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XV LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 257 di giovedì 13 dicembre 2007
Pag. 1PRESIDENZA DEL PRESIDENTE FAUSTO BERTINOTTI
La seduta comincia alle 9,35.
SERGIO D'ELIA, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Bocchino, Bruno, Catone, Marcenaro, Morrone, Rigoni, Spini e Stucchi sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantacinque, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Seguito della discussione del disegno di legge: S. 1817 - Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2008) (Approvato dal Senato) (A.C. 3256-A) (ore 9,38).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2008).
Ricordo che nella seduta dell'11 dicembre scorso si è conclusa la discussione congiunta sulle linee generali dei disegni di legge finanziaria e di bilancio e hanno avuto luogo le repliche.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi relativi al seguito dell'esame è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (vedi calendario).
(Esame degli articoli - A.C. 3256-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge, nel testo della Commissione.
Avverto che la I Commissione (Affari costituzionali) ha espresso il prescritto parere, che è distribuito in fotocopia (Vedi l'allegato A - A.C. 3256 sezione 2).
Come già avvenuto in passato, per facilitare l'esame del disegno di legge è stata conservata la numerazione originaria degli articoli e dei commi del disegno di legge, mentre gli articoli e i commi aggiunti nel corso dell'esame in Commissione sono stati contrassegnati con i suffissi bis, ter e successivi. Rimane inteso che in sede di coordinamento finale del testo si procederà ad attribuire ai commi una numerazione progressiva.
Nei fascicoli degli emendamenti relativi al disegno di legge finanziaria sono riportati: gli emendamenti ammissibili presentati presso la Commissione bilancio nel corso dell'esame in sede referente, ivi respinti e nuovamente presentati ai fini dell'esame del provvedimento in Assemblea; gli emendamenti presentati con riferimento alle parti del provvedimento modificate dalla Commissione bilancio che risultino consequenziali alle medesime.Pag. 2
Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibili alcune proposte emendative per carenza della necessaria copertura finanziaria. Si tratta sia di emendamenti presentati alle parti modificate del testo sia di emendamenti già presentati e valutati ammissibili durante l'esame in Commissione, la cui copertura è divenuta non sufficiente a seguito delle modifiche al testo approvate in quella sede, con particolare riferimento alla dotazione delle tabelle (Vedi l'allegato A - A.C. 3256
sezione 2).
Se non vi sono obiezioni, potremmo dare per letto l'elenco delle inammissibilità, che è piuttosto lungo. Lo stesso sarà distribuito in fotocopia al Comitato dei nove, posto in distribuzione e sarà pubblicato in calce al resoconto della seduta odierna.
Avverto inoltre che, fra gli emendamenti presentati riferiti alle parti del testo non modificate, la Presidenza non ritiene ammissibili alcune proposte emendative di contenuto identico ad altre già dichiarate inammissibili per estraneità di materia presso la Commissione bilancio nella seduta del 3 dicembre. Si tratta, in particolare, delle seguenti proposte emendative: Fasolino 49.035 e D'Ulizia 49.036, di contenuto analogo all'articolo aggiuntivo Bellotti 122.01, presentato presso la Commissione, nonché Lazzari 149.09, identico all'emendamento Alberto Giorgetti 58.010, presentato presso la Commissione (Vedi l'allegato A - A.C. 3256 sezione 1).
Avverto, infine, che sono ricompresi nei fascicoli ulteriori proposte emendative presentate dalla Commissione nella seduta di ieri, delle quali la Presidenza si riserva di valutare l'ammissibilità.
La Presidenza si riserva di dichiarare ulteriori inammissibilità nel prosieguo dell'esame.
VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, il Governo ha predisposto tre maxiemendamenti al disegno di legge finanziaria per il 2008 al nostro esame, che ora consegnerò alla Presidenza (Applausi ironici dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale) e sui quali preannuncia, dopo il vaglio di ammissibilità da parte della Presidenza, l'intenzione di porre la questione fiducia.
Voglio in questa sede soltanto ringraziare il presidente della Commissione bilancio - di tutte le Commissioni, ma in particolare il presidente della Commissione bilancio -, Duilio, il relatore Ventura e tutti i membri della Commissione, perché quest'ultima ha concluso i suoi lavori approvando un testo e i maxiemendamenti fanno riferimento e tengono conto, come potrà essere verificato, del lavoro e delle decisioni della Commissione e del Comitato dei nove.
TEODORO BUONTEMPO. Vi siete fatti l'accordo...
PRESIDENTE. Prendo atto della presentazione da parte del Governo degli emendamenti 1.1000, interamente sostitutivo dell'articolo 1 del testo e soppressivo degli articoli da 2 a 22, 23.1000, interamente sostitutivo dell'articolo 23 del testo e soppressivo degli articoli da 24 a 134-bis, e 135.1000, interamente sostitutivo dell'articolo 135 del testo e soppressivo degli articoli da 136 a 151 e delle allegate tabelle, nonché del preannunzio da parte del Ministro per i rapporti con il Parlamento dell'intenzione del Governo di porre la questione di fiducia sull'approvazione di tali emendamenti.
Tali emendamenti - come appare evidente - sostanzialmente assorbono il testo del disegno di legge finanziaria. La Presidenza - come in analoghe circostanze - si riserva di valutare la completezza del testo e di effettuare il vaglio di ammissibilità.
Per consentire lo svolgimento di tale vaglio sospendiamo la seduta che riprenderà per la comunicazione delle decisioni della Presidenza in merito all'ammissibilità degli emendamenti presentati. Dell'oraPag. 3di ripresa della seduta sarà data tempestivamente comunicazione ai gruppi.
Ove gli emendamenti risultino ammissibili, sarà cura della Presidenza trasmettere i testi alla Commissione bilancio.
ANDREA GIBELLI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANDREA GIBELLI. Signor Presidente, rivolgo un doppio appello a lei e al Governo. Abbiamo vissuto in questi giorni una «fiducia annunciata» che ha di fatto un po' stravolto i lavori parlamentari della Camera, nell'ambito di un rapporto tra Parlamento e Governo che è assolutamente imbarazzante. Se consideriamo gli interventi parlamentari nella funzione primaria legislativa e nell'accoglimento di emendamenti in Assemblea, attività che dovrebbero essere proprie del Parlamento, tra il decreto fiscale e la legge finanziaria siamo completamente al paradosso di un rapporto minimo tra Parlamento e Governo.
Posso capire che ci sia un Governo in grandi difficoltà, un Governo che non sa legiferare e che non riesce a dare risposte. Oggi, pare che la questione del ritardo nella presentazione dei maxiemendamenti sia dovuta alle trattative col settore dell'autotrasporto, dove abbiamo visto che, per dare una «risposta» di 30 milioni di euro, si sono creati al Paese 2 miliardi di euro di danni, perché queste sono le proporzioni. Tutto ciò in coda a quel «chiacchiericcio», a quel continuare a «mercanteggiare» - signor Presidente, uso volutamente questa espressione - in Commissione bilancio, con una serie di concessioni e di spese che hanno finanziato tutto e il contrario di tutto, dove sentiamo ministri che si occupano di materie economiche parlare di rigore della spesa, mentre non c'è più nessun limite quadro nelle disposizioni di carattere finanziario. Il Parlamento è completamente estromesso da qualsiasi confronto costruttivo.
La settimana scorsa, in Commissione bilancio abbiamo visto «giocare a rimpiattino» sui tempi, per poi emanare quella doppia disposizione della Conferenza dei presidenti di gruppo che prescriveva un tempo per la presentazione degli emendamenti sulla parte non modificata e su quella modificata.
Oggi, di fronte all'ennesima fiducia, all'ennesimo tentativo del Governo di non confrontarsi con l'Assemblea, ma sempre in sedi extraparlamentari, quelle della negoziazione all'interno di una maggioranza frammentata, mi rivolgo a lei, signor Presidente, perché si pone ancora una volta una questione di metodo di lavoro che viene continuamente stravolto.
Lei evidentemente convocherà la Conferenza dei presidenti di gruppo dove stabiliremo un ordine dei lavori. Ebbene, le rivolgo ufficialmente in Assemblea l'osservazione, come al solito in maniera molto garbata, che non è accettabile, pur nella massima disponibilità del nostro gruppo, lavorare nelle condizioni che il Governo ha posto; non è quindi un fatto istituzionale ma politico. Lei ci metta nelle condizioni di svolgere appieno le nostre funzioni, che sul piano parlamentare si sono esaurite con la posizione dell'odierna questione di fiducia. Ci troveremo in un momento in cui il Parlamento verrà «ingolfato», verso il fine settimana, tra la giornata di domani e quella di sabato.
Le dico ufficialmente che, in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo, noi richiederemo che la giornata di domenica non venga dedicata ai lavori parlamentari: vi è infatti un'importantissima manifestazione a Milano promossa da un partito politico, il nostro, che ha la stessa dignità delle altre formazioni, per le quali in tante occasioni si sono sospesi i lavori per permettere riunioni di gruppo, assemblee di partito e quant'altro. Pur avendo programmato questa manifestazione, il nostro gruppo non aveva sollevato eccezioni al calendario da lei propostoci, che prevedeva una continuità di lavoro fra il 10 e il 23, poiché confidava in un rapporto con l'Assemblea che fosse costruttivo e rientrante nei normali canoni di lavoro che l'esame del disegno di legge finanziaria impone: dunque un rapporto forte, dialetticoPag. 4e costruttivo, tale da mettere i parlamentari nelle condizioni di lavorare tranquillamente.
Lo dico dunque ufficialmente qui in Aula e lo ripeteremo in Conferenza dei presidenti di gruppo: si tenga conto di questa esigenza. Essa non serve a perdere tempo. Del resto, il nostro gruppo ha partecipato ai lavori in Commissione senza fare ostruzionismo e svolgendo interventi di merito, e in Assemblea sarebbe stato pronto a fare altrettanto. Non possiamo però pensare che la solita forzatura cui questo Governo ci ha abituati, per cui si pone la questione di fiducia all'ultimo momento per motivi tutti interni alla maggioranza, pregiudichi l'attività politica di un partito e - credo - anche degli altri parlamentari che utilizzano il fine settimana per continuare a fare politica.
Come ho detto, signor Presidente, il nostro partito organizzerà a Milano una manifestazione politica importantissima. La invito dunque a tener conto, nella definizione dei lavori dell'Assemblea, delle prerogative parlamentari e delle esigenze politiche che manifesteremo nelle sedi opportune, ma che ritenevo utile affermare in Assemblea, anche facendo leva sulla sensibilità del Governo e dei colleghi (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
ALBERTO GIORGETTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ALBERTO GIORGETTI. Signor Presidente, intervengo per esprimere tutto lo sconcerto e il disappunto del gruppo di Alleanza Nazionale per il preannuncio da parte del Ministro Chiti della posizione della questione di fiducia su tre maxiemendamenti che incidono sul testo del disegno di legge finanziaria e su parte del lavoro svolto in Commissione. Il nostro, signor Presidente, è uno sconcerto e un disappunto di metodo e di merito.
Quello del Ministro Chiti è un annuncio che avevamo già percepito nei giorni scorsi. Abbiamo così l'ennesimo ricorso allo strumento della questione di fiducia, che dovrebbe essere straordinario e che invece, purtroppo, da questa legislatura è diventato lo strumento ordinario per approvare soprattutto provvedimenti di carattere economico e finanziario particolarmente rilevanti (nell'ambito della sessione di bilancio, ma non solo). Ormai, a causa della difficoltà palese della maggioranza, alla Camera si ricorre sistematicamente alla questione di fiducia: non vi sono precedenti nella storia repubblicana di un utilizzo così intenso di questo strumento regolamentare.
