha esposto con queste espressioni - capisco che la cosa possa far male a chi è ministro di codesto Governo ed evidentemente si trova in palese imbarazzo - un fatto oggettivo.
Qualcuno, mentre esercitava l'ufficio di pubblico ministero, ha eseguito una serie di arresti e, a seguito di tali arresti, vi sono stati - tengo a sottolinearlo - sette suicidi. Sette persone non hanno cioè avuto la possibilità di dimostrare la propria innocenza o colpevolezza e sono state condannate a morte. Questo è un fatto. Il criterio del post hoc, ergo propter hoc, accolto in dottrina e giurisprudenza, fa intervenire il nesso causale.
Per questi motivi, pur in maniera dissonante, voterò certamente a favore della insindacabilità dell'onorevole Sgarbi.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vacca. Ne ha facoltà.
ELIAS VACCA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, a dimostrazione del fatto che ciò che consente, credo, a tutti i membri della Giunta e a ciascuno di noi di formulare il giudizio non debba essere né l'appartenenza politica della persona della quale ci occupiamo, né l'appartenenza politica di chi dovrebbe essere o si sente leso dalle affermazioni proferite, né, tanto meno, l'indicazione nominativa della persona della quale ci occupiamo, sta la constatazione che si possa pervenire, come ben vedete, a conclusioni diverse rispetto alla stessa persona, e cioè all'onorevole Sgarbi, e rispetto a vicende che tutto sommato sono simili, perché si tratta pur sempre di vicende processuali sulle quali l'onorevole Sgarbi si è speso.
Dirò subito che, in quest'Assemblea, come in Giunta, e come la stragrande maggioranza dei colleghi, mi pronuncio a favore della proposta del relatore, e quindi per la sindacabilità delle opinioni e delle espressioni proferite dal collega Sgarbi. E lo dico - proponendo, quindi, un elemento di valutazione ai colleghi -, perché nell'attività che il parlamentare svolge, anche extra moenia, oltre al raccordo con gli atti di sindacato ispettivo, debbono ricorrere anche altri requisiti.
Poiché con riferimento ad altri casi - e cito quello appena discusso dell'onorevole Parolo - si è fatto un richiamo all'assenza di atti tipici, vorrei dire che in altri casi neppure la presenza di un atto tipico giustifica di per sé il ricorso alla copertura dell'articolo 68 della Costituzione, perché quanto meno dovremmo riconoscere che le affermazioni proferite dal parlamentare, se fanno riferimento a fatti storici e a responsabilità precise, abbiano il carattere della veridicità o della verosimiglianza.
L'onorevole Sgarbi è libero di dire e pensare ciò che vuole sul fatto che talune persone indagate, imputate e incarcerate nella stagione di Tangentopoli abbiano sofferto drammi personali di tale gravità da essere portati, addirittura, a togliersi la vita.
E sono convinto che richiamare tale problema rappresenti una questione di serietà assoluta, perché ciò talvolta è accaduto, anche in quel periodo. Il fatto è che, nel caso specifico, il collega Sgarbi non parla di responsabilità della magistraturaPag. 13in un momento storico, nell'ambito di una critica la cui legittimità pure doverosamente gli sarebbe riconosciuta, ma individua in alcune persone in particolare i responsabili della morte di un uomo.
Queste persone, che hanno nome e cognome, e sono l'attuale Ministro Di Pietro e i magistrati Davigo, Colombo e Borrelli, non hanno storicamente alcuna responsabilità, come tutti ben sanno, relativamente alla drammatica vicenda che ha riguardato Gabriele Cagliari, il quale si è tolto la vita in relazione ad eventi assolutamente diversi rispetto alle attività svolte da quelle persone.
Credo, allora, che la copertura dell'insindacabilità non possa essere indifferentemente concessa se qualcuno ha prodotto atti tipici, a prescindere dal fatto che quanto egli dice sia ancorato o disancorato da quegli atti tipici, e propongo, pertanto, che si voti a favore della sindacabilità.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buemi. Ne ha facoltà.
ENRICO BUEMI. Signor Presidente, noi siamo per la insindacabilità dei fatti imputati all'onorevole Sgarbi.
Abbiamo presente la ripetitività di prese di posizione dell'onorevole Sgarbi nei confronti di istituzioni o servitori dello Stato che, a suo giudizio, hanno assunto atteggiamenti criticabili e censurabili. Si tratta ora di entrare nel merito non della ragione o meno dell'onorevole Sgarbi sul contenuto delle sue affermazioni, bensì del fatto che, comunque, l'attività dell'onorevole Sgarbi si è manifestata in maniera ampia proprio con questo tipo di metodologia.
Pertanto riteniamo che l'allora deputato Sgarbi fosse coperto dalla prerogativa prevista dall'articolo 68 della nostra Costituzione.
(Votazione - Doc. IV-quater, n. 13)
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che chi intende votare per la sindacabilità deve votare a favore e chi invece intende votare per la insindacabilità deve votare contro.
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta della Giunta di dichiarare che i fatti per i quali è in corso il procedimento di cui al Doc. IV-quater, n. 13, non concernono opinioni espresse da Vittorio Sgarbi, deputato all'epoca dei fatti, nell'esercizio delle sue funzioni, ai sensi del primo comma dell'articolo 68 della Costituzione.
(È approvata).
La Camera approva per 108 voti di differenza.
(Esame - Doc. IV-quater, n. 14)
PRESIDENTE. Passiamo alla discussione del seguente documento:
Relazione della Giunta per le autorizzazioni sull'applicabilità dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento civile nei confronti del deputato Cicchitto (Doc. IV-quater n. 14).
La Giunta propone di dichiarare che i fatti per i quali è in corso il procedimento concernono opinioni espresse dal deputato Cicchitto nell'esercizio delle sue funzioni, ai sensi del primo comma dell'articolo 68 della Costituzione.
Dichiaro aperta la discussione.
Ha facoltà di parlare il relatore, onorevole Vacca.
ELIAS VACCA, Relatore. Signor Presidente, sarò particolarmente breve perché a mio giudizio il caso è di assoluta semplicità. La Giunta lo ha deliberato con una votazione all'unanimità nel senso dell'insindacabilità.
Ricordo la vicenda dalla quale scaturisce l'espressione proferita dal collega Cicchitto sul quotidiano Il Roma del 22 novembre 2002, dove parla di sistema giudiziario letteralmente impazzito, asserendo che alcuni magistrati utilizzerebbero le norme sui delitti di opinione per intimidire i critici e gli oppositori.Pag. 14
Premesso che non è nostro compito esaminare se nel caso specifico quanto espresso sia vero o non vero, in questa circostanza discutiamo della vicenda che ha riguardato il senatore Iannuzzi che, come tutti ben sanno, è vicenda straordinariamente singolare rispetto a quanto normalmente accade per i delitti di diffamazione a mezzo stampa; infatti, egli non aveva ottenuto i benefici che normalmente vengono concessi non in relazione alla pena quanto in relazione al titolo di reato, anche per reati molto più gravi di quelli di opinione.
Riportando la valutazione che in Giunta è stata espressa, al di là della copertura attraverso il nesso con atti di sindacato ispettivo, vorrei spendere qualche parola sul contenuto del reato. Infatti, credo che qualunque soggetto, parte politica o singolo parlamentare siano coinvolti, è evidente che la reclusione di una persona per delitti che concernono l'opinione, poiché è nota anche la posizione del partito dei Comunisti Italiani su tale categoria di reati, è circostanza di per sé sufficientemente preoccupante.
È quindi assolutamente normale, e rientra nelle prerogative e nell'ambito dell'esercizio dell'attività parlamentare, esprimere giudizi quali quello formulato dal collega Cicchitto.
Propongo pertanto all'Assemblea di deliberare a favore della insindacabilità.
PRESIDENTE. Non vi sono iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIULIO TREMONTI (ore 11,30)
PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, il mio intervento sarà conciso perché condividiamo le conclusioni del relatore e quindi siamo orientati per l'insindacabilità.
Tuttavia, vi è l'obbligo di precisare che esprimiamo la nostra intenzione con una motivazione un po' diversa da quella del relatore; non riteniamo che l'atto del gruppo parlamentare abbia rilievo al fine della giustificazione dell'attività parlamentare. Infatti, questa deve essere individuale, perché la garanzia prevista dall'articolo 68 della Costituzione riguarda l'attività del singolo parlamentare, mentre in questa circostanza si può rinvenire la assoluta genericità della critica, di tipo politico più che di attribuzione di fatti determinati, e riteniamo questo argomento sufficiente per pervenire alle stesse conclusioni di insindacabilità.
(Votazione - Doc. IV-quater, n. 14)
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta della Giunta di dichiarare che i fatti per i quali è in corso il procedimento di cui al Doc. IV-quater, n.14, concernono opinioni espresse dall'onorevole Cicchitto nell'esercizio delle sue funzioni, ai sensi del primo comma dell'articolo 68 della Costituzione.
(È approvata).
(Esame - Doc. IV-quater, n. 16)
PRESIDENTE. Passiamo alla discussione del seguente documento:
Relazione della Giunta per le autorizzazioni sull'applicabilità dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento penale nei confronti del deputato Ronconi (Doc. IV-quater, n. 16).
La Giunta propone di dichiarare che i fatti per i quali è in corso il procedimento concernono opinioni espresse dal deputato Ronconi nell'esercizio delle sue funzioni, ai sensi del primo comma dell'articolo 68 della Costituzione.
Dichiaro aperta la discussione.
Ha facoltà di parlare il relatore, onorevole Daniele Farina.
DANIELE FARINA, Relatore. Signor Presidente, la vicenda sulla quale siamo chiamati a deliberare riguarda un collega, il deputato Maurizio Ronconi, ed ha come parte querelante un pubblico ministero piuttosto noto, il pubblico ministero della procura di Potenza, Woodcock.
Se non fosse questo il quadro, il nostro compito sarebbe assai lieve. La vicenda è di piccolissima entità, in quanto il capo di imputazione è rubricato come diffamazione a mezzo stampa e riporta una frase del collega Ronconi apparsa sul Corriere della Sera del 19 giugno 2006, riferita ad un commento relativo ad un procedimento penale pendente presso la procura di Potenza.
L'espressione incriminata, per la quale il pubblico ministero Woodcock ha sporto querela, è: «giustizia all'amatriciana», un'espressione assolutamente tenue. Definisco tale espressione come tenue perché la Giunta è oggi impegnata - deve essere detto per chiarezza dei lavori - con altre querele che il pubblico ministero Woodcock ha sporto nei confronti di colleghi, sulle quali, ovviamente, la discussione è più serrata perché i termini sono diversi da quelli che oggi siamo chiamati ad esaminare. Vedremo tali aspetti in seguito.
La Giunta ha esaminato la questione all'ordine del giorno nelle sedute del 10 e 16 maggio 2007. Va precisato che il procedimento è ancora nella fase iniziale e che, pertanto, la vicenda potrebbe concludersi con un' archiviazione in sede di udienza di conclusione delle indagini preliminari. Inoltre, deve essere rilevato che un analogo procedimento, avviato, per un'intervista rilasciata al quotidiano La Stampa, presso il tribunale di Torino, ha visto una richiesta di archiviazione da parte della stessa pubblica accusa.
La ragione della tenuità della vicenda si basa sull'esistenza di una precedente richiesta di archiviazione riferita alle stesse espressioni pubblicate da altro quotidiano, per cui la Giunta propone la deliberazione, da parte dell'Assemblea, nel senso dell'insindacabilità delle affermazioni attribuite al collega Ronconi.
PRESIDENTE. Non vi sono iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Brigandì. Ne ha facoltà.
MATTEO BRIGANDÌ. Signor Presidente, intervengo brevemente per sottolineare che questo è un caso in cui viene richiesta l'insindacabilità nonostante non ci siano delle precedenti attività di carattere istituzionale da parte del deputato. Quindi, è accoglibilissima la posizione espressa dall'onorevole Vacca, il quale ritiene che non è necessario che vi siano delle attività proprie, ma è sufficiente che vi siano attività svolte anche da uno solo dei membri del proprio gruppo - perché non è pensabile che quando un gruppo che ha cento membri si deve pronunciare su un certo argomento, si alzino tutti e cento a dire la stessa cosa - oppure un meccanismo, come in questo caso, di dibattito pubblico. Ciò anche perché l'opinione del deputato è stata chiesta in quanto deputato: infatti, se non fosse stato deputato, nessuno gli avrebbe chiesto niente.
Per tali motivi voteremo a favore della proposta della Giunta, sottolineando che l'unico dato positivo è che il pubblico ministero Woodcock ha presentato una querela, distraendo così la propria attività da quella di magistrato, il che è un bene per il Paese.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mazzoni. Ne ha facoltà.
ERMINIA MAZZONI. Signor Presidente, intervengo per confermare il voto favorevole dell'UDC sulla proposta di dichiarare l'insindacabilità delle dichiarazioni in esame. Ci troviamo di fronte ad un caso, abbastanza scontato, di dichiarazione che costituisce espressione di quella attività di critica che è tipica della funzione politica. Essa non ha riguardato attività tipiche del parlamentare coinvolto, ma ritengo che sia difficile - su questo molto spesso e a lungo si è interrogata laPag. 16Giunta per le autorizzazioni, anche nella precedente legislatura - riuscire a individuare un perimetro oggettivamente definibile dell'attività di un parlamentare, e quindi della funzione parlamentare in sé. Credo che nel momento in cui un deputato o un senatore viene interpellato, in particolare dagli organi di stampa, su argomenti che riguardano fatti attuali della politica italiana, non possa essere immaginabile che si disgiunga la funzione e il ruolo del parlamentare dalle altre funzioni che il soggetto svolge nella società civile.
Così come ho già detto per i precedenti documenti, non possiamo che votare a favore dell'insindacabilità, per consentire che la politica continui a comunicare. Anche in questo caso, rivolgiamo un invito ai parlamentari a contenere le espressioni verbali in limiti più accettabili, e magari a rivedere le formulazione e le espressioni verbali stesse, ma il contenuto e il merito delle dichiarazioni credo attengano indiscutibilmente all'esercizio della funzione parlamentare. Ritengo che il pubblico ministero Woodcock, anche in questa circostanza, abbia un po' «esuberato», come è solito fare.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vacca. Ne ha facoltà.
ELIAS VACCA. Signor Presidente, molto sinteticamente riprendo le ultime considerazioni svolte nell'intervento della collega Mazzoni, che richiamano l'attenzione su due problemi che ci siamo trovati ad affrontare nella Giunta. Il primo attiene ai criteri di massima cui ispirare la protezione dell'articolo 68 della Costituzione, sui quali vi è stato un lavoro di definizione, e quello in esame è un caso quasi scolastico di una questione che abbiamo posto.
È evidente che, all'esterno dell'aula, non debbono essere riportate necessariamente le stesse espressioni rigorose alle quali sono improntati gli atti di sindacato ispettivo. È evidente che quando usciamo fuori dalla sede del Parlamento riflettiamo le opinioni contenute negli atti tipici in termini che possono essere talvolta ironici: tale è il caso del collega Ronconi, che non ha offeso nessuno e ha utilizzato soltanto l'arma dell'ironia, rispetto a un atto tipico.
L'altro dato, particolarmente importante, almeno a mio giudizio, è quello che ci dobbiamo rendere conto che la giurisprudenza della Corte costituzionale, lo sappiamo e lo riconosciamo, fa riferimento all'atto tipico del singolo parlamentare. Credo però che sia necessario, pur nell'ambito di un rigore al quale ci dobbiamo ispirare, ricondurre la possibilità di espletare attività cosiddette extra moenia all'atto collettivo, perché altrimenti ci troviamo di fronte ad un problema molto serio.
Se, infatti, il presidente del mio gruppo parlamentare presenta una proposta di risoluzione, un' interrogazione o un'interpellanza che è sottoscritta dal presidente del gruppo e dal segretario del mio partito, mi trovo nell'alternativa diabolica di dover presentare un altro documento alternativo sottoscritto da me, come se quello del presidente del gruppo o del segretario non andasse bene, oppure di dover tacere per sempre, fuori da quest'aula, sugli argomenti che sono sollevati in quell'atto.
Mi chiedo, dunque, quale tipo di funzione parlamentare esercitiamo se non possiamo, nei nostri territori, nei nostri comuni e sui mezzi di informazione, riflettere, con le modalità espressive dei singoli, le battaglie che i nostri presidenti di gruppo e segretari svolgono nelle aule parlamentari.
(Votazione - Doc. IV-quater, n. 16)
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta della Giunta di dichiarare che i fatti per i quali è in corso il procedimento di cui al Doc. IV-quater, n. 16, concernono opinioni espresse dal deputato Ronconi nell'esercizio delle sue funzioni, ai sensi del primo comma dell'articolo 68 della Costituzione.
(È approvata).
Discussione di un documento ai sensi dell'articolo 68, terzo comma, della Costituzione (Doc. IV, n. 6-A) (ore 11,43).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del seguente documento: Domanda di autorizzazione all'utilizzazione di intercettazioni di conversazioni nei confronti di Michele Ranieli, deputato all'epoca delle intercettazioni.
La Giunta formula due proposte distinte: denegare l'autorizzazione all'utilizzazione dell'intercettazione del 3 maggio 2004; concedere l'autorizzazione all'uso delle altre intercettazioni.
Ricordo che a ciascun gruppo è assegnato un tempo di cinque minuti. A questo tempo si aggiungono cinque minuti per il relatore, cinque minuti per eventuali richiami al regolamento e dieci minuti per interventi a titolo personale.
(Esame - Doc. IV, n. 6-A)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione.
Ha facoltà di parlare il relatore, onorevole Tenaglia.
LANFRANCO TENAGLIA, Relatore. Signor Presidente, onorevoli colleghi, nella vicenda in esame siamo chiamati a giudicare sull'autorizzazione all'utilizzo processuale di intercettazioni telefoniche che riguardano un ex parlamentare intercettato in costanza di mandato.
Nel nostro sistema processual-penalistico e costituzionale si hanno due tipi di possibili autorizzazioni per quanto riguarda le intercettazioni a carico del parlamentare: le intercettazioni dirette, previste dal terzo comma dell'articolo 68 della Costituzione, e le cosiddette intercettazioni indirette, previste dall'articolo 6 della legge n. 140 del 2003. In questo caso vertiamo in ipotesi di intercettazioni indirette, ovvero di intercettazioni effettuate a carico di un soggetto diverso dal parlamentare, con il quale il parlamentare si era trovato a interloquire. In particolare, si tratta di intercettazioni ambientali, svolte nell'ambito di un complesso procedimento, che coinvolgeva diversi imputati per varie ipotesi di reato, relativo alla gestione dell'ASL n.8 di Vibo Valentia. Le intercettazioni ambientali erano state disposte nei locali di quella ASL e, in particolare, nello studio e nei locali attigui a quelli del direttore generale.
I capi di imputazione per i quali si procede nei confronti dell'onorevole Ranieli riguardano due diverse ipotesi di reato: il concorso in concussione e il concorso in violazione delle disposizioni penali a tutela della libertà elettorale.
Questa è la differenza. Una delle intercettazioni per le quali è stata richiesta l'autorizzazione, quella del maggio 2004, si riferisce alla seconda ipotesi di reato, mentre le altre tre alla prima ipotesi di reato. La Giunta si è trovata, per la prima volta in questa legislatura, a stabilire criteri e princìpi da applicare nel caso di autorizzazione all'utilizzo di intercettazioni indirette. Mentre per l'autorizzazione all'utilizzo di intercettazioni dirette, di cui al terzo comma dell'articolo 68 della Costituzione, è parso a tutti condivisibile il principio che richiama gli stessi criteri utilizzabili per l'autorizzazione al mezzo restrittivo massimo della libertà personale, costituito dalla custodia cautelare, per quanto riguarda le intercettazioni indirette la Giunta, perlomeno nella sua parte maggioritaria, ha ritenuto invece che il criterio del fumus persecutionis non potesse essere utilizzato, trattandosi di un mezzo di prova acquisito al processo e dunque dell'utilizzo processuale di questo mezzo di prova.
Abbiamo individuato, con riferimento ai criteri da seguire nel caso di cui all'articolo 6 della legge n. 140 del 2003, il criterio del risultato probatorio di un'istruttoria già effettuata e, quindi, della rilevanza ed utilizzabilità processuale di tale risultato rispetto all'oggetto dell'accusa, costituito dalle astratte fattispecie contestate. Non spetta al Parlamento, quindi, un giudizio di raffronto tra la fondatezza dell'imputazione e la prova ricavabile dal materiale probatorio raccolto,Pag. 18per non sovrapporre le due valutazioni, quella dell'autorità giudiziaria - che rimane di competenza dell'autorità giudiziaria - e quella del Parlamento, quanto piuttosto quello dell'astratta rilevanza e utilizzabilità processuale.
Per questo la Giunta, all'unanimità, è pervenuta a una dichiarazione di inutilizzabilità dell'intercettazione indiretta, effettuata con riferimento alla fattispecie di violazione delle disposizioni penali in materia elettorale, in quanto essa è al di fuori del confine di utilizzabilità del mezzo di prova, così come il codice di procedura penale lo delinea; per quanto riguarda le altre due intercettazioni, invece, dagli atti, e in particolare dal provvedimento del giudice delle indagini preliminari di richiesta all'utilizzo delle intercettazioni e dal successivo verbale del 7 dicembre 2006, con il quale abbiamo chiesto un supplemento di motivazione, non emergono elementi di incongruità e di illegittimità dell'intercettazione - a suo tempo autorizzata verso terzi - o comunque di erroneità della motivazione dell'astratto legame tra il mezzo di prova e l'ipotesi accusatoria oggetto dell'indagine.
Ritengo sia questo il principio che deve essere approvato e mi sembra questo il confine tra la legittima tutela delle prerogative parlamentari ed il travalicare, dalla semplice tutela di tali prerogative, ad un vero e proprio principio di impunità.
PRESIDENTE. Non vi sono iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Crema. Ne ha facoltà.
GIOVANNI CREMA. Signor Presidente, prendo la parola perché sono nettamente in dissenso e contrapposizione rispetto ai criteri ed ai princìpi valutativi per l'esame delle intercettazioni indirette nei confronti di un parlamentare. Sono fermamente convinto che sia corretto ritenere che l'intercettazione indiretta - ossia quella disposta sull'utenza di un terzo sottoposto ad indagini - sia sempre utilizzabile nei confronti del parlamentare, una volta verificata la rilevanza rispetto all'astratta ipotesi accusatoria e l'utilizzabilità processuale - mancanza di illegittimità o nullità - come propone l'onorevole relatore. Il Parlamento si arrogherebbe, infatti, valutazioni di competenza dell'autorità giudiziaria, da esprimersi nelle sedi processuali previste (il tribunale della libertà, la Cassazione ed altri organi processuali), andando ad esercitare, in sede di Giunta, una funzione ed una verifica - non siamo magistrati, non siamo pubblici ministeri - che non spetta a noi e che l'ordinamento costituzionale non assegna alla Giunta.
Si dovrà valutare, invece, di volta in volta, se nella singola fattispecie possa essere concessa l'autorizzazione ex post. I criteri in base ai quali effettuare la valutazione dovranno essere riferiti essenzialmente - cito degli esempi - all'assenza di furbizie o artifici che in qualche modo valgano ad aggirare la prerogativa parlamentare. Se parliamo di intercettazioni indirette o casuali, come le definisce la Corte costituzionale, dovranno essere opportunamente valutati anche il numero delle disposte intercettazioni e l'arco temporale nel quale sono state eseguite. Ad esempio, occorre valutare la «parlamentarietà» del contenuto delle intercettazioni, intesa anche come riconducibilità astratta del contenuto delle conversazioni all'esercizio dell'ordinaria vita di relazione del parlamentare.
Inoltre, occorre valutare il rapporto funzionale oggettivo e soggettivo con l'attività parlamentare. Ad esempio, l'interlocuzione del parlamentare con un soggetto istituzionalmente compatibile, come un funzionario di una Commissione, piuttosto che un plurigiudicato, determinerà chiaramente effetti e valutazioni notevolmente differenti.
Non mi soffermo oltre, Signor Presidente, perché il mio articolato intervento è scritto e chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Onorevole Crema, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
GIOVANNI CREMA. Lo voglio consegnare affinché sia allegato agli atti e rimanga a testimonianza di un atteggiamento diverso per il futuro del lavoro parlamentare e della Camera dei deputati.
Da ultimo, essendo io un uomo coerente, non posso in quest'aula comportarmi in maniera difforme da come mi sono comportato per tutta la passata legislatura, e ciò non solo come presidente della Giunta delle immunità del Senato, che ha sempre assunto quasi all'unanimità in casi analoghi a quello in esame un comportamento conforme ai dettati principi che ho illustrato, diversamente da come oggi propone la Giunta.
Quindi, anche da parlamentare, avendo una forma mentale e culturale di rispetto della Costituzione, discordante rispetto al caso in esame, non posso che oppormi in maniera ferma a quanto propone invece la Giunta della Camera quest'oggi.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giovanardi. Ne ha facoltà.
CARLO GIOVANARDI. Signor Presidente, intervengo brevemente per richiamare l'attenzione dell'Assemblea, che, per antica esperienza parlamentare, so non essere sempre molto attenta a tali questioni. Anche al di là del caso relativo all'onorevole Ranieli, si tratta di costituire un precedente, poiché, probabilmente, in futuro saremo chiamati a interessarci anche di altri casi di intercettazioni telefoniche che, basta leggere i giornali, vengono preannunciate e, quindi, può darsi che saranno sottoposte anche all'attenzione di quest'aula. Vi richiamo, quindi, alla delicatezza della questione, nonché alle problematiche ad essa sottostanti. Se può servire, rivolgo un appello ai colleghi a seguire con attenzione gli interventi di coloro che, nel merito, si sono interessati della vicenda, per arrivare poi ad esprimere un voto che, al di là della questione specifica del collega di cui oggi stiamo trattando, costituirà anche un precedente per altre questioni, che, probabilmente, saranno sottoposte all'attenzione dell'Assemblea in un prossimo futuro.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mormino. Ne ha facoltà.
NINO MORMINO. Signor Presidente, la premessa al mio discorso ricalca l'esortazione del presidente Giovanardi a prestare particolare attenzione alla questione sulla quale stiamo dibattendo. Ciò perché è la prima volta che ci occupiamo di un simile problema e certamente non sarà l'ultima. Anzi, è assai prevedibile che presto torneremo ad occuparci della questione in casi egualmente rilevanti e, forse, anche più impegnativi. Proprio per tale motivo, nel dissentire dalla relazione del relatore, collega Tenaglia, che pure stimo ed apprezzo (egli conosce il mio sentimento nei suoi confronti), devo rilevare che essa è certamente incompleta ed in un certo senso contraddittoria.
È incompleta, signori colleghi, perché trascura un punto che - a mio avviso - è essenziale e fondamentale rispetto alla questione e che è stato ampiamente dibattuto nell'ambito della Giunta mi riferisco alla possibilità di verificare se, nella specie, si tratti solamente del problema dell'autorizzazione all'utilizzazione di intercettazioni già acquisite presso terzi ovvero si verta nel caso di cui all'articolo 4 della legge n. 140 del 2003, relativo all'esigenza di una preventiva autorizzazione alle intercettazioni anche quando esse siano captate in ambienti appartenenti a terzi.
La questione è di estrema rilevanza proprio per le ragioni che sono state prospettate dall'onorevole Tenaglia, perché superare la pregiudiziale dell'autorizzazione all'intercettazione significa eludere quel principio fondamentale, da lui richiamato, dell'articolo 68 della Costituzione, rispetto al quale l'autorizzazione alle intercettazioni - autorizzazione preventiva - è equiparata anche alle altre ipotesi diPag. 20tutela e di garanzia del parlamentare, secondo l'individuazione anche del fumus persecutionis, per cui, eludendo la possibilità, anzi la necessità dell'autorizzazione preventiva all'intercettazione, si elude l'applicazione del principio richiamato.
In realtà, il valore protetto fondamentalmente dalla norma in tutti i casi è quello della riservatezza del parlamentare, il quale si deve trovare nella piena possibilità di esprimere le proprie opinioni, senza che vi sia un'interferenza non autorizzata rispetto alla propria colloquialità.
Pertanto, la questione si pone in questi termini essenziali: considerata la situazione esaminata, ci si domanda se il problema poteva essere affrontato con una richiesta di autorizzazione all'intercettazione ambientale, sia pure presso terzi che, nella elevata probabilità dell'intervento captativo, avrebbe potuto riguardare anche il parlamentare.
Questa è la situazione nella quale ci troviamo e rispetto alla quale l'onorevole Ranieli ha fornito una serie di indicazioni di carattere sostanziale che poi hanno trovato riscontro ex post, nel fatto che, durante le intercettazioni che sono state compiute presso un ufficio dell'ASL di Vibo Valentia, tutte le volte si trovava l'onorevole Ranieli.
Infatti, Ranieli dice e sostiene - e vi sono gli elementi per poter dar conto di questa sua affermazione - che egli abitualmente frequentava quei locali e tale frequentazione era perfettamente a conoscenza degli organi inquirenti. Pertanto, intervenire con un'azione di captazione delle conversazioni nell'ambiente nel quale abitualmente si trovava il deputato avrebbe dovuto sollecitare una richiesta di autorizzazione all'intercettazione, perché la probabilità di intercettare le conversazioni o le interlocuzioni del parlamentare era assai elevata.
È stata posta un'obiezione che apprezzo e non trascuro (mi pare che ne abbia parlato proprio il collega Vacca) ...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
NINO MORMINO. Signor Presidente, se mi concede qualche minuto in più ...
PRESIDENTE. Qualche minuto?
NINO MORMINO. Ha detto che sono 10 i minuti per le dichiarazioni a titolo personale. Cercherò di ridurre il tempo al minimo.
Non vi è dubbio che la richiesta preventiva dell'intercettazione può anche compromettere l'efficacia dell'indagine che mira all'accertamento del fatto che costituisce reato.
Tuttavia, di fronte a due valori contrapposti, posso anche omettere di chiedere l'intercettazione al fine di perseguire e di accertare la sussistenza del reato, ma poi devo sacrificare la possibilità dell'utilizzazione nei confronti del parlamentare laddove, pur essendovi la probabilità di intercettare le conversazioni del parlamentare, non ho provveduto all'intercettazione preventiva.
Sotto questo profilo, mi pare che un primo rilievo possa essere condiviso e, conseguentemente, sotto questo aspetto, ritengo che la riflessione e l'attenzione dei colleghi parlamentari debba essere assolutamente piena, perché ciascuno di noi si potrebbe trovare in una situazione simile; potrebbe in altre parole frequentare un ambiente non «tutelato» e, conseguentemente, essere sottoposto ad intercettazioni telefoniche.
L'altro aspetto, e concludo, signor Presidente...
PRESIDENTE. L'altro e ultimo aspetto.
NINO MORMINO. L'ultimo aspetto è quello che riguarda la valutazione circa l'utilizzo delle intercettazioni sotto il profilo del rilievo probatorio che possono rivestire. In questo caso, il relatore si è attestato su una posizione di carattere squisitamente formale, perché ha posto in relazione il valore dell'intercettazione con un aspetto puramente formale: mi riferisco alla relazione materiale con la fattispecie astratta. Devo dire che, nel contesto della sua relazione, signor Presidente, èPag. 21stata compiuta anche una valutazione di carattere sostanziale che deve essere comunque valutata.
PRESIDENTE. Onorevole Mormino, concluda.
NINO MORMINO. Concludo, Presidente. Il Parlamento deve avere sempre la possibilità di porre in relazione il valore della intercettazione a fini probatori con l'utilizzabilità giudiziaria per evitare un abuso del potere giudiziario nei confronti del parlamentare; si avverte, pertanto, la necessità che una valutazione debba essere compiuta. Lo stesso relatore si era posto il problema nel corso del dibattito in Giunta, laddove aveva segnalato la possibile interferenza con l'attività del magistrato che, a mio avviso, deve essere sempre valutata in tutte le questioni di conflitto tra l'iniziativa giudiziaria e la tutela dei diritti e delle prerogative del parlamentare.
PRESIDENTE. Faccio presente che assiste ai nostri lavori una classe dell'Istituto tecnico commerciale Filangieri di Frattamaggiore di Napoli. La Presidenza e l'Assemblea la salutano (Applausi).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Brigandì. Ne ha facoltà.
MATTEO BRIGANDÌ. Signor Presidente, l'onorevole Mormino ha svolto alcune considerazioni totalmente condivisibili e, pertanto, mi rifaccio al suo intervento. Vorrei solo precisare alcuni aspetti. Occorre che questa Assemblea stabilisca il limite e le prerogative dell'attività di parlamentare. Può anche esprimersi nel senso di stabilire che non sussistono prerogative. Il problema è che i singoli parlamentari devono sapere quali attività possono svolgere nell'esercizio delle funzioni che il popolo italiano ha conferito loro, quando è lecito o illecito esercitarle ed in quali modalità.
L'Italia è l'unico Paese europeo che non prevede situazioni di tranquillità per il parlamentare, perché è l'unico Paese che non prevede l'immunità. La Corte costituzionale ha cambiato indirizzo giurisprudenziale, stabilendo essa stessa - come se fosse sovrana - l'ambito dell'attività dei singoli parlamentari; in questo modo pone oggettivamente nel nulla quella che è stata da sempre una prerogativa della Camera ossia la possibilità di stabilire quando un parlamentare si muove o meno nel suo ambito funzionale. Ritengo che i diritti vadano bilanciati; ad esempio, sebbene il diritto allo sciopero va a ledere altri diritti, la Carta costituzionale lo fa prevalere. I criteri di cui all'articolo 68 della Costituzione pongono in essere una contrapposizione tra diritti e questa contrapposizione, proprio in base alla lettera costituzionale, ha fatto ritenere al legislatore del 1948 che siano di maggiore interesse queste prerogative rispetto ad altre.
Nel momento in cui si afferma che anche altri diritti costituzionalmente garantiti devono essere bilanciati, si và a svuotare il contenuto delle prerogative del parlamentare.
Per quanto riguarda il caso in esame, ritengo che la Carta costituzionale sia estremamente chiara. È stata molto elegante la relazione - scusi il gioco di parole - del relatore e sicuramente forbita, ma la Costituzione recita: «Analoga autorizzazione è richiesta per sottoporre il membro del Parlamento a intercettazioni, in qualsiasi forma (...)».
Questo cosa significa? Significa che i membri del Parlamento non possono essere mai intercettati. A ciò si aggiunge un meccanismo di un certo rilievo, ovverosia che si trova - ed è quanto avviene nel caso in esame - una sorta di escamotage per poter effettuare l'intercettazione. In altre parole, se non posso intercettarti a casa, ti intercetto a casa della tua fidanzata, oppure nell'ufficio dove ti rechi (magari in un luogo in cui non è esposta la targa con il tuo nome, ma solitamente è lì che eserciti la tua attività).
In tal modo, permetteremmo l'attività d'intercettazione sostanzialmente sempre e comunque: ricordo il caso di una perquisizione domiciliare nell'ambito della quale l'autorità giudiziaria invece di eseguirla nei confronti del parlamentare, l'ha effettuata nei confronti della moglie; quindi, gliPag. 22agenti hanno tenuto chiuso il cassetto dove il parlamentare teneva la sua biancheria intima, ma, per il resto, hanno guardato dappertutto.
La Costituzione afferma precisamente: «in qualsiasi forma». In altre parole, si riferisce sia alla forma diretta sia a quella indiretta; pertanto, la distinzione tra un'intercettazione incidentale ed una diretta - a mio modestissimo avviso - serve non tanto per sapere se l'intercettazione è utilizzabile o meno, quanto per capire se colui che l'ha eseguita ha agito senza dolo o commettendo abuso di atti d'ufficio.
Per tali motivi, ritengo che un parlamentare non sia mai intercettabile né direttamente né indirettamente. Se l'autorità giudicante ritiene di voler effettuare, direttamente o indirettamente, questo tipo di intercettazione ha di fronte una strada che è la via maestra indicata dalla legge che abbiamo approvato: presenti istanza alla Camera e la Camera sarà il soggetto tenuto a realizzare il bilanciamento fra l'esigenza di un parlamentare...
PRESIDENTE. La prego di concludere.
MATTEO BRIGANDÌ. ... di esperire il proprio mandato e l'esigenza della magistratura di eseguire le indagini.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mazzoni. Ne ha facoltà.
ERMINIA MAZZONI. Signor Presidente, la richiesta relativa al caso in esame riguarda un procedimento avviato nel 2004 per il quale il GIP di Vibo aveva già formulato un'istanza alla Camera, come ricordato anche dal relatore, la quale è stata respinta all'unanimità per mancanza dei requisiti formali necessari per la sua formulazione.
Il GIP di Vibo oggi ritorna sulla questione e reitera l'istanza di autorizzazione all'utilizzazione delle intercettazioni, in questo caso ambientali, realizzate nei confronti dell'onorevole Michele Ranieli, all'epoca dei fatti componente di questa Assemblea, ai sensi dell'articolo 6, comma 2 della legge n. 140 del 2003.
Le ipotesi contestate, come affermato chiaramente nella relazione del collega Tenaglia, sono due: concorso in violenza privata elettorale e concorso in concussione.
Il relatore propone un voto per parti separate, quindi esprime due richieste: rispetto alla prima ipotesi di reato ritiene non doversi procedere all'autorizzazione; per quanto riguarda le intercettazioni legate alla seconda ipotesi contestata, quella relativa alla concussione, l'onorevole Tenaglia, invece, chiede che sia autorizzata l'utilizzazione delle intercettazioni stesse, sulla base di alcune considerazioni ben riportate nella sua relazione ed, in particolare, su un assunto, sul quale vorrei soffermarmi, relativo alla valutazione che la Giunta e l'Assemblea devono fare del cosiddetto fumus persecutionis.
L'onorevole Tenaglia ritiene non doversi indagare l'esistenza di un intento persecutorio rispetto a questa tipologia di richiesta autorizzatoria perché è una richiesta che interviene ex post e quindi non vi è la possibilità di intravedere, anche attraverso un'indagine meticolosa, un intento persecutorio. Non ritengo di poter condividere questo tipo di analisi e di considerazione. Provo a ripercorrere brevemente i fatti che sono a sostegno di questa istanza.
La procura raccoglie più conversazioni in cui è parte l'onorevole Ranieli, ben consapevole di farlo come risulta dagli atti, in quanto è a conoscenza della periodicità e della puntualità dell'accesso dell'onorevole Ranieli presso gli uffici dell'ASL, dell'azienda ospedaliera. La procura utilizza, tra l'altro, stralci di conversazioni alle quali l'onorevole Ranieli partecipa, che però non sono afferenti alle ipotesi accusatorie, ma ricava, per deduzione, da silenzi o da frasi non comprensibili attribuite all'onorevole Ranieli, il suo coinvolgimento nell'ipotesi di reato contestata.
Inoltre, la procura insiste sulla richiesta autorizzatoria per un'ipotesi di reato, violenza privata elettorale, per la quale il codice di rito non prevede la utilizzazione dello strumento di indagine della intercettazione. Da ultimo, il GIP, come ho dettoPag. 23prima, reitera un'istanza, pur avendo già avuto il diniego da parte di questa Assemblea, un anno e mezzo fa. Riformula, riorganizza l'ipotesi accusatoria per poter giungere comunque alla conclusione che si è prefissato di ottenere la possibilità di utilizzare quelle intercettazioni.
