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XV LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 250 di martedì 27 novembre 2007
Pag. 1PRESIDENZA DEL PRESIDENTE FAUSTO BERTINOTTI
La seduta comincia alle 10,20.
MARIZA BAFILE, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Bonelli, Brugger, Del Mese, Fabris, Fallica, Galati, Gasparri, La Malfa, Lion, Meta, Migliore, Oliva, Piscitello, Scajola, Spini e Violante sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantadue, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Informativa urgente del Governo sul grave attentato in Afghanistan che ha causato la morte del maresciallo capo Daniele Paladini e di alcuni cittadini afgani, nonché il ferimento di tre militari italiani.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di un'informativa urgente del Governo sul grave attentato in Afghanistan che ha causato la morte del maresciallo capo Daniele Paladini e di alcuni cittadini afgani, nonché il ferimento di tre militari italiani.
Avverto che, dopo l'intervento del rappresentante del Governo, interverranno i rappresentanti dei gruppi in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica, per cinque minuti ciascuno. Un tempo aggiuntivo è attribuito al gruppo Misto.
(Intervento del sottosegretario di Stato per la difesa)
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il sottosegretario di Stato per la difesa Marco Verzaschi.
MARCO VERZASCHI, Sottosegretario di Stato per la difesa. Signor Presidente, onorevoli deputati, vengo a riferire a nome del Governo sul grave attentato avvenuto il 24 novembre scorso in Afghanistan, con la conseguente morte di un nostro militare e il ferimento di altri tre.
Il Ministro della difesa si trova in questo momento a Novi Ligure per le esequie del militare caduto e ha, pertanto, delegato il sottoscritto a riferire al Parlamento quanto al momento è noto.
Il 24 novembre 2007, alle ore 7,30 circa, in un sito nei pressi della cittadina di Paghman, a circa 25 chilometri nord ovest dal centro di Kabul, personale del gruppo multinazionale del Genio stava completando i lavori di gittamento di un ponte pedonale posto sopra un torrente. I lavori erano svolti da manodopera locale, con l'assistenza tecnica dei nostri genieri. Sul luogo, come normalmente avviene in questi casi, era presente la popolazione locale - tra cui molti bambini - che Pag. 2assisteva ai lavori con interesse, stante l'importanza del ponte per la loro vita quotidiana.
Nei pressi del ponte era stata posta una cornice di sicurezza, composta da una squadra del Genio, che aveva provveduto a regolare il traffico civile sull'adiacente strada asfaltata e a vigilare sui dintorni del cantiere di lavoro.
A partire dalle ore 8, il dispositivo di sicurezza veniva integrato da un distaccamento di ranger del 4o reggimento alpini paracadutisti «Monte Cervino». Alle ore 8,40 circa sopraggiungeva anche il Comandante del contingente italiano, colonnello Alfredo De Fonzo, accompagnato dal Comandante del citato gruppo del Genio e dall'ufficiale addetto alla cellula progettazione del Comando del contingente nazionale.
Alle ore 9,50, i militari che fornivano la protezione dell'area notavano un soggetto che si avvicinava ai civili locali che assistevano ai lavori in corso, risalendo il greto del torrente e costeggiando una fila di alberi. Insospettiti, rapidamente intimavano l'altolà e a questo punto l'attentatore, in prossimità dell'area dei lavori dove si trovavano numerosi bambini e ad alcuni metri dai nostri militari, ritenendosi scoperto, faceva esplodere la carica esplosiva che aveva con sé.
Dai primi accertamenti il soggetto - probabilmente non di origine afgana - indossava un giubbetto imbottito con esplosivo, con al suo interno sfere d'acciaio.
Circa un minuto dopo l'esplosione, un militare di sorveglianza al posto di controllo a valle esplodeva sei colpi di avvertimento in aria con l'arma in dotazione, al fine di bloccare e allontanare alcune autovetture che tentavano di transitare per l'area interessata dall'attentato.
L'esplosione investiva il seguente personale: maresciallo capo Daniele Paladini, del 2o reggimento Genio pontieri di Piacenza; colonnello Alfredo De Fonzo, comandante del 5o reggimento alpini di Vipiteno; capitano Salvatore Di Bartolo, dell'11o reparto infrastrutture di Palermo; capitano Stefano Ferrari, del 2o reggimento Genio Pontieri di Piacenza; caporal maggiore scelto Andrea Bariani, del 5o reggimento alpini di Vipiteno.
Il maresciallo capo Daniele Paladini, il quale si trovava sulla parte posteriore dell'autocarro per trasporto terra, a seguito delle ferite riportate, perdeva subito conoscenza e veniva trasferito nei pressi del vicino campo da calcio in costruzione, prontamente adibito a zona atterraggio elicotteri, per permettere l'evacuazione dei feriti.
Il capitano Di Bartolo veniva investito dalle schegge sul lato destro del volto e ad una gamba, mentre il capitano Ferrari veniva lievemente colpito da schegge alle gambe.
Il caporale maggiore scelto Bariani subiva, a seguito dell'impatto con le schegge, lesioni minori ad un braccio e alla mandibola, non destando da subito particolare preoccupazione. I predetti ufficiali e il Bariani sono stati sgomberati a mezzo aeromobile.
Il colonnello De Fonzo, che al momento dell'attentato suicida si trovava sul lato destro del torrente intento a seguire l'andamento dei lavori, veniva attinto da una biglia d'acciaio alla coscia. La ferita leggera non gli ha impedito di continuare a svolgere la sua azione di comando.
L'esplosione coinvolgeva anche i civili presenti sul posto uccidendo, da una prima stima, sette civili (tra i quali almeno tre bambini) e ferendone almeno altri nove.
I civili feriti venivano soccorsi dalle ambulanze locali, giunte sul posto pochi minuti dopo, mentre per i militari feriti veniva richiesta l'evacuazione a mezzo elicottero, avvenuta alle successive ore 10.40 circa con una coppia di elicotteri dell'Armée de terre francese; il personale militare coinvolto veniva trasferito d'urgenza all'ospedale Role 2 sito nella base di Camp Warehouse, anch'esso francese.
Alle ore 11.15 il comandante del contingente lasciava il comando locale delle operazioni di recupero delle attrezzature tecniche e di cantiere all'ufficiale responsabile, lasciandogli in rinforzo, per le operazioni di sicurezza, il distaccamento operativo Pag. 3del 4o reggimento alpini paracadutisti e si recava presso l'infermeria per le medicazioni del caso.
In maniera approssimativa, alle ore 12 circa ora locale di Kabul, il dirigente del servizio sanitario del contingente italiano Italfor XVI certificava la morte del maresciallo capo Daniele Paladini per arresto cardio-circolatorio verosimilmente conseguente a grave trauma cranico con vasta ferita penetrante del capo in sede occipitale e lesione del sottostante tessuto cerebrale.
Gli altri militari hanno riportato le seguenti lesioni: il capitano Salvatore Di Bartolo: ferita da scheggia penetrante regione oculare destra, regione mandibolare destra e porzione del collo laterale destro (prognosi di 20 giorni); il capitano Stefano Ferrari: ferita da scheggia penetrante arto superiore destro con lesione dei tessuti molli regione retro-auricolare destra (prognosi di 15 giorni); il caporal maggiore scelto Andrea Bariani: ferita da scheggia penetrante coscia destra e fianco destro, senza evidente coinvolgimento degli organi addominali e interessamento anche della mandibola destra (prognosi di 30 giorni).
Alle ore 14.30 (ora locale), una coppia di elicotteri dell'Aeronautica militare italiana trasferiva due carabinieri ed altri operatori della Squadra investigazioni della Multinational military police company del Comando regionale-capitale di Kabul per effettuare i rilievi tecnici del caso, terminati alle ore 17.50 circa con il rientro in sede della squadra.
Sull'evento stanno procedendo la magistratura ordinaria e militare di Roma e le autorità militari, ciascuna per le rispettive competenze.
Questa, in sintesi, è la dinamica degli eventi.
Concludo questa comunicazione con un doveroso omaggio alla memoria del maresciallo capo Daniele Paladini, caduto nel compimento del suo dovere di militare, al servizio della Repubblica.
Certo di condividere anche i sentimenti di questa Assemblea, desidero inviare un forte messaggio di solidarietà alla moglie, alla figlia e ai suoi familiari.
Ai feriti, fortunatamente non gravi, va il nostro augurio di pronta guarigione, e soprattutto il nostro grazie per l'esemplare comportamento tenuto nell'espletamento del loro incarico.
(Interventi)
PRESIDENTE. Passiamo agli interventi dei rappresentanti dei gruppi.
Ha chiesto di parlare il deputato Rugghia. Ne ha facoltà.
ANTONIO RUGGHIA. Signor Presidente e signor sottosegretario, sento innanzitutto il dovere di esprimere, a nome del gruppo del Partito Democratico-L'Ulivo, il nostro profondo cordoglio e la nostra assoluta vicinanza alla famiglia del maresciallo capo del 2o reggimento Genio pontieri di Piacenza, Daniele Paladini, deceduto a seguito del tragico attentato terroristico su cui il Governo ha appena riferito all'Assemblea.
Il sacrificio di Daniele Paladini, il suo gesto di grande generosità, ha permesso di salvare molte altre vite.
Il nostro augurio di pronta e completa guarigione va ai militari feriti. Esprimiamo, inoltre, la nostra solidarietà e la nostra gratitudine ai militari italiani impegnati in Afghanistan, in una missione di pace sotto l'egida delle Nazioni Unite, per lo svolgimento di una missione - affidatagli dal Parlamento della Repubblica - in un contesto estremamente difficile e pericoloso. Gli stessi sentimenti di cordoglio, solidarietà e vicinanza alle famiglie delle vittime li esprimiamo per i civili inermi, che hanno perso la vita in un atto di violenza, e al popolo afgano che spera, dopo decenni di conflitti e di governi dispotici, in un futuro migliore con il concorso della comunità internazionale.
L'attentato terroristico compiuto in un giorno che doveva essere di festa per l'inaugurazione di un ponte destinato a rendere migliori le condizioni di vita della popolazione, sta a dimostrare la strategia comune dei talebani, degli ex talebani, dei terroristi ostili al processo democratico Pag. 4che imperversano in Afghanistan: destabilizzare il Paese e impedire qualsiasi forma di progresso e sviluppo socio-economico. L'attentato che è costato la vita a Daniele Paladini e ad altri nove civili conferma come sia ancora precaria la situazione della sicurezza, non solo nella parte meridionale dell'Afghanistan e nelle zone al confine con il Pakistan, nelle quali i talebani si sono mostrati in grado di portare attacchi micidiali ovunque, ma anche in un luogo come Pagman (15 chilometri ad ovest di Kabul), dove non erano mai accaduti incidenti e scontri e il rapporto tra i militari internazionali e la popolazione era ottimo. Nel corso del 2007 si è verificata purtroppo una forte escalation degli attacchi di kamikaze rivendicati dai taleban, che si sono riorganizzati dopo la sconfitta del 2001 anche con l'aiuto di Al Qaeda. Secondo un rapporto delle Nazioni Unite sugli attentati suicidi in Afghanistan, il reclutamento e l'addestramento dei giovani kamikaze si svolge in gran parte in Pakistan e le relazioni tra Afghanistan e Pakistan, che in questi ultimi mesi si sono sensibilmente deteriorate, concorrono a vanificare i tentativi di stabilizzare la regione. Il 2007 è purtroppo l'anno più sanguinoso per i soldati stranieri presenti in Afghanistan dal 2001 e il bilancio delle vittime civili per effetto di attentati terroristici e per il coinvolgimento nelle azioni militari contro i taleban è tragico. Le vittime complessive del conflitto afgano sono quadruplicate rispetto al 2005, passando a 3.700. In Afghanistan, quindi, la sicurezza rimane la questione fondamentale che non potrà essere risolta fino a quando non saranno definitivamente disarmati i signori della guerra e non si sarà combattuto in modo incisivo e definitivo il traffico di droga ed armi. Il Paese purtroppo è intasato da bande armate che spadroneggiano, la produzione di oppio aumenta, l'economia nazionale non riesce a decollare e il processo di stabilizzazione registra elementi di criticità, nonostante le elezioni del 19 novembre del 2005 che hanno eletto democraticamente il Parlamento che ha approvato la composizione del Governo Karzai e la Corte suprema.
Come ha affermato il Presidente del Consiglio Romano Prodi è necessario riflettere sulle nuove difficoltà, sull'escalation degli attentati e sulle forme nuove con cui si manifesta la minaccia terroristica. Abbiamo coscienza che, senza una politica di sviluppo e di allargamento del consenso che coinvolga i grandi Paesi della regione, il tema della sicurezza rischia di diventare di difficile risoluzione. Va quindi ricercata un'iniziativa della comunità internazionale sull'Afghanistan, per rafforzare il coordinamento con le Nazioni Unite, l'Unione europea e i Paesi donatori al fine di combinare gli strumenti politici con quelli economici e militari. Le difficoltà della situazione in Afghanistan e gli stessi attentati però non sono un buon motivo per andarsene. Il ministro Parisi nell'audizione delle Commissioni riunite esteri e difesa dello scorso 15 maggio ha presentato alcuni dati del rapporto Unama delle Nazioni Unite su cui è bene riflettere.
PRESIDENTE. La prego deve concludere.
ANTONIO RUGGHIA. Oggi 7 milioni di bambini e soprattutto bambine vanno a scuola, esistono dieci università mentre con i talebani ve ne era una sola e l'83 per cento della popolazione ha accesso ad una forma di assistenza sanitaria. In sostanza tra mille difficoltà si sono compiuti molti progressi. Il nostro compito, quello che abbiamo affidato ai nostri militari, è di lavorare per il successo della missione ISAF, per dare una prospettiva al popolo afgano, per sottrarre la popolazione al giogo della fame e della guerra e per permettere al Governo afgano di rendersi autosufficiente e in grado di costruire un futuro di pace e di convivenza per il Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Cossiga. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE COSSIGA. Signor Presidente, anche il gruppo di Forza Italia naturalmente si associa al cordoglio per Pag. 5la scomparsa del maresciallo capo Daniele Paladini e per la morte dei civile afgani a causa di una follia omicida indegna di vedersi riferita anche al nome di una religione, in quanto si tratta solo di follia omicida. Inoltre, anche noi ci associamo all'augurio di pronta guarigione per i feriti.
Sono certo che né sul cordoglio né sulla vicinanza alle famiglie vi sono differenze tra le diverse parti politiche; trovo, tuttavia, che non sia una vergogna sottolineare, anche in momenti come questi, che sussistono delle differenze, e che non rappresenta una mancanza ai nostri doveri evidenziare tali differenze.
Onorevole sottosegretario, so che il Ministro Parisi si è recato al funerale della vittima, ma sono certo che il Ministro non avrebbe cambiato, in alcun punto, la relazione che lei ha esposto. Mi fa piacere riscontrare che il Governo mantiene una posizione seria al riguardo; non mi sarei certamente aspettato dal Ministro Parisi l'affermazione secondo cui, non essendo lui il Capo di stato maggiore della difesa, tali questioni competono ad altri, come invece ho sentito in quest'Aula da altri Ministri, in relazione ad altri tristi episodi. Sul tema in esame lei ha sottolineato quella che è di fatto, perlomeno nelle intenzioni del dicastero di cui fa parte, una continuità nelle scelte e nei comportamenti rispetto al precedente Governo e ai precedenti Governi, relativamente al ruolo dell'Italia all'interno della NATO, continuità evidenziata altresì dalle recenti nomine ai vertici militari della Nato.
Signor sottosegretario, è stato particolarmente asciutto - come era opportuno - mentre l'onorevole Rugghia ha tenuto, non so se per conto del Governo, a sottolineare quella che è, a mio avviso, una differenza all'interno della sua maggioranza, fornendoci ulteriori informazioni aggiuntive su cosa stiamo facendo in Afghanistan oggi, come molti anni fa, e quali compiti dobbiamo continuare a svolgervi con l'attuale Governo, anche con riferimento al Governo precedente. Tali informazioni sono sicuramente utili, e spero che siano utili al Paese, a me, così come al resto della sua maggioranza.
Su alcuni punti avrei gradito da parte del Governo qualche chiarimento in più. Per esempio, vorrei sapere se il Governo non ritenga che l'intelligence talebana inizi a mettere pressione sui bracci armati in Afghanistan in relazione a quella che, stando alle dichiarazioni di una parte della maggioranza che sostiene questo Governo, è una evidente debolezza. Mi riferisco al tentativo di aumentare la pressione sugli italiani per mettere in difficoltà un Paese che ha un ruolo centrale nella Nato. Vorrei che il Governo su tale aspetto fosse più chiaro, e debbo dire che non sono sereno quando sento il nostro Presidente del Consiglio affermare che serve una strategia per l'Afghanistan. La Nato ha già una strategia, da sei anni, e quindi serve continuità di ruolo, non una nuova strategia. Bisogna essere chiari: o si crede in quello che si sta facendo, supportando la NATO attraverso i nostri contingenti e conferendo a questi ultimi serenità e certezza, oppure il rischio sicuramente aumenta.
Se fosse stato presente il Ministro Parisi - attraverso il sottosegretario Verzaschi intendo trasmettergli questo messaggio - sicuramente avrei affermato che probabilmente questo Governo non merita la serietà e l'adamantina chiarezza di tale Ministro. È certo - onorevole sottosegretario - che con questo palleggiarsi tra continuità e distinguo, non solo - come è legittimo - all'interno del Parlamento, ma anche all'interno del Governo, non rendiamo un servizio né alle Forze armate né al nostro Paese. Né le Forze armate né il nostro Paese si meritano questo Governo e questa maggioranza [(Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)]!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Cirielli. Ne ha facoltà.
EDMONDO CIRIELLI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, innanzitutto, il Pag. 6gruppo di Alleanza Nazionale si unisce al cordoglio generale per la grave perdita umana non solo nelle file del nostro esercito ma di civili innocenti che hanno perduto la vita nel tragico e grave attentato che ha colpito l'Afghanistan.
Il nostro plauso e il nostro apprezzamento va anche alla serietà, all'impegno e al coraggio che i militari hanno mostrato in una situazione tanto difficile e con cui hanno saputo, grazie al loro sacrificio che purtroppo è costato una nostra perdita, salvare tanti altri innocenti e limitare il danno di questo grave attentato.
È altrettanto chiaro che, per noi, quella in Afghanistan rimane una missione di pace. L'Italia non conduce una guerra contro nessuno: cerca di salvaguardare la democrazia, la libertà e di contrastare, insieme al mondo libero, il terrorismo internazionale.
Ma è altrettanto evidente - è inutile negarlo - che in Afghanistan vi è un vero e proprio scenario di guerra: i continui attentati contro i civili così come contro le truppe di pace inviate dall'ONU rappresentano sicuramente un dato innegabile.