La nostra insoddisfazione, signor Presidente, deriva dal fatto che l'opposizione e in particolare il gruppo di Alleanza Nazionale si è presentata a questa discussione e a questo dibattito con un «pacchetto» emendativo corposo e qualificato, che aveva l'obiettivo di migliorare in modo significativo il testo al nostro esame. Certo, è difficile esaminare in Commissione oltre centocinquanta articoli e riuscire a svolgere comunque un lavoro positivo. Grazie alla responsabilità dell'opposizione, però, e nel rispetto dei ruoli, si è tentato comunque di sviscerare il testo del disegno di legge: ma una settimana non basta, signor Presidente. È dunque ormai evidente che questo strumento va riformato, ma è altrettanto evidente che vi è la necessità di tornare ad avere un percorso di confronto degno di questo nome.
E fa specie, signor Presidente, la rinuncia che di fatto lei ha adottato (mi rendo conto che lo ha fatto con spirito pragmatico e realistico) in ordine alla circostanza di portare avanti le considerazioni che lei aveva svolto, dopo la posizione della questione di fiducia sul decreto-legge fiscale collegato alla legge finanziaria, sulla necessità che il Parlamento, in particolar modo la Camera dei deputati, non fosse sempre mero strumento di approvazione di provvedimenti senza poter sviluppare fino in fondo il proprio ruolo e senza creare un dibattito degno di tale nome per apportare dei miglioramenti significativi al testo.
Signor Presidente, non può esser sufficiente la discussione svolta in CommissionePag. 5e l'approvazione di alcuni emendamenti presentati da parte della maggioranza. Tale circostanza non basta a dimostrare che vi è stato un dibattito in ordine al disegno di legge finanziaria alla Camera dei deputati. Non è così! Non si può pensare di evitare sistematicamente l'Assemblea, in particolar modo su provvedimenti così rilevanti.
Come dicevo, signor Presidente, abbiamo colto anche il suo atteggiamento di ieri ed in particolar modo dal suo ultimo intervento, dinanzi all'ennesima protesta dell'opposizione per un ulteriore rinvio e per l'incapacità del Governo e della maggioranza di arrivare preparati in Assemblea e cominciare i lavori in questa sede, quando lei ha affermato che avrebbe comunque assicurato che nessuna disposizione del possibile maxiemendamento del Governo sarebbe entrata nel testo del disegno di legge finanziaria se non fosse stata sottoposta al vaglio della Commissione.
Si tratta di un interessante strumento prudenziale, apprezzabile dal punto di vista degli intenti, signor Presidente, ma siamo dinanzi ad un percorso regolamentare che viene ormai forzato nell'interpretazione, pur di favorire il superamento di una situazione di difficoltà, in cui versa la maggioranza, di natura sostanzialmente politica. Infatti, è sostanzialmente politica la circostanza che l'Assemblea non possa votare gli emendamenti, così come il fatto che il testo del disegno di legge finanziaria possa essere modificato solo in alcune parti, perché in altre non può essere assolutamente emendato, altrimenti non vi sono più i numeri per l'approvazione al Senato. Infine, è politico il fatto che il Governo abbia a sua disposizione, per necessità di tenuta complessiva, un solo strumento per poter restare coeso: il ricorso alla questione di fiducia.
Signor Presidente, in conclusione, esprimo tutta la nostra insoddisfazione e la rappresenteremo in occasione delle dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia. Invitiamo a credere maggiormente al ruolo che rappresentiamo e a difendere di più le prerogative della Camera, signor Presidente, perché altrimenti il ruolo dei deputati viene svilito ed in particolar modo quello dell'opposizione che già deve affrontare le difficoltà derivanti dall'essere minoranza, e dispone pertanto di un solo strumento, l'applicazione puntuale del Regolamento di cui lei, signor Presidente, è il garante (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Saluto gli studenti dell'istituto tecnico industriale Mario Del Pozzo di Cuneo, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
GIANFRANCO CONTE. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIANFRANCO CONTE. Signor Presidente, oggi si conclude una farsa annunciata, cominciata già dalla predisposizione del primo testo del disegno di legge finanziaria presentato al Presidente della Repubblica e composto da circa centocinquanta articoli. Tali articoli, su sollecitazione anche del Capo dello Stato sono stati ridotti a novantanove e presentati al Senato, «spalmando» il contenuto dei rimanenti articoli all'interno del testo stesso. Quest'ultimo è giunto dal Senato nuovamente suddiviso in centocinquanta articoli e ormai era noto a tutti, già durante l'esame al Senato, che in questa sede si sarebbe posta la questione di fiducia.
L'opposizione ha lavorato in Commissione per dimostrare che questo ramo del Parlamento non è secondo a nessuno (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e Lega Nord Padania). Lo ha fatto soprattutto perché non si poteva continuare ad accettare la routine che ha portato il Governo, nei primi venti mesi dell'attuale legislatura, a porre alla Camera (comprese le ultime tre appena presentate) per ben diciotto volte la questione di fiducia.
Signor Presidente, credo che non si possa pensare che il senso di responsabilità dell'opposizione possa essere in qualche modo sostanzialmente compresso attraversoPag. 6la posizione della questione di fiducia. Naturalmente vigileremo, signor Presidente, perché non possiamo accettare che la Commissione bilancio diventi una sorta di suk, così come è stato dimostrato in questi giorni, in cui i rappresentanti - parliamone - delle lobby vengono a presentare sottobanco proposte emendative, così come è stato nell'ultima fase che ha caratterizzato i lavori della Commissione. Inoltre, non possiamo accettare che il Governo - con una tattica da «ciliegia dietro ciliegia» - continui a presentare emendamenti ed ha continuato a farlo fino ieri sera.
Quindi, signor Presidente, vigileremo e la preghiamo di vigilare ella stesso, affinché il testo presentato dal Governo per la richiesta della fiducia sia assolutamente conforme ai lavori svolti in Commissione. Non accetteremo prevaricazioni, signor Presidente, perché questo è il ruolo che ci spetta. Siamo rappresentanti del popolo e intendiamo fino all'ultimo essere in questa sede a vigilare, affinché le difficoltà del Governo non si scarichino su questo ramo del Parlamento. Siamo assolutamente convinti che la continua posizione della questione di fiducia, che nasconde le difficoltà della maggioranza, non possa essere riversata su noi stessi. Signor Presidente, facciamo tutti insieme uno scatto d'orgoglio e rappresentiamo fino in fondo le esigenze del Paese. La vicenda curiosa - e, sotto un certo profilo anche abbastanza singolare, della presentazione della proposta emendativa sul trasporto risalente ad ieri sera, rappresenta in sé le difficoltà di questo Governo. È un Governo appeso al filo degli accordi che vengono fatti nottetempo. È un Governo che continua ad essere succube delle strutture ministeriali, che continuano a propinarci soluzioni che non sono nell'interesse del Paese, ma nascondono finalità non confessabili e che nulla hanno a che vedere con la necessità di considerare fino in fondo i problemi del Paese e della nostra società (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Lega Nord Padania).
LUCIO BARANI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUCIO BARANI. Signor Presidente, mi rifaccio all'ultimo intervento di ieri sera del presidente del nostro gruppo, Paolo Cirino Pomicino, che chiedeva di parlare ad un Governo, che aveva perduto l'uso della parola. È esattamente ciò che aveva detto: questo Governo era stato caratterizzato dalla sua completa assenza in Commissione. Questa mattina abbiamo ascoltato che ha ripreso la parola, ma lo ha fatto offendendo la Commissione ed il Parlamento, se non addirittura lei, signor Presidente, e il Presidente della Repubblica. Il Ministro Chiti si è rivolto al presidente della Commissione, ringraziando quest'ultimo e il relatore. Non poteva fare altrimenti, non lo poteva certamente frustare! Certo è che, presentando questi tre maxiemendamenti, ha bypassato la sua volontà, signor Presidente, e quella del Presidente della Repubblica. Avevate detto al Governo che non avreste mai permesso la posizione della fiducia su di un singolo maxiemendamento per il disegno di legge finanziaria. Il Governo, in barba a tale rigida direttiva che avevate impartito, ha predisposto tre maxiemendamenti al posto di uno. È uno e trino! Questo è un Governo che è impazzito e che sta offendendo il Presidente della Camera e il Presidente della Repubblica. È giunto in quest'Aula il Ministro Chiti ad esplicitarlo - Vivaddio! - ma l'emendamento presentato ieri sera sugli autotrasportatori, non poteva essere fatto tre giorni fa? Hanno portato 3 miliardi di danno all'Italia per dare un po' di elemosina a questi autotrasportatori. Non potevano pensarci prima? Qui si dà uno e si brucia cento.
Questo è un Governo che non è alla fine, sta portando alla rovina il nostro Paese. Per questo motivo noi riteniamo che non sia più adatto alle emergenze del Paese, soprattutto perché è ostaggio di gruppi di maggioranza i quali non vogliono perseguire l'interesse nazionale, ma esclusivamente l'interesse precipuo della loro fede politica e niente di più. Pertanto, noi le chiediamo, signor Presidente, diPag. 7rimandare al mittente i tre maxiemendamenti, perché di fatto si tratta di un unico emendamento; hanno cercato di bypassare le vostre direttive, i vostri inviti perentori. Noi crediamo che né il Presidente della Camera, né tantomeno il Presidente della Repubblica, si possano considerare incapaci di intendere e di volere; dicano al Governo che così non può andare avanti e che non si può continuare ad offendere le istituzioni e questo ramo del Parlamento.
TEODORO BUONTEMPO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
TEODORO BUONTEMPO. Se Forza Italia, la Lega Nord, Alleanza Nazionale e l'UDC vogliono partecipare al coro delle ipocrisie e recitare la parte in commedia, accettando sostanzialmente la violenza che il Governo sta facendo al Parlamento, noi de La Destra non lo accettiamo. Abbiamo già detto negli scorsi giorni che le opposizioni non possono rimanere in questa Camera mentre la stessa viene espropriata delle sue funzioni e dei suoi poteri. Forse i deputati del centrodestra, uscendo dall'Aula, si dovrebbero recare sotto il Quirinale per rivendicare il ruolo del Capo dello Stato, contro un Governo eversivo.
Questo Governo, signor Presidente della Camera, sta mettendo in pericolo la democrazia e l'ordine pubblico nel nostro Paese. Alcune manifestazioni, qualcuna davanti al Parlamento altre nel Paese, sono i primi sintomi di una possibile rivolta popolare contro un Governo che, mentre piega le ginocchia ai lavoratori e ai pensionati e svaluta il potere d'acquisto dell'euro nel nostro Paese, mentre cerca ogni giorno, con le sue azioni, di privilegiare la casta della politica, delle lobby sindacali e finanziarie, rischia che nel Paese esploda la protesta popolare di chi non ce la fa più, di chi non solo non riesce ad arrivare a fine mese, ma viene anche soffocato dalla criminalità e dalla delinquenza comune.
Non ci si rende conto che questo Governo sta diventando un vero e proprio pericolo per l'equilibrio democratico del nostro Paese. Con il massimo rispetto nei confronti della persona, la Presidenza della Camera si sta comportando come mai era avvenuto. Questa Camera è stata presieduta anche da esponenti del centrodestra, in periodi in cui al Governo c'era il centrodestra; ebbene allora si sono levate le voci di deputati dello stesso centrodestra e la voce della Presidenza della Camera quando l'Esecutivo tendeva ad andare oltre il confronto, pur duro che ci può essere, in termini politici. Questa volta, me ne dispiace per la storia politica dell'uomo, noi dobbiamo notare che la Presidenza della Camera è completamente remissiva alle richieste dell'Esecutivo. Ieri, come diceva giustamente il collega della Lega, abbiamo sciupato una giornata di lavori parlamentari. Non ci si può chiedere poi di stare in questa Camera la domenica o altri giorni, quando c'è un lavoro politico da svolgere nel Paese reale, infatti guai a noi se scomparissimo anche dalla presenza che il Paese richieda alla classe politica.
