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XV LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 267 di mercoledì 16 gennaio 2008
Pag. 1PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PIERLUIGI CASTAGNETTI
La seduta comincia alle 10,45.
GIUSEPPE MARIA REINA, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 5 gennaio 2008.
(È approvato).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Bafile, Donadi, Dozzo, Oppi, Ranieri, Realacci, Rivolta, Ruggeri e Zanella sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente ottantasette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Comunicazioni del Ministro della giustizia sull'amministrazione della giustizia, ai sensi dell'articolo 86 del regio decreto 30 gennaio 1941, n. 12, come modificato dall'articolo 2, comma 29, della legge 25 luglio 2005, n. 150 (ore 10,46).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca comunicazioni del Ministro della giustizia sull'amministrazione della giustizia, ai sensi dell'articolo 86 del regio decreto del 30 gennaio 1941, n. 12, come modificato dall'articolo 2, comma 29, della legge 25 luglio 2005, n. 150.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato in calce al resoconto stenografico della seduta del 19 dicembre 2007.
(Intervento del Ministro della giustizia)
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Ministro della giustizia, senatore Clemente Mastella.
CLEMENTE MASTELLA, Ministro della giustizia. Signor Presidente, le considerazioni analitiche che avrei svolto in tutta la loro compiutezza le consegno alla sua attenzione e all'attenzione dei colleghi di quest'Aula. Tuttavia, alcune notizie, di quelle che tramano e sconvolgono la vita delle persone, notizie di poche ore fa, annunciate come al solito con battage pubblicitario dalla stampa e finanche da qualche pamphlet editoriale che, nelle ultime pagine di un brillante giornalista, aveva raccontato e profetizzato queste cose, mi fanno svolgere - ve ne chiedo scusa - un discorso certamente diverso da quello che avevo maturato per le mie convinzioni e per il tratto di funzionalità istituzionale che mi ha accompagnato in questa mia esperienza come Ministro Guardasigilli.
Vi parlo però, onorevoli colleghi, con il dolore nel cuore di chi sa che, a causa del suo impegno pubblico, delle sue profonde convinzioni e delle sue idealità si trova ad essere colpito negli affetti più profondi, incredulo ed impotente.Pag. 2
Ho provato, ho creduto, ho sperato che la frattura tra magistratura e politica potesse essere ricomposta attraverso la dialettica, il confronto, il dialogo e l'incontro, ma devo prendere atto che, nonostante abbia lavorato giorno e notte per dimostrare la mia credibilità e la mia buona fede di interlocutore affidabile per il mondo della giustizia, oggi mi accorgo che sono stato invece percepito da frange estremiste come un avversario da contrastare, se non addirittura come un nemico da abbattere.
Ho creduto, infatti, pur consapevole dell'estrema difficoltà di quella che alcuni reputano una mission impossibile, di dover rifiutare la pericolosa tentazione di chi vorrebbe indirizzare la giustizia italiana verso la palude della rassegnazione e dell'impotenza, suggerendo l'ineluttabilità di un conflitto perenne e di disfunzionamenti ormai cronici e, ahimé, irreversibili.
L'illusione di poterci riuscire mi ha fatto fare ogni sforzo, con un Parlamento mai così fragile ed incerto in tutta la mia trentennale esperienza di Assemblea.
Ho avuto l'illusione di poter riformare l'ordinamento giudiziario in accordo con la magistratura e nell'interesse del Paese; ho avuto l'illusione che le soluzioni trovate per migliorare l'efficienza, motivare il personale, ridurre i costi dell'esposizione debitoria, nonostante al mio arrivo a via Arenula non avessi trovato, non per responsabilità alcuna, ma perché così era, né la benzina per le macchine, né la carta per i fax ai magistrati, ho avuto l'illusione - lo ribadisco - che tutto ciò potesse essere prova della mia onestà intellettuale e dell'assenza di secondi fini.
Ho avuto l'illusione di poter affermare con convinzione e senza riserve il valore, fondamentale nel nostro assetto costituzionale, del principio dell'esclusiva soggezione del giudice alla legge, soltanto - lo sottolineo - alla legge, ma almeno alla legge. In mancanza di ciò credevo e credo che è la base stessa su cui poggia l'autonomia e l'indipendenza della magistratura ad essere messa a rischio e in discussione.
Queste mie convinzioni, purtroppo, queste mie illusioni oggi trovo frantumate contro un muro di brutalità, di indisponibilità, di chiusura e di egoismi di parte.
Ho dedicato - e non per questo me ne rammarico - tutte le mie energie nell'ultimo anno per affermare e dimostrare che ci si poteva riuscire e che, tra i poteri e le istituzioni, il dialogo avrebbe premiato, convinto come sono, per la mia coscienza ispirata dalla fede, che solo nell'incontro e nella relazione con l'altro si trova la soluzione. Oggi qui le mie certezze vacillano e con esse la mia storia di politico aperto al dialogo e all'altro si trova in una crisi profonda.
Non si illudano però coloro che confidano nello sconforto, coloro che credono che le ferite sul piano personale e sentimentale possano essere determinanti per farmi cambiare idea e percorso. Lo sapevamo, ce lo ha insegnato Aldo Moro, che non siamo chiamati a preservare un ordine semplicemente rassicurante. Sapevamo che, nello sfidare l'ordinaria grettezza, saremmo potuti rimanere impigliati nella palude degli egoismi, delle diffidenze e delle cattiverie. Mentre ero dedito a questo lavoro modesto - certo lo so -, ma pieno di granitica sincerità, è iniziato un tiro al bersaglio nei miei confronti, quasi un'ostinata caccia all'uomo, un'autentica persecuzione umana. Sono state utilizzate centrali di ascolto con corsie privilegiate, ogni qualvolta nei computer si accendeva la spia - mai parola fu più usata a proposito - che segnalava il mio nome o quello dei miei amici. Tutta la mia famiglia è stata in questo periodo intercettata.
In quel di Potenza, siamo così diventati, colleghi dell'UDEUR, un partito di tale rilevanza, quanto a intercettazioni subite, da poter superare, colleghi della maggioranza e dell'opposizione, agevolmente la soglia di sbarramento di qualsiasi percentuale elettorale. Eppure, ho resistito a tutto questo (Applausi dei deputati dei gruppi Popolari-Udeur, Forza Italia, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Lega Nord Padania).
Ho resistito a tutto ciò, forte della mia passione politica, delle mie convinzioni, del modo con il quale si tenta di superare Pag. 3in sintesi anche i contrasti e gli antagonismi permanenti. Ma per delegittimarmi è bastato che un piccolo nucleo di magistrati, per alcuni dei quali l'integrità è contestata da altri magistrati dello stesso distretto (quelli che hanno operato in questa vicenda), innescasse un congegno violento, privo di obiettivi riscontri nella realtà, confondendo ciò che è tipico della politica, anche in maniera distorta - e lo riconosco - ma che rivendico alla politica, ai conflitti interni alla politica e ai riti della politica; è bastato tutto questo per puntare al cuore, con un pregiudizio che desse l'idea di un mio sistema di potere in Campania da combattere, travisando realtà e norme penali, per interrompere il mio lavoro. Avevo resistito nel fortino personale, saldo in questa certezza e nelle mie convinzioni, a tutte queste scorribande corsare contro di me, contro la mia vita personale e politica, con l'intento dichiarato di creare panico e terrore tra i miei sostenitori, i cui ideali di ispirazione cristiana forse ancora, chissà, creano motivo di preoccupazione politica.
Ora però, rispetto a componenti di un ordine che disinvoltamente hanno il vantaggio - perché non riconoscerlo - di poter fare e poter decidere i tuoi destini, prescindendo dalla tua volontà e dai tuoi comportamenti, rispetto all'imprevedibile apertura di varchi che toccano i miei affetti, la mia famiglia e mia moglie, getto la spugna. È la prima volta - lo confesso - che ho paura. Ho combattuto la mia battaglia fin quando il combattimento era alla pari e leale e non arrivavano colpi bassi ed imprevisti, perché dalla tua condotta politica nulla lo lasciava presagire, nonostante il mio temperamento, i miei eccessi un po' barocchi, il mio stile inconfondibile, forse eccessivo, lo riconosco. È bastato tutto ciò - e nulla lasciava presagire rispetto a questo un concertato volume di fuoco - per distruggere la tua persona, la tua dignità e i tuoi valori.
Oggi tocca a me, in precedenza è toccato ad altri, tocca ai cittadini italiani per questo potere straordinario, che un ordine, rispetto ad altri, ha stabilito per sé (Applausi), non fosse per il fatto, onorevoli colleghi, che, patior, ergo sum, soffro ontologicamente con me stesso. Rispetto a questo tutto mi appare e mi parrebbe irreale e innaturale, fuori da ogni logica, che si compone con la vita politica fatta anche di scontri, di rivalse, di umori, di indicazioni, di nomine.
Ma perché quelle che fanno i politici sono illecite e quelle che fanno i magistrati sono lecite (Applausi dei deputati dei gruppi Popolari-Udeur, Forza Italia e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e di deputati del gruppo Partito Democratico-L'Ulivo)? Non è possibile che il potere di vita e di morte pubblica, di vita e di morte di un Governo possa appartenere oggi a questo pacchetto di mischia giudiziaria, in altre circostanze ad altri pacchetti di mischia, senza che tutto questo avvenga, senza, come in questo caso - nel caso della mia famiglia - essere ascoltati, senza una controprova, senza una richiesta di spiegazioni, in attesa di un giudizio che non si sa né come né quando arriverà.