Per tale ragione il Governo, oltre ad esprimere cordoglio, dovrebbe aumentare la sicurezza nella quale operano i soldati italiani, innanzitutto stanziando fondi adeguati nella prossima legge finanziaria per il Ministero della difesa - cosa che non viene fatta -, e probabilmente rivedere complessivamente non la strategia politica (su questo il Presidente del Consiglio dovrà riferire in Aula), ma la cornice di sicurezza con la quale i militari operano in Afghanistan: devono avere mezzi adeguati, protezione adeguata e penso che questo debba essere il primo impegno del Governo. Mi sarei aspettato una dichiarazione in questo senso dall'autorevole componente del Governo qui presente.
Detto ciò - lo voglio aggiungere, ma dovrebbe essere chiaro e lampante - la divisione e la debolezza del Governo su questa vicenda specifica, le dichiarazioni immediate di Prodi di estrema fermezza, accompagnate a quelle con le quali, invece, cede alla pressione politica della sinistra che compone una parte importante della sua maggioranza, danneggia gravemente il morale dei militari che operano in quel territorio, perché non hanno la sensazione di avere completamente lo Stato dalla loro parte.
Ovviamente avere un morale debilitato in una situazione difficile come quella, significa operare anche in una cornice di sicurezza inferiore. L'aspetto più grave è che la debolezza e la divisione del Governo incidono gravemente sulla sicurezza complessiva dei militari, perché ci fa diventare calamita e ci espone al rischio di nuovi attentati che strategicamente puntano al ritiro delle truppe italiane in Afghanistan. Questo sì, farebbe cambiare la strategia politica, non la parte complessiva della missione, ed esporrebbe la comunità internazionale ad una crisi più grave di quella in corso.
Leggiamo sui giornali come la controffensiva dei talebani stia mettendo a grave rischio la stabilità e la pace in quella regione. Ritengo che sarebbe opportuno un atteggiamento più serio, composto e chiaro da parte del Governo, soprattutto del Presidente del Consiglio, che prima di fare alcune dichiarazioni dovrebbe pensarci bene.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Deiana. Ne ha facoltà.
ELETTRA DEIANA. Signor Presidente, anch'io esprimo a nome del mio gruppo e mio personale il cordoglio e la partecipazione al dolore della famiglia per la morte del maresciallo capo Daniele Paladini. Colgo anche l'occasione per esprimere la mia personale vicinanza alla moglie del maresciallo capo la signora Alessandra, e alla loro bambina. Voglio dirlo fuori da ogni retorica: questa morte reca, ancora una volta, un dolore grande al nostro Paese e a noi tutti.
Ma il lutto - aggiungo subito - non può far velo ai fatti, non può fornire l'alibi per non affrontare con la necessaria urgenza la discussione sulla nostra presenza in Afghanistan. Tale discussione ormai da tempo si impone e, invece, tarda ad essere affrontata con la necessaria serietà. Infatti, Pag. 7sottosegretario Verzaschi, lei ci ha fornito soltanto un bollettino medico, drammatico, ma pur sempre un bollettino medico.
«La missione non è in discussione» ha detto il Presidente del Consiglio, pur ammettendo che bisogna discuterne. È invece proprio la natura di quella missione ISAF a guida Nato, così contigua alla missione Enduring Freedom a guida statunitense, che deve essere discussa.
L'attentato terroristico che ha coinvolto i militari italiani, causando la morte del maresciallo capo Paladini, è l'ultimo di una lunga serie che, sempre più da vicino, tocca il nostro contingente e sempre più chiaramente conferma il processo di «irachizzazione» del conflitto. Ciò comporta il moltiplicarsi di azioni terroristiche che colpiscono «nel mucchio» civili inermi, poliziotti e soldati del luogo, e militari stranieri; tutto ciò al fine di rendere intollerabile, nella strategia militare dei talebani, la presenza dei contingenti stranieri, al di là dell'operato delle truppe. Vi sono, infatti, i militari impegnati in attività di aiuto alla popolazione, come il maresciallo capo Paladini e i suoi compagni, ma vi sono anche quelli impegnati in combattimenti e bombardamenti. Questi ultimi producono conseguenze spesso drammatiche per la popolazione civile e alimentano l'odio verso tutti i militari stranieri, rendendo impossibile un processo di pacificazione.
Ci uniamo al dolore per la caduta dei civili, ma come non ricordare, in questa occasione, che i mesi di ottobre e novembre hanno registrato il record dei morti civili causati dai bombardamenti NATO: la campagna d'estate contro la guerriglia talebana, i continui raid aerei della NATO, l'aumento del numero dei caduti del contingente ISAF non hanno portato alcun risultato di stabilizzazione, pace, né sviluppo per gli afgani. Non sono io a dirlo: lo rivela un documento pubblicato questo mese dal National Security Council, l'organismo della Casa bianca che lavora per consigliare e dare informazioni adeguate alla presidenza statunitense.
Fra meno di due settimane, l'Italia assumerà il comando della missione ISAF nella regione di Kabul: ciò comporta non solo il potenziamento dei reparti impegnati con l'invio di altri duecentocinquanta soldati, ma anche il moltiplicarsi dei rischi per i militari italiani impegnati in quella regione. Sarebbe anche importante sapere, signor sottosegretario, in che modo i militari impegnati in azioni umanitarie e in compiti civili sono protetti dalle famose unità e mezzi corazzati che abbiamo inviato, su parola del Governo, per difendere e proteggere - mi rivolgo all'onorevole Cirielli - l'azione della missione ISAF, che noi riteniamo una missione di pace e che sta perdendo, via via, le caratteristiche in base alle quali il Parlamento ha dato mandato al Governo.
Il Governo ci deve spiegare per quale motivo siamo presenti in Afghanistan in queste condizioni, se non si trova la via per una vera conferenza di pace (quella decisa dal Parlamento si è persa nelle nebbie di non so cosa) e se non viene ricercato, in sede europea e internazionale, un piano alternativo per aiutare veramente la società afghana a uscire dalla guerra civile, dal processo di «irachizzazione», per trovare pace e stabilità.
Chiediamo ciò con insistenza: è vero vi sono differenze nella maggioranza, onorevole Cossiga, ma su argomenti di questo genere esse sono positive.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
ELETTRA DEIANA. Lo chiediamo, altresì, con molta determinazione al Governo di cui facciamo parte (Applausi dei deputati dei gruppi Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo).
PRESIDENTE. Sono presenti gli studenti e gli insegnanti dell'università della terza età di Tolmezzo (provincia di Udine), a cui rivolgiamo il nostro saluto e il ringraziamento per essere presenti (Applausi).
Ha chiesto di parlare il deputato Forlani. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO FORLANI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ringrazio il sottosegretario Pag. 8Verzaschi per questa informativa urgente. Mi unisco nel manifestare, a nome del mio gruppo, il cordoglio alla famiglia del maresciallo capo Paladini. Esprimo, altresì, il cordoglio per le altre vittime civili afghane (tra i quali tre bambini) e la solidarietà e gli auguri di pronta guarigione ai feriti.
Come è evidente, non solo in seguito a questo attentato, ma come risulta anche dai fatti delle settimane e dei mesi scorsi, la condizione dell'Afghanistan si rileva sempre più tesa e sempre più incandescente.
Agli attacchi ai convogli e agli atti di guerriglia (già praticati da alcuni anni, dall'immediato dopoguerra afgano, nella prospettiva di una restaurazione del deposto regime talebano), si sono affiancati ormai gli attentati kamikaze - circa un centinaio dell'inizio dell'anno - che sono una modalità di azione, attacco e terrorismo tipico di Al Qaeda e di quelle formazioni terroristiche internazionali che perseguono una generale destabilizzazione nella prospettiva di un attacco all'occidente.
In questi anni, in Afghanistan, con il nostro contingente - il quarto, come numero di uomini - della missione ISAF, abbiamo svolto un ruolo in larga misura di assistenza, di ricostruzione materiale e istituzionale, di supporto alle popolazioni e alle nuove autorità. Nel momento in cui si è svolto questo tragico attentato si stava inaugurando e consegnando un ponte - il ponte di Paghman - e siamo stati ugualmente colpiti, come se ci fossimo trovati a svolgere un'azione di carattere offensivo.
È infatti evidente che perseguire la destabilizzazione comporta tanto l'attacco ai contingenti militari considerati occupanti e nemici, quanto soprattutto azioni di terrorismo tra i cittadini, e di disincentivazione alla cooperazione e alla ricostruzione materiale e istituzionale, nonché azioni che tendono a scoraggiare il consenso popolare nei confronti di una normalizzazione del Paese. Dunque, la collaborazione dei civili con il Governo Karzai e con i contingenti internazionali che lo supportano, dev'essere, da questi gruppi, brutalmente scoraggiata con i mezzi del terrore.
Come si evince da questo episodio drammatico, oggi sembra essere l'Italia, in particolare, a trovarsi nel mirino: la sua azione, l'umanità, la professionalità e lo zelo degli uomini del suo contingente - siamo il quarto Paese con 2.300 uomini - ne ha determinato l'apprezzamento da parte delle popolazioni civili e questo è l'aspetto che più preoccupa i terroristi e i talebani.
Dal 6 dicembre 2007 assumeremo il comando della missione e arriveranno altri 250 uomini: gli alpini della Taurinense e il secondo reggimento degli alpini di Cuneo. Il Presidente del Consiglio dei Ministri afferma che dobbiamo restare in Afghanistan, impostando la presenza - sono le sue testuali parole - con «un forte contenuto politico e una riflessione sulla strategia di lungo periodo». Credo anch'io che debba essere accentuato il ruolo politico. Io e il mio gruppo siamo stati, nelle nostre Commissioni, tra i sostenitori della prosecuzione della nostra partecipazione alla missione ISAF in Afghanistan, anche quando è diventato evidente il sensibile incremento di rischi e di tensioni.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
ALESSANDRO FORLANI. Mi scusi, signor Presidente, se mi dilungo solo per qualche secondo. Come dicevo, ritengo che questo ruolo politico debba intensificarsi. Se continuiamo a restare - e a restare nel mirino - in questa posizione particolarmente impegnata ed esposta, dobbiamo sforzarci e impegnarci affinché tutta la comunità dei trentotto Paesi impegnati in Afghanistan svolga un ruolo più forte, di supporto alla normalizzazione politica e di analisi delle ragioni di malcontento, di malessere, di protesta, delle criticità e contraddizioni ancora presenti nel Paese, per poter veramente concorrere, con il Governo, ad una situazione di pacificazione generale [(Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].
Pag. 9PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Filippi. Ne ha facoltà.
ALBERTO FILIPPI. Signor Presidente anche tutto il gruppo Lega Nord Padania si unisce al dolore della famiglia del maresciallo capo Daniele Paladini che ha agito, insieme a tutti suoi colleghi, con orgoglio e cuore in quel virtuoso tentativo di arginare e debellare la violenza e il terrorismo rappresentato dai neotalebani e dall'integralismo islamico.
Purtroppo, signor Presidente, è un fatto e non un'opinione che l'integralismo islamico capovolge i nostri valori cardine. Esso, ancora una volta, ha provocato la morte di chi ha portato la vita, in questo caso rappresentata da un ponte che, in quella zona, produrrà speranza per un futuro meno incerto.
Anche questa ulteriore disgrazia ci dovrebbe far riflettere e ci mostra quanto sia necessario ed urgente porre delle serie barriere all'entrata del nostro Paese che rappresenta comunque un fronte, che non è solamente nei luoghi in cui vi sono le missioni. Il nostro Paese può, a sua volta infatti, rappresentare un fronte di pericolo.
Tali barriere dovranno fare da scudo, sia nei confronti delle persone che incarnano l'integralismo islamico, sia nei confronti dell'ideologia deviata, della cultura della morte e del dolore che, appunto, l'integralismo islamico rappresenta e divulga quotidianamente.
In secondo luogo, signor Presidente, mi corre l'obbligo di un invito, un suggerimento rivolto a tutte le forze politiche a non strumentalizzare - come purtroppo è accaduto in passato - questo orrendo incidente. Si desista da ogni propaganda in queste ore colme di dolore; non si utilizzi la tristezza di un funerale per rispolverare alcuni slogan usati nei cortei, tanto più che dichiarazioni anti-missioni, nel contesto attuale afgano, potrebbero arrecare, a chi si trova in zona di operazioni, grave danno ed accrescere i pericoli dovuti ad un realistico e inevitabile indebolimento causato da un'eventuale cinica propaganda di delegittimazione.
Il gruppo Lega Nord Padania ribadisce con forza la necessaria e coerente linea, tale da garantire sempre più sicurezza a tutti coloro che sono impegnati nelle missioni all'estero. Tale imperativo deve concretizzarsi con la fornitura di ogni attrezzatura e ogni strumento atti a consentire lo svolgimento dei propri doveri con il maggior grado di sicurezza e la maggior protezione possibile e ciò soprattutto ora che l'Italia assumerà in Afghanistan il comando della missione ISAF. L'impegno prevede, infatti, il potenziamento dei reparti con l'invio di altri duecentocinquanta soldati: gli alpini della Taurinense ed il secondo reggimento Cuneo dovranno essere a disposizione dal 6 dicembre 2007, data in cui è previsto il cambio al vertice della coalizione.
Quale ultima considerazione, signor Presidente, vorrei sottolineare che, nonostante vi sia stata una esauriente e precisa relazione da parte del sottosegretario sotto il profilo squisitamente tecnico, è mancato - ma lo attendiamo - qualsiasi tipo di indirizzo politico che dia più chiarezza...
PRESIDENTE. Deputato Filippi, deve concludere.
ALBERTO FILIPPI. ...e che viene necessariamente imposto da questo evento luttuoso (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Pettinari. Ne ha facoltà.
LUCIANO PETTINARI. Signor Presidente, il gruppo Sinistra Democratica per il Socialismo europeo vuole prima di tutto rivolgere un forte abbraccio alla famiglia del maresciallo Paladini, così tragicamente scomparso insieme a tanti civili afgani. Sono ancora questi i giorni del dolore, che devono coinvolgere tutta la comunità del nostro Paese. Anche per questo, appaiono un po' fuori luogo alcune polemiche, sentite anche questa mattina da parte dei colleghi Cossiga e Cirielli, contro il Governo italiano e le presunte divisioni al suo interno; tra l'altro, mi pare il momento Pag. 10meno indicato, vista la situazione della Casa delle libertà, sciolta per fallimento. Ma proprio la tragedia che ha drammaticamente coinvolto i nostri militari ci deve spingere a nuove riflessioni sulla situazione in Afghanistan e ci deve portare, in tempi non lunghi, a nuove decisioni.
Il Presidente Prodi ha parlato della necessità di una nuova strategia per la nostra missione: siamo d'accordo. Siamo d'accordo perché il contesto in cui si svolge la nostra missione è profondamente mutato in questi anni. Secondo il rapporto del Consiglio di sicurezza degli Stati Uniti, poco fa citato dalla collega Deiana, nella maggior parte delle province dell'Afghanistan, dove vive oltre il 75 per cento della popolazione, il controllo è nelle mani dei talebani; lo stesso viene affermato dal rapporto del Senlis Council inglese, che parla inoltre di una presenza sempre maggiore dei gruppi ribelli nella stessa capitale Kabul. La reazione militare, in particolare delle forze statunitensi, non dà risultati; anzi, questa reazione, secondo un rapporto dell'ONU, ha portato negli ultimi mesi, solo nel 2007, a 314 vittime tra i cittadini afgani, a fronte delle 279 vittime causate dai talebani: una bella corsa al massacro tra le forze degli Stati Uniti e quelle terroristiche! Solo nell'ultimo anno e mezzo, sempre secondo l'ONU, sono oltre 5.800 le vittime di questo conflitto. Lo ripeto: 5.800, una vera e propria carneficina; altro che missione di pace e portatori di vita! Lo ripeto ancora: 5.800 vittime nell'ultimo anno e mezzo.
Se tutto ciò è vero, è del tutto evidente che serve una svolta, anche perché è sotto gli occhi di tutti il fatto che il Governo di Kabul si è assai indebolito, si è indebolita l'economia del Paese e sono aumentati la coltivazione e il traffico illegale dell'oppio. Che fare, allora? Ecco perché serve una nuova strategia!
Credo che il Governo italiano - mi rivolgo al sottosegretario Verzaschi - debba farsi promotore di una nuova riflessione nelle sedi degli organismi internazionali coinvolti nel conflitto: ONU, NATO e Unione europea devono fare - e noi lo dobbiamo fare con loro - il punto della situazione. È urgente adesso, non si tratta più di una questione per il futuro. Sulla base dell'analisi di questa nuova situazione, l'Italia, il suo Governo e il Parlamento dovranno discutere e trarre delle valutazioni, partendo dal fatto indiscutibile, purtroppo, che anche qui, in Afghanistan come in Iraq, l'intervento armato ha prodotto solo danni.
Probabilmente oggi serve qualcosa di diverso, di profondamente diverso, che punti, ad esempio, al coinvolgimento reale dei Paesi di quell'area in un'opera di pace. Ci vuole meno guerra e più politica e diplomazia; di questo dovremo parlare nel prossimo futuro, proprio nel quadro di quella nuova strategia della quale anche noi pensiamo ci sia urgente bisogno e che al più presto dovrà prendere decisioni (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Evangelisti. Ne ha facoltà.
FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, quello di sabato scorso è un evento luttuoso che rappresenta un'altra profonda ferita ed un altro marchio indelebile nella memoria nazionale e nell'immagine del nostro Paese. La morte del maresciallo Paladini, così come quelle dei carabinieri a Nassiriya e degli altri, tanti, troppi militari impegnati nei teatri di crisi, richiedono a gran voce una riconsiderazione ponderata ed un'attenta riflessione sulle strategie e le politiche di ingaggio che (oggi come nel futuro) regolano l'impegno dei nostri contingenti all'estero.
Come già ho fatto ieri, esprimo nuovamente questa mattina - a nome del gruppo dell'Italia dei valori - il nostro più profondo cordoglio alla famiglia del militare ucciso e la nostra solidarietà nei confronti dei suoi amici e commilitoni rimasti feriti.
L'Italia, come si è già detto più volte, non è in guerra: non lo è in Afghanistan come non lo è in Libano, non lo è stata in Iraq e non lo è in altre missioni internazionali. È vero, però, che offriamo il nostro contributo e la nostra collaborazionePag. 11 attraverso un contingente militare: se spesso subiamo attacchi ed attentati, dobbiamo essere coscienti del fatto che gli obiettivi per cui i nostri militari rischiano sono il ristabilimento della pace e dei diritti umani, il raggiungimento della stabilità economica e politica, nonché lo sviluppo di una rete globale che preveda nella cooperazione e nella mutua collaborazione fra i popoli l'unico strumento per la risoluzione dei contenziosi internazionali.