Allora, per quanto susciti attenzione l'ipotesi dell'onorevole Tenaglia, perché è abbastanza piena di contenuti che dovrebbero essere valutati - non è mai facile individuare l'attività persecutoria e capire qual è il limite dell'indagine che noi dobbiamo svolgere come Giunta e come Assemblea - ritengo che nel caso specifico tutti questi elementi ci diano la dimensione di una attività investigativa, di un'attività d'indagine e anche accusatoria piena di errori, di falsi, di ipotesi costruite malamente in danno dell'ex collega onorevole Ranieli. Quindi, rispetto a questa approssimazione di costruzione accusatoria e investigativa, non si può che ritornare alla necessità di indagare questa attività persecutoria diretta contro chi svolge una funzione istituzionale, in particolare la funzione parlamentare.
Credo, sulla base di queste considerazioni, che la Camera non possa che confermare il voto contrario all'utilizzazione di queste intercettazioni perché vi è una attività chiaramente strumentale, svolta in questo caso dagli organi della magistratura, che non serve a mettere chiarezza nelle indagini e non è assolutamente funzionale all'accertamento della verità, che, invece, è lo scopo ultimo per il quale la magistratura dovrebbe attivare le sue funzioni.
Chiedo un voto favorevole rispetto alla proposta di diniego di utilizzazione dell'intercettazione per il reato di violenza privata elettorale e un voto contrario alla richiesta di concessione dell'autorizzazione all'uso delle altre intercettazioni, formulata dal relatore.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vacca. Ne ha facoltà.
ELIAS VACCA. Signor Presidente, devo dire che sono grato all'onorevole Mazzoni per il suo intervento, perché ha portato il ragionamento al punto al quale era necessario che pervenisse. Devo dire, senza alcuna volontà polemica o ironica, che, prima di sentire l'intervento della collega Mazzoni, non soltanto per me, ma anche per altri colleghi che non hanno seguito in Giunta il lavoro sulla vicenda, sarebbe stato magari difficile, nel caso di specie, sapere di che cosa concretamente si parlasse.
Il relatore - con il quale sono totalmente d'accordo - ha omesso (anche per una questione di eleganza nell'esposizione) di parlare della vicenda nei suoi aspetti concreti. Alla fine, ci siamo arrivati. Innanzitutto, si tratta di distinguere tra due fattispecie di reato: una più specifica (la violenza privata elettorale) e una più generale (la concussione), in relazione alle quali si è pervenuti, in Giunta, a due conclusioni di tipo diverso.
Le argomentazioni che il collega Mormino, tanto in Giunta quanto in Assemblea, ha fornito e denunciato con la sua nota (non solo in simili ambiti) capacità, ci dicono sostanzialmente questo: non siamo d'accordo - dice il collega Mormino - non riteniamo di poter concedere l'autorizzazione che oggi si richiede ex articolo 6 della legge n. 140 del 2003, perché essa avrebbe ben potuto essere richiesta ex articolo 4. Si tratta di un'argomentazione che, astrattamente, ha una sua nobiltà e dignità, anche tecnica, ma che, nel caso specifico, è molto difficile accogliere, proprio in considerazione di quanto testé sostenuto dalla collega Mazzoni. È vero, cioè, che nella scorsa legislatura (io non ero presente, ne prendo atto), sulle intercettazioni telefoniche era stata fatta una richiesta preventiva di autorizzazione, che non è stata concessa, ma è pur vero che se ancorassimo, ogni volta, all'applicazione dell'articolo 6 la possibilità astratta - con un giudizio, tecnicamente detto, prognostico ex-post - di chiederla preventivamente, non dovremmo mai concedere alcuna autorizzazione ex articolo 6. È evidente, infatti, che in tutti quei casi in cui sussistono elementi per i quali concederlaPag. 24a posteriori, si sarebbe potuta richiederla a priori: con quale esito, non lo sappiamo.
Un'ulteriore questione che vorrei evidenziare (riprendo, anche in questo caso, l'ultimo intervento) riguarda la sussistenza o meno del fumus persecutionis. Tale argomento, per la verità, era già stato introdotto, nella Giunta per le autorizzazioni, dal presidente Giovanardi, il quale, con encomiabile sforzo, aveva letto tutte le carte processuali, giungendo alla conclusione che esse contenevano, nel merito, tali e tante incongruenze sotto il profilo logico e giuridico, da indurci a credere che vi fosse stata non solo approssimazione, ma anche un intento di rivolgere ad personam tutti gli errori e le imprecisioni di questo processo.
Ma questo, colleghi, è un giudizio che spetta al tribunale del riesame, alla Corte di cassazione, a chi valuta - sulla utilizzabilità o meno nel merito delle intercettazioni - se siano stati commessi errori o violazioni di legge. Non si tratta di un giudizio che può consentirci di riconoscere, gratuitamente, l'esistenza di fumus persecutionis perché diversamente (voglio anche credere che l'indagine sia stata «fatta male») in ogni indagine «fatta male» dovremmo ravvisare, nei confronti di chiunque, l'esistenza di fumus!
In conclusione, ritengo che la proposta del relatore sia assolutamente equilibrata. Essa dimostra che la materia è stata sviscerata nei minimi dettagli, che si è voluto distinguere su una fattispecie di reato rispetto ad un'altra e che, rispetto a quella più grave, nel caso specifico - riprendo l'intervento del collega Brigandì con cui, questa volta, sono in disaccordo - non si può dire che si sia approfittato di intercettazioni carpite in un luogo di abituale frequentazione del parlamentare. Non stiamo parlando, infatti, né dell'ufficio né dell'abitazione del parlamentare, ma di un luogo che, contestualmente e per un breve lasso di tempo, è stato da lui frequentato. Pertanto, ricondurre anche a tale caso l'ipotesi di dimora o domicilio abituale mi sembrerebbe eccessivo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Consolo. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE CONSOLO. Signor Presidente, prendo la parola dopo aver ascoltato l'intervento di colui che «rimane il mio presidente»: mi riferisco a Giovanni Crema, il quale presiedeva l'analoga Giunta quando io ero al Senato.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, le considerazioni che ho sentito esprimere in modo unanime al Senato, all'epoca in cui ero componente della Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari, in qualità di senatore, sono state svolte in modo totalmente distorto in quest'aula.
So che c'è un bicameralismo perfetto e che ogni Giunta è indipendente nelle proprie decisioni. Tuttavia, la circostanza è veramente singolare e, pertanto, il richiamo alla ragione avanzato dal deputato Crema, che all'epoca era presidente della Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari del Senato, mi induce alle riflessioni che sto per fare. Non intendo dilungarmi sulla portata successiva o preventiva dell'articolo 6 della legge 20 giugno 2003, n. 140. Esiste, a monte, una norma di rango costituzionale, l'articolo 68 della Costituzione, ai sensi della quale, da parte del Parlamento «analoga autorizzazione è richiesta per sottoporre i membri del Parlamento ad intercettazioni in qualsiasi forma (...)».
È singolare che una parte politica - mi si potrebbe ricordare che, in tal caso, il problema non è politico ma giuridico - che in passato ha sposato un problema giuridico, oggi lo interpreti in modo totalmente diverso. È possibile che una norma venga interpretata in un modo, positivo o negativo, in un ramo del Parlamento ed esattamente al contrario nell'altro? Mi chiedo e vi chiedo: perché?
L'articolo 68, quanto meno in relazione alla libertà di pensiero, è rimasto identico sin dai tempi dei costituenti, che nel tutelare il parlamentare hanno inteso tutelare qualcosa di più, cioè gli interessi che il parlamentare, il quale rappresenta i cittadini, porta avanti.Pag. 25
Non mi vergogno di dirlo, in questa sede si sta manifestando una sorta di pudore per rivendicare prerogative parlamentari. A mio avviso, il pudore è sbagliato. Fintanto che esiste una norma in tal senso, occorre interpretarla nell'unico modo corretto, richiamato dall'onorevole Mormino e dal presidente Crema. Secondo la mia opinione, questo è l'unico modo di interpretare la norma in questione, fino a quando l'articolo 68 della Costituzione prevedrà la necessità di autorizzazione delle intercettazioni in qualsiasi forma effettuate.
PRESIDENTE. Faccio presente che assiste ai nostri lavori dalle tribune una classe dell'Istituto comprensivo di San Fele, in provincia di Potenza. Sono presenti anche il sindaco e la giunta. La Presidenza e l'Assemblea li salutano (Applausi).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Buemi. Ne ha facoltà.
ENRICO BUEMI. Signor Presidente, in materia di intercettazioni telefoniche e ambientali ci troviamo sempre in presenza di una situazione particolarmente delicata e problematica, in particolare perché queste ultime sono fortemente invasive e, conseguentemente, lesive dei diritti fondamentali. Ritengo che la situazione sia maggiormente problematica nel caso in cui si ponga a confronto l'intercettazione con la previsione contenuta nell'articolo 68 della nostra Costituzione (che, come già ribadito da alcuni colleghi, è norma fondamentale e di riferimento per i nostri comportamenti), la quale esclude qualsiasi forma di intercettazione salvo autorizzazione preventiva. Intendiamo fare riferimento a tale applicazione rigorosa della norma e, pertanto, riteniamo la non utilizzabilità delle intercettazioni ascritte al collega Ranieli.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale, l'onorevole Paniz. Ne ha facoltà.
MAURIZIO PANIZ. Signor Presidente, già nella Giunta per le autorizzazioni avevo espresso, in termini molto chiari, la mia opinione. Non si tratta di discutere dei privilegi dei parlamentari, ma dei diritti garantiti dalla Carta costituzionale che è molto precisa in proposito: per intercettare un parlamentare occorre la preventiva autorizzazione della Camera dei deputati o del Senato.
Su tale norma non sono consentite interpretazioni tecniche diverse perché il testo letterale è assolutamente preciso e addentrarci in interpretazioni tecniche peculiari significa svilire il contenuto di una norma che è di assoluta ed immediata percezione. Credo che, nel caso specifico, consentire che vengano utilizzate intercettazioni adottate senza rispettare tale norma significa far rientrare dalla finestra quello che, come aveva affermato la Camera in termini molto chiari, non poteva entrare dalla porta.
Non ci possono essere dubbi riguardo alla vicenda in esame; non è consentito un voto disgiunto, il voto deve essere unico e preciso. La Camera non può acconsentire alla richiesta e il suo diniego deve essere fermo, in omaggio al principio fondamentale in base al quale la Camera dei deputati deve essere sovrana nei confronti dei suoi appartenenti (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e Lega Nord Padania).
(Votazione - Doc. IV, n. 6-A)
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che, secondo le proposte della Giunta, procederemo a due distinte votazioni: una relativa all'utilizzazione delle intercettazioni del 3 maggio 2004 e l'altra relativa all'utilizzazione delle altre intercettazioni.
Passiamo alla prima delle due votazioni. Avverto che chi intende votare per il diniego dell'autorizzazione deve esprimere un voto favorevole e chi intende votare per la concessione dell'autorizzazione deve esprimere un voto contrario.
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione diPag. 26nomi, la proposta della Giunta di denegare l'autorizzazione all'utilizzazione dell'intercettazione del 3 maggio 2004.
(È approvata).
Passiamo alla seconda votazione. Avverto che chi intende votare per il diniego dell'autorizzazione deve esprimere un voto contrario e chi intende votare per la concessione dell'autorizzazione deve esprimere un voto favorevole.
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta della Giunta di concedere l'autorizzazione all'utilizzazione delle altre intercettazioni (È respinta - Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), Lega Nord Padania, Democrazia Cristiana-Partito Socialista e Misto-Movimento per l'Autonomia).
La Camera ha pertanto deliberato di denegare l'autorizzazione all'utilizzo delle altre intercettazioni di conversazioni di Michele Ranieli, deputato all'epoca delle intercettazioni.
Seguito della discussione del disegno di legge: Misure per il cittadino consumatore e per agevolare le attività produttive e commerciali, nonché interventi in settori di rilevanza nazionale (Testo risultante dallo stralcio degli articoli 28, 29, 30 e 31 del disegno di legge n. 2272, deliberato dall'Assemblea il 17 aprile 2007) (A.C. 2272-bis-A) (ore 12,30).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Misure per il cittadino consumatore e per agevolare le attività produttive e commerciali, nonché interventi in settori di rilevanza nazionale.
Ricordo che nella seduta del 29 maggio è stato, da ultimo, votato l'articolo 4 e sono state accantonate alcune proposte emendative.
Preso atto dell'assenza temporanea del relatore e del Governo, sospendo la seduta per cinque minuti...
LUCA VOLONTÈ. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Onorevole Volonté, ho già annunciata la sospensione della seduta e non posso concederle la parola. Alla ripresa le sarà permesso di intervenire.
La seduta è sospesa.
La seduta, sospesa alle 12,30, è ripresa alle 12,35.
PRESIDENTE. La seduta è ripresa. Il presidente Volonté aveva chiesto la parola; non essendo ora presente in aula, potrà eventualmente intervenire successivamente.
Come già ricordato, nella seduta di ieri è stato da ultimo votato l'articolo 4 e sono state accantonate le seguenti proposte emendative: con riferimento all'articolo 1, gli identici emendamenti Mazzocchi 1.5 e Burgio 1.6, Fava 1.15 e 1.16, Saglia 1.212, Bernardo 1.207, Giudice 1.218, Milanato 1.51, Fava 1.17, Bonelli 1.223, Saglia 1.8 e 1.9, gli identici Saglia 1.10 e Franzoso 1.208, Lazzari 1.202, gli identici Realacci 1.210, Saglia 1.211, D'Agrò 1.216 e Fava 1.225, Germontani 1.214, nonché la votazione dell'articolo 1 e l'articolo aggiuntivo Nannicini 1.0205; con riferimento all'articolo 5, tutte le proposte emendative presentate, nonché la votazione dell'articolo e l'articolo aggiuntivo Uggè 5.01.
Avverto che le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso gli ulteriori prescritti pareri (Vedi l'allegato A - A.C. 2272-bis sezioni 1 e 2).
Avverto che la Commissione ha presentato l'emendamento 6.300, che è in distribuzione. Il termine per la presentazione dei subemendamenti era fissato per le 12.
Avverto altresì che, secondo le intese intervenute tra i gruppi, i nostri lavori saranno sospesi alle 13.Pag. 27
Chiedo al relatore quali indicazioni intenda dare in ordine alla ripresa dei nostri lavori.
ANDREA LULLI, Relatore. Signor Presidente, proporrei di riprendere l'esame delle proposte emendative riferite all'articolo 1, per le quali avevo chiesto l'accantonamento e sulle quali la Commissione può ora esprimere nuovamente il proprio parere.
PRESIDENTE. Sta bene.
(Ripresa esame dell'articolo 1 - A.C. 2272-bis-A)
PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso riferite (Vedi l'allegato A - A.C. 2272-bis sezione 3).
Invito dunque il relatore ad esprimere nuovamente il parere della Commissione sulle proposte emendative riferite all'articolo 1, precedentemente accantonate.
ANDREA LULLI, Relatore. La Commissione formula un invito al ritiro degli identici emendamenti Mazzocchi 1.5 e Burgio 1.6, perché, nella sostanza, il contenuto di tali proposte è già presente, seppure in diversi commi, nella formulazione attuale dell'articolo 1. Quindi, chiederei ai presentatori di ritirarli, perché si tratta di disposizioni di fatto già presenti nel disegno di legge.
Confermo il parere contrario sugli emendamenti Fava 1.15 e 1.16. Formulo un invito al ritiro dell'emendamento Saglia 1.212, mentre sull'emendamento Bernardo 1.207 il parere è favorevole a condizione che venga così riformulato: «Al comma 2, dopo le parole: tra impianti, aggiungere le seguenti: e fra impianti ed esercizi».
La Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti Giudice 1.218, Milanato 1.51, Fava 1.17, Bonelli 1.223 e Saglia 1.8, mentre invita al ritiro dell'emendamento Saglia 1.9, perché già ricompreso nel comma 3; in realtà anche l'emendamento Bonelli 1.223 è già ricompreso in altra parte dell'articolo.
Il parere è altresì contrario sugli identici emendamenti Saglia 1.10 e Franzoso 1.208, nonché sull'emendamento Lazzari 1.202, mentre sugli identici emendamenti Realacci 1.210, Saglia 1.211, D'Agrò 1.216 e Fava 1.225 la Commissione formula un invito al ritiro in considerazione del parere favorevole espresso sull'emendamento Germontani 1.214, che ci sembra meglio formulato: di fatto, si tratta della stessa materia.
Signor Presidente, sull'articolo aggiuntivo Nannicini 1.0205, mi riservo di proporre una riformulazione in sede di Comitato dei nove per chiedere poi un nuovo parere alla Commissione bilancio.
PRESIDENTE. E quindi rimane accantonato?
ANDREA LULLI, Relatore. Rimane accantonato per tale motivo.
PRESIDENTE. Il Governo?
FILIPPO BUBBICO, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Passiamo agli identici emendamenti Mazzocchi 1.5 e Burgio 1.6.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dalla Commissione e dal Governo.
ALBERTO BURGIO. Signor Presidente, accedo all'invito al ritiro del mio emendamento 1.6.
STEFANO SAGLIA. Signor Presidente, accedo all'invito al ritiro dell'emendamento Mazzocchi 1.5, di cui sono cofirmatario.
PRESIDENTE. Sta bene.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.Pag. 28
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fava 1.15, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 391
Maggioranza 196
Hanno votato sì 184
Hanno votato no 207).
Prendo atto che i deputati Buontempo e Tenaglia non sono riusciti a votare e che il deputato Burgio avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fava 1.16, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 413
Maggioranza 207
Hanno votato sì 198
Hanno votato no 215).
Prendo atto che il deputato Buontempo non e riuscito a votare.
Passiamo all'emendamento Saglia 1.212.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro formulato dalla Commissione e dal Governo.
STEFANO SAGLIA. No, Signor Presidente, non accedo all'invito al ritiro e insisto per la votazione.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Saglia 1. 212, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 415
Maggioranza 208
Hanno votato sì 195
Hanno votato no 220).
Prendo atto che il deputato Buontempo non è riuscito a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Bernardo 1.207.
Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione proposta dalla Commissione e dal Governo.
MAURIZIO BERNARDO. Sì, signor Presidente, accetto la riformulazione.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bernardo 1.207, nel testo riformulato, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 422
Maggioranza 212
Hanno votato sì 415
Hanno votato no 7).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Giudice 1. 218, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 430
Votanti 422
Astenuti 8
Maggioranza 212
Hanno votato sì 196
Hanno votato no 226).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Milanato 1. 51, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 425
Votanti 414
Astenuti 11
Maggioranza 208
Hanno votato sì 186
Hanno votato no 228).
Prendo atto che la deputata Formisano non è riuscita a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fava 1. 17, non accettato dalla Commissione né dal Governo...
Revoco l'indizione della votazione in quanto aveva chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fava.
Ne ha facoltà.
GIOVANNI FAVA. Signor Presidente, chiedo di fare un po' di attenzione sull'emendamento 1.17 in esame. Questo è infatti un altro dei tentativi che poniamo in essere per richiamare l'attenzione sui carburanti cosiddetti «eco-compatibili». Spesso ci si riempie la bocca di questioni che attengono alla compatibilità ambientale, ai problemi del protocollo di Kyoto, e così via; poi, invece, quando ci si trova a dover entrare nel merito di scelte specifiche, com'è in questo caso, l'attenzione che il legislatore riserva a questo tipo di innovazioni tecnologiche (che attengono proprio al profilo del miglioramento della qualità dell'ambiente) è sempre piuttosto ridotta rispetto alle premesse.
Dico ciò poiché mi sembra che la proposta in esame, estendendo tale principio, costituisca un contributo di buonsenso: mi sarei dunque francamente aspettato che la Commissione, almeno in questo caso, esprimesse un parere favorevole. Del resto, siamo abituati ad avere pareri esclusivamente contrari da parte del relatore e della Commissione. Pur essendo avvezzi a questo uso, comunque, abbiamo osservato ieri il relatore tornare più volte sui propri passi ed effettuare in Assemblea taluni ripensamenti; chiediamo quindi se non vi sia un ripensamento su questa proposta emendativa.
ANDREA LULLI, Relatore. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANDREA LULLI, Relatore. Signor Presidente, il parere espresso può essere trasformato in un invito al ritiro, poiché abbiamo già approvato l'emendamento Sanga 1.222 che testualmente aggiunge le seguenti parole: «a promuovere la diffusione di carburanti eco-compatibili e l'efficienza energetica anche nei nuovi impianti». È dunque chiaro che la sostanza dell'emendamento è accolta. Ho forse sbagliato ad esprimere parere contrario: il tema è certamente condiviso ed esso è stato già oggetto di un voto favorevole nella seduta di ieri.
PRESIDENTE. Sta bene.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Fava 1.17 testé formulato dal relatore.
GIOVANNI FAVA. Sì, signor Presidente: prendo atto del ripensamento della Commissione, che dà l'emendamento per assorbito. Non essendovi dunque più un parere contrario, lo ritiro.
Pag. 30
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo all'emendamento Bonelli 1.223. Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore.
GIUSEPPE TREPICCIONE. Annuncio che ritiro l'emendamento, signor Presidente.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Saglia 1.8, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 443
Votanti 442
Astenuti 1
Maggioranza 222
Hanno votato sì 206
Hanno votato no 236).
Passiamo all'emendamento Saglia 1.9.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore.
STEFANO SAGLIA. Signor Presidente, su questo tema è intervenuto il relatore con il suo emendamento, che ricostruisce le competenze statali e quelle delle regioni. Credo che il Governo non sia riuscito a trovare l'intesa su questi punti, ma sembra vi sia riuscita la Commissione. Ritiro dunque l'emendamento.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Saglia 1.10 e Franzoso 1.208, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 450
Maggioranza 226
Hanno votato sì 209
Hanno votato no 241).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lazzari 1.202, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 440
Votanti 439
Astenuti 1
Maggioranza 220
Hanno votato sì 204
Hanno votato no 235).
Passiamo agli identici emendamenti Realacci 1.210, Saglia 1.211, D'Agrò 1.216, Fava 1.225.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore.
GIOVANNI FAVA. No, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIOVANNI FAVA. Signor Presidente, non accolgo l'invito al ritiro poiché ritengo che, al contrario, questo argomento dovrebbe essere oggetto di riflessione quantomeno in questa sede. Con l'emendamento in esame, infatti, si propone di introdurre un principio che riteniamo sacrosanto: quello della tutela delle zone scarsamente popolate.
In una logica di redistribuzione del sistema, così come essa è concepita dal provvedimento, tali zone rischiano di essere soffocate da dinamiche di mercatoPag. 31che possono portare a considerare l'erogazione di carburante in queste aree assolutamente controproducente da un punto di vista economico-finanziario.
Crediamo che, al contrario, le zone particolarmente disagiate - a titolo esemplificativo e non esaustivo, le zone montuose - vadano in qualche modo preservate e che, in esse, il servizio debba essere considerato in quanto tale, cioè come servizio pubblico. Credo che l'erogazione di carburanti, in questi casi, si configuri non tanto come attività commerciale ma, al contrario, come attività di servizio da tutelare e garantire.
Pertanto, riteniamo che sia giusto articolare e differenziare sul territorio, per queste zone, un meccanismo ultraliberale che rischia altrimenti di compromettere, dal punto di vista della funzionalità e dell'esistenza delle strutture stesse, la presenza di questi avamposti di civiltà, rappresentati dalla presenza dei distributori di carburante.
Considerate le difficoltà, in certe zone di montagna, a raggiungere i distributori stessi e la circostanza che essi, molto spesso, sono gestiti in piccole strutture familiari, in larga misura da persone anziane che svolgono tale attività a prescindere dal fatto che sia più o meno remunerativa.
PRESIDENTE. Onorevole D'Agrò?
LUIGI D'AGRÒ. Signor Presidente, ritiro l'emendamento a mia prima firma.
Avrei preferito che il relatore avesse espresso parere favorevole sugli identici emendamenti di cui stiamo discutendo, considerando assorbito l'emendamento Germontani 1.214. Ma così non è stato, poiché il relatore ritiene che la formulazione dell'emendamento Germontani 1.214 sia migliorativa. Non so se essa sia migliorativa, ma ritengo che, comunque, la sostanza del problema risulti affrontata in maniera essenziale, anche rispetto all'emendamento 1.216 da me presentato, che quindi ritiro.
ANDREA LULLI, Relatore. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANDREA LULLI, Relatore. Ringrazio l'onorevole D'Agrò, ma vorrei dire all'onorevole Fava che non vi è un parere contrario. Naturalmente, tutto è opinabile, però vorrei dire, per chiarire, che l'emendamento Germontani 1.214 non è della maggioranza. Ritengo preferibile la sua formulazione, perché, mentre la formulazione precedente degli identici emendamenti è condivisibile ma parla di «zone scarsamente servite», l'emendamento Germontani 1.214 prevede, e leggo: «al fine di assicurarne l'estensione in modo equilibrato sul territorio nazionale, le regioni possono prevedere specifici criteri di indirizzo». Esso prevede, quindi, uno spettro più ampio di regolazione dell'intervento, e appare in tal senso più utile. Questo è il motivo per cui la Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Germontani 1.214, ritenendo assorbiti i quattro emendamenti precedenti, rispetto ai quali, per il semplice fatto di venire prima nell'ordine del fascicolo degli emendamenti, devo formulare l'invito al ritiro, per un fatto di forma e non di sostanza.
GIOVANNI FAVA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIOVANNI FAVA. A questo punto, per risolvere la questione, in uno spirito collaborativo accetto di ritirare il mio emendamento, a condizione che venga presa in considerazione la possibilità di aggiungere la mia firma e quella dell'onorevole Allasia nonché - credo di interpretarne il pensiero - degli onorevoli Saglia e D'Agrò qui presenti, all'emendamento successivo nell'ordine di votazione.
PRESIDENTE. Sta bene.
Prendo atto che anche gli emendamenti Realacci 1.210 e Saglia 1.211 sono stati ritirati.
La Presidenza e l'Assemblea salutano gli studenti di una classe della scuolaPag. 32media Salvo D'Acquisto di Napoli, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
MAURIZIO BERNARDO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MAURIZIO BERNARDO. Signor Presidente, intervengo solo per aggiungere la mia firma, così come gli altri colleghi, all'emendamento Germontani 1.214.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Germontani 1.214, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 441
Maggioranza 221
Hanno votato sì 438
Hanno votato no 3).
Passiamo alla votazione dell'articolo 1.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Saglia. Ne ha facoltà.
STEFANO SAGLIA. Signor Presidente, intervengo per esprimere la dichiarazione di voto del mio gruppo, in quanto si tratta di un tema particolarmente qualificante. Con l'articolo in esame si tenta di liberalizzare il settore della distribuzione dei carburanti. È evidente che su questo argomento vi sono interessi legittimi e rilevanti: vi è quello della grande distribuzione organizzata di poter realizzare propri impianti di distribuzione; vi sono quelli dei gestori che tentano di rimanere attori di questo mercato; vi sono infine gli interessi legittimi di coloro che producono il carburante.
Ritengo che la Commissione attività produttive sia riuscita a trovare un punto di intesa su un argomento molto delicato, sul quale il «tavolo Carpi» del Ministero dello sviluppo economico non era riuscito a raggiungere un accordo, in quanto, come ho già osservato, vi sono interessi rilevanti e in alcuni casi anche confliggenti. Pertanto credo che il risultato finale sia abbastanza soddisfacente. Si rispettano le competenze costituzionali delle regioni - e perciò si riuscirà forse ad evitare un ricorso alla Corte costituzionale da parte loro - affrontando il tema delle distanze tra i distributori di carburante e restituendo alle regioni una maggiore libertà anche per quanto riguarda gli orari di apertura e chiusura.
Annuncio quindi l'astensione del gruppo di Alleanza Nazionale sull'all'articolo 1.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Agrò. Ne ha facoltà.
LUIGI D'AGRÒ. Signor Presidente, aggiungo alcune valutazioni in merito al mancato parere favorevole su due emendamenti che, a nostro avviso, avrebbero caratterizzato in modo più preciso l'articolo in esame. Per ciò che concerne il mio emendamento 1.56, vi è una rivisitazione che affronteremo successivamente esaminando l'articolo aggiuntivo; ma mi riferisco soprattutto al mio emendamento 1.27, laddove si stabiliva la possibilità di lasciare ai gestori di impianti l'opportunità di scegliere compagnie diverse rispetto a quelle che erano state loro assegnate.
Riteniamo che tale previsione avrebbe potuto comportare effettivamente una maggiore liberalizzazione del mercato e produrre effetti vantaggiosi anche per il cittadino consumatore. Inoltre, è necessario verificare nuovamente la questione delle accise, esaminando l'emendamento accantonato. Anche per tali motivi, annuncio la nostra astensione sull'articolo 1 in esame.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fava. Ne ha facoltà.
Pag. 33
GIOVANNI FAVA. Signor Presidente, dobbiamo ammettere di non essere quasi per nulla soddisfatti dell'evoluzione della discussione sull'articolo 1, e tanto meno di quello che sarà il risultato finale al quale giungeremo con questa votazione. Non siamo soddisfatti per una serie di questioni che sono non tanto di ordine «filosofico», quanto di ordine procedurale. Infatti, crediamo che questa disposizione avrebbe potuto contenere una serie di elementi oggettivi che avrebbero potuto meglio garantire anche il consumatore.
Riteniamo che la mancata approvazione del mio emendamento 1.16 sia una circostanza abbastanza grave e inquietante, che la dice lunga sulle intenzioni e sulle idee di questo Governo per quanto concerne la qualità degli impianti. Infatti, con il mio emendamento 1.16 chiedevamo che venissero stabiliti meccanismi e princìpi, in base ai quali l'apertura dei distributori di carburante fosse possibile anche in assenza di normative specifiche sulle distanze e di altri paletti, ma in un regime di concorrenza vera, da un lato, e di garanzia del consumatore, dall'altro.
Negli ultimi anni molti proprietari di impianti hanno cercato di specializzare gli stessi, di migliorare la qualità dei servizi, dando anche maggiori garanzie in termini di sicurezza, da un lato, e di qualità del servizio, dall'altro, implementando le strutture di distribuzione dei carburanti su un modello (il modello europeo) che prevede che non ci si limiti alla sola pompa di benzina, ma che ad essa corrispondano una serie di servizi e strutture adeguate per il pubblico.
Ritenevamo, a questo punto, che fosse logico introdurre, almeno in questa fase, una serie di paletti per cui ad un soggetto che si proponesse di erogare carburante venisse imposto il rispetto di una serie di normative (che abbiamo citato, e non ci sembra di aver detto nulla che potesse stravolgere il provvedimento) in materia territoriale, urbanistica, ambientale, di sicurezza stradale e di prevenzione incendi. Il rischio è che domani qualcuno si metta davvero sul bordo della strada con il fusto di benzina comprato da qualcun altro nelle vicinanze, come spesso succede in paesi non evoluti, e liberamente possa esercitare la propria attività commerciale.
Crediamo che il provvedimento in esame rischi di andare ulteriormente a peggiorare la qualità degli impianti. Avremmo voluto più coraggio, da questo punto di vista, e meno populismo. Si è privilegiata una logica di propaganda spicciola sul provvedimento e si è poco guardato alla qualità dei servizi erogati e a ciò che costituisce il bene principale (che riteniamo prevalente, a prescindere dal costo del carburante): la tutela del consumatore.
Per questo motivo annuncio il voto contrario del gruppo della Lega Nord sull'articolo 1.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bernardo. Ne ha facoltà.
MAURIZIO BERNARDO. Signor Presidente, intervengo brevemente per esprimere e motivare l'astensione del mio gruppo sull'articolo 1 di questa «lenzuolata», come viene definita in numerose occasioni.
Devo riconoscere che la Commissione, evidentemente anche con il contributo determinante della nostra formazione politica, ha apportato alcune modifiche al testo che sono state accolte e recepite e, pertanto, cogliamo positivamente lo sforzo compiuto. Nel modificare l'articolo 1, abbiamo corretto l'indirizzo del Governo su una materia così delicata, che vede, da una parte, un ruolo importante dei consumatori e, dall'altra, il sistema della grande e piccola (purtroppo) distribuzione, nonché su ciò che significhi un sistema produttivo adeguato a rispondere alle esigenze che i consumatori mostrano puntualmente ed anche sul coinvolgimento degli enti locali. Avremmo preferito che fossero stati accolti anche ulteriori emendamenti che indubbiamente avrebbero migliorato il testo. Per questo motivo, annuncio l'astensione del gruppo di Forza Italia sull'articolo 1.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo, personale l'onorevole Raisi. Ne ha facoltà.
ENZO RAISI. Signor Presidente, ho chiesto di parlare, nella fase conclusiva dell'esame dell'articolo 1, per rimarcare un dato spiacevole. Abbiamo cercato di dare un contributo positivo presentando una serie di emendamenti. Tra gli altri, ve ne era uno, l'emendamento Saglia 1.8, che coglieva l'opportunità di aprire nuovi distributori di carburante, cercando di collocare all'interno di essi tutta una serie di carburanti ecologici come il GPL, l'idrogeno e le miscele, in sintonia con una politica di attenzione nei confronti dell'ambiente.
Il Governo, in Commissione, ed anche una parte della maggioranza avevano accolto con attenzione la nostra richiesta e la discussione dell'emendamento, successivamente riproposto in questa sede, era stata sospesa. Il relatore aveva proposto di risolvere il problema, ma, alla fine, l'emendamento è stato bocciato senza alcun tipo di intervento. Credo, pertanto, che ancora una volta si tratti di una scelta illogica, data anche l'opportunità da noi evidenziata. Vi è poca coerenza negli atti che state compiendo e tra ciò che fa un Ministero rispetto ad un altro.
Questa era la grande opportunità per imporre carburanti ecologici ai nuovi distributori: l'avete persa, e ce ne dispiace.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Buontempo. Ne ha facoltà.
TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, ferma restando la stima e l'ammirazione verso il collega Saglia, che ben rappresenta Alleanza Nazionale nel Comitato dei nove, voterò contro l'articolo in esame, a titolo personale. Viviamo in un Paese in cui vi sono oltre 8 mila comuni; di questi, oltre 5 mila sono piccole realtà municipali che vivono e sono ancora città aperte perché vi sono piccole attività commerciali, che spesso non danno neppure grandi guadagni, però consentono a quei comuni di avere delle luci accese, di avere una persona a cui rivolgersi...
PRESIDENTE. Onorevole Buontempo...
TEODORO BUONTEMPO. ...di avere la possibilità di una risorsa che domani sarà utilissima per far ritornare ad abitare quei comuni. Pensare che nelle immediate vicinanze o all'entrata di quei comuni ci possa essere un distributore di benzina che possa vendere tutto, significa uccidere il piccolo commercio nelle migliaia di comuni italiani. Non è questa la liberalizzazione che serve al Paese ...
PRESIDENTE. Onorevole Buontempo...
TEODORO BUONTEMPO. Per tali motivi ritengo questo articolo e questa impostazione estremamente dannosi per tutti i piccoli comuni e per tutto il piccolo commercio, e dunque esprimerò un convinto voto contrario.
PRESIDENTE. Saluto gli studenti dell'Istituto tecnico commerciale Oberdan di Treviglio e del Liceo scientifico Boggio Lera di Catania, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1, nel testo emendato.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 448
Votanti 282
Astenuti 166
Maggioranza 142
Hanno votato sì 254
Hanno votato no 28).Pag. 35
Prendo atto che l'onorevole Buontempo non è riuscito a votare e che avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo e sull'ordine dei lavori.
GIORGIO CARTA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIORGIO CARTA. Signor Presidente, intervengo per sollecitare il Governo a rispondere a due interrogazioni a risposta scritta, una indirizzata al Presidente del Consiglio dei ministri, l'altra al Ministro dell'interno, rispettivamente la n. 4-00958, presentata il 19 settembre 2006, e la n. 4-00564, presentata il 17 luglio 2006. Sollecito soprattutto la risposta alla prima interrogazione perché il ritardo del Governo, che dura ormai da circa un anno, nega un diritto fondamentale ai cittadini.
MARCO ZACCHERA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARCO ZACCHERA. Signor Presidente, intervengo per sollecitare nuovamente la risposta del Governo su due interrogazioni relative al comune di Vogogna, una per i patti territoriali, l'altra sulla sede del Parco della Val Grande, presentate diversi mesi fa, sulle quali, a seguito di un precedente sollecito, avevo ottenuto la rassicurazione dalla Presidenza che avrebbe interessato il Governo. Torno a sollecitare nuovamente il Governo perché, nonostante ciò, le risposte continuano a non arrivare. Dato che sono interrogazioni piuttosto interessanti e serie, farebbe piacere avere delle risposte.
LUCIO BARANI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUCIO BARANI. Signor Presidente, intervengo affinché si noti come, nell'ordine del giorno della seduta odierna, non siano specificate né la riunione del Parlamento in seduta comune né l'argomento. È un ordine del giorno che ci ha lasciato sbigottiti, in quanto doveva essere più preciso. Quindi chiedo, se è possibile, per il futuro, indicare il motivo della riunione in seduta comune e, soprattutto, l'ora. Se lei legge l'ordine del giorno si può rendere conto che bisogna proprio andare ad analizzare le virgole, per non capire nulla. Invito, dunque, a scrivere un ordine del giorno più dettagliato e preciso, cosicché anche noi parlamentari di «serie B» possiamo capire il motivo della riunione del Parlamento in seduta comune.
PRESIDENTE. In ordine ai solleciti avanzati, sarà cura della Presidenza procedere ad un ulteriore intervento presso il Governo.
In merito la sua richiesta, onorevole Barani, le faccio notare che, poiché non si tratta di una seduta della Camera dei deputati ma del Parlamento in seduta comune, lei non trova, nell'ordine del giorno della Camera dei deputati, la ragione e la convocazione per le ore 14 del Parlamento in seduta comune, in quanto sono indicate in apposito avviso congiunto della Camera e del Senato della Repubblica, stampato e disponibile.
GIUSEPPE FALLICA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE FALLICA. Signor Presidente, al pari dei miei colleghi vorrei sollecitare il Governo, come ho fatto precedentemente. È necessario intervenire e far presente ciò al Presidente della Camera che in ordine al diritto del parlamentare circa lo svolgimento del proprio ruolo attraverso gli strumenti di sindacato ispettivo, la situazione è diventata insostenibile.
PRESIDENTE. La Presidenza prende atto delle sue osservazioni.Pag. 36
Sospendo la seduta, che riprenderà al termine della riunione del Parlamento in seduta comune.
La seduta, sospesa alle 13,15, è ripresa alle 17,20.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIA MELONI
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Bersani, Boato, Brugger, Giovanardi, Oliva, Elio Vito e Volontè sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente ottantuno, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Si riprende la discussione del disegno di legge A.C. 2272-bis-A.
PRESIDENTE. Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta è stato da ultimo votato l'articolo 1, in precedenza accantonato.
Avverto che sono in distribuzione ulteriori proposte emendative presentate dalla Commissione. I relativi testi sono in distribuzione. Il termine per la presentazione di subemendamenti è stato fissato per le 18,30.
Chiedo al relatore quali indicazioni intenda dare all'Assemblea per la ripresa dei lavori.
ANDREA LULLI, Relatore. Chiedo alla Presidenza se sia possibile procedere alla votazione della proposta emendativa riferita all'articolo 6 presentata dalla Commissione alle 10,30.
PRESIDENTE. Si, onorevole Lulli, è già possibile.
ANDREA LULLI, Relatore. Allora, possiamo riprendere dall'articolo 6.
PRESIDENTE. Sta bene.
(Esame dell'articolo 6 - A.C. 2272-bis-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 6 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 2272-bis sezione 4).
Nessuno chiedendo di parlare invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
ANDREA LULLI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti Lazzari 6.10 e 6.200 e Giudice 6.201. La Commissione formula un invito al ritiro degli emendamenti Fava 6.8 e 6.7, mentre esprime parere contrario sull'emendamento Lazzari 6.13 e raccomanda l'approvazione del proprio emendamento 6.300.