Questo piano di valutazione ideologica non è il mio e appartiene, per fortuna, ad una componente minoritaria - lo riconosco - della magistratura. Si tratta di un giustizialismo che ho combattuto, ma che ha fatto capolino, negli ultimi tempi della storia giudiziaria italiana, nel nostro Paese e che è soltanto intento a decretare l'umiliazione umana, mediatica e politica di chi è contro di loro. E qualora questo pacchetto di mischia, come in questo caso, si fosse sbagliato, chi ripagherà un domani la mia famiglia e la mia famiglia politica di questa umiliazione subita e le tante famiglie italiane, centinaia di migliaia, che subiscono queste umiliazioni e queste ferite (Applausi dei deputati dei gruppi Popolari-Udeur, Partito Democratico-L'Ulivo, Socialisti e Radicali-RNP, Forza Italia e Lega Nord Padania)?
E se eventualmente salissero in quota responsabilità per un'opera di demolizione eterodiretta tesa a scardinare il presunto sistema di potere, chi ne risponderà? E a chi costoro risponderanno? Oggi a me, ma in questa giornata, confesso molto molto particolare, è dato solo prendere atto di Pag. 4questa scientifica trappola che mi è stata tesa, mediaticamente prima e giudiziariamente dopo, in modo vile ed ignobile.
Così come è altrettanto vile ed ignobile prendere in ostaggio mia moglie (Applausi dei deputati dei gruppi Popolari-Udeur, Forza Italia, Alleanza Nazionale, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Lega Nord Padania), cui voglio un mondo di bene e a cui rinnovo il mio affetto, e che si esalta in una vita in comune e che sperimenta anche nella sofferenza il valore della famiglia. Per questo non posso consentirmi, proprio per questo ostaggio, né torsioni né movimenti scomposti che apparirebbero, lo so, come irregolari e non in linea con il rispetto che si ha di un giudizio di cui si è serenamente in attesa.
Nessuno si illuda, però: da altre postazioni continuerò e continueremo a combattere la nostra battaglia con un'esperienza e con delle ferite in più, consapevoli di essere arrivati al vero nodo della democrazia, lo scontro sotterraneo e violentissimo tra i poteri, avendo subito ora, da Ministro della giustizia, quello che dopo trent'anni di specchiata carriera politica non ho mai subito e non avrei mai immaginato. In questi pochi mesi ho avuto il triplo di avvisi di garanzia che mai ho avuto in trent'anni di vita parlamentare, politica ed umana. Continuerò, però, insieme a tutti coloro che vorranno crederci e che avranno la speranza in chi, come me, è cresciuto ed ha imparato ad essere certo del bene anche quando, colpito dall'ingiustizia e dalla violenza, lo si intravede molto molto in lontananza ed appare opaco.
Mi dimetto dunque, onorevoli colleghi, mi dimetto perché tra l'amore per la mia famiglia e il potere scelgo il primo. Io, questo onnipotente Mastella sceglie il primo (Vivi applausi dei deputati dei gruppi Popolari-Udeur, Partito Democratico-L'Ulivo, Forza Italia, Alleanza Nazionale, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), Lega Nord Padania, Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo, Socialisti e Radicali-RNP, Comunisti Italiani e Verdi e del deputato Razzi).
Avrei potuto operare sottili distinguo giuridici, restando al mio posto. Mi dimetto per essere più libero umanamente e politicamente. Mi dimetto sapendo che un'ingiustizia enorme è la fonte inquinata di un provvedimento perseguito con ostinazione da un procuratore che l'ordinamento manda a casa per limiti di mandato e per questo me ne addebita la colpa. Colpa che invece non ravvisa nell'esercizio domestico delle sue funzioni per altre vicende che lambiscono suoi stretti parenti e delle quali è bene che finalmente il CSM se ne occupi per dignità (Applausi dei deputati dei gruppi Popolari-Udeur, Forza Italia e Lega Nord Padania).
Mi dimetto, riaprendo la questione delle intercettazioni, assai spesso manipolate, a volte estrapolate ad arte, assai spesso divulgate senza alcun riguardo per la riservatezza dei cittadini e per la libertà della persona umana (Applausi dei deputati dei gruppi Popolari-Udeur, Partito Democratico-L'Ulivo, Forza Italia, Alleanza Nazionale, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), Lega Nord Padania, Socialisti e Radicali-RNP e Verdi - Applausi di deputati dei gruppi Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo e Comunisti Italiani e del deputato Razzi).
Mi dimetto, perché ritengo, anche dopo la mia dolorosa esperienza, che vada recuperata la responsabilità per lo meno civile dei magistrati, sulla scorta della giurisprudenza della Corte di giustizia di Lussemburgo.
Riconosco che, nel corso di questa mia attività istituzionale intensa, ho trovato una stragrande maggioranza di magistrati seri ed imparziali, ma mi sono imbattuto anche in alcuni che fanno del pregiudizio, soprattutto contro la politica e i politici, la ragione di vita della loro attività professionale (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Lega Nord Padania). Come ci si può difendere, però, da questi ultimi, il Pag. 5cui potere d'interdizione, di vita e di morte e di delegittimazione appare senza confini?
Mi dimetto per senso dello Stato e lo faccio senza tentennamenti. In fondo, avrei potuto restare al mio posto; un Ministro della giustizia che non è in grado di difendere neppure la moglie dall'assalto violento e ingiusto di accuse balorde e non riesce ad evitarne neppure l'arresto ai domiciliari non è certo in grado di inquinare le prove, perché è talmente risibile il proprio potere che lo si può lasciare tranquillamente al proprio posto.
Mi dimetto, dunque, per aprire una questione fondamentale di emergenza democratica tra la politica e la magistratura, anche perché, come ha scritto Fedro: «gli umili soffrono quando i potenti si combattono» (Prolungati applausi dei deputati dei gruppi Popolari-Udeur e Forza Italia - Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-L'Ulivo, Alleanza Nazionale, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), Lega Nord Padania, Socialisti e Radicali-RNP e Verdi - Applausi di deputati dei gruppi Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo e Comunisti Italiani e del deputato Razzi - Deputati si recano ai banchi del Governo per stringere la mano al Ministro Mastella).
PRESIDENTE. La Presidenza consente che la relazione del Ministro della giustizia sia consegnata alla Presidenza stessa, senza che ciò costituisca un precedente. Tale relazione sarà posta nella disponibilità dei colleghi deputati al più presto.
Ricordo che si era convenuto per le vie brevi, di dar luogo, dopo le comunicazioni del Ministro, ad una sospensione della seduta prima dell'intervento dei gruppi nella discussione. Considerata la situazione, darò la parola ad un deputato per gruppo che chieda di intervenire sull'ordine dei lavori.
DARIO FRANCESCHINI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DARIO FRANCESCHINI. Signor Presidente, signor Ministro, devo innanzitutto dirle che abbiamo apprezzato il gesto limpido e anche la scelta di annunciare le sue dimissioni davanti al Parlamento, quindi, nel luogo proprio per affrontare un tema di questo tipo, nel rispetto - che molte volte dovrebbe esserci - dei luoghi e delle regole istituzionali.
Noi, come Partito Democratico, come gruppo parlamentare de l'Ulivo e del Partito Democratico, le esprimiamo tutta la solidarietà che è, innanzitutto, una solidarietà umana. I toni che lei ha mostrato nell'intervento di questa mattina, anche nel vigore e nella rabbia di alcune sue parole, sono autentici, come lei è autentico anche quando non si condividono alcune sue prese di posizione, e come sempre lo è stato nella sua attività politica. Ma le esprimiamo anche una solidarietà politica: noi rispettiamo anche questa volta, come abbiamo sempre fatto in passato, l'azione della magistratura; ne rispettiamo l'autonomia, anche quando i tempi e i modi di alcune azioni fanno pensare, riflettere e sorgere dei dubbi, sapendo però che la valutazione - che è giusto che vi sia - ed i commenti sono sempre sui commenti, sulle azioni dei singoli magistrati e non possono e non devono mai diventare un commento o una valutazione sull'operato di tutta la magistratura.
Noi crediamo che troppe volte in passato ci sia stato un incrocio tra la necessaria riservatezza delle indagini e i riflettori mediatici, che molte volte si accendono troppo in fretta e troppo presto. Credo, inoltre, che tutti noi in Aula, a turno, dovremmo riflettere sul fatto che troppe volte ci siamo prestati a commentare ciò che accadeva sui media rispetto a ciò che effettivamente accade nelle aule giudiziarie (Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia e Lega Nord Padania).
Per questo motivo, signor Ministro, le esprimiamo la nostra solidarietà politica, anche perché abbiamo apprezzato e apprezziamo il lavoro che lei ha svolto come Ministro della giustizia in quasi due anni di Governo, a cominciare dalla riforma dell'ordinamento giudiziario e da tutti i Pag. 6provvedimenti che lei ha posto all'attenzione del Parlamento (dalla riforma del codice di procedura penale alla riforma del codice di procedura civile e alle misure urgenti per la loro applicazione), che dovranno essere affrontati celermente dal Parlamento.
Non vi è dubbio, infatti, che uno dei problemi da affrontare per risolvere le conseguenze negative è quello di rendere più veloce l'azione della giustizia e mai come nel caso di cui stiamo discutendo oggi si verificherà che è assolutamente indispensabile che la giustizia sia veloce nell'arrivare ad adottare le proprie determinazioni ed emettere le sentenze.
Naturalmente non sta a noi esprimere una valutazione sul suo atto di dimissioni, in quanto sono altre le cariche istituzionali che valuteranno nelle prossime ore il suo gesto. Da parte nostra, riteniamo che lei possa e debba proseguire nel suo lavoro (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-L'Ulivo, Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo, Italia dei Valori e Verdi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bondi. Ne ha facoltà.
SANDRO BONDI. Signor Presidente, signor Ministro della giustizia, onorevoli colleghi, noi tutti avvertiamo oggi - anche dalle parole sofferte, autentiche, coraggiose e perfino drammatiche pronunciate in Aula dal Ministro senatore Mastella - che nel Paese è avvenuto un episodio gravissimo.