Le reazioni del mondo politico alla tragica vicenda di sabato scorso sono state in grandissima parte orientate verso un'unica soluzione, quella di proseguire, almeno per il momento, la missione in Afghanistan, allo scopo, da un lato, di non offrire alla logica della paura e del terrore una chance di vittoria e, dall'altro, di non condurre il popolo afgano verso il rischio di una nuova barbarie. Il senso della missione non è dunque in discussione. Tuttavia, questa decisione non può essere presa senza una riflessione sulle prospettive, sulle strategie, sui mezzi e sugli obiettivi che caratterizzano la nostra presenza nei teatri di crisi: si tratta di elementi che, anche in accordo con le parole del Premier, non sono più riconducibili esclusivamente a termini tattico-militari, ma che sono oggi più che mai valutabili soprattutto dal punto di vista politico.
È proprio perché la questione è ormai di ordine politico che avevamo chiesto al Governo che a riferire in Aula fosse non già il responsabile del Ministero della difesa o un suo delegato, ma il Ministro degli affari esteri. Del resto - mentre ringrazio il sottosegretario Verbaschi, che ha riferito sulla vicenda in maniera precisa e puntuale, fornendoci un'esatta ricostruzione dei fatti -, è mancato il contesto in cui si è determinato quel grave incidente: manca, infatti, un riferimento all'evoluzione o all'involuzione del teatro afgano. Eppure, bastava leggere la rassegna stampa di ieri mattina, citata in quest'Aula da taluni interventi dei rappresentanti dei gruppi di Rifondazione comunista e della Sinistra democratica, per capire quali sono i rischi che abbiamo di fronte, soprattutto con l'aprirsi della nuova fase in cui l'Italia assumerà il comando del teatro di Kabul.
Mi permetta di osservare, signor sottosegretario - e lo dico con tutto il rispetto - che il suo intervento assomigliava troppo ad un mattinale di polizia. Vi era persino un'espressione non consona al momento: i feriti non si «sgombrano», si sgombrano i detriti. I feriti si soccorrono o si trasportano altrove; in senso figurato, si sgombra la mente, ma non si «sgombrano» i feriti. In ambito militare, inoltre, si dice che sgombrano i militari che sono in ritirata da un territorio occupato: non vorrei che l'utilizzo di questa espressione tradisse un altro tipo di convincimento che si va facendo pressante nelle menti di coloro che sono chiamati ad analizzare la situazione.
Lungi dunque da noi qualsiasi tentativo di polemizzare in merito alla scelta dell'esecutivo, riteniamo però un dovere sottolineare la necessità che sia ridiscusso l'intero asset strategico di questa missione, poiché è importante un approccio strutturale ed organico che - al di là delle opportune soluzioni in ambito militare e tattico - si focalizzi anzitutto sulle prospettive e sugli strumenti politici e diplomatici più adeguati per rimodulare la strategia complessiva della nostra presenza in Afghanistan.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato D'Elia. Ne ha facoltà.
SERGIO D'ELIA. Signor Presidente, innanzitutto voglio esprimere, a nome del gruppo La Rosa nel Pugno, tutto l'affetto e la vicinanza alla famiglia del maresciallo Paladini, alle famiglie delle vittime civili afgane e ai militari italiani feriti.
Dopo la morte del maresciallo Paladini credo occorra guardare avanti e discutere con serenità - seriamente e non emotivamente - il senso e gli obiettivi della nostra missione in Afghanistan.
Il Presidente del Consiglio Romano Prodi ha dichiarato che restiamo in Afghanistan, ma serve precisare meglio la strategia politica: si tratta appunto, ora, di Pag. 12precisare meglio ma anche di rafforzare tale strategia politica.
Affermiamo subito tutta la nostra contrarietà sia alla prospettiva di conferenze di pace che assegnino un ruolo ai talebani, sia alla prospettiva di una exit strategy che riduca o annulli l'impegno del nostro Paese in Afghanistan.
Esprimiamo, invece, tutto il nostro favore ad una strategia di costruzione e rafforzamento di istituzioni democratiche e di uno Stato di diritto in Afghanistan, la via maestra sulla quale abbiamo deciso di operare per avere una pace duratura in quel Paese. È il modo più giusto - credo - per onorare la memoria e dare valore al sacrificio del maresciallo Paladini, caduto per liberare l'Afghanistan dal ricatto e dalla violenza permanente dei talebani. Se questa è la nostra prospettiva, mi pare improponibile - oltre che impraticabile - un ruolo dei talebani nel futuro afgano, che rischierebbe di riconsegnare quel Paese al medioevo della sua storia.
Una conferenza di pace ha senso se riuscirà a coinvolgere non i talebani, ma gli attori principali della situazione afgana (Pakistan e Iran in testa, che fino ad oggi hanno puntato sull'instabilità in Afghanistan per garantire la stabilità dei propri regimi autoritari da ogni interferenza esterna).
Non so se la conferenza di pace si terrà; di certo, vi sono gli impegni di conferenze internazionali già fatte, le risoluzioni dell'ONU, le mozioni parlamentari e i decreti di rifinanziamento delle missioni italiane all'estero. Si tratta di mantenere fede agli impegni già presi in sede internazionale e nazionale.
La riqualificazione in senso politico e umanitario della nostra missione in Afghanistan è un altro discorso, completamente diverso e alternativo sia a quello della pace con i talebani, sia a quello del disimpegno nel Paese.
A questo proposito, ricordo che i decreti di rifinanziamento delle missioni italiane all'estero erano accompagnate da mozioni approvate anche da quest'Aula che dettavano impegni al Governo.
Per noi - spero anche per il Governo - continua a far fede il testo di una mozione che non solo non prevede una exit strategy dall'Afghanistan, ma, se possibile, prevede il contrario, cioè un rafforzamento della presenza nel Paese per il consolidamento delle istituzioni, la ricostruzione economica e civile e la garanzia della sicurezza per la popolazione afgana.
Per noi - e spero anche per il Governo - continua a fare fede un altro passaggio di quella mozione che riguarda l'attività di cooperazione giudiziaria dell'Italia con l'Afghanistan. Questo tipo di cooperazione prevede una linea di condotta che la mozione indica esplicitamente: la cooperazione in campo giudiziario deve tener conto - dice testualmente la mozione - dei più recenti sviluppi del diritto penale internazionale e degli statuti dei tribunali penali internazionali, i quali, come è noto, escludono il ricorso alla pena capitale.
Se, però, considero che il 7 ottobre scorso, in un solo giorno, sono state giustiziate a Kabul quindici persone - tra cui i responsabili dell'uccisione della giornalista italiana Maria Grazia Cutuli e del sequestro della volontaria italiana Clementina Cantoni -, mi chiedo che fine abbia fatto e se abbia senso continuare la nostra cooperazione giudiziaria con l'Afghanistan, se non riusciamo ad ottenere una soluzione di continuità con una pratica molto in voga sotto il regime dei talebani. Signor Presidente, concludo ricordando anche un'altra mozione parlamentare e chiedo al Governo, infatti, se e come è stato dato seguito ad un altro atto di indirizzo del Parlamento che impegna il Governo a promuovere, nelle sedi internazionali competenti, l'elaborazione di un piano efficace di riconversione delle culture di papavero in Afghanistan, anche ai fini di una parziale utilizzazione dell'oppio per le terapie del dolore.
La riconversione delle culture di papavero è, forse, la riforma più importante ed efficace in un Paese la cui economia e le cui istituzioni sono pesantemente condizionate dalla produzione di oppio illegale, vera e propria ipoteca sullo sviluppo economico,Pag. 13 civile e democratico dell'Afghanistan (Applausi dei deputati del gruppo La Rosa nel Pugno).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Galante. Ne ha facoltà.
SEVERINO GALANTE. Signor Presidente, ribadiamo in questa sede anche il cordoglio dei Comunisti Italiani per tutte le vittime dell'attentato e, in particolare, per la morte del maresciallo capo Paladini, un soldato italiano e un uomo che svolgeva un lavoro difficile e pericoloso in una terra lontana e straniera, che non gli voleva bene e che non ci vuole bene. A questo lavoratore in divisa, morto sul lavoro, esprimo la nostra piena solidarietà.
Ma il cordoglio e la solidarietà non bastano, signor sottosegretario; noi riteniamo che alla sua famiglia e all'intero nostro Paese siano dovute delle spiegazioni. Si deve spiegare perché, dopo sei anni di guerra - quanto la seconda guerra mondiale -, in Afghanistan continuano a stazionare (uccidendo e morendo) circa 50 mila uomini della NATO - per non parlare di quelli statunitensi - tra i quali quasi 1.500 sono italiani. Sino a quando ciò avverrà e per quali realistici obiettivi? Avrei voluto che lei rispondesse a queste domande per conto del Governo, invece non lo ha fatto.
Come hanno già ricordato altri colleghi, il Presidente Prodi ha affermato che la missione militare continua, ma che ora serve una strategia politica di lungo respiro e nuova. Bene, è almeno un inizio di riflessione; certamente non basta, ma è un inizio. Per noi la strategia politica di lungo respiro deve diventare rapidamente una strategia di uscita dal pantano della guerra che stiamo facendo e che, al di là di qualsiasi retorica, stiamo perdendo. Non lo ripetiamo più soltanto noi, ormai iniziano a dirlo anche gli analisti più avveduti, i centri studi non sospetti di antiamericanismo preconcetto e la grande stampa internazionale e nazionale.
Non si può minimizzare la realtà; l'occupazione militare dell'Afghanistan dovrebbe garantire la sicurezza delle popolazioni locali (l'acronimo ISAF a ciò si riferisce), al contrario aumenta continuamente la loro insicurezza. Occorre sbarazzarsi, allora, della tragica illusione della vittoria militare - della quale ho ascoltato anche in quest'Aula qualche eco - che guida quanti chiedono più soldati, più armi, l'unificazione del comando tra Enduring Freedom e ISAF, eccetera. È necessario, invece, a nostro avviso, che le autorità militari italiane che nei prossimi mesi assumeranno ruoli di guida dell'ISAF e della NATO siano consapevoli del fatto che proseguire nell'opzione militare sarebbe fallimentare, perché la strada da seguire è un'altra secondo noi.
Secondo noi una strategia di uscita dal pantano bellico afgano deve fondarsi sulla consapevolezza di ciò che vuole la grande maggioranza del popolo afgano (non soltanto di ciò che vogliono i talebani), la quale considera gli americani degli occupanti che causano lutti crescenti ai civili non meno di quelli causati dai terroristi fondamentalisti e vuole che tutti gli occupanti se ne vadano, compresi gli italiani, assimilati agli Stati Uniti perché complici e succubi della loro strategia di guerra.
Nel contempo, poiché la guerra di aggressione ha creato anche le condizioni per la guerra civile, al fine di scongiurare questo ulteriore disastro, occorre che le truppe di occupazione siano sostituite con truppe che appaiano e siano di garanzia per tutti, che operino sotto la direttiva e la totale rappresentanza dell'ONU.
Se il Governo italiano si impegnerà a fondo su questo percorso, interloquendo con tutti i soggetti coinvolti e lavorando all'effettiva attuazione di una conferenza per la pace, anche la morte del maresciallo Paladini assumerà un senso, perché vorrà dire che la sorte di questo lavoratore in divisa caduto sul lavoro è servita ad aprire tanti, anzi troppi occhi, finora incapaci di vedere l'effettiva realtà della guerra afgana (Applausi dei deputati del gruppo Comunisti Italiani).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Boato. Ne ha facoltà.
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MARCO BOATO. Signor Presidente, sarebbe opportuno che al banco del Governo vi fosse un po' di attenzione, visto che stiamo svolgendo questo dibattito.
Signor Presidente, abbiamo già discusso in Aula alcuni mesi fa, all'inizio del marzo scorso, in occasione della conversione in legge del decreto-legge di proroga della partecipazione italiana alle missioni umanitarie e internazionali, i temi politici generali legati alla strategia e alla nostra presenza in Afghanistan. In quell'occasione la collega Tana De Zulueta ha svolto una dichiarazione di voto, a nome del gruppo dei Verdi, che richiamo integralmente, in quanto è ancora, purtroppo, di assoluta attualità.
In questo momento, prima di tutto e soprattutto, vorrei anch'io esprimere, a nome del gruppo dei Verdi e a nome di tutti coloro che hanno un senso di umanità e di solidarietà, la nostra partecipazione al dolore per l'uccisione del maresciallo capo Daniele Paladini e la nostra solidarietà a sua moglie e alla figlia. Vorrei esprimere la nostra solidarietà al capitano Salvatore Di Bartolo, al capitano Stefano Ferrari, al caporal maggiore scelto Andrea Bariani e anche allo stesso colonnello De Fonzo, che sono stati feriti. Vorrei esprimere, inoltre, la nostra grande solidarietà ai sette civili, tra cui tre bambini, rimasti uccisi e agli altri nove civili afgani rimasti feriti.
Credo sia giusto condividere le dichiarazioni rilasciate qualche giorno fa ad Abu Dhabi dal Presidente del Consiglio Prodi, il quale ha dichiarato: «Non è un'offensiva contro gli italiani, ma contro tutti e, in particolare, contro il popolo afgano. Obiettivo del terrorismo è creare instabilità nel Paese, anche introducendo nuovi metodi terroristici come gli attacchi suicidi che in Afghanistan, a differenza che in Iraq, erano estranei alla cultura di quel Paese».
Il Presidente Prodi, inoltre, sempre ad Abu Dhabi ha dichiarato: « Noi restiamo, ma tutti i Paesi che restano hanno bisogno di riflettere sulla strategia di lungo periodo. Non è un problema di ieri, ma è un problema su cui stiamo ragionando già da molto tempo».
Sono riflessioni politiche svolte con assoluta pacatezza e assoluta consapevolezza del momento drammatico e che noi condividiamo. Anche perché riteniamo sbagliato - e mi riferisco a qualche dichiarazione avventata rilasciata dall'europarlamentare Marco Rizzo - mettere in discussione la presenza italiana nel momento in cui vi è un attentato e vi sono delle vittime. Questa reazione, infatti, incentiva gli attentati e indebolisce la presenza italiana. Dissentiamo, quindi, da tale posizione.
Ciò non toglie che è sempre più evidente a tutti - ve ne è traccia anche nella riflessione del Presidente Prodi - la necessità di una maggiore attenzione verso una soluzione politica della vicenda afgana che, come molti colleghi hanno appena ricordato, dura ormai da oltre sei anni. Non mi riferisco soltanto all'ipotesi di una conferenza dell'ONU sull'Afghanistan che l'Italia ha caldeggiato, ma che per ora non è in vista, anche se si è svolta, invece, una conferenza proprio a Roma sul tema della giustizia. Mi riferisco, invece, più in generale, alla necessità di un rapporto più stretto tra la dimensione della sicurezza e la dimensione politica.
Vorrei citare la dichiarazione rilasciata sul quotidiano la Repubblica da James Appathurai, portavoce del Segretario generale della NATO Jaap De Hoop Scheffer, proprio su questo aspetto (quindi, lo afferma un portavoce della NATO): «Se noi non rendiamo sicuro il territorio, gli altri non possono lottare contro la droga, ricostruire polizia ed esercito, rimettere in piedi il sistema giudiziario. Forse quello che manca è la visibilità degli attori diversi dalla NATO».
Credo, signor Presidente, che in un giorno in cui, tra poche ore, si celebrerà il funerale del maresciallo Paladini, in un giorno in cui la preoccupazione principale è quella della solidarietà di tutte le forze politiche e di tutti i cittadini del nostro Paese per le vittime dell'attentato, sia necessario avere con pacatezza e serenità la consapevolezza che un maggiore sforzo - non solo italiano, in quanto l'Italia da sola non può farlo - a livello ONU, NATO Pag. 15e di Unione europea per un più forte rapporto tra la dimensione politica e la dimensione della sicurezza della nostra presenza in Afghanistan è una priorità sempre più importante e da portare avanti con consapevolezza.
PRESIDENTE. Deputato Boato, la prego di concludere.
MARCO BOATO. Sulle altre questioni, ripeto, la collega De Zulueta, il 5 marzo scorso, ha parlato ampiamente in quest'Aula: mi richiamo alle sue considerazioni, affinché possiamo riprendere tutti insieme una compiuta riflessione, in un momento diverso da quello che viviamo in queste ore drammatiche, come auspicato dal Presidente Prodi (Applausi dei deputati dei gruppi Verdi e Misto-Socialisti per la Costituente).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Giuditta. Ne ha facoltà.
PASQUALINO GIUDITTA. Signor Presidente, signor sottosegretario, onorevoli colleghi, a nome del gruppo Popolari-Udeur desidero, innanzitutto, esprimere le nostre più sentite condoglianze alla vedova, ai familiari e agli amici del maresciallo Paladini, che, nonostante il loro profondo dolore, stanno affrontando questa perdita con grande fierezza e dignità, ponendosi come esempio per tutti noi. Desideriamo esprimere, altresì, la nostra vicinanza e la nostra solidarietà a tutte le Forze armate italiane e, in particolare, a quei militari che, con straordinaria dedizione e incredibile coraggio, si trovano ad agire in un contesto insidioso come l'Afghanistan, misurandosi ogni giorno in situazioni rischiose e delicate, nel tentativo di portare in quel territorio martoriato dalla dittatura talebana e dalla guerra i valori e i principi fondanti della nostra democrazia: la pace, la libertà e la tolleranza.
È inevitabile che lo stupore e il dolore per la morte del nostro concittadino riaprano, nella società e nella politica, il dibattito sull'opportunità della nostra missione in Afghanistan. Non è questo ciò di cui abbiamo bisogno noi e di cui hanno bisogno i nostri militari, i parenti e gli amici di Daniele Paladini. Non dobbiamo permettere che passi l'idea che si sia trattato di una morte inutile o, peggio ancora, insensata. Al contrario, è proprio perché la nostra presenza in Afghanistan ha un senso e riveste un ruolo di fondamentale importanza che il maresciallo Paladini è morto.
L'attacco kamikaze di sabato scorso non era un attacco mirato contro le truppe italiane, bensì un attacco diretto contro la pace e la ricostruzione, in un Paese ricco di risorse e di potenzialità ma soffocato dall'integralismo talebano. I nostri militari, ricordiamolo, lavorano per la pace e non per la guerra. I tentativi di bloccare le missioni dei nostri militari sono atti compiuti contro la costruzione della pace e della democrazia in Afghanistan. Se tali tentativi sortissero il loro effetto, se cioè decidessimo di arrenderci alla violenza integralista e abbandonassimo quel Paese e quel popolo al loro destino, non faremmo altro che assecondare la volontà terroristica di chi non ha affatto a cuore le sorti dell'Afghanistan, ma, al contrario, mira al suo isolamento internazionale e, quindi, alla sua decadenza economica, culturale e sociale.
Non è in discussione la presenza del nostro contingente in Afghanistan, quanto piuttosto la strategia e la natura di tale presenza. Il Premier Romano Prodi è stato molto chiaro in proposito: restiamo in quella regione, ma serve una riflessione. Il gruppo dei Popolari Udeur è completamente d'accordo su questa linea e la condivide pienamente.