Ieri, lei ci ha fatto tenere prigionieri con un comportamento scandaloso. Questo è il motivo per cui sono indignato e me la prendo anche con i deputati del centrodestra perché, come ho già affermato, se questa Camera fosse stata composta da deputati eletti, non avrebbe potuto consentire ciò che è accaduto ieri, né ciò che sta accadendo questa mattina. Mi riferisco al fatto che sono stati presentati tre maxiemendamenti senza che noi avessimo il testo a disposizione che, comunque, non potremmo avere neanche ora perché so già che la Presidenza mi risponderebbe che il testo non può essere distribuito finché non viene dalla stessa ritenuto ammissibile. Tuttavia, signor Presidente, nel momento in cui la Presidenza comunicherà all'Assemblea che i maxiemendamenti hanno superato il vaglio di ammissibilità, il Ministro Chiti prenderà la parola e, con un volto funereo, annuncerà che su quei maxiemendamenti il Governo porrà la questione di fiducia. Quindi, lei sa a priori che è stata studiata una tattica ...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
TEODORO BUONTEMPO. Concludo, Presidente. Stavo dicendo che lei sa a priori che è stata studiata una tattica in base alla quale il Parlamento non avrà il diritto di discutere neppure un solo articolo del disegno di legge finanziaria in esame. Signor Presidente, la invito a fare una riflessione con la sua coscienza chiedendosi se, quando ambiva alla carica di Presidente della Camera, avrebbe pensato che ricoprendo tale ufficio avrebbe fatto la fine di diventare un segretario personale dell'onorevole Prodi. Credo sia necessario che tutti reagiscano ed invito a reagire anche i deputati della maggioranza, perché le maggioranze cambiano e quando si violano le regole del Parlamento tali violenze restano.
LUCA VOLONTÈ. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, non mi vergogno assolutamente di essere rimasto in Aula ieri e nemmeno di svolgere il mio dovere dentro le istituzioni. Comprendo gli inviti provenuti in queste settimane dagli esponenti della minoranza di destra, ma ritengo che non sia questo il momento e che il dovere dei rappresentanti del popolo non sia quello di «andare sull'Aventino» o tantomeno di schierarsi nelle piazze; se siamo stati eletti è per rappresentare in questa sede il popolo italiano, altrimenti avremmo fatto i capi-piazza. Tuttavia ieri, come negli scorsi giorni, mi è capitato per primo di denunciare (non per intelligenza, forse per una particolare sensibilità verso le istituzioni), la situazione in cui ci saremmo trovati oggi e ho invitato lei, signor Presidente, come faccio oggi, con il massimo rispetto e anche con la condivisione dell'orgoglio con cui si è opposto agli insulti istituzionali provenuti dall'Esecutivo guidato dal Presidente Romano Prodi, a mantenere vigile l'attenzione e alto il rispetto dell'istituzione parlamentare.
Lei lo sa già, signor Presidente, ma ritengo giusto lasciare agli atti che dal mese di settembre a oggi ogni sette o otto giorni è stata posta una questione di fiducia in un ramo del Parlamento - la Camera dei deputati, onorevole Chiti - in cui la maggioranza dispone di 60-63 voti in più dell'opposizione e, quindi, non è in difficoltà come al Senato, né ha il problema di avere l'acqua alla gola fino all'ultimo minuto! Vi è stato un bel voto di fiducia sul disegno di legge in materia fiscale perché bisognava assolutamente approvarlo così com'era, considerato che mentre era in corso la discussione su di esso si avvicinava la presentazione del disegno di legge finanziaria al Senato; il 27 novembre vi è stato il voto di fiducia sul provvedimento sul welfare, dopo che per tre mesi si è annunciato a tutto il popolo italiano che si era disponibili a un confronto positivo su tale testo. Sono state preannunciate ora le tre richieste di voto di fiducia sui tre maxiemendamenti relativi al disegno di legge finanziaria e vi sarà il voto di fiducia sul provvedimento sulla sicurezza.
Basterebbe fare il semplice elenco di tali voti, al di là dei contenuti, per invitare la Presidenza della Camera - lei, Presidente, certamente avrà già in animo di farlo e in qualche modo negli scorsi giorni l'ha già fatto - ad una riflessione non di opposizione al Governo, ma di rispetto delle istituzioni. Signor Presidente, da parte sua non si tratta di impedire al Governo di presentare richieste legittime sul piano regolamentare, ma - è ciò che la invito a fare - di applicare puntualmente - lo ripeto, puntualmente - nel vaglio dell'ammissibilità delle parti che sono ammissibili e di quelle che non lo sono le regole.
Non si può, addirittura (non è intenzione né sua, né degli uffici), dopo una votazione sulla fiducia ogni dieci giorni di seduta (abbiamo dovuto, infatti, interrompere ogni discussione), far finta che il contenuto dei provvedimenti sia omogeneo. Sappiamo che non è così: non era così nel testo predisposto dalla Commissione bilancio; è incredibile che possaPag. 9esserlo diventato, nel testo formulato dal Governo in dieci giorni di lavoro svolto parallelamente a quello della Commissione.
Signor Presidente, d'altra parte, in quest'Aula, proprio sul tema del welfare, abbiamo assistito alla denuncia di una maggioranza che ha ammesso a se stessa di non essere più tale. I sette voti di fiducia - uno ogni dieci giorni - non sono forse la riprova più palese (al di là delle polemiche sorte dopo le dichiarazioni di voto sul disegno di legge sul welfare) che in questo ramo del Parlamento non esiste una maggioranza? Mi riferisco ad una maggioranza politica, perché i numeri ci sono. Evidentemente, vi è un altro bisogno: quello di reprimere anzitutto la discussione interna all'ampia maggioranza di questo ramo del Parlamento, a prescindere da una discussione pubblica e parlamentare. Signor Presidente, il 30 settembre - non devo ricordarlo io, ma spero lo ricordino coloro che, ad iniziare dal Presidente del Consiglio, plaudirono le parole del Presidente Napolitano - la più alta carica istituzionale del nostro Paese quando il Presidente della Repubblica, appunto - chiese una discussione franca, aperta e bipartisan sul tema della sicurezza e sul tema della politica economica e di sviluppo del Paese. Dobbiamo prendere atto - lei lo sa meglio di me (ed è bene che si comunichi al Presidente della Repubblica, anche informalmente, l'esito di tale appello)...
PRESIDENTE. Deputato Volontè, concluda.
LUCA VOLONTÈ. ...che su nessuno dei due temi la maggioranza ha consentito la discussione. Si tratta di un grave precedente per le istituzioni: oggi, per quelle in carica, domani - se abbiamo fede nella democrazia parlamentare - per le istituzioni che saranno composte da altri rappresentanti del popolo italiano [Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].
ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, ovviamente sarà lei a replicare agli interventi dei colleghi intervenuti. Vorrei solo, brevemente e pacatamente, rivolgendomi a lei, provare a svolgere alcune considerazioni sulle affermazioni che ho ascoltato. Parto da un presupposto: in quest'Aula assistiamo ad una ritualità della discussione, in occasione della posizione della questione di fiducia da parte del Governo. Si tratta di un dibattito che si realizza ogni volta in questo ramo del Parlamento e che sicuramente nasce anche da valutazioni che possono essere analizzate fino in fondo, magari senza ipocrisia. Raccolgo anche l'intervento del collega Buontempo: probabilmente sarebbe utile affrontare il dibattito senza ipocrisia. Perché questo Governo - come il precedente - pone questioni di fiducia? A mio avviso - se mi è consentito - potremmo indicare tre filoni. Il primo consiste nella finalità di interrompere l'ostruzionismo (Commenti del deputato Volontè): ciò è accaduto in questa e nella precedente legislatura e in molte altre occasioni in questo ramo del Parlamento. Il secondo consiste in una scelta politica del Governo: a tal proposito, ritengo che le parole del Presidente della Camera - di richiamo sull'utilizzo della fiducia - facciamo riferimento ad una fattispecie particolare, ossia al disegno di legge sul welfare, in merito al quale mi sembra che il Governo, nel porre la questione di fiducia, abbia compiuto una scelta politica. Vi è, poi, un dato costante ormai da anni, consistente nel fatto che la questione di fiducia viene posta - fatta eccezione per il Senato - sui provvedimenti di bilancio. Ripeto, senza ipocrisia, che si tratta di tre fattispecie diverse. In una ritengo giusto e naturale che l'opposizione, dal suo punto di vista, rimarchi l'incongruenza insita nella posizione della questione di fiducia. In un'altra, l'opposizione la subisce, perché è chiaro che essa incide sul diritto dell'opposizione stessa di fare ostruzionismo.Pag. 10
Nella terza fattispecie, senza ipocrisia, credo che, considerato che si tratta di un argomento, affrontato anche dalla precedente maggioranza e più importante, a mio avviso, di tutti quelli di cui si discute in questo momento (riforme elettorali e istituzionali), vi sia l'esigenza di una modifica del nostro Regolamento, per garantire che i provvedimenti di bilancio, che, come è noto, costituiscono la parte più rilevante dell'attività del Governo, possano avere un loro sviluppo parlamentare, una dinamica parlamentare più fluida che ne consenta l'approvazione in tempi certi ed eviti il ricorso all'esercizio provvisorio. Lo abbiamo sempre detto tutti. Mi rivolgo all'onorevole Buontempo e a tutti noi: evitiamo l'ipocrisia.
Chiaramente, questa è una fattispecie alla quale siamo legati negli anni e che richiede - qui occorrerebbe davvero uno sforzo da parte dell'opposizione e della maggioranza - di trovare procedure che consentano a qualunque Governo, onorevoli Volontè, Gianfranco Conte e Buontempo, di portare a termine il provvedimento più importante.
In ragione di quanto sta accadendo, non possiamo non riconoscere - per questo motivo la polemica di quest'anno mi sembra un po' speciosa - che, rispetto agli anni scorsi, in cui effettivamente anche in Commissione, ossia anche in una sede più ristretta, non è stato possibile esaminare e approvare tutti gli articoli del disegno di legge finanziaria, questa volta, almeno in una sede, che è sempre una sede parlamentare, vi è stato un confronto nel quale, peraltro, vi è stata la possibilità di vedere accolte, perché ovviamente ritenute congrue, anche alcune proposte dell'opposizione. Quindi, pur non essendo forse una situazione esaltante, è comunque un passo avanti rispetto al passato, che credo sia anche frutto di un dialogo e indubbiamente di uno sforzo di moral suasion da parte della Presidenza, ma anche certamente di un impegno assunto dai gruppi parlamentari e dal Governo per far sì che, nell'ambito di un Regolamento, che, a mio avviso, non funziona sotto questo punto di vista, potesse compiersi, lo ripeto, un passo avanti rispetto allo scorso anno.
Questa è la situazione. Capisco che ciascuno di noi debba giocare una parte e mettere insieme tanti elementi, ma se riusciamo, per una volta, a bloccare e a fotografare la situazione reale, ci rendiamo conto che alle condizioni attuali, oggi, non vi era altra possibilità che porre la questione di fiducia.