Signor Ministro, certamente sono consapevole che le parole in questi casi sono sempre impotenti ad esprimere fino in fondo il disorientamento, l'incredulità, la preoccupazione e lo sconcerto che credo noi tutti oggi proviamo di fronte alle dichiarazioni rese dal Ministro della giustizia.
Questa mattina avrei dovuto pronunciare, a nome del gruppo parlamentare di Forza Italia, un discorso sulla giustizia, sul rapporto tra l'ordine giudiziario e la sovranità del Parlamento, un discorso che lascerò agli atti, signor Ministro, e che è stato ed è confermato interamente da ciò che si sta verificando in queste ore e dalle sue stesse parole.
Onorevole Franceschini, non basta esprimere una sia pur lodevole solidarietà nei confronti del Ministro della giustizia e dire che il problema riguarda esclusivamente alcuni magistrati. Sappiamo, onorevole Franceschini, onorevoli colleghi, che la giustizia è divenuta un problema in Italia e che i suoi rapporti con la politica rappresentano il cuore della democrazia. Questo è un sentimento condiviso - ne sono sicuro - da tutti coloro che siedono in quest'Aula a qualunque schieramento politico appartengano.
Tutti comprendiamo ormai da tempo, infatti, che l'indipendenza della magistratura e la sovranità del Parlamento sono il fondamento della democrazia. Nel corso dei lavori dell'Assemblea costituente un grande giurista, uno dei Padri della nostra Costituzione, Piero Calamandrei, aveva colto lucidamente il problema, quando sosteneva che lo stato della democrazia di un Paese è intimamente legato alla condizione della giustizia. Ciò perché il ritmo e il respiro della democrazia sono identici al ritmo e al respiro della giustizia e perfino al ritmo e al respiro del processo. Entrambi si fondano, infatti, sull'urto delle forze, sulla dialettica, sul bilanciamento dei ruoli, secondo regole precise e armoniche, attraverso le quali si raggiunge la verità nel processo e il bene comune attraverso la democrazia. Questi credo siano i valori che oggi accomunano tutti noi e tutti i membri del Parlamento.
Consegnerò agli atti - lo ripeto - il discorso che avrei dovuto pronunciare; oggi, però, onorevoli colleghi, sarebbe ben minima cosa, di fronte a ciò che sta accadendo, affermare che avevamo avuto ragione e che, in questi anni, l'onorevole Berlusconi ha avuto ragione. Signor Ministro, sarebbe anche ben misera cosa, oggi, dire a lei o agli altri esponenti delle forze politiche che siedono in questo Parlamento che sarebbe stato certamente nobile e importante se le stesse realtà che oggi ha riconosciuto il Ministro della giustizia fossero state riconosciute anche quando acPag. 7cadevano nei confronti del leader dell'opposizione (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), Lega Nord Padania e Popolari-Udeur). La democrazia ne avrebbe guadagnato, perché le stesse sofferenze di cui ha parlato lei, signor Ministro, hanno riguardato il nostro leader, il nostro presidente, la sua famiglia, il suo partito e altri leader politici della prima e della seconda Repubblica che hanno sofferto ingiustamente per la deviazione di alcuni magistrati dalle leggi e della sovranità del Parlamento. Vogliamo ribadire qui solennemente, infatti, che continuiamo ad avere fiducia nella magistratura e nella giustizia e che sappiamo - voglio riconfermarlo con le mie parole, a nome del presidente Berlusconi - che la stragrande maggioranza della magistratura in Italia è indipendente, rispettosa delle leggi e della sovranità del Parlamento! Vogliamo ribadirlo, perché dobbiamo gratitudine a questa magistratura (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale), ma oggi il nostro stato d'animo - come affermavo - non è volto a trarre profitto politico...
PRESIDENTE. Onorevole Bondi, la prego di concludere. Lei sta intervenendo sull'ordine dei lavori: non stiamo ancora svolgendo il dibattito sulla relazione [Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].
SANDRO BONDI. Signor Presidente, ritengo che il problema sia talmente importante da meritare qualche minuto in più, se lei me lo permette.
Il nostro stato d'animo, onorevoli colleghi, non è quello di trarre profitto da tali vicende (sarebbe squallido!), ma soltanto - e concludo - quello di lanciare un grido d'allarme, non solo sullo stato della giustizia in Italia, ma sullo stato del nostro Paese. Vi è un limite, onorevoli colleghi, oltre il quale la crisi di un Governo diventa la crisi di un Paese e oltre il quale la crisi di un Governo si trasforma nella crisi di una democrazia: noi abbiamo superato ormai da tempo questo limite (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale, Lega Nord Padania e DCA-Democrazia Cristiana per le Autonomie-Nuovo PSI)!
Quanto è avvenuto sulla questione dei rifiuti e quanto è avvenuto ieri, che ci fa vergognare davanti al mondo, ossia che una libera università italiana, cioè, abbia impedito al Santo Padre di intervenire, gettano discredito su tutti noi e sull'intero Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), Lega Nord Padania e Popolari-Udeur)! Oggi la notizia dell'arresto della moglie del Ministro della giustizia farà il giro del mondo e getterà discredito non su una sola forza politica o su questo Governo, ma sull'intero Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), Lega Nord Padania e Popolari-Udeur)! Ce ne rendiamo conto o no?
VALENTINA APREA. Vergogna! Fidel Castro ha ricevuto il Papa a Cuba!
SANDRO BONDI. Siamo arrivati al punto - concludo - che tutti coloro che hanno a cuore il futuro del nostro Paese e che in esso hanno responsabilità devono fare qualcosa per impedirne l'agonia. Oggi la crisi del Governo, della società e del sistema politico lasciano il Paese in una crisi profondissima.
Se c'è ancora una classe politica in questo Paese degna di questo nome, è il momento che si assuma interamente le proprie responsabilità nei confronti del Paese, per aprire una fase politica nuova (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale). In altri momenti, gli uomini e le forze politiche più responsabili avrebbero tratto le conseguenze da questa situazione.
Signor Presidente, mi avvio alla conclusione. Dobbiamo riflettere semplicemente se siamo tutti in grado, come classe Pag. 8politica e come Parlamento, di prendere in mano il futuro del Paese o se rassegnarci a essere in balia degli eventi e impotenti di fronte alla crisi dell'Italia. In tal caso, però, nessuno ci perdonerebbe queste gravi responsabilità (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), Lega Nord Padania e Popolari-Udeur - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Prima di dare la parola all'onorevole Fini, vorrei precisare che è del tutto evidente che il dibattito sul merito della comunicazione del Ministro Mastella si svilupperà quando la Conferenza dei presidenti di gruppo deciderà di svolgerlo.
In questa fase, si sta intervenendo sull'ordine dei lavori per cinque minuti ciascuno, in merito alle dichiarazioni rese in questa occasione dal Ministro Mastella.
È evidente che la relazione del Ministro, di cui la Presidenza ha consentito la consegna, sarà pubblicata in calce al resoconto della seduta odierna, per consentire a tutti i colleghi di partecipare al dibattito quando verrà calendarizzato.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Fini. Ne ha facoltà.
GIANFRANCO FINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro, desidero anzitutto esprimere non soltanto a titolo personale, ma a nome del gruppo parlamentare che ho l'onore di rappresentare in questo momento, l'umana solidarietà all'uomo Mastella, che non implica automaticamente la solidarietà al Ministro o ex Ministro Mastella.
Inizio volutamente il mio breve ragionamento in questo modo perché credo che sia di tutta evidenza che quanto è accaduto (che con tono così sofferto ella ha voluto porre all'attenzione dell'Aula e dall'Aula alla pubblica opinione) altro non sia che un anello - ci auguriamo l'ultimo - di una catena che altri hanno conosciuto, che quest'Aula, in tante occasioni, ha avuto modo di dibattere e che riguarda certamente il rapporto tra la politica e la magistratura, ma, a ben vedere, anche qualcosa di più profondo.
Credo anche io, come ha affermato testé l'onorevole Bondi, che le vicende di queste ore debbano fare riflettere anzitutto coloro che hanno a cuore l'immagine dell'Italia nel mondo. Non è questa la sede per polemiche di altra natura, ma se è vero - non ho motivo per dubitarne - che il Ministro degli esteri, l'onorevole D'Alema, ieri ha giustamente affermato che diventa difficile rappresentare l'Italia nel mondo se il nostro è un Paese in cui si è sotto processo per l'incapacità di raccogliere i rifiuti e si sale agli onori delle cronache per l'impossibilità del Pontefice di parlare nelle università di Roma, credo che da domani sarà ancora più difficile rappresentare l'Italia nel mondo se ci si trova in un Paese in cui può accadere che la magistratura sottopone a un provvedimento restrittivo della libertà personale un esponente politico che è anche consorte del Ministro guardasigilli. È la crisi - è inutile negarlo - di un sistema; è un'immagine che l'Italia proietta nel mondo, che deve far riflettere tutti, al di là delle opinioni politiche.
Ciò premesso, perché la solidarietà è umana e non può essere politica? Perché abbiamo trovato nelle sue parole così accorate il tratto distintivo di un dolore sincero, di fronte al quale ci inchiniamo, e, come ho avuto modo di affermare prima di ascoltarla, apparteneva solo ed esclusivamente alla sua coscienza il diritto-dovere di trarre o meno delle conclusioni: le dimissioni annunciate, a fronte di ciò che è accaduto.
Al tempo stesso, però, signor Ministro, onorevoli colleghi, non abbiamo apprezzato, nel corso della sua accorata e sincera conversazione con l'Aula, un atteggiamento che ci è parso in qualche modo richiamare atteggiamenti che, anche in altre occasioni, almeno la mia parte politica, non aveva apprezzato.