Dobbiamo interrogarci, piuttosto, su come fronteggiare le situazioni che mettono in pericolo la vita dei nostri militari: quali strumenti e quali misure è necessario adottare per impedire che simili tragedie si ripetano in futuro. Assicurare ai nostri uomini mezzi ed equipaggiamenti adeguati, dotare le nostre truppe di attrezzature tecnologicamente adatte e prevenire questo genere di attentati: questo è ciò che riteniamo necessario effettuare per Pag. 16i nostri militari impegnati in missioni all'estero, evitando qualunque polemica strumentale e pretestuosa.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Barani. Ne ha facoltà.
LUCIO BARANI. Signor Presidente, a nome del gruppo della Democrazia Cristiana per le autonomie-Partito Socialista-Nuovo PSI esprimo il nostro cordoglio alle famiglie delle vittime italiane e afgane, ai feriti italiani ed afgani e alle loro famiglie. La cultura di noi socialisti riformisti è stata sempre vicina alle persone deboli che hanno bisogno di solidarietà e di aiuto e, in particolare, ai nostri soldati in Afghanistan.
L'antesignano dei socialisti riformisti, Filippo Turati, in un discorso tenuto proprio in quest'Aula nel 1923, affermava che se vuoi la pace devi costruirla.
Ebbene, i nostri soldati del Genio pontieri di Piacenza erano in Afghanistan per costruire la pace. In che modo? Costruendo ponti, che idealmente sono ciò che collega le culture, che bypassa gli ostacoli, che aiuta le popolazioni e le nazioni ad essere vicine e in contatto. Essi erano laggiù proprio per questo motivo e non hanno bisogno delle polemiche che sono state sollevate in quest'Aula e in Italia dal nostro Governo, né di sapere che occorre rivisitare la nostra strategia o che la intelligence afgana, per le nostre debolezze, possa riprendere vigore e, quindi, inveire contro chi sta costruendo materialmente i ponti della pace.
Il Papa, il Sommo pontefice, ha tale appellativo proprio perché è il «ponte» tra la terra e il cielo e costruisce idealmente la pace, dando la speranza di un futuro ai credenti. Così agiscono anche i nostri eroi in Afghanistan; pertanto, mentre stanno operando in questo modo, non possiamo permetterci di avere in Italia un Governo incapace di dargli la certezza che sono lì solo ed esclusivamente per costruire ponti di pace e per onorare la nostra nazione.
Ciò rileva soprattutto in questi giorni, in cui a Napoli si sta forse costruendo un altro ponte importante tra israeliani e palestinesi.
Dunque, a noi dispiace sentire parlare di distinguo in un momento così importante, che può ridare fiato agli integralisti islamici e ai terroristi, proprio quando stiamo per assumere il comando della missione ISAF della NATO in un punto cruciale, dove vi è bisogno di solidarietà, di sussidiarietà e di presenza di coloro che hanno avuto il grande torto, agli occhi dei terroristi, di rispettare e aiutare quelle popolazioni, che stanno soffrendo.
Il peggior pericolo per chi vuole fare vivere la popolazione nella povertà è proprio sapere che ci sono uomini che di fatto dimostrano, rischiando la propria vita, di voler creare quei ponti importanti, che sono il perno della democrazia e della libertà per un popolo come quello afgano.
È questo il contributo che, come gruppo DCA-Democrazia Cristiana per le Autonomie-Partito Socialista-Nuovo PSI, abbiamo voluto dare a questo dibattito, ben sapendo che la situazione è veramente critica. Citando un termine usato poco fa da un collega, che in effetti aveva ragione, credo che in questo momento abbiamo bisogno di un Governo all'altezza della situazione. Dunque, signor sottosegretario, sono d'accordo sul fatto che «sgombrare» sia un termine che non si possa usare per i feriti, ma soltanto per il Governo della Nazione: è ora che Prodi «sgombri!» da palazzo Chigi (Applausi dei deputati dei gruppi DCA-Democrazia Cristiana per le Autonomie-Partito Socialista-Nuovo PSI e Misto-Repubblicani, Liberali, Riformatori)!
PRESIDENTE. Sono presenti gli insegnanti e gli allievi dell'Istituto tecnico commerciale «Federico Caffè» di Roma, che saluto a nome dell'Assemblea e personalmente (Applausi).
Ha chiesto di parlare il deputato Buontempo. Ne ha facoltà per due minuti.
TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, la ringrazio per i due minuti.
Con regole di ingaggio diverse, sarebbero morti il maresciallo capo Paladini e i sette civili afgani?Pag. 17
Come era già accaduto nell'agosto del 2005 e nel marzo dell'anno successivo, la piazza di Kabul tornerà sotto il comando italiano e sarà affidata alla brigata Taurinense. Un onore certo, ma anche un grosso rischio.
La situazione in Afghanistan si va aggravando, si stringe una morsa di fuoco attorno alla capitale: dall'inizio dell'anno gli attentati suicidi sono stati poco meno di trecento. Inoltre, la nostra intelligence ha segnalato ripetutamente i pericoli che sono incombenti proprio sul contingente italiano. L'intelligence ha lanciato tali allarmi: sono stati raccolti dal Governo italiano?
Sarebbe da irresponsabili far rimanere inalterate le condizioni del nostro contingente: gli Italiani rischiano di trovarsi in prima linea, quindi è necessario cambiare le regole di ingaggio.
Le regole più chiare dovrebbero sottolineare il potere-dovere del soldato di far fuoco contro chi si avvicinasse minaccioso e con rigonfiamenti sospetti sotto la tunica.
Il cambiamento di regole non è rinviabile, anche perché sta cambiando il rapporto con la popolazione. Qual è la nostra politica, la nostra strategia?
PRESIDENTE. La invito a concludere.
TEODORO BUONTEMPO. Anche di ciò avrebbe dovuto riferire il Governo. Il Governo stamani non ha svolto alcuna riflessione di carattere politico-strategico: ritengo ciò molto grave.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Nucara. Ne ha facoltà.
FRANCESCO NUCARA. Signor Presidente, come ha affermato il Presidente Napolitano, siamo addolorati e orgogliosi: addolorati per la morte di Daniele Paladini e per i militari feriti, ma orgogliosi per una missione di civiltà e di pace a favore di un popolo martoriato.
Siamo fiduciosi che il Ministro Parisi - tra i pochi che nell'attuale Governo ha alto il senso dello Stato - darà continuità agli impegni assunti dall'Italia sul piano internazionale.
In questi casi, la maggioranza di Governo come l'opposizione devono dimostrare grande senso di responsabilità: ogni divisione e lacerazione in Italia, al Governo come in Parlamento, non farà altro che alimentare ulteriori attacchi alle Forze armate italiane.
Al Ministro Parisi chiediamo, nella sua funzione, di partecipare alle famiglie, e in particolare alla famiglia Paladini, tutto il dolore dei Repubblicani Italiani, e alle Forze armate tutta la nostra solidarietà (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Repubblicani, Liberali, Riformatori e DCA-Democrazia Cristiana per le Autonomie-Partito Socialista-Nuovo PSI).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Spini. Ne ha facoltà, per due minuti.
VALDO SPINI. Signor Presidente, a nome dei Socialisti per la Costituente, ma anche a titolo personale, come ex presidente della Commissione difesa, voglio esprimere le condoglianze più sentite e più fervide alla famiglia del maresciallo capo Daniele Paladini, insieme con gli auguri per i feriti.
Vorrei sottolineare un punto: Paladini è morto cercando di diminuire il danno di un attentato terroristico che colpiva civili e bambini, e contro tale tipo di attentati non vi sono «se» e «ma» che tengano: la condanna deve essere chiara e durissima.
Certamente vi sono difficoltà in Afghanistan e vorrei ricordare ad alcuni colleghi che sono intervenuti che, in parte, la situazione in Afghanistan si è deteriorata anche per effetto dell'errore dell'intervento in Iraq: vi è una catena di concause che è chiarissima in tal senso.
Da questo punto di vista, dobbiamo certamente agire per un'efficace difesa delle nostre forze, ma dobbiamo anche agire per un'iniziativa politica: oggi ad Annapolis si apre una difficile, ma comunque importante, conferenza di pace sul tema israeliano-palestinese. Sappiamo che Pag. 18nel Medio Oriente, fino all'Afghanistan, questi fenomeni e questi episodi sono correlati politicamente, e che un successo di pace e convivenza in uno scacchiere può avere, a catena, effetti positivi di convivenza e di pace in un altro scacchiere.
Rivendichiamo con orgoglio, quindi, l'azione del centrosinistra italiano che nelle missioni di pace a difesa delle popolazioni in un contesto politico avveduto e intelligente mira a creare le condizioni per la convivenza. Ricordo a tutti che il regime dei talebani era riconosciuto da un solo Paese al mondo. Ritengo, quindi, che nessuno potrebbe veramente volere a cuor leggero che questo regime si affermasse di nuovo in Afghanistan. Sappiamo molto bene che i progressi politici che richiediamo all'Afghanistan vanno chiesti forse anche con maggior forza e chiarezza e che devono legarsi agli esiti di quella Conferenza internazionale in grado di corresponsabilizzare tutti in una prospettiva volta al ritorno di condizioni di normalità e pace.
Signor Presidente, essendo l'ultimo oratore voglio sottolineare il corale impegno del Parlamento italiano accanto alle nostre truppe per una soluzione politica di queste vicende.
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento dell'informativa urgente del Governo.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle 14 con il seguito dell'esame del disegno di legge in materia di previdenza, lavoro e competitività.
La seduta, sospesa alle 11,50, è ripresa alle 14,10.
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Bruno, Leoni, Lucà, Lusetti, Mattarella, Palumbo e Stucchi sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantanove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Comunicazioni del Presidente ai sensi dell'articolo 123-bis, comma 1, del Regolamento, e assegnazione di un disegno di legge collegato alla manovra di finanza pubblica.
PRESIDENTE. Comunico, ai sensi del comma 1 dell'articolo 123-bis del Regolamento, la decisione in merito al seguente disegno di legge collegato alla manovra di finanza pubblica: «Misure per la promozione della trasparenza» (A.C. 3254).
Alla luce del parere espresso in data odierna dalla V Commissione (Bilancio) ed esaminato il predetto disegno di legge, la Presidenza comunica che lo stesso non reca disposizioni estranee al suo oggetto, come definito all'articolo 123-bis, comma 1, del Regolamento. A norma del comma 1 degli articoli 72 e 123-bis del Regolamento, il disegno di legge è assegnato, in sede referente, alla I Commissione (Affari costituzionali), con il parere delle Commissioni II, IV, V, VI, VIII, X, XI, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.
Sull'ordine dei lavori (ore 14,12).
ANTONIO LEONE. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONIO LEONE. Signor Presidente, le vorrei sottoporre una riflessione sull'ordine dei lavori, legata alla probabilità, o all'eventualità, che possa accadere qualcosa che intendo preventivamente illustrare.
Stiamo per illustrare e votare una questione pregiudiziale di costituzionalità legata ad un provvedimento il cui testo è giunto all'esame dell'Assemblea con una certa formulazione. Quindi si può votare Pag. 19in un modo o nell'altro, ma è su quel testo che è stata presentata la questione pregiudiziale di costituzionalità.
Ove mai il Governo - è quanto si è appreso informalmente - decidesse di porre la questione di fiducia su un testo diverso rispetto a quello nei confronti del quale oggi abbiamo presentato la questione pregiudiziale di costituzionalità, quid iuris, signor Presidente? In altre parole, avremmo presentato un atto parlamentare che sarebbe posto nel nulla (sono molti gli atti da noi compiuti tranquillamente posti nel nulla senza grandi problemi!); nel momento in cui viene sottoposto alla nostra attenzione un testo su cui verrà posta la questione di fiducia in un certo modo, dovremmo essere messi nelle condizioni di usare lo stesso strumento che adesso stiamo adoperando su questo testo, ovverosia di riproporre la questione pregiudiziale di costituzionalità.
Non so se vi siano precedenti sul tema, ma non mi sembra una questione di lana caprina, ma se così fosse considerata, evidentemente questi strumenti di cui noi disponiamo non hanno l'effetto né la dignità di atti che un Parlamento come il nostro dovrebbe porre in essere nei confronti di quanto sta accadendo. Signor Presidente, non è una questione da prendere sotto gamba, poiché riguarda anche la dignità del potere e della capacità di legiferare del Parlamento.
Non voglio entrare nel merito di quanto sta accadendo; ormai apparteniamo ad una Camera che sta alla finestra e che ratifica tutto ciò che viene trasmesso dal Senato. Dunque, non occupiamoci di tale argomento, ma intendo sottoporre la seguente questione: a cosa servirebbe la questione pregiudiziale di costituzionalità se, dopo cinque minuti, dovessimo votare, a occhi blindati, un testo diverso da quello nei confronti del quale abbiamo presentato la questione pregiudiziale di costituzionalità?
Gradirei una risposta perché non mi sembra molto remota la possibilità che avvenga quanto ho illustrato.
GIORGIO LA MALFA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. A che titolo?
GIORGIO LA MALFA. Sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, ieri, in apertura della discussione sulle linee generali sul provvedimento in esame, ho fatto presente alla Presidenza che, poiché secondo le informazioni provenienti dagli organi di stampa, le informazioni politiche di cui disponiamo, il Governo stava preparando un emendamento integralmente sostitutivo - notizie che non sono state smentite nemmeno dal sottosegretario che cortesemente partecipava ai lavori dell'Assemblea - ho chiesto se fosse ragionevole che il Parlamento iniziasse una discussione sulle linee generali, sapendo che, salva una smentita del Governo nelle ore successive, avremmo prodotto un lavoro inutile.
Mi pare che l'onorevole Leone sollevi molto giustamente una questione, signor Presidente, che ha a che fare con la sostanza dei nostri lavori. Se ho capito bene, secondo l'onorevole Leone, una volta respinta la questione pregiudiziale ed iniziata la discussione, se il Governo propone un testo integralmente sostitutivo del testo di 37 articoli che stiamo esaminando, a quel punto come si fa a valutare i requisiti di costituzionalità del testo, prerogativa che il Parlamento ha nei confronti del Governo?
Quindi, le chiederemo, signor Presidente, se non sia il caso di sospendere adesso la seduta in attesa che il Governo faccia conoscere al Parlamento le sue determinazioni. Quando le suddette saranno note, si avvierà la procedura nei tempi opportuni per poter giungere ad una valutazione dei testi come essi sono.
TEODORO BUONTEMPO. Chiedo di parlare.
Pag. 20PRESIDENTE. Sulla stessa questione?
TEODORO BUONTEMPO. Sì, signor Presidente.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, ho ascoltato l'intervento dei due colleghi. Ritengo che la situazione sia anche più grave, perché stiamo iniziando i lavori, senza che vi sia stata una comunicazione da parte della Presidenza in ordine a quale testo sarà oggetto del nostro esame; noi comunque ci troviamo a discutere sul testo approvato in Commissione.
Per quanto è dato sapere, un po' a tentoni, il testo varato dalla Commissione non è quello cui probabilmente il Governo presterà la maggiore attenzione. Inoltre, vi è un testo presentato originariamente alla Camera, ma, secondo alcune notizie, pare che vi sia un altro testo che non è né quello della Commissione né quello presentato all'origine.
Sta avvenendo di tutto, signor Presidente, ma come affermato anche giorni fa, il Presidente della Camera rappresenta l'intera Camera e anche quando vi sono legittime pretese o anche forzature da parte dei gruppi parlamentari, spetta al Presidente tutelare l'intera Camera.
Credo che la Camera meriti un chiarimento. Eventualmente, sarebbe opportuno sospendere i lavori in attesa che il Presidente chiarisca la situazione. Se il testo sul quale il Governo pone la questione di fiducia non è quello approvato in Commissione, non possiamo discutere la pregiudiziale di costituzionalità, perché quest'ultima è legata ad un certo testo: non si può valutarla a prescindere dal testo.
Concludendo, ritengo che la Camera debba sospendere i suoi lavori e che la Presidenza della Camera ci debba fornire il testo sul quale si procederà con i nostri lavori. Signor Presidente, sono state presentate anche proposte emendative ad un certo testo.
Abbiamo diritto o no di sapere se il testo è quello sul quale abbiamo presentato gli emendamenti: altrimenti, si tratta di un'espropriazione e, quindi, i tempi in Aula devono essere diversi da quelli che ci pare di capire saranno previsti.
ANTONINO LO PRESTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Sullo stesso argomento?
ANTONINO LO PRESTI. Sono un cofirmatario della questione pregiudiziale di costituzionalità e, pertanto, ritengo di poter esprimere una mia valutazione in proposito.
PRESIDENTE. Sull'ordine dei lavori?
ANTONINO LO PRESTI. Sì naturalmente sull'ordine dei lavori e sulle questioni che hanno sollevato i colleghi che mi hanno preceduto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONINO LO PRESTI. Si tratta di questioni sicuramente importanti poiché sollevano una problematica fondamentale, vale a dire il ruolo di quest'Assemblea. Le sottolineature che hanno ritenuto di porre i colleghi che mi hanno preceduto riguardano proprio (se le analizziamo a fondo) il ruolo di quest'Assemblea.
È evidente a tutti che una questione pregiudiziale presentata al disegno di legge licenziato dalla Commissione sta mettendo in chiara difficoltà tutti noi, perché in questa sede siamo pronti a discutere su un testo, ma non sappiamo cosa accadrà tra poco e se, al di là di quella porta, è già pronto il Ministro per i rapporti con il Parlamento con un nuovo testo alternativo, sul quale porrete la questione di fiducia. In entrambi i casi, signor Presidente, ritengo che si debba comunque procedere, in questo momento, al voto della questione pregiudiziale presentata, per rispetto alla dignità del Parlamento, che non può essere influenzato da eventi esterni, riportati soltanto dalla stampa. Pag. 21Nel momento in cui il Governo dovesse, poi, presentare un altro testo, sarà compito di chi ne avrà l'intenzione, se vi saranno i presupposti e le condizioni, presentare un'altra questione pregiudiziale.
Ciò che si vuole evidenziare è proprio questo: cari colleghi, siamo ridotti - peggio di un'assemblea di condominio - a ratificare questioni che provengono dall'esterno, senza sapere nemmeno come organizzare i nostri lavori, perché questa maggioranza e questo Governo ci stanno mettendo in tali condizioni.
ROBERTO COTA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROBERTO COTA. Signor Presidente, intervengo per condividere le argomentazioni svolte da altri colleghi, in modo particolare, quelle relative al fatto che non è possibile discutere su una questione pregiudiziale relativa ad un testo che non si può conoscere. Infatti, sui giornali - anche in questo caso, fuori dal Parlamento - è stato ampiamente dichiarato che sarebbe stata posta la questione di fiducia su un testo ancora da definirsi.