PRESIDENTE. Onorevole Lulli, l'emendamento 6.300 della Commissione viene collocato prima dell'emendamento Lazzari 6.13.
ANDREA LULLI, Relatore. D'accordo, signor Presidente. La Commissione formula un invito al ritiro degli articoli aggiuntivi Contento 6.02, Saglia 6.04 e 6.05 e Bonelli 6.0200.
I motivi dell'invito al ritiro attengono al fatto che vi è una serie di provvedimenti in discussione al Senato, quello sull'energia e quello sui servizi pubblici locali, a cui è stato già in alcuni casi dato il mandato al relatore di riferire in aula e ritengo non ortodosso - lasciatemi usare questo termine - discutere di problemi attualmente all'esame dell'altro ramo del Parlamento.
La Commissione formula, altresì, un invito al ritiro dell'articolo aggiuntivo Migliore 6.09, in quanto la Commissione ha presentato l'articolo aggiuntivo 6.0300. La Commissione esprime parere favorevole sul subemendamento Bonelli 0.6.0300.3, mentre formula un invito al ritiro dei subemendamentiPag. 37D'Elpidio 0.6.0300.1 e Fava 0.6.0300.2. La Commissione raccomanda, infine, l'approvazione del proprio articolo aggiuntivo 6.0300 e formula un invito al ritiro dell'articolo aggiuntivo Urso 6.01.
PRESIDENTE. Il Governo?
FILIPPO BUBBICO, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lazzari 6.10, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 372
Maggioranza 187
Hanno votato sì 168
Hanno votato no 204).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lazzari 6.200, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 392
Maggioranza 197
Hanno votato sì 175
Hanno votato no 217).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Giudice 6.201, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 408
Votanti 394
Astenuti 14
Maggioranza 198
Hanno votato sì 166
Hanno votato no 228).
Passiamo all'emendamento Fava 6.8.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'emendamento formulato dal relatore.
GIOVANNI FAVA. Signor Presidente, non accedo all'invito al ritiro e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIOVANNI FAVA. Signor Presidente, prendo spunto dalla discussione svoltasi stamattina in sede di Comitato dei nove, nel corso della quale l'onorevole Lulli, nella sua veste di relatore, aveva dato disponibilità a riconsiderare l'invito al ritiro nel caso in cui fosse stata meglio esplicata e specificata la finalità dell'emendamento presentato. Approfitto, quindi, per cercare, con parole molto semplici e veloci, di spiegare quale sia lo spirito.
Riteniamo, inserendo questo periodo al comma 1 capoverso dell'articolo 16-bis, di intervenire direttamente sulla questione annosa del divieto di concessione dei serbatoi in comodato. Intendevamo stabilire un meccanismo per il quale non fosse vietato tanto il ricorso alla dotazione del serbatoio in comodato, quanto obbligare, in ogni caso, il soggetto, che facesse ricorso anche alla forma del comodato, a rendere evidente, nella fasePag. 38successiva della bollettazione, l'ammontare (a prescindere dal fatto che venga addebitato), del costo dell'ammortamento del serbatoio stesso, qualora questo venisse concesso.
Provo a spiegarmi meglio con un esempio pratico: se io, il soggetto che commercializza gas, mi impegno a fornire al soggetto utilizzatore un serbatoio in comodato d'uso, ciò può essermi consentito nella misura in cui il costo del serbatoio stesso, ripartito per parte o per l'intera durata o per parte della durata del contratto, venga chiaramente evidenziato dalla bolletta.
Quindi sia chiaro al consumatore, l'utilizzatore finale, quale parte della tariffa che vado a sostenere è imputabile, nell'ambito del calcolo del prezzo da parte del venditore, alla cessione effettiva dell'energia, piuttosto che a imputazione di quote di ammortamento sulla fornitura del serbatoio stesso.
Mi sembra un emendamento di buon senso indirizzato verso un'ottica di trasparenza della tariffa e della bollettazione.
Chiedo, pertanto, che possa essere posto in votazione.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fava 6.8, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 424
Maggioranza 213
Hanno votato sì 186
Hanno votato no 238).
Prendo atto che il deputato Giuseppe Fini non è riuscito a votare e che avrebbe voluto esprimere voto favorevole.
Passiamo all'emendamento Fava 6.7.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'emendamento formulato dal relatore.
GIOVANNI FAVA. Signor Presidente, non accedo all'invito al ritiro e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIOVANNI FAVA. Signor Presidente, insisto anche in questo caso per la votazione del mio emendamento, anche perché credo che sia più probabile, rispetto all'emendamento precedente, un ripensamento da parte del relatore. La proposta emendativa verte, infatti, sempre sul medesimo argomento, di cui abbiamo discusso poc'anzi, ovvero sul meccanismo del comodato d'uso, per il quale il contratto di fornitura del prodotto deve prevedere che le verifiche periodiche e la valutazione ordinaria del serbatoio, secondo la normativa tecnica di riferimento, rimangono in capo alla ditta fornitrice per tutta la durata del contratto.
Noi intendiamo specificare che, qualora ciò si verifichi, non si creino altre situazioni, peraltro abbastanza probabili in termini di valutazione di rischi di questo tipo, ossia che, essendoci una deregulation di fatto o addirittura una difficoltà applicativa in materia di comodato stesso, il soggetto che presta in comodato d'uso il serbatoio non sia più obbligato, come avviene attualmente, a garantire l'efficienza e la manutenzione dello stesso, ma che, al contrario, secondo lo spirito del nostro emendamento, questo possa essere reso obbligatorio. Chiunque si appresti, quindi, a fornire un serbatoio - a qualsiasi condizione, si tratti di vendita, di affitto o di comodato - deve garantirne in ogni caso la buona manutenzione per tutta la durata del contratto.
Insisto, quindi, per la votazione del mio emendamento 6.7 e mi auguro che vi sia un ripensamento da parte del relatore.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fava 6.7, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 420
Maggioranza 211
Hanno votato sì 183
Hanno votato no 237).
Prendo atto che il deputato Vico non è riuscito a votare ed avrebbe voluto esprimere un voto contrario.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CARLO LEONI (ore 17,30)
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.300 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 432
Votanti 425
Astenuti 7
Maggioranza 213
Hanno votato sì 422
Hanno votato no 3).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lazzari 6.13, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 426
Maggioranza 214
Hanno votato sì 188
Hanno votato no 238).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6, nel testo emendato.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 441
Votanti 362
Astenuti 79
Maggioranza 182
Hanno votato sì 342
Hanno votato no 20).
Passiamo all'articolo aggiuntivo Contento 6.02.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro.
MANLIO CONTENTO. Signor Presidente, non accedo all'invito al ritiro e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MANLIO CONTENTO. Signor Presidente, non posso aderire ad un invito al ritiro semplice e secco, dal momento che l'articolo aggiuntivo che abbiamo proposto si pone di fronte ad un tema estremamente importante per le famiglie e per le piccole imprese. Una delle questioni più delicate in tema di liberalizzazione dei servizi di fornitura del gas è la possibilità, per gli utenti e i consumatori, di confrontare i relativi prezzi del servizio da parte delle società che operano nel settore. Si tratta di un settore estremamente complesso, nel quale i componenti che vanno a misurare l'andamento dei prezzi sono riferiti a materie prime, che hanno come mercato di riferimento il mercato mondiale e che, quindi, rendono estremamente difficile, per il consumatore finale, la possibilità di essere edotto su quale sia il prezzo più vantaggioso, in relazione anche alle necessità del consumatore stesso.Pag. 40
L'idea di Alleanza Nazionale è, tutto sommato, estremamente semplice: si tratta di istituire un parametro unico di riferimento per il prezzo del gas, che contenga un paniere di riferimento e che permetta a tutti consumatori - siano essi famiglie ma, in particolare, anche le piccole imprese - di confrontare le varie offerte e, quindi, di assumere le determinazioni conseguenti.
Non si interviene per limitare la liberalizzazione, perché chiaramente non si interferisce nei confronti della libertà dei prezzi e, quindi, di contrattazione, ma si indica come unico punto di riferimento l'elemento con cui devono esprimersi le società che effettuano, appunto, operazioni nel servizio del mercato del gas, per rendere trasparente e confrontabile la loro offerta.
Avrei capito se l'invito al ritiro rivolto ad Alleanza Nazionale fosse stato effettuato accettando, quanto meno, il suggerimento, che potrebbe essere contenuto in un ordine del giorno, perché la battaglia di Alleanza Nazionale, che è a favore delle liberalizzazioni, è contemporaneamente a tutela del consumatore. Quindi, visto che bussa alle porte la liberalizzazione del mercato del gas - anche per le famiglie, che sono state dimenticate da questo Governo, che avrebbe dovuto varare un provvedimento di riferimento nei confronti di questa categoria - non possiamo pensare di non affrontare anche il tema relativo alla possibilità per il consumatore di confrontare i prezzi che gli vengono proposti, proprio per la complessità del settore in cui operano queste società.
Concludo, quindi, invitando semmai il relatore a chiarire ad Alleanza Nazionale o, meglio ancora, al Governo, che dovrebbe preoccuparsi di una questione tanto complessa e delicata, se l'invito al ritiro viene fatto manifestando la disponibilità a discutere la proposta di Alleanza Nazionale magari in un altro provvedimento.
Diversamente, non posso che prendere atto dell'assoluta assenza del Governo su temi tanto rilevanti per i consumatori nazionali, famiglie e piccole imprese. Ribadisco che Alleanza Nazionale sfida il Governo non soltanto ad incassare 3 miliardi di euro come utili derivanti dalla partecipazione che detiene nell'ENI e nel gruppo di riferimento, ma anche a fare qualcosa per i consumatori, come previsto dalla proposta presentata da Alleanza Nazionale, che rivolgiamo all'intera Camera, per rendere trasparente un segmento commerciale dove vivono soltanto le grosse società di consulenza, perché dare consulenza rende in un mercato dove, purtroppo, la trasparenza per il consumatore e per l'utente è sempre più difficile da raggiungere.
Allora, dimostrateci - e concludo, Presidente - il Governo, da un lato, e il relatore e la maggioranza, dall'altro lato, che siete disponibili ad affrontare sui temi importanti e sulle questioni rilevanti, anche relative all'energia e ai consumatori, le proposte che Alleanza Nazionale rivolge e pone all'attenzione di quest'Assemblea. Difficilmente, però, ciò vi sarà consentito, perché preferite purtroppo rendere semplicemente più facile la strada al Governo e non interrogarvi sulle questioni che il Parlamento può porre - lo ripeto - a tutela di tutti i cittadini italiani (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Contento 6.02, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 447
Votanti 446
Astenuti 1
Maggioranza 224
Hanno votato sì 206
Hanno votato no 240).Pag. 41
Prendo atto che la deputata Dato non è riuscita a votare. Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Saglia 6.04.
Prendo atto che i presentatori dell'articolo aggiuntivo Saglia 6.04 non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Saglia 6.04, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 452
Maggioranza 227
Hanno votato sì 206
Hanno votato no 246).
Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Saglia 6.05.
Prendo atto che i presentatori dell'articolo aggiuntivo Saglia 6.05 non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Saglia 6.05, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 455
Votanti 454
Astenuti 1
Maggioranza 228
Hanno votato sì 206
Hanno votato no 248).
Passiamo all'articolo aggiuntivo Bonelli 6.0200.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore.
GIUSEPPE TREPICCIONE. Accedo all'invito al ritiro, ma preannuncio che voteremo a favore dell'articolo aggiuntivo Migliore 6.09 e, ovviamente, anche di quello della Commissione.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo all'articolo aggiuntivo Migliore 6.09.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore.
ALBERTO BURGIO. Signor Presidente, non accedo all'invito al ritiro dell'articolo aggiuntivo, che anzi chiediamo venga votato favorevolmente, e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ALBERTO BURGIO. Signor Presidente, questa proposta emendativa afferma due principi: il primo, che è naturalmente condiviso dall'intera maggioranza, è un rifiuto di principio alla privatizzazione dell'acqua. Tale principio - lo ricordo - è annoverato nello stesso programma politico della maggioranza.
Assunto ciò, che è il fine, l'obiettivo condiviso - ripeto - dall'intera maggioranza, vi è un ragionamento sugli strumenti, sui mezzi da individuarsi per raggiungere tale scopo. I mezzi sono due. Il primo è costituito da una moratoria, che noi individuiamo al comma 3 dell'articolo aggiuntivo in esame. Una moratoria che, a nostro avviso, deve durare - cioè impedire qualunque nuovo affidamento, ivi compreso quello che potrebbe scaturire da procedimenti di bando di affidamento in corso - fino all'emanazione di nuove disposizioni che rivedano la disciplina della gestione delle risorse idriche. Ricordo che tale principio della moratoria è presente - ancorché diversamente argomentato - anche nell'articolo aggiuntivo proposto dalPag. 42relatore, il 6.0300 della Commissione, ma è presente anche in un subemendamento che esamineremo successivamente.
Vi è un ulteriore strumento - ed esso è l'elemento saliente del nostro articolo aggiuntivo, che chiediamo venga approvato - rappresentato dal commissario straordinario che, a nostro avviso, costituisce il mezzo di maggiore efficacia per una verifica della conformità delle procedure di affidamento in corso sulla base di principi largamente condivisi da tutta la maggioranza, vale a dire la salvaguardia del patrimonio idrico, il controllo pubblico sulla gestione delle risorse, la conservazione dell'equilibrio biologico e il divieto degli sprechi.
Concludo, ricordando che la specificità contenuta nel nostro articolo aggiuntivo si collega ad una forte istanza che ci proviene dalle realtà di movimento, che sono attive da tempo per la difesa dello statuto pubblico dell'acqua come bene comune. A tale proposito, mi limito a ricordare il contratto nazionale dell'acqua e il forum italiano dei movimenti per l'acqua.
Sono queste le motivazioni per le quali chiediamo all'Assemblea di esprimere un voto favorevole sul nostro articolo aggiuntivo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Ferdinando Benito Pignataro. Ne ha facoltà.
FERDINANDO BENITO PIGNATARO. Signor Presidente, noi siamo d'accordo con lo spirito dell'articolo aggiuntivo Migliore 6.09 in esame, che sottoscriviamo. Voteremo a favore di esso, così come voteremo a favore della proposta emendativa presentata dal relatore.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Saglia. Ne ha facoltà.
STEFANO SAGLIA. Signor Presidente, credo che siamo arrivati ad un punto delicato ed importante del provvedimento in esame.
In Commissione, come Casa delle libertà, abbiamo ripetuto più volte che queste cosiddette «lenzuolate» del ministro Bersani non toccavano i temi delle liberalizzazioni vere, cioè delle liberalizzazioni necessarie a costruire un mercato concorrenziale nel nostro Paese ed, in particolare, temevamo che sul tema dei servizi pubblici locali non si facesse nulla.
Con l'articolo aggiuntivo Migliore 6.09, ma anche con l'articolo aggiuntivo della Commissione 6.0300, si dimostra che si vuole intervenire sui servizi pubblici locali. Allora, non è vera e non è giusta l'obiezione che ci è stata posta dalla maggioranza, rispetto al fatto che la via maestra di intervento fosse il cosiddetto disegno di legge Lanzillotta, presentato al Senato. Qui si vuole intervenire, e si vuole intervenire contro la liberalizzazione in quanto si vuole rendere esplicito il carattere pubblico degli investimenti nei servizi idrici. Pertanto, la posizione della cosiddetta sinistra radicale è assolutamente chiara e netta, e si legge nel presente articolo aggiuntivo. Allora, non si può dire, a noi dell'opposizione, che nel provvedimento in esame non si può trattare il tema dei servizi pubblici locali, perché lo si tratta eccome: lo si tratta ripubblicizzando i servizi idrici, addirittura proponendo la nomina di commissari individuati dal Governo e impedendo una qualsiasi possibilità di costruzione del mercato nel campo dei servizi idrici.
Badate bene, noi, da un punto di vista culturale, contestiamo tutto ciò perché se riteniamo - come credo sia giusto - che si debba tutelare il bene comune acqua, questo lo si deve fare incentivando gli investimenti in tale settore. Chi sostiene che l'acqua deve rimanere pubblica, implicitamente dice che, siccome lo Stato non ha le risorse per realizzare gli investimenti in acquedotti, alcune regioni di questo Paese sono condannate alla siccità.
Alcune regioni del nostro Paese sono condannate a non fare gli investimenti in acquedotti e, conseguentemente, alcune di tali regioni non potranno mai avere un servizio pubblico idrico vero, che può essere garantito solo ed esclusivamentePag. 43attraverso logiche di mercato, e, soprattutto, sono condannate ad avere un servizio idrico inefficiente. La maggioranza, così facendo, si assume la responsabilità, non solo attraverso questo articolo aggiuntivo ma anche con la successiva proposta emendativa della Commissione, di impedire qualsiasi tipo di liberalizzazione dei servizi idrici.
La sinistra radicale conduce legittimamente la sua battaglia - che ovviamente noi non condividiamo - ma è la cosiddetta parte riformista della maggioranza di centrosinistra ad essere non solo silente ma completamente soggiogata a questa logica. Altro che disegno di legge Lanzillotta! Altro che rispetto del lavoro svolto al Senato! Qui si sta consumando con evidenza la scelta della maggioranza di centrosinistra di non liberalizzare i servizi pubblici locali, di impedire una qualsiasi liberalizzazione dei servizi idrici e di provocare danni ai cittadini, ai consumatori. Quello di cui si discute - il risparmio dell'acqua - è un tema che dovrebbe stare a cuore anche alla sinistra radicale. Nel momento in cui questi servizi sono gestiti da consorzi pubblici o addirittura, come da voi voluto, da commissari, ciò significa semplicemente che la questione del risparmio dell'acqua non prenderà mai corpo in questo Paese, perché si vuole continuare a consumare questa risorsa indiscriminatamente. L'acqua può essere risparmiata solo all'interno di una gestione ispirata ad una logica di natura economica.
PRESIDENTE. Deputato Saglia, concluda.
STEFANO SAGLIA. Concludo, Presidente. Sia chiaro che in questo modo non si fa alcuna liberalizzazione, non si fanno gli interessi dei consumatori e, soprattutto, che questo Governo sceglie la strada del «pubblico: sprecone è bello». Complimenti (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e Forza Italia - Congratulazioni)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fava. Ne ha facoltà.
GIOVANNI FAVA. Signor Presidente, ammetto di essere un po' in imbarazzo nell'iniziare a svolgere il mio intervento su un tema di questo tipo perché, dobbiamo riconoscerlo, il provvedimento in esame di tutto sembrava doversi occupare tranne che di questo argomento. Ciò anche in virtù di un meccanismo che consideriamo legittimo ma che ha mostrato i suoi limiti e che ha fatto sì che la discussione in tema di servizi pubblici locali fosse spostata al Senato.
L'onorevole Saglia, nel suo intervento, ha ricordato come questo tema dovesse essere ricompreso nell'ormai famigerato disegno di legge Lanzillotta. Dico ormai famigerato perché di questo disegno di legge si conoscono più le indiscrezioni che non i contenuti veri. In questi mesi e in queste settimane si sono susseguite notizie, apparse sugli organi di stampa, che hanno descritto situazioni assolutamente antitetiche fra loro. Notizie secondo le quali pareva si dovesse procedere verso una liberalizzazione spinta, per poi finire miseramente con il tornare alle aziende speciali, dimostrando così tutto il limite di un'azione politica che non guarda al futuro ma al passato.
Prescindendo da ciò - come dicevo all'inizio del mio intervento - c'è un certo imbarazzo che discende dal fatto che anche nell'articolo aggiuntivo in esame Migliore 6.09, proposto da Rifondazione Comunista, ci sono dei contenuti che la mia parte politica trova condivisibili; in particolare, quei contenuti che riguardano una certa concezione del bene acqua e il regime di pubblicità dello stesso. Se ci fossimo fermati alle premesse, con ogni probabilità - lo dico all'onorevole Burgio - oggi staremmo discutendo qualcosa di diverso perché in realtà quello che ci divide sono non tanto le diagnosi quanto le cure.
Allora non possiamo accettare un meccanismo commissariale, in quanto troviamo che tale meccanismo rappresenti una superfetazione, un qualcosa di assolutamente inutile, illiberale, e che addirittura contrasta con la ratio della norma. Infatti, in un provvedimento che tratta diPag. 44liberalizzazioni discutere di un meccanismo che comporterebbe la ripubblicizzazione di un sistema è quantomeno paradossale. Tuttavia, vogliamo prendere spunto anche dalle cose buone che nascono da tale paradosso, ed affermare che siamo pronti a confrontarci sul tema della pubblicizzazione del bene acqua, così come vorremmo che si discutesse serenamente su un tema che in questi mesi ha appassionato altrettanto il dibattito politico e che ha diviso - ma per certi versi potrebbe anche unire - relativo al fatto che si debba una volta per tutte distinguere la problematica in esame in due grandi «tronconi»: occorre da un lato discutere di reti, dall'altro di servizi.
Se nel provvedimento in esame avessimo meglio affrontato tale distinzione probabilmente ci sarebbero stati meno equivoci. Se da un lato troviamo assolutamente legittimo e condivisibile un appello affinché le reti restino il più possibile pubbliche, dall'altro abbiamo qualche difficoltà in più a pensare che anche tutti i servizi debbano essere necessariamente pubblici o perlomeno debbano essere esclusivamente pubblici, perché crediamo che esista anche qualcosa di vero nel ragionamento del collega Saglia, ove si lamenta la carenza di risorse.
Allora dobbiamo porci degli obiettivi e insieme cercare di ragionare su quelli che sono gli sviluppi. Da un lato corriamo un rischio, ovverosia la ripubblicizzazione del servizio che inevitabilmente, se di servizio efficiente si vorrà trattare, dovrà essere ponderata con la consapevolezza che ci sarà nell'immediato un inevitabile aumento delle tariffe a carico dei cittadini, perché da qualche parte i soldi devono esser reperiti, e sappiamo che i soldi, come la proprietà, restano in capo al pubblico. Dall'altro lato, si deve aprire anche qualche spiraglio sulla gestione, perché non credo che sia così immorale che si organizzi una gara sulla gestione di reti, laddove le stesse e le proprietà siano bene individuate in capo alle aziende pubbliche o ai comuni stessi.
Allora mi dispiace perché credo che se l'articolo aggiuntivo in esame fosse stato articolato in modo diverso avremmo potuto assistere ad una scomposizione del quadro politico all'interno del Parlamento, il che non avverrà. Per quanto ci riguarda...
PRESIDENTE. Deputato Fava, deve concludere.
GIOVANNI FAVA. ...annunciamo che ci asterremo sull'articolo aggiuntivo in esame. Ci dispiace perché abbiamo perso una buona occasione per cominciare a discutere in modo non settario e un pochino meno fazioso di quanto sia stato fatto finora.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Acerbo. Ne ha facoltà.
MAURIZIO ACERBO. Signor Presidente, ci preme anzitutto sottolineare che la retorica delle liberalizzazioni mal si applica - lo dico a chi ha parlato prima di me dai banchi di Alleanza Nazionale - ai monopoli naturali: un cittadino ha un solo rubinetto e un solo acquedotto cui attingere. Con la privatizzazione si sostituirebbe quindi un monopolio naturale gestito dal pubblico con un monopolio privato, e, a livello nazionale, si creerebbe una situazione di oligopolio, ovverosia alcune grandi società che si approprierebbero degli acquedotti.
Non è accettabile la retorica relativa alla solita «tiritera» della sinistra radicale che impone una linea al resto dell'Unione, perché la proprietà e la gestione pubblica delle reti idriche, lo ricordo, è sancita nel programma dell'Unione per il bene dell'Italia.
Teniamo altresì a sottolineare, per gli amici della Lega Nord che, in realtà...
PRESIDENTE. Deputato Acerbo, deve concludere.
MAURIZIO ACERBO. ...nel provvedimento la questione relativa al commissariamento non riguarda la gestione delle reti idriche - non vogliamo fare il bis dellaPag. 45Campania - ma riguarda un'attività di verifica degli affidamenti in corso e non, quindi, la gestione del servizio idrico.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Lomaglio. Ne ha facoltà.
ANGELO MARIA ROSARIO LOMAGLIO. Signor Presidente, intervengo per chiedere di sottoscrivere l'articolo aggiuntivo in esame e per dichiarare il voto favorevole del gruppo Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo.
A me pare evidente, tenuto conto delle motivazioni portate a sostegno della presente proposta emendativa, che sia la moratoria che la richiesta di nomina di un commissario straordinario incaricato di verificare, entro il termine massimo di 60 giorni a decorrere dall'adozione del decreto di nomina, che le procedure di affidamento in corso siano state indette nel rispetto dei parametri della salvaguardia del patrimonio idrico, di un'effettiva garanzia di controllo pubblico sulla gestione del servizio e sulla misura delle tariffe, della conservazione dell'equilibrio biologico, non abbiano niente a che vedere con le dispute di natura ideologica che ho sentito invece portare avanti dai colleghi dai banchi dell'opposizione.
Mi pare evidente che vi sia da parte nostra la necessità di verificare quello che è accaduto; peraltro in Sicilia anche esponenti del centrodestra hanno richiesto in più occasioni la verifica delle procedure di affidamento del servizio idrico. Per cui riteniamo che ci siano delle esigenze assolutamente oggettive che portano a richiedere la nomina del commissario straordinario e crediamo anche che non si possa manifestare alcun trionfalismo in una privatizzazione a tappe forzate dal momento che, laddove la privatizzazione è già avvenuta, come in Sicilia con Sicilia Acque, essa non ha determinato miglioramenti sensibili nella qualità dell'approvvigionamento idrico di quella regione.
Per queste ragioni annuncio il voto favorevole del gruppo Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo sull'articolo aggiuntivo in esame.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bernardo. Ne ha facoltà.
MAURIZIO BERNARDO. Signor Presidente, intervengo per esprimere la posizione contraria sia sul metodo sia sui contenuti dell'articolo aggiuntivo in esame.
Chi mi ha preceduto ha sottolineato l'importanza di un argomento estremamente delicato che ha aperto nel corso di questi mesi un dibattito anche all'interno della maggioranza. Tutti quanti ricordiamo quando il Governo arrivò ad anticipare quel disegno di legge di riordino dei servizi pubblici locali di interesse economico generale, rifacendosi alla Comunità europea, e, quindi, di quello che avrebbe dovuto essere un cambiamento e una serie di modifiche. Quel disegno di legge giace ormai da mesi in una delle Commissioni del Senato e riguardo ad esso si legge di continuo, attraverso i mezzi di informazione, di posizioni altalenanti all'interno della maggioranza.
Critico il metodo utilizzato su un argomento estremamente delicato. Queste che vengono definite «lenzuolate», toccano, sfiorano argomenti estremamente delicati, e spesso nulla hanno a che vedere con i contenuti portanti e finiscono per porre in difficoltà sia il sistema dei consumatori sia il sistema produttivo di questo Paese.
In tema di energia, tenuto conto che un disegno di legge in materia è in discussione al Senato (A.S. 6919), si è invitato un gruppo di parlamentari, anche dell'opposizione, a ritirare quegli emendamenti che certamente avrebbero potuto dare un contributo significativo a quel settore, al fine di non «toccare» il testo del provvedimento in esame. Alla fine, però, ci ritroviamo a trattare elementi portanti come quello che riguarda il ciclo integrato dell'acqua, che dovrebbe rappresentare lo scenario del futuro. Si comprendono, ascoltando gli interventi di chi rappresenta la maggioranza, quelle che sono le difficoltà, tutte interne alla stessa, la quale siPag. 46dimentica di dare una lettura appropriata delle normative attuali relativamente alla proprietà delle reti.
Probabilmente un approfondimento sull'argomento sarebbe buona cosa perché le reti sono, lo ricordo, di proprietà dei comuni. Da qui si immagina che non ci sia una attenzione reale ad un argomento che riguarda le famiglie italiane, e si pensa che ci siano formule diverse da quella di una privatizzazione sfrenata, dimenticandosi che le regole attualmente vigenti parlano ben chiaramente e le singole regioni hanno fatte proprie leggi. Ciò detto, a mio avviso, sarebbe opportuna una riflessione su quanto tali leggi di riferimento prevedono.
Le reti sono pubbliche perché sono patrimonio dei nostri comuni e della nostra realtà! Non dimentichiamo, peraltro, anche se si può entrare nel merito del cosiddetto disegno di legge Lanzillotta (ma ne tratteremo in seguito), ciò che significa mettere a gara il servizio e cosa significano, per noi, gli investimenti. Immaginiamo una posizione culturale diversa, di fare un passo indietro partendo da un punto di riferimento di un'area culturale - che è riconducibile alla sinistra - non dimenticando, tuttavia, ciò che accade nel centro-sud, in Italia, né cosa significa il tema dell'acqua in aree delicate del nostro Paese, in cui davvero si rimarca una distinzione tra il nord e il centro-sud, con le dispersioni d'acqua. Immaginiamo cosa significa mettere a gara dei servizi!
Vi sono anche proposte emendative successive che, avremo modo di sottolinearlo, non portano nella direzione in cui noi dovremmo ottenere delle risposte da parte dello Stato e del Governo. Capisco le contraddizioni che esistono all'interno della maggioranza e, probabilmente, saranno manifestate in questa occasione con un voto diverso da quello della sinistra radicale. Per tale motivo, diciamo «no» a questo articolo aggiuntivo, perché sarebbe un ritorno al passato: un passato remoto che non dà alcuna risposta ai nostri consumatori e a quello di cui, oggi, hanno bisogno per un rilancio su un tema così delicato!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Mantini. Ne ha facoltà.
PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, intervengo a titolo personale. Ovviamente sono favorevole alle liberalizzazioni, tuttavia sono ben convinto che, in materia di acqua, occorra una forte attenzione pubblica, che si esplichi, però, con gli strumenti della programmazione e dei controlli, anche dei controlli delle gare, ma non con gli strumenti della proprietà.
Sono contrario e non voterò, naturalmente, a favore di questo articolo aggiuntivo, che introduce un meccanismo incostituzionale - anche un pochino assurdo! - e cioè una sorta di commissariamento nazionale delle aziende locali e private dei servizi, le quali dovrebbero essere soggette ai voleri di un commissario straordinario, che decide nel merito delle attività di gestione.
Siamo fuori dai parametri logici e di rispetto dei poteri locali e dei principi costituzionali; siamo dinanzi ad uno strumento che, pur volendo perseguire un obiettivo comprensibile e condivisibile, realizza l'esatto opposto.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Zacchera. Ne ha facoltà.
MARCO ZACCHERA. Signor Presidente, solo una considerazione: a mio avviso, la questione non è se il proprietario della distribuzione dell'acqua (l'ente che organizza) è pubblico o privato; è come viene organizzato il servizio! Dalle mie parti la sinistra ci sta imponendo, ovunque, consorzi pubblici! Per prima cosa ha nominato il consiglio di amministrazione: addirittura vi è, in uno statuto, la rendita vitalizia anche per i dirigenti e gli amministratori che siano cessati dal mandato! Questo è il problema! L'acqua è un bene pubblico, ma dev'essere gestito con criteri privati, di funzionamento, di risparmio, non con criteri volti ad ottenere l'ennesimo posto, per sistemare qualcuno che, magari, non è entrato in consiglio comunalePag. 47o non è diventato assessore! Questo è il punto di partenza sbagliato! E su ciò la sinistra ha da farsi perdonare veramente tante cose, perché sta mettendo le mani ovunque! Sta interessando di più, ad esempio, i comuni con tanti abitanti, rispetto a quelli con pochi abitanti...
PRESIDENTE. La prego di concludere.
MARCO ZACCHERA. Concludo, Presidente.
Pertanto, è il metodo che non funziona!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Caruso. Ne ha facoltà.
FRANCESCO SAVERIO CARUSO. Signor Presidente, intervengo per rispondere ai liberisti dell'Unione, chiedendo loro di riflettere su un dato elementare: in tutti i paesi dell'Unione europea, dell'Europa occidentale, ma anche nella patria del liberismo, malgrado gli anni di Reagan e di Bush, il servizio idrico, l'acqua, rimane di proprietà pubblica.
Pertanto, inviterei a riflettere i deputati della maggioranza sulla necessità di un principio elementare: che l'acqua resti un bene comune e non una merce in mano alle multinazionali, perché dove ciò, invece, è avvenuto - nei paesi del sudamerica ad esempio - i disservizi, le carenze e le siccità sono sicuramente aumentati...
PRESIDENTE. La prego di concludere.
FRANCESCO SAVERIO CARUSO. Concludo, Presidente.
Auspico che, da parte dei deputati del centrosinistra, venga fatta una riflessione approfondita e si esprima un voto favorevole all'articolo aggiuntivo in discussione.
PRESIDENTE. Saluto una delegazione dell'Assemblea nazionale della Repubblica di Corea che sta assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato D'Agrò. Ne ha facoltà.
LUIGI D'AGRÒ. Signor Presidente, non faccio nessun appello ai liberisti di entrambe le parti. Vorrei solamente esprimere alcune considerazioni, che sono della seguente natura. In primo luogo, vorrei dire che non siamo tifosi del Ministro Lanzillotta, tuttavia riscontriamo che ciò che in precedenza costituiva una parte o, comunque, un tema dominante del disegno di legge sui servizi pubblici viene ripreso nel provvedimento in discussione. Non ne comprendiamo la motivazione. Tuttavia, andando a vedere in cosa consistono l'articolo aggiuntivo in discussione e quello successivo, della Commissione, se ne comprende perfettamente il motivo. Ci troviamo di fronte ad uno scontro e ad una diversa impostazione ideologica su un problema che, proprio perché delicato, avrebbe avuto bisogno di trovare, in un apposito ordinamento, quale quello prefigurato nella normativa predisposta dal Ministro Lanzillotta, una capacità di confronto serio e sereno da parte di maggioranza e opposizione.
L'acqua attualmente presenta seri problemi, anche in merito agli aspetti gestionali e il servizio pubblico, così come congegnato, purtroppo, è diventato di natura clientelare. Andando a vedere cosa stia succedendo nell'organizzazione degli ATO e delle società che gestiscono il servizio, ci si accorge come la mano della politica, in un settore così delicato, non provvede a riorganizzare le risorse per gli investimenti, bensì le risorse per i pagamenti dei consigli di amministrazione. Siamo perfettamente a conoscenza di cosa siano i «colabrodo» delle nostre reti, sappiamo che, in alcune realtà, si perde circa il 60 per cento dell'acqua e che, in alcuni comuni, da circa venti o trent'anni non vengono effettuati investimenti in relazione a quello che è un bene essenziale, oggi indispensabile, in momenti delicati dal punto di vista ambientale e meteorologico, quali quelli che stiamo vivendo.
Pertanto, si impone una considerazione. Nell'articolo aggiuntivo in discussionePag. 48vi è una riproposizione ideologica. Rispetto tale atteggiamento, tuttavia, non comprendo se ciò ci conduca solo al mantenimento dell'attuale situazione. In questo campo, possiamo rimanere fermi ad una situazione che, da parte di tutti, viene dichiarata ormai insostenibile? Anche da una parte diversa, cioè quella che, nell'ambito maggioranza, cerca di trovare un equilibrio, si sospendono per un anno tutti gli interventi!
Vorrei chiedere al relatore se anche questa rappresenti una posizione coerente e corretta con la situazione che deriva dal servizio e con le preoccupazioni provenienti dal centrodestra e dal centrosinistra. Ritengo valga la pena che sia l'articolo aggiuntivo in discussione quanto quello successivo della Commissione vengano estrapolati dal provvedimento in discussione e tornino nella loro sede naturale, ossia quella del dibattito e della regolazione dei servizi pubblici, nel disegno di legge Lanzillotta. Certamente, comprendo che il disagio e il dibattito in atto all'interno del centrosinistra venga portato a questo livello.
Non ci mettiamo «in mezzo», ma non possiamo nemmeno fare in modo che il Paese paghi il contrasto interno alla maggioranza con l'immobilismo che l'articolo aggiuntivo Migliore 6.09 e il 6.0300 della Commissione impongono. Voteremo pertanto contro entrambe le proposte emendative.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Buontempo. Ne ha facoltà.
TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente viviamo in uno strano Paese e quando le strutture pubbliche si degradano, vivono spesso di corruzione e c'è una moltiplicazione dei consigli di amministrazione, la politica e il Parlamento stanno zitti, non intervengono; le maggioranze cambiano, ma i sistemi di potere restano gli stessi.
Si fa ciò per privatizzare a tutti i costi? Credo che l'acqua sia un bene indisponibile e la gestione delle acque non può essere legata al profitto, e laddove le aziende pubbliche hanno funzionato e sono state controllate esse hanno gestito il servizio delle acque in maniera egregia, come è accaduto per l'ACEA a Roma, e lo dice una persona che a Roma è stata all'opposizione per tanti anni.
PRESIDENTE. Onorevole Buontempo, concluda.
TEODORO BUONTEMPO. Concludo, Presidente. Se a Roma non piovesse per cinquant'anni noi avremmo comunque l'acqua potabile. L'acqua non è un bene disponibile, su di essa non si lucra; pertanto la proprietà e la gestione della stessa devono essere pubbliche. È la politica che deve fare in modo che vengano gestite con le «mani pulite» e con correttezza. La privatizzazione di questi settori significa impoverire il nostro Paese, impoverire le periferie delle città e i cittadini più deboli.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
TEODORO BUONTEMPO. Concludo. Sta accadendo già con il latte: se non c'è guadagno non si va più a portarlo nelle case. Stiamo discutendo di beni che appartengono alla collettività e non ai privati. Voterò, quindi, a favore di queste proposte emendative (Applausi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mantovani. Ne ha facoltà.
RAMON MANTOVANI. Signor Presidente faccio presente al collega Zacchera, ma anche a tutti i colleghi dell'opposizione che nella scorsa legislatura è stata approvata, in questo ramo del Parlamento, una risoluzione. Essa impegnava il Governo, sul tema dell'acqua, ad astenersi dal promuovere in qualsiasi sede negoziale, bilaterale o multilaterale, ogni processo di privatizzazione del bene comune acqua e dei sistemi di gestione e distribuzione dello stesso. Il primo firmatario di tale risoluzione era l'onorevole Malgieri di AlleanzaPag. 49Nazionale. Essa fu approvata all'unanimità dalla Commissione affari esteri e comunitari. Quindi, cercate almeno di non tradire voi stessi (Applausi dei deputati del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Migliore 6.09, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 455
Votanti 421
Astenuti 34
Maggioranza 211
Hanno votato sì 104
Hanno votato no 317).
Prendo atto che il deputato Farinone non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Bonelli 0.6.0300.3, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 460
Votanti 458
Astenuti 2
Maggioranza 230
Hanno votato sì 261
Hanno votato no 197).
Prendo atto che il deputato Tabacci ha espresso un voto erroneo.
Prendo atto altresì atto che i deputati Fundarò e Pellegrino hanno erroneamente votato contro mentre avrebbero voluto esprimere voto favorevole.
Passiamo al subemendamento D'Elpidio 0.6.0300.1.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro formulato dal relatore.
DANTE D'ELPIDIO. No, signor Presidente, insisto per la votazione.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento D'Elpidio 0.6.0300.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 460
Votanti 456
Astenuti 4
Maggioranza 229
Hanno votato sì 175
Hanno votato no 281).
Passiamo al subemendamento Fava 0.6.0300.2.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro formulato dal relatore.
GIOVANNI FAVA. No, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIOVANNI FAVA. Abbiamo apprezzato la ratio della proposta emendativa presentata in Commissione e riteniamo che comunque sia utile stabilire un principio che reputiamo di giustizia.