La fiducia è stata posta, ma credo che, rispetto al passato, siano state salvaguardate tutte le possibili garanzie di rispetto, di dialogo e di confronto con l'opposizione. La Presidenza, in questo caso, è stata assolutamente garante proprio di questo passo avanti compiuto rispetto agli anni passati, in termini di confronto, di dialogo e di rispetto della funzione e del valore del Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Paoletti Tangheroni. Ne ha facoltà.
PATRIZIA PAOLETTI TANGHERONI. Signor Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori e non voglio entrare nel merito della questione che stiamo affrontando: credo che questo ramo del Parlamento oggi sia abbastanza umiliato, e lo sia in generale, nella stagione che stiamo vivendo. Pertanto credo che lei, signor Presidente, debba svolgere la funzione di «giudice a Berlino» e tutelarci tutti nella nostra dignità di lavoro parlamentare.
Ritengo sia assolutamente intollerabile che, mentre è in corso una discussione in Assemblea, si svolgano lavori, con o senza votazioni, in Commissione: dobbiamo distinguere le due attività, che comunque hanno pari dignità. Questa è la prima istanza che le rivolgo, al di là di qualsiasi decisione, anche adottata dai presidenti dei gruppi parlamentari. Lei infatti, Presidente, deve svolgere tale ruolo per tutti noi.
La seconda richiesta che avanzo è la seguente: quando su un provvedimento viene posta la questione di fiducia si sospendono tutte le attività parlamentari.Pag. 11Noi abbiamo il diritto di effettuare le nostre riunioni, di svolgere la nostra attività di parlamentare, che è ugualmente importante, parallelamente a quanto si svolge nelle Commissioni e nel Parlamento.
Contiamo su di lei, signor Presidente.
PRESIDENTE. Deputata Paoletti Tangheroni, abbiamo già dato disposizione di sconvocare tutte le Commissioni; la sua richiesta, quindi, è già stata accolta.
PATRIZIA PAOLETTI TANGHERONI. La ringrazio, l'ho saputo casualmente.
PRESIDENTE. Rimane, ripeto, la comunicazione con cui si è disposto di sconvocare tutte le Commissioni: la sua istanza è del tutto corretta.
Sospendo la seduta, che riprenderà al termine del vaglio di ammissibilità degli emendamenti presentati dal Governo.
Come precisato, i gruppi parlamentari e il Ministro per i rapporti con il Parlamento saranno tempestivamente avvertiti.
La seduta, sospesa alle 10,25, è ripresa alle 17,05.
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che non vi sono ulteriori deputati in missione alla ripresa pomeridiana della seduta.
I deputati in missione sono settantaquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Si riprende la discussione.
(Ripresa esame degli articoli - A.C. 3256-A)
PRESIDENTE. Ricordo che, prima della sospensione, il Governo ha depositato gli emendamenti 1.1000, con annesse tabelle, interamente sostitutivo dell'articolo 1 del testo e soppressivo degli articoli da 2 a 22; 23.1000, con annesse tabelle, interamente sostitutivo dell'articolo 23 del testo e soppressivo degli articoli da 24 a 134-bis e 135.1000, con annesse tabelle, interamente sostitutivo dell'articolo 135 del testo e soppressivo degli articoli da 136 a 151 e delle annesse tabelle, (Vedi l'allegato A - A.C. 3256
sezione 3) preannunziando la volontà di porre la questione di fiducia sulla loro approvazione senza subemendamenti e articoli aggiuntivi.
Avverto che il Ministro per i rapporti con il Parlamento ha trasmesso alla Presidenza una lettera contenente alcune correzioni di carattere tecnico al testo depositato. La Presidenza - conformemente ai precedenti - ha ritenuto di ammettere tali correzioni che, dunque, devono intendersi apportate ai testi depositati.
La Presidenza ha verificato la completezza del testo ed ha svolto il vaglio di ammissibilità su tali proposte emendative, verificando che le stesse riproducono in larga parte il testo elaborato dalla Commissione, salvo taluni adeguamenti del tenore di alcune disposizioni.
Analogamente ai criteri seguiti in occasione dell'esame della legge finanziaria per il 2007, la Presidenza ha ritenuto di ammettere la presentazione di maxiemendamenti soltanto nella misura in cui il testo si muovesse sostanzialmente entro i confini rappresentati dalle materie contenute nel testo all'esame dell'Assemblea e dagli emendamenti ritenuti ammissibili già presentati dal Governo e dalla Commissione, di cui il Comitato dei nove ha avuto modo di avere contezza, escludendo, viceversa, le disposizioni volte ad introdurre elementi di novità rispetto a tale quadro. Con ciò, la Presidenza - supplendo per quanto possibile al deficit di discussione parlamentare che la fiducia inevitabilmente ha determinato - ha inteso tutelare in qualche modo le prerogative del Parlamento, non ammettendo l'inserimento nei maxiemendamenti di quelle parti che non sono state oggetto diPag. 12previa valutazione in sede di Commissione. Ricordo che, in quella sede, per un'intesa tra i gruppi condivisa dal Governo, si era convenuto su una procedura che consentisse di delimitare il perimetro della materia da affrontare in Commissione, separandola da quelle rinviate alle fasi successive dell'iter.
Sulla base di tale criterio, la Presidenza, in sede di vaglio di ammissibilità, ha ritenuto di espungere dal testo le seguenti disposizioni: i commi 193, 194, 195, 196 e 197 dell'emendamento 23.1000, che recano disposizioni relative alla materia di investimenti e delle funzioni svolte dall'Agenzia nazionale per l'attrazione degli investimenti e lo sviluppo di Impresa Spa; il comma 299 dell'emendamento 23.1000, che autorizza la spesa di 13 milioni di euro per l'anno 2008, per dare esecuzione alle intese raggiunte nel vertice intergovernativo italo-russo del 14 marzo 2007, con il quale è stata sancita la volontà di trasferire i diritti di proprietà del complesso della chiesa ortodossa di Bari al Governo della Federazione russa (anch'esso non è riconducibile a materie contenute nel testo o ad emendamenti giudicati ammissibili in Commissione); il comma 308 dell'emendamento 23.1000, limitatamente alla lettera 02 a), capoverso 3, penultimo periodo, dalle parole «L'Autorità» alle parole «in questione sul mercato» con riferimento alle eventuali deroghe al regime previsto al comma medesimo; il comma 561 dell'emendamento 23.1000, che autorizza la Presidenza del Consiglio ad avvalersi di un contingente di personale non dirigenziale, che riproduce parzialmente il contenuto dell'emendamento 146.29, giudicato inammissibile per estraneità di materia in Commissione.
Come preannunciato, i testi saranno trasmessi alla Commissione competente.
Per consentire un adeguato esame del testo, sospendo la seduta fino alle 18,15.
NICOLA BONO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
NICOLA BONO. Signor Presidente, poco fa lei, entrando in Aula con quasi un'ora di ritardo rispetto all'orario fissato per l'inizio della seduta, ha simpaticamente fatto riferimento al Dalai Lama e all'insegnamento sulla pazienza, che ha rivolto a tutti noi qualche ora fa. Non vorrei che lei avesse confuso la pazienza con la rilassatezza, perché solo con questo termine si può giustificare la mancata apertura della seduta alle 16,15, come fissato, almeno per comunicare che vi era uno slittamento dell'inizio della seduta.
Ciò che non è accettabile e che credo debba essere stigmatizzato e, comunque, evitato in tutti i modi in futuro è fissare un orario di inizio della seduta dell'Assemblea e non fornire alcuna informazione né alcuna giustificazione del ritardo ai deputati presenti.
Inizialmente, abbiamo pensato che il ritardo dipendesse dal Governo, ma quest'ultimo, che per definizione è responsabile di tanti avvenimenti, aveva presentato i suoi emendamenti questa mattina e, quindi, una volta tanto, non era responsabile.
Dunque, un intervento del Presidente o dei quattro Vicepresidenti della Camera, per comunicare un ritardo nella valutazione di ammissibilità o una qualsiasi ragione di impedimento, sarebbe stato un fatto di rispetto per l'istituzione, oltre che, se mi consente, per i deputati, che lasciano i loro impegni per venire in Aula e aspettano correttamente l'inizio dei lavori per poter dare il loro contributo.
Dunque, intendevo esprimere questo disagio e, a maggior ragione, evidenziare il fatto che siamo qui da due giorni e abbiamo discusso di tutto, tranne che di legge finanziaria. Anche questo la dice lunga sulla funzionalità e sul ruolo di questo Parlamento «al servizio degli interessi del Paese». Peraltro, quest'ultima frase la devo per forza mettere tra virgolette (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. La ringrazio davvero per la cortesia con cui ha svolto le sue argomentazioni critiche, che hanno certamentePag. 13un fondamento. Solo a parziale scusante, le dico che l'ora era stata fissata al fine di consentire una valutazione approssimativa ai parlamentari, che ne avevano fatto richiesta. Ciò, peraltro, non mi esime dalla critica che lei mi ha rivolto e, pertanto, chiedo scusa a lei e, naturalmente, a tutti i parlamentari.
ROBERTO SALERNO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROBERTO SALERNO. Signor Presidente, dopo quest'ultima sua dichiarazione, con la quale si è scusato davanti all'Aula, credo il mio intervento sia superfluo, considerato che era analogo a quello del collega Bono.
L'inizio della seduta era fissato alle 16,15 e lei si è presentato con cinquantacinque minuti di ritardo. Credo che, se lei avesse iniziato la seduta con una doverosa dichiarazione, come quella che ha appena reso, forse avrebbe evitato il mio intervento e quello del collega Bono. Comunque, prendo atto delle sue scuse.
PRESIDENTE. La ringrazio.
GUIDO CROSETTO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GUIDO CROSETTO. Signor Presidente, prendo atto di ciò che ha affermato e ora verificheremo in Commissione se dal testo sono state espunte tutte le materie che non sono state esaminate nel corso dei lavori in Commissione.
Questo è un piccolo raggio di sole, in un percorso che è stato assolutamente buio. Ritengo - e voglio affermarlo formalmente - che sia importante il lavoro svolto dalla Presidenza, soprattutto come messaggio inviato al Governo.
Noi siamo stati una settimana in Commissione e non siamo riusciti ad affrontare temi complessivamente rilevanti: abbiamo affrontato tanti piccoli temi.
L'opposizione si era posta l'obiettivo di affrontare temi rilevanti come il riordino degli enti locali, i costi della politica e della democrazia, i finanziamenti derivati, la pressione fiscale e gli interventi a favore delle classi disagiate: avevamo fissato un'agenda di temi che non abbiamo potuto affrontare.
Il Governo ha violentato la possibilità di dibattito in Assemblea ponendo la questione di fiducia. Il suo atteggiamento, signor Presidente, ha restituito un minimo di dignità ai lavori parlamentari. Mi auguro che il suo atteggiamento e un rinnovato orgoglio da parte dell'Assemblea possa portare il Governo, in futuro, a ritenere che la Camera dei deputati non costituisca un passaggio obbligato, dove bisogna per forza consegnare i provvedimenti, ma sia un passaggio durante il quale ognuno di noi, per quel poco di verità che gli elettori che ci affidano investendoci del loro mandato, porta il proprio contributo alla discussione, per cercare di migliorare i testi.
Le nostre proposte emendative al disegno di legge finanziaria - lo voglio sottolineare per il Ministro Chiti - non erano finalizzate a fare opposizione o a bloccare la discussione, ma a cercare di migliorare il testo.
Penso che il relatore Ventura possa dare atto del fatto che il comportamento dell'opposizione è stato serio e che non si è mai risolto in un tentativo di fermare i lavori: abbiamo anche sopportato - ce ne darà atto il presidente - ore e ore di attesa per poter esercitare il diritto che la Costituzione ci attribuisce, cioè quello di intervenire e di cercare di emendare i testi.