Infatti, è indubbio che vi è una parte della magistratura iperpoliticizzata, che agisce per ragioni che nulla o poco hanno a che vedere con l'accertamento della verità, ma è altrettanto vero che non si può, partendo da questo dato di fatto, dare corso ad una denuncia che, in alcuni tratti Pag. 9del suo discorso, mi è sembrata richiamare, nei toni e anche nelle parole usate, quella tesi del complotto nei confronti della politica che, francamente, non soltanto non appartiene alla storia giudiziaria del Paese ma che, soprattutto, rende poco credibili le affermazioni di coloro che sostengono che la magistratura è un'istituzione che merita rispetto e che all'interno della magistratura vi sono alcuni che vanno sottoposti a critica.
È indubbiamente vero che la magistratura merita rispetto, è una banalità. È sacrosanto richiamare coloro che, con la toga, si sono sacrificati: voglio ricordare, in questo momento, che la magistratura italiana è anche Falcone e Borsellino (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
Ma è altrettanto vero che, nel momento in cui si afferma tutto ciò, non ci si può scagliare contro un presunto o vero complotto della magistratura soltanto perché si è colpiti. Infatti, non è la prima volta che accade e lo voglio dire chiaramente: in altre occasioni si è attuata una politica che era di giustificazione o di colpevolizzazione a seconda di chi era l'indagato e di chi era il bersaglio.
Non si può dare corso ad una politica dei due pesi e delle due misure. Soprattutto - e mi rivolgo in particolar modo ad alcuni colleghi dell'altra parte dell'emiciclo - vogliamo, per una volta, onestamente prendere atto di ciò che tutti sanno? Vi è una parte della magistratura che rivendica il diritto all'autonomia ed indipendenza - è un dogma della Costituzione -, ma non avverte il dovere dell'imparzialità. Vi è una parte della magistratura che agisce per ragioni di tipo esclusivamente politico o per protagonismo personale (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e Forza Italia).
Fino ad oggi, pochissimi si sono resi conto che anche per i magistrati deve valere il principio per cui chi sbaglia paga e forse lei non ha torto quando afferma che, proprio per la sua azione di Guardasigilli, si è determinato quello che è sotto gli occhi di tutti.
Ciò detto, però, non ci si può limitare a dichiarare che oggi dobbiamo difendere la politica dalla magistratura. Oggi credo che si debba dare corso ad un riequilibrio tra i poteri, che parte inevitabilmente da una consapevolezza: noi uomini politici abbiamo il dovere della trasparenza e di difenderci non dai processi, ma nei processi e lo dico a chi, da sinistra, lo ricordava ad altri esponenti politici, in particolar modo al presidente Berlusconi. A sinistra, però, si abbia l'onestà intellettuale di riconoscere che se si è arrivati a tanto è perché, per troppo tempo, vi è stato qualche magistrato che affermava di se stesso di essere democratico - dando quindi per scontato che altri suoi colleghi non lo fossero - ed erano quei magistrati che agivano nel nome di interessi politici (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale)!
Oggi è colpito lei, signor Ministro Mastella; in altri momenti sono stati colpiti altri, a dimostrazione che la crisi non è tra politica e magistratura, ma è il frutto avvelenato di una stagione di odio ideologico che, da sinistra, ha riguardato anche alcuni componenti della magistratura italiana [Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale, Forza Italia e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mascia. Ne ha facoltà.
GRAZIELLA MASCIA. Signor Presidente, signor Ministro, anche da parte del gruppo della Rifondazione Comunista-Sinistra Europea lei può avere la totale solidarietà umana, la nostra vicinanza e un grande apprezzamento per la sensibilità che ha espresso oggi con le parole che ha pronunciato. Ciò nonostante, lei ha posto questioni importanti e delicate.
Lei sa che, per quanto riguarda la storia del nostro partito e nei rapporti tra la politica e la magistratura, non ci siamo mai risparmiati critiche: siamo stati critici su sentenze, siamo stati critici su atti, anche o soprattutto quando determinate questioni non riguardavano direttamente Pag. 10noi o il nostro campo - la sinistra - ma riguardavano altri.
Tuttavia - lo devo affermare con grande franchezza -, non solo noi vi investiamo, ma pensiamo che l'autonomia della magistratura sia un tema fondamentale e, ancora oggi, vogliamo credere a tale autonomia, anche quando i momenti e i fatti presentano questioni così difficili.
Vogliamo investire perché gli ultimi decenni sono stati attraversati da una questione enorme che riguarda i rapporti tra la politica e la giustizia. Le questioni che lei stesso ha posto rispetto ai ruoli e ai poteri della politica e di questo Parlamento sono sotto attacco da diverse parti e - noi riteniamo - da diversi poteri forti. Per questa ragione non abbiamo ceduto, non cediamo e in particolare per quanto attiene alla questione della giustizia, di cui oggi dovremmo discutere anche per farne un bilancio, vi è da dire che non solo abbiamo la consapevolezza della necessità di riforme profonde, ma pensiamo che ci debba essere un investimento ancora più grande sul piano culturale che riguarda la capacità di garantire la sicurezza ai cittadini tenendo, allo stesso tempo, alte le garanzie di uno Stato di diritto. Non sempre tutto ciò è facile in momenti come questi e non lo è neanche in questo Parlamento. Si tratta di un grande impegno che abbiamo noi, all'interno del Parlamento, come forze della sinistra. Ritengo, quindi, che in particolare nei rapporti con la giustizia il tema sia molto aperto e che certamente non ci si possa arrendere.
Quando abbiamo cominciato questa impresa, anche con lei signor Ministro, con cui abbiamo lavorato in modo non solo leale ma anche assolutamente positivo, sapevamo che si trattava di un'impresa particolarmente complicata, che vi sono grandi riforme strutturali che aspettano e che vi è una grande distanza da parte dei cittadini non solo con la politica, ma anche con la giustizia e la magistratura. Ci siamo posti insieme l'obiettivo di colmare questi vuoti e noi vogliamo continuare in questa impresa. Riteniamo, quindi, che nessuno di noi si possa arrendere (Applausi dei deputati del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Casini. Ne ha facoltà.
PIER FERDINANDO CASINI. Signor Presidente, voglio esprimere pochissime parole ma sentite e spero anche chiare. Siamo all'emergenza democratica (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), Forza Italia, Alleanza Nazionale e Lega Nord Padania) e lo siamo per due fatti molto diversi che sono accaduti in queste ore. Ieri, in quest'Aula tutti insieme abbiamo stigmatizzato una minoranza faziosa che ha avuto la meglio, impedendo alla più alta autorità spirituale del nostro Paese e del mondo di parlare in una libera università. Oggi il Ministro della giustizia si dimette, con onestà personale e intellettuale, facendo alcune affermazioni. A quelle personali voglio rispondere dicendo a Clemente Mastella, che conosco da tanti anni, che in quest'Aula nessuno dubita dell'onestà personale sua e della sua famiglia (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), Forza Italia, Alleanza Nazionale, Lega Nord Padania, Popolari-Udeur e DCA-Democrazia Cristiana per le Autonomie-Nuovo PSI). Per quanto riguarda la politica è stata fatta una denuncia ancora più importante. Si tratta della denuncia del fallimento della sua stessa politica, del suo stesso tentativo di rasserenare il clima tra politica e magistratura (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), Forza Italia, Alleanza Nazionale e Lega Nord Padania). Ebbene, Clemente - ti chiamo così perché mi rivolgo a te così, personalmente - dobbiamo fare un passo in avanti. Dobbiamo riconoscere che l'idea, coltivata da parte della vostra maggioranza, che mettere in discussione la riforma dell'ordinamento giudiziario realizzata dal Governo Berlusconi e dal ministro Castelli sarebbe stato un contributo importante al rasserenamento Pag. 11del clima tra politica e magistratura si è dimostrata un'illusione effimera (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), Forza Italia, Alleanza Nazionale, Lega Nord Padania, Popolari-Udeur e DCA-Democrazia Cristiana per le Autonomie-Nuovo PSI).
Io ho apprezzato la tua, la sua Ministro, onestà personale. Non avevo dubbi. Solidarizzo con lei, ma quello che non può essere messo tra parentesi in questa Aula, a quest'ora, è la più allarmante denuncia di impotenza politica che lei ha fatto come Ministro della giustizia (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), Forza Italia, Alleanza Nazionale e Lega Nord Padania). Possiamo chiudere gli occhi ancora davanti a questa realtà, denunciata dal Guardasigilli? Possiamo far finta che nulla sia accaduto e che tutto possa continuare come prima? Non è possibile.
Ho sentito con attenzione, come sempre, le parole, che in gran parte condivido, dell'onorevole Fini, ma qui oggi non vi è un complotto contro la politica, che qualcuno denuncia. Qui vi è l'impazzimento di un potere giudiziario, di magistrati che, messi sotto accusa al CSM, vanno alla televisione per fare degli show che nulla hanno a che fare con la serietà della funzione che amministrano (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), Partito Democratico-L'Ulivo, Forza Italia, Alleanza Nazionale, Lega Nord Padania e Popolari-Udeur). Noi abbiamo un CSM che, nonostante gli sforzi del Presidente Mancino, si è ridotto da organo di autogoverno ad un organo di amministrazione corporativa degli interessi dei singoli magistrati (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), Forza Italia, Alleanza Nazionale e Lega Nord Padania). Questo è inaccettabile perché stanno saltando i pesi e i contrappesi propri di ogni sistema democratico. Allora credo - cari colleghi, ho terminato - che questa mattina in questa Aula vi sia un evento che va oltre le vicende della famiglia Mastella, su cui ritengo che ciascuno abbia idee chiarissime. A me, che poi sono stato tra coloro che da lungo tempo e ancora oggi godono di un rapporto personale di amicizia con il predetto, non sfugge che questa giustizia amministrata ad orologeria è certamente frutto non di casualità ma di una concertazione. Allora, senatore Mastella, facciamo un passo avanti. Le sue dimissioni servono, a mio parere, oggi all'Italia se finalmente mettono sul piatto delle istituzioni una grande questione: il fatto che ci siamo illusi di aver superato Tangentopoli, e che qualcuno si è crogiolato nell'illusione che potesse riguardare solo una parte della politica italiana, ma che i fatti stanno dimostrando che riguarda le istituzioni nel suo complesso (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), Forza Italia, Alleanza Nazionale, Lega Nord Padania, Popolari-Udeur e DCA-Democrazia Cristiana per le Autonomie-Nuovo PSI - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Maroni. Ne ha facoltà.