Sarebbe strano che si applicasse la moratoria anche a quei casi di affidamento della gestione del servizio idrico integrato in cui vi sono soggetti che già risultano affidatari del servizio. Tale posizione è esattamente conseguente al ragionamento fatto poc'anzi, in occasione della discussione dell'articolo aggiuntivoPag. 50Migliore 6.09. Noi, per coerenza, condividiamo la scelta di andare verso la moratoria degli affidamenti, laddove questa sia applicata a coloro che non hanno ancora ultimato la procedura; quindi, chiediamo, per una ragione di giustizia, che se un soggetto risulti già affidatario il medesimo non possa vedersi privato di un diritto acquisito. Sarebbe una logica non solo illiberale, ma anche incivile ed antidemocratica. Chiediamo, quindi, che la nostra proposta emendativa venga votata con questo spirito.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Fava 0.6.0300.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 456
Votanti 454
Astenuti 2
Maggioranza 228
Hanno votato sì 196
Hanno votato no 258).
Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo 6.0300 della Commissione, accettato dal Governo, nel testo subemendato.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Urso. Ne ha facoltà.
ADOLFO URSO. Signor Presidente, questo articolo aggiuntivo della Commissione è importante, come in precedenza veniva evidenziato, rispetto a quello presentato dai colleghi della sinistra radicale, perché con esso la Commissione e la maggioranza fanno un passo indietro rispetto al processo di liberalizzazione. Questo articolo aggiuntivo, di fatto, realizza una moratoria di un anno per quanto riguarda le gare per i servizi idrici, come condizione chiesta dalla sinistra radicale, al Senato, per far proseguire l'iter del cosiddetto disegno di legge Lanzillotta, che, a sua volta, viene stravolto.
Si tratta quindi di un provvedimento che, con la modifica che verrebbe realizzata, rappresenterebbe un pericoloso passo indietro. Tale modificazione, peraltro, è in alternativa alla successiva proposta emendativa da noi presentata, consistente in un articolo aggiuntivo, con cui invece si realizzerebbe, così com'era previsto nell'originario disegno di legge Lanzillotta e, comunque, come è auspicato da parte della maggioranza (di quella che risponde a un criterio liberale e moderno di gestione dei servizi), la soppressione degli ATO - proprio stamattina il Ministro Lanzillotta, in un dibattito radiofonico, sosteneva questa tesi -, che è anche un modo per ridurre il costo della politica, trasferendo le competenze degli stessi ATO alle province, realizzando così una razionalizzazione della gestione e, nel contempo, una riforma organica in materia di servizio idrico.
Quindi, le due cose scelte sono alternative: o la sinistra riformista subisce il veto e il diktat della sinistra radicale, recepito in questa proposta emendativa, realizzando una moratoria di un anno delle gare per i servizi idrici, in attesa che venga sbloccato l'iter del disegno di legge Lanzillotta al Senato (che, a sua volta, ha fatto pericolose marce indietro, come l'altro giorno, con una serie di compromessi al ribasso), peraltro in controtendenza con quello che il provvedimento Bersani dovrebbe realizzare, e cioè più liberalizzazione - qui è esattamente il contrario -, oppure si respinge questo articolo aggiuntivo e si approva l'altro articolo aggiuntivo, in cui, invece, si realizza - in questo sì caso davvero - un processo reale di liberalizzazione.
Non si tratta del bene pubblico delle acque: chi afferma ciò dice una cosa falsa. Al comma 8 spieghiamo chiaramente - d'altra parte non può essere altrimenti che così - che la gestione del servizio idrico è aggiudicata mediante gara ad evidenza pubblica in conformità alla normativa comunitaria vigente, fatta salva la proprietàPag. 51pubblica delle reti e degli altri beni pubblici strumentali all'esercizio; ovviamente, il bene delle acque è un bene pubblico e tale deve rimanere. Questa è la posizione che il precedente Governo, su mandato del Parlamento recepito in Assemblea (come peraltro posso ampiamente testimoniare essendo stato il delegato al Governo) ha portato all'attenzione della comunità internazionale.
Una cosa è il bene pubblico delle acque, che deve rimanere pubblico comunque e sempre, altra cosa è la gestione del servizio idrico, che per realizzare maggiore efficienza e, quindi, a beneficio dei consumatori, può e, anzi, a mio avviso, deve essere liberalizzato con gare ad evidenza pubblica secondo la normativa comunitaria.
Chiediamo, quindi, all'Assemblea in primo luogo di respingere l'articolo aggiuntivo della Commissione, che subisce il diktat della sinistra radicale, realizzando la moratoria, e in secondo luogo di consentire invece, già oggi e subito, la soppressione degli ATO e la realizzazione di una vera riforma della gestione del servizio idrico, che corrisponde peraltro a quanto la sinistra riformista ha sempre sostenuto, con l'indizione di bandi pubblici per l'aggiudicazione della gara per la gestione dei servizi idrici (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione l'onorevole Bernardo. Ne ha facoltà.
MAURIZIO BERNARDO. Signor Presidente, riprendiamo nuovamente un tema che è estremamente delicato. Mi dispiace ripetermi, ma bene sarebbe stato che il disegno di legge in esame non contenesse argomenti così importanti. È un disegno di legge proposto da un Ministro che viene spesso evocato, ma i contenuti del quale ancora oggi non siamo riusciti a conoscere, se non attraverso i mezzi di informazione, quando, in alcune occasioni, formazioni di questa maggioranza, operando dei condizionamenti, invitano il Governo a immaginare un provvedimento diverso da quello pensato fino ad oggi, al punto di stralciare il tema del ciclo integrato dell'acqua.
Chi mi ha preceduto ha avuto modo di sottolineare alcuni aspetti particolarmente delicati. È opportuno pensare ad una moratoria e riflettere sul fatto che, dal momento in cui il provvedimento in esame entrerà in vigore, si debbano sospendere una serie di iniziative portate avanti da comuni che riguardano la realizzazione degli ATO. Non dimentichiamoci quello che è accaduto nel nostro Paese quando fu approvata la legge Galli, la realizzazione degli ATO, il mancato avvio in diverse aree del ciclo integrato dell'acqua, a sostegno dei consumatori. Non riesco a capire che cosa significhi l'equazione che pone come diretta conseguenza delle liberalizzazioni la privatizzazione.
Qualcuno prima ricordava il tema delle reti, pubbliche o non pubbliche. Ma le reti sono pubbliche, perché sono patrimonio dei comuni! Nessuno di noi oggi sta immaginando assetti diversi. È grave il fatto che si blocchino iniziative a livello locale con un provvedimento come questo, pensando anche quanto tale percorso dovrebbe durare, alla luce di quello che dovrebbe accadere - qualcuno di voi se lo augura - in un'Assemblea del Parlamento che discuta di tali argomenti.
Devo anche sottolineare un aspetto ulteriore. Credo che la bocciatura dell'articolo aggiuntivo Migliore 6.09 abbia messo in evidenza dei distinguo forti tra l'ala radicale e l'ala più riformista della maggioranza, che ha votato con l'opposizione in maniera contraria.
Ecco perché anche su tale argomento riteniamo che, nel momento in cui si parla di liberalizzazioni, la proposta emendativa in esame certamente non può essere condivisa, a causa della ricaduta che essa o avrà su quelle realtà, peraltro pubbliche, che si sono già attivate nel rispetto delle leggi vigenti. Tali realtà, infatti, si troveranno in una situazione di distinzione fra chi ha già celebrato le gare, nel rispetto dei riferimenti normativi nazionali e sovranazionali, e quel che invece potrà accadere da domani e per un anno intero.Pag. 52Ecco perché annunciamo il nostro voto contrario su un argomento che, peraltro, non dovrebbe essere oggetto del presente disegno di legge in esame.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garavaglia. Ne ha facoltà.
MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, l'articolo aggiuntivo al nostro esame è assolutamente opportuno. Una moratoria di un anno si ritiene, infatti, necessaria poiché vi sono comuni - soprattutto i più piccoli e quelli delle aree montane - che non hanno finora provveduto alla cessione del servizio, in quanto non la ritenevano opportuna e conveniente. Nei confronti di tali comuni (ove esse non fossero già attive) sono state avviate operazioni di commissariamento, per costringerli a provvedere a tale affidamento.
Di conseguenza, una moratoria, in questa fase, è assolutamente opportuna; si tratta, poi, di capire come venire a capo del problema. Sul punto, la posizione della Lega Nord Padania è chiara ed è stata espressa più volte: per i comuni più piccoli - almeno per quelli con meno di tremila abitanti - quella di aderire o meno all'ATO dovrebbe essere una posizione facoltativa. Vi è, poi, naturalmente, da verificare come la questione verrà risolta nel disegno di legge Lanzillotta, semmai esso proseguirà il suo iter e andrà avanti. Rammentiamo anzi in proposito al Governo che è stato approvato un ordine del giorno che prevedeva esattamente questo.
Quella della moratoria è, dunque, una via necessaria ed opportuna: l'auspicio è che il problema venga risolto e non ci si ritrovi l'anno venturo a doverla prolungare con un «mille proroghe». Speriamo comunque in bene, ed annunciamo, in questo caso, di votare a favore dell'articolo aggiuntivo al nostro esame poiché esso è assolutamente necessario.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Acerbo. Ne ha facoltà.
MAURIZIO ACERBO. Signor Presidente, vorrei precisare ancora una volta che la moratoria per i processi di privatizzazione in corso nel servizio idrico integrato è un elemento basilare del programma dell'Unione, poiché nel programma dell'Unione - che io inviterei il collega Mantini a leggere - si trova scritto a chiare lettere che la proprietà e la gestione del servizio idrico integrato deve essere in mano pubblica. Su questo piano, i movimenti sociali, ambientalisti e anche cattolici di questo Paese hanno raccolto in questi mesi 500 mila firme per una proposta di legge di iniziativa popolare volta al riordino di tutto il settore idrico integrato. Ovviamente, chi sostiene la gestione pubblica comprende e sa che vi è comunque bisogno di una riforma, poiché il pubblico, per come opera oggi, non funziona bene: vi sono società per azioni pubbliche che riuniscono il peggio del privato e il peggio del pubblico.
Dovremo dunque lavorare, alla Camera e al Senato, raccogliendo anche l'input che ci viene dalla società civile attraverso la proposta di legge di iniziativa popolare, per una profonda riforma della gestione del servizio idrico integrato, rivedendo probabilmente anche alcuni errori contenuti nella vecchia legge Galli. Per questo, però, è fondamentale che vi sia un provvedimento di moratoria, poiché sarebbe assurdo discutere di un nuovo quadro normativo laddove, nel frattempo, le reti vengono privatizzate a macchia di leopardo in tutta Italia.
Lo ripetiamo: la questione dell'acqua come bene comune si è affermata a livello internazionale in questi anni. Occorre, però, fare una riflessione: sino alla fine degli anni Ottanta, sino al Governo Thatcher in Inghilterra, tutti i Paesi occidentali avanzati presentavano un modello - che essi hanno per la maggior parte conservato - di gestione pubblica della risorsa idrica, a partire dagli Stati Uniti d'America. In realtà, la privatizzazione dell'acqua si è purtroppo fatta strada soltanto nei Paesi del sud del mondo, con le conseguenze che tutti conosciamo.Pag. 53
Mi fa piacere la posizione assunta da chi ha parlato a nome della Lega Nord, perché, in realtà, in questi anni si è verificato un fatto molto grave: le comunità locali sono state espropriate della possibilità di decidere sulla gestione delle proprie risorse idriche, e vi è stato anche qualcuno che voleva imporre ai comuni la privatizzazione forzata dell'acqua.
Credo che chiunque abbia un'idea democratica relativa al rapporto tra cittadini e Stato debba partire dal fatto che su questo bene comune si misura anche la qualità di ciò che è pubblico. Per quanto riguarda gli altri settori, voglio ricordare che al Senato si è discusso non di privatizzazioni indiscriminate, ma di lasciare agli enti locali la possibilità di decidere loro stessi - nelle persone di coloro che vengono eletti dai cittadini e non di coloro che vengono ospitati dalle pagine del Corriere della Sera - in che maniera gestire i servizi pubblici locali del proprio comune; di conseguenza, saranno loro ad essere giudicati circa l'efficacia e l'efficienza del servizio dai cittadini che li votano, e non dalle lobby che a livello internazionale premono per una politica di privatizzazione selvaggia.
Quindi, la moratoria che stiamo votando non è imposta dalla sinistra radicale, ma costituisce un impegno assunto dall'Unione nel suo programma con i cittadini e le cittadine italiane, e con i movimenti sociali, ambientalisti e antiliberisti, che in questi anni ci hanno chiesto, a gran voce, una svolta rispetto ad una privatizzazione strisciante, che nel nostro Paese ha dato risultati disastrosi.
Spero che ogni tanto, la domenica, la trasmissione Report sia guardata anche da altri colleghi. Pure in Paesi europei che avevano cominciato a sperimentare la privatizzazione si torna indietro, come è accaduto in Francia nella città di Grenoble, dove gli acquedotti erano stati affidati ai privati e si è poi proceduto alla ripubblicizzazione (Applausi dei deputati del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Agrò. Ne ha facoltà.
LUIGI D'AGRÒ. Signor Presidente, ho già avuto modo di argomentare sull'articolo aggiuntivo al nostro esame. Volevo soltanto fare presente due elementi. In primo luogo, mi chiedo se siano sufficienti dodici mesi per raggiungere l'obiettivo di «scardinare» definitivamente il disegno di legge Lanzillotta, mentre ho la sensazione che ne occorrano decisamente di più (potrebbero servirne, infatti, almeno ventiquattro).
Il secondo aspetto è il seguente: il comma 3 dell'articolo 6-bis prevede che entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, il Presidente del Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro dell'ambiente, predisponga e trasmetta alle Camere una relazione sullo stato delle gestioni esistenti. Si tratta di un tentativo abbastanza palese di «rimpinguare» una cosa inesistente e fortemente lesiva di un processo di argomentazioni serie e di un dibattito che era iniziato al Senato e doveva considerare in quella sede e poi in quest'aula tutte le argomentazioni serie per affrontare il problema in maniera organica.
Mi pare che, ancora una volta, si sia persa l'occasione per fare non delle relazioni, ma del nocciolo della questione, il problema vero e l'appuntamento serio del Parlamento su un tema così delicato.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pedrini. Ne ha facoltà.
EGIDIO ENRICO PEDRINI. Signor Presidente, intervengo per testimoniare l'esperienza, come amministratore locale, relativa al problema della privatizzazione.
Devo dire che non appartengo alla sinistra radicale, ma non posso non associarmi a tutte le manifestazioni provenute da alcuni di quegli ambienti, non ultimo l'intervento dell'onorevole Acerbo, che condivido nella sua totalità.Pag. 54
A mio giudizio, non si può non essere a favore della moratoria, se non altro per assumere un po' di tempo e tentare di intervenire per correggere gli errori fino ad oggi compiuti nel settore delle risorse idriche, attraverso un processo sfrenato verso la privatizzazione che ha creato non pochi guai al sistema.
Ha creato molti guai ai piccoli comuni e a quelli di montagna. Ha visto anche un intervento eccessivamente forzoso da parte di alcuni interessi e si è arrivati, addirittura, a constatare pressioni inaudite operate sui sindaci, affinché cedessero i loro acquedotti.
Vorrei ricordare alcune forme di commissariamento non condivisibili, stabilite da taluni prefetti. Vorrei ricordare la reazione che si è avuta in tutta Italia a questo processo di privatizzazione che va dalla Lombardia, al Piemonte, alla Toscana. Vorrei anche sottolineare, purtroppo, alcuni atteggiamenti non corretti di qualche ASL sui controlli dell'acqua. Inoltre, vorrei anche ricordare gli aumenti indiscriminati che hanno portato al raddoppio, se non alla triplicazione, delle tariffe, soprattutto per il funzionamento degli organi amministrativi da parte di alcuni ATO, invece che per i piani di investimento.
In tutto il mondo si sta ripensando il processo della privatizzazione. Grandi rivolte sono avvenute nell'America del Sud e grandi ripensamenti si sono verificati in altri Paesi. Vorrei ricordare il caso dell'Olanda, in cui è stato posto in essere un atto specifico al fine di tornare indietro, così come nel processo di privatizzazione. Il collega Acerbo ricordava la Francia. Non è, quindi, un problema di sinistra o meno, ma è un problema generale su un bene comune e sulla scarsezza di fonti. Ogni anno si registra la morte di decine e decine di milioni di persone nel mondo a causa della mancanza di acqua o di una sua contaminazione dovuta ad una conservazione non appropriata.
È un grande tema su cui si giudica il grado di civiltà di un Paese, per quanto riguarda la conservazione dei beni essenziali e dei diritti naturali, che non possono essere rimessi ad una gestione prettamente privatistica. Mi auguro, contemporaneamente, che, per quanto riguarda il futuro, ci siano un ripensamento, una revisione generale della cosiddetta legge Galli per far sì che l'acqua resti un diritto naturale, il cui rispetto venga garantito a tutti i cittadini ad un prezzo che non può certamente essere quello di mercato.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Burgio Ne ha facoltà.
ALBERTO BURGIO. Signor Presidente, intervengo solo per introdurre un elemento di chiarezza, visto che nuovamente l'onorevole D'Agrò - dopo che in questo stesso piccolo equivoco era caduto l'onorevole Urso - ha parlato di una moratoria di un anno. Tale moratoria non sarà più, infatti, di un anno - lo dico perché magari l'onorevole D'Agrò, a questo punto, voterà a favore dell'articolo aggiuntivo in esame - ma si protrarrà fino ad una nuova normativa, che assicuri effettivamente ad un tempo la tutela dei diritti e la trasparenza nella gestione pubblica delle reti idriche. Sappiamo, infatti, che anche in tale gestione pubblica ci sono limiti e carenze, che vanno assolutamente emendate e dichiaro ciò perché da parte nostra non c'è alcun fondamentalismo del pubblico, laddove, da parte di altri, c'è un fondamentalismo del privato.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Martusciello. Ne ha facoltà.
ANTONIO MARTUSCIELLO. Non c'è dubbio che l'acqua sia un bene pubblico (e che quindi, come tale, vada salvaguardato) e che le reti debbano comunque rimanere pubbliche. Tuttavia, i due elementi fondamentali che dovremmo introdurre nel dibattito - per superare la disputa tra privatizzazioni e «pubblicizzazioni» del servizio e, di conseguenza, della gestione - sono l'efficienza economica e la qualità tecnica. Noi dobbiamo fare in modo che l'acqua continui ad essere un elementoPag. 55nella disponibilità dei cittadini. Tuttavia, se non ci saranno qualità tecnica, efficienza economica e garanzie rispetto agli investimenti che dovranno essere stanziati per il miglioramento della gestione del ciclo integrato dell'acqua, ...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
ANTONIO MARTUSCIELLO. ...credo che continueremo ad avere fenomeni incresciosi di dispersione idrica così come avviene soprattutto nel sud dell'Italia.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Della Vedova. Ne ha facoltà.
BENEDETTO DELLA VEDOVA. Signor Presidente, solo perché resti agli atti: temo che stiamo assistendo ad un ribaltamento della realtà. Abbiamo una realtà italiana, per quanto riguarda i servizi idrici - come veniva detto prima - da paese sottosviluppato. Abbiamo acquedotti che perdono il 30 o il 50 per cento dell'acqua per strada e ci poniamo il problema di bloccare un'eventuale possibile privatizzazione - non dell'acqua, il che è un non-senso - ma della distribuzione dei servizi connessi!
Credo che ci troviamo di fronte ad un ribaltamento della realtà. Ricordo a tutti, tra l'altro, che, al di là di ogni retorica, oggi nelle case degli italiani l'acqua potabile conta tanto quanto il telefono, l'elettricità e Internet, perché stare senza acqua, senza elettricità e senza telefono è la stessa cosa.
Quindi, evitiamo le guerre ideologiche, ma evitiamo anche il ribaltamento della realtà. Abbiamo bisogno di servizi idrici efficienti e che funzionino; oggi che tali servizi sono pubblici, ciò non avviene.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Raisi. Ne ha facoltà.
ENZO RAISI. Apprendiamo dall'intervento del collega del Comitato dei nove che finalmente la sinistra ha deciso non una moratoria di un anno, ma una moratoria sine die, su un tema sul quale anche il Ministro Bersani aveva assunto degli impegni.
Credo sia sotto gli occhi di tutti dove si trovi la vera forza modernizzatrice in questo Paese. Alleanza Nazionale ha assunto l'impegno di dare un contributo riformista in questo dibattito. Constatiamo che la chiusura da parte della maggioranza, in qualche modo succube della sinistra radicale sui temi della liberalizzazione, è ormai evidente. Rimandiamo pertanto al mittente, in questo caso il Ministro Bersani - che tra l'altro non si è mai fatto vedere in questo dibattito - le accuse di falsi liberalizzatori.
Prendiamo atto dal dibattito che su un tema così importante come quello della gestione privatistica delle reti pubbliche dell'acqua c'è un clamoroso passo indietro da parte della maggioranza, con degli argomenti peraltro provinciali. Cosa vuol dire che Grenoble ha fatto un passo indietro? Vorrei sapere perché ha fatto un passo indietro! Basta con questo provincialismo a cui ogni tanto assistiamo anche nei dibattiti politici. Credo onestamente che in questi dibattiti bisogna essere più seri e smettere con degli spot che non hanno alcun senso e alcun valore.
Prendiamo atto che viene rimandato sine die nella politica nazionale, ancora una volta, un processo di modernizzazione di cui il Paese ha fortemente bisogno.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Camillo Piazza. Ne ha facoltà.
CAMILLO PIAZZA. Signor Presidente, anche noi Verdi votiamo a favore di questa proposta emendativa, anche perché sull'argomento dell'acqua, soprattutto nelle regioni del nord, è risultato evidente che l'intervento pubblico è molto importante. L'acqua, in Lombardia e al nord, viene distribuita nella maggior parte dei casi da società pubbliche. È, pertanto, del tutto evidente che un intervento pubblico su questi argomenti è quello che noi preferiamo.Pag. 56
Ciò non vuol dire poi che, in alcuni casi, la gestione da parte dei privati sia da ostacolare. Tuttavia, sicuramente, questo articolo aggiuntivo della Commissione vede noi Verdi d'accordo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Fava. Ne ha facoltà.
GIOVANNI FAVA. Vorrei fare una puntualizzazione di tipo tecnico. Avendo la maggioranza approvato il subemendamento Bonelli 0.6.0300.3, di fatto i termini dei quali stiamo discutendo con l'articolo aggiuntivo 6.0300 della Commissione sono superati. Al riguardo vorrei un chiarimento dal Governo, ammesso e non concesso che il rappresentante del Governo abbia tempo, tra una telefonata e l'altra, di rispondermi.
Mi piacerebbe sapere qual è il termine che vale: quello previsto dal subemendamento Bonelli 0.6.0300.3, ossia, come sostiene il collega Burgio, fino all'entrata in vigore di una nuova e futura norma richiamata dalla legge n. 308 del 2004, o più semplicemente valgono i 12 mesi, come sostiene il collega D'Agrò?
È importante saperlo perché la differenza non è marginale ma è sostanziale, e, soprattutto, mi sembra un pasticcio.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Misuraca. Ne ha facoltà.
FILIPPO MISURACA. Signor Presidente, ho assistito a questo dibattito e devo dire che molti colleghi, nel parlare di acqua, si sono riferiti al proprio territorio e ai propri problemi; però il dato di questa proposta emendativa è politico ed è un dato che vede indubbiamente un compromesso tra il Governo e la sinistra radicale, cui adesso si è aggiunta la sinistra democratica. L'ha detto l'onorevole Urso e l'ha ripetuto l'onorevole D'Agrò: questo è un compromesso.
Abbiamo lavorato e abbiamo parlato degli emendamenti precedenti presentati da Rifondazione Comunista che sono stati bocciati, e adesso si tenderà ad approvare quello della Commissione. È un articolo aggiuntivo che indubbiamente vuole tenere unito il Governo. Ciò che voglio denunciare - onorevole Mantini, la ringrazio - è la sua voce isolata, perché non si sentono parlare i deputati del costituendo partito democratico; vogliamo, invece, sentire il vostro vero pensiero.
PRESIDENTE. Chiarisco rispetto alla questione posta dall'onorevole Fava e, comunque, per chiarezza di tutti, che stiamo parlando dell'articolo aggiuntivo 6.0300 della Commissione, nel testo modificato dall'approvazione del subemendamento Bonelli 0.6.0300.3.
ANDREA LULLI, Relatore. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANDREA LULLI, Relatore. Signor Presidente, il testo è certamente modificato, però voglio dare un'interpretazione e, a tal proposito, preannunciare la presentazione di un ordine del giorno che impegni il Governo alla predisposizione di una nuova disposizione legislativa entro e non oltre il termine di 12 mesi in tema di gestione del servizio idrico integrato.
Vorrei anche ricordare agli onorevoli colleghi che sono intervenuti, in particolare all'onorevole Urso - sa che io la stimo - che si può ironizzare sulle proroghe, però io inviterei tutti noi a svolgere un dibattito serio sulla questione dei servizi pubblici locali.
Ho sentito contributi importanti, sia dalla maggioranza, sia dall'opposizione, che potrebbero certamente, seppure partano da punti di vista diversi, tentare di affrontare finalmente in modo serio il tema, perché - vede, onorevole Urso - io ho lavorato affinché non fosse istituito il Commissario proposto, in particolar modo, da alcuni gruppi della maggioranza, però vorrei ricordarle che il suo collega di partito, onorevole Altero Matteoli, quando è stato Ministro dell'ambiente, ha più volte chiamato in causa il Coviri per tentare diPag. 57rimettere in discussione le gare di affidamento delle aziende locali di gestione delle risorse idriche.
Inoltre, vorrei ricordare le varie proroghe che abbiamo avuto negli scorsi cinque anni, cari colleghi, proposte dalla vostra maggioranza.
Evidentemente, questo tema ha bisogno di uscire dalle contrapposizioni formali, ha bisogno di uno scatto in avanti, perché credo che nessuno di noi in quest'aula sia contrario all'idea che l'acqua è una risorsa pubblica; il problema è come la si gestisce e come si fa fronte agli investimenti crescenti che servono a dare qualità ai nostri cittadini e a risolvere i problemi del nostro apparato industriale.
Ritengo, quindi, che la moratoria, in questo senso, ci può consentire di avere un tempo nel quale operare un confronto vero e trovare soluzioni all'altezza di un grande Paese come il nostro. Per tali motivi, credo che questo voto sia importante.
Naturalmente presenterò un ordine del giorno volto ad impegnare il Governo all'emanazione del provvedimento in tempi celeri.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 6.0300 della Commissione, nel testo subemendato accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 454
Votanti 451
Astenuti 3
Maggioranza 226
Hanno votato sì 269
Hanno votato no 182).
Prendo atto che il deputato Ruvolo non è riuscito a votare.
Passiamo all'articolo aggiuntivo Urso 6.01.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro formulato dal relatore.
ADOLFO URSO. No, signor Presidente, non accedo all'invito al ritiro e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ADOLFO URSO. L'articolo aggiuntivo in esame, come prima preannunciavo, prevede la soppressione degli ATO e la riforma della gestione delle risorse idriche con bandi pubblici.
Avete votato una moratoria, peraltro legata - non capisco bene cosa diceva il collega Lulli - ad un ordine del giorno per impegnare il Governo ad approvare un provvedimento entro un anno. Sino a prova contraria, l'attività legislativa è svolta dal Parlamento, che dovrebbe impegnarsi in tal senso, non certamente il Governo.
Con la proposta emendativa approvata passa la cultura del non fare e del rinviare ogni decisione di un anno, un anno e mezzo o due anni: rinviare sempre. Con l'articolo aggiuntivo in esame, invece, passerebbe la cultura del fare. C'è una proposta emendativa che prevede il riordino al sistema della gestione idrica: chi è d'accordo la voti, chi è contrario non lo faccia, ma, comunque, si decida (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Urso 6.01, non accettato dalla Commissione né dal Governo, e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 460
Votanti 435
Astenuti 25
Maggioranza 218
Hanno votato sì 189
Hanno votato no 246).
ANDREA LULLI, Relatore. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANDREA LULLI, Relatore, Signor Presidente potremmo passare all'esame dell'articolo 5.
PRESIDENTE. Sta bene.
(Esame dell'articolo 5 - A.C. 2272-bis-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 2272-bis-A sezione 5).
Nessun chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
ANDREA LULLI, Relatore. La Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, degli identici emendamenti Uggè 5.10 e Attili 5.200.
La Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Alfredo Vito 5.52, mentre formula un invito al ritiro dell'emendamento Attili 5.7 ed esprime parere favorevole sull'emendamento Fava 5.3.
La Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti Moffa 5.202 e Uggè 5.11, formula un invito al ritiro dell'emendamento Attili 5.8 ed esprime parere contrario sugli emendamenti Uggè 5.12 e Valducci 5.50. La Commissione formula altresì un invito al ritiro dell'emendamento Burgio 5.204, mentre esprime parere favorevole sull'emendamento Attili 5.203, a condizione che sia riformulato nel modo seguente: «Al comma 1, capoverso, comma 1, lettera c), sostituire le parole da «ente che ha preventivamente» fino alle parole: «la propria» con le seguenti: «ente tecnico di omologazione di veicoli o di loro componenti designato dal Ministero dei trasporti o da corrispondente ente di omologazione, riconosciuti da Stati appartenenti all'Unione europea o allo spazio economico europeo. L'ente si intende designato qualora il Ministero dei trasporti non sceglie il riconoscimento, entro 60 giorni dalla domanda, avendo ritenuto non veritiero quanto dichiarato circa».
La Commissione formula un invito al ritiro dell'emendamento Fava 5.2 ed esprime parere contrario sull'emendamento Fava 5.4. La Commissione formula infine un invito al ritiro dell'emendamento Attili 5.9 ed esprime parere favorevole sugli emendamenti Trepiccione 5.206 e D'Agrò 5.201, mentre esprime parere contrario sull'articolo aggiuntivo Uggè 5.01.
PRESIDENTE. Il Governo?
FILIPPO BUBBICO, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli identici emendamenti Uggè 5.10 e Attili 5.200.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore.
ANTONIO ATTILI. Signor Presidente, sono il presentatore, insieme ad altri colleghi, di cinque emendamenti riferiti all'articolo 5. Ho ascoltato il parere del relatore e voglio motivare al riguardo, in pochi minuti, le mie intenzioni.
Si tratta di un articolo importante, perché affronta il cosiddetto problema del tuning, cioè la possibilità di modificare, dal punto di vista estetico, ma anche sostanziale, una serie di veicoli, classificati, M1 ed N1 che costituiscono un mercato molto florido sia in Europa, che sia in Italia.
Premesso che non siamo contrari, in linea di massima, alla liberalizzazione, le nostre preoccupazioni sono però relative alle questioni della sicurezza: senza volere entrare nei dettagli, si comprende che intervenire su veicoli con kit, seppure omologati, presenta problemi di estrema delicatezza, perché aumenta la velocità e l'accelerazione. Si modificano caratteristiPag. 59che tecniche che, a nostro parere, devono essere controllate attraverso un processo di certificazione serio, sicuro e garantito dallo Stato.
In Italia ciò non accade: non vi sono enti certificatori del livello della Dekra o di quelli presenti in altri Paesi europei. Questo è un punto debole dell'articolo 5. Esso prevede, inoltre, la possibilità di modifica agli autoveicoli classificati con la lettera «L», ossia cicli, motocicli e quadricicli, che, come tutti sanno, vengono utilizzati prevalentemente da utenti estremamente giovani. Vorrei ricordarlo e senza retorica, anche se le statistiche ci dicono che la maggior parte degli incidenti avviene proprio nell'utilizzo di tali mezzi e per la guida dei giovanissimi.
Questo è un punto sul quale la riflessione dell'Assemblea deve essere seria e approfondita. Su tali due aspetti abbiamo presentato sostanzialmente una serie di emendamenti, che vanno da quello più radicale - soppressione dell'articolo 5 - a modifiche sostanziali.
Dal parere espresso dal relatore evinco che si è fatto un passo avanti sul problema della certificazione: si riconosce, cioè, che si tratta di un argomento serio.
Mi sembra di capire, dalla formulazione che ho ascoltato, che viene accolto almeno il principio secondo il quale deve rimanere in capo all'autorità pubblica la responsabilità di «certificare i certificatori». Ciò ci darebbe maggiori garanzie.
Apprezzo, quindi, lo sforzo del relatore, ma il ragionamento deve affrontare, per regolamentarli, gli altri due punti, quello sui veicoli classificati con la lettera «L» e quello, che ritengo importante, dell'aggiornamento della carta di circolazione, da effettuare quando si apportano le modifiche strutturali sugli autoveicoli.
Allora, chiedo al relatore e al Governo se, nell'emanando decreto attuativo delle norme che stiamo approvando, può trovare accoglimento questa richiesta. Sono disponibile ad accettare la riformulazione sull'emendamento, così come proposto dal relatore, e a presentare un ordine del giorno che impegni il Governo ad esaminare in modo approfondito le altre due questioni di merito che ho posto.
A queste condizioni sono disponibile a ritirare gli altri emendamenti e ad accettare la riformulazione del mio emendamento 5.203, ma vorrei che il Governo si impegnasse ad affrontare, nell'emanando decreto attuativo, le problematiche di merito che abbiamo posto (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo).
PRESIDENTE. Prego, onorevole Uggè!
PAOLO UGGÈ. Signor Presidente, colleghi, desidero richiamare l'attenzione di ognuno su ciò che stiamo per votare con questo articolo 5. Di fatto, con esso andiamo ad introdurre la possibilità di apportare modifiche alla forma di carrozzeria, mediante l'installazione di spoiler, di alettoni, passaruote allargati, bulbar, verricelli, di elaborare il motore, producendo un aumento della coppia della potenza massima, con conseguente aumento dell'inquinamento, di applicare pneumatici di dimensioni maggiorate, di installare sistemi di alimentazione con particolari additivi, che consentano di erogare una potenza massima anche doppia rispetto a quella di origine. Insomma, ci apprestiamo a consentire che un veicolo, realizzato come un insieme calibrato, con parti tra loro funzionalmente collegate, possa di fatto essere modificato, creando situazioni di grave difficoltà e di rischio per la sicurezza stradale.
Una domanda che dobbiamo porci, quindi, è se veramente vogliamo agire nei confronti dei cittadini con norme che determinino sicurezza. In questa sede, abbiamo votato all'unanimità una mozione che si rifaceva, esaltandoli, ai principi della sicurezza. Con il provvedimento in esame, invece, e in particolare con l'articolo 5, consentiamo di fatto la possibilità di intervenire sui veicoli, creando condizioni di grave pericolo. Ciò perché non si capisce quale sarà l'ente chiamato a verificare se il pezzo introdotto, anche se omologato ed autorizzato a livelloPag. 60comunitario, sia riconducibile all'insieme, assicurando, quindi, condizioni di sicurezza sul veicolo. In sostanza, trattiamo un veicolo come se fosse un frigorifero, una lavastoviglie. Sostituiamo un pezzo, ma non ci poniamo il problema di cosa avvenga all'insieme del veicolo. Andiamo addirittura a liberalizzare il mercato dei componenti dei motoveicoli, colpendo le fasce giovanili, sulle quali si accentra particolarmente l'attenzione dell'opinione pubblica, a causa dei numerosi incidenti che coinvolgono i giovani.
La soppressione dell'articolo 5 è, a nostro avviso, riconducibile ai principi che più volte abbiamo affermato. Soprattutto, evidenziamo che non si comprende cosa si intenda con idoneità professionale di coloro che si autocertificano come enti professionalmente idonei alla effettuazione di prove di verifica. Ma di cosa stiamo parlando? All'estero vi sono norme sicuramente più riconducibili alla sicurezza, e, pertanto, sorgeranno problemi di compatibilità della norma che andremo ad approvare, con il rischio che si intervenga a livello comunitario e che Paesi esteri non accettino le modifiche apportate sui nostri veicoli.
Mi sembra, quindi, che ci siano tutti i presupposti perché questo articolo 5 sia soppresso. Mi appello al senso di responsabilità sulla sicurezza, più volte evidenziato in questa sede, e chiedo che si voti a favore della soppressione dell'articolo 5 (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Burgio. Ne ha facoltà.
ALBERTO BURGIO. Signor Presidente, siccome anche noi pensiamo che in materia di sicurezza non si possa essere superficiali o troppo disinvolti e che la logica dell'autocertificazione non sia sufficiente, condividendo l'intervento svolto dall'onorevole Attili, chiedo di aggiungere la mia firma a tutti gli emendamenti a prima firma del collega, che hanno lo stesso spirito del mio emendamento 5.204.
FILIPPO BUBBICO, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FILIPPO BUBBICO, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Presidente, intervengo solo per dire che le preoccupazioni segnalate, circa la sicurezza da garantire ai cittadini, sono fortemente condivise. Le norme in esame puntano ad aprire nuove opportunità e a rendere esplicite e trasparenti delle attività che, comunque, oggi vengono realizzate in condizioni non sempre di sicurezza.
Siamo convinti che quelle preoccupazioni debbano sostenere l'intero provvedimento e lo sostengano. Per tale motivo, le argomentazioni dell'onorevole Attili, proprio perché raccolgono le questioni fondamentali sottese ad una norma di questo genere, possono essere accolte in un ordine del giorno che avrà sicuramente il sostegno del Governo.
PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori degli identici emendamenti Uggè 5.10 e Attili 5.200, se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore.
ANTONIO ATTILI. Sì, Presidente, lo ritiro.
PRESIDENTE. Sta bene.
Prendo atto che l'onorevole Uggè, presentatore dell'emendamento 5.10, non accede all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Uggè 5.10, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale). (Vedi votazioni).
(Presenti 453
Votanti 382
Astenuti 71
Maggioranza 192
Hanno votato sì 193
Hanno votato no 189).
Prendo atto che i deputati Lomaglio e Castellani non sono riusciti a votare e che i deputati Maderloni e Nicchi avrebbero voluto astenersi.
Chiedo al relatore come ritiene di procedere.
ANDREA LULLI, Relatore. Signor Presidente, propongo di passare all'esame dell'articolo 8.
PRESIDENTE. Sta bene. Pertanto l'esame dell'articolo 7 e delle relative proposte emendative deve intendersi accantonato.
(Esame dell'articolo 8 - A.C. 2272-bis-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 8 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 2272-bis sezione 6).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione sulle proposte emendative presentate.
ANDREA LULLI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti Fava 8.1 e Valducci 8.200. Il parere è, altresì, favorevole sull'emendamento Gianfranco Conte 8.201 e contrario sull'emendamento Lazzari 8.50.
PRESIDENTE. Il Governo?
FILIPPO BUBBICO, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fava 8.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 460
Votanti 445
Astenuti 15
Maggioranza 223
Hanno votato sì 194
Hanno votato no 251).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Valducci 8.200.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lazzari. Ne ha facoltà.
LUIGI LAZZARI. Signor Presidente, intervengo semplicemente per chiedere al relatore e al rappresentante del Governo di riformulare i loro pareri, perché presentiamo una proposta emendativa che, probabilmente, sul piano formale può essere anche discussa - tanto che saremmo pronti a modificarla - ma vi è un principio che intendiamo sottolineare: nell'articolo 8 viene investito il Ministero dei trasporti, affinché si faccia carico di una relazione da presentare al Parlamento, relativamente al grado di liberalizzazione che i servizi a terra, negli aeroporti civili, abbiano raggiunto nel tempo; si tratta di una relazione semestrale.