Pertanto, in primo luogo, a nome del gruppo, chiedo che vengano sospesi i lavori finché non si viene a conoscenza del testo del provvedimento per poi, eventualmente, discutere la questione pregiudiziale, ma dopo averlo conosciuto! In secondo luogo, signor Presidente, le chiedo di prendere una posizione sul fatto (che si sta verificando oggi, ma che si è già verificato più volte) che il Parlamento è sostanzialmente spogliato delle sue competenze in ordine alla discussione di provvedimenti importanti. In questo caso, addirittura, vi è stato un lavoro svolto in Commissione e oggi in Assemblea non si sa quale sia la posizione del Governo.
La questione di fiducia dovrebbe essere posta proprio con riferimento ad una parte del programma di Governo, ma che venga prima spiegata in maniera chiara e trasparente. Si deve sapere prima su cosa il Governo porrà la questione di fiducia; non può essere qualcosa che viene confezionato e «arrabbattato» al momento (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
ANGELO COMPAGNON. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, intervengo per affermare che già ieri la discussione sulle linee generali è andata avanti con il freno a mano tirato, perché le agenzie di stampa e i giornali parlavano di un'ipotetica questione fiducia, che, peraltro, è ricorrente in questo scorcio di legislatura. Oggi - anzi, qualche minuto fa - abbiamo letto alcune agenzie che davano per certa, per bocca di un autorevole esponente del Governo, la posizione della questione di fiducia alle ore 15 su questo provvedimento, che già di per sé è delicato. Esso, inoltre, ha comportato in Commissione un confronto e un dibattito molto serio e rispettoso, ma alla fine, indubbiamente, ha evidenziato una situazione delicata e difficile della maggioranza. A tale provvedimento, comunque, prima di entrare nel merito e senza parlare dell'autonomia di questo Parlamento (mi sembra che la nostra sia ancora una Repubblica parlamentare), è stata presentata una questione pregiudiziale di costituzionalità che, evidentemente, è stata scritta sulla base del testo licenziato dalla Commissione.
Con la certezza che il maxiemendamento o il testo sul quale sarà posta la questione di fiducia non sarà né il primo, né il secondo, ma un terzo, ritengo di associarmi ai colleghi che mi hanno preceduto nel chiedere la sospensione della seduta per verificare e conoscere il testo che il Governo vorrà presentare per poi porvi la questione di fiducia ed, eventualmente, riprendere con una questione pregiudiziale che potrebbe esser ancora valida Pag. 22rispetto ad un testo che leggeremo in seguito.
LUCIO BARANI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUCIO BARANI. Signor Presidente vorrei solamente esprimere una considerazione poiché è presente in aula il rappresentante del Governo. Ho sotto mano una fonte di agenzia in cui è scritto, secondo il sottosegretario Montagnini, che alle 15,30 il Ministro Chiti verrà in aula a consegnare un terzo nuovo testo con la presentazione di un maxiemendamento - egli ci indica anche l'ora - su cui verrà posta la questione di fiducia.
Mi rivolgo allora al sottosegretario che è proprio qui davanti a noi: se lei ha reso questa dichiarazione ci può togliere da questa impasse, in quanto questo velo di ipocrisia non può continuare a veleggiare in quest'aula del Parlamento. Lei si deve assumere, a nome del Governo, la responsabilità e alle 15,30 torneremo in aula ad ascoltare il Ministro Chiti che ci consegnerà questo nuovo testo su cui porrà la questione di fiducia.
PRESIDENTE. Mi pare che siano stati posti tre ordini di argomenti. Vorrei rassicurare chi li ha sollevati che si tratta - ad avviso della Presidenza - di argomenti seri che meritano certamente di essere presi in considerazione. Se posso scherzare, presidente Leone, aggiungerei che non mi permetterei mai di prendere sotto gamba un argomento per il solo fatto che venga proposto da quella «cattedra».
Queste, per l'autorevolezza di chi li propone e per l'ordine degli argomenti, sono davvero questioni che vanno affrontate; tuttavia, consiglierei di tenere in conto la differenza che esiste tra ordini di questioni che riguardano la sostanza delle cose, la politica e anche la possibile valutazione della corrispondenza dei Regolamenti sulla base dei quali noi operiamo e le situazioni che si stanno determinando nei comportamenti dei soggetti protagonisti delle vicende politiche e istituzionali.
Se noi guardiamo le cose così come si presentano ora - su cui naturalmente pesano anche alcuni elementi di probabilità, come quelli cui si è fatto riferimento e che lo sono effettivamente, ma che non sono tali da cancellare la condizione a noi oggi presente - rebus sic stantibus, il Presidente non può che ordinare la discussione secondo le regole e la prassi fin qui esercitata che non contiene eccezioni.
La questione pregiudiziale, cioè quella per cui un determinato argomento non debba discutersi, appartiene al provvedimento nel suo complesso e infatti interviene nella discussione sulle linee generali. In questo caso si colloca subito dopo la fine di essa e prima dell'esame degli articoli. Sul piano procedurale è evidente che l'eventuale questione di fiducia - nel caso si verificasse la probabilità di cui abbiamo parlato, assolutamente attendibile - atterrebbe ad un emendamento sul futuro di questo provvedimento. Come voi sapete, la questione pregiudiziale non riguarda gli emendamenti, ma il provvedimento nel suo complesso. Del resto, il deputato Lo Presti, uno dei firmatari della questione pregiudiziale, ha chiesto espressamente che si proceda in queste condizioni e da questo punto di vista non mi pare vi siano dubbi.
Se e quando verrà presentato l'emendamento e nella forma in cui lo sarà, e se verrà annunciata la volontà del Governo di porre la questione di fiducia sull'approvazione dello stesso, la Presidenza considererà la possibilità - che io credo ragionevole e per alcuni versi necessaria - di restituire quel testo alla Commissione, affinché possa svolgere un esame supplementare del testo medesimo alla luce della novità che si sarebbe così determinata.
Infine, penso che l'evoluzione dei nostri lavori e del governo dell'attività della Camera dei deputati a questo proposito possa farci considerare, prossimamente, anche la possibilità, qualora i parlamentari e i gruppi lo riterranno, di affrontare le questioni regolamentari che si ponessero alla luce di queste innovazioni di prassi.
Seguito della discussione del disegno di legge: Norme di attuazione del Protocollo del 23 luglio 2007 su previdenza, lavoro e competitività per favorire l'equità e la crescita sostenibili, nonché ulteriori norme in materia di lavoro e previdenza sociale (A.C. 3178-A) (ore 14,30).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Norme di attuazione del Protocollo del 23 luglio 2007 su previdenza, lavoro e competitività per favorire l'equità e la crescita sostenibili, nonché ulteriori norme in materia di lavoro e previdenza sociale.
Ricordo che nella seduta del 26 novembre 2007 si è conclusa la discussione sulle linee generali ed hanno avuto luogo la replica del relatore di minoranza e del Governo, mentre il relatore per la maggioranza vi ha rinunciato.
(Esame di una questione pregiudiziale - A.C. 3178-A)
PRESIDENTE. Ricordo che è stata presentata la questione pregiudiziale di costituzionalità La Russa ed altri n. 1 (vedi allegato A - A.C. 3178 sezione 1).
Avverto che a norma del comma 3 dell'articolo 40, la questione pregiudiziale può essere illustrata per non più di dieci minuti da uno solo dei proponenti. Potrà altresì intervenire un deputato per ognuno degli altri gruppi per non più di cinque minuti.
Il deputato Lo Presti ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale di costituzionalità La Russa ed altri n. 1, di cui è cofirmatario.
ANTONINO LO PRESTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la discussione e il voto sulla pregiudiziale di costituzionalità presentata da Alleanza Nazionale al provvedimento sul welfare è sicuramente l'ultima occasione che si offre alla Camera dei Deputati di svolgere il ruolo che le compete, prima dell'ormai certa posizione della questione di fiducia.
Approfitterò dunque di questa occasione per sottolineare, prima di entrare nel merito della pregiudiziale, come in questa vicenda che ha visto svilupparsi una forte, a volte violenta, contrapposizione all'interno della maggioranza, l'unico grande sconfitto sia il Parlamento. Cari colleghi deputati, non contiamo nulla: è questa la cruda realtà! Questa Assemblea è stata trattata dal Governo alla stregua di un'assemblea condominiale, anzi peggio, perché almeno in un'assemblea di condominio, ad un amministratore che vuole fare il padrone assoluto, si può replicare citandolo in tribunale.
Alla Camera dei Deputati tutti invece stanno «zitti e mosca»: nessuno parla, nessuno protesta, tranne che dai banchi dell'opposizione, per come siamo stati trattati. I veri padroni del Paese, cioè sindacati e industriali, hanno deciso e noi, cari colleghi, siamo rimasti zitti. Ratifichiamo l'accordo sul welfare come se fosse un trattato internazionale. Ma tant'è.
Perché affermiamo che il provvedimento di legge in esame è anticostituzionale? Per una serie innumerevole di motivi, e il primo è di tutta evidenza: quando mai è accaduto che venga prevista la copertura eventuale di un provvedimento che entrerà in vigore prima della legge finanziaria, nella quale è contenuto un fondo specifico per il finanziamento del Protocollo sul welfare del 23 luglio 2007? Non credo di sbagliare se dico che il quarto comma dell'articolo 81 della Costituzione è una norma immediatamente precettiva, che non ammette rinvii o sospensioni. E se in finanziaria, cari colleghi della maggioranza e signori del Governo, nel bilanciamento delle centinaia di coperture per i provvedimenti che avete previsto, dovessero saltare i conti (cosa assai probabile, visto lo stato di guerra permanente al vostro interno), cosa farete? Chiedete scusa ai lavoratori usurati, chiederete scusa agli invalidi, chiederete scusa ai «baby-pensionati»?
La cosa più sorprendente è che di tale questione non vi è alcuna traccia nelle relazioni tecniche e normative che accompagnano il provvedimento. Mi chiedo dove Pag. 24sia la Ragioneria Generale dello Stato, perché non dica nulla sulla questione e perché non una parola di spiegazione sia arrivata da quegli uffici alle obiezioni che abbiamo mosso in Commissione a proposito di quanto prevede, per esempio, l'articolo 2 del provvedimento in esame, che indica, fra le fonti principale di finanziamento per 3,5 miliardi di euro, i risparmi che dovrebbero derivare in dieci anni dall'operazione di accorpamento e di organizzazione degli enti previdenziali.
Forse non tutti sanno, cari colleghi, che questi risparmi sono in realtà una chimera, sono impossibili da realizzare nel breve periodo, e che, già a partire dall'anno prossimo, mancheranno i primi 380 milioni e, addirittura, ammesso che si dovessero realizzare, non potrebbero essere utilizzati per coprire i costi del Protocollo sul welfare.
Questo non lo sostengo io, cari colleghi, ma la Ragioneria generale dello Stato, che ha - diciamo così - «parlato a suocera perché nuora intendesse». Un suo rappresentante, infatti, in sede di audizione sulle ipotesi di riordino da parte della Commissione parlamentare di controllo sull'attività degli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale, ha chiarito che vi è la consapevolezza che, nella fase di avvio del processo di riorganizzazione e di riordino degli enti previdenziali (cito dal testo del documento conclusivo dell'indagine conoscitiva), «non si potranno verificare risparmi di spesa, quanto piuttosto si genereranno costi aggiuntivi, collegati, ad esempio, alla necessità di reperire o adattare le sedi unificate, di unificare le procedure e i sistemi informatici, di creare un sistema unificato di servizi». La Ragioneria afferma, dunque, chiaramente che, a conti fatti, in assenza di un piano industriale che è là da venire e di cui nessuno ha ancora sentito parlare, non si potranno produrre i risparmi che i colleghi della maggioranza immaginano. Come si copriranno, dunque, le spese prodotte da questo provvedimento?
Ma vi è di più. La Ragioneria intima chiaramente al Parlamento, alle forze politiche e al Governo, di non illudersi, poiché gli eventuali oneri che dovessero derivare dall'operazione di accorpamento non potranno comunque essere utilizzati per la copertura finanziaria di nuove spese. Essa precisa infatti - vi invito a leggere il testo - che «gli eventuali risparmi di spesa derivanti da tale operazione non possono essere utilizzati come fonte di copertura per eventuali disposizioni recanti oneri certi ed immediati, derivanti ad esempio dal potenziamento delle tutele e dei diritti soggettivi nell'ambito delle prestazioni sociali».
Voi, dunque, cari colleghi, che distrattamente vi state accingendo a votare sulla questione pregiudiziale di costituzionalità in esame, dovete comprendere che siamo al cospetto di un vero e proprio imbroglio: un imbroglio ben architettato, ma pur sempre un imbroglio. I fondi, infatti, non vi sono né vi saranno nel breve e medio termine. Chi pagherà, dunque, quando sarete costretti a fare marcia indietro o ad aumentare le tasse (poiché questo è previsto da una norma di salvaguardia che avete inserito nel testo: aumentare le tasse per coprire il buco che state creando con questo provvedimento)? Se ci trovassimo in un qualsiasi consiglio comunale, andreste tutti davanti alla Corte dei conti, la quale peraltro, a questo punto, speriamo che dica la sua sullo scempio che si sta per commettere.
Dopo questo voto, ahimè, calerà il silenzio: con la posizione della questione di fiducia, non si potranno più discutere gli emendamenti né si potrà approfondire la gravità della situazione che è davanti agli occhi di tutti. Penso ad esempio alle disposizioni contenute nell'articolo 32, ove si afferma chiaramente che, «dall'emanazione dei decreti legislativi attuativi delle deleghe previste» nel testo, «non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica». Ma come è possibile che non derivino nuovi oneri da simile deleghe, tutte proiettate verso nuovi servizi, nuovi benefici, nuovi aumenti di spesa? Si tratta di una fandonia.
In conclusione, la posizione della questione di fiducia, cari colleghi, inietterà finalmente l'anestetico a Rifondazione Comunista, Pag. 25che per dovere rientrerà nei ranghi. «Usi ad obbedir tacendo», i suoi deputati dovranno votare ed inghiottire il «rospo» della fiducia su un testo che sicuramente stravolge quanto è stato prodotto dalla Commissione. Essa inietterà poi l'anestetico a chi, nelle fila del Partito Democratico e fra i moderati della maggioranza, già si preoccupa degli strali dei padroni di turno, sindacati e Confindustria, che vi hanno tirato le briglie. Ciò con buona pace di tutti coloro i quali - e sono tanti - sosterranno ancora una volta sulla propria pelle e sul proprio futuro le scelte dissennate di un Governo tanto impopolare quanto inetto.
Oggi possiamo porre un argine a tutto questo: è per queste ragioni che vi invito a votare a favore della questione pregiudiziale di costituzionalità presentata dal mio gruppo (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
Preavviso di votazioni elettroniche (ore 14,40).
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
Si riprende la discussione.
(Ripresa esame di una questione pregiudiziale - A.C. 3178-A)
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Bodega. Ne ha facoltà.
LORENZO BODEGA. Signor Presidente, intervengo sulla questione pregiudiziale illustrata poc'anzi dal deputato Lo Presti per sottolineare che non è un problema indifferente porre tale questione, poiché con essa si mette in evidenza che le previste coperture finanziarie per le disposizioni contenute nel disegno di legge al nostro esame sono subordinate e diventano efficaci solamente dopo l'approvazione della legge finanziaria per il 2008.
Ciò vuol dire che tutte le previsioni in parola sono assoggettate ad una approvazione tout court di un disegno di legge finanziaria che non ha avuto ancora un minuto di discussione in quest'aula parlamentare.
Posso, quindi, pensare che anche la legge finanziaria per il 2008 sarà sicuramente una proposta «blindata» senza possibilità di alcuna modifica e ritengo, di conseguenza, che il lavoro che avrà luogo presso la Commissione bilancio - come del resto, presso tutte le Commissioni competenti per le varie materie - sarà svolto inutilmente.
È, quindi, sorprendente leggere e vedere come nelle relazioni del Governo e delle Commissioni e nelle schede tecniche di lettura al disegno di legge in discussione venga ignorata questa problematica giuridico-costituzionale relativa alla copertura finanziaria.
È evidente che il centrosinistra - scusate se lo dico - improvvisa: improvvisa una riforma sul welfare che nessuno sa come andrà a finire in termini finanziari. Abbiamo detto più di una volta - e lo ripeteremo all'infinito - che la modifica dello «scalone» in «scalini» comporterà sicuramente lunghissimi anni di sofferenza per il sistema previdenziale e che la sua trasformazione costerà certamente alle casse pubbliche una fortuna.
Inoltre, il blocco del mercato del lavoro - lasciatemelo dire - metterà in serie difficoltà prima di tutto quelle categorie sociali in gioco rappresentate dai più deboli in campo, e cioè proprio quelle fasce sociali che il Protocollo sul welfare intende tutelare (i giovani e le donne).
Ecco, dunque, che il quadro alla nostra attenzione non definisce con precisione le previsioni di spesa. Se poi a ciò aggiungiamo il ragionamento sui lavori usuranti, allora apriti cielo!
Nonostante tutto ciò, il disegno di legge finanziaria - che alla Camera, ripeto, non ha ancora avuto un minuto di approfondimento Pag. 26- darà certezza su quella ipotizzata e sottostimata copertura relativa al Protocollo sul welfare.
Ma mi domando dove siamo! Siamo, forse, in un Paese serio che vuole crescere e migliorare la qualità dei suoi concittadini, o siamo in un Paese governato da un centrosinistra e da Prodi che, pur di rimanere in piedi, accontenta i poteri forti e non la povera gente?
Se poi, come ormai hanno già detto tutti, il Governo porrà la questione di fiducia, non si avrà neanche la possibilità di entrare nel merito dei singoli articoli al fine di dimostrare come i conti non tornano.
È un modo di procedere a mio parere improvvisato e frettoloso, che riduce il Parlamento ad una mera funzione notarile, limitando la politica ad una concezione burocratica che si risolve semplicemente in un abbassare o alzare le mani, nel dire «sì» o «no», nel manifestare meccanicamente la propria volontà. Senza entrare nel merito delle spese e delle coperture mancanti, è per questa serie di ragioni che il gruppo Lega Nord Padania esprimerà un voto favorevole sulla questione pregiudiziale illustrata dal collega Lo Presti (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Farinone. Ne ha facoltà.
ENRICO FARINONE. Signor Presidente, con riferimento alla pregiudiziale di costituzionalità presentata dal gruppo di Alleanza Nazionale mi preme innanzitutto ribadire - come del resto già emerso dal dibattito della settimana scorsa in Commissione e da quello svoltosi ieri in Assemblea - l'importanza e la rilevanza del disegno di legge presentato dal Governo in attuazione del Protocollo firmato con le parti sociali lo scorso 23 luglio, sia per le modalità che hanno rilanciato il metodo della concertazione e del confronto con le parti sociali indispensabile, credo, per guidare unitariamente il Paese attraverso i necessari momenti di riforma dei quali necessita, sia per la straordinaria consultazione popolare che ha visto la partecipazione di oltre cinque milioni di lavoratori e pensionati che hanno, in larghissima maggioranza, approvato i contenuti del Protocollo, sia ancora per la rilevanza finanziaria e normativa del disegno di legge che prevede una distribuzione di risorse che andranno, in massima parte, a vantaggio dello Stato sociale e della competitività.