ROBERTO MARONI. Signor Ministro, le esprimo l'amicizia personale e la solidarietà personale e politica, mia e del gruppo. Lei ha fatto un atto di accusa durissimo, senza precedenti, un atto d'accusa che descrive un atteggiamento della magistratura, quello che lei ha definito «una trappola scientifica», che anche noi, in particolare della Lega, abbiamo sperimentato. Chi l'ha preceduta, il Ministro Castelli, ha subito addirittura di più di quello che lei ha subito [Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania, Forza Italia e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)] e quando noi denunciavamo questi atteggiamenti della magistratura dalla sua parte politica venivano accuse, scherno e richiesta di dimissioni. Oggi la situazione si è ribaltata. Potremmo gioirne, potremmo accettare le sue dimissioni, potremmo anche chiedere le dimissioni del Governo, ma non lo facciamo. Noi abbiamo ascoltato Pag. 12con attenzione le sue parole, le cose che ha detto, gli impegni che ha preso e le iniziative che lei ritiene utili per combattere questa vera e propria emergenza democratica, come l'ha definita. Noi vogliamo raccogliere questa sfida. Rimanga, signor Ministro, ma non per fare la «foglia di fico» di una maggioranza che senza i voti del suo partito sarebbe costretta ad andare alle urne [Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania, Forza Italia e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].
Rimanga, ma con la dignità che lei ha voluto rivendicare a se stesso ed alla sua azione politica in questi trent'anni. Rimanga e faccia subito, domani, per decreto-legge, ciò che ha annunciato: il provvedimento sulle intercettazioni, la responsabilità civile dei magistrati, la separazione delle carriere. Ponga fine subito a questo scempio (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania, Forza Italia, Alleanza Nazionale, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), Socialisti e Radicali-RNP e DCA-Democrazia Cristiana per le Autonomie-Nuovo PSI)! Si unisca a noi per combattere la vera casta, quella che ha potere di vita e di morte sui cittadini (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania, Forza Italia, Alleanza Nazionale, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), Popolari-Udeur e DCA-Democrazia Cristiana per le Autonomie-Nuovo PSI)! Quella dei magistrati che si credono superiori a qualunque legge e che piegano ai loro scopi personali - di carriera e di potere - le regole della democrazia. Sostenga con i fatti concreti l'impegno che lei ha annunciato oggi in questa sede e noi la sosterremo pienamente in questa sacrosanta battaglia, che rappresenta - come lei stesso ha affermato in quest'Aula - una vera e propria emergenza democratica (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania, Forza Italia, Alleanza Nazionale, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), Socialisti e Radicali-RNP e DCA-Democrazia Cristiana per le Autonomie-Nuovo PSI - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Leoni. Ne ha facoltà.
CARLO LEONI. Signor Presidente, signor Ministro, il gruppo parlamentare della Sinistra Democratica per il Socialismo europeo le esprime la più forte solidarietà umana - non è difficile capire quanto grande sia il momento di sofferenza che lei e la sua famiglia state attraversando - e politica. Seppur discutendo tra noi (a volte è capitato), tengo a dire che il nostro gruppo ed il nostro movimento politico hanno apprezzato ed apprezzano il suo lavoro di Ministro, non solo per l'equilibrio con il quale lei sta svolgendo questa funzione, ma anche per l'impulso che dal Ministero da lei diretto sta venendo al Parlamento, a risolvere i tanti problemi della giustizia italiana (affermo ciò anche in qualità di componente della Commissione giustizia).
Per questo motivo, apprezziamo lo stile e le motivazioni che l'hanno portata di fronte al Parlamento ad annunciare l'atto di dimissioni. Tuttavia, affermiamo seriamente che preferiamo che lei rimanga al suo posto, per continuare con il Parlamento questo lavoro importante, perché con il suo impulso e con il lavoro dei colleghi parlamentari stiamo cercando di risolvere molti problemi della giustizia. Onorevole Bondi, non possiamo dire che aveva ragione Berlusconi, perché stiamo affrontando molti problemi relativi alla giustizia (Commenti)...
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, vi prego di fare silenzio e consentire all'onorevole Leoni di proseguire.
CARLO LEONI. ...anche quelli che ci hanno lasciato in eredità coloro che hanno governato nella scorsa legislatura. Essi sono intervenuti in materia di giustizia, ma mai per alleviare le sofferenze dei tanti cittadini comuni che con la macchina giudiziaria hanno da fare i conti, bensì pensando sempre ad intervenire a tutela di ceti privilegiati.
Signor Ministro, lei ha riproposto un tema caldo e delicato - quello dei rapporti Pag. 13tra politica e magistratura - che merita un'ulteriore attenzione. Né il Governo né il Parlamento, ad esempio sul tema delle intercettazioni, sono stati con le mani in mano nel corso dell'anno che abbiamo alle spalle. Tuttavia, questo dei rapporti tra politica e magistratura è uno dei problemi. Ve ne sono tanti altri che i cittadini italiani avvertono molto di più nella propria vita quotidiana: i tempi dei processi, l'organizzazione giudiziaria, la necessità di un sostegno alle vittime dei reati, il dramma della condizione carceraria. È su queste ed altre questioni che stiamo lavorando insieme al Ministero di via Arenula, diretto dal Ministro Mastella.
In questo lavoro - e mi avvio alla conclusione - per fortuna, ma certo non per caso, ci sorregge e ci guida una Costituzione che ha ormai sessanta anni, ma che è straordinariamente attuale e che ci viene a sostegno anche in questo momento. In essa sono scritte cose importanti: che l'autonomia e l'indipendenza della magistratura da ogni altro potere vanno garantite, che i giudici sono soggetti soltanto alla legge, che tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge e che l'azione penale è obbligatoria. Grazie a questi principi costituzionali possiamo continuare il nostro lavoro ed anche affrontare i temi delicati che lei ci ha proposto questa mattina. Si tratta di principi ai quali l'azione di questo Governo si sta ispirando e a cui lei stesso, questa mattina, si è richiamato.
Anche per questa ragione, pur comprendendo il momento di particolare difficoltà e sofferenza, il nostro gruppo, insieme agli altri che già si sono pronunciati in questo senso, chiede al Ministro Mastella di rimanere al suo posto (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo, Comunisti Italiani e Verdi).
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, vedo che ci sono molti crocchi di colleghi. Vi inviterei ad uscire: coloro che non sono interessati ad ascoltare l'oratore di turno possono uscire, ma non disturbare chi sta parlando.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Villetti. Ne ha facoltà.
ROBERTO VILLETTI. Signor Presidente, a nome del gruppo Socialisti e Radicali-RNP, nonché a mio nome, desidero esprimere al senatore Clemente Mastella, Ministro della giustizia, la piena solidarietà umana e politica. Abbiamo apprezzato le dichiarazioni rese dal senatore Mastella, di cui condividiamo i sentimenti drammatici di dolore. Lei, signor Ministro, a mio parere, ha doverosamente annunciato le sue dimissioni. Ritengo che in molti casi, in quasi tutti i casi, di fronte all'atteggiamento della magistratura si debba compiere un passo, come lei ha fatto. Tuttavia, vi è un solo caso nel quale un Ministro della giustizia - colpito, come lei, negli affetti familiari - può effettivamente continuare la sua opera: ossia quando la stragrande maggioranza del Parlamento (non solo la maggioranza, ma anche l'opposizione) le dice di restare al suo posto. Pertanto, da parte del nostro gruppo, vi è un invito esplicito affinché lei resti Ministro della giustizia.
Tuttavia, cari colleghi - e mi rivolgo principalmente ai banchi della maggioranza - devo dire che, in questa occasione, bisogna dare atto all'opposizione di essersi comportata in una maniera assolutamente corretta e che la maggioranza del centrosinistra non si è comportata con lo stesso atteggiamento di correttezza quando sono stati colpiti esponenti dell'opposizione, a cominciare dal presidente Berlusconi (Applausi dei deputati del gruppo Socialisti e Radicali-RNP e di deputati del gruppo Forza Italia)! Abbiamo sempre detto che non si combatte politicamente l'opposizione attraverso la via giudiziaria, ma la si combatte solo attraverso la via politica! Come voi sapete e come l'opposizione ci potrà riconoscere, abbiamo sempre mantenuto questo atteggiamento di coerenza.
Detto ciò, guai se il Parlamento affrontasse il problema del rapporto con la magistratura in termini di polemica globale e di contrapposizione. Il terreno del Parlamento è quello delle leggi! Ed è sul Pag. 14terreno delle leggi che il Parlamento è mancato al suo dovere e al suo compito! Siamo l'unico Paese delle democrazie occidentali in cui non esiste una separazione tra il giudice neutrale e la pubblica accusa (Applausi dei deputati del gruppo Socialisti e Radicali-RNP)! Siamo il Paese in cui una classe dirigente guarda inerte la pubblicazione delle intercettazioni e la diffusione degli atti giudiziari coperti dal segreto, e non si muove! Non si muove il Parlamento, che ha lo strumento della legge, fondamentale per affrontare il problema della magistratura!