Mi sembra che un compito di questo tipo spetti alle autorità competenti. Noi l'abbiamo individuata nell'Autorità garante della concorrenza e del mercato - che a nostro modo di vedere è l'Autorità competente - ma se ciò dovesse generare deiPag. 62dubbi siamo pronti a modificare questa proposta emendativa dicendo semplicemente «l'autorità competente».
Mi rivolgo al relatore e al rappresentante Governo e aspetto da loro un'eventuale modifica del parere espresso sull'emendamento in esame, da contrario a favorevole, in quanto a me pare che spetti soprattutto alle autorità, restituendo o arricchendo le loro funzioni, riferire al Parlamento circa il livello di liberalizzazione raggiunto in un simile settore.
Attribuire una tale ulteriore funzione al Ministero ci sembra improprio e, oltretutto, gli faremmo fare un «mestiere» che non è il suo. Mi sembrerebbe, quindi, più corretto investire di tale compito le autorità competenti.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Valducci 8.200, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 464
Maggioranza 233
Hanno votato sì 208
Hanno votato no 256).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gianfranco Conte 8.201, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 457
Maggioranza 229
Hanno votato sì 452
Hanno votato no 5).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lazzari 8.50, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 470
Votanti 469
Astenuti 1
Maggioranza 235
Hanno votato sì 214
Hanno votato no 255).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 8, nel testo emendato.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 466
Votanti 368
Astenuti 98
Maggioranza 185
Hanno votato sì 312
Hanno votato no 56).
(Esame dell'articolo 9 - A.C. 2272-bis-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 9 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 2272-bis sezione 7).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
ANDREA LULLI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Gianfranco Conte 9.200, nonché sull'articolo aggiuntivo Galante 9.0200.
Pag. 63PRESIDENTE. Il Governo?
FILIPPO BUBBICO, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, il Governo concorda con il parere espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Gianfranco Conte 9.200.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Gianfranco Conte. Ne ha facoltà.
GIANFRANCO CONTE. Signor Presidente, intervengo solo per ringraziare la Commissione per la sensibilità mostrata nei confronti di questo mio emendamento. Si trattava di risolvere una questione nel nostro Paese che riguarda soprattutto i giovani e cioè la effettiva realizzazione di quel sistema denominato last minute che consente di comprare biglietti a prezzi scontati e aumentare così le possibilità di fare le vacanze ad un minor costo possibile (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gianfranco Conte 9.200, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 457
Votanti 456
Astenuti 1
Maggioranza 229
Hanno votato sì 456).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 9, nel testo emendato.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 464
Votanti 440
Astenuti 24
Maggioranza 221
Hanno votato sì 439
Hanno votato no 1).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Galante 9.0200, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 437
Votanti 418
Astenuti 19
Maggioranza 210
Hanno votato sì 416
Hanno votato no 2).
Prendo atto che il deputato Vichi non è riuscito a votare e avrebbe voluto esprimere voto favorevole.
(Esame dell'articolo 10 - A.C. 2272-bis-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 10 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 2272-bis sezione 8).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
ANDREA LULLI, Relatore. Signor Presidente, per un problema che deve essere affrontato in Commissione bilancio, chiedo che venga accantonato l'esame delle proposte emendative riferite all'articolo 10 e che si passi all'esame degli articoli aggiuntivi.
Pag. 64PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, l'esame delle proposte emendative referite all'articolo 10 deve intendersi accantonato. Invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione sugli articoli aggiuntivi.
ANDREA LULLI, Relatore. La Commissione esprime parere contrario sugli articoli aggiuntivi Franzoso 10.01 e Uggè 10.03. Formula un invito al ritiro, degli identici articoli aggiuntivi Zanetta 10.0200 e Adenti 10.0201. Il parere è, altresì, contrario sull'articolo aggiuntivo Uggè 10.202.
PRESIDENTE. Il Governo?
FILIPPO BUBBICO, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Franzoso 10.01.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Franzoso. Ne ha facoltà.
PIETRO FRANZOSO. Signor Presidente l'articolo aggiuntivo in esame si rivolge alla realtà economica di Taranto ed è coordinato con quanto previsto dalla legge finanziaria per il 2007 per i fondi di dotazione - scarsi per la verità - per le zone franche urbane. Stante quanto avviene nella regione Puglia, quella della zona di Taranto dovrebbe essere l'unica realtà di questo tipo.
Poiché il porto di Taranto è il secondo in ordine di importanza dopo quello di Genova, e atteso che ogni volta che i rappresentanti del Governo vengono in Puglia ne affermano la natura di «porta» per l'Oriente e del Mediterraneo, credo che sarebbe opportuno costituire tale zona franca tenuto anche conto delle infrastrutture, aventi dimensione regionale e nazionale, realizzate in quella zona dai Governi precedenti. Stiamo infatti parlando di una piattaforma logistica che è coerente con quanto realizzato a livello di sistema aeroportuale (allungamento della pista di Grottaglie).
Considerato, inoltre, che il CIPE a suo tempo ha finanziato la piastra logistica sull'area portuale e atteso che il porto di Taranto a livello di trasferimento delle merci industriali è il più grosso in Italia, avendo ormai superato i 2 milioni di TEU di movimentazione annue, credo che ci siano tutte le condizioni perché tale porto possa usufruire della cosiddetta zona franca. Tale zona si integrerebbe nella zona franca urbana prevista dalla legge finanziaria, che la regione, d'intesa con gli enti locali, si accinge a trasferire tramite l'indicazione al Governo centrale.
Pertanto, mi sembra assurdo che mentre ci si reca sul territorio a parlare di espansione e di utilizzo di questa grande infrastruttura portuale - con un grande vettore su quel territorio rappresentato da Evergreen, che è il terzo a livello mondiale - il Governo e la maggioranza non vogliano costituire la zona franca, che consentirebbe peraltro la trasformazione del porto a scalo nel quale le merci potrebbero essere fermate, assemblate e poi immesse sul mercato nazionale ed europeo.
Se non si creano gli incentivi necessari, relativi all'indicazione di porto franco, tutte queste iniziative che si predicano sul territorio finiscono poi per soccombere.
Allora mi appello al relatore e alla stessa maggioranza, che di tale questione fanno un cavallo di battaglia, affinché siano quantomeno coerenti rispetto a ciò che vengono ad affermare sul territorio, che è diverso da quanto poi sostanzialmente si accingono a realizzare in questa sede, in quanto bocciano ciò che loro stessi propongono sul territorio. Credo che da parte dell'opposizione vi debba essere un'attenzione maggiore ed eventualmente un voto favorevole.
Pertanto aspetto una diversità di opinioni da parte del relatore, una riconsiderazione del proprio parere perché finalmente si possa consentire a questa grande infrastruttura, rappresentata dal porto di Taranto un'occasione affinché lo stessoPag. 65possa svilupparsi dal punto di vista trasportistico ed anche dal punto di vista industriale e commerciale (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Franzoso 10.01, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 442
Votanti 439
Astenuti 3
Maggioranza 220
Hanno votato sì 188
Hanno votato no 251).
Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Uggè 10.03.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Uggè. Ne ha facoltà.
PAOLO UGGÈ. Signor Presidente, vorrei che su questo articolo aggiuntivo si concentrasse un po' l'attenzione dei colleghi che spesso e volentieri, quando si affrontano i temi del trasporto, della congestione, denunciano la presenza dei troppi mezzi pesanti sulle strade che assicurano il collegamento tra il mondo produttivo e il mondo del consumo. Ebbene, questa proposta emendativa si pone tre obiettivi.
Il primo obiettivo è quello di rilanciare concretamente la politica tendente ad incentivare con opportune risorse - non con risorse fantasma, o con i residui, come sembra essere l'intenzione di qualcuno del Governo -, a mettere cioè a disposizione attraverso un fondo rotativo risorse dirette a modificare concretamente le modalità di trasporto, incentinvando a tale cambiamento gli imprenditori che decidono di assumere impegni contrattuali seri, duraturi nel tempo, in modo tale da creare un passaggio effettivo dalla strada alla rotaia. Questo è un obiettivo che ritengo importante e che credo sia condiviso: tutti noi lo esaltiamo, tutti auspichiamo che ciò avvenga.
Il secondo obiettivo è quello di favorire ancora di più questo tipo di trasporto, dando attuazione al contenuto di una direttiva comunitaria, quella che esenta i trasporti combinati internazionali da qualsiasi tipo di contingentamento: dal contingentamento dei titoli autorizzativi, delle tariffe, quando esistevano le tariffe obbligatorie e dei divieti di circolazione. Ebbene, questo secondo elemento consente di agevolare il trasporto combinato, sia su ferro, sia verso il mare, sia esso verso l'aereo, in modo da far sì che le modalità possano ricevere in tempo utile le merci da trasportare affinché queste ultime possano essere caricate su altri mezzi.
Il terzo elemento consiste - attuando anche in questo caso un'indicazione precisa che l'Unione europea ha trasmesso agli Stati facenti parte della stessa - nel prevedere la soppressione della tassa automobilistica, dovuta per i trattori e per la loro parte rimorchiabile, per le imprese che destinano i loro mezzi al trasporto combinato. Anche questa è una norma di carattere europeo, è una norma, in sostanza, che concretamente si pone l'obiettivo di favorire ancor più lo sviluppo delle modalità alternative alla strada e che concretamente, al di là delle parole, cerca di dare una risposta alla grave situazione di congestione che esiste sulle nostre strade che, ahimè, devono sopportare ancora a lungo una situazione di difficoltà, dato che il Governo non sembra molto intenzionato a intervenire, a potenziare le infrastrutture e comunque, i tempi sono quelli necessari.
Con questi tre interventi noi andremmo avanti effettivamente riprendendo, soprattutto per la parte del finanziamento, il progetto introdotto dal Governo Berlusconi: non dimentichiamoci che, concretamente, il trasporto combinato ferroviario ePag. 66trasporto combinato delle autostrade del mare è stato introdotto nella scorsa legislatura.
Chiedo, pertanto, un momento di riflessione e concretezza nel voler interpretare le cose per ciò che sono, cioè di andare a favore della mobilità, dell'economia e della sicurezza!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Campa. Ne ha facoltà.
CESARE CAMPA. Signor Presidente, intervengo per sottoscrivere l'articolo aggiuntivo 10.03, presentato dal collega Uggè, e mi rivolgo ai colleghi veneziani, che anche in questi giorni hanno ripetutamente dichiarato la disponibilità del Governo ad attuare quanto Uggè chiede con tale articolo aggiuntivo, anche a seguito di alcuni fatti delittuosi che si sono verificati, mi riferisco agli incidenti stradali in quel di Campalto.
Per coerenza, sarebbe opportuno che tutti noi votassimo questo articolo aggiuntivo. Pertanto, colleghi di Venezia, se vogliamo dare una risposta ed essere coerenti con quanto, in questi giorni, abbiamo garantito alla popolazione di Campalto, è opportuno, necessario e indispensabile votare a favore di questo articolo aggiuntivo, che offre una soluzione, così come avete dichiarato e come il Viceministro dei trasporti De Piccoli ha dichiarato nell'ultima riunione in quel di Campalto.
Sottoscrivo, pertanto, tale articolo aggiuntivo ed invito i colleghi Cacciari, Viola, Bindi e coloro che sono residenti almeno nella provincia di Venezia, quantomeno per essere coerenti, a votare a favore di questo articolo aggiuntivo.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Uggè 10.03, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 456
Votanti 454
Astenuti 2
Maggioranza 228
Hanno votato sì 207
Hanno votato no 247).
Passiamo agli identici articoli aggiuntivi Zanetta e Adenti 10.0201 e 10.0200. Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore.
VALTER ZANETTA. No, signor Presidente, e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
VALTER ZANETTA. Signor Presidente, a mio avviso si sta sottovalutando l'articolo 10 che, peraltro, sarà poi soppresso attraverso un emendamento, presentato dalla Commissione, che contiene tanti aspetti che, secondo il mio punto di vista, sono sottovalutati da questa Assemblea e, soprattutto, non sono stati esaminati dalla Commissione competente. Vorrei far presente ciò anche al presidente Meta, con il quale - durante l'esame di merito - avevamo riflettuto sull'allora articolo 6, esprimendo alcune considerazioni anche se, tuttavia, si trattava di un articolo veramente senza contenuto!
Ieri sera, in Assemblea abbiamo avuto una sorpresa, quando è comparso l'emendamento della Commissione: un emendamento fortemente corposo, con tanti aspetti al suo interno e con tempi di esame e la possibilità di essere subemendamento veramente contenuti. Abbiamo presentato alcuni subemendamenti, ne discuteremo più avanti - mi auguro - e, soprattutto, chiedo ai colleghi componenti della Commissione trasporti di prestarvi attenzione, perché vi sono questioni estremamente importanti.
Nel merito dell'articolo aggiuntivo in esame, credo che esso venga, poi, in partePag. 67ripreso - anche se con contenuti molto limitativi - dall'emendamento della Commissione. L'articolo aggiuntivo in esame tende ad assicurare un adeguato finanziamento per le finalità di cui all'articolo 38 della legge 1o agosto 2002, n. 166, che prevede contributi per sostenere la competitività del trasporto combinato strada-ferrovia. L'intervento è indispensabile per favorire un riequilibrio modale che valga a perseguire efficacemente gli obiettivi di mobilità sostenibile.
Ha già argomentato il collega Uggè: se non si stanziano risorse, tutti gli enunciati che facciamo su questi concetti sono vani! L'articolo aggiuntivo in esame tende a raggiungere tale obiettivo.
PRESIDENTE. Onorevole Adenti?
FRANCESCO ADENTI. Signor Presidente, ci riteniamo soddisfatti dell'emendamento 10.300 della Commissione che recepisce parte delle considerazioni espresse nel nostro articolo aggiuntivo, pertanto accogliamo l'invito al ritiro formulato dal relatore.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Zanetta 10.0200, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 448
Votanti 446
Astenuti 2
Maggioranza 224
Hanno votato sì 199
Hanno votato no 247).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Uggè 10.0202, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 446
Votanti 445
Astenuti 1
Maggioranza 223
Hanno votato sì 194
Hanno votato no 251).
(Esame dell'articolo aggiuntivo riferito all'articolo 5 - A.C. 2272-bis-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo aggiuntivo Uggè 5.01, unica proposta emendativa riferita all'articolo 5 a seguito dell'approvazione dell'emendamento interamente soppressivo dell'articolo 5. Passiamo alla votazione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Uggè. Ne ha facoltà
PAOLO UGGÈ. Signor Presidente, ho presentato questo articolo aggiuntivo proprio per dare una risposta concreta allo spirito di liberalizzazione che sembrava permeare la «lenzuolata» del Ministro Bersani, che sicuramente conosce, anche in modo approfondito, le tematiche dei trasporti per esserne stato ministro. Uno dei temi maggiormente sollevati è stato quello di estendere la possibilità di effettuare le revisioni mediante un provvedimento del ministro, elevando quella prevista per i veicoli a motore capaci di contenere oltre sedici persone ovvero una massa complessiva a pieno carico superiore a 3,5 tonnellate.
Ritengo che questa costituisca una risposta concreta, che si muove nella direzione della liberalizzazione. Non ne ritengo comprensibile una eventuale bocciatura perché, ovviamente, rimane l'intervento da parte della motorizzazione, chePag. 68verifica se le realtà private possano intervenire garantendo la sicurezza e tutti i parametri legati a quest'ultima. Nel contempo, l'articolo aggiuntivo in discussione può comportare un effetto estremamente positivo, cioè liberare forze costituite da dipendenti, funzionari e dirigenti del Ministero dei trasporti, assegnandoli alla funzione di controllo. Si libererebbero in tal modo esperti ingegneri, funzionari e dirigenti da dedicare ai controlli nei confronti di coloro che effettuano le revisioni.
Sollecito un responso positivo da parte dei colleghi ed una riflessione anche da parte del Governo. Non rappresenta qualcosa di nuovo; se ne è già discusso e non si riesce a comprendere il parere contrario sull'articolo aggiuntivo in discussione proprio nel momento in cui si vuole liberalizzare aprendosi al mercato. Pertanto, ne raccomando la condivisione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Campa. Ne ha facoltà.
CESARE CAMPA. Signor Presidente, intervengo per sottoscrivere questo articolo aggiuntivo che, a mio avviso, è da approvare. In tema di liberalizzazioni, quanto proposto dal collega Uggè rappresenta un'effettiva liberalizzazione, che libera la struttura pubblica da energie utili per effettuare controlli.
Peraltro, ciò non avviene in modo automatico, ma è il Ministro dei trasporti che può individuare, con proprio decreto, le risorse per le singole province. Noi, che siamo all'opposizione, ci fidiamo anche del Ministro dei trasporti. Pertanto, se conferiamo a qualcuno la possibilità di affidare la concessione quinquennale per la revisione ad alcuni soggetti, la vorremmo porre in capo al ministro, e non farlo in maniera automatica.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
CESARE CAMPA. Ritengo sia veramente opportuno essere coerenti con il tema conduttore di questo provvedimento, che parla di liberalizzazione e di controlli da parte della pubblica amministrazione. Pertanto, non solo sottoscrivo questa proposta emendativa ma, veramente a cuore aperto, ne chiedo l'approvazione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tassone. Ne ha facoltà.
MARIO TASSONE. Signor Presidente, prendo la parola per sottoscrivere questo articolo aggiuntivo dell'onorevole Uggè. Stiamo legiferando in maniera anomala, perché nel provvedimento in esame ci sono molti argomenti che avrebbero dovuto essere esaminati dalla Commissione trasporti; avevamo anche chiesto l'estrapolazione di una serie di articoli, ma non è stato possibile.
Ritengo sia chiaro che si tratta di un dato meramente formale ed apparente e che quando, ad esempio, su tale tema, si parla di revisione, di controllo ci si riferisce anche ad una valutazione sul piano tecnico. Si tratta di dati, di aspetti che attengono anche alla sicurezza e certamente non sono disciplinati in modo pieno e completo, ma si prevede un'ipotesi di liberalizzazione, con grande sacrificio delle strutture pubbliche che dovrebbero operare in termini di revisione. Ciò vale non soltanto per tale materia, ma investe tutta una problematica su cui i colleghi si sono confrontati attraverso un'attività emendativa che ritengo insufficiente. Sul tema esiste, infatti, una grande preoccupazione, ma si affronta tutta la problematica del trasporto - anche del combinato, dell'intermodale - in termini approssimativi, occupandosi semplicemente di un aspetto, senza avere una visione completa degli interessi complessivi del cittadino e degli interessi economici del nostro Paese.
Voterò, perciò, favorevolmente all'articolo aggiuntivo in esame e voterò a favore anche di altre proposte emendative che evidenzino alcuni problemi, alcuni temi. Su una proposta emendativa precedente l'onorevole Attili aveva esposto la sua valutazione, ma anche tale problematica è sfuggita a tutti i componenti dell'Assemblea.Pag. 69Una valutazione seria, forte avrebbe portato a disciplinare la sicurezza nel trasporto da un punto di vista tecnico, mentre, con una valutazione molto generica e approssimativa, essa è stata lasciata semplicemente al mercato.
Mi rifaccio a tali valutazioni di carattere generale, ma soprattutto, nello specifico, sottoscrivo l'articolo aggiuntivo Uggè 5.01.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Uggè 5.01, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 437
Votanti 426
Astenuti 11
Maggioranza 214
Hanno votato sì 183
Hanno votato no 243).
Prendo atto che il deputato Vacca non è riuscito a votare e avrebbe voluto esprimere voto contrario.
IGNAZIO LA RUSSA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
IGNAZIO LA RUSSA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, prima di passare all'esame dell'articolo 11, vorrei segnalarvi che domani, 31 maggio, è previsto uno sciopero dei taxi collegato al provvedimento in esame, in particolare all'articolo che stiamo per esaminare. Ho chiesto di parlare prima che affrontassimo l'esame dell'articolo, e me ne scuso, perché non voglio entrare nel merito, anche se si potrebbe: Alleanza Nazionale ha presentato un emendamento soppressivo in proposito.
Vorrei proporre, però, al Presidente ed all'Assemblea di valutare l'ipotesi di accantonare l'articolo 11 e rinviare, quindi, la relativa discussione, dopo l'esame degli altri articoli, peraltro numerosi. Ciò anche per rispetto dei lavoratori per i quali uno dei motivi dello sciopero di domani è che venga presa in considerazione la loro volontà di discutere sul provvedimento in esame. L'accantonamento dell'articolo 11 non farebbe perdere tempo all'Assemblea, non sarebbe d'intralcio. Successivamente potremmo mettere a confronto le nostre rispettive opinioni; Alleanza Nazionale, se necessario, è pronta a discutere sull'articolo, alcuni parlamentari del suo gruppo sono già pronti a prendere la parola in merito.
Credo, invece, che accantonarlo possa essere, in questo momento, non solo un atto di saggezza, ma anche un atto di rispetto per le argomentazioni e le richieste di un gruppo di lavoratori, che credo abbiano i medesimi diritti di altre categorie, che tante volte abbiamo ascoltato e tenuto nella debita considerazione.
In sostanza, signor Presidente, le chiedo di valutare la richiesta formale di accantonamento di questo articolo.
PRESIDENTE. La Presidenza chiede l'opinione del relatore al riguardo.
ANDREA LULLI, Relatore. Signor Presidente, il relatore può anche accogliere tale richiesta. Voglio solo osservare che ritengo che gli argomenti affrontati nell'articolo 11 non riguardino le questioni delle licenze dei taxi e degli altri conducenti a noleggio, ma altri temi, perché viene data ai comuni la potestà di prevedere determinati servizi di trasporto innovativo. Naturalmente, il rispetto è dovuto a tutti quelli che esprimono opinioni, i lavoratori e le lavoratrici in primo luogo. Pertanto, ritengo di poter accedere all'invito.
PRESIDENTE. Avverto che non essendovi obiezioni, l'esame dell'articolo 11 e delle proposte emendative ad esso presentate deve intendersi accantonato.
Pag. 70(Esame dell'articolo 12 - A.C. 2272-bis-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 12 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 2272-bis sezione 9).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
ANDREA LULLI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento 12.400 da votare ex articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, mentre esprime parere contrario sull'emendamento Conte 12.200. Il parere è infine favorevole sull'emendamento 12.401, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento.
PRESIDENTE. Il Governo?
FILIPPO BUBBICO, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, il Governo esprime parere conforme a quello del relatore.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 12.400, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 426
Votanti 425
Astenuti 1
Maggioranza 213
Hanno votato sì 421
Hanno votato no 4).
Prendo atto che il deputato Buontempo non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gianfranco Conte 12.200, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 430
Votanti 429
Astenuti 1
Maggioranza 215
Hanno votato sì 189
Hanno votato no 240).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 12.401, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 431
Maggioranza 216
Hanno votato sì 429
Hanno votato no 2).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 12, nel testo emendato.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 440
Votanti 439
Astenuti 1
Maggioranza 220
Hanno votato sì 439).
(Esame dell'articolo 13 - A.C. 2272-bis-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 13 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 2272-bis sezione 10).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
ANDREA LULLI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sugli identici emendamenti Borghesi 13.200 e Valducci 13.203, mentre esprime parere favorevole sull'emendamento Marino 13.205.
La Commissione invita il presentatore al ritiro dell'emendamento Mantini 13.206 (Nuova formulazione), mentre esprime parere favorevole sull'emendamento Squeglia 13.204 e parere contrario sull'emendamento Lazzari 13.202.
Il parere della Commissione è contrario sull'articolo aggiuntivo La Loggia 13.01, anche perché affronta un tema che abbiamo «spostato» nel cosiddetto progetto di legge Capezzone, che attualmente è all'esame del Senato.
PRESIDENTE. C'è anche l'emendamento 13.300 della Commissione.
ANDREA LULLI, Relatore. Ovviamente, la Commissione raccomanda l'approvazione del suo emendamento 13.300.
PRESIDENTE. Il Governo?
FILIPPO BUBBICO, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, il Governo accetta l'emendamento 13.300 della Commissione ed esprime, quanto al resto parere conforme a quello del relatore.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Borghesi 13.200 e Valducci 13.203.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Borghesi.
ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, colleghi, vorrei invitarvi a riflettere sul contenuto di questo articolo e delle modifiche che sono state introdotte. Infatti, il principio che stava e che sta alla base dell'indennizzo diretto, in campo assicurativo, intende agire per abbassare i costi dei risarcimenti, quindi le liquidazioni dei sinistri; il che obbligherebbe, per effetto di una legge di mercato, le compagnie assicuratrici ad abbassare le tariffe e i premi delle assicurazioni. Tale è appunto l'effetto che si vorrebbe ottenere attraverso la normativa dell'indennizzo diretto.
Va osservato che in questi anni abbiamo assistito generalmente a una riduzione della sinistralità, cioè del numero degli incidenti, ma ad un incremento del risarcimento medio del sinistro, e questa è la motivazione che le compagnie bene o male adducono per negare l'effetto di riduzione sulle tariffe.
Cos'è che va tagliato? Nel nostro Paese, come in tutti i Paesi industrializzati o comunque evoluti, il problema non è tanto l'entità del danno emergente in sé, quanto il fatto che la lunghezza della procedura di liquidazione e le spese che si sommano all'entità del danno emergente per effetto della procedura di liquidazione sono di un'entità tale che spesso risulta veramente molto alta rispetto al danno in sé. Si tratta principalmente di spese di natura legale, che spesso comportano anche l'allungamento dei tempi necessari per ottenere la liquidazione, con un effetto estremamente negativo per l'assicurato, che non trova ristoro per il suo danno, e con un effetto moltiplicatore sia in termini di spese sia in termini, quando il procedimento giunge alla fine, di interessi, rivalutazioni, e quant'altro.
Vorrei, inoltre, precisare che l'indennizzo diretto si applica a casi limitati, che sono però numericamente la parte prevalente dei sinistri: ai soli casi, cioè, in cui siano coinvolti due autoveicoli e in cui vi sia un danno fisico molto limitato, che dia luogo ad una invalidità non superiore al 9 per cento. Nel caso di lesioni personali, posso anche accettare l'idea che si ammettaPag. 72una procedura simile alla procedura precedente, che scatta anche in casi diversi da quello che ho citato, con un aumento quindi delle spese legali e il riconoscimento delle stesse; però, inviterei il relatore a valutare se non sia possibile una riformulazione del mio emendamento, nel senso di ammettere tale ristoro, tale rimborso, tale estensione della copertura alle spese legali e alle spese accessorie a quelle legali al solo caso delle lesioni personali, mentre invece si mantenga ferma l'idea che il risarcimento...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
ANTONIO BORGHESI. Quanto tempo ho, Signor Presidente? Proporrei che si lascino invariate le norme sull'indennizzo diretto in base alla legge precedente... Non credo di aver finito il tempo, Signor Presidente.
PRESIDENTE. Sì, aveva a disposizione cinque minuti.
ANTONIO BORGHESI. Mi permetta solo di concludere. La questione riguarda poi le autofficine, perché nel momento in cui una compagnia stipula delle convenzioni con le autofficine, che non danno luogo ad alcun aggravio per il danneggiato, ammettere che si possa andare da un'altra parte, dovendo pagare tariffe superiori a quelle convenzionate dalla compagnia mi sembra che alla fine si riveli un danno per essa che non abbasserà mai le tariffe e quindi i premi, come si voleva ottenere.
ANDREA LULLI, Relatore. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANDREA LULLI, Relatore. Signor Presidente, vorrei dire all'onorevole Borghesi che con gli emendamenti sui quali ho espresso parere favorevole si risolvono quasi tutti, se non tutti, i problemi che ha sollevato nel suo intervento. Lo inviterei, allora, a ritirare la sua proposta emendativa e a votare quelle successive su cui ho espresso parere favorevole.
PRESIDENTE. Chiedo all'onorevole Borghesi se acceda all'invito al ritiro del suo emendamento 13.200 testé formulato dal relatore.
ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, premesso che evidentemente non mi ero reso conto, ma che mi fido assolutamente di quel che dice il relatore, ritiro il mio emendamento.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo all'emendamento Valducci 13.203.
Prendo atto che il presentatore non accede all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Valducci 13.203, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 418
Votanti 393
Astenuti 25
Maggioranza 197
Hanno votato sì 152
Hanno votato no 241).
Passiamo all'emendamento Marino 13.205 interamente sostitutivo dell'articolo.
Avverto che dall'eventuale approvazione dell'emendamento discenderebbe la preclusione dei successivi emendamenti Mantini 13.206 (Nuova formulazione), Squeglia 13.204 e Lazzari 13.202.
Passiamo ai voti.Pag. 73
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Marino 13.205, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 423
Votanti 333
Astenuti 90
Maggioranza 167
Hanno votato sì 329
Hanno votato no 4).
Avverto che non procederemo alla votazione dell'articolo 13, in quanto l'emendamento testé approvato ne era interamente sostitutivo.
Passiamo, quindi, alla votazione dell'articolo aggiuntivo La Loggia 13.01...
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Signor Presidente, mi perdoni: prima che si procedesse con la votazione dell'emendamento Marino 13.205, lei ha avvertito che l'eventuale approvazione di tale emendamento avrebbe assorbito o reso incompatibile...
PRESIDENTE. Precluso.
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. ... l'emendamento Mantini 13.206. Può precisare in che senso? Mi pare, infatti, che l'oggetto dell'emendamento Mantini sia altro rispetto a quello dell'articolo 13 come modificato dall'emendamento Marino 13.205. La materia è altra.
PRESIDENTE. Onorevole Benedetti Valentini, certamente è come lei dice: vi è, però, un problema che è solo di natura formale. Essendo l'emendamento Marino 13.205 interamente sostitutivo dell'articolo, esso preclude un emendamento, quale quello presentato dall'onorevole Mantini, che mirava a sopprimere la lettera a) del comma 1 di tale articolo, comportando una conseguenza che viene meno poiché l'articolo è già stato in precedenza interamente sostituito dall'emendamento Marino 13.205.
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Mi perdoni, Presidente, non vorrei sostituirmi e fare l'avvocato dell'avvocato Mantini, ma chiederei che sia egli stesso a darmi una mano. Mi pare che questo sia un formalismo che svuota però il contenuto. Le forme sono strumenti per perseguire un risultato ed una volontà legislativa! L'emendamento Mantini 13.206 si concentra essenzialmente sugli oneri accessori di assistenza e consulenza legale.
L'emendamento Marino 13.205 attiene, invece, alla questione delle imprese di autoriparazione abilitate. Il fatto di anteporre temporalmente la votazione dell'emendamento Marino 13.205, sottraendo così la materia sulla quale interviene l'emendamento Mantini 13.206, significa privare l'onorevole Mantini e, soprattutto, ciascuno di noi e l'intera Assemblea, di esprimersi su altra materia.
Mi permetto, quindi, di chiedere in qualche modo alla Presidenza di voler rivalutare questo aspetto e consentire all'Assemblea di pronunciarsi sull'emendamento Mantini 13.206 concernente materia affatto diversa.
Se mi consente un approfondimento di procedura ma anche di sostanza, a mio avviso l'emendamento Mantini 13.206 può essere messo in votazione e non può essere precluso dalla precedente votazione, poiché esso riveste un'importanza sostanziale e non irrilevante. Pertanto, insisto o, perlomeno, chiedo che si accantoni la decisione in vista di un ulteriore approfondimento.
PRESIDENTE. La Presidenza naturalmente non valuta la sostanza di un emendamento, ma la invito di nuovo a seguire il ragionamento della Presidenza: l'emendamentoPag. 74Marino 13.205 sostituisce interamente l'articolo 13; l'emendamento Mantini 13.206 sopprime una lettera di quell'articolo e quindi, una volta soppresso l'intero articolo, la lettera a) non esiste più. Pertanto, non può sopravvivere il «conseguentemente» che ha senso soltanto legato alla soppressione della lettera a) (Commenti del deputato Benedetti Valentini). Onorevole Benedetti Valentini, le ho spiegato le ragioni della determinazione della Presidenza, ma non possiamo continuare a discutere su questo punto, in merito al quale la Presidenza ha preso una decisione di cui le ho appena spiegato le ragioni.
Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo La Loggia 13.01.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Benedetti Valentini. Ne ha facoltà.
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Mi permetto di prendere nuovamente la parola, sfruttando l'argomento dell'articolo aggiuntivo La Loggia 13.01, che ovviamente interessa un raggio molto più ampio di materie, per dire che nel caso appena trattato non vi era il gusto puntiglioso di una schermaglia con l'onorevole Presidenza.
La verità è che io, come deputato e membro dell'Assemblea, sono stato posto nella coazione di votare o non votare una parte di un emendamento perché mi si è chiesto di votare o meno la soppressione a certe condizioni. Può darsi, cioè, che se fossero stati votati prima, ad esempio, l'emendamento Mantini 13.206, l'emendamento Squeglia 13.204 o l'emendamento Lazzari 13.202, io avrei poi votato diversamente la soppressione dell'intero articolo 13, mentre non l'avrei votata alla condizione che fosse stata modificata quella parte. Mi permetto rispettosamente di dire, quindi, che l'intera decisione dell'Assemblea relativa all'articolo 13, che si prolunga fino alla trattazione dell'articolo aggiuntivo La Loggia 13.01, è stata sensibilmente viziata da una decisione che auspicherei fosse in qualche momento e sede rivista.
PRESIDENTE. La Presidenza prende naturalmente atto delle valutazioni dell'onorevole Benedetti Valentini in merito al punto sul quale, tuttavia, la Presidenza ha già spiegato la logica della sua determinazione.
A proposito dell'ordine con il quale vengono posti in votazione gli emendamenti, l'articolo 87, comma 3, del Regolamento dispone che, qualora siano stati presentati più emendamenti ad uno stesso testo, essi sono posti ai voti cominciando da quelli che più si allontanano dal testo originario. Quindi, un emendamento interamente soppressivo viene posto ai voti prima degli emendamenti parzialmente soppressivi. È chiaro, quindi, che eravamo tenuti a votare prima l'emendamento Marino 13.205 e poi l'emendamento Mantini 13.206.
Passiamo ai voti.
Ricordo che la I Commissione ha espresso un parere contrario limitatamente al comma 5, dalla parola «attenendosi» fino alla fine del comma.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo La Loggia 13.01, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 436
Votanti 395
Astenuti 41
Maggioranza 198
Hanno votato sì 146
Hanno votato no 249).
Prendo atto che il deputato Buontempo non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 13.0300 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 430
Votanti 362
Astenuti 68
Maggioranza 182
Hanno votato sì 356
Hanno votato no 6).
Prendo atto che il deputato Farinone non è riuscito a votare e che avrebbe voluto esprimere voto favorevole.
Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.
Sospendo la seduta per dieci minuti, che riprenderà con l'informativa urgente del Governo.
La seduta, sospesa alle 20, è ripresa alle 20,10.
Informativa urgente del Governo sugli episodi di omofobia che si registrano nel Paese e sulle azioni di contrasto che il Governo intende intraprendere.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento dell'informativa urgente del Governo sugli episodi di omofobia che si registrano nel Paese e sull'azione di contrasto che il Governo intende intraprendere.
Secondo quanto stabilito a seguito della Conferenza dei presidenti di gruppo di giovedì 17 maggio 2007, dopo l'intervento del rappresentante del Governo interverranno i rappresentanti dei gruppi in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica, per cinque minuti ciascuno. Un tempo aggiuntivo è attribuito al gruppo Misto.
(Intervento del Ministro per i diritti e le pari opportunità)
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Ministro per i diritti e le pari opportunità, Barbara Pollastrini.
BARBARA POLLASTRINI, Ministro per i diritti e le pari opportunità. Signor Presidente, onorevoli colleghi e onorevoli colleghe, ritengo non solo giustificato ma anche importante che il Governo sia presente questa sera in aula per rispondere alla richiesta di informativa sui recenti episodi di omofobia e sulle azioni che intendiamo promuovere per contrastare una delle forme più intollerabili di violenza contro la libertà e l'autonomia delle persone.
Mi spiace solo, me lo faccia dire signor Presidente, che i lavori parlamentari abbiano collocato l'informativa in un orario un poco residuale, su una materia che, invece, dovrebbe avere la massima attenzione del Parlamento.
Voglio dire subito che, quando parliamo di omofobia, non descriviamo solo e tanto un atteggiamento ostile o di prevenzione culturale nei confronti di donne e uomini omosessuali, atteggiamento - come ovvio - in sé inaccettabile e odioso. Quel termine riguarda la sfera fondamentale dei diritti umani e della dignità di ogni cittadino, indipendentemente dal proprio orientamento sessuale e dalla sua identità di genere e chiama in causa il rispetto della Costituzione del nostro Paese, della Carta europea e delle regole di convivenza mondiali. Su quel termine, sulla capacità delle istituzioni di reagire culturalmente, prima ancora che politicamente, a un'offesa del diritto e della democrazia, si misurano lo spessore e la qualità delle classi dirigenti e, insieme ad esse, i livelli di civiltà di un Paese.
Sembra assurdo ma ancora oggi, nei primi anni di un nuovo secolo, in molti Paesi l'omosessualità è punita come reato e le persone omosessuali vengono perseguitate e represse. Non posso, dunque, aprendo questo mio intervento, che tornare a esprimere la mia vicinanza e solidarietà agli onorevoli Marco Cappato e Vladimir Luxuria, vittime, pochi giorni fa a Mosca, di una grave aggressione mentre prendevano parte ad una manifestazione pacifica, insieme a cittadine e cittadini russi e di altri Paesi.Pag. 76
Purtroppo, in tempi recenti, anche in casa nostra, si sono moltiplicati episodi di violenza, atti vandalici, discriminazioni, gravi offese a carattere omofobico. Episodi che il Governo, e tanto meno la sottoscritta, intendiamo sottovalutare. Sono segnali di allarme - ripeto: non solo Italia - e di un clima che vede riemergere pregiudizi e soprusi che avremmo voluto superati da tempo.
La nostra, dunque, è una preoccupazione profonda. Conosciamo tutti, in questa Assemblea, la storia per sapere come in passaggi d'epoca, insieme alle opportunità offerte, emergano insicurezze e paure, a cui spiriti fondamentalisti e reazionari possono attingere per fare riemergere fantasmi e soggetti da indicare come qualcosa da perseguitare per rimettere in discussione quello che viene definito «un certo tipo di ordine».
La cultura del rispetto della persona, dunque, non è data una volta per sempre. La cultura della ricchezza delle differenze di genere, orientamento sessuale, appartenenza, religione ed etnia è qualcosa su cui investire permanentemente e su cui svolgere azioni costanti.
Ecco perché il Governo e il Parlamento, da diversi punti di vista e da diverse parti politiche, dovrebbero sapersi ascoltare su questi temi, dialogare - almeno questa è la mia volontà - per dire, con un messaggio unitario al Paese, che per le istituzioni c'è tolleranza zero contro intimidazioni, violenze, molestie, persecuzioni, soprusi, offese, tratte e sfruttamenti di donne, di bambini, di omosessuali, di lesbiche e di transessuali.
Perché è sul rispetto dei diritti umani, civili e sociali delle persone che si rinnovano quelle virtù della Repubblica da condividere nell'interesse di ognuno e per il benessere di tutti.
Resto convinta che mettendo al centro, dunque, il valore della persona, l'investimento sulla sua libertà e responsabilità, nonché sul rispetto e l'amore per l'essere umano, per i suoi diritti e i suoi doveri, non possiamo che ritessere i fili di proposte largamente condivisibili, che da questa Assemblea, anche stasera, possono essere trasferite a comuni e regioni, chiamati con noi a costruire programmi e progetti ispirati a sicurezza e libertà.