Lo abbiamo fatto senza polemiche esterne, come avete notato, ma cercando di far capire, con il nostro atteggiamento, che la nostra volontà è quella di lavorare in questa Assemblea.
Uno dei motivi del divario tra noi e il popolo è costituito dal fatto che la gente non capisce cosa facciamo.
Sono convinto che tutte le volte che il Governo pone la questione di fiducia, rendendo impossibile all'Assemblea discuterePag. 14in modo serio, vibra un colpo alla credibilità complessiva dell'intera istituzione. Il suo atteggiamento, signor Presidente, stavolta è stato importante, perché ha spiegato al Governo che noi ricopriamo un ruolo e vogliamo esercitarlo.
Mi auguro che sia l'ultima volta che dobbiamo discutere del voto di fiducia, perché sarebbe stato interessante - mi rivolgo ai deputati della maggioranza e dell'opposizione - poter esaminare anche solo 100, 50 o 20 di quei temi che volevamo portare avanti, non perché costituissero un nostro interesse personale o di partito, ma perché ci veniva chiesto dai cittadini e dal popolo.
Voi stessi sapete che la manovra finanziaria per il 2008 contiene alcune parti positive, ma infligge molte ferite al Paese. Voi stessi migliorerete - presumo - e cambierete alcune delle disposizioni contenute in essa, già attraverso il decreto-legge di fine anno: siete obbligati.
Tuttavia, mediante una discussione che avrebbe restituito dignità all'Assemblea e al lavoro di ognuno di noi, avremmo potuto farlo in questa sede, durante una discussione che non hanno temuto al Senato e non capisco per quale motivo bisognasse temerla alla Camera.
Nonostante ciò e nonostante il buio complessivo con cui approviamo la manovra finanziaria per il 2008, lei oggi, signor Presidente, con il suo atteggiamento e con un rinnovato orgoglio della Camera, come ripeto, ha rappresentato un raggio di luce (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Come ho già annunciato, per consentire l'adeguato esame del testo degli emendamenti, sospendo la seduta, che riprenderà alle 18,15.
La seduta, sospesa alle 17,20, è ripresa alle 18,30.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, Vannino Chiti. Ne ha facoltà.
VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente,...
GUIDO CROSETTO. Chiedo di parlare.
ELIO VITO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Potrà intervenire successivamente.
VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, a nome del Governo...
ELIO VITO. Signor Presidente, è sull'ordine dei lavori della Commissione bilancio.
GUIDO CROSETTO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori della Commissione bilancio.
PRESIDENTE. Mi scusi, signor Ministro. Ha chiesto di parlare per primo il deputato Crosetto. Ne ha facoltà.
GUIDO CROSETTO. Signor Presidente, nel corso della riunione della Commissione bilancio abbiamo analizzato e cercato, per quanto possibile nei limiti di tempo, di comparare i due testi. Nella comparazione abbiamo dovuto prendere atto con rammarico che molti emendamenti sui quali era stata riscontrata l'unanimità sono scomparsi dal testo. Voglio sottolineare che non sto parlando di emendamenti dell'opposizione, ma mi riferisco a quelli del collega Di Gioia e ad altri ancora. Si tratta magari di emendamenti che non avevano obbligo di copertura o che non avevano problemi...
ELIO VITO. Quartiani, torna al tuo posto (Commenti dei deputati del gruppo del Partito Democratico-L'Ulivo)!
Pag. 15PRESIDENTE. Il Presidente sa come regolare queste cose e se ha una cosa da dire la dice. Andiamo avanti! Io sto ascoltando il deputato Crosetto.
ELIO VITO. Se fossi venuto io verso la Presidenza sarei stato fermato.
PRESIDENTE. Prego, deputato Crosetto può proseguire.
GUIDO CROSETTO. Tant'è che colleghi della maggioranza come il deputato Di Gioia hanno affermato che il comportamento del Governo è stato indecente e non corretto nei confronti della maggioranza. Ho voluto riprendere, signor Presidente, le parole che lei ha pronunciato precedentemente: al riguardo mi era parso di intendere dalle sue parole che lei avesse voluto difendere il lavoro e le prerogative non solo della maggioranza e dell'opposizione, ma del Parlamento. Mi era sembrato che lei avesse voluto difendere le prerogative della Commissione; ciò significa difendere le prerogative che ci attribuiscono la Costituzione ed i cittadini; prerogative che non ci attribuiamo noi stessi. Sto intervenendo prima dell'intervento del Ministro per chiedere che vengano difesi gli emendamenti non di Forza Italia, non dell'opposizione, ma della maggioranza. Stiamo parlando di emendamenti della maggioranza approvati anche dall'opposizione o passati all'unanimità, che sono scomparsi dal testo; oltre alle modifiche di cui lei parlava, ne sono state inserite altre.
Io ritengo, da deputato di opposizione, che noi, come Camera dei deputati, non possiamo tollerare che il Governo calpesti il lavoro svolto dal Parlamento e non importa che ciò sia stato fatto dalla maggioranza o dall'opposizione. Ma dal momento che è stato svolto all'unanimità in Commissione, il fatto che il Governo si permetta, senza che esistano problemi di copertura - perché non sussistono - di cancellare alcuni emendamenti, è una mancanza di rispetto da parte del Governo nei confronti dell'istituzione. Io mi rivolgo a lei, perché lei è il garante di questa istituzione e mi pare che le parole che ha pronunciato prima fossero rivolte a garantire il lavoro che questa istituzione nel suo complesso aveva svolto, ma non è stato così.
Signor Presidente, poiché so che lei è una persona seria, pur di differente parte politica, e penso che lei non abbia voluto prendere in giro l'Aula, probabilmente nell'informarla in ordine a questi maxiemendamenti le hanno trasmesso un'idea sbagliata. Prendo atto, quindi, che il Governo non ha informato la Presidenza della Camera circa le reali modifiche che il testo conteneva. Lei, inoltre, si ricorderà, signor Presidente, che lo scorso anno svolgemmo, a conclusione dell'iter di esame della legge finanziaria, una discussione nel corso della quale le sottoposi alcune questioni e lei si rese conto, a finanziaria terminata, che le cose che le erano state dette non corrispondevano al vero: le informo che quest'anno si è verificata la medesima cosa. È una cosa che non trovo rispettosa sia nei suoi confronti, che nei confronti dell'intero Parlamento, della maggioranza e dell'opposizione compresa. Pertanto, prima che intervenga il Ministro Chiti, avendone il Governo la possibilità, suggerirei di sospendere la seduta e suggerirei altresì al Governo di apportare alcune variazioni per riportare il testo all'origine, per poi riprendere la discussione. Non svolgo questo intervento per interrompere i lavori - non è mio interesse - ma per difendere alcuni emendamenti che non sono quelli dell'opposizione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
NICOLA BONO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Concederò la parola al collega Bono e successivamente al Governo, ma non ammetterò altri interventi, perché ormai è tutto chiaro. Prego, deputato Bono.
NICOLA BONO. Signor Presidente, quello che è accaduto oggi ci ha lasciati esterrefatti. Non appartiene alla prassiPag. 16costante di questa Camera, che io invoco in questo momento, essendo la prassi - com'è noto - l'elemento fondante (Commenti)...
PRESIDENTE. Colleghi, per favore...
NICOLA BONO. Come dicevo, essendo notoriamente la prassi elemento fondante dei lavori di un Parlamento, quello che è accaduto oggi ha violato profondamente tale tradizione. È sempre accaduto, infatti, che in occasione del preannunzio della posizione della questione di fiducia su un testo di legge di qualunque tipo, dopo il lavoro svolto dalla Commissione, il Governo si facesse carico - all'interno del testo da proporre per la questione di fiducia - delle proposte che unanimemente vengono dalla Commissione stessa. Ciò è avvenuto regolarmente negli ultimi anni, essendo questo Governo abituato a chiedere voti di fiducia, ma è avvenuto anche negli anni precedenti. Non è mai accaduto, onorevoli colleghi, che nel testo predisposto dal Governo per la fiducia venissero omessi o - se preferite - non venissero inclusi emendamenti votati all'unanimità.
Non si tratta - come ha sottolineato poco fa il collega Crosetto - di un problema di emendamenti di maggioranza o di opposizione: è chiaro che il collega Crosetto, di cui condivido l'intervento, ha voluto pienamente esprimere questo aspetto come paradosso. Il problema non è della maggioranza o dell'opposizione, ma della prassi che consente alla Commissione, esprimendo un orientamento unanime, di fare una sintesi delle proposte da suggerire al Governo, perché esso se ne faccia carico acriticamente. Non vi è una valutazione del Governo, a parte il fatto, signor Presidente, che nel momento in cui la Commissione e il relatore di maggioranza definiscono delle proposte, non lo fanno mai senza il preventivo parere del Governo.
Sugli emendamenti proposti dal relatore di maggioranza, il Governo ha espresso il suo assenso, altrimenti non avrebbero potuto costituire materia di argomentazione e di proposta.
Per tali motivi, ci lasci dire che ci troviamo in una situazione mai vista in precedenza, che sconvolge profondamente il nostro modo ordinario di legiferare; una situazione incredibile che, tra l'altro, smentisce palesemente quanto lei poco fa aveva dichiarato. Noi avevamo salutato con grande interesse - anche se non abbiamo preso la parola per sottolinearlo, lo diciamo adesso - il fatto che lei, per la prima volta nel ruolo di Presidente della Camera, avesse espunto dal testo tutte le materie nuove introdotte successivamente al dibattito della Commissione. Tuttavia, aveva detto anche un'altra cosa: che nel testo erano inserite le proposte della Commissione. Ciò non è vero e non risponde a verità.
Nel breve passaggio in Commissione, deputati di maggioranza e di opposizione hanno sollevato questo problema. Il Governo, in maniera laconica, ha espresso un giudizio generico facendo riferimento alla necessità di procedere nel senso di non includere emendamenti che non avessero una copertura finanziaria. Signor Presidente, nessuno degli emendamenti approvati all'unanimità nella giornata di ieri e fatto proprio dal relatore a nome della Commissione era privo di copertura finanziaria, altrimenti il Governo avrebbe fatto presente la questione in quella sede! Pertanto, i ripensamenti successivi, quelli avvenuti in corso di nottata su quali emendamenti introdurre nel testo, sono stati il frutto di un giudizio politico.
Si tratta di un giudizio politico che il Governo ha assunto senza un confronto con il Parlamento, violando la regola sacra del rispetto della volontà parlamentare, mettendo in discussione una prassi ultradecennale e, soprattutto, vulnerando la finalità del lavoro che era stato compiuto, ossia quella di fare, in questo provvedimento (che ha migliaia di questioni da criticare), almeno, una sintesi ragionata su alcune precise questioni.
In conclusione, signor Presidente, credo che porre la questione di fiducia su un testo non concordato con la CommissionePag. 17sia un fatto grave, che lei non può far passare come se fosse una questione ammissibile e ordinaria.
Condivido e sottoscrivo la richiesta posta dal collega Crosetto. Ritengo, infatti, che il Governo debba svolgere una riflessione e recuperare tutti gli emendamenti che la Commissione gli ha proposto. Se per fare ciò, occorre un po' di tempo (dato che sono due giorni che il Governo prende tempo «gratis», senza neanche chiedere giustificazioni), concediamolo e diamo un'altra ora, un'ora e mezzo o due ore di tempo.