Guai a scegliere il terreno della polemica! Guai a scegliere il terreno dell'attacco all'autonomia e all'indipendenza della magistratura! Noi dobbiamo cambiare profondamente l'ordinamento giudiziario! Questo è il compito che ci spetta!
Ho ascoltato i diversi interventi che ci sono stati ed ho riscontrato sicuramente un sentimento comune e devo dire che, da questo punto di vista, il rigetto delle dimissioni del Ministro Mastella può essere un atto di svolta e anche di coraggio del Parlamento nei confronti del rapporto con una parte della magistratura che sicuramente non è imparziale e che sicuramente emana dei provvedimenti che sono sostanzialmente ad orologeria.
Vede, signor Ministro Mastella, si può aprire un'inchiesta giudiziaria, anche sulla moglie del guardasigilli o sul guardasigilli stesso, ma un conto è aprire un'inchiesta, un conto è adottare misure di restrizione della libertà personale che non hanno alcun fondamento...
PRESIDENTE. Onorevole Villetti, concluda.
ROBERTO VILLETTI... e ciò lo dobbiamo dire con molta chiarezza.
Siamo di fronte alla possibilità di una svolta; il Parlamento deve dedicare una sessione ai problemi della giustizia e sono convinto che se avremo tutti buona volontà - maggioranza e opposizione - faremo una riforma della giustizia, non per una legislatura, ma perché continui a permanere all'interno del nostro Paese per assicurare una vera giustizia «giusta».
Guardiamo ad una magistratura che ha degli esempi alti - sono stati ricordati Falcone e Borsellino - e dobbiamo far sì che tutta la magistratura guardi a quel modello.
Il Parlamento non deve essere un organismo fazioso, ma deve essere all'altezza del compito richiesto da una crisi profonda. Guardate - e concludo - che non siamo indifferenti a questa crisi; possiamo essere una parte della stessa che l'approfondisce e la rende più grave oppure possiamo essere coloro che contribuiscono a risolverla.
Venga dal Parlamento una forte volontà per affrontare insieme - maggioranza e opposizione - i problemi al fine di dare forza alle nostre istituzioni repubblicane (Applausi dei deputati del gruppo Socialisti e Radicali-RNP).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Sgobio. Ne ha facoltà.
COSIMO GIUSEPPE SGOBIO. Signor Presidente, signor Ministro lei questa mattina ha dato all'Assemblea, al Parlamento ed al Paese l'esempio di come ci si deve comportare di fronte ad una realtà amara come quella che lei sta vivendo in questo momento.
Il fatto di rassegnare, in questa sede, le sue dimissioni e di farlo affrontando un Parlamento che, diciamoci la verità, oggi era preparato a linciarla, qui in Aula, sulla base della relazione che lei avrebbe illustrato e affermando che oggi sia più che mai necessario che la politica riacquisti la determinazione, l'autorevolezza per poter ripristinare quello che è l'equilibrio - previsto dalla Costituzione - dei poteri statali, fa sì che lei abbia dimostrato come un uomo, ma soprattutto un uomo di Stato, debba comportarsi in questa vicenda.
È stato detto che probabilmente le sue dimissioni sono anche il riconoscimento del fallimento della sua azione politica nell'amministrazione della giustizia. Mi chiedo in quanti, che si chiamassero Mastella o che appartenessero al Governo Prodi o a qualsiasi altro Governo, avrebbero Pag. 15potuto, in un anno e mezzo, risolvere i problemi atavici della nostra giustizia, risolvere guasti e guai che si sono prodotti all'interno del sistema giudiziario negli anni precedenti.
Non era un lavoro assolutamente facile, quello di cui è stato incaricato il Ministro Mastella, né era possibile pensare che tali problemi potessero essere risolti in così breve tempo.
Ha iniziato bene il Ministro Mastella. Abbiamo condiviso quasi tutti i suoi provvedimenti (direi anzi tutti). Abbiamo avanzato critiche laddove avevamo delle divergenze. Non abbiamo votato, per esempio, l'indulto, ma si trattava di un provvedimento che non rientrava nell'ambito dei suoi poteri o che, comunque, non era emanato dal Ministro della giustizia.
Si è lavorato in questo anno per ripristinare quanto meno la normalità. Tuttavia, il fatto grave che oggi interessa il Parlamento e il Paese è rappresentato dal problema che, all'interno del potere giudiziario e della magistratura, vi possano essere frange che rompono il suo equilibrio, che vanno al di là dei propri poteri e che in molti casi ne abusano. Tuttavia, ciò non significa che per tali ragioni si possa dare adito a qualcuno ad aprire un processo nei confronti della magistratura.
La magistratura è cosa ben diversa dai pochi magistrati che probabilmente non sono fedeli servitori dello Stato. Se questi ultimi hanno il potere di stravolgere in alcuni casi la vita del nostro Paese, diciamoci la verità, è perché la politica, il potere politico, ha perso la sua autorevolezza e non riesce ad essere il potere previsto dalla Costituzione italiana. Infatti, è la debolezza intrinseca del potere politico che amplia, che amplifica gli errori di questa piccola, estrema frangia della magistratura che di volta in volta può essere subordinata a ragioni politiche, ma tante e tante volte è anche subordinata ad un altro potere, quello economico.
L'invito che rivolgiamo, nell'esprimere tutta la nostra solidarietà al Ministro Mastella, è che la politica si riappropri della propria dignità e del proprio potere, che decida, che intervenga, che elimini i guasti, che superi le divisioni molte volte artificiose al suo interno che le hanno impedito di decidere e di far sì che si potesse effettivamente porre rimedio ai guasti che vi sono nel potere giudiziario, riconoscendo innanzitutto il valore dei magistrati onesti, che non sono solo Borsellino e Falcone. Ve ne sono tanti, tantissimi, di magistrati onesti che lavorano in silenzio, che non partecipano a manifestazioni televisive, che lottano tutti i giorni contro la criminalità per la legalità, contro il terrorismo, contro la criminalità organizzata e che pagano, giorno dopo giorno, il loro totale servizio allo Stato. Non facciamo, quindi, di ogni erba un fascio.
Esprimiamo grande solidarietà al Ministro Mastella e riconosciamo il lavoro pieno che ha svolto in questi anni, ma facciamo sì che tutto ciò non debba significare riaprire una pagina nera della storia d'Italia con un nuovo processo nei confronti della magistratura.
Ministro, le siamo grati per il lavoro che ha svolto e per il gesto che ha compiuto. Ha tutta la nostra solidarietà, veramente di cuore. Infatti, sappiamo cosa significa avere e vivere momenti come questo. Conosciamo quale sia il suo dolore e sappiamo soprattutto che molte volte il dolore maggiore non è quello che colpisce direttamente ma quello che colpisce e mette sotto il torchio gli affetti più vicini, le persone più care.
Esprimiamo, quindi, la nostra totale solidarietà al Ministro e formuliamo l'invito a tutta la politica di farsi sentire, di non «piangere» su se stessa, di non dequalificarsi ancora di più, ma di recuperare tutta la propria dignità (Applausi dei deputati dei gruppi Comunisti Italiani e Popolari-Udeur).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Donadi. Ne ha facoltà.
MASSIMO DONADI. Signor Presidente, signor Ministro, vorrei esprimere innanzitutto la solidarietà vera e profonda del partito dell'Italia dei Valori e mia personale per questa vicenda che - ce ne rendiamo conto - la colpisce pesantemente, Pag. 16nella vita personale e negli affetti a lei più cari e privati.
Esprimo anche apprezzamento, ugualmente vero, profondo e sincero, per la decisione che lei ha annunciato in questa sede, oltretutto, in questi tempi, anche con una correttezza nei confronti del Parlamento a dir poco inusuale, di voler rassegnare le sue dimissioni da Ministro della giustizia. Si tratta di un atto di coscienza del quale vogliamo sottolineare il grande rilievo istituzionale e del quale le vogliamo rendere incondizionatamente atto e merito.
Anche per questa ragione esprimiamo l'auspicio, nei confronti della magistratura, che chiarezza venga fatta e che venga fatta nei tempi più rapidi possibili, nell'interesse di chi è coinvolto, nell'interesse del Paese e della giustizia stessa.
Ma, signor Ministro, devo anche rilevare che lei ha parlato dai banchi del Governo nella sua qualità di Ministro della giustizia. Per questo non possiamo assolutamente condividere che, in nome di una legittima e da noi riconosciuta rivendicazione della sua onestà e della sua dignità, lei da quello scranno parli di giustizia ad orologeria, di magistrati che fanno ostaggi, di magistrati che agiscono per abbattere nemici politici.
No, signor Ministro, noi abbiamo sempre contestato simili argomentazioni con forza e pesantemente, quando altri hanno invocato questi stessi argomenti e con uguale forza le contestiamo a lei oggi. Siamo convinti che dalle accuse infondate ci si difenda soltanto nelle aule di giustizia, non aggredendo la magistratura. È un principio di democrazia che riteniamo invalicabile sempre e tanto più quando queste affermazioni provengono da chi è Ministro in carica della giustizia.
Per questa ragione - e con questo voglio concludere il mio intervento - ribadiamo un grandissimo apprezzamento per il senso delle istituzioni che lei ha manifestato e la invitiamo a non farsi strumentalizzare da quella demagogia populista che anche oggi ha traboccato dai banchi dell'opposizione (Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia e Lega Nord Padania) con l'eccezione, che mi preme sottolineare, delle parole importanti e condivisibili dell'onorevole Fini.
Per questa ragione concludo il mio intervento esprimendo, ancora una volta, a lei e alla sua famiglia la nostra piena solidarietà (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori - Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia e Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Boato. Ne ha facoltà.