Anche da quest'aula, prima di entrare nel merito di alcune proposte, fatemi esprimere la gratitudine alle associazioni e ai centri che durante gli anni, talvolta nell'indifferenza di molti, hanno accompagnato e difeso solitudini, vittime, persone e famiglie che hanno dovuto far fronte a quei soprusi, a quelle gravi moleste e a quelle terribile umiliazioni.
Non vi sembri inutile, dunque, se io ricordo in due parole, e solo restando alla cronaca dell'ultimo mese, ciò di cui parlo: il 20 maggio una scritta fortemente ingiuriosa sulle vetrine della sede dell'Arcigay di Grosseto; il 17 maggio a Rovigo un gruppo di persona massacra di botte un ragazzo di 21 anni perché gay; il 15 maggio a Milano, Paolo Ferigo, presidente del comitato provinciale Arcigay, subisce un'aggressione in un ristorante; il 12 maggio a Pistoia vengono rinvenuti dei volantini davanti alla porta di casa di un esponente dell'Arcigay di Pistoia e candidato alle elezioni comunali per il partito di Rifondazione Comunista, contrassegnati dalla svastica e con contenuti pesantemente offensivi e discriminatori.
Sono esempi, fra i tanti, di quella inaccettabile e odiosa omofobia nella quale si è segnalato, fra gli altri, il movimento politico denominato Forza Nuova, o di quella transfobia, cioè l'avversione irrazionale verso le persone transgender, che produce un numero estremamente alto di omicidi in Italia, come quello, per citarne uno fra i tanti, di Manuela, una donna transessuale di 38 anni, attivista del movimento transgender, massacrata da un uomo nella sua casa di Pescara lo scorso aprile e oltraggiata.
Nel 2006 - lo ricordo - sono state 30 le persone transgender uccise.
Risalendo dai fatti ad alcuni elementi di giudizio, a ridosso della celebrazione della giornata mondiale contro l'omofobia che si celebra ogni 17 maggio, il Parlamento europeo il 26 aprile 2007 ha approvato una risoluzione nella quale condanna con forza ogni discriminazione fondataPag. 77sull'orientamento sessuale e chiede a tutti gli Stati membri di assicurare che le persone vengano protette da discorsi omofobici e da atti di violenza, garantendo che i partner dello stesso sesso godano del rispetto, della dignità e della protezione riconosciuti al resto della società.
La stessa risoluzione chiede agli Stati membri di adottare qualsiasi altra misura opportuna nella lotta alla omofobia e alla discriminazione basata sull'orientamento sessuale e di promuovere e adottare il principio dell'uguaglianza nelle loro società e nei loro ordinamenti giuridici, sollecitandoli, tra l'altro, ad adottare disposizioni legislative volte a porre fine alle discriminazioni subite dalle coppie dello stesso sesso in materia di successione, proprietà, locazione, pensioni, fiscalità, sicurezza sociale, eccetera.
Sempre la stessa risoluzione sollecita gli Stati membri europei a intensificare la lotta ad ogni forma di discriminazione mediante un'azione pedagogica e attraverso campagne condotte nelle scuole, nelle università, attraverso i mezzi di informazione e anche per via amministrativa, giudiziaria e legislativa.
È, dunque, non solo per convinzione profonda, ma anche per il rispetto a quel programma che, come Governo - e per quanto mi riguarda come Ministero per i diritti e le pari opportunità - abbiamo avanzato la proposta di un piano d'azione straordinario contro ogni forma di violenza.
Tale piano, fra l'altro, prevede l'adozione del disegno di legge recante misure di sensibilizzazione e prevenzione, nonché repressione dei delitti contro la persona e nell'ambito della famiglia, per orientamento sessuale, l'identità di genere ed ogni altra causa di discriminazione, proposto dal Ministero per i diritti e le pari opportunità, dal Ministero per le politiche della famiglia e dal Ministero della giustizia.
Il disegno di legge, approvato dal Governo, è stato presentato alla Camera dei deputati il 25 gennaio scorso e, oggi, è all'attenzione della Commissione giustizia. Come ho spiegato, ogni disegno di legge del Governo è ovviamente migliorabile, correggibile, e, personalmente, ritengo importanti i contributi della maggioranza e dell'opposizione.
Ma, come ho avuto modo sottolineare e di proporre al Governo, sarebbe significativo che quel disegno di legge, con le modifiche che il Parlamento riterrà, potesse tagliare il traguardo nel tempo più rapido possibile. Il disegno di legge citato, infatti, ha un significato sia di utilità, sia simbolico, in quanto prevede un intervento integrato, in materia di contrasto verso ogni forma di violenza e molestia sessuale, che investe tre livelli: le misure di sensibilizzazione e di prevenzione, i diritti della vittima e la tutela penale.
La scelta è stata quella di un approccio più dimensionale, prevedendo interventi di tipo repressivo ma, nello stesso tempo, promuovendo un diverso approccio culturale e risposte di tipo sociale, attraverso misure di prevenzione e di sensibilizzazione a tutto campo.
Tali misure, che costituiscono le norme maggiormente qualitative, contengono - sarò brevissima, riporto solo ciò che mi sta più a cuore - interventi di informazione e formazione relativi al sistema di istruzione nel suo complesso, ovvero a tutti i livelli a partire dalla scuola per i più piccoli e al sistema sanitario; formazione professionale specifica del personale sanitario; sportelli informativi e sportelli a cui possono rivolgersi le vittime; divieto di utilizzo, nell'ambito della comunicazione, in modo vessatorio o discriminatorio, a fini pubblicitari, di riferimenti all'orientamento sessuale e alle identità di genere; monitoraggio costante del fenomeno della violenza, sia per individuarne le caratteristiche fondamentali, sia per individuare i soggetti più a rischio.
Le misure repressive si sostanziano, in particolare, nel proposto articolo 18 del disegno di legge, che interviene su una serie di disposizioni contenute nella legge 13 ottobre del 1975, n. 654, e nella legge 26 aprile del 1993, n. 126 (la cosiddetta legge Mancino), volte a reprimere le forme di discriminazione razziale, etnica e religiosa, integrandole mediante il riferimentoPag. 78anche alle forme di discriminazione fondate sull'orientamento sessuale e sull'identità di genere.
In particolare, si estende il delitto di istigazione al compimento di atti discriminatori o di violenza, determinati da motivi di discriminazione, anche alle motivazioni fondate sull'orientamento sessuale e sull'identità di genere.
Si propone di estendere allo stesso modo il divieto di ogni organizzazione, associazione, movimento o gruppo avente tra i propri scopi l'incitamento alla discriminazione di genere, per orientamento sessuale, e altro.
L'intervento sulla cosiddetta legge Mancino amplia la circostanza aggravante, estendendone la configurabilità alla finalità di discriminazione o di odio motivato dall'orientamento sessuale e dall'identità di genere. Capirete perché dico che questa è una legge che, oltre che essere utile, dal mio punto di vista, è di alto valore simbolico.
In secondo luogo, si prevede l'istituzione dell'Osservatorio contro la violenza, sostenuto per ora da un investimento - lo dico io per prima - di soli 3 milioni di euro: questo strumento è in fase di realizzazione, con il concerto dei Ministri della solidarietà sociale, del lavoro e della previdenza sociale, della salute e delle politiche per le famiglie, ma nascerà, soprattutto, con la volontà di valorizzare centri, associazioni, operatori nei territori, esperti e Conferenza Stato-regioni-città. Esso, quindi, nascerà con la volontà di riconoscere pienamente quelle competenze e quei saperi che, in questi anni, hanno agito spesso nella disattenzione di molti, e con la volontà di monitorare e di promuovere campagne culturali.
In terzo luogo, l'impegno del Ministero per i diritti e le pari opportunità si manifesta anche nella recente istituzione della Commissione per i diritti e le pari opportunità per lesbiche, gay, bisessuali e transgender, a carattere consultivo, che, nell'esercizio delle sue competenze, dovrà elaborare proposte di provvedimenti da adottare al fine di rimuovere cause di discriminazione e ogni effetto pregiudizievole. Inoltre, la Commissione dovrà analizzare le questioni di carattere istituzionale e normativo e suggerire e avanzare proposte, di cui il Ministero per i diritti e le pari opportunità si può fare latore e portatore in sede di Consiglio dei Ministri.
In quarto luogo, per quanto mi riguarda è nell'ottica di un pieno rispetto del dettato costituzionale, in tutte le se parti, e del programma di coalizione e, soprattutto, nella considerazione piena e convinta di quel valore primario ed essenziale della persona a cui mi riferivo, della sua libertà e responsabilità, che con la collega Rosy Bindi ho voluto proporre il disegno di legge sui diritti e doveri tra conviventi omosessuali e non, legati da un progetto di solidarietà o affettivo.
So che su questa materia, in Parlamento, esistono diverse opinioni, anche all'interno degli schieramenti. Aggiungo, come dirò in replica la settimana prossima in Commissione giustizia al Senato, che la proposta presentata e da me sostenuta, come tutte le proposte, è migliorabile e modificabile. Per quanto mi riguarda, conterà sempre l'ispirazione di fondo, che è rappresentata da quei diritti e doveri essenziali e da un atto pubblico che li sappia riconoscere.
Ma non è questo l'argomento. Ho voluto richiamare la vostra attenzione per dire che il modo stesso con cui si affronta il tema può fungere, per il Paese che ci osserva, da esempio di quella cultura del rispetto e del riconoscimento dei diritti di cittadinanza che decidono del profilo di una Nazione, della cultura di ognuno e di tutti, dell'autonomia, della tenuta, della lungimiranza delle classi dirigenti della Nazione e della capacità delle classi dirigenti di fare sempre riferimento ai principi laici e liberali contenuti nel nostro dettato costituzionale.
Ecco perché - lo voglio dire in questa sede, perché è la prima occasione che mi è stata concessa, alle colleghe e ai colleghi dell'opposizione - in alcuni momenti ho scelto di essere in luoghi e in manifestazioni. La Ministra dei diritti e delle pari opportunità, per sua missione, non può non stare con chi subisce, a partire daiPag. 79genitori dei ragazzi omosessuali e lesbiche, a partire da quelle donne e quegli uomini, che subiscono ancora adesso, nel nostro Paese, grandi offese ed emarginazioni. Non può che stare dalla parte di chi subisce nei luoghi di lavoro, negli ospedali, a scuola, nelle famiglie o in strada. Non può che stare dalla parte di coloro ai quali è necessario riconoscere diritti e a cui bisogna riconoscere anche doveri.
Lo dico qui, prima di avanzare le due ultime proposte: non mi sentirò mai sconfitta se qualcuno cambierà, per migliorarlo, il disegno di legge sui Dico.
Mi sento sconfitta quando, come classi dirigenti, non sappiamo dire una parola forte a quel ragazzo, quel Matteo, che, in un mondo in cui comunicazioni e stili sono spesso improntati alla forza e al machismo, non ce l'ha fatta e ha deciso di mettere fine alla sua vita. Mi sentirò sconfitta se, come classi dirigenti, non sapremo dare una risposta alla domanda di libertà di Hina, la ragazza pakistana ammazzata perché voleva vedere riconosciuti i suoi diritti.
Credo che anche questa sera il Parlamento, confrontando i diversi punti di vista, potrebbe essere di esempio, se saprà mandare un messaggio di rispetto della diversità, che è sempre una ricchezza e mai deve essere una colpa.
L'anno prossimo sarà avviata nelle scuole una riflessione sulla Carta costituzionale, partendo dal valore portante della dignità della persona, che deve sostanziarsi anche in una lotta contro ogni forma di violenza e omofobia nelle scuole.
Quest'anno, inoltre, come anno europeo delle pari opportunità per tutti, sono stati presentati molti progetti, che non vi resoconto, ma che lascio scritti nella mia relazione per non dilungarmi. Si tratta di molti progetti che ci dicono che esiste nella nostra società una parte larga e consapevole di persone - spero e credo maggioritaria - che si sono messe in cammino per assicurare a tutti più diritti, più responsabilità, più sicurezza e più libertà.
Voglio concludere dicendo pochissime altre cose. È ovvio che come Ministero per i diritti e le pari opportunità non posso che dichiararmi d'accordo per l'istituzione di una giornata nazionale contro l'omofobia, da celebrare in coincidenza con quella mondiale, ma è ovvio che, come Ministero per i diritti e le pari opportunità, non posso che trovarmi d'accordo con tutti coloro che siano disponibili a costruire un dialogo di democrazia, di civiltà e di rispetto di ognuno, perché credo che, alla fine, da questa parte, trasversalmente, ci sia la parte che non si rassegna, che vuole guardare in avanti e costruire una pienezza democratica per tutti (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).
(Interventi)
PRESIDENTE. Passiamo agli interventi dei rappresentanti dei gruppi.
Ha chiesto di parlare il deputato Naccarato. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO NACCARATO. Signor Presidente, colleghi, apprezzo e condivido l'informativa precisa e puntuale del Ministro, che ringrazio, e mi associo alla solidarietà ed alla vicinanza che ha espresso nei confronti dei nostri parlamentari, l'onorevole Guadagno e l'europarlamentare Cappato, vittime a Mosca di episodi gravissimi di intolleranza. Credo che anche rispetto a questi episodi sia importante fare il punto della situazione, anche per capire qual è stato il ruolo assolutamente passivo, se non peggio, delle autorità russe che hanno assistito a questi episodi.
Devo anche dire che, rispetto alla situazione descritta dal Ministro, che delinea una situazione di assoluta gravità e di ricorrenti episodi di omofobia e di violenza, si resta assolutamente allibiti e preoccupati, perché spesso abbiamo il difetto di assistere alle cronache dei giornali e della televisione, senza fermarci a riflettere su quanto quegli episodi significano. Credo che, da questo punto di vista, l'elenco di episodi rappresenti la situazionePag. 80che si sta in qualche modo determinando anche nel nostro Paese, rispetto all'intolleranza e alla violenza.
Il Governo ha annunciato oggi degli impegni precisi, sintetizzabili attorno ad alcuni punti fondamentali. Il primo punto è questo messaggio chiaro di tolleranza zero, che è l'espressione precisa usata dal Ministro verso qualsiasi violenza nei confronti di donne, uomini, bambini, omosessuali, lesbiche e transessuali. È un messaggio culturale di grande importanza, soprattutto se affermato in Parlamento.
La seconda questione riguarda le iniziative concrete per affermare la centralità della persona, rispettare i diritti umani e tutelare la dignità di ogni persona, indipendentemente dall'orientamento sessuale.
Si è fatto riferimento ad un'azione pedagogica e informativa e, infine, a un piano straordinario di interventi del Governo, incentrato in particolare sull'estensione della cosiddetta legge Mancino, per la discriminazione di genere e di orientamento sessuale.
Credo che ci si trovi di fronte ad un'analisi molto lucida - e di ciò ancora ringrazio il Ministro - e ad una serie di interventi concreti ed efficaci, che sono stati in qualche modo illustrati oggi. Ho l'impressione che i due punti da richiamare siano appunto quello della centralità della persona e il rispetto della Costituzione, in particolare dei principi liberali e laici che nella Costituzione stessa sono contenuti.
Il Ministro affermava che il modo di affrontare tali questioni indica la cultura di rispetto e la civiltà di un Paese e dei suoi rappresentanti istituzionali. Credo che la sua relazione, signor Ministro, oggi dimostri sicuramente un grande livello di civiltà e una vera cultura laica e liberale del nostro Governo e dei suoi rappresentanti. Non posso che associarmi a tale visione, augurandomi che il Parlamento, in sede di discussione e di approvazione del disegno di legge a cui lei faceva riferimento, confermi tale impostazione e, se possibile, la rafforzi (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Garagnani. Ne ha facoltà.
FABIO GARAGNANI. Presidente, ho ascoltato con attenzione la relazione del Ministro, che contiene elementi condivisibili, laddove si fa riferimento al rispetto delle persone, alla dignità delle medesime. Tali rispetto e dignità in Parlamento, credo, tutti vogliamo tutelare, a qualunque schieramento apparteniamo, in quanto, per cultura e per convinzione, ognuno di noi sa che la persona in quanto tale è portatrice di valori, a prescindere dal proprio orientamento sessuale, dalla condizione in cui è nata, dalla sua condizione sociale o politica.
Pertanto, su questo punto anche il gruppo di Forza Italia, quando si tratta di favorire misure che attuino, ad ogni livello, il rispetto delle persone e il riconoscimento delle differenze, non potrà non fare la sua parte. Ad una condizione però: che questo rispetto delle persone, questa tutela della dignità umana in quanto tale non vada a scapito dell'orientamento maggioritario presente nel Paese, per quanto riguarda la situazione della famiglia e determinati istituti, per noi essenziali. Affermo ciò con particolare riferimento a quanto è stato detto dal signor Ministro, in ordine al rispetto della Costituzione e della legislazione in genere del nostro Paese. Noto ora una singolare discrasia fra molti sostenitori di tali diritti, che si dicono e sono in parte conculcati. Io non esaspererei i toni come mi pare che siano stati esasperati - forse senza volerlo - dal Ministro: effettivamente episodi di intolleranza vi sono stati, sono evidenti, vanno condannati e vanno prevenuti con una cultura della tolleranza, ma non presenterei un quadro così apocalittico come quello che è stato delineato in questa sede.
Detto ciò però, credo anche che non possiamo sottrarci a un'altra valutazione, perché mai come oggi, nelle nostre società e anche a livello istituzionale - mi riferiscoPag. 81anche al Parlamento europeo, che è stato citato per alcune risoluzioni - sta prevalendo una cultura che tende a demonizzare ogni affermazione di alcune verità (alle quali personalmente credo) che si sono storicamente consolidate nel corso del tempo, in duemila anni di storia cristiana del nostro continente, per quanto riguarda i diritti della persona, per quanto riguarda la famiglia, per quanto riguarda il diritto e il rispetto della vita umana, ad esempio sin dal concepimento.
Ora si sta assistendo - è questo il punto - ad una singolare contrapposizione, per cui i giusti diritti della minoranza, di alcune minoranze, a volte vengono concepiti come una violazione dei diritti della maggioranza. Quando si è verificato ciò? Si è verificato anche in gran parte dei mass media, negli interventi di autorevoli esponenti della cultura e anche del mondo politico, in riferimento alle posizioni della Chiesa su tali temi, quasi si volesse negare alla Chiesa il diritto di esercitare il proprio magistero su compiti che attengono ad una sfera morale che la interessa da vicino e che la riguarda direttamente.
In questo senso, ritengo che la Chiesa cattolica si rivolga a tutti, ma in particolare e senza vincoli coattivi ai cattolici, insegnando e definendo una dottrina. Certi episodi di incomprensione e di intolleranza ripetuta e reiterata in questa sede vanno valutati e condannati nello stesso modo in cui si condannano altri episodi di intolleranza. Infatti, si tende - ed il pericolo è molto più marcato di quanto non appaia - a negare ad una maggioranza di italiani, alla Chiesa, alle istituzioni il diritto di manifestare a voce alta non la demonizzazione delle persone, dei diversi, ma la riaffermazione di una concezione della società alla quale tanti italiani cattolici o laici, depositari di un messaggio che in senso culturale ha caratterizzata la nostra società, dichiarano di voler aderire.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
FABIO GARAGNANI. Concludo, Signor Presidente; desidererei che su questo facessimo chiarezza. E come esprimo solidarietà alle due parlamentari bloccate in Russia, nello stesso modo desidero manifestare in questa sede il dissenso per la presenza di due parlamentari che, a Bologna, di fronte alla Chiesa metropolitana di San Pietro, in occasione di una ricorrenza straordinaria come la processione della Madonna di San Luca, erano presenti ad una manifestazione di oggettiva intolleranza verso i fedeli che frequentavano quel luogo di culto altamente significativo. Detto ciò ritengo che si tratta di capirsi...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
FABIO GARAGNANI. Un minuto solo, Signor Presidente.
PRESIDENTE. Non posso concederle un minuto, è andato già oltre.
FABIO GARAGNANI. Concludo, Signor Presidente. Anche sulle misure legislative stiamo attenti a non innescare una mina che alla fine determini il ricorso a una sorta di intolleranza alla rovescia. L'esempio della Gran Bretagna di Blair...
PRESIDENTE. Deve concludere, è andato molto oltre i cinque minuti consentiti.
FABIO GARAGNANI. .. mi riferisco ai consultori: tale Paese ci indica quale è il rischio che può caratterizzare anche il nostro Paese. Con ciò prendo atto delle dichiarazioni del Ministro e ribadisco la nostra attenzione al problema, ma con le riflessioni che ho sentito il dovere di formulare.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Raisi. Ne ha facoltà.
ENZO RAISI. Signor Presidente, devo dire che anche io mi aspettavo dalla relazione del Ministro, qualcosa di più pregnante, ma forse l'orario non è dei migliori. In primo luogo, mi riferisco a ciò che è accaduto a due nostri deputati in Russia: ancora non ho capito cosa vogliaPag. 82fare il Governo rispetto a quanto è accaduto. Secondariamente, mi sembra che si sia trattato ancora una volta questo problema con una sorta di «buonismo», forse perché avete qualche scheletro nell'armadio per quello che è successo con il provvedimento sui Dico.
Rivendico di essere figlio di una società occidentale che da sempre ha fatto della battaglia di diritti della persona una bandiera. Quando lei cita Paesi in cui è ancora vietata la possibilità per la comunità gay di avere un riconoscimento, vanno fatti nomi e cognomi. Non è casuale che il deputato Vladimir Luxuria (mi dispiace perché milita in un partito che si chiama comunista) abbia subito quell'episodio di violenza (e qui voglio esprimere veramente la mia solidarietà) in un Paese che ha avuto cinquant'anni di comunismo e che fino al 1993 ha vietato penalmente di ogni forma di libertà da quel punto di vista.
Non dimentichiamo che in Cina e a Cuba ancora c'è una normativa ben chiara in questo senso. Non dimentichiamo che ciò avviene in alcuni paesi musulmani fondamentalisti e non avviene in un Occidente in cui viene garantito all'interno delle proprie Carte costituzionali e nelle proprie normative il diritto di libertà, di sesso, di religione e di politica: lo vogliamo ricordare! Altrimenti, facciamo finta ogni volta di dimenticare chi siamo e da dove veniamo (Commenti dei deputati del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea)! È un principio che va ribadito.
Sulla base di ciò non accetto sinceramente, pur essendo molto aperto e senza pregiudizi nei confronti di chicchessia (ad esempio sul tema delle unioni di fatto sono uno di quelli che si è dichiarato favorevole ai diritti delle persone), che si finga di non vedere che c'è un clima violento nel nostro Paese.
Signor Ministro, non mi sembra che gli episodi che lei ci ha riferito in questa sede siano estremamente significativi. Come citava prima il collega Garagnani, anch'io da bolognese e da laico sono rimasto stupito da quanto è successo davanti alla chiesa di San Pietro e a quel povero padre Gabriele degno erede di padre Marella che sicuramente era l'ultima persona nei cui confronti si poteva assumere quell'atteggiamento.
Però, devo dire che di fronte agli episodi da lei citati - con tutto il rispetto perché tutti gli episodi di violenza sono inqualificabili - le posso citare una lista di episodi di violenza nei confronti di partiti politici di qualsiasi schieramento, che sono ben più gravi di quanto lei oggi sta affermando.
Ciò non significa che intendo sottovalutare il problema: il problema è grave, e ogni gesto di intolleranza deve essere denunciato chiaramente. Tuttavia, pensavo che, ad esempio, si incominciasse a discutere del gesto infame accaduto in Russia. A tal proposito, non sono infatti d'accordo con quanto detto da alcuni colleghi, ossia che la manifestazione in questione non era autorizzata: in primo luogo mi si deve spiegare perché non si autorizza una manifestazione simile, in un Paese che vuole avere un dialogo preferenziale con l'Europa; in secondo luogo si deve spiegare perché si è autorizzata comunque la contromanifestazione dei naziskin e si è permesso il compimento di quegli atti di violenza; in terzo luogo si è trattato di deputati e comunque di cittadini del nostro Paese. Si tratta dunque di un atto gravissimo e sinceramente mi aspettavo in questa sede una dichiarazione un pochino più forte, perché la solidarietà - non mi nascondo dietro un dito - deve comportare anche scelte consequenziali.
Come può constatare non ho pregiudizi, però credo che non ci si pone sulla strada giusta - secondo un vecchio schema - quando si irrigidiscono norme come quelle contenute nella cosiddetta legge Mancino che è, e rimane, una legge illiberale. Sono, infatti, un fautore del diritto al libero pensiero e della possibilità che ci sia la massima civiltà nell'ambito della religione del sesso e della politica, e la legge Mancino, da questo punto di vista, ha qualche limite.
D'altra parte signor Ministro, grazie a Dio, certi pregiudizi vengono cancellati dal susseguirsi delle generazioni. La mia generazione, quella dei quarantenni, certamentePag. 83ha un'idea dell'omosessualità ben diversa da quella dei sessantenni, e se consideriamo i ventenni credo che il loro atteggiamento sia ulteriormente migliorativo.
Credo che giustamente siano il tempo...
PRESIDENTE. Deve concludere.
ENZO RAISI. ...il buonsenso, e soprattutto la non esasperazione del confronto su questi temi delicati, i fattori che possono portare ad un miglioramento della situazione, senza un buonismo, a mio parere insensato, e senza un vittimismo che non ha ragione di esistere, perché - grazie a Dio! - nel nostro Paese è garantita la libertà di associazione per chiunque intenda avere una condotta di vita sessuale diversa da quella della maggioranza del Paese.
Tutto ciò deve essere assolutamente garantito, e al riguardo voglio ricordare che vivo in una città come Bologna che ha regalato per prima una sede all'Arcigay e ...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
ENZO RAISI. ...non ci trovo nulla di male - provengo da quella cultura - e credo che sia sicuramente un indice di tolleranza, però non condivido che si passi dalla parte opposta e si faccia finta di non capire che nel nostro sistema, grazie a Dio, non c'è alcun rischio di omofobia, ma...
PRESIDENTE. Deve concludere.
ENZO RAISI. ...c'è semplicemente - concludo - la necessità di giungere, attraverso le generazioni, ad una migliore accettazione delle diversità, in qualsiasi campo, politico, religioso o sessuale. Ritengo invece che si siano ancora una volta riproposti temi ideologici che oggi alla gente non interessano più.
PRESIDENTE. La Presidenza deve precisare che l'informativa non riguardava l'episodio dell'aggressione ai nostri due parlamentari, tanto che è stata fissata dalla Conferenza dei presidenti di gruppo il 17 maggio, ben prima di questo episodio, al quale il Ministro tuttavia ha fatto riferimento.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Guadagno Luxuria. Ne ha facoltà.
WLADIMIRO GUADAGNO detto VLADIMIR LUXURIA. Signor Presidente, signora Ministra, deputate e deputati colleghi, il 17 maggio ricorre la giornata internazionale contro l'omofobia. La data non è casuale, ma è per ricordare quel 17 maggio 1990, quando, da un giorno all'altro, per fortuna, finalmente e miracolosamente, milioni di gay, lesbiche, transgender e bisessuali sono guariti tutti contemporaneamente, perché da quel giorno in poi l'Organizzazione mondiale della sanità ha tolto l'omosessualità dall'elenco delle malattie mentali: non eravamo più pazzi, con diciassette anni di ritardo rispetto all'Associazione psichiatrica americana, che già l'aveva tolta dal manuale statistico e diagnostico dei disturbi mentali già nel 1973.
Il termine omofobia vuol dire atteggiamento, comportamento e convinzioni discriminatorie e pregiudizievoli nei confronti dell'omosessualità. Ma il termine fobia, in questo caso, non si riferisce ad un paura immensa, esagerata ed immotivata, perché chi ha paura di qualcosa tende a starsene lontano. Non è così.
Purtroppo, gli omofobi sono persone violente verbalmente, psicologicamente e, ahimè, anche fisicamente e più che allontanarsi, si recano nei luoghi di aggregazione per attaccarci, spaventarci, picchiarci o, nel caso della lesbica di Torre del Lago, stuprare.
Non avevano paura di noi, nello scorso pride di Mosca, gli ultranazionalisti e gli ultraortodossi che sono venuti a coprirci di calci e pugni e ci hanno lanciato addosso uova e pietre. Cito l'episodio della Russia non solo perché ne sono stata una testimone oculare, ma perché il mio partito crede che i diritti umani siano una questione da non circoscrivere e di cui non preoccuparsi solo nei limiti del nostro territorio nazionale. Vorrei anche approfittarnePag. 84per ringraziare tutti quei partiti e quelle persone che mi hanno espresso solidarietà per il fatto accaduto.
Non ho timore né soggezione né imbarazzo a parlare della Russia. Anzi, vorrei aggiungere qualcos'altro. Vorrei ricordare che Stalin nel 1930 ha istituito l'articolo n. 121 che prevedeva il carcere per cinque anni, spesso prolungati per ogni motivo, e che l'omosessualità ha cessato di essere un crimine solo nel 1993, quando sono state liberate 265 persone già in carcere.
ENZO RAISI. Era un regime comunista!
WLADIMIRO GUADAGNO detto VLADIMIR LUXURIA. Ma purtroppo l'omofobia non è una questione di politica o una questione di religione: l'omofobia è una questione molto più vasta. Anche nella cattolicissima Polonia è stata vietata la realizzazione di un pride. Ci sono nazioni musulmane più tolleranti, altre nazioni più integraliste che, ad esempio, condannano con la pena di morte l'omosessualità, e voglio ricordare che il comunismo in Italia ci ha liberati da quel regime che portava gli omosessuali in confino sulle isole Tremiti.
Non tutte le nazioni dove l'omosessualità non è un crimine, sono nazioni in cui è automatico che ci sia tolleranza e rispetto. Sono magari nazioni dove è vietato riconoscere e registrare pubblicamente associazioni, il diritto a manifestare i nostri diritti, ogni espressione affettiva. E, secondo l'ultima risoluzione del Parlamento europeo, sono omofobe anche le nazioni in cui mancano delle leggi che tutelano diritti e doveri delle coppie di fatto.
Vorrei approfittare di questa occasione anche per chiedere a tutti un linguaggio più calmo su questi temi perché vi assicuro che continuare a tacciarci di essere una minaccia per questa società, una minaccia per la famiglia, continuare a dire che siamo un «apristrada» per la pedofilia o l'incesto, vi assicuro che può armare a volte certi menti già poco stabili.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
WLADIMIRO GUADAGNO detto VLADIMIR LUXURIA. Voglio dire che Garagnani ha ragione, Ministra: il quadro dei reati di omofobia in Italia non è quello che lei ha dato, è peggiore, perché sono tanti i casi, invece, che non vengono denunciati.
Quindi, noi come gruppo ci auguriamo che questo provvedimento contro le discriminazioni trovi il suo iter in Commissione e poi in Parlamento. Ci auguriamo di passare da un momento in cui sono stati accusati gli omosessuali in quanto tali, a un periodo in cui si accusino gli omofobi, un periodo in cui si cerchi una cura per i veri casi clinici che sono i casi degli omofobi, cioè di coloro che ci odiano in quanto semplicemente omosessuali.
Se si parla di maggioranza e di minoranza, voglio concludere dicendo che non è sempre vero che è la maggioranza a determinare le sorti dei Paesi del mondo. Guardiamo le politiche economiche: se fosse la maggioranza dei Paesi poveri a poter decidere in merito ad esse, allora credo che ci sarebbero meno politiche che vanno a sfamare nazioni sempre più povere. Il problema è che la maggioranza viene acclamata solo per quello che riguarda l'eterosessualità (Applausi dei deputati dei gruppi Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, L'Ulivo, Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo e Comunisti Italiani).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Volontè. Ne ha facoltà.
LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, Ministro Pollastrini, onorevoli colleghi, la solidarietà del mio partito è stata espressa dal presidente Buttiglione e, quindi, non posso che confermarla ai parlamentari che hanno subito violenze in Russia.
Non commento la sua informativa, onorevole Ministro, perché credevo che essa dovesse riguardare gli episodi di omofobia. Lo stesso onorevole Guadagno ha avuto modo, in un passaggio del suo interessante intervento, di rilevare ciò che anch'io rilevo: gli episodi da lei citati sono talmente minimi che, forse, da questo punto di vista, sarebbe stato più utilePag. 85avere uno spettro più ampio di ciò di cui stiamo parlando...
TITTI DE SIMONE. Quindi uno stupro sarebbe minimo?
LUCA VOLONTÈ. No, minimo nel senso che, avendone avuto la possibilità - immagino - avrebbe potuto portare molti esempi...
WLADIMIRO GUADAGNO detto VLADIMIR LUXURIA. Non vengono denunciati!
LUCA VOLONTÈ. Posso anche consegnare il mio intervento, se disturbo...
PRESIDENTE. Prego, colleghi, lasciate concludere.
LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, dato che non mi è possibile proseguire...
PRESIDENTE. Prosegua pure.
LUCA VOLONTÈ. Ad ogni Governo e ad ogni parlamentare è richiesto il dovere di difendere concretamente gli articoli 2, 3, 4 e, così, tutta intera la nostra Costituzione! Per quanto mi - e ci - riguarda, siamo contrari ad ogni tipo di discriminazione. Tutte le persone dovrebbero vivere con gli stessi diritti, siano esse omosessuali, eterosessuali o altro. Dobbiamo difendere il diritto di non discriminazione e, in questo, dobbiamo essere proattivi.
Se vi fossero specifiche discriminazioni - etero, omo o altro - si dovrebbe intervenire con estrema determinazione! Se si dimostrasse oggi (fortunatamente, dai dati che lei ci ha riferito, signor Ministro, non emerge una così straordinaria emergenza) che vi è un tale pericolo, si dovrebbe intervenire senza indugio! Se si dimostrasse l'esistenza di una particolare violenza contro gli omosessuali, si dovrebbero valutare particolari forme di protezione, per proteggerli e dare loro migliori garanzie del rispetto dei diritti della persona!
Tuttavia, francamente, è poco comprensibile l'idea che, per un atteggiamento, un desiderio o una naturale propensione ad un rapporto omosessuale, si possa creare una specie di categoria - una categoria a parte - che si possano difendere in qualche modo quei diritti; che tale difesa dei diritti dovrebbe essere presa su basi diverse rispetto alla generalità dei diritti di tutti gli altri cittadini. Dobbiamo, cioè, difendere il principio di non discriminazione - cioè di nessuna discriminazione o privilegio - sulla base degli orientamenti sessuali privati o su convinzioni morali, giudizi personali o religiosi.
Oggi, fortunatamente, prendiamo atto - anche dalle sue parole - non solo della poca consistenza di ciò che lei ha definito omofobia, come un atteggiamento più che una fobia medica, ma anche della mancanza di un'emergenza significativa di pericolo verso gli omosessuali e del sostanziale rispetto, nel nostro Paese, del principio di non discriminazione. Su tale principio vi è un grande consenso e una totale unità della società, come nel Parlamento italiano.
Ciò non toglie, onorevole Ministro, che la vigilanza su tale principio di non discriminazione e, di conseguenza, di tutela dei diritti personali di ciascuno, debba essere costante su ogni aspetto dei diritti di libertà e per ogni cittadino! Partendo da tale convinzione, radicata del principio della difesa del principio di non discriminazione, la nostra apertura al confronto (anche alla luce di altri dati e preoccupazioni che, immagino, verranno forniti nelle prossime settimane e nei prossimi mesi) sarà assolutamente totale!
Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale del mio intervento.
PRESIDENTE. La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare la deputata Lussana. Ne ha facoltà.
CAROLINA LUSSANA. Signor Presidente, l'omofobia è una cosa seria e grave. Tutti dovremmo fare il nostro personalePag. 86esame di coscienza in proposito. Quindi, anche io, signor Ministro, vorrei ribadire con estrema chiarezza - anche a nome del gruppo che rappresento - la nostra dura e severa condanna nei confronti di episodi di aggressione (violenta o verbale), di ingiuria, di scherno e di derisione, che possano ricondursi ad atteggiamenti omofobi ma che, soprattutto, si concretano nella mancanza di rispetto della dignità della persona.
Tuttavia, con altrettanta franchezza, vorrei fare alcune riflessioni.
Signor Ministro, ho ascoltato il suo intervento ma, me lo consenta, devo dire che forse è stato più esaustivo quello dell'onorevole Guadagno. Anch'io mi sarei aspettata un'elencazione di casi per renderci conto di come il fenomeno dell'omofobia possa essere diffuso nel nostro paese.
Tuttavia, ritengo che, al di là degli episodi che sono stati citati da lei e nella relazione dell'onorevole Guadagno, che rappresentano aggressioni, stupri e reati che, in quanto tali, sono perseguibili, non ritengo che in Italia vi sia questo clima di forte allarme sociale.
È vero, occorre riflettere, anche se lei non li ha menzionati, sui casi di bullismo a scuola che, spesso, riguardano ragazzi con un orientamento sessuale diverso. Si possono citare anche altri esempi nella stessa direzione.
Tuttavia, ciò su cui occorre riflettere è il fatto che il clima relativo all'omofobia o alla discriminazione nei confronti dell'omosessualità non riguarda soltanto chi ha un orientamento sessuale diverso, bensì riguarda e colpisce tutte le diversità, perché gli episodi di derisione spesso riguardano gli anziani e i diversamente abili. Pertanto, è sicuramente su questo che occorre agire mediante campagne di prevenzione, informazione e sensibilizzazione per educare alla tolleranza e al rispetto della persona, perché prima di essere omosessuali ed eterosessuali, giovani e anziani diversamente abili o non, siamo persone.
Questo è un valore universale che è assolutamente necessario ribadire.
Tuttavia, ciò che non condivido, in relazione al suo intervento, è il richiamo espresso al disegno di legge sui Dico. È stata citata la risoluzione del Parlamento europeo. Tuttavia, ritengo che ridurre il problema dell'omofobia all'approvazione del disegno di legge sui Dico voglia dire spostare l'asse del problema e creare molta confusione.
Lo dico con franchezza: a mio avviso, non rappresenta una forma di omofobia l'imbarazzo da parte di molti eterosessuali e cattolici - lo dico all'onorevole Guadagno - di fronte a manifestazioni quale quella del gay pride. Potrebbe trattarsi di imbarazzo di fronte a fenomeni di esibizionismo, a volte anche aggressivo, sebbene si tratti di un'aggressività di facciata.
A mio avviso, in questi casi non si tratta di omofobia, bensì di intolleranza dell'esibizionismo sia omosessuale che eterosessuale.
Allo stesso modo, onorevole Ministro, non riesco a concepire che venga tacciato di omofobia chi si oppone al disegno di legge sui Dico e all'equiparazione delle coppie omosessuali con la famiglia uomo-donna.
Anche se lei fa cenno di no, potrei citare tante dichiarazioni dell'onorevole De Simone, che è uscita dall'aula, quando parla di family day, oppure di tanti esponenti del partito di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea. L'operazione ideologica integralista in atto sulla famiglia relativa al family day, come detto dall'onorevole Fantozzi, assume tratti di vera e propria omofobia.
PRESIDENTE. Onorevole, la invito a concludere.
CAROLINA LUSSANA. Si tratta delle stesse accuse mosse alla Chiesa, a monsignor Bagnasco, solo perché si è liberi di esprimere un pensiero diverso e non si ritiene che ciò voglia dire discriminare l'omosessualità e l'amore omosessuale se la si ritiene un'altra cosa rispetto all'uomo-donna su cui si fonda la famiglia, cellula fondamentale della nostra società. Non si può condividere né chi vuole imPag. 87porre l'omosessualità come un modello alternativo alla famiglia tradizionale, né le accuse ingiuriose.
PRESIDENTE. Onorevole...
CAROLINA LUSSANA. Si dice che è necessario educare al rispetto e alla tolleranza. Poc'anzi è stata citata la manifestazione svoltasi a Bologna nel corso della quale i cattolici sono stati accusati di essere fascisti, omofobi, solo per la posizione diversa in merito ai Dico.