Il disegno di legge tratta temi di assoluto interesse per i lavoratori e per i pensionati italiani. Infatti, si dispone in ordine alla previdenza, ai lavori usuranti, agli ammortizzatori sociali, agli incentivi alla contrattazione decentrata, e sono indicate numerose altre norme nel campo del mercato del lavoro. Pertanto, si tratta di un intervento importante.
Ebbene, analizzando nel merito la questione posta dal gruppo di Alleanza Nazionale, non si può che rilevare come la copertura finanziaria del provvedimento, indicata in un suo apposito articolo, sia garantita puntualmente dall'articolo 113 del disegno di legge finanziaria per il 2008. Per lo stesso 2008 le risorse ivi indicate risultano di ammontare superiore agli oneri recati dal provvedimento. In particolare, a fronte di uno stanziamento di 1.548 milioni di euro la norma determina gli oneri, per il medesimo anno, in 1.264 milioni. Per gli anni successivi al 2008 gli oneri del provvedimento coincidono con la dotazione del fondo. In ogni caso, è esplicitamente previsto che le disposizioni del provvedimento acquistano efficacia solo subordinatamente all'entrata in vigore della predetta legge finanziaria per il 2008.
Del resto, come è ben noto, non è questa la prima volta che si prevede la subordinazione dell'efficacia delle disposizioni onerose alla previa entrata in vigore di provvedimenti legislativi stanzianti le occorrenti risorse finanziarie. Ricordo illustri precedenti degli ultimi anni: la legge n. 53 del 2003, recante la delega per la definizione delle norme generali sull'istruzione; la legge n. 80 del 2003, recante la delega per la riforma del sistema fiscale; la legge n. 243 del 2004, recante la delega Pag. 27per la riforma pensionistica. Come si vede, si tratta di provvedimenti varati dal precedente Esecutivo di centrodestra.
Non vi è dunque colleghi, in conclusione, alcuna inosservanza delle norme costituzionali nel disegno di legge governativo. È quindi facile giungere alla conclusione di esprimere un voto contrario alla questione pregiudiziale presentata.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Baldelli. Ne ha facoltà.
SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, intervengo in ordine alla pregiudiziale di costituzionalità presentata dai colleghi di Alleanza Nazionale.
L'articolo 81 della Costituzione recita: «Ogni altra legge che importi nuove o maggiori spese deve indicare i mezzi per farvi fronte». A noi sembra, signor Presidente, che la pregiudiziale presentata dal collega Lo Presti individui degli elementi di criticità in ordine al rispetto di tale articolo della Costituzione, che sappiamo essere fondamentale per la copertura finanziaria dei provvedimenti.
Successivamente entreremo maggiormente nel dettaglio e nel merito degli articoli che secondo noi ...
PRESIDENTE. Colleghi, per favore.
SIMONE BALDELLI. Grazie, signor Presidente.
A nostro avviso tali articoli non dispongono di una copertura finanziaria adeguata. Tuttavia, riteniamo che vi sia una questione addirittura preliminare che, in qualche modo, viene assorbita dalla questione di pregiudizialità presentata dal collega Lo Presti. Si tratta del fatto che dobbiamo esaminare, in questo momento, due provvedimenti, ossia il disegno di legge finanziaria e il collegato del welfare. Paradossalmente, questo secondo provvedimento sembra possedere un peso politico superiore viste le tensioni interne alla maggioranza e al Governo. Tali tensioni si sono sollevate in ordine a questo provvedimento e al tradimento, operato in maniera subdola dal Governo, dell'accordo di cui al Protocollo del 23 luglio scorso.
Ebbene, abbiamo la singolarità che questo provvedimento collegato alla finanziaria, signor Presidente, che sembra essere ben più importante della copertura ...
PRESIDENTE. Mi scusi, deputato Baldelli. Per favore, colleghi deputati, vorrei invitarvi a tenere un comportamento che ci consenta di ascoltare. Mancano ancora alcuni interventi al voto, quindi non vi è alcuna ragione per assumere un atteggiamento da pre-votazioni.
Prego, deputato Baldelli.
SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, evidentemente la fibrillazione politica della maggioranza non è legata all'immediatezza del voto, ma costituisce un segnale della tensione che si avverte in questo momento.
Come dicevo, signor Presidente, il disegno di legge collegato alla legge finanziaria, che per assurdo sembra avere nell'opinione pubblica e per le forze sociali un rilevo maggiore della stessa legge finanziaria, paradossalmente prevede una copertura finanziaria legata all'entrata in vigore di quest'ultima.
Ci troveremo, dunque, o rischieremo di trovarci nella situazione paradossale per cui, se il Protocollo dovesse essere approvato alla Camera in questa settimana e la prossima settimana al Senato, avremmo una legge la cui copertura finanziaria sarebbe prevista in un altro provvedimento, ancora non approvato e che, qualora lo fosse, entrerebbe in vigore dal 1o gennaio 2008. Si tratta pertanto di un provvedimento che ha la sua copertura finanziaria in una legge con un'entrata in vigore ben determinata e precisa. È certamente una grave anomalia che deve essere rilevata in questa sede.
Vi sono, inoltre, signor Presidente, ulteriori anomalie. La discussione della questione pregiudiziale in esame - colgo l'occasione per ringraziarla della sua delucidazione relativa alla questione posta dal collega Leone - rappresenta un iter parlamentare che deve essere necessariamente Pag. 28seguito, ma vi sono, oltre a ciò, questioni di merito che possono essere sollevare anche in questa sede soltanto dopo aver visto il testo che il Governo deciderà di presentare all'Aula e sul quale, eventualmente, deciderà di porre la questione di fiducia (se sarà dichiarato ammissibile).
Infatti, vi sono articoli che, da quanto apprendiamo dai quotidiani, dalle agenzie di stampa, dagli organi d'informazione e dalle dichiarazioni, estemporanee ed esterne all'Assemblea, rese da esponenti del Governo e della maggioranza, non dovrebbero essere toccati dalle eventuali modifiche, anche qualora consistessero in un ritorno, completo o parziale, al testo originario del protocollo. Tali articoli, già ora presenti nel provvedimento in esame, dovrebbero permanere anche nella versione che sarà depositata a breve dal Governo.
Non nascondiamoci il fatto che il Governo porrà la questione di fiducia poiché, seppure si tratti di una notizia ancora non ufficializzata in quest'Aula, è ufficializzata dalla presenza del Ministro Chiti.
Nel testo in esame e sul prossimo che sarà presentato permane la norma, ad esempio, dell'articolo 1 sui lavori usuranti, che ha suscitato le perplessità della Commissione bilancio, seppure con la questione del tetto degli orari notturni.
Un ulteriore elemento di criticità è costituito - come abbiamo rilevato anche in sede di discussione sulle linee generali - dall'accorpamento degli enti previdenziali. Infatti, nelle audizioni svolte in Commissione, lo stesso presidente dell'INPS ha affermato che l'accorpamento degli enti previdenziali non comporterà i risparmi previsti e che, anzi, sarà addirittura difficile la sua realizzazione nei tempi immaginati dal Governo e dalle previsioni di copertura.
Inoltre, fa bene il collega Lo Presti a citare, nella questione pregiudiziale, il parere della Ragioneria generale dello Stato...
PRESIDENTE. Deputato Baldelli, la invito a concludere.
SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, spero di recuperare qualche secondo perso in precedenza, ma concludo subito.
Tale norma prevede che «le eventuali economie derivanti dall'operazione di accorpamento degli enti previdenziali non possono essere utilizzate per la copertura finanziaria di nuove spese, nel senso che gli eventuali risparmi di spesa derivanti da tale operazione non possono essere utilizzati come fonte di copertura per eventuali disposizioni recanti oneri certi ed immediati, derivanti, ad esempio, dal potenziamento delle tutele e dei diritti soggettivi nell'ambito delle prestazioni sociali». Ho presentato un elemento di riflessione, che è uno dei tanti argomenti per cui il gruppo Forza Italia voterà a favore della questione pregiudiziale illustrata dal collega Lo Presti (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Buontempo. Ne ha facoltà.
TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, credo che anche il brusio che vi è nell'aula faccia parte dell'incomprensione da parte dei parlamentari, sia di maggioranza che di minoranza, di ciò che sta avvenendo.
PRESIDENTE. Colleghi, per favore...
TEODORO BUONTEMPO. Credo che anche il formalismo dei richiami del Presidente al comportamento in aula sia importante. Tuttavia, signor Presidente, molto più importante sarebbe la sostanza per rispettare l'Assemblea. Se l'Assemblea non è rispettata, anche i nostri comportamenti non possono più essere consoni al nostro ruolo e alla nostra funzione e al luogo in cui ci troviamo.
La pregiudiziale di costituzionalità riguarda un provvedimento che probabilmente fra qualche minuto non esisterà più.
A nome della Destra, signor Presidente, denuncio che si sta piegando il Regolamento della Camera dei deputati ad un'arroganza politica della maggioranza, che Pag. 29vuole escludere il Parlamento dalla sua funzione essenziale, che è quella di legiferare. È chiaro che anche il rispetto tra noi deriva dalla vigenza di un Regolamento che impone dei comportamenti. Nel momento in cui tale Regolamento viene calpestato e violato, anche i nostri comportamenti debbono necessariamente cambiare.
Invito i colleghi dell'opposizione a rompere questo muro di ipocrisia e di omertà. Invito i colleghi dell'opposizione a protestare con grande energia contro questo metodo di gestione della Camera dei deputati! Noi non accettiamo di essere estromessi dalla nostra funzione legislativa! Non possiamo stare a guardare il Ministro Chiti che tra qualche minuto si sentirà un «padre eterno», perché potrà annullare la nostra funzione, con la complicità della Presidenza della Camera dei deputati!
PRESIDENTE. Deputato Buontempo, dovrebbe concludere...
TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, la invito tra prassi, regolamento e buon costume a trovare un punto di sintesi, perché se la Camera sarà condotta in tale maniera, credo che non potremo più sopportare questa «cloroformizzazione»!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Volontè. Ne ha facoltà.
LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, intervengo per dichiarare il nostro assenso alla questione pregiudiziale presentata da molti colleghi del centrodestra. Tuttavia, signor Presidente, intervengo anche per porre - se sarà possibile discuterne, perché vedo disinteresse generale - una questione di metodo. Il problema, in questo caso, non è conteggiare, caro Presidente Bertinotti, il numero delle questioni di fiducia poste da questo Governo o dal precedente.
Penso, senza timore di sbagliarmi, che questo Governo, in un anno e mezzo di legislatura, abbia dato il meglio di sé, superando di gran lunga i Governi delle legislature dall'inizio della Repubblica ad oggi.
Tuttavia, vorrei sottolineare al Ministro dei rapporti con il Parlamento che in questo ramo del Parlamento sul decreto-legge non si è potuto discutere e ora sul protocollo non si può discutere.
Mi auguro che nella circostanza immediatamente successiva a questo voto, in occasione della legge finanziaria, il Ministro Chiti - che è persona di buon senso, con uno straordinario rispetto nei confronti delle aule parlamentari - possa assicurarci, per quanto gli è possibile, in perfetta buona fede, che non accadrà la stessa cosa. Infatti, sarebbe oltre modo irrispettoso nei confronti del Parlamento, non tanto nei confronti della mia parte politica o di chi oggi si trova temporaneamente al Governo e domani potrebbe stare all'opposizione, o viceversa, che si arrivasse a tre documenti importanti per il futuro del Paese con i limiti che noi possiamo rilevare e con i pregi che, invece, possono essere sottolineati...
PRESIDENTE. Mi scusi. Per favore, vorrei invitare ad avere un comportamento più rispettoso. Aspettiamo che si siano rideterminate le condizioni per poter ascoltare. Invito le deputate e i deputati a sedersi, per favore, e a prendere posto.
Prego, deputato Volontè.
LUCA VOLONTÈ. Proseguo facendo un breve riassunto. Mi rivolgo anche al vicesegretario del Partito Democratico, il collega Franceschini, e al recentemente eletto capogruppo del Partito Democratico, Antonello Soro: il problema non è quello di contare nel primo anno e mezzo quante volte è stata posta la questione di fiducia da Tizio prima e da Caio oggi, e nemmeno quante ne porrà Sempronio domani. Mi sembra che il problema da sottolineare - sulla cui riflessione vorrei, oltre alla buona disponibilità dell'unico attento in quello schieramento, il Ministro Chiti, anche di qualcun altro - è l'emergenza e il possibile e assoluto disprezzo per il Parlamento che potrebbe derivare dal semplice fatto che Pag. 30sul decreto-legge si è proceduto con la fiducia; su questo provvedimento importante (lacunoso, per quanto ci riguarda, ma pubblicamente esaltato da quella parte politica) si pone la questione di fiducia.
Non vorrei che si procedesse con lo stesso sistema con la legge finanziaria. A quel punto si creerebbe un vulnus, caro Presidente, con tutti gli interessi che le parti politiche in quest'Aula e in quella del Senato possono avere (discutere della riforma elettorale, delle riforme costituzionali, delle missioni all'estero). Tutto va bene, ma è chiaro che sulla politica economica e sociale e sulle politiche di welfare e di sviluppo non si può tagliare fuori con una sforbiciata, d'emblée, un ramo del Parlamento. Non lo dico per fare polemica - mi creda, Ministro Chiti - ma con grande rispetto: è paradossale che in questo ramo del Parlamento, dove esiste una maggioranza, non ampia, ma amplissima, si debba ricorrere su questi argomenti allo strumento della questione di fiducia, perché è scontata la polemica, ma non mi interessa farla. Non mi interessa dire pubblicamente ciò che è noto, perché è pubblico - e non c'è bisogno che lo riaffermi -, vale a dire che ci sono dei problemi tra diverse parti politiche che la pensano sullo stesso argomento in maniera difforme. Mi interessa, invece, difendere le prerogative del Parlamento e, se possibile, discutere di politiche economiche e di sviluppo all'interno di questo ramo del Parlamento italiano.
Mi sembra purtroppo che la risposta, indipendentemente dalla sua buona volontà, sia negativa: su questi primi due pilastri del disegno sociale e di sviluppo del Governo non si può nemmeno incidere con una discussione, figuriamoci con l'approvazione di qualche emendamento; noi ne abbiamo presentati ventisette, mentre gli altri gruppi dell'opposizione ne hanno presentati in tutto centodieci, su un disegno di legge che non ha una scadenza immediata. Tuttavia, sarebbe opportuno almeno aprire una discussione e valutare anche con il resto del Parlamento alcuni elementi di sviluppo.
PRESIDENTE. Deputato Volontè, la invito a concludere.
LUCA VOLONTÈ. Sacrificare in questa circostanza la discussione, come avverrà anche presumibilmente con la legge finanziaria - Dio non voglia e lei, onorevole Presidente Bertinotti, spero ce lo dirà -, costituisce un nocumento per lo stesso equilibrio dei poteri. Lo sottolineo perché anche lei, con o senza la moral suasion, faccia presente, come ha fatto il Capo dello Stato, che non è tollerabile proseguire in questa direzione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato La Malfa. Ne ha facoltà.
GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, mi rivolgo a lei, in quanto ho molto apprezzato, pur nella difficoltà di ascoltarla, la risposta che lei ha dato alle questioni preliminarmente poste da me e da altri colleghi. Se ho compreso bene, lei ha effettuato un rinvio...
PRESIDENTE. Torno a chiedervi di consentire l'ascolto, per favore. Faccio notare che davvero è impossibile ascoltare. Ora sta intervenendo il deputato La Malfa e dubito che molti di voi abbiano potuto sentire ciò che ha detto. Come si deve fare per richiamare i deputati a prendere posto e consentire l'intervento? Non mi pare francamente che sia rispettoso nei confronti di chi parla.
Prego, deputato La Malfa.
GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, ho cercato di ascoltare le sue parole con le stesse difficoltà con cui lei, probabilmente, ascolta le nostre in questo momento.
Mi sembra che lei abbia detto, in risposta, che le questioni pregiudiziali volte ad impedire il passaggio all'esame di una certa materia non sono toccate, se respinte, dall'eventuale proposizione da parte del Governo di un nuovo testo e dalla posizione della questione di fiducia.
Tuttavia, la questione illustrata dall'onorevole Lo Presti non presenta questa Pag. 31natura, in quanto non è una pregiudiziale volta ad impedire il passaggio all'argomento, bensì è una pregiudiziale di costituzionalità che, nel caso specifico, verte sui requisiti di costituzionalità rispetto all'articolo 81 della Costituzione. Quindi, nel momento in cui la Camera verrà investita (come si prevede) da un testo integralmente nuovo rispetto a quello in esame (composto da 37 articoli e da un certo numero di commi) e il nuovo testo avrà una sua configurazione finanziaria, la questione di costituzionalità si applicherà anche al nuovo testo. Altrimenti, sarebbe paradossale che, acquisito il vaglio di costituzionalità su questo testo, successivamente il Governo fosse nelle condizioni di presentarne un altro completamente abnorme sotto il profilo dell'articolo 81 e su quello non ricevere il vaglio di costituzionalità da parte dell'Assemblea.
Capisco che, se sono presentati uno, due, cinque emendamenti ad un testo molto complesso, la Presidenza della Camera possa supplire al vaglio dell'Aula attraverso il suo giudizio di ammissibilità. Tuttavia, se il Ministro per i rapporti con il Parlamento si appresta a sostituire integralmente il testo in esame, le chiedo che la Camera possa essere chiamata ad esaminare la questione di costituzionalità in ordine al testo che ci verrà sottoposto, se ci verrà sottoposto (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Repubblicani, Liberali, Riformatori).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Barani. Ne ha facoltà.
LUCIO BARANI. Signor Presidente, anche a nome del gruppo DCA-Democrazia Cristiana per le Autonomie-Partito Socialista-Nuovo PSI dichiaro che voteremo a favore della questione pregiudiziale di costituzionalità presentata dai colleghi del gruppo di Alleanza Nazionale. La questione pregiudiziale in esame, infatti, coglie in pieno il problema della mancanza di copertura finanziaria, al punto che la stessa Ragioneria generale dello Stato afferma, con presa di posizione ufficiale, che manca veramente la copertura finanziaria. Se lo sostiene la Ragioneria generale dello Stato, non vi è che da crederci.