Tuttavia, che vi sia l'esigenza che il Governo riveda il testo, lo sottoponga nuovamente al vaglio di ammissibilità della Presidenza e si voti la questione di fiducia sul testo concordato, credo che appartenga alla logica delle cose e alla correttezza del rispetto della nostra istituzione e della nostra funzione (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Come avevo annunciato, adesso concederò la parola al rappresentante del Governo, con una sola precisazione. Prima il deputato Crosetto e adesso il deputato Bono hanno posto questioni che sono valutazioni di merito: esse attengono strettamente alla costruzione degli emendamenti e non al vaglio di ammissibilità.
Faccio notare - e il deputato Crosetto, cortesemente, prima, ne aveva dato atto - che la Presidenza si era attenuta ad un criterio assai rigoroso nella definizione di ciò che è ammissibile, ma naturalmente non può evitare che il Governo intervenga, secondo le sue prerogative, a definire altrimenti ciò che ritiene di non dover portare al voto del Parlamento attraverso il maxiemendamento. Concedo, quindi, la parola al rappresentante del Governo...
LELLO DI GIOIA. Avevo chiesto di parlare!
PRESIDENTE. Dopo, dopo. Anche altri avevano chiesto di parlare, ma ho detto che adesso ha facoltà di intervenire il rappresentante del Governo...
ELIO VITO. Il relatore, sugli emendamenti!
LELLO DI GIOIA. Non capisco perché non mi concede la parola!
PRESIDENTE. Perché quando ho concesso la parola al deputato Bono, ho detto che gliela avrei data dopo averla concessa al deputato Crosetto sulla base di un'indicazione diffusa e che, quindi, avrei concesso la parola al rappresentante del Governo. Ha chiesto di intervenire anche il presidente della Commissione, ma alla stessa stregua...
ELIO VITO. No, dopo, no!
PRESIDENTE. Perché grida così tanto? Guardi che la sento anche se non grida così tanto.
ELIO VITO. Sulla questione della Commissione, ora! Dopo è una presa in giro!
PRESIDENTE. No, come ho già detto, adesso concederò la parola al rappresentante del Governo.
(Posizione della questione di fiducia - A.C. 3256-A)
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, Vannino Chiti. Ne ha facoltà.
VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, a nome del Governo, a ciò espressamente autorizzato dal Consiglio dei ministri, pongo la questione di fiducia sull'approvazione, senza subemendamenti e articoli aggiuntivi, degli emendamenti 1.1000, con annesse tabelle, (interamente sostitutivo dell'articolo 1 del testo e soppressivo degli articoli da 2 a 22), 23.1000, con annesse tabelle, (interamente sostitutivo dell'articolo 23 del testo e soppressivo degliPag. 18articoli da 24 a 134-bis) e 135.1000, con annesse tabelle (interamente sostitutivo dell'articolo 135 del testo e soppressivo degli articoli da 136 a 151 e delle annesse tabelle) riferiti al disegno di legge finanziaria 2008, nei testi che la Presidenza ha dichiarato ammissibili.
GUIDO CROSETTO. Vergognati!
PRESIDENTE. Vedo che il deputato Di Gioia alza la mano. Su cosa chiede la parola?
ELIO VITO. Questo è ridicolo!
PRESIDENTE. No, non è né ridicolo, né offensivo. Ho semplicemente attuato ciò che avevo detto, senza contestazioni. Prego, su cosa chiede la parola il deputato Di Gioia?
LELLO DI GIOIA. Sull'ordine dei lavori, su cui avevo già chiesto precedentemente di intervenire. Non ho voluto replicare alle considerazioni che lei ha fatto per il semplice motivo...
ELIO VITO. Ora si parla sulla fiducia!
PRESIDENTE. Il deputato Di Gioia ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori. Prego, ne ha facoltà.
LELLO DI GIOIA. Pur essendo responsabile e rispettoso della sua persona, ritengo che lei avrebbe avuto il dovere di concedermi la parola prima (Applausi di deputati dei gruppi Forza Italia e Lega Nord Padania), per il semplice fatto che lo avevo chiesto subito dopo l'onorevole Crosetto.
Purtuttavia, signor Presidente, vorrei semplicemente informarla del comportamento che il Governo ha tenuto. Avevamo stabilito - e le do atto, anche in base alle sue considerazioni iniziali, di aver espunto totalmente gli emendamenti aggiuntivi da parte del Governo - che tutto ciò che è stato discusso e definito in Commissione bilancio nella scorsa settimana, sarebbe stato inserito all'interno del maxiemendamento.
Abbiamo verificato tale maxiemendamento e, guarda caso, vi sono delle questioni che, secondo il mio punto di vista, sono totalmente estranee. La prima questione è che, dopo la verifica di un emendamento e la sua approvazione da parte della Commissione, con il parere favorevole rispetto alla compatibilità finanziaria da parte del Governo, nel testo non è stato inserito quell'emendamento che garantiva a 400 unità la prosecuzione della cassa integrazione. Pertanto, 400 lavoratori si troveranno in mezzo alla strada, grazie a talune considerazioni svolte dal Governo, che ancora adesso non riusciamo a comprendere.
Vi è una seconda questione che credo sia importante. Come lei stesso ha affermato, sebbene il Governo sia libero di poter compiere le scelte che ritiene più opportune, tuttavia, alcune questioni dovrebbero essere poste. Vorrei che anche da parte sua vi fosse una valutazione, ovviamente non di merito, su quanto è accaduto.
È stato presentato un emendamento approvato dalla Commissione e dal Governo che riguarda l'agenzia alimentare di Foggia. Tale emendamento è stato approvato all'unanimità. All'interno di questo testo, troviamo un emendamento comunque presentato in Commissione e mai approvato. Credo che questa sia una questione veramente importante, che deve essere sottolineata, con fermezza e determinazione. Infatti, non è possibile che si possa definire una questione in Commissione mediante l'approvazione di un emendamento e poi, vi siano emendamenti non approvati e - al di là delle prerogative del Governo - si ponga all'interno del testo un emendamento non approvato in Commissione: si tratta di una cosa di cui mi vergognerei, come sicuramente si dovrebbero vergognare coloro i quali lo hanno inserito (Applausi di deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale)!Pag. 19
Credo che si tratti di una questione importante, perché non penso si possano creare simili condizioni, che ingenerano situazioni di grande difficoltà. Mi riferisco sia alla questione dei lavoratori che si troveranno, ovviamente, in grande difficoltà ma, soprattutto, al fatto che si possa inserire in un maxiemendamento il testo di un emendamento non approvato. Credo che il Governo debba prendere atto e verificare come poter rimediare ad un problema di tale portata (Applausi di deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il presidente Duilio. Ne ha facoltà.
LINO DUILIO, Presidente della V Commissione. Signor Presidente, vorrei semplicemente dire che in sede di Commissione convocata ai sensi dell'articolo 86, comma 3, del Regolamento, come è prassi e consuetudine, ci siamo trovati a svolgere una prima valutazione del testo dei maxiemendamenti, ovviamente comparandolo con il lavoro svolto in Commissione.
Come prima considerazione di carattere generale, vorrei far presente che, complessivamente il testo, anche a seguito di quanto lei stesso ha affermato in Aula, non contiene materie nuove rispetto a quelle trattate in Commissione.
Come seconda considerazione, vorrei dire che complessivamente il testo del maxiemendamento contiene delle modifiche, ma assolutamente in numero molto limitato anche in riferimento alla giusta enfasi che è stata data, evidentemente, con riferimento a qualche modifica che pure è stata apportata. Inoltre, ribadisco che, complessivamente, il testo del maxiemendamento riflette completamente il lavoro svolto dalla Commissione.
Peraltro, devo aggiungere che, alla domanda rivolta al rappresentante del Governo circa la motivazione di queste differenze (che sono di carattere sottrattivo e non aggiuntivo), più volte, anche in precedenza, il rappresentante del Governo si era espresso in Commissione, sottolineando una riserva di verifica sotto il profilo di carattere contabile-finanziario; mi riferisco alle coperture che, evidentemente, scaturivano dal lavoro svolto in Commissione rispetto alle integrazioni rapportate al testo iniziale.
Ciò detto, con riferimento alle modifiche, evidentemente il Governo potrà chiarire qual è il tenore delle stesse ed anche la ragione, in modo che ci possa dare soddisfazione anche per valutare in che modo si possa eventualmente riparare (perché errare humanum est) a quanto possa essere accaduto.
Mi preme, tuttavia, sottolineare (anche perché mi pare che sia stata data una enfasi rilevante a queste differenze) che complessivamente - ripeto - il testo del maxiemendamento non è difforme da quello scaturito dal lavoro svolto in Commissione.
PRESIDENTE. Il deputato Elio Vito ha chiesto di parlare. Ne ha facoltà.
ELIO VITO. Signor Presidente, vorrei innanzitutto rivolgere una domanda a lei e ai colleghi, ossia se la dignità del Parlamento valga sette minuti, perché gli interventi del presidente Duilio e del relatore Di Gioia sono durati sette minuti. Gli «scherani» della maggioranza che hanno assalito la Presidenza (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico-L'Ulivo)...Gli «scherani» della maggioranza che hanno assalito la Presidenza e la Presidenza che deve tutelare le prerogative della Camera hanno evidentemente ritenuto che consentire al Governo di porre la questione di fiducia sette minuti prima, impedendogli di rispettare le ragioni della Commissione, valessero bene la dignità del Parlamento: ciascuno giudichi!
Per quanto attiene al merito, la settimana scorsa l'onorevole Pagliarini, presidente della Commissione XI (Lavoro), con un comportamento quanto mai dignitoso, ha rassegnato le sue dimissioni da presidente della Commissione stessa, perché il Governo, ponendo la questione di fiducia su un maxiemendamento al testo del disegno di legge sul welfare, sul quale la Commissione aveva intensamente lavorato, ha disatteso il lavoro di quest'ultima.Pag. 20
La dignità del presidente Pagliarini è stata da tutti noi riconosciuta ed egli, come era giusto e sacrosanto, è stato poi rieletto presidente della Commissione. La stessa dignità non mi pare l'abbia dimostrata, questa sera, il presidente Duilio, perché quanto denunciato dai colleghi e dallo stesso relatore di maggioranza sul disegno di legge finanziaria è molto più grave di quanto accaduto la settimana scorsa. Non solo non si è tenuto conto del lavoro svolto dalla Commissione, ma il Governo ha apertamente contrastato il lavoro della stessa, inserendo un emendamento non approvato dalla Commissione bilancio, anziché quello approvato da quest'ultima.
Lei si renderà conto, signor Presidente, che di questo passo sarà inutile riunire le Commissioni e che le Commissioni V (Bilancio), XI (Lavoro) ed altre lavorino fino alle due o alle tre di notte. Sarà inutile predisporre dei calendari per consentire alle Commissioni di riunirsi perché, consentire al Governo di venire in Aula a porre la questione di fiducia su un maxiemendamento, disattendendo il lavoro della Commissione, significa disattendere, praticamente, il lavoro del Parlamento. Questa, signor Presidente, è una modifica di rango costituzionale e parlamentare che ormai è diventata prassi in questa legislatura, per questo Governo e per i rapporti che si sono instaurati tra maggioranza e Governo.