Pertanto, se affrontiamo il problema, facciamolo con estrema attenzione, perché c'è il pericolo che si vada alla deriva, che si vada oltre le discriminazioni e si voglia imporre un modello culturale.
PRESIDENTE. Onorevole, concluda!
CAROLINA LUSSANA. Ho apprezzato il suo disegno di legge sulla violenza sessuale e di genere, tuttavia signor Ministro, sono contraria ai ritocchi sulla legge Mancino, perché in tal modo si può reintrodurre il reato di opinione.
Allora, stiamo attenti perché, sono d'accordo, questo potrebbe essere uno strumento utilizzato in maniera illiberale e non vorrei che magari la Chiesa o anche un politico che si oppone a determinate politiche venissero accusati di omofobia.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Grillini. Ne ha facoltà.
FRANCO GRILLINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi penso che quando si parla di omofobia sia bene attenersi ai fatti che sono tanti ed ha fatto bene il Ministro a sottolineare che citava solo qualche esempio, soltanto le vicende più gravi accadute negli ultimi otto mesi.
Ho portato la documentazione raccolta in anni e anni dall'Arcigay, sospettando che alcuni colleghi, soprattutto del centrodestra, anzi solo del centrodestra, sarebbero intervenuti per minimizzare. Si tratta di una tecnica, di un modo di discutere le questioni che riguardano l'omosessualità, che conosciamo da tempo.
Ci sono solo alcuni esempi, quindici pagine che, naturalmente, posso consegnare alla fine del mio intervento perché se dovessi leggerle tutte, consumerei tutto il tempo a mia disposizione già prima di arrivare alla quarta pagina. Leggerò i capitoli dello studio sull'omofobia. Il primo riguarda gli omicidi, sottolineo: gli omicidi. Vorrei dire a Volontè e a Carolina Lussana che non si tratta di uno scherzo, di una semplice calunnia, di una semplice presa in giro, che già di per sé sarebbero gravissime, ma di moltissimi omicidi - omicidi - verificatisi nel nostro Paese da moltissimo tempo. Si parla per la sola città di Roma, di 150 omicidi, un numero spaventoso, un massacro! Colgo, però, l'occasione per complimentarmi con le Forze di polizia per il tasso di risoluzione, purtroppo non totale: ci sono ancora molti casi irrisolti. Sono tutti omicidi basati sull'omofobia, tutti hanno potuto constatare l'odio degli assassini durante gli interrogatori, durante i processi, un odio furioso, furibondo, incontenibile.
Per non parlare delle violenze: il presidente dell'Arcigay di Milano, Paolo Frigo, che mangiava e chiacchierava tranquillamente con i suoi amici in un ristorante è stato aggredito, prima verbalmente e, poi, fisicamente da due autisti in divisa dell'azienda trasporti milanese, poi giustamente sospesi dal servizio, su richiesta della CGIL. Quindi, ci deve essere, c'è, nel Paese una spinta che legittima, in maniera così forte tali episodi di omofobia, così che persino due autisti del tram, in divisa, si sentono legittimati ad alzare le mani: Frigo è dovuto ricorrere alle cure del pronto soccorso.
Poi ci sono state le minacce al presidente dell'Arcigay di Pistoia, come ricordava giustamente il Ministro Pollastrini, e una persona malmenata a Torre del Lago perché aveva osato abbracciare il suo compagno in un parcheggio! Nel nostro Paese sono vietati i gesti di tenerezza, il tenersi per mano; non si può, è una misura precauzionale, lo sappiamo bene. Anche le donne sanno quali sono gli atti di «autocensura» che tutti noi dobbiamo subire, che dobbiamo imporci per evitarePag. 88violenze e aggressioni da chi si crede «normale» e dentro tale corazza di «normalità» pensa di imporre il suo modo di pensare anche con la violenza.
Poi ci sono stati gli atti vandalici, le sedi dell'Arcigay distrutte, sono innumerevoli le scritte offensive, insultanti, le manifestazione omofobe addirittura organizzate. Esiste un fenomeno di violenza politica, di manifestazioni anti-omosessuali in politica ormai organizzate da tutti i gruppi dell'estrema destra. Esiste, poi, l'omofobia verbale: la sentiamo continuamente, giorno dopo giorno, e guardi, onorevole Lussana, l'omofobia verbale non è uno scherzetto e comunque, a volte, anche gli scherzetti possono trasformarsi in lame, in proiettili, in pistole che sparano.
CAROLINA LUSSANA. E il «terrorista» a Bagnasco?
FRANCO GRILLINI. Bagnasco ha detto che si parla di omosessualità come di pedofilia ed incesto. Le parole che provengono da quella «cattedra» dovrebbero essere misurate (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Democratica. Per il Socialismo Europeo e Rifondazione Comunista-Sinistra Europea) perché altrimenti anch'esse diventano proiettili, si trasformano in insulti rivolti a milioni di cittadini italiani. Perché, allora, non criticare anche Bagnasco quando sbaglia? Oppure i membri della gerarchia ecclesiastica non sbagliano mai e le parole che dicono debbono essere sempre considerate sante?
Ci sono poi, e continuo, le richieste di limitazione della libertà di manifestare, non solo in Russia, anche qui in Italia, ogni volta che organizziamo una manifestazione c'è qualcuno che si sente in diritto di chiedere la libertà di manifestare.
Penso al World Pride del 2000: lì addirittura si voleva chiedere la sospensione delle libertà costituzionali. Penso al gay pride di Bari, dove il presidente del circolo locale dell'Arcigay è stato costretto a stare sotto scorta per un anno; ancora adesso, c'è difficoltà di agibilità politica in questo Paese!
Quindi, siamo di fronte ad un problema reale, a fatti concreti.
Voglio concludere, mi consenta Presidente, con un appello al Ministro. Naturalmente, sono d'accordo con quello che hanno detto prima i colleghi del centrosinistra e non lo sto a ripetere, anche perché il mio tempo, purtroppo, è esaurito. Vorrei rivolgere un appello: c'è una cosa che il Governo può fare, ossia modificare immediatamente l'applicazione che il Governo di centrodestra ha voluto fare in Italia della direttiva europea 2000/78/CE sulle discriminazioni degli omosessuali sul luogo di lavoro.
Bene, l'applicazione voluta dal centrodestra di quella direttiva le consente - anche questa è omofobia! - di fare leggi che permettono le discriminazioni, laddove, per esempio, si afferma che da un istituto religioso si può licenziare un omosessuale, o che dal servizio militare si può cacciare un omosessuale.
PRESIDENTE. Deputato Grillini, concluda.
FRANCO GRILLINI. Concludo, signor Presidente. Ministro Pollastrini, il Governo ha la delega. La può cambiare senza passare dal Parlamento, in una settimana. Il Governo lo faccia!
Concludo citando Sandro Penna, per esprimere la mia opinione su quello che succede in questo momento nel Paese. Cito un verso di Sandro Penna: «Fuggono i giorni lieti, lieti di bella età. Non fuggono i divieti alla felicità». Spero che l'omofobia, prima o poi, venga sconfitta. (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo, L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e Comunisti Italiani).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Evangelisti. Ne ha facoltà.
FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, provo anche un po' di imbarazzo nel dover ricordare ad alcuni colleghi che siedono alla mia sinistra - nel senso della destra - che il semplice dissenso neiPag. 89confronti dello stile di vita omosessuale, quando non si manifesti in forma violenta, non costituisce in quanto tale omofobia, trattandosi, appunto, di una semplice espressione di un libero pensiero.
Tuttavia, sono anche del parere che non è soltanto la violenza fisica che caratterizza l'omofobia, ma si può nondimeno scadere in questo reato nel momento in cui si giustifichi, si condoni o si scusi, semplicemente, un atto di discriminazione, una marginalizzazione, la persecuzione e, appunto, la violenza, perpetrati in base al solo dato della omosessualità e in assenza di altri motivi.
Mi imbarazza dovere ricordare una cosa così banale, nel momento in cui ringrazio il Ministro Pollastrini per avere voluto ricordare, tra le altre, la notizia del suicidio di quel ragazzo di 16 anni a Torino, circa due mesi fa: un ragazzo, poco più che bambino, che si è tolto la vita perché additato come gay.
Al tempo stesso, sento anche di dovere dire che io, francamente, non avrei introdotto in questo tipo di informativa un riferimento alla legge sui Dico, che hanno una valenza e una portata di carattere generale e che non rientrano tra le iniziative antiomofobiche.
Lo dico per evitare ogni forma di strumentalizzazione e per non fare piegare questo provvedimento, che ci potrebbe portare in avanti sul piano della tutela dei diritti civili, a logiche meschine. È già stato fatto, ma lo voglio ricordare anch'io: noi abbiamo introdotto questa informativa nel calendario dei lavori dell'Assemblea perché il 17 maggio era stata dichiarata giornata mondiale contro l'omofobia. Ma voglio ricordare che non c'è stata soltanto quel tipo di iniziativa, perché poche settimane prima, il 26 aprile, il Parlamento europeo era ritornato a fare sentire forte la propria voce con una condanna delle leggi e delle dichiarazioni di autorità pubbliche che incitino all'omofobia e alla discriminazione.
La giornata del 17 maggio aveva proprio il senso di ricordare che è ancora molto diffuso l'odio verso gli omosessuali e che sono ottanta i Paesi al mondo che prevedono, nel loro codice penale, il reato di omosessualità; una decina di questi, addirittura, prevedono la pena di morte, mentre altri ancora perseguono vere e proprie strategie di repressione del fenomeno.
Tutto questo, però, non si può non attualizzare nel momento in cui, proprio in questi ultimi giorni, abbiamo visto quello che è successo a Mosca.
Anch'io voglio associare la solidarietà mia personale e del gruppo dell'Italia dei Valori ai parlamentare italiani coinvolti a Mosca in un atto repressivo.
Lo voglio dire perché il nostro Paese comunque non ha nulla della realtà russa mostrataci dai media in questi giorni. Ad oggi, è tuttavia ancora difficile riconoscere alle nostre istituzioni il merito di avere realizzato quel set di provvedimenti, definiti come azione pedagogica, auspicati e fortemente sollecitati nella risoluzione del gennaio 2006 emanata dal Parlamento europeo, appunto contro l'omofobia. E non si rilevano, ad oggi, particolari campagne pubbliche di sensibilizzazione se non quelle promosse dalle associazioni e dalle organizzazioni per i diritti dell'omosessualità. Un caso più unico che raro è quello, che voglio segnalare, del comune di Venezia, che da gennaio ha sostenuto localmente la campagna europea «Tutti uguali, tutti diversi». E mi piace in questa sede, a poche ore dalla notizia, salutare il fatto che a Carrara, la città vicina alla mia, ieri sia stato eletto un consigliere di circoscrizione, un ragazzo che è stato vittima discriminazioni omofobiche,...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
FABIO EVANGELISTI. ...e che ha avuto il coraggio però di diffondere un manifesto, affermando: «Insieme sarà diverso». Io saluto l'elezione, perché è diventata una «elezione-lezione» a tutti coloro che ancora si attardano in queste logiche.
Concludo ringraziando ancora il Ministro, per la sensibilità e manifestando l'adesione del gruppo dell'Italia dei Valori ad ogni iniziativa che il Governo riterràPag. 90opportuno portare avanti in questa direzione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Villetti. Ne ha facoltà.
ROBERTO VILLETTI. Ho apprezzato, signor Ministro, la netta e ferma condanna che lei ha pronunciato nei confronti di qualsiasi atto di intimidazione, di discriminazione, di violenza, di aggressione fisica, di tortura, di omicidio, commesso nei confronti di omosessuali, lesbiche, gay, bisessuali e transessuali.
Sentimenti di intolleranza, gesti teppistici e bullismo sono purtroppo tanto diffusi nel nostro Paese quanto poco conosciuti. Tutti siamo stati enormemente colpiti dalla tragedia del giovane sedicenne torinese Matteo, che a causa delle continue derisioni dei compagni, che lo etichettavano come gay, si è suicidato. Tali sentimenti di odio, che portano alla violenza contro gli omosessuali, sono ingenerati in tutti coloro che avvertono qualsiasi diversità da se stessi come una minaccia. La democrazia liberale infatti si fonda sul pluralismo, la normalità non consiste negli atteggiamenti e nelle visioni del mondo, nelle fedi religiose che sono maggioritarie in questo o quel paese. Anzi, si potrebbe dire che nelle moderne società non esiste una normalità, ma un insieme di diversità, che hanno tutte diritto di essere rispettate, a condizione che non determinino danni o limitazioni di libertà alle altre cittadine e agli altri cittadini.
Purtroppo, le discriminazioni, gli atti di violenza e di intimidazione non nascono soltanto come prodotti perversi, interni alle società, ma talvolta sono imposti e incentivati dalle leggi dello Stato. Ci sono Paesi totalitari, autoritari - abbiamo visto la manifestazione in Russia - e la ringrazio, signor Ministro, per la solidarietà che ha espresso alla delegazione dei parlamentari italiani, europei, tra cui erano presenti Vladimir Luxuria e Marco Cappato, che hanno manifestato a Mosca e sono stati intimiditi e repressi dalle autorità del citato Paese. Regimi che non conoscono la libertà e che avversano e che reprimono gli omosessuali come reprimono la libertà di opinione.
Lei, signor Ministro, ha citato la risoluzione del Parlamento in cui viene espressa una condanna assolutamente netta nei confronti delle discriminazioni degli omosessuali. Viene indetta ogni anno una giornata mondiale per il 17 maggio contro l'omofobia. L'Italia però, signor Ministro, è fortemente in ritardo rispetto alle grandi democrazie europee. È sintomatico che la Conferenza della famiglia del Ministro Bindi non abbia invitato le associazioni omosessuali; ed è anche sintomatico - me lo permetta, signor Ministro - che lei non abbia detto una parola, neppure abbia evocato la Chiesa cattolica e le gerarchie ecclesiastiche, quando il problema della laicità, in Italia, è ad esse soprattutto riferito.
Sappiamo bene che l'arretratezza delle regole nel campo dei diritti civili dipende fortemente dall'influenza della Chiesa cattolica. Potrei citare tante e tante dichiarazioni di condanna degli omosessuali che sono state fatte; ma vi sono nel mondo cattolico anche coloro che fanno alcune aperture.
Però - e lo dico all'onorevole Grillini - non sono fra coloro che stabiliscono una meccanica consequenzialità fra le condanne pronunciate dalle gerarchie ecclesiastiche contro l'omosessualità e gli atti di violenza commessi contro gli omosessuali. Adotto però lo stesso metro, ritenendo che neppure le critiche più aspre possono aver fomentato gli atti di terrorismo contro il Presidente della CEI, Bagnasco. Le parole o sono considerate proiettili sempre - e allora ciò porta a chiusure autoritarie e repressive - o non lo sono mai e, dal momento che sono convinto della libertà del pensiero, ritengo che tale libertà debba essere tutelata.
Non si può negare che in Italia è in atto un'offensiva integralista che punta a trasformare i reati in peccati: non si può rispondere con timidezze e balbettii. I diritti fondamentali di libertà non sono negoziabili; la laicità non è un sentimento anti-religioso, ma coincide con la libertà. Ampliare i diritti civili è un modo perPag. 91contrastare le discriminazioni, poiché esiste un rapporto stretto fra l'ampliamento di tali diritti e il contrasto delle discriminazioni. E queste discriminazioni sono ancora presenti, pesanti, diffuse, e pongono un problema di auto-comportamento anche degli omosessuali, che, essi stessi, si censurano poiché non sentono di vivere in una società libera.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
ROBERTO VILLETTI. Ebbene, signor Presidente, noi come gruppo de La Rosa nel Pugno, come socialisti e come radicali, siamo sempre stati contro qualsiasi discriminazione, riguardasse anche una minoranza ridottissima della cittadinanza, in qualsiasi Paese, avesse un regime totalitario, fascista, comunista, musulmano: in ogni situazione. E lo siamo qui in Italia, dove forte è il radicamento della libertà.
Non siamo soddisfatti di come il Governo tratta questa materia: manca quel coraggio laico che sarebbe necessario per far sì che l'Italia arrivi ad essere un paese civile, come tutte le altre democrazie europee. Sappiamo, e concludo, che lei, ministro Pollastrini, cerca di spostare in avanti la frontiera dei diritti civili, e di ciò le do atto; ma lei, Ministro, fa parte di un Governo che su questi temi è ancora molto timido e molto incerto, che non fa una grande bandiera di libertà dei diritti di laicità, che sono un modo per modernizzare il nostro Paese.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Bellillo. Ne ha facoltà.
KATIA BELLILLO. Signor Presidente, signora Ministro: è bene tutto ciò che ha detto; ora bisogna fare, poiché non si può più perdere tempo. Molte persone, in tutto il mondo, subiscono infamie intollerabili a causa del loro diverso orientamento sessuale. L'Italia è fra i Paesi più arretrati in questo senso.
L'omofobia è una condizione patologica, che mina la civile convivenza, che cancella il rispetto fra le persone; e il rispetto è la nozione fondamentale che è alla base delle società veramente laiche. Questa patologia è la paura - il rifiuto irrazionale verso le persone di diverso orientamento - che è fondata su tradizioni arcaiche e su pregiudizi durissimi a morire. Essa è paragonabile agli stessi pregiudizi che sono alla base del sessismo, del razzismo, della xenofobia.
Sappiamo come essa si manifesta, e sappiamo che quel che è stato detto in quest'aula ne è solo una parte «minimissima» - sono d'accordo con lei. È una patologia che si manifesta tutti giorni, nella quotidianità, nella vita pubblica e in quella privata, attraverso le offese, le umiliazioni, attraverso le infamie e le discriminazioni, attraverso le violenze non solo verbali e psicologiche ma anche fisiche, che arrivano all'omicidio. Quanti sono coloro che vengono uccisi, quanti coloro che si uccidono per la disperazione e la solitudine!
In Italia sono ancora molte le discriminazioni, presenti nel nostro sistema giuridico e nella società civile, che violano il principio di uguaglianza.
Esistono norme che prevedono ancora limitazioni arbitrarie e irragionevoli dei diritti, molto spesso giustificate da motivi di ordine religioso (penso ai due omosessuali regolarmente sposati in Olanda ma che, in Italia, per motivi di ordine pubblico non sono riconosciuti, nonostante vivano insieme sotto lo stesso tetto e tutti sappiano che sono sposati), in nome della libertà religiosa o sulla base dell'affermazione che qualcuno ha comunque diritto all'obiezione di coscienza, anche se ciò può nuocere o limitare i diritti di qualcun altro. Purtroppo, invece di cancellare queste odiose e infami discriminazioni, assistiamo ad un aumento dell'odio e delle minacce, e tutto ciò viene anche sostenuto da esponenti politici di spicco e da capi religiosi, non soltanto cattolici ma appartenenti ad altre religioni.
Il Governo deve allora adoperarsi - e questa maggioranza deve essere più coesa - affinché le persone di diverso orientamento sessuale vengano finalmente protette e considerate cittadini di «serie A», e i partner dello stesso sesso possanoPag. 92godere dello stesso rispetto prestato agli eterosessuali ed avere dignità e protezione, riconosciuti dal resto della società. Dobbiamo agire in fretta e condannare con fermezza i discorsi omofobici, le istigazioni all'odio e alla violenza. La discriminazione basata sull'orientamento sessuale deve essere vietata in tutti i settori, e quindi concordo con il Ministro circa la necessità di avviare una azione pedagogica nelle scuole e nelle università. Ma occorre anche riformare le istituzioni, affinché esse abbiano un approccio diverso rispetto ai problemi che questi cittadini pongono. Come ricordava lei, signor Ministro, e come hanno ribadito le direttive europee, dobbiamo intervenire anche per via amministrativa, giudiziaria e legislativa. Dobbiamo farlo affinché anche l'Italia, come tanti altri Paesi europei, possa cancellare le disuguaglianze che ancora persistono e fanno soffrire una parte importante dei nostri cittadini. Dobbiamo intervenire perché, finalmente, i cittadini omosessuali non debbano subire discriminazioni rispetto agli eterosessuali (Applausi dei deputati del gruppo Comunisti Italiani).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Luana Zanella. Ne ha facoltà.
LUANA ZANELLA. Signor Presidente, anch'io voglio unirmi alle espressioni di solidarietà espresse dal Governo e dai colleghi in relazione a quanto accaduto all'onorevole Luxuria e all'eurodeputato Cappato, e a quanti sono state vittime dell'aggressione a Mosca.
Gli episodi di omofobia - desidero, in questa sede, sottolineare tale aspetto - si inseriscono in un clima sociale e culturale di intolleranza, diffidenza ed allarme nei confronti dell'altro da sé, percepito e vissuto come nemico e pericolo per la sicurezza individuale e collettiva. Questo clima, purtroppo, viene alimentato, in modo spesso sfacciatamente strumentale, da forze politiche presenti, come è noto, anche nei luoghi della rappresentanza. Ma non è certamente estraneo al radicarsi ed al moltiplicarsi di comportamenti omofobici l'attacco massiccio, assai pesante ed organizzato nei dettagli contro il tentativo di normare i diritti delle coppie di fatto.
Invito i colleghi e le colleghe a leggere le parole di monsignor Angelo Amato, numero due della Congregazione per la dottrina della fede, riprese da l'Unità del 18 maggio.
In tali dichiarazioni, i Dico, insieme con la regolamentazione dell'aborto e dell'eutanasia, vengono rubricati come «leggi contro l'essere umano, paragonabili al culto sacrilego del male, delle sette sataniche o al terrorismo di kamikaze». Queste sono posizioni oscurantiste, estremiste, più confacenti ad un clima di caccia alle streghe. Tuttavia, il grande investimento mediatico e la crociata portata avanti in questi mesi contro i Dico, anche dalle gerarchie ecclesiastiche, hanno sicuramente creato un terreno fertile, legittimandoli, alla crescita di atteggiamenti intolleranti, in particolare conto gli omosessuali. Quindi, dobbiamo considerare attentamente che siamo di fronte ad un conflitto di natura culturale, ideologica, politica, con cui è necessario fare i conti e misurarsi. Va conosciuto ciò che fa parte di una contemporaneità così attraversata da contraddizioni e da momenti di smarrimento.
L'amministrazione comunale di Venezia, già nel luglio del 2005, su proposta dell'allora assessora Bimbi, nostra collega, ha avviato il progetto «L'amore secondo noi». Si tratta di una campagna contro l'omofobia e per la promozione della cultura della differenza. È un progetto che sta proseguendo e ha coinvolto, oltre alla nostra amministrazione, scuole, realtà associative, giovani artisti e artiste, l'università di Padova.
In una interrogazione che riguarda l'argomento oggetto del dibattito, ne propongo, a lei Ministra e al Ministro Fioroni, l'estensione a livello nazionale, perché credo - d'altronde lei stessa lo ha ribadito questa sera - che è soprattutto lavorando con le giovani generazioni che possiamo sperare di contrastare derive culturali e comportamenti sociali omofobici, persecutori della differenza e delle differenze.
PRESIDENTE. Onorevole Zanella, la prego di concludere.
LUANA ZANELLA. Concludo, Presidente. L'insicurezza ed il disorientamento nel confronto-scontro con l'alterità, fanno parte del percorso di crescita - oggi forse più difficile - e del processo di costruzione della propria soggettività, della conoscenza e coscienza di sé.
Tutto ciò, però, richiede dispositivi simbolici, capacità di relazione, di gestire conflitti in modo non selvaggio e figure - vorrei sottolinearlo - di autorità e di riferimento, cui i giovani riconoscano il ruolo di guida e da cui possano accettare misura e giudizio. Anche di questo dobbiamo tener conto. Ringrazio la Ministra per le indicazioni molto concrete che ha fornito questa sera (Applausi dei deputati dei gruppi Verdi e L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Rocco Pignataro. Ne ha facoltà.
ROCCO PIGNATARO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro, condivido la sua relazione e mi associo alla solidarietà che ha espresso nei confronti dei colleghi parlamentari vittime di aggressioni.
Il 17 maggio si è celebrata la giornata mondiale contro l'omofobia, che rappresenta una grave piaga sociale che colpisce quasi tutti i Paesi del mondo ed è purtroppo molto diffusa anche nel nostro Paese.
Gli episodi di intolleranza nei confronti di chi non segue le regole di una sessualità cosiddetta «normale» vanno dagli insulti di ogni genere a vere e proprie manifestazioni di violenza fisica, dai meri atti vandalici fino ai crimini più efferati come l'omicidio e lo stupro.
Sono tante le notizie di cronaca che riguardano omicidi e aggressioni verso gli omosessuali. Tralascio poi di elencare i numerosi atti di vandalismo contro gli omosessuali, le scritte omofobe su i muri delle nostre città, le frequenti discriminazioni perpetrate tanto nel settore pubblico, quanto in quello privato, ai danni di persone omosessuali.
I volantini, carichi di odio, e le dichiarazione ingiuriose, persino da parte di esponenti del mondo politico che dovrebbero fare, invece, della tolleranza e della convivenza democratica la loro bandiera.
A questo proposito, da politico cattolico, vorrei però chiarire che il rispetto per le scelte sessuali che ciascuno di noi compie liberamente non deve essere confuso, in nessun modo, con la loro condivisione. Si può e si deve rispettare una scelta altrui, anche quando non la si condivide.
FRANCO GRILLINI. Non è una scelta!
ROCCO PIGNATARO. Posso continuare?
PRESIDENTE. Prego, continui.
ROCCO PIGNATARO. È il principio alla base di ogni democrazia pluralista, che rifiuta l'omologazione ideologica; non si deve confondere la semplice manifestazione di un'idea diversa con l'insulto.
In quest'ottica vanno lette le dichiarazioni e i documenti, più o meno ufficiali, riconducibili ad alcuni esponenti del mondo cattolico e politico, ingiustamente tacciati di omofobia, mentre si limitano ad affermare una visione dell'uomo e della società fondata sulla famiglia tradizionale, senza per questo voler assumere atteggiamenti offensivi o discriminatori, né tanto meno violenti, nei confronti del mondo omosessuale.
Al contrario noi Popolari-Udeur, che ci ispiriamo ai principi e ai valori cristiani, proprio in virtù di questa nostra matrice intendiamo combattere con tutte le nostre forze ogni forma di violenza verbale, psicologica e fisica, attuale o potenziale, nei confronti di chi ha un orientamento sessuale diverso dal nostro, orientamento che noi rispettiamo, anche se non condividiamo.
Pertanto, ci sentiamo in totale accordo con le due risoluzioni approvate dal Parlamento europeo, rispettivamente il 18 gennaio 2006 e il 26 aprile 2007, nella misura in cui condannano con forza ogniPag. 94violenza fondata sull'orientamento sessuale e invitano gli Stati membri e le istituzioni europee a intensificare la lotta contro l'omofobia, il tutto attraverso un'azione pedagogica nelle scuole, nelle università e sui mezzi di informazione.
Inoltre, proprio la dimensione europea in cui viviamo deve farci riflettere sulla necessità di abbandonare considerazioni puramente localistiche, per agire anche a livello internazionale dove la realtà omosessuale subisce attacchi ben più gravi e sistematici di quelli riscontrabili in Europa. Ciò che è più grave, si tratta spesso di violenze legalizzate.
In circa settanta Paesi vi sono leggi che puniscono gli atti sessuali con persone del proprio sesso e in quattro Paesi - Arabia saudita, Sudan, Mauritania e Iran - l'omosessualità è addirittura punita con la pena di morte. Senza dimenticare le manifestazioni di omofobia, purtroppo presenti nel nostro territorio, che ci impegniamo a combattere con convinzione, noi Popolari-Udeur auspichiamo altresì che l'Italia assuma ogni iniziativa utile a combattere l'omofobia nel mondo, soprattutto in quei Paesi dove ad essere violati sono i diritti più elementari, quali il diritto alla vita e all'integrità fisica. È la nostra formazione democratica che ce lo chiede, sono i nostri valori cristiani che ce lo impongono.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Barani. Ne ha facoltà.
LUCIO BARANI. Signor Presidente, signor Ministro, negli anni ottanta una fisiologo dell'Università di Pisa, il professor Amoruzzi, ha sostenuto che l'omosessualità è una tappa fisiologica - si determina nella vita intra-uterina il collegamento tra il recettore e certi ormoni nel nostro corpo - quindi non è una patologia, ma una manifestazione fisiologica che si determina in quel momento della nostra vita, all'interno del grembo materno.
Perché ho voluto dire ciò? Perché noi socialisti è da sempre, dal 1882, quando il primo deputato socialista - Andrea Costa - è entrato in Parlamento, che siamo rispettosi e ci battiamo per le libertà individuali. Siamo sempre stati contro ogni forma di violenza, sia quando la perpetravano i fascisti sia quando lo facevano i comunisti, sia quando lo facevano i regimi talebani e siamo sempre stati contro certe forme religiose massimaliste musulmane. Ma mai la religione cattolica e cristiana ha perpetrato forme di isolamento. Questo ci sentiamo di dirlo e di sottolinearlo, noi che siamo per uno Stato laico.
Mi riferisco anche a quella giudiziaria, non se lo dimentichi signor Ministro, perpetrata da certi pubblici ministeri che con la carcerazione preventiva, che è una forma di tortura, mettono apposta in certe celle indagati, poi risultati innocenti, per farli violentare e per farsi dire ciò che vorrebbero sentirsi dire, che non è mai la verità. Noi socialisti rispettiamo omosessuali, lesbiche, bisessuali, eterosessuali e le loro scelte, ovviamente sessuali; noi siamo sempre contro ogni forma che determini il loro isolamento nella famiglia, nella scuola, nel lavoro, nella società e nelle istituzioni; li rispettiamo ma pretendiamo che anche loro rispettino gli altri, gli eterosessuali.
Certe forme di degenerazioni volgari, di manifestazioni non aiutano sicuramente in questo senso. Condanniamo chiunque rechi violenza, anche solo verbale, oltreché psicologica e fisica, nei confronti di uomini, donne, omosessuali, eterosessuali, bisessuali, che consideriamo perfettamente uguali; non abbiamo mai parlato di diversità e, infatti, ho iniziato con la citazione fisiologica. Siamo, quindi, contro ogni forma di discriminazione sessuale e di genere. Certo, noi siamo, in questo campo, docenti della cultura laica e tollerante, ci preoccupano però le discriminazioni sempre più crescenti di certe ideologie negli ottanta Paesi del mondo dove ancora gli omosessuali sono tenuti in scacco dai regimi che, guarda caso, sono fascisti o comunisti, o dove vi sono certi totalitarismi religiosi che sono soprattutto quelli musulmani.
Da Andrea Costa ad oggi continuiamo sempre a pensarla allo stesso modo nellaPag. 95difesa dei principi fondamentali di libertà, di democrazia, di giustizia garantista e di uguaglianza. I diritti devono essere sempre reciproci, dobbiamo rispettare ed essere rispettati. La nostra Carta costituzionale è chiara e la dobbiamo osservare perché i padri costituenti l'avevano, già allora, messa bene in evidenza. Ovviamente, la nostra solidarietà va anche ai due deputati e, a tal proposito, è emblematica una frase di mia mamma, ottantaquattrenne, che vedendo quello che stava succedendo e sapendo che erano miei colleghi, ha avuto modo di dire: ma non lo sanno che lì ci sono tanti cattivi e vi sono ancora regimi ...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
LUCIO BARANI. ... che ovviamente non tollerano certe forme di esibizionismo? Ebbene, lo dobbiamo sapere che in certi Stati non è possibile andare a fare certe manifestazioni. Concludo, signor Presidente, dicendo che il 17 maggio sono stati soprattutto i socialisti dell'Internazionale socialista a battersi per far sì che l'Organizzazione mondiale della sanità cancellasse tra le malattie psichiatriche l'omosessualità, sia maschile sia femminile e la bisessualità. Quindi ci sentiamo protagonisti nel garantismo di tutti ed è per questo motivo che riteniamo che questa sia una data importante e che il Ministro debba continuare nel processo di difesa di chi è fisiologicamente uguale a tutti gli altri.
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento dell'informativa urgente del Governo.
Calendario dei lavori dell'Assemblea per il mese di giugno e conseguente aggiornamento del programma.
PRESIDENTE. A seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo è stato predisposto, ai sensi dell'articolo 24, comma 3, del Regolamento, il seguente calendario dei lavori per il mese di giugno 2007:
Lunedì 4 giugno (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna):
Discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 2600 - Delega legislativa per il recepimento delle direttive 2002/15/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, dell'11 marzo 2002, 2004/25/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 21 aprile 2004 e 2004/39/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 21 aprile 2004, nonché per l'adozione delle disposizioni integrative e correttive del decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 191, di attuazione della direttiva 2002/98/CE (Approvato dal Senato) (ove concluso dalla Commissione).
Martedì 5, mercoledì 6 (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna) (con votazioni) e giovedì 7 giugno (antimeridiana e pomeridiana, con votazioni fino alle ore 14):
Esame della relazione della Giunta delle elezioni sull'elezione contestata del deputato Sebastiano Neri per la XXV Circoscrizione Sicilia 2 (doc. III, n. 1).
Esame della relazione della Giunta delle elezioni sull'elezione contestata del deputato Lorenzo Bodega per la IV Circoscrizione Lombardia 2 (doc. III, n. 2).
Eventuale seguito dell'esame del disegno di legge n. 2272-bis - Misure per il cittadino consumatore e per agevolare le attività produttive e commerciali, nonché interventi in settori di rilevanza nazionale (Testo risultante dallo stralcio degli articoli 28, 29, 30, 31 del disegno di legge n. 2272, deliberato dall'Assemblea il 17 aprile 2007) (urgenza).
Seguito dell'esame dei disegni di legge:
n. 2480-A/R ed abbinate - Disposizioni in materia di autotrasporto merci e di circolazione stradale;Pag. 96
n. 2600 - Delega legislativa per il recepimento delle direttive 2002/15/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, dell'11 marzo 2002, 2004/25/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 21 aprile 2004 e 2004/39/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 21 aprile 2004, nonché per l'adozione delle disposizioni integrative e correttive del decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 191, di attuazione della direttiva 2002/98/CE (Approvato dal Senato) (ove concluso dalla Commissione).
Nel corso della settimana potrà altresì avere luogo il seguito dell'esame di argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi.
Lunedì 11 giugno (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna):
Discussione sulle linee generali delle mozioni Maroni ed altri n. 1-00050 e Volontè ed altri n. 1-00161 sul rilancio del processo di integrazione e sull'allargamento dell'Unione europea.
Martedì 12 giugno (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna) (con votazioni):
Seguito dell'esame della proposta di legge n. 1318 - Norme in materia di conflitti di interessi dei titolari di cariche di Governo. Delega al Governo per l'emanazione di norme in materia di conflitti di interessi di amministratori locali, dei presidenti di regione e dei membri delle giunte regionali.
Seguito dell'esame delle mozioni Maroni ed altri n. 1-00050 e Volontè ed altri n. 1-00161 sul rilancio del processo di integrazione e sull'allargamento dell'Unione europea.
Al termine delle votazioni avrà luogo la discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 1496-B - Delega al Governo per la revisione della disciplina relativa alla titolarità ed al mercato dei diritti di trasmissione, comunicazione e messa a disposizione al pubblico, in sede radiotelevisiva e su altre reti di comunicazione elettronica, degli eventi sportivi dei campionati e dei tornei professionistici a squadre e delle correlate manifestazioni sportive organizzate a livello nazionale (Approvato dalla Camera e modificato dal Senato).
Mercoledì 13 e giovedì 14 giugno (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 15 giugno) (con votazioni):
Seguito dell'esame dei progetti di legge:
proposta di legge n. 1318 - Norme in materia di conflitti di interessi dei titolari di cariche di Governo. Delega al Governo per l'emanazione di norme in materia di conflitti di interessi di amministratori locali, dei presidenti di regione e dei membri delle giunte regionali;
disegno di legge n. 1496-B - Delega al Governo per la revisione della disciplina relativa alla titolarità ed al mercato dei diritti di trasmissione, comunicazione e messa a disposizione al pubblico, in sede radiotelevisiva e su altre reti di comunicazione elettronica, degli eventi sportivi dei campionati e dei tornei professionistici a squadre e delle correlate manifestazioni sportive organizzate a livello nazionale (Approvato dalla Camera e modificato dal Senato).
Seguito dell'esame delle mozioni Maroni ed altri n. 1-00050 e Volontè ed altri n. 1-00161 sul rilancio del processo di integrazione e sull'allargamento dell'Unione europea.
Nel corso della settimana potrà altresì avere luogo il seguito dell'esame di argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi.
Lunedì 18 giugno (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna):
Discussione sulle linee generali della proposta d'inchiesta parlamentare doc. XXII,Pag. 97n. 8 - Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sugli errori in campo sanitario.
Discussione sulle linee generali dei disegni di legge:
n. 2695 - Conversione in legge del decreto-legge 28 maggio 2007, n. 67, recante misure urgenti in materia fiscale (da inviare al Senato - scadenza: 27 luglio 2007);
n. 2161 ed abbinate - Modernizzazione, efficienza delle Amministrazioni pubbliche e riduzione degli oneri burocratici per i cittadini e per le imprese.
Martedì 19, mercoledì 20 e giovedì 21 maggio (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 22 giugno) (con votazioni):
Seguito dell'esame della proposta d'inchiesta parlamentare doc. XXII, n. 8 - Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sugli errori in campo sanitario.
Seguito dell'esame dei progetti di legge:
disegno di legge n. 2695 - Conversione in legge del decreto-legge 28 maggio 2007, n. 67, recante misure urgenti in materia fiscale (da inviare al Senato - scadenza: 27 luglio 2007);
proposta di legge n. 1318 - Norme in materia di conflitti di interessi dei titolari di cariche di Governo. Delega al Governo per l'emanazione di norme in materia di conflitti di interessi di amministratori locali, dei presidenti di regione e dei membri delle giunte regionali;
disegno di legge n. 2161 e abbinate - Modernizzazione, efficienza delle Amministrazioni pubbliche e riduzione degli oneri burocratici per i cittadini e per le imprese.
Nel corso della settimana potrà altresì avere luogo il seguito dell'esame di argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi.
Lunedì 25 giugno (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna):
Discussione sulle linee generali della mozione n. 1-00170 Bondi ed altri sulla gestione dell'emergenza rifiuti in Campania.
Discussione sulle linee generali dei progetti di legge:
disegno di legge S. 1566 - Conversione in legge del decreto-legge 11 maggio 2007, n. 61, recante interventi straordinari per superare l'emergenza nel settore dello smaltimento dei rifiuti nella regione Campania e per garantire l' esercizio dei propri poteri agli enti ordinariamente competenti (ove trasmesso in tempo utile dal Senato - scadenza: 10 luglio 2007);
disegno di legge n. 1762 - Delega al Governo per il riordino della normativa sulla tassazione dei redditi di capitale, sulla riscossione e accertamento dei tributi erariali, sul sistema estimativo del catasto fabbricati, nonché per la redazione di testi unici delle disposizioni sui tributi statali;
proposta di legge n. 1538 - Disposizioni in materia di modalità per la risoluzione del contratto di lavoro per dimissioni volontarie del prestatore d'opera;
proposta di legge n. 1731 e abbinate - Introduzione nel codice penale di disposizioni in materia di delitti contro l'ambiente (ove concluso dalla Commissione);
proposta di legge n. 323 e abbinata - Riforma del codice di procedura penale.
Martedì 26 (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna), mercoledì 27 e giovedì 28 giugno (antimeridiana e pomeridiana, con eventualePag. 98prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 29 giugno) (con votazioni)
Seguito dell'esame della mozione n. 1-00170 Bondi ed altri sulla gestione dell'emergenza rifiuti in Campania.