MARCO BOATO. Signor Presidente, signor Ministro della giustizia, colleghi, ho sentito da più parti e specialmente da parte del centrodestra, ma adesso anche da un collega del centrosinistra, distinguere fra la solidarietà umana e la solidarietà politica. Io, senza polemizzare con nessuno, a nome mio personale e del gruppo dei Verdi vorrei esprimerle compiutamente sia la nostra solidarietà umana, sia anche la piena solidarietà politica (Applausi dei deputati dei gruppi Verdi e Popolari-Udeur).
Ovviamente, quando si svolgerà il dibattito sul merito delle questioni della giustizia la collega Paola Balducci esprimerà le posizioni del nostro gruppo. Il tema dei rapporti e dei contrasti tra giustizia e politica ha attraversato tutta la storia politica del dopoguerra. Il collega Bondi ha fatto bene a ricordare il nome di Piero Calamandrei perché anche nell'Assemblea Costituente, che lavorò in quest'aula nel 1947, il tema ebbe forti ripercussioni.
In un volume che è stato pubblicato dieci anni dopo il referendum istituzionale da Laterza intitolato: «Dieci anni dopo», oltre ad uno straordinario saggio di Piero Calamandrei, vi era quello di Battaglia proprio sui rapporti tra giustizia e politica. È un tema che ha attraversato tutta la storia repubblicana e che di volta in volta si ripropone, sia pure in contesti diversi. Noi non entriamo ovviamente nel merito della vicenda giudiziaria che lei ha richiamato e che riguarda sua moglie. Tale vicenda andrà affrontata nelle sedi giudiziarie Pag. 17proprie. Tuttavia, riteniamo giusto, a differenza di ciò che è stato detto poco fa, utilizzare l'espressione di «giustizia ad orologeria»: il giorno in cui il Ministro della giustizia deve rendere al Parlamento la relazione sullo stato della giustizia, sua moglie viene consegnata agli arresti domiciliari (Applausi dei deputati dei gruppi Verdi, Socialisti e Radicali-RNP e Popolari-Udeur). Se non è giustizia ad orologeria questa, credo che sia difficile immaginare qualcosa di diverso e, lo ripeto, a prescindere dal merito della vicenda giudiziaria su cui non possiamo e non dobbiamo pronunciarci. Se competesse a me e a noi del gruppo dei Verdi, Ministro Mastella, respingeremmo le sue dimissioni e ci auguriamo che ciò avvenga.
Poiché questa mattina ho visto in Aula anche l'onorevole Ciriaco De Mita, vorrei ricordare brevissimamente la vicenda che lo ha riguardato nella XI legislatura, all'epoca della sua presidenza della prima bicamerale con poteri referenti. Venne incriminato suo fratello e il presidente De Mita decise - anche lui come ha fatto lei oggi - di rassegnare le proprie dimissioni. A nome dei Verdi, che rappresentavo all'interno della bicamerale, fui uno dei pochi che votarono contro le dimissioni del presidente De Mita. Voglio ricordare che qualche tempo dopo suo fratello fu assolto per non aver commesso il fatto, ma le dimissioni dalla presidenza della bicamerale a quel punto non erano più ovviamente revocabili.
A differenza del presidente Fini, lo dico anche in questo caso con pacatezza, credo che lei poco fa abbia fatto bene, Ministro Mastella, a distinguere la stragrande maggioranza dei magistrati rispetto ad una piccola minoranza che fa un uso politico della propria funzione giudiziaria. Non condividiamo una reazione - questa sì castale e corporativa - che, in nome di una vicenda politica e giudiziaria gravissima, che lei ha fatto bene a denunziare, susciti in quest'Aula, come abbiamo visto in qualche momento, una reazione corporativa ed autoassolutoria nei confronti della classe politica che crediamo che non ci porti da nessuna parte.
Ogni cittadino risponde di fronte alla giustizia. Ciò riguarda i cittadini sconosciuti come gli esponenti politici, gli esponenti del potere economico e finanziario e anche del mondo dell'informazione. Tuttavia, di fronte alla contrapposizione ideologica che sempre si riproduce tra garantismo e giustizialismo - se dobbiamo scegliere, scegliamo il garantismo - crediamo che sia invece meglio e più giusto affrontare ed affermare la cultura delle garanzie e della legalità. Tuttavia, la cultura delle garanzie e della legalità non significa innocentismo a tutti costi rispetto a chiunque, ma significa rispetto dello Stato di diritto, della divisione dei poteri e della responsabilità. Quando la politica è debole debordano gli altri poteri, non solo quello giudiziario, ma anche quello economico, finanziario e dell'informazione. Quindi, non è necessaria tanto una reazione corporativa, ma una capacità da parte nostra di restituire dignità, forza e legittimità all'azione della politica (Applausi dei deputati dei gruppi Verdi, Partito Democratico-L'Ulivo e Popolari-Udeur).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fabris. Ne ha facoltà.
MAURO FABRIS. Signor Presidente, onorevoli colleghi, siamo orgogliosi di appartenere al partito di Clemente Mastella (Applausi dei deputati del gruppo Popolari-Udeur), al partito di questo Ministro della giustizia che ha creduto e che ha avuto l'illusione di rasserenare il clima tra i poteri dello Stato, tra la magistratura e la politica e, soprattutto, di rendere la giustizia più giusta in questo Paese per tutti i cittadini.
Ma debbo dire che oggi siamo ancora più orgogliosi dopo il gesto limpido che il Ministro ha fatto in quest'Aula, perché ha qui rappresentato un uomo che ha il senso dello Stato, una persona con dei radicamenti profondi, che vengono da lontano e che hanno fatto la storia di questo Paese proprio con quel senso dello Stato che a troppi è mancato e continua a mancare.
Un uomo che ha il senso dello Stato, ma che, prima ancora, ha il senso proPag. 18fondo, radicato, del valore della famiglia e della dignità della persona umana che non consente a nessuno di poter essere violato.
Alla persona che oggi è stata colpita, che oggi è stata presa in ostaggio, come ha affermato il Ministro, a Sandra Mastella va l'affettuosa vicinanza e l'affettuosa testimonianza da parte di tutto il gruppo parlamentare dei Popolari-Udeur. La dignità oggi è stata oggi barbaramente violata da un potere che sembra non dover più rispondere a nessuno, tanto meno alla politica, ma nemmeno ai cittadini. Un potere che non accetta assolutamente di essere responsabile, di mantenere quella divisione, quell'autonomia e quel rispetto sancito dalla nostra Carta costituzionale.
Quel rapporto non casualmente è stato violato proprio in questa giornata - i modi e i tempi scelti credo dicano tutto - nel momento in cui è in corso un aspro dibattito nel Paese, non solo intorno alle questioni della giustizia, ma anche intorno al tema della riforma del sistema elettorale e complessivamente del sistema politico. Noi da sei mesi siamo sotto assalto mediatico, un assalto continuo che ha visto pretesti di ogni genere messi in campo per indebolire e colpire l'azione riformatrice del Ministro Mastella e il ruolo politico dei Popolari-Udeur.
Nessun complotto, onorevole Fini, noi eviteremo di parlare di complotti, ma lei eviti rigurgiti forcaioli che la videro protagonista nell'epopea di tangentopoli (Applausi dei deputati del gruppo Popolari-Udeur). Noi non parleremo di complotto; quello di Mastella è stato un gesto politico che ha un suo valore alto, un valore che serve all'Italia e che noi ci auguriamo serva a questo Parlamento per discutere di quello che è capitato, di quello che sta capitando e di quello che continuerà a capitare a tutti i cittadini, se non si mette mano a questa riforma del sistema, a partire dalla riforma del sistema giudiziario in questo Paese.
Mastella è stato fermato più volte anche nelle aule del Parlamento. Questa Assemblea ha approvato all'unanimità la legge sulle intercettazioni che è ferma al Senato per colpevoli responsabilità di chi, anche in quest'Aula, oggi non ha applaudito il Ministro della giustizia (Applausi dei deputati dei gruppi Popolari-Udeur e Socialisti e Radicali-RNP). Vi sono delle responsabilità politiche che riguardano tutto il Parlamento e qualcuno in particolare anche dentro questa maggioranza. Mastella le ha provate tutte per rendere possibile questa nuova stagione, questo rapporto più corretto, questo rispetto sostanzialmente di quanto è scritto nella nostra Carta costituzionale.
A nome del gruppo parlamentare e quindi politicamente ringrazio coloro che hanno espresso gli apprezzamenti che ha ricevuto il Ministro, ma ringrazio anche chi nella maggioranza non ha né applaudito né ha espresso apprezzamenti per le parole del Ministro. Questo ci servirà, ci servirà molto per quella riflessione che credo, assieme al Ministro, noi faremo rispetto a quanto è accaduto e che faremo da oggi in avanti con il nostro segretario nazionale, per far sì che quella battaglia che lui ha cominciato, in altra sede ed in altro modo, possa essere portata a buon fine (Applausi dei deputati del gruppo Popolari-Udeur e di deputati dei gruppi Forza Italia e Comunisti Italiani).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cirino Pomicino. Ne ha facoltà.
PAOLO CIRINO POMICINO. Signor Presidente, anche il gruppo DCA-Democrazia Cristiana per le Autonomie-Nuovo PSI vuole esprimere la solidarietà umana all'amico Clemente Mastella e alla signora Sandra, il cui impegno politico è antico e di cui conosciamo da vicino la cristallina trasparenza. Una solidarietà umana che passa anche per un ricordo personale, perché anche a me arrestarono due fratelli, puntualmente poi prosciolti per non aver commesso il fatto; così, come Boato ha ricordato, il fratello di Ciriaco De Mita: guarda caso tutti democratici cristiani.