Ho avuto la ventura di essere il rappresentante di gruppo di un partito di maggioranza e rappresentante di gruppo in Commissione. Non per vanto, ma per rapporti parlamentari, i colleghi sanno che non è mai accaduto (vi sono stati sicuramente anche dei torti che il Parlamento ha dovuto subire) non solo che la fiducia non sia stata posta sul testo della Commissione, ma neanche, Ministro Chiti, che non fossero accolti gli emendamenti sui quali era sufficiente il semplice parere favorevole del relatore, non che fossero votati! Si arrivava all'espressione dei pareri anche con l'intesa con l'opposizione e quegli emendamenti sui quali il relatore esprimeva, a nome della Commissione, parere favorevole, erano per il Governo sacrosanti! Non dico che nella scorsa legislatura non vi siano state forzature - sicuramente - però questa forma di rispetto per il lavoro della Commissione la avevamo pretesa ed ottenuta. Oggi non vale più niente! La maggioranza, mi pare che l'abbia accettato; qualche presidente si dimette, qualche altro no, ma non viene neanche consentito che quell'ora che è stata concessa alla Commissione bilancio possa servire per riferire all'Assemblea ed al Governo sulle difformità riscontrate (a cosa doveva servire, Presidente Bertinotti, se non a questo?). Se tutto ciò non viene consentito per non sottrarre sette minuti, allora anche il riguardo nei confronti della Commissione bilancio in ordine all'esame del maxiemendamento prima che il Governo ponga la questione di fiducia è inutile.
Questo dibattito ha senso se in Aula si riferisce che cosa ha visto la Commissione - lo deve riferire il relatore - e il Governo può valutare se mantenere o meno quel testo prima di porre la questione di fiducia. Tutta questa dignità non conta niente.
Ora il Governo ha posto la questione di fiducia su tre maxiemendamenti: dico semplicemente che è la terza fiducia consecutiva alla Camera su tre provvedimenti di seguito (il decreto fiscale, il welfare e il disegno di legge finanziaria) e che altre se ne annunciano.
Che questo ramo del Parlamento, ormai, non intervenga più sui principali provvedimenti legislativi rischia di passare sotto silenzio: è una conseguenza della debolezza del Governo e della situazione di stallo presente al Senato, ma la conseguenza paradossale non può essere la chiusura di questo ramo del Parlamento.
Credo, signor Presidente, che questa denuncia, che inoltriamo a lei, vada trasmessa al Presidente del Consiglio e al Presidente della Repubblica, perché - lo ripeto - la conseguenza di questa situazione di precarietà istituzionale e di debolezza politica non può, per intero, riversarsi sulle spalle della Camera dei deputati.Pag. 21
Inoltre, signor Presidente, rispetto al richiamo autorevole del Presidente della Repubblica (che è bene che nessuno cerchi di tirare per la giacca o di portare dalla propria parte), il fatto che, come accaduto in precedenti anche relativi ai nostri Governi, anziché un solo maxiemendamento ne siano stati presentati tre - diciamolo - rappresenta una clausola di stile o rappresenta anche una foglia di fico? Credo che la sostanza, signor Presidente, non cambi. Capisco che si può sostenere che c'è il precedente relativo alla presentazione di tre maxiemendamenti, ma, di fatto, la stortura, dal punto di vista della procedura parlamentare, è immutata. Il Presidente Napolitano aveva fatto quel richiamo non perché, anziché un maxiemendamento, ne voleva tre (perché sapeva bene che nella scorsa legislatura ne erano stati presentati tre), ma per superare la prassi dei maxiemendamenti. Credo, invece, che, in questo senso, quell'invito così autorevole, che pure a parole era stato accolto, sia stato clamorosamente smentito.
In conclusione, signor Presidente, ora, in una situazione così tesa, la responsabilità - a noi spiace - ricade solo e tutta sulle sue spalle, perché da questo momento in poi, ossia dalla posizione da parte del Governo della questione di fiducia sul disegno di legge finanziaria (che è la terza), non è più possibile che l'opposizione subisca torti. Non è più possibile che il calendario sia deciso da sola dalla maggioranza: c'è un Regolamento che prevede che, quando non c'è accordo, decide il Presidente, tenendo conto, ovviamente, delle ragioni di tutti. Noi non siamo più disposti a subire diktat dalla maggioranza.
Ricordo che il ritardo con cui si è votato il bilancio è direttamente imputabile alla Presidenza del Consiglio e mi assumo la responsabilità di quello che dico, perché il ricatto che è stato fatto da alcuni gruppi minoritari di non votare il bilancio o la finanziaria se non ci fosse stato un vertice sulla legge elettorale, rientra in una precisa strategia politica. Non può essere imputato all'opposizione il fatto che si sia persa mezza giornata per ricatti interni alla maggioranza o per volontà di qualcuno che non voleva che qualcun altro governasse la maggioranza e il Governo.
Questo ritardo non può essere imputato a noi. Il tempo che si è perso per presentare i maxiemendamenti non più ieri sera, ma oggi, ha già prodotto una limitazione del tempo necessario agli uffici della Camera, a garanzia e presidio di tutti, per l'esame di ammissibilità e di quello che era previsto per l'esame dei maxiemendamenti da parte della Commissione bilancio.
Stiamo già pagando, quindi, le conseguenze dei ritardi del Governo. Dico solo, signor Presidente, che avevamo previsto nel calendario di terminare l'esame del disegno di legge finanziaria martedì 18 dicembre; c'è un Regolamento, che è strada maestra, che assegna un certo numero di giorni per l'esame del disegno di legge finanziaria alla Camera, che intendiamo rispettare; ulteriori limitazioni non possono essere concesse; il tempo a disposizione dei gruppi, che tradizionalmente viene aumentato proprio per la complessità dell'esame della legge finanziaria (complessità dovuta ora anche al fatto che ci sono i maxiemendamenti), non ha nemmeno iniziato a decorrere.
In queste condizioni - mi permetterà, signor Presidente - pensare di poter già prevedere quando si concluderà l'esame del disegno della legge finanziaria, è davvero un'offesa al nostro riguardo. Credo che il Governo, per il fatto di porre la questione di fiducia, paghi la conseguenza dello slittamento di ventiquattr'ore della conclusione del provvedimento. È sempre stato così, quindi il termine dovrebbe slittare da martedì a mercoledì prossimi. Diciamo che non slitta a mercoledì, ma rispettiamo il termine di martedì! Ripeto, signor Presidente, che questa - per fortuna, almeno questa! - non è materia disponibile del Governo o della maggioranza.
Però, purtroppo, se non si trovasse un accordo, sarebbe materia rientrante nella sua disponibilità: lo dico perché non abbiamoPag. 22interesse né ad attaccare la Presidenza della Camera, né a metterla in difficoltà. Comprenderà anche, signor Presidente, che non ci sono praticamente precedenti di un esame della legge finanziaria che si conclude in trentasei ore, che non sarebbe, in questo caso, il solo tempo per votare la fiducia, ma sarebbe il tempo complessivo concesso alla Camera per effettuare voti di fiducia, ordini del giorno e dichiarazioni di voto finale. Quindi credo, signor Presidente, che ciascuno si debba fare carico delle proprie responsabilità, dei compiti che ricopre e della situazione complessiva che stiamo attraversando: infatti, mi pare che la settimana prossima si annunci un'altra questione di fiducia e che comunque dovremo continuare a lavorare insieme per il prosieguo della legislatura, che naturalmente nessuno sa quanto durerà. Però, credo che sia interesse di tutti contribuire ad assicurare che si possa lavorare almeno serenamente nel rispetto dei ruoli, così come purtroppo non sta accadendo in queste ore (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Vorrei solo fare notare che la dignità del Parlamento è un obiettivo al quale dobbiamo tendere tutti, da realizzare secondo le capacità che siamo in grado di esprimere, e credo che attenersi alle regole sia un modo per concorrere a salvaguardare questa dignità. Come lei sa, la convocazione della Commissione, dopo la presentazione dei maxiemendamenti, è finalizzata alla conoscenza dei medesimi; è il Governo, invece, che si assume la responsabilità del suo atto, politicamente e programmaticamente dal punto di vista contenutistico.
Anche le clausole di stile hanno a che fare con la dignità di un'organizzazione, di un organismo e, in questo caso, di un'istituzione; i precedenti sono elementi assai significativi nella definizione dei comportamenti e nella possibilità di verificare l'attendibilità e la coerenza dei comportamenti stessi.
Quando la Presidenza della Camera ha posto al Governo, per la complessità della legge finanziaria e della sua articolazione, la necessità di non potere accedere ad un'eventuale presentazione di un solo maxiemendamento, ma ha chiesto un'articolazione delle proposte su più emendamenti (almeno tre), ha teso a determinare una possibilità di maggiore controllo da parte del Parlamento sull'atto del Governo.
Il presidente della Commissione, come abbiamo sentito, ha ritenuto i maxiemendamenti presentati dal Governo sostanzialmente corrispondenti al lavoro della Commissione, ma questa è una valutazione politica che non riguarda la Presidenza, la quale invece può semplicemente, come ha fatto, attenersi allo svolgimento della sua prerogativa, ossia quella di verificare l'ammissibilità dei contenuti dei maxiemendamenti.
E questo la Presidenza ha fatto con un atteggiamento che, se non vogliamo definire restrittivo (che è definizione qualitativa), certamente - come è stato riconosciuto - è stato rigoroso, introducendo anche un elemento di riferimento ad una relazione politica fra la Commissione e il Governo, in grazia della quale si è stabilito che la stessa ammissibilità dovesse riferirsi necessariamente ad argomenti che avevano avuto conoscenza e discussione in Commissione. Come loro sanno, per questa ragione sono state dichiarate inammissibili parti significative e di peso significativo contenute nei maxiemendamenti.
Il Governo ha però la possibilità di modificare gli emendamenti e i risultati dei lavori della Commissione, assumendosi la responsabilità politica dell'atto che compie. Ciò evidentemente non ha a che fare con l'ammissibilità. L'eventuale messa in discussione di una parte esaminata in Commissione, ma non presentata, è infatti assolutamente incontestabile per ragioni evidenti. Essa non è sottoposta al vaglio di ammissibilità: non può esserlo in re, in quanto la contraddizione non lo consente.
Da questo punto di vista, dunque, la Presidenza è irresponsabile. L'orientamento, tuttavia, è quello di consentire comunque - attraverso le scelte fatte -Pag. 23alla Commissione stessa di avere conoscenza di un atto la cui responsabilità ricade sul Governo: e questo è stato fatto.
Così conclusa questa fase della discussione, avverto che la Conferenza dei presidenti di gruppo è convocata immediatamente nella biblioteca del Presidente per l'organizzazione del seguito del dibattito.
Sospendo la seduta, che riprenderà subito dopo la conclusione di tale riunione.
La seduta, sospesa alle 19,05, è ripresa alle 20,15.
Sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Comunico che la Conferenza dei presidenti di gruppo si è testé riunita per definire l'organizzazione del dibattito conseguente alla posizione della questione di fiducia sull'approvazione, senza subemendamenti ed articoli aggiuntivi, dell'emendamento 1.1000, con annesse tabelle (interamente sostitutivo dell'articolo 1 e soppressivo degli articoli da 2 a 22), dell'emendamento 23.1000, con annesse tabelle (interamente sostitutivo dell'articolo 23 e soppressivo degli articoli da 24 a 134-bis) e dell'emendamento 135.1000, con annesse tabelle (interamente sostitutivo dell'articolo 135 e soppressivo degli articoli da 136 a 151 e delle annesse tabelle), presentati dal Governo al disegno di legge n. 3256 - Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2008) (Approvato dal Senato).
La Conferenza ha stabilito, con la maggioranza prevista dall'articolo 24, comma 2, del Regolamento, la seguente organizzazione.
Le tre votazioni per appello nominale avranno luogo, a norma dell'articolo 116, comma 3, del Regolamento, domani, venerdì 14 dicembre.
La seduta inizierà alle ore 16 con le dichiarazioni di voto sulla prima fiducia con ripresa televisiva diretta degli interventi dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto. La votazione per appello nominale avrà luogo a partire dalle ore 18,45.
Si procederà subito dopo alla seconda e alla terza votazione nominale, previe eventuali dichiarazioni di voto dei gruppi che ne faranno richiesta.