Seguito dell'esame dei progetti di legge:
disegno di legge S. 1566 - Conversione in legge del decreto-legge 11 maggio 2007, n. 61, recante interventi straordinari per superare l'emergenza nel settore dello smaltimento dei rifiuti nella regione Campania e per garantire l' esercizio dei propri poteri agli enti ordinariamente competenti (ove trasmesso in tempo utile dal Senato - scadenza: 10 luglio 2007);
proposta di legge n. 1318 - Norme in materia di conflitti di interessi dei titolari di cariche di Governo. Delega al Governo per l'emanazione di norme in materia di conflitti di interessi di amministratori locali, dei presidenti di regione e dei membri delle giunte regionali (ove non concluso nelle settimane precedenti);
disegno di legge n. 1762 - Delega al Governo per il riordino della normativa sulla tassazione dei redditi di capitale, sulla riscossione e accertamento dei tributi erariali, sul sistema estimativo del catasto fabbricati, nonché per la redazione di testi unici delle disposizioni sui tributi statali;
proposta di legge n. 1538 - Disposizioni in materia di modalità per la risoluzione del contratto di lavoro per dimissioni volontarie del prestatore d'opera;
proposta di legge n. 1731 e abbinate - Introduzione nel codice penale di disposizioni in materia di delitti contro l'ambiente (ove concluso dalla Commissione);
proposta di legge n. 323 e abbinata - Riforma del codice di procedura penale.
Nel corso della settimana potrà altresì avere luogo il seguito dell'esame di argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi.
Lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata (question time) avrà luogo il mercoledì (dalle 15).
Lo svolgimento di interrogazioni, di interpellanze e di interpellanze urgenti potrà essere inserito secondo l'andamento dei lavori dell'Assemblea.
Il Presidente si riserva di inserire nel calendario l'esame di progetti di legge di ratifica licenziati dalle Commissioni. Il Presidente si riserva altresì di inserire l'esame di documenti licenziati dalla Giunta per le autorizzazioni e di ulteriori documenti licenziati dalla Giunta delle elezioni.
Nel corso del mese potrà essere prevista, ove necessario, la convocazione del Parlamento in seduta comune per l'elezione di un giudice costituzionale.
L'organizzazione dei tempi
per la discussione degli argomenti iscritti nel calendario dei lavori sarà pubblicata in calce al resoconto stenografico della seduta odierna.
Il programma si intende conseguentemente aggiornato.
Ordine del giorno della seduta di domani.
PRESIDENTE. Prima di dare lettura dell'ordine del giorno della seduta di domani, ricordo che alle ore 10 di domani, giovedì 31 maggio 2007, è convocato il Parlamento in seduta comune per l'elezione di un giudice della Corte costituzionale, la chiama avrà inizio dai senatori.
Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.
Giovedì 31 maggio 2007, alle 15:
1. - Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
2. - Svolgimento di interpellanze urgenti.
La seduta termina alle 21,50.
Pag. 99TESTO INTEGRALE DELLA DICHIARAZIONE DI VOTO DEL DEPUTATO GIOVANNI CREMA SUL DOC. IV, N. 6-A
GIOVANNI CREMA. Il terzo comma dell'articolo 68 della Costituzione richiede un'autorizzazione della Camera (competente) per «sottoporre i membri del Parlamento ad intercettazioni, in qualsiasi, forma, di conversazioni o comunicazioni»; è evidente che la norma si riferisce alle intercettazioni disposte direttamene sull'utenza telefonica del parlamentare, o in ambienti da lui, normalmente utilizzati: in altri termini, considera le situazioni in cui è il parlamentare stesso la fonte dalla quale si vogliono acquisire le dichiarazioni.
La lettera della norma non si riferisce invece, a rigore, alle intercettazioni indirette, disposte su un'utenza o in luoghi diversi dai predetti, e nelle quali il parlamentare sia accidentalmente incappato per aver comunicato con 1a persona sottoposta all'azione investigativa.
In tali casi la domanda sulla sorte e sull'utilizzabilità del risultato delle intercettazioni si presta teoricamente a tre tipi di risposta.
La prima, facendo leva sull'eccezionalità della deroga prevista dall'articolo 68 della Costituzione ad un generale potere di accertamento dell'autorità giudiziaria, ritiene che le intercettazioni siano pienamente utilizzabili, purché effettuate con il rispetto delle norme previste dal codice di procedura penale ed in conformità alla procedura indicata dall'articolo 6 della legge n. 140 del 2003.
La seconda ritiene, a contrariis, che l'immunità parlamentare sia essa stessa un valore universale, limitabile solamente attraverso l'autorizzazione prevista dalla Costituzione e che, pertanto, non essendo possibile ipotizzare un'autorizzazione preventiva per le intercettazioni indirette, tali intercettazioni siano sempre ed in ogni caso precluse e, ove effettuate, ne siano inutilizzabili i risultati.
La terza soluzione sostiene invece che tali intercettazioni siano effettuabili senza bisogno di una (in concreto impossibile) autorizzazione preventiva, ma che debba essere invece autorizzato a posteriori il loro impiego processuale, qualora «l'eletto» casualmente ne venga coinvolto, verificando puntualmente la «parlamentarità» del contenuto delle comunicazioni intercettate, tenendo anche debito conto di quella riconducibilità al rapporto funzionale proprio (così come più volte indicato dalla giurisprudenza costituzionale) e verificando puntualmente che la procedura utilizzata sia effettivamente rituale e immune da maliziosi aggiramenti della prerogativa parlamentare.
La più accreditata dottrina parlamentare sostiene che solo l'ultima delle soluzioni sia coerente con lo spirito e con la lettera dell'articolo 68 della Costituzione, così come esplicitata dalla legge attuativa n. 140 del 2003.
Infatti, poiché è previsto che l'intercettazione diretta contro il parlamentare possa essere autorizzata dalla Camera di appartenenza, ciò significa che vi sono delle situazioni nelle quali l'attività investigativa a carico del parlamentare è legittima, vale a dire che vi è certamente uno spazio (la cui ampiezza non rileva) in cui anche l'attività in oggetto, sebbene insidiosa, è comunque considerata giustificata.
Se così è, non si può sostenere che l'attività indirizzata contro un'altra persona non sia mai utilizzabile nei confronti del parlamentare, posto che non è configurabile un'autorizzazione preventiva: ciò significherebbe accordare alla prerogativa parlamentare un'ampiezza maggiore proprio laddove è minore l'invasività dell'azione giudiziaria nei confronti del parlamentare.
Reciprocamente, non appare ugualmente corretto ritenere che l'intercettazione indiretta (cioè disposta sull'utenza di un terzo, sottoposto ad indagini) sia sempre utilizzabile nei confronti del parlamentare, una volta verificata la rilevanza rispetto all'astratta ipotesi accusatoria e l'utilizzabilità processuale (mancanza di illegittimità o nullità), giacchè in questo caso il Parlamento si arrogherebbe valutazioniPag. 100di competenza dell'autorità giudiziaria da esprimersi nelle sedi processuali previste (tribunale della libertà, cassazione, eccetera), andando ad esercitare una funzione (ed una verifica) che l'ordinamento costituzionale non gli assegna.
Ed allora, conclusivamente, si dovrà quindi valutare di volta in volta se, nella singola fattispecie, sia concedibile l'autorizzazione ex post. I criteri in base ai quali effettuare la valutazione dovranno essere riferiti essenzialmente: 1) alla assenza di furbizie o artifici che in qualche modo valgano ad aggirare la prerogativa parlamentare (se parliamo di intercettazioni indirette o «casuali» - come le definisce la Corte Costituzionale -, anche il numero delle disposte intercettazioni e l'arco temporale nel quale sono state eseguite dovranno essere opportunamente valutate); 2) alla «parlamentarità» del contenuto delle intercettazioni (intesa anche come riconducibilità astratta del contenuto delle conversazioni all'esercizio della ordinaria vita di relazione del parlamentare); 3) al rapporto funzionale oggettivo e/o soggettivo con l'attività parlamentare (l'interlocuzione del parlamentare con un soggetto istituzionalmente compatibile - ad esempio funzionario di una Commissione -, piuttosto che con un pluripregiudicato, determineranno, chiaramente, effetti e valutazioni notevolmente differenti).
TESTO INTEGRALE DELL'INTERVENTO DEL DEPUTATO LUCA VOLONTÈ SULL'INFORMATIVA URGENTE DEL GOVERNO SULL'OMOFOBIA
LUCA VOLONTÈ. Cos'è l'omofobia?
Cos'è una fobia? Fobia è un termine che indica una paura intensa, esagerata per situazioni, oggetti ed azioni che un soggetto prova, nonostante spesso non ne conosca le ragioni.
Non c'è manuale diagnostico che contenga l'omofobia.
Ciò che viene chiamata frequentemente omofobia non è una malattia ma un atteggiamento di non condivisione nei confronti dell'ideologia gay e di non approvazione nei confronti dell'omosessualità (non approvare non significa odiare o disprezzare le persone con tendenze omosessuali).
In questa accezione, omofobia viene usato, come termine «intimidatorio» del tipo: «Se vuoi essere considerata come una persona ragionevole - non un fobico - devi condividere gli obiettivi del movimento gay» (episodio capitato all'onorevole Buttiglione nel 2004).
Nostri question time hanno avuto ad oggetto procedimenti della magistratura italiana su condanne per violazioni di norme a partire dalla discriminazione sessuale. I dati esposti nel Dossier Arcigay e nell'informativa Pollastrini, dimostrano cosa? Non «omofobia» ma atti violenti e delinquenza che colpisce persone.
Decontestualizzare i dati è strumentale. Pensiamo anche alla «eterofobia», fobia verso donne: consideriamo intollerabile ogni violenza fondata sulle pulsioni o propensioni o desideri sessuali.
L'omosessualità è scomparsa storicamente dai manuali di psichiatria per molte ragioni e poche ricerche psicologiche. Certamente, sia la «rivoluzione sessuale», sia i movimenti per i diritti delle minoranze hanno inciso in questo senso.
Il possibile disagio omosessuale può essere affrontato in due diversi modi il GAT (Gay Alternative Therapy) e la terapia di riorientamento, a seconda della assoluta libertà di scelta della singola persona - dottor Perloft, membro della divisione gay-lesbiche dell'APA (America Psicology Association); Presidente APA Gerald P. Kookev (2006).
Questi cenni non ci devono distrarre dalla informativa che a torto è stata chiesta al Ministro Pollastrini e non invece più opportunamente ai Ministri della giustizia o dell'interno.
Ad ogni giorno e ad ogni parlamentare è chiesto il dovere di difendere concretamente gli articoli 2, 3 e 4, così come tutta la Costituzione.
Noi dell'UDC siamo contro ogni discriminazione. Tutte le persone dovrebbero vivere con gli stessi diritti, siano essiPag. 101omosessuali, eterosessuali o altro. Dobbiamo difendere il diritto di non discriminazione, in questo dobbiamo essere pro-attivi. Se ci fossero specifiche discriminazioni, etero o omo o altro, si dovrebbe intervenire con determinazione.
Se si dimostrasse oggi (fortunatamente non esiste questo pericolo nella società italiana) che c'è una particolare violenza contro gli omosessuali, si potrebbero valutare particolari forme di protezione per proteggerli e dare loro migliori garanzie di rispetto per i loro diritti.
Ma è inaccettabile l'idea che gli omosessuali siano una categoria a parte e che la difesa dei loro diritti debba essere presa su basi diverse rispetto alla generalità degli altri cittadini italiani.
Dobbiamo difendere il principio di non discriminazione: cioè, nessuna discriminazione o privilegio sulla base di orientamenti sessuali privati o convinzioni morali o giudizi personali.
Oggi, fortunatamente, prendiamo atto non solo della inesistenza dell'omofobia ma anche della mancanza di una emergenza significativa di pericolo verso gli omosessuali, del sostanziale rispetto nel nostro Paese del principio di non discriminazione; principio sul quale c'è un generale consenso e una totale unità nella società come nel Parlamento.
Ciò non toglie che la vigilanza su tale principio deve essere costante su ogni aspetto dei diritti di libertà e per ogni cittadino.
ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME DEGLI ARGOMENTI IN CALENDARIO
Ddl n. 2600 - Recepimento direttive comunitarie
Tempo complessivo: 18 ore e 30 minuti, di cui:
Discussione generale | Seguito esame | |
Relatore | 15 minuti | 15 minuti |
Governo | 15 minuti | 15 minuti |
Richiami al regolamento | 10 minuti | 10 minuti |
Tempi tecnici | 15 minuti | |
Interventi a titolo personale | 2 ore e 2 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per ciascun deputato) | 1 ora e 5 minuti (con il limite massimo di 6 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato) |
Gruppi | 8 ore e 48 minuti | 5 ore |
L'Ulivo | 34 minuti | 50 minuti |
Forza Italia | 1 ora e 20 minuti | 51 minuti |
Alleanza Nazionale | 57 minuti | 34 minuti |
Rifondazione Comunista-Sinistra Europea | 31 minuti | 18 minuti |
UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) | 45 minuti | 25 minuti |
Lega Nord Padania | 38 minuti | 20 minuti |
Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo | 30 minuti | 13 minuti |
Italia dei Valori | 30 minuti | 13 minuti |
La Rosa nel Pugno | 30 minuti | 13 minuti |
Comunisti Italiani | 30 minuti | 12 minuti |
Verdi | 30 minuti | 12 minuti |
Popolari-Udeur | 30 minuti | 12 minuti |
DCA-Democrazia Cristiana per le Autonomie-Partito Socialista - Nuovo PSI | 32 minuti | 16 minuti |
Misto | 31 minuti (Minoranze linguistiche: 12 minuti; Movimento per l'Autonomia: 12 minuti; Repubblicani, Liberali, Riformatori: 7 minuti) |
11 minuti (Minoranze linguistiche: 4 minuti; Movimento per l'Autonomia: 4 minuti; Repubblicani, Liberali, Riformatori: 3 minuti) |
Doc. III, n. 1 - Relazione Giunta delle elezioni (On. Neri)
Tempo complessivo: 4 ore (*).
Relatore | 15 minuti |
Richiami al regolamento | 5 minuti |
Tempi tecnici | 5 minuti |
Interventi a titolo personale | 40 minuti (con il limite massimo di 3 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato) |
Gruppi | 2 ore e 55 minuti |
L'Ulivo | 35 minuti |
Forza Italia | 26 minuti |
Alleanza Nazionale | 17 minuti |
Rifondazione Comunista-Sinistra Europea | 12 minuti |
UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) | 12 minuti |
Lega Nord Padania | 9 minuti |
Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo | 9 minuti |
Italia dei Valori | 9 minuti |
La Rosa nel Pugno | 9 minuti |
Comunisti Italiani | 8 minuti |
Verdi | 8 minuti |
Popolari-Udeur | 8 minuti |
DCA-Democrazia Cristiana per le Autonomie-Partito Socialista - Nuovo PSI | 7 minuti |
Misto | 6 minuti (Minoranze linguistiche: 2 minuti; Movimento per l'Autonomia: 2 minuti; Repubblicani, Liberali, Riformatori: 2 minuti) |
(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 10 minuti al gruppo di appartenenza del deputato interessato.
Doc. III, n. 2 - Relazione Giunta delle elezioni (On. Bodega)
Tempo complessivo: 4 ore (*).
Relatore | 15 minuti |
Richiami al regolamento | 5 minuti |
Tempi tecnici | 5 minuti |
Interventi a titolo personale | 40 minuti (con il limite massimo di 3 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato) |
Gruppi | 2 ore e 55 minuti |
L'Ulivo | 35 minuti |
Forza Italia | 26 minuti |
Alleanza Nazionale | 17 minuti |
Rifondazione Comunista-Sinistra Europea | 12 minuti |
UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) | 12 minuti |
Lega Nord Padania | 9 minuti |
Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo | 9 minuti |
Italia dei Valori | 9 minuti |
La Rosa nel Pugno | 9 minuti |
Comunisti Italiani | 8 minuti |
Verdi | 8 minuti |
Popolari-Udeur | 8 minuti |
DCA-Democrazia Cristiana per le Autonomie-Partito Socialista - Nuovo PSI | 7 minuti |
Misto | 6 minuti (Minoranze linguistiche: 2 minuti; Movimento per l'Autonomia: 2 minuti; Repubblicani, Liberali, Riformatori: 2 minuti) |
(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 10 minuti al gruppo di appartenenza del deputato interessato.
Ddl n. 2272-bis - Misure per il cittadino consumatore
Seguito dell'esame: 13 ore e 13 minuti (*).
Relatore | 25 minuti |
Governo | 25 minuti |
Richiami al regolamento | 10 minuti |
Tempi tecnici | 1 ora e 30 minuti |
Interventi a titolo personale | 1 ora e 56 minuti (con il limite massimo di 11 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato) |
Gruppi | 8 ore e 47 minuti |
L'Ulivo | 1 ora e 23 minuti |
Forza Italia | 1 ora e 25 minuti |
Alleanza Nazionale | 57 minuti |
Rifondazione Comunista-Sinistra Europea | 32 minuti |
UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) | 42 minuti |
Lega Nord Padania | 34 minuti |
Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo | 24 minuti |
Italia dei Valori | 24 minuti |
La Rosa nel Pugno | 23 minuti |
Comunisti Italiani | 23 minuti |
Verdi | 23 minuti |
Popolari-Udeur | 22 minuti |
DCA-Democrazia Cristiana per le Autonomie-Partito Socialista - Nuovo PSI | 27 minuti |
Misto | 28 minuti (Minoranze linguistiche: 11 minuti; Movimento per l'Autonomia: 11 minuti; Repubblicani, Liberali, Riformatori: 6 minuti) |
(*) I tempi indicati sono stati in parte utilizzati nelle sedute del 29 e 30 maggio 2007.
Ddl n. 2480 A/R e abb. - autotrasporto merci e circolazione stradale
Seguito dell'esame: 9 ore e 8 minuti.
Relatore | 15 minuti |
Governo | 15 minuti |
Richiami al regolamento | 10 minuti |
Tempi tecnici | 50 minuti |
Interventi a titolo personale | 1 ora e 27 minuti (con il limite massimo di 8 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato) |
Gruppi | 6 ore e 11 minuti |
L'Ulivo | 1 ora |
Forza Italia | 1 ora e 1 minuto |
Alleanza Nazionale | 41 minuti |
Rifondazione Comunista-Sinistra Europea | 23 minuti |
UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) | 30 minuti |
Lega Nord Padania | 24 minuti |
Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo | 16 minuti |
Italia dei Valori | 17 minuti |
La Rosa nel Pugno | 17 minuti |
Comunisti Italiani | 16 minuti |
Verdi | 16 minuti |
Popolari-Udeur | 16 minuti |
DCA-Democrazia Cristiana per le Autonomie-Partito Socialista - Nuovo PSI | 19 minuti |
Misto | 15 minuti (Minoranze linguistiche: 6 minuti; Movimento per l'Autonomia: 6 minuti; Repubblicani, Liberali, Riformatori: 3 minuti) |
Mozioni nn. 1-00050 e 1-00161 sul rilancio del processo di integrazione e sull'allargamento dell'Unione europea
Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore e 15 minuti (*).
Governo | 25 minuti |
Richiami al regolamento | 10 minuti |
Tempi tecnici | 5 minuti |
Interventi a titolo personale | 1 ora e 4 minuti (con il limite massimo di 5 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato) |
Gruppi | 4 ore e 31 minuti |
L'Ulivo | 51 minuti |
Forza Italia | 38 minuti |
Alleanza Nazionale | 25 minuti |
Rifondazione Comunista-Sinistra Europea | 19 minuti |
UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) | 18 minuti |
Lega Nord Padania | 15 minuti |
Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo | 14 minuti |
Italia dei Valori | 14 minuti |
La Rosa nel Pugno | 14 minuti |
Comunisti Italiani | 13 minuti |
Verdi | 13 minuti |
Popolari-Udeur | 13 minuti |
DCA-Democrazia Cristiana per le Autonomie-Partito Socialista - Nuovo PSI | 11 minuti |
Misto | 13 minuti (Minoranze linguistiche: 5 minuti; Movimento per l'Autonomia: 5 minuti; Repubblicani, Liberali, Riformatori: 3 minuti) |
(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione di ciascuna mozione.
Pdl n. 1318 - Conflitti di interessi
Seguito esame: 30 ore.
Relatore | 30 minuti |
Governo | 30 minuti |
Richiami al regolamento | 15 minuti |
Tempi tecnici | 2 ore e 30 minuti |
Interventi a titolo personale | 5 ore e 2 minuti (con il limite massimo di 21 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato) |
Gruppi | 21 ore e 13 minuti |
L'Ulivo | 4 ore e 12 minuti |
Forza Italia | 3 ore e 30 minuti |
Alleanza Nazionale | 2 ore e 10 minuti |
Rifondazione Comunista-Sinistra Europea | 1 ora e 29 minuti |
UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) | 1 ora e 26 minuti |
Lega Nord Padania | 1 ora e 4 minuti |
Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo | 1 ora e 8 minuti |
Italia dei Valori | 1 ora |
La Rosa nel Pugno | 59 minuti |
Comunisti Italiani | 56 minuti |
Verdi | 56 minuti |
Popolari-Udeur | 53 minuti |
DCA-Democrazia Cristiana per le Autonomie-Partito Socialista - Nuovo PSI | 43 minuti |
Misto | 47 minuti (Minoranze linguistiche: 18 minuti; Movimento per l'Autonomia: 18 minuti; Repubblicani, Liberali, Riformatori: 11 minuti) |
Ddl n. 1496-B - Diritti televisivi del calcio
Tempo complessivo: 19 ore, di cui:
Discussione generale | Seguito esame | |
Relatore | 15 minuti | 15 minuti |
Governo | 15 minuti | 15 minuti |
Richiami al regolamento | 10 minuti | 10 minuti |
Tempi tecnici | 15 minuti | |
Interventi a titolo personale | 2 ora e 2 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per ciascun deputato) | 1 ora e 12 minuti (con il limite massimo di 6 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato) |
Gruppi | 8 ore e 48 minuti | 5 ore e 23 minuti |
L'Ulivo | 34 minuti | 56 minuti |
Forza Italia | 1 ora e 20 minuti | 55 minuti |
Alleanza Nazionale | 57 minuti | 37 minuti |
Rifondazione Comunista-Sinistra Europea | 31 minuti | 19 minuti |
UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) | 45 minuti | 27 minuti |
Lega Nord Padania | 38 minuti | 22 minuti |
Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo | 30 minuti | 14 minuti |
Italia dei Valori | 30 minuti | 14 minuti |
La Rosa nel Pugno | 30 minuti | 13 minuti |
Comunisti Italiani | 30 minuti | 13 minuti |
Verdi | 30 minuti | 13 minuti |
Popolari-Udeur | 30 minuti | 12 minuti |
DCA-Democrazia Cristiana per le Autonomie-Partito Socialista - Nuovo PSI | 32 minuti | 17 minuti |
Misto | 31 minuti (Minoranze linguistiche: 12 minuti; Movimento per l'Autonomia: 12 minuti; Repubblicani, Liberali, Riformatori: 7 minuti) |
11 minuti (Minoranze linguistiche: 4 minuti; Movimento per l'Autonomia: 4 minuti; Repubblicani, Liberali, Riformatori: 3 minuti) |
Doc. XXII, n. 8 - Commissione d'inchiesta sugli errori in campo sanitario
Discussione generale: 10 ore e 30 minuti
Relatore | 20 minuti |
Governo | 20 minuti |
Richiami al regolamento | 10 minuti |
Interventi a titolo personale | 1 ora e 36 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per ciascun deputato) |
Gruppi | 8 ore e 4 minuti |
L'Ulivo | 51 minuti |
Forza Italia | 43 minuti |
Alleanza Nazionale | 37 minuti |
Rifondazione Comunista-Sinistra Europea | 34 minuti |
UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) | 34 minuti |
Lega Nord Padania | 32 minuti |
Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo | 32 minuti |
Italia dei Valori | 32 minuti |
La Rosa nel Pugno | 32 minuti |
Comunisti Italiani | 32 minuti |
Verdi | 32 minuti |
Popolari-Udeur | 31 minuti |
DCA-Democrazia Cristiana per le Autonomie-Partito Socialista - Nuovo PSI | 31 minuti |
Misto | 31 minuti (Minoranze linguistiche: 12 minuti; Movimento per l'Autonomia: 12 minuti; Repubblicani, Liberali, Riformatori: 7 minuti) |
Ddl n. 2161 e abb. - Modernizzazione delle amministrazioni pubbliche
Tempo complessivo: 24 ore, di cui:
Discussione generale | Seguito esame | |
Relatore | 15 minuti | 30 minuti |
Governo | 15 minuti | 30 minuti |
Richiami al regolamento | 10 minuti | 10 minuti |
Tempi tecnici | 1 ora | |
Interventi a titolo personale | 2 ore e 2 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per ciascun deputato) | 1 ora e 58 minuti (con il limite massimo di 10 minuti per ciascun deputato) |
Gruppi | 8 ore e 48 minuti | 8 ore e 22 minuti |
L'Ulivo | 34 minuti | 1 ora e 23 minuti |
Forza Italia | 1 ora e 20 minuti | 1 ora e 24 minuti |
Alleanza Nazionale | 57 minuti | 56 minuti |
Rifondazione Comunista-Sinistra Europea | 31 minuti | 29 minuti |
UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) | 45 minuti | 41 minuti |
Lega Nord Padania | 38 minuti | 34 minuti |
Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo | 30 minuti | 22 minuti |
Italia dei Valori | 30 minuti | 22 minuti |
La Rosa nel Pugno | 30 minuti | 21 minuti |
Comunisti Italiani | 30 minuti | 21 minuti |
Verdi | 30 minuti | 21 minuti |
Popolari-Udeur | 30 minuti | 20 minuti |
DCA-Democrazia Cristiana per le Autonomie-Partito Socialista - Nuovo PSI | 32 minuti | 27 minuti |
Misto | 31 minuti (Minoranze linguistiche: 12 minuti; Movimento per l'Autonomia: 12 minuti; Repubblicani, Liberali, Riformatori: 7 minuti) |
21 minuti (Minoranze linguistiche: 8 minuti; Movimento per l'Autonomia: 8 minuti; Repubblicani, Liberali, Riformatori: 5 minuti) |
Mozione n. 1-00170 sull'emergenza rifiuti in Campania
Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore e 15 minuti (*).
Governo | 25 minuti |
Richiami al regolamento | 10 minuti |
Tempi tecnici | 5 minuti |
Interventi a titolo personale | 1 ora e 4 minuti (con il limite massimo di 5 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato) |
Gruppi | 4 ore e 31 minuti |
L'Ulivo | 51 minuti |
Forza Italia | 38 minuti |
Alleanza Nazionale | 25 minuti |
Rifondazione Comunista-Sinistra Europea | 19 minuti |
UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) | 18 minuti |
Lega Nord Padania | 15 minuti |
Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo | 14 minuti |
Italia dei Valori | 14 minuti |
La Rosa nel Pugno | 14 minuti |
Comunisti Italiani | 13 minuti |
Verdi | 13 minuti |
Popolari-Udeur | 13 minuti |
DCA-Democrazia Cristiana per le Autonomie-Partito Socialista - Nuovo PSI | 11 minuti |
Misto | 13 minuti (Minoranze linguistiche: 5 minuti; Movimento per l'Autonomia: 5 minuti; Repubblicani, Liberali, Riformatori: 3 minuti) |
(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione della mozione.
Ddl n. 1762 - Riordino dei tributi statali
Tempo complessivo: 20 ore e 40 minuti, di cui:
Discussione generale | Seguito esame | |
Relatore | 15 minuti | 15 minuti |
Governo | 15 minuti | 15 minuti |
Richiami al regolamento | 10 minuti | 10 minuti |
Tempi tecnici | 40 minuti | |
Interventi a titolo personale | 1 ora e 34 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per ciascun deputato) | 1 ora e 37 minuti (con il limite massimo di 9 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato) |
Gruppi | 8 ore e 16 minuti | 7 ore e 13 minuti |
L'Ulivo | 33 minuti | 1 ora e 9 minuti |
Forza Italia | 1 ora e 4 minuti | 1 ora e 10 minuti |
Alleanza Nazionale | 48 minuti | 48 minuti |
Rifondazione Comunista-Sinistra Europea | 31 minuti | 26 minuti |
UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) | 40 minuti | 35 minuti |
Lega Nord Padania | 36 minuti | 29 minuti |
Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo | 30 minuti | 20 minuti |
Italia dei Valori | 30 minuti | 20 minuti |
La Rosa nel Pugno | 30 minuti | 19 minuti |
Comunisti Italiani | 30 minuti | 19 minuti |
Verdi | 30 minuti | 19 minuti |
Popolari-Udeur | 30 minuti | 18 minuti |
DCA-Democrazia Cristiana per le Autonomie-Partito Socialista - Nuovo PSI | 32 minuti | 23 minuti |
Misto | 31 minuti (Minoranze linguistiche: 12 minuti; Movimento per l'Autonomia: 12 minuti; Repubblicani, Liberali, Riformatori: 7 minuti) |
18 minuti (Minoranze linguistiche: 7 minuti; Movimento per l'Autonomia: 7 minuti; Repubblicani, Liberali, Riformatori: 4 minuti) |
Pdl n. 1538 - Dimissioni volontarie del prestatore d'opera
Tempo complessivo: 17 ore di cui:
Discussione generale | Seguito esame | |
Relatore | 15 minuti | 15 minuti |
Governo | 15 minuti | 15 minuti |
Richiami al regolamento | 10 minuti | 10 minuti |
Tempi tecnici | 15 minuti |
Interventi a titolo personale | 1 ora e 45 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per ciascun deputato) | 1 ora e 10 minuti (con il limite massimo di 6 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato) |
Gruppi | 7 ore e 35 minuti | 4 ore e 55 minuti |
L'Ulivo | 41 minuti | 56 minuti |
Forza Italia | 38 minuti | 42 minuti |
Alleanza Nazionale | 34 minuti | 28 minuti |
Rifondazione Comunista-Sinistra Europea | 32 minuti | 20 minuti |
UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) | 32 minuti | 20 minuti |
Lega Nord Padania | 31 minuti | 16 minuti |
Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo | 31 minuti | 16 minuti |
Italia dei Valori | 31 minuti | 15 minuti |
La Rosa nel Pugno | 31 minuti | 15 minuti |
Comunisti Italiani | 31 minuti | 15 minuti |
Verdi | 31 minuti | 15 minuti |
Popolari-Udeur | 31 minuti | 14 minuti |
DCA-Democrazia Cristiana per le Autonomie-Partito Socialista - Nuovo PSI | 30 minuti | 12 minuti |
Misto | 31 minuti (Minoranze linguistiche: 12 minuti; Movimento per l'Autonomia: 12 minuti; Repubblicani, Liberali, Riformatori: 7 minuti) |
11 minuti (Minoranze linguistiche: 4 minuti; Movimento per l'Autonomia:4 minuti; Repubblicani, Liberali, Riformatori:3 minuti) |
Pdl 1731 e abb. - Delitti contro l'ambiente
Discussione generale: 10 ore e 30 minuti.
Relatore | 15 minuti |
Governo | 15 minuti |
Richiami al regolamento | 10 minuti |
Interventi a titolo personale | 1 ora e 52 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per ciascun deputato) |
Gruppi | 7 ore e 58 minuti |
L'Ulivo | 48 minuti |
Forza Italia | 42 minuti |
Alleanza Nazionale | 37 minuti |
Rifondazione Comunista-Sinistra Europea | 34 minuti |
UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) | 34 minuti |
Lega Nord Padania | 32 minuti |
Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo | 32 minuti |
Italia dei Valori | 32 minuti |
La Rosa nel Pugno | 32 minuti |
Comunisti Italiani | 31 minuti |
Verdi | 31 minuti |
Popolari-Udeur | 31 minuti |
DCA-Democrazia Cristiana per le Autonomie-Partito Socialista - Nuovo PSI | 31 minuti |
Misto | 31 minuti (Minoranze linguistiche: 12 minuti; Movimento per l'Autonomia: 12 minuti; Repubblicani, Liberali, Riformatori: 7 minuti) |
Pdl n. 323 e abb. - Riforma del codice di procedura penale
Discussione generale: 12 ore.
Relatore | 20 minuti |
Governo | 20 minuti |
Richiami al regolamento | 10 minuti |
Interventi a titolo personale | 2 ore e 8 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per ciascun deputato) |
Gruppi | 9 ore e 2 minuti |
L'Ulivo | 1 ora e 9 minuti |
Forza Italia | 57 minuti |
Alleanza Nazionale | 44 minuti |
Rifondazione Comunista-Sinistra Europea | 38 minuti |
UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) | 38 minuti |
Lega Nord Padania | 34 minuti |
Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo | 34 minuti |
Italia dei Valori | 34 minuti |
La Rosa nel Pugno | 34 minuti |
Comunisti Italiani | 33 minuti |
Verdi | 33 minuti |
Popolari-Udeur | 32 minuti |
DCA-Democrazia Cristiana per le Autonomie-Partito Socialista - Nuovo PSI | 31 minuti |
Misto | 31 minuti (Minoranze linguistiche: 12 minuti; Movimento per l'Autonomia: 12 minuti; Repubblicani, Liberali, Riformatori: 7 minuti) |
VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO
INDICE ELENCO N. 1 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13 | ||||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
1 | Nom. | ddl 2272-bis-A - em. 1.15 | 391 | 391 | 196 | 184 | 207 | 75 | Resp. | |
2 | Nom. | em. 1.16 | 413 | 413 | 207 | 198 | 215 | 74 | Resp. | |
3 | Nom. | em. 1.212 | 415 | 415 | 208 | 195 | 220 | 74 | Resp. | |
4 | Nom. | em. 1.207 rif. | 422 | 422 | 212 | 415 | 7 | 73 | Appr. | |
5 | Nom. | em. 1.218 | 430 | 422 | 8 | 212 | 196 | 226 | 73 | Resp. |
6 | Nom. | em. 1.51 | 425 | 414 | 11 | 208 | 186 | 228 | 73 | Resp. |
7 | Nom. | em. 1.8 | 443 | 442 | 1 | 222 | 206 | 236 | 73 | Resp. |
8 | Nom. | em. 1.10, 1.208 | 450 | 450 | 226 | 209 | 241 | 73 | Resp. | |
9 | Nom. | em. 1.202 | 440 | 439 | 1 | 220 | 204 | 235 | 73 | Resp. |
10 | Nom. | em. 1.214 | 441 | 441 | 221 | 438 | 3 | 73 | Appr. | |
11 | Nom. | articolo 1 | 448 | 282 | 166 | 142 | 254 | 28 | 73 | Appr. |
12 | Nom. | em. 6.10 | 372 | 372 | 187 | 168 | 204 | 76 | Resp. | |
13 | Nom. | em. 6.200 | 392 | 392 | 197 | 175 | 217 | 76 | Resp. |
F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M= Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.
INDICE ELENCO N. 2 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26 | ||||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
14 | Nom. | em. 6.201 | 408 | 394 | 14 | 198 | 166 | 228 | 76 | Resp. |
15 | Nom. | em. 6.8 | 424 | 424 | 213 | 186 | 238 | 75 | Resp. | |
16 | Nom. | em. 6.7 | 420 | 420 | 211 | 183 | 237 | 75 | Resp. | |
17 | Nom. | em. 6.300 | 432 | 425 | 7 | 213 | 422 | 3 | 75 | Appr. |
18 | Nom. | em. 6.13 | 426 | 426 | 214 | 188 | 238 | 74 | Resp. | |
19 | Nom. | articolo 6 | 441 | 362 | 79 | 182 | 342 | 20 | 74 | Appr. |
20 | Nom. | articolo agg. 6.02 | 447 | 446 | 1 | 224 | 206 | 240 | 74 | Resp. |
21 | Nom. | articolo agg. 6.04 | 452 | 452 | 227 | 206 | 246 | 74 | Resp. | |
22 | Nom. | articolo agg. 6.05 | 455 | 454 | 1 | 228 | 206 | 248 | 74 | Resp. |
23 | Nom. | articolo agg. 6.09 | 455 | 421 | 34 | 211 | 104 | 317 | 74 | Resp. |
24 | Nom. | subem. 0.6.0300.3 | 460 | 458 | 2 | 230 | 261 | 197 | 74 | Appr. |
25 | Nom. | subem. 0.6.0300.1 | 460 | 456 | 4 | 229 | 175 | 281 | 74 | Resp. |
26 | Nom. | subem. 0.6.0300.2 | 456 | 454 | 2 | 228 | 196 | 258 | 73 | Resp. |
INDICE ELENCO N. 3 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39 | ||||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
27 | Nom. | articolo agg. 6.0300 | 454 | 451 | 3 | 226 | 269 | 182 | 73 | Appr. |
28 | Nom. | articolo agg. 6.01 | 460 | 435 | 25 | 218 | 189 | 246 | 73 | Resp. |
29 | Nom. | em. 5.10 | 453 | 382 | 71 | 192 | 193 | 189 | 73 | Appr. |
30 | Nom. | em. 8.1 | 460 | 445 | 15 | 223 | 194 | 251 | 72 | Resp. |
31 | Nom. | em. 8.200 | 464 | 464 | 233 | 208 | 256 | 72 | Resp. | |
32 | Nom. | em. 8.201 | 457 | 457 | 229 | 452 | 5 | 72 | Appr. | |
33 | Nom. | em. 8.50 | 470 | 469 | 1 | 235 | 214 | 255 | 72 | Resp. |
34 | Nom. | articolo 8 | 466 | 368 | 98 | 185 | 312 | 56 | 72 | Appr. |
35 | Nom. | em. 9.200 | 457 | 456 | 1 | 229 | 456 | 72 | Appr. | |
36 | Nom. | articolo 9 | 464 | 440 | 24 | 221 | 439 | 1 | 72 | Appr. |
37 | Nom. | articolo agg. 9.0200 | 437 | 418 | 19 | 210 | 416 | 2 | 72 | Appr. |
38 | Nom. | articolo agg. 10.01 | 442 | 439 | 3 | 220 | 188 | 251 | 72 | Resp. |
39 | Nom. | articolo agg. 10.03 | 456 | 454 | 2 | 228 | 207 | 247 | 72 | Resp. |
INDICE ELENCO N. 4 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 50 | ||||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
40 | Nom. | articolo agg. 10.0200 | 448 | 446 | 2 | 224 | 199 | 247 | 72 | Resp. |
41 | Nom. | articolo agg. 10.0202 | 446 | 445 | 1 | 223 | 194 | 251 | 72 | Resp. |
42 | Nom. | articolo agg. 5.01 | 437 | 426 | 11 | 214 | 183 | 243 | 72 | Resp. |
43 | Nom. | em. 12.400 | 426 | 425 | 1 | 213 | 421 | 4 | 72 | Appr. |
44 | Nom. | em. 12.200 | 430 | 429 | 1 | 215 | 189 | 240 | 72 | Resp. |
45 | Nom. | em. 12.401 | 431 | 431 | 216 | 429 | 2 | 72 | Appr. | |
46 | Nom. | articolo 12 | 440 | 439 | 1 | 220 | 439 | 72 | Appr. | |
47 | Nom. | em. 13.203 | 418 | 393 | 25 | 197 | 152 | 241 | 72 | Resp. |
48 | Nom. | em. 13.205 | 423 | 333 | 90 | 167 | 329 | 4 | 72 | Appr. |
49 | Nom. | articolo agg. 13.01 | 436 | 395 | 41 | 198 | 146 | 249 | 72 | Resp. |
50 | Nom. | articolo agg. 13.0300 | 430 | 362 | 68 | 182 | 356 | 6 | 72 | Appr. |