Il finanziamento delle maggiori spese è affidato fondamentalmente ai risparmi connessi con la razionalizzazione degli enti di previdenza, da cui dovrebbero scaturire economie per 3,5 miliardi di euro nell'arco del decennio e i cui effetti non sono assolutamente certi, anzi, non vi sono risparmi di spesa, ma solo costi aggiuntivi. La stessa estensione del congedo parentale, la cui attuazione è rimandata ad alcuni decreti delegati, comporta maggiori oneri.
Signor Presidente, a nostro avviso la questione pregiudiziale della mancanza di copertura finanziaria sussiste. Nel constatare la presenza del Ministro Chiti, mi viene spontaneo citare una frase dantesca: o Tosco, che per la città del foco vivo ten vai così parlando onesto, piacciati di consegnare il maxiemendamento al Presidente di questo loco, così questa ipocrisia finisce e finalmente avremo il terzo testo da discutere. La finiremo, così, di esaminare il primo e il secondo testo e ci metteremo a discutere seriamente.
PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, passiamo ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla questione pregiudiziale di costituzionalità La Russa ed altri n. 1.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 473
Votanti 470
Astenuti 3
Maggioranza 236
Hanno votato sì 204
Hanno votato no 266).
Prendo atto che i deputati Tortoli, Testoni e Drago hanno segnalato che non Pag. 32sono riusciti a votare. Prendo altresì atto che il deputato Mazzaracchio ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e che il deputato Pedrini ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
(Esame degli articoli - A.C. 3178-A)
PRESIDENTE. Essendo stata testè respinta la questione pregiudiziale di costituzionalità La Russa ed altri n. 1, passiamo dunque all'esame degli articoli del disegno di legge, nel testo della Commissione.
Avverto che le Commissioni (Esame degli articoli - A.C. 3178-A) I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (quest'ultimo con condizioni volte a garantire il rispetto dell'articolo 81, quarto comma, della Costituzione) (Vedi l'allegato A - A.C. 3178 sezioni 3 e 4).
Ricordo che, a norma dell'articolo 123-bis, comma 3-bis, ultimo periodo, del Regolamento, gli emendamenti e gli articoli aggiuntivi dichiarati inammissibili in Commissione non possono essere ripresentati in Assemblea (e - ove ripresentati - non sono pubblicati).
Inoltre non sono pubblicati, in quanto non ricevibili: gli emendamenti già presentati presso la Commissione, ma in quella sede ritirati; i nuovi emendamenti, non previamente presentati presso la Commissione, riferiti a parti del testo non modificate dalla Commissione stessa.
Avverto che la Presidenza, sulla base del parere espresso dalla Commissione bilancio nella riunione di oggi, a norma dell'articolo 123-bis del Regolamento, non ritiene ammissibili, in quanto recano nuovi o maggiori oneri finanziari privi di idonea quantificazione e copertura, le seguenti proposte emendative: Rocchi 1.8, Barani 1.9, Compagnon 1.23, Di Salvo 1.25, Compagnon 7.2, Di Salvo 9.21, Porcu 10.2, Turco 13.02, Rocchi 30.2 e 30.3 e Lo Presti 35.3 (Vedi l'allegato A - A.C. 3178 - sezione 2).
Avverto che è stato presentato da parte del relatore di minoranza, deputato Barani, un testo alternativo, stampato in apposito fascicolo unitamente alla relazione.
Come è stato chiarito dalla Presidenza già nelle precedenti legislature (si vedano, in particolare, le sedute del 10 e del 16 novembre 1998, nonché del 7 maggio 2002), con riferimento ai provvedimenti collegati la presentazione dei testi alternativi da parte dei relatori di minoranza è da considerare facoltativa, in ragione della specialità della disciplina del procedimento di esame dei suddetti provvedimenti.
Qualora il testo alternativo sia presentato e venga richiesta la votazione degli articoli da esso recati come emendamenti interamente sostitutivi, ai sensi dell'articolo 87, comma 1-bis del Regolamento, questi ultimi soggiacciono naturalmente alle regole ordinarie in materia di ammissibilità degli emendamenti, nonché al regime speciale vigente per gli emendamenti relativi ai collegati, ai sensi dell'articolo 123-bis, comma 3-bis del Regolamento.
A tal riguardo rilevo che il testo alternativo presentato dal deputato Barani non corrisponde ad emendamenti previamente presentati in Commissione e, pertanto, i suoi articoli - alla luce delle sopra richiamate disposizioni regolamentari - non potranno essere posti in votazione.
Ha chiesto di parlare il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Vannino Chiti (Applausi polemici dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) - Commenti). Deputati, vi prego. Aspettiamo che abbiate finito, così il Ministro potrà prendere la parola...
VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, consegno alla Presidenza, per l'esame di ammissibilità, l'emendamento del Governo interamente sostitutivo dell'articolo 1 e soppressivo degli articoli da 2 a 37 e delle allegate tabelle del disegno di legge n. 3178-A, concernente le norme di attuazione del Protocollo del 23 luglio 2007, su cui il Pag. 33Governo ha intenzione di porre la questione di fiducia (Applausi polemici dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) - Commenti).
PRESIDENTE. Prendo atto della presentazione, da parte del Governo, dell'emendamento 1.100, sostitutivo dell'articolo 1 del testo e soppressivo dei restanti articoli, da 2 a 37, e delle allegate tabelle, nonché del preannunzio, da parte del Ministro per i rapporti con il Parlamento, dell'intenzione del Governo di porre la questione di fiducia sull'approvazione di tale emendamento.
All'esito di tale vaglio, ove l'emendamento risulti ammissibile, sarà cura della Presidenza trasmettere il testo alla Commissione competente, nonché alla Commissione bilancio, per l'espressione del parere.
ELIO VITO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ELIO VITO. Signor Presidente, la ringrazio di questa sua ultima comunicazione, che accoglie una richiesta che le avevamo preannunciato, considerata la particolarità della situazione, affinché sia concesso un congruo termine alla Commissione di merito per esaminare il nuovo testo, prima che il Governo ponga la questione di fiducia e, naturalmente, dopo che la Presidenza ne abbia valutata l'ammissibilità; inoltre, considerata anche la particolare situazione delle numerose condizioni poste dalla Commissione bilancio, ci pare corretto che anch'essa possa valutare se nel nuovo testo tali condizioni sono state accolte.
Però, signor Presidente, a parte tali questioni politico-regolamentari, restano intatte le questioni interamente politiche che vogliamo sollevare: la prima riguarda propriamente il rapporto fra Governo e maggioranza e la seconda riguarda, un po' più in generale, il ruolo di questo ramo del Parlamento.
Sulla questione che riguarda il Governo e la maggioranza, signor Presidente, vi è poco da dire: per la prima volta, credo, dall'inizio della legislatura e forse anche da diverse legislature, il Governo, nel preannunciare la questione di fiducia, non ha avuto neanche la necessità di dover utilizzare la classica «foglia di fico» dietro la quale nascondersi, cioè quella di un presunto ostruzionismo delle opposizioni, che rende necessario il ricorso al voto di fiducia.
In questo caso, la «foglia di fico» non avrebbe retto, per varie ragioni, e comunque il buon Ministro Chiti ha avuto il pudore di non ricorrere ad essa.
È evidente, quindi, che il ricorso al voto di fiducia è interamente dovuto alla discrepanza, al contrasto e alla contrapposizione che vi è stata e vi è fra l'intenzione del Governo e le intenzioni e i voti della sua maggioranza parlamentare (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia), il che costituisce un fatto politico del tutto nuovo, che legittima certo il voto di fiducia e la richiesta di fiducia del Governo; ma è chiaramente una richiesta di fiducia che il Governo formula contro la sua stessa maggioranza parlamentare, contro il lavoro che ha svolto la XI Commissione e contro le votazioni e le decisioni che la Commissione lavoro ha assunto. Credo, quindi, che, da questo punto di vista, debba assumere un rilievo particolare, per le valutazioni che richiederà il prosieguo dell'esame del provvedimento sottoposto alla nostra attenzione e, più in generale, per il rapporto che la maggioranza parlamentare vuole mantenere con il proprio Governo.
Infatti, signor Presidente, un fatto del genere non può essere privo di conseguenze politiche.
Certo, si può sostenere che prevale la questione fiduciaria sul merito e, forse, è anche corretto sostenerlo; ma quando un Governo è costretto, dinanzi alla propria maggioranza parlamentare, così ampia qui alla Camera, a far valere la questione...
PRESIDENTE. Mi scusi, deputato Vito. Per favore, deputati. Per favore, vorrei che Pag. 34non ci si fermasse nei corridoi: almeno si potrebbe apprezzare l'importanza degli argomenti che vengono trattati!
ELIO VITO. Grazie, signor Presidente.
Quando un Governo è costretto a porre la questione di fiducia contro la sua maggioranza, ad utilizzare in qualche modo contro di essa la minaccia della caduta del Governo e delle elezioni anticipate, mi pare che ciò, da una parte, costituisca una prova di clamorosa debolezza dell'Esecutivo e, dall'altra parte, costringa la maggioranza parlamentare e i gruppi di maggioranza ad una riflessione: essi possono certamente far prevalere il giudizio di fiducia al Governo sul merito del provvedimento in esame e del testo sul quale viene posta la questione di fiducia, ma devono procedere anche ad una riflessione sull'attualità stessa di quel Governo.
Se un Governo ricorre ad una misura così estrema contro la propria maggioranza è evidentemente un Governo che ha perso nella sostanza il rapporto con la propria maggioranza parlamentare. Si tratta di un Governo che potrà eventualmente sostenere di godere del consenso delle parti sociali, del consenso astratto della concertazione e persino del sostegno dei lavoratori che hanno partecipato alla consultazione sull'accordo, ma esso dovrà chiaramente rivedere il suo rapporto con la maggioranza parlamentare. Come potranno la Commissione, la maggioranza parlamentare e i gruppi di maggioranza, che hanno espresso quelle indicazioni, quelle delibere e quei voti da noi non condivisi nel merito, non far assumere una conseguenza politica a questo atto del Governo?
PRESIDENTE. La invito a concludere.
ELIO VITO. Come potranno da domani la Commissione lavoro e i gruppi di maggioranza continuare a svolgere le proprie funzioni senza assumere delle determinazioni rispetto ad uno «schiaffo» così forte inflitto dal Governo.
PRESIDENTE. La prego deve concludere.
ELIO VITO. L'ultima considerazione che vorrei svolgere riguarda il ruolo di questo ramo del Parlamento. La settimana scorsa il Governo ha posto la questione di fiducia sul decreto fiscale contrariamente a quanto avvenuto al Senato, e sappiamo anche che oggi la questione di fiducia non verrà posta al Senato. Il Governo oggi preannunzia la posizione della questione di fiducia sul welfare e non sappiamo cosa farà al Senato. La settimana prossima, quando riprenderemo i lavori parlamentari, con molta probabilità la questione fiducia sarà posta anche sul disegno di legge finanziaria, dopo che non è stata posta al Senato. Dovremmo, inoltre, anche esaminare il provvedimento sulla sicurezza senza magari poter apportare modifiche, stante la ristrettezza dei tempi.
Signor Presidente, tutto ciò pone una questione sulla quale ci battiamo dall'inizio della legislatura: non è possibile che l'indeterminatezza dei rapporti di maggioranza al Senato comporti l'eliminazione di questo ramo del Parlamento. Su un tale aspetto chiediamo anche a lei una riflessione più generale (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Onorevole Vito, non l'ho interrotta per ragioni che mi sembrano del tutto evidenti. Gli interventi successivi dovranno essere comunque sull'ordine del lavori. Inviterei, pertanto, i presidenti di gruppo cui concederò la parola ad attenersi a questa indicazione, considerato che successivamente il Governo si esprimerà sulla questione di fiducia e che vi saranno i relativi interventi su quell'atto politico. Quindi, in questa fase, rivolgo un invito a limitare gli interventi alla questione dell'ordine dei lavori.
IGNAZIO LA RUSSA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
IGNAZIO LA RUSSA. Signor Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori ma anche per una questione regolamentare in Pag. 35relazione all'articolo 40 del nostro Regolamento. Nel merito posso rifarmi interamente gli argomenti usati dal collega Elio Vito con il quale concordo parola per parola; ormai, anche questa è una notizia.
Dal punto di vista regolamentare, signor Presidente, sono a conoscenza che l'articolo 40 del Regolamento, esaminato in maniera semplice, preclude la richiesta che le sto per porgere, ma se lei avrà la cortesia di ascoltarmi, così come anche alcuni dei colleghi presenti in Aula, vedrà che la questione che le sto per illustrare non è del tutto peregrina. Abbiamo avanzato, come Alleanza Nazionale, una questione di legittimità costituzionale sulla quale si è soffermata a lungo l'Assemblea. Vi è stata una discussione di un'ora, avvenuta dopo l'illustrazione del collega Nino Lo Presti appartenenti al gruppo di Alleanza Nazionale, nella quale si sono svolti gli interventi di tutti gli altri gruppi. La questione pregiudiziale è stata posta in votazione ed è stata respinta da quella stessa maggioranza che non è in grado di esprimere una maggioranza e che ha bisogno di un voto di fiducia per manifestarsi. La mia è una valutazione politica; e, comunque, la questione pregiudiziale è stata respinta.
Il Governo si accinge ora a modificare integralmente il testo. Signor Presidente, a tale proposito, le chiedo come possa fare il gruppo di Alleanza Nazionale a riproporre sul nuovo testo la questione di incostituzionalità. Ai sensi del Regolamento sappiamo che ciò non è possibile, essendo scaduto il termine per proporre la questione pregiudiziale di costituzionalità, ma d'altra parte dobbiamo considerare anche l'atteggiamento del Governo che preclude all'Aula la possibilità di valutare pregiudizialmente la costituzionalità del provvedimento in esame.
Credo, signor Presidente, che lei debba affrontare immediatamente tale questione, riunire la Giunta per il Regolamento e verificare quali siano i modi concreti affinché non venga sottratto all'Assemblea, alla minoranza e al gruppo Alleanza Nazionale, che formalmente glielo chiede, il diritto a che il Parlamento esprima un voto sulla legittimità costituzionale in via pregiudiziale del provvedimento che il Governo intende sottoporci.
Altrimenti, si verificherebbe un vulnus, apparentemente «salvato» in termini di Regolamento, ma che - dovrà darmi atto di ciò, signor Presidente - nella sostanza esiste, è forte e diventa inaccettabile nel momento in cui la questione di fiducia non viene posta al termine di un lungo dibattito, non viene posta come stato di necessità, ma viene posta - posso sospettarlo - per sottrarre al Parlamento il giudizio di costituzionalità sul provvedimento in esame.
Altrimenti, ciò significherebbe che la questione di fiducia è stata posta per motivi che dovrebbero comportare, non il voto di fiducia, bensì le dimissioni dell'attuale Governo. Tertium non datur: o la fiducia è posta per evitare tale giudizio di legittimità costituzionale oppure perché il Governo non ha più una maggioranza e, allora, farebbe bene ad andare a casa.
In conclusione, sottopongo al Presidente della Camera la richiesta sopra illustrata, e mi aspetto una risposta non solo formale ma anche sostanziale affinché non sia precluso al Parlamento e al gruppo Alleanza Nazionale questo diritto (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Deputato La Russa, ho ascoltato, con l'attenzione che meritava, la sua argomentazione. Vorrei ricordarle, sebbene non ve ne sia bisogno, che non è proprio possibile effettuare questa distinzione, anche dal punto di vista concettuale, tra l'ordinamento, la forma e la sostanza medesima. Lei sa e mi insegna che su questa strada si possono battere vie pericolose, dunque la forma va assolutamente salvaguardata perché si tratta di un elemento di garanzia per tutti.
Del resto lei è stato così corretto da riconoscere che, dal punto di vista letterale, l'interpretazione fornita dalla Presidenza risulta assolutamente incontestabile. L'articolo 40 del Regolamento, che lei ha citato, dice espressamente che la questione pregiudiziale, in questo caso di costituzionalità, Pag. 36è quella secondo cui - in tal modo rispondo anche al deputato La Malfa - un dato argomento non debba discutersi, e perciò è in discussione la pregiudiziale che investe l'intero procedimento proposto; essa non riguarda gli articoli né gli emendamenti, e ricordo che, nella stessa definizione, il maxiemendamento è un emendamento.
Tuttavia, come le ho detto, siccome non sono alieno da considerare la sostanza, pur non essendo possibile agire in opposizione alla forma, penso che la Giunta per il Regolamento debba essere investita in futuro di questa condizione, in modo che, se oggi Regolamento e prassi non consentono che decidere come abbiamo deciso, per il futuro si possa considerare il problema che lei ha posto.
TEODORO BUONTEMPO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne fa facoltà.
TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, il testo prodotto dal lavoro della XI Commissione deve rappresentare il Parlamento. Non credo che il Governo possa calpestare in questo modo quanto è stato definito da una Commissione parlamentare. Nel momento in cui un testo che giunge in Assemblea annulla quello originariamente presentato dal Governo e quello prodotto dalla Commissione, ritengo che l'onorevole La Russa abbia ragione - lo dico a nome dei deputati de La Destra - quando afferma che deve essere restituita al Parlamento la possibilità di ripresentare una questione pregiudiziale di costituzionalità.
Quanto stiamo affermando, onorevoli colleghi, attiene ad una vita parlamentare normale e ordinaria, ma quando vi è la volontà politica, per consentire al Governo di resistere qualche settimana in più, di delegittimare il Parlamento, credo che ai deputati dell'opposizione si presenti un momento difficile, nel quale devono decidere se continuare a fare le comparse o, invece, richiamare l'opinione pubblica a quanto sta avvenendo in questo ramo del Parlamento. Perché rimanere in Aula nel momento in cui tutto il lavoro dei deputati viene calpestato?
Quando si parla dell'impegno svolto dalla Commissione, si parla dell'esame degli emendamenti, di lavoro, di presenza, di ore e ore che non possono essere cancellate. Perché partecipare ai riti del voto di fiducia, onorevoli colleghi dell'opposizione? Se la votino da soli la questione di fiducia!
Usciamo dall'Aula, perché gli Italiani vedano come questi signori stanno calpestando le regole della democrazia. Perché, in conclusione, l'opposizione non valuta l'ipotesi di lasciare in Aula i soli deputati della maggioranza? Quanto sta avvenendo è vergognoso e indecoroso! Dunque, o vi è un'intesa sotterranea tra la maggioranza e l'opposizione per celebrare tali riti o, altrimenti, l'opposizione deve rompere questo stato di cose.
Credo che sia maturo il tempo di abbandonare l'aula e di lasciare soli i deputati della maggioranza per procedere con questi riti che sono realmente indecenti.
ANDREA GIBELLI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANDREA GIBELLI. Signor Presidente, le volevo rivolgere una domanda in ragione della questione di fiducia che è stata preannunciata. Se ricordo bene, in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo, il Governo aveva chiesto che sul provvedimento al nostro esame si applicassero le disposizioni dell'articolo 123-bis del Regolamento della Camera, vale a dire le disposizioni che assegnano a un disegno di legge collegato un certo tempo di discussione.