L'illustrazione degli ordini del giorno ai disegni di legge finanziaria e di bilancio avrà inizio subito dopo la terza votazione nominale e si protrarrà in seduta notturna, anche oltre le ore 24.
Nella giornata di sabato 15 dicembre si completerà l'esame degli ordini del giorno e seguiranno le ulteriori fasi dell'esame dei documenti di bilancio fino alla loro conclusione nella nottata dello stesso giorno. Si procederà subito dopo all'esame e alla votazione delle questioni pregiudiziali riferite al disegno di legge n. 3292 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 1o novembre 2007, n. 181, recante disposizioni urgenti in materia di allontanamento dal territorio nazionale per esigenze di pubblica sicurezza (Approvato dal Senato - scadenza: 1o gennaio 2008).
L'esame di tale disegno di legge di conversione avrà inizio da martedì 18 dicembre (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna).
Il termine per la presentazione degli ordini del giorno ai disegni di legge nn. 3256 e 3257 è fissato alle ore 13 di domani, venerdì 14 dicembre.
Ordine del giorno della seduta di domani.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.
Venerdì 14 dicembre 2007, alle 16:
1. - Seguito della discussione del disegno di legge:
S. 1817 - Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2008) (Approvato dal Senato) (3256-A).
- Relatore: Ventura.
2. - Seguito della discussione del disegno di legge:
S. 1818 - Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2008 e bilancio pluriennale per il triennio 2008-2010 (Approvato dal Senato) (3257-A).
Nota di variazioni al bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2008 e bilancio pluriennale per il triennio 2008-2010 (3257-bis).
Seconda nota di variazioni al bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2008 e bilancio pluriennale per il triennio 2008-2010 (3257-ter).
- Relatore: Andrea Ricci.
La seduta termina alle 20,20.
PROPOSTE EMENDATIVE DICHIARATE INAMMISSIBILI
Proposte emendative inammissibili per carenza della necessaria copertura finanziaria
2.46 Gardini
2.48 Alberto Giorgetti
2.49 Armosino
2.59 Germontani
2.68 Mazzaracchio
2.69 Paoletti Tangheroni
2.72 Paoletti Tangheroni
2.73 Mazzaracchio
2.74 Giudice
2.81 Alberto Giorgetti
2.101 Antonio Pepe
2.109 Peretti
2.122 Campa
2.06 Fabbri
2.08 Cannavò
3.16 Alberto Giorgetti
3.17 Lupi
3.19 Angelo Piazza
3.153 Leo
3.39 Leo
3.41 Fabbri
3.43 Villetti
3.152 Leo
3.55 Lupi
3.57 Angelo Piazza
3.150 Leo
3.73 Gianfranco Conte
3.75 Milanato
3.81 Campa
3.151 Leo
3.95 Delfino
3.102 Carlucci
3.103 Di Gioia
3.104 Barbieri
3.111 Germontani
3.120 Angelo Piazza
3.180 Villetti
4.04 Cirielli
5.1 Bertolini
5.05 Garnero Santanchè
6.3 Mazzocchi
6.4 Crosetto
6.5 D'Agrò
6.6 Fugatti
8.16 Gianfranco Conte
8.17 Gianfranco Conte
8.24 Gianfranco Conte
8.25 Zorzato
8.26 Gianfranco Conte
8.27 Gianfranco Conte
8.28 Gianfranco Conte
8.29 Gianfranco Conte
8.042 Leone
9.10 MinardoPag. 25
9.11 Garavaglia
9.12 Delfino
9.13 Bellotti
9.14 Minardo
9.15 Garavaglia
9.16 Delfino
9.17 Misuraca
9.23 Garavaglia
9.24 Garavaglia
9.25 Misuraca
9.29 Velo
9.30 Garavaglia
9.34 Marinello
9.36 Marinello
9.39 Formisano
9.44 Fabbri
9.53 Crosetto
9.54 Formisano
9.402 D'Agrò
9.56 Gardini
9.59 Rampelli
9.60 Meloni
12.1 Bono
12.2 Bono
12.3 Bono
12.4 Bono
12.8 Carlucci
12.9 Pini
12.01 Carlucci
12.02 Ceccacci Rubino
12.03 Bono
14.11 Mazzoni
19.03 Tassone
24.35 Marinello
24.37 Giacomoni
25.1 Boscetto
25.2 Gioacchino Alfano
25.3 Boscetto
25.6 Crema
25.7 Zanetta
25.10 Forlani
25.11 Alberto Giorgetti
25.12 Pini
25.13 Gioacchino Alfano
25.15 Gioacchino Alfano
25.21 Boscetto
28.3 Garavaglia
28.7 Zanetta
28.10 Zanetta
28.11 Zanetta
28.01 Zanetta
30.5 Oliva
30.027 Ruvolo
30.028 Bono
30.029 Ruvolo
30.031 Bono e 30.032 Ruvolo
30.033 Ruvolo
32.3 Murgia
33.01 Pedrizzi
33.03 D'Agrò
33.04 Fasolino
34.1 Gamba
34.2 Gamba
34.3 Gamba
34.10 Gamba
34.12 Gamba
34.14 Gasparri
34.20 Gasparri
39.1 Bosi
39.2 SantelliPag. 26
39.16 Santelli
39.17 Santelli
39.18 Meloni
39.19 Mario Pepe
39.22 Meloni
39.01 Mario Pepe
39.02 Zorzato
39.03 Pedrizzi
39.04 Santelli
40.1 Angelino Alfano
40.2 Di Gioia
40.3 Ciro Alfano
40.6 Gioacchino Alfano
41.01 Musi
41-ter.4 Oliva
41-ter.01 Alberto Giorgetti
41-ter.02 Ruvolo
41-quater 1 Fratta Pasini
42.4 Ronconi, 42.8 Di Gioia, 42.17 Peretti, 42.20 Di Gioia, 42.21 La Loggia, 42.22, 42.23 e 42.24 Catanoso
42.15 Castellani
42.06 Di Gioia, 42.08 Forlani, 42.09 Fava e 42.012 Oliva.
43.2 Marinello
43.01 e 43.05 Garavaglia e 43.06, 43.07, 43.08, 43.09, 43.011 e 43.015 Marinello
43.013 Marinello
44.01 Giorgetti
47.01 Vico
47.02 Servodio
49.09 Bellotti e 49.010 Delfino
49.016 Marinello, 49.019 Marinello, ed identici articoli aggiuntivi 49.020 Bellotti e 49.021 Delfino
Identici articoli aggiuntivi 49.023 Fasolino, 49.024 Delfino, 49.025 Bellotti
49.032 Marinello
49.035 Fasolino
49.037 Marinello
50.05 Pini
51.13 Sgobio
52.01 Garavaglia
52.02 Garavaglia
56.011 D'Agrò
56.012 Brusco
56.013 Rampelli
56-ter.01 Filippi
57.6 Gamba
58.05 Garagnani
60.01 Meloni
60.06 Garnero Santanchè
60.019 Oliva
61-bis.01 Marras
61.6 Velo
62.2 Fitto
62.6 Garavaglia
62.8 Murgia
62.10 Velo
62.15 D'Alia
62.19 Campa
62.28 Velo
62.44 Alberto Giorgetti
62.47 Campa
62.48 Meloni
62.49 Grimoldi
62.07 Attili
63.03 Pini, 63.06 Caparini
64.01 Di Centa
64.02 Di CentaPag. 27
67-bis. 02.Turco
67.7 Meloni
68.4 Alberto Giorgetti
69.1 La Loggia e 69.2 Zorzato
69.02 Ricevuto, 69.013 Fedele e 69.03 Fedele
69.012 Angelino Alfano
69.018 Giuseppe Fini
70.7 Beltrandi
70.8 Sgobio
70.9 Di Gioia
70.11 Beltrandi
70.01 Biancofiore
70.02 Biancofiore
74.02 Alberto Giorgetti
75.3 Baiamonte
75.4 Baiamonte
75.5 Baiamonte
75.8 Zinzi
75.11 Giudice
76.01 Rampelli
77.03 La Loggia
79.1 Baldelli
79.05 Incostante
80.12 Alemanno
80.21 Alberto Giorgetti
80.24 Alberto Giorgetti
80.26 Grimoldi
81.13 Meloni
81.011 Tortoli
86.7 Mellano
93.1 Ceccacci Rubino
93.2 La Loggia
93.05 Ossorio
93. 12 Spini
94.1 Aprea
94.3 Campa
94.4 Aprea
94.5 Aprea
94.17 Garavaglia
94.39 Garavaglia
94.75 Aprea
94.01 Garagnani
94.03 Garavaglia
95.4 Garavaglia
95.5 Garavaglia
95.02 Meloni
96.17 Aprea
97.2 Peretti, 97.3 Gardini e 97.4 Garavaglia
99.012 Paoletti Tangheroni
99.014 Marinello
100.01 Meloni, 100.03 Capitanio Santolini, 100.05 Alemanno, 100.04 Gardini
100.019 Bertolini
103.2 Bertolini
104.1 Gardini e 104.5 Di Virgilio
111.1 Pelino
116.06 Cannavò
118.5 Baldelli
118.07 Marinello
118.010 Peretti
119.10 D'Alia
119.11 Armosino
119.12 Garnero Santanchè
120.3 Ricevuto
120.2 Fedele
121.6 Pelino
121.17 Marinello
121.01 GiudicePag. 28
122.02 Giudice
124.14 D'Ippolito Vitale
125.1 Meloni
125.26 D'Elpidio
125.27 Pini
125.15 Meloni
125.02 Rampelli
126.7 Villetti
126.01 Rotondo
127.5 Pedrizzi
129.10 Meloni
131.1 Giudice
132.02 Contento
136.6 Galletti
136.7 D'Agrò
136.8 Gardini
136.11 Cesa
136.12 Alemanno
136.13 Zorzato
136.35 Gardini
136.36 Volontè
136.37 Pescante
136.38 Albonetti
144.4 Fabbri
145.44 Marinello
146.12 Bosi
146.13 Ruvolo
146.18 Gamba
146.19 Gamba
146.38 Ruvolo
146.39 Aprea
146.517 Misuraca
146.09 Cordoni
146.017 Sgobio
146.025 Mazzoni
146.031 Reina
149.21 Santelli
149.23 Gamba
149.22 Reina e 149.23-bis Gamba
149.30 Santelli
149.29 Santelli
149.33 Forlani
150.10 Alberto Giorgetti
151.1 Giudice
Tab.C.3 Formisano (limitatamente all'anno 2008)
Proposte emendative valutate come ammissibili sulla base di uno specifico presupposto.
Gli identici articoli aggiuntivi 81.016 Osvaldo Napoli, 81.017 Alberto Giorgetti e 81.018 Sgobio, recanti l'istituzione di un Fondo nazionale per la riduzione delle emissioni inquinanti in atmosfera nelle aree urbane, sono da ritenere ammissibili nel presupposto che l'onere, non puntualmente individuato, sia determinato, in conseguenza di quanto previsto dal comma 2, lett. a), in 10 milioni di euro per ciascuno degli anni del triennio 2008-2010 e che la copertura, riferita per errore materiale al fondo speciale di parte capitale si intenda a valere sulla tabella B, voce Ministero dell'economia e delle finanze.
Infine, taluni emendamenti prevedono, a fini di compensazione, l'abrogazione del comma 2 dell'articolo 15 della legge n. 172 del 2003, relativa alla tassa di stazionamento. Tali emendamenti sono considerati ammissibili, sempre che l'onere non ecceda la predetta compensazione, nel presupposto che finalità della disposizione abrogativa sia quella di reintrodurre la tassa di stazionamento.