Ma qui non è in discussione l'autonomia e l'indipendenza della magistratura, valori costituzionali che la nostra storia politica e la storia di altre grandi formazioni politiche hanno introdotto nella Costituzione. Pag. 19Tuttavia, onorevoli colleghi, se l'autonomia e l'indipendenza non si accompagnano ad una responsabilità si trasformano inevitabilmente, in alcune parti minoritarie, in licenza di uccidere l'onore e la vita delle persone.
Una minoranza attiva che sta minando, essa stessa all'interno della magistratura, la credibilità di quell'autonomia e di quella indipendenza che, invece, gran parte della magistratura giudicante testimonia ogni giorno nelle aule giudiziarie.
È stato detto bene - mi pare dagli onorevoli Bondi e Casini - a proposito del ruolo pressoché inesistente del CSM. Al riguardo vorrei ricordare - mi rivolgo agli onorevoli Donadi e Gianfranco Fini - che alcuni anni fa inviai al presidente del CSM, quindi al Presidente della Repubblica, ai vicepresidenti e al Ministro della giustizia pro tempore, che era un uomo della sinistra, un'ordinanza di un collegio di un tribunale che affermava: «in nome del popolo italiano (...) è noto che la politica è l'arte del mentire». Ebbene, dinanzi a questo attacco alla politica tutta, non vi fu né una parola da parte del CSM, né un'iniziativa del Ministro dell'epoca.
Oggi, però, noi registriamo positivamente - lo vorrei evidenziare all'amico Mastella - il tono convinto e avvertito dell'Aula (non soltanto sotto il profilo umano) e la capacità di raccogliere l'allarme democratico che, giustamente, il Ministro ha lanciato dai banchi del Governo. È una cosa nuova negli ultimi quindici anni che voglio affermare con molta chiarezza: è una cosa nuova e positiva che non va assolutamente svilita con attacchi strumentali e di parte.
All'onorevole Gianfranco Fini e all'onorevole Donadi vorrei dire che è vero che ci si difende nei processi - nessuno lo sa meglio di me -, ma chi deve difendere i cittadini italiani dai processi ingiusti, se non il Parlamento della Repubblica con le sue leggi e con la capacità di introdurre meccanismi di responsabilizzazione all'interno della vita del mondo della giustizia (Applausi dei deputati dei gruppi DCA-Democrazia Cristiana per le Autonomie-Nuovo PSI e Forza Italia)? Questo è il motivo per il quale, onorevole Mastella, anche noi riteniamo che il ripristino di un equilibrio di potere, anche attraverso alcune innovazioni nella vita del mondo della giustizia, possa rappresentare l'elemento centrale di un ripristino di una democrazia viva e vitale.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
PAOLO CIRINO POMICINO. Anche noi, pur essendo all'opposizione parlamentare, siamo convinti che la prima migliore risposta che lei potrebbe dare, in prima battuta, a queste minoranze attive della magistratura, sarebbe quella di restare al suo posto, considerando anche la compostezza delle sue dichiarazioni e il fatto che, nella sua formazione politica, ha saputo sempre distinguere il privato dal dovere pubblico. Anche questa mattina, con la sua cristallina denuncia davanti al Parlamento della Repubblica, testimonia, ancora una volta, che è stato e che potrà continuare ad essere un ottimo Ministro della giustizia [Applausi dei deputati dei gruppi DCA-Democrazia Cristiana per le Autonomie-Nuovo PSI, Forza Italia e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)]!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Reina. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE MARIA REINA. Signor Presidente, a Clemente Mastella, parlamentare e Ministro della Repubblica, ma ancor più integerrimo, serio e qualificato uomo politico di questo Paese, va per intero, sia sul piano umano, sia su quello politico - deve essere chiaro per tutti - la solidarietà del Movimento per l'Autonomia.
Non è una solidarietà inventata, rituale e frutto di queste circostanze, bensì una solidarietà preoccupata per la condizione di grave emergenza nella quale ormai si trova il Paese sul tema della giustizia, ed è politica perché a Mastella tutto si può dire tranne di non aver tentato, in tutti i modi possibili e immaginabili, di riannodare le fila di questa interruzione del rapporto tra la politica e la magistratura.Pag. 20
È vero, bisogna salvaguardare la distinzione dei ruoli e delle funzioni, ma occorre anche riconoscere che la politica ha un primato per cui non può essere posta sullo stesso livello di altri poteri!
Noi esercitiamo un ruolo che, a differenza di altri, ci è stato conferito dal popolo e abbiamo il diritto e il dovere di difenderlo. Quando rinunciamo a farlo abbiamo rinunciato ai tre quarti della nostra dignità nella funzione che ricopriamo (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Movimento per l'Autonomia e Popolari-Udeur).
Carissimi parlamentari, il ricorso alla restrizione della libertà personale prima del processo, se non in caso di flagranza del reato, appartiene al medioevo culturale ed etico del diritto, ci piaccia o no, dentro o fuori dall'Aula. Noi facciamo poco, anzi molto poco per cambiare tali aspetti. È vero, io sono tra coloro che dicono che il Parlamento non deve degradare se stesso, imbastendo in Aula un processo contro la magistratura.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
GIUSEPPE MARIA REINA. Concludo, signor Presidente. È anche vero, però, che il Parlamento deve muoversi in una condizione - come dicevo poc'anzi - di emergenza e deve lavorare ora per procedere seriamente ad un riordino del sistema giudiziario italiano. Ci dobbiamo rendere conto che ciò ormai è irrinunciabile ed irreversibile.
Il Ministro ritorni al suo posto! Se il Governo deve cadere per questo motivo sarebbe una beffa per tutti noi, per tutto il Parlamento e per l'intero Paese. Semmai, il Ministro se ne vada per altri motivi, ma lavoriamo tutti assieme perché, in tema di giustizie, si renda realmente giustizia al popolo italiano (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Movimento per l'Autonomia e Popolari-Udeur)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Buontempo. Ne ha facoltà.
TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, La Destra si augura che il corso delle indagini sia veloce, tempestivo e si basi sui fatti riscontrabili e non sul pregiudizio politico, o, ancora più grave, sul pregiudizio personale. Si augura, inoltre, che la famiglia Mastella possa tornare al più presto nella serenità.
Tuttavia, credo anche che se vi fossero stati dubbi sulla necessità delle dimissioni del Ministro Mastella, questi dubbi li ha fugati lo stesso Mastella con la sua relazione. Al Ministro va dato atto di ciò e lo ha fatto davanti alla Camera con dignità e coraggio.
Tuttavia, se il Ministro della giustizia afferma che vi è una magistratura che opera ad orologeria e che si muove anche per sovvertire le istituzioni, mi chiedo come sia possibile - come invece ha detto il collega Franceschini e vi è anche un comunicato del leader del Partito Democratico Veltroni - invitare Mastella a rimanere al suo posto.
Esprimo solidarietà e l'auspicio che lei possa tornare sereno nei suoi affetti più cari, ma se lei dovesse ritenere di inviare degli ispettori a Napoli per verificare l'accaduto e se vi erano prove documentali con riferimento al provvedimento emesso contro la moglie del Ministro, lo potrebbe fare oggi? Non lo potrebbe fare!
Quindi, il Ministro della giustizia - può piacere o può dispiacere - non può rimanere al suo posto, in quanto non ha più la libertà di rappresentare lo Stato nel momento in cui vi è un contrasto, al momento attuale, anche sulle funzioni della magistratura.
Si sono verificati, infatti, alcuni episodi inquietanti e mi riferisco a De Magistris e alla Forleo. Si è verificato anche un episodio marginale che ci tocca come partito, quando il Ministro della giustizia ha autorizzato l'inchiesta nei confronti del leader della Destra, il senatore Storace, il quale si era indignato sul fatto che al Senato è stata alterata la maggioranza uscita dalle urne. Ci eravamo rivolti al Ministro per avere più senso di equilibrio, ma il Ministro non lo ha avuto.
Quindi, onorevole Presidente, non credo che questo dibattito si possa interrompere senza sapere dove andare.Pag. 21
Questa mattina è accaduta una cosa grave: la Camera doveva discutere sulla riforma della giustizia. L'arresto della signora Mastella è avvenuto per fermare la riforma della giustizia? È una ragione in più per andare avanti, con un nuovo Ministro che rappresenti questo Governo: in questa fase delicata non possiamo fermare il Parlamento, perché questa è sovversione. Non ci stiamo! Concludo, signor Presidente: vogliamo l'accertamento della verità! Dal punto di vista umano e personale, è ovvio che siamo vicini alla sofferenza del Ministro Mastella, il quale, però, essendo una persona intelligente, quando ha preparato quella relazione sapeva bene che, al termine della stessa - qualunque cosa dicano l'onorevole Veltroni e l'onorevole Franceschini -, si sarebbe dovuto dimettere! La Camera non può permettere che i lavori siano fermati da un arresto!
PRESIDENTE. Onorevole Buontempo, concluda.
TEODORO BUONTEMPO. Invito il Presidente a non sospendere i lavori della Camera. Se si vuole, si può svolgere subito il dibattito sulla relazione, che, signor Presidente, non è un documento a parte ...
PRESIDENTE. Onorevole Buontempo, deve concludere.
TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, sto intervenendo sull'ordine dei lavori, mentre altri colleghi non lo hanno fatto. Il Ministro, con coraggio, ha svolto una relazione alla Camera, che non «scompare»: sulla stessa si deve svolgere un dibattito, ma prima ancora vogliamo garantire che non si fermino né il dibattito medesimo né la discussione sulla riforma della giustizia (Applausi dei deputati del gruppo Misto-La Destra).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole La Malfa. Ne ha facoltà.
GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, in alcuni interventi che si sono svolti in questi minuti abbiamo avuto l