Oggi ci troviamo di fronte ad una condizione che supera una deliberazione precedente voluta dal Governo. Mi riferisco alla definizione, stabilita con una procedura ad hoc che il nostro Regolamento consente per l'esame dei disegni di legge collegati alla legge finanziaria, di un certo Pag. 37periodo di tempo per deliberare sul provvedimento, tempo che il Regolamento prevede sia almeno di tre giorni.
Avevamo discusso se fissare, per la chiusura dell'esame, il giorno 28, il 29 o il 30 e si era deciso per il 29. Inoltre, le ricordo che il mio gruppo aveva chiesto che della questione fosse investita l'Assemblea attraverso l'espressione del voto e non la Conferenza dei presidenti di gruppo con una deliberazione all'unanimità: la Lega Nord Padania, infatti, sarebbe stata assolutamente contraria.
Dunque, la domanda che le sottopongo è come interpreta le disposizioni previste dall'articolo 123-bis che, in questi casi, prevedono un vaglio di ammissibilità in V Commissione per deliberare eventuali stralci delle disposizioni non compatibili con la manovra finanziaria dato che, nel contempo, si versa in una situazione in cui opera la valutazione ordinaria di ammissibilità dell'emendamento sul quale è posta la questione di fiducia.
Quindi, si convoca anche la V Commissione per l'esame di competenza o stabiliamo che prevalga la procedura sull'esame di ammissibilità dell'emendamento sul quale è posta la questione di fiducia? Questa è una deliberazione che riguarda il «contenitore» che ci siamo dati al comma 1 dell'articolo 123-bis, a cui si aggiunge il comma 2 per quanto riguarda le procedure.
Faccio riferimento all'ultimo comma dell'articolo ponendo una questione che si interfaccia con le condizioni di natura politica e pregiudiziale che, comunque, hanno già esposto i colleghi La Russa e Vito; le chiedo, quindi, se attraverso questa combinazione di disposizioni, vi sarà tra qualche ora la valutazione delle ammissibilità anche in ragione dei pronunciamenti che sui disegni di legge collegati alla legge finanziaria deve fare la Commissione bilancio. Ebbene, la sospensione delle attività delle Commissioni in ragione dell'annunciata questione di fiducia, ammetterebbe la convocazione della V Commissione, in ragione di questa disposizione regolamentare che è richiamata all'articolo 123-bis.
Si tratta, a mio avviso, di una forzatura di carattere regolamentare - mi auguro che nelle prassi parlamentari vi sia un dispositivo che offra una risposta - ma denuncia un fatto politico, signor Presidente, perché la responsabilità di questa situazione è nelle sue mani.
Noi non possiamo, per la seconda volta consecutiva, affrontare l'esame in Commissione su un testo che, in maniera assolutamente arbitraria, o non viene discusso o non viene emendato o viene affrontato attraverso la posizione della questione di fiducia che esautora in maniera completa l'Assemblea del Parlamento. Questo è un argomento antico, ma vorrei lasciare agli atti del Parlamento la considerazione per la quale anche le condizioni politiche cui ha fatto riferimento il collega Vito sono comunque soggette alle regole che lei, in ogni caso, deve far rispettare. Inoltre, non può trascurare le dichiarazioni che, ad esempio, oggi pronuncia il segretario dei socialisti Enrico Boselli, ossia che, in ragione di un mancato accordo, da oggi una componente di questa maggioranza si ritiene libera da qualunque mandato politico. Questa, infatti, è una «fiducia» di carattere politico che, ancora una volta, non consente di affrontare nel merito una misura che, dopo avere ricevuto - ed è peraltro discutibile - una legittimazione sul piano popolare e mediatico, viene oggi sconfessata dalla stessa maggioranza in un'Aula parlamentare in quanto detta maggioranza non affronta la materia. La responsabilità politica di queste forzature è sua, Presidente Bertinotti: io pretendo il rispetto delle disposizioni regolamentari senza questa «sommatoria di sottrazioni» ad una procedura parlamentare che, comunque, deve avere il suo corso e la sua praticabilità in concreto (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Deputato Gibelli, lei ha ragione di pretendere l'applicazione del Regolamento e ciò, infatti, è quanto la Presidenza compie. Inviterei, pur rispettando interamente le considerazioni che vengono svolte, a tenere separati, agli effetti stessi dell'andamento del nostro lavoro e della legittimità delle decisioni che Pag. 38vengono prese, come ho già risposto al presidente La Russa, gli argomenti riguardanti valutazioni politiche e comportamentali da quelli regolamentari. L'articolo 123-bis, da questo punto di vista, è inequivoco e, infatti, la prassi è senza eccezioni.
È la Presidenza che esprime il vaglio di ammissibilità e che stabilisce se siano state introdotte parti estranee rispetto a quelle suscettibili di essere ammesse. Allo stesso modo, è prerogativa del Governo ricorrere alla fiducia che, una volta esercitata, supera le procedure ordinarie, dando luogo ad una specifica forma di procedura prevista per la fiducia medesima. Dunque, siamo nel pieno rispetto dell'applicazione del Regolamento.
Naturalmente vale anche per lei quanto ho già affermato in precedenza: stanno emergendo problemi complessi, che ritengo meritino una riflessione da parte della Presidenza e della Giunta per il Regolamento.
Prima di sospendere la seduta, vorrei salutare gli allievi e gli insegnanti della scuola media Tito Minniti di Napoli, che saluto a nome dell'Assemblea e della Presidenza e che ringrazio per essere presenti nelle tribune (Applausi).
Al fine di procedere al vaglio di ammissibilità del testo, sospendo la seduta che riprenderà alle ore 16,30.
La seduta, sospesa alle 15,40 è ripresa alle 16,55.
PRESIDENTE. Ricordo che, prima della sospensione della seduta, il Ministro per i rapporti con il Parlamento ha depositato l'emendamento 1.100 (vedi l'Allegato A - A.C. 3178
sezione 5), sostitutivo dell'articolo 1 del disegno di legge, n. 3178-A, e soppressivo dei restanti articoli (da 2 a 37) e delle allegate tabelle, preannunziando l'intenzione del Governo di porre la fiducia sulla sua approvazione.
La Presidenza ha svolto il vaglio di ammissibilità su tale proposta emendativa, verificando che essa riproduce in larga parte il testo elaborato dalla Commissione recependo le condizioni volte a garantire il rispetto dell'articolo 81, quarto comma, della Costituzione, poste dalla Commissione bilancio nel parere reso in data odierna e di cui si è già dato conto.
L'emendamento, pertanto, deve ritenersi ammissibile.
Come preannunciato il testo sarà trasmesso alla Commissione competente, nonché alla Commissione bilancio.
Per consentire un adeguato esame del testo, sospendo la seduta fino alle ore 18,45.
La seduta, sospesa alle 17, è ripresa alle 18,55.
PRESIDENTE. Ricordo che il Governo ha presentato l'emendamento 1.100, sostitutivo dell'articolo 1 e soppressivo dei restanti articoli del testo e delle allegate tabelle, preannunziando la volontà di porre la questione di fiducia sull'approvazione di tale emendamento.
Ricordo inoltre che la Presidenza ha ritenuto ammissibile tale testo, che è stato trasmesso alla Commissione lavoro e alla Commissione bilancio, che ha espresso il prescritto parere che è in distribuzione (Vedi l'allegato A - A.C. 3178 sezione 4).
Avverto che a pagina 4 del testo medesimo, al comma 9, quinta riga, in fine, deve leggersi: «al comma 7» in luogo di «al comma 1 dell'articolo 28 della legge 28 dicembre 2001, n. 448».
(Posizione della questione di fiducia - Emendamento 1.100 del Governo - A.C. 3178-A)
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Ne ha facoltà.
VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, a questo punto, a nome del Governo, a ciò espressamente autorizzato dal Consiglio dei Ministri, pongo la questione di fiducia sull'approvazione, senza subemendamenti e articoli aggiuntivi, dell'emendamento del Governo 1.100, interamente sostitutivo dell'articolo 1 e soppressivo degli articoli da 27 a 37 e delle allegate tabelle del disegno di legge n. 3178-A concernente le norme di attuazione del Protocollo del 23 luglio 2007.
Pag. 39
PRESIDENTE. A seguito della decisione del Governo di porre la questione di fiducia, la Conferenza dei presidenti di gruppo è convocata alle ore 19 per l'organizzazione del seguito del dibattito. La seduta dell'Assemblea riprenderà subito dopo la conclusione di tale riunione.
Prima di dare la parola al deputato Crosetto, che l'ha chiesta, a seguito di una serie di interventi che si sono succeduti nella precedente fase del dibattito, vorrei sottoporvi una breve riflessione.
Non vi è dubbio che, alla luce della prassi consolidata, il Governo possa, per prerogativa costituzionale, porre in ogni fase del procedimento legislativo la questione di fiducia, individuandone l'oggetto. Né è contestabile la prassi, anche qui consolidata, di accorpare in un unico emendamento più articoli di un progetto di legge a scopo fiduciario.
Da questo punto di vista l'iniziativa del Governo è dunque legittima e conforme a numerosi precedenti, verificatisi nel corso delle legislature. In tal senso si è pronunciata in passato la Presidenza della Camera e, rispetto a quelle pronunce, non vi è nulla da aggiungere o rettificare.
Devo tuttavia segnalare che la procedura cui ho fatto riferimento, e che il Governo ha inteso percorrere nell'iter del disegno di legge collegato, ripropone una evidente, preoccupante difficoltà nel rapporto tra il Parlamento e l'Esecutivo, inducendo una riflessione sul nostro sistema istituzionale, così come, negli anni, si è andato evolvendo nella prassi.
In questo contesto merita una riflessione attenta anche il tema del rapporto che intercorre - o deve intercorrere - fra le trattative e gli accordi che vedono protagonisti il Governo e le parti sociali ed il ruolo delle Camere, in funzione della salvaguardia del carattere parlamentare della nostra forma di governo.
Nel caso di specie voglio anche ricordare, dal punto di vista del metodo, come nella risoluzione sulla Nota di aggiornamento al Documento di programmazione economico-finanziaria, approvata dalla Camera il 4 ottobre scorso, fosse stato sottolineato, con riferimento ai disegni di legge collegati, «che l'utilizzo di più strumenti (...) può utilmente concorrere ad un più ordinato e più ragionato esame dei provvedimenti che compongono la manovra».
Ritengo quindi di dover rappresentare, in termini generali, quella che appare un'esigenza istituzionale, emersa non da oggi, che postula una adeguata precisazione dei rispettivi ruoli - e prerogative - del Parlamento e del Governo.
Penso che tutti i gruppi parlamentari, al di fuori delle singole contingenze, debbano farsene carico nelle sedi proprie, a partire da quell'opportuna opera di revisione dei Regolamenti, che è da più parti auspicata nel comune obiettivo di restituire agibilità piena al nostro sistema costituzionale e di garantire, in questo contesto, la pienezza delle prerogative parlamentari.
Ha chiesto di parlare il deputato Crosetto. Ne ha facoltà.
GUIDO CROSETTO. Signor Presidente, desidero anzitutto svolgere una riflessione con riferimento a quanto lei ha appena detto: è la prima volta che il Governo, presentando un maxiemendamento sul quale pone la questione di fiducia, cambia e stravolge il lavoro compiuto in Commissione; questo rischia di essere un precedente che umilia questa Camera ancora di più di quanto sia stato fatto finora.
Desidero però segnalarle anche un'altra questione: umiliazione su umiliazione, in Commissione bilancio, in sede di espressione del parere, ho chiesto in primo luogo al presidente che si procedesse con votazione nominale. Tale richiesta è stata rigettata sulla base di una vecchia circolare di qualche Presidente della Camera, non già sulla base di un articolo del Regolamento. Successivamente, ho chiesto che fosse verificata la presenza del numero legale e mi sono sentito rispondere che non era il caso di perdere tempo, che si trattava di una richiesta pretestuosa e che la seduta della Commissione era chiusa.
È un'umiliazione che si aggiunge all'umiliazione. Una simile richiesta ci era utile perché - come abbiamo avuto modo Pag. 40di dire nel corso del dibattito - questo provvedimento pone a nostro avviso fortissimi problemi di bilancio: desideravamo dunque che vi fosse un'assunzione di responsabilità da parte dei singoli che votavano per l'espressione di un parere favorevole su questa legge, con i nomi di chi la votava. La motivazione era dura, ma volevamo poter dire ai nostri figli i nomi delle persone che avevano detto che questa legge non aveva contenuti finanziari che mettessero in crisi i conti dello Stato.
Non è stato possibile votare nominalmente: per carità, lo abbiamo accettato; ma non ci è stato neppure concesso di verificare il numero legale. Per quanto sia assai meno grave rispetto all'atto compiuto dal Governo con lo stravolgimento del lavoro svolto in Commissione, anche questo mi pare un fatto grave e da segnalare.
LINO DUILIO, Presidente della V Commissione. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LINO DUILIO, Presidente della V Commissione. Signor Presidente, intervengo solo per dire che mi spiace che vi siano simili considerazioni. Il comportamento tenuto in Commissione da parte mia si è infatti ispirato - come sempre, peraltro - ad un atteggiamento di rispetto delle regole e delle prassi consolidate, cui ci si richiama nell'ordinare i lavori della Commissione.
In particolare, per quanto concerne la questione della richiesta del voto nominale, ho tenuto a sottolineare la prassi consolidata, che peraltro si rifà ad una circolare del Presidente della Camera, che richiamo espilicitamente: non sono ammesse votazioni per appello nominale, riservate in Commissione per prassi alle sedi nelle quali sono assunte deliberazioni di carattere definitivo, secondo quanto da ultimo affermato dalla lettera del Presidente della Camera del 4 luglio 1996, che ha espressamente escluso il ricorso a tali votazioni «nei procedimenti che, avendo natura e finalità meramente istruttorie, sono connotati da snellezza e libertà di forme e dall'assenza di rigidi vincoli procedurali».
Per quanto attiene invece alla questione della richiesta di verifica del numero legale, non ho detto che era pretestuosa: ho semplicemente detto che era del tutto implicito che vi fosse il numero legale. E l'ho detto anche in considerazione del fatto che, se ci si fosse dovuti attenere alle norme procedurali anche in questo caso, la richiesta avrebbe dovuto essere presentata da quattro deputati, mentre erano presenti solo tre deputati dell'opposizione (fra l'altro, non era presente neanche il capogruppo).
Mi spiace di dover fare questi richiami di carattere formale, che sconfinano nel formalistico, ma se vengono svolte osservazioni che vengono elevate alla dignità di una polemica che attiene al rispetto dell'autorevolezza della sede in cui noi lavoriamo, credo sia da parte mia un dovere far presente queste considerazioni.
PRESIDENTE. Registrate queste precisazioni, saluto gli alunni, le alunne e gli insegnanti dell'Istituto tecnico commerciale Franco Andrea Bonelli di Cuneo, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Ricordo che la Conferenza dei presidenti di gruppo è convocata immediatamente al piano aula per l'organizzazione del seguito del dibattito.
Sospendo la seduta, che riprenderà subito dopo la conclusione di tale riunione.
La seduta, sospesa alle 19,05, è ripresa alle 19,30.
Sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Comunico che a seguito della Conferenza dei presidenti di gruppo, che si è testé riunita, è stata definita la seguente organizzazione del dibattito conseguente alla posizione della questione di fiducia sull'approvazione, senza subemendamenti ed articoli aggiuntivi, dell'emendamento 1.100 del Governo integralmente sostitutivo dell'articolo 1 e soppressivo degli articoli da 2 a 37, nonché delle allegate tabelle, del disegno di legge Pag. 41n. 3178-A - Norme di attuazione del Protocollo del 23 luglio 2007 su previdenza, lavoro e competitività per favorire l'equità e la crescita sostenibili, nonché ulteriori norme in materia di lavoro e previdenza sociale (collegato alla manovra di finanza pubblica).
Le dichiarazioni di voto sulla fiducia avranno inizio alle ore 16.10 di domani con ripresa televisiva diretta degli interventi dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo misto. La seduta inizierà alle ore 16.
La votazione per appello nominale avrà luogo, a norma dell'articolo 116, comma 3, del regolamento, domani, mercoledì 28 novembre, a partire dalle ore 19.
Domani il previsto svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata (question time) non potrà aver luogo.
Il termine di presentazione degli ordini del giorno è fissato alle ore 11 di domani.
Per quanto riguarda la seduta di giovedì 29 novembre, oltre al seguito dell'esame del disegno di legge n. 3178 - Norme di attuazione del Protocollo del 23 luglio 2007 su previdenza, lavoro e competitività per favorire l'equità e la crescita sostenibili, nonché ulteriori norme in materia di lavoro e previdenza sociale (collegato alla manovra di finanza pubblica), avranno luogo la votazione per l'elezione di un segretario di presidenza, il seguito dell'esame del disegno di legge n. 3199 - Conversione in legge del decreto-legge 30 ottobre 2007, n. 180, recante differimento di termini in materia di autorizzazione integrata ambientale e norme transitorie (da inviare al Senato - scadenza: 30 dicembre 2007), il seguito dell'esame della mozione Giancarlo Giorgetti ed altri n. 1-00248 relativa ai negoziati sullo status del Kosovo e lo svolgimento di interpellanze urgenti (al termine delle votazioni).
Comunicazione del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica.
PRESIDENTE. Informo che in data 26 novembre 2007 il presidente del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica mi ha inviato la seguente lettera: «Signor Presidente, nel corso della seduta del 22 novembre 2007, il Comitato che ho l'onore di presiedere ha concluso l'esame della conferma del segreto di Stato opposto nell'ambito del procedimento penale relativo al sequestro in Iraq della giornalista italiana Giuliana Sgrena.
Al riguardo, desidero informarLa che il Comitato, con deliberazione assunta all'unanimità dei presenti, ha ritenuto non infondata la citata opposizione, la cui conferma è stata comunicata dal Presidente del Consiglio dei Ministri al Comitato medesimo ed ai Presidenti delle Camere con lettere, rispettivamente, dell'11 e del 24 maggio 2007.
L'occasione mi è gradita per porgerle i miei migliori saluti. Claudio Scajola».
Ordine del giorno della seduta di domani.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.
Mercoledì 28 novembre 2007, alle 16:
Seguito della discussione del disegno di legge:
Norme di attuazione del Protocollo del 23 luglio 2007 su previdenza, lavoro e competitività per favorire l'equità e la crescita sostenibili, nonché ulteriori norme in materia di lavoro e previdenza sociale (3178-A).
- Relatori: Delbono, per la maggioranza; Barani, di minoranza.
La seduta termina alle 19,35.
VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO
INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 1 | ||||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
1 | Nom. | ddl 3178-A - quest. preg. n. 1 | 473 | 470 | 3 | 236 | 204 | 266 | 59 | Resp. |
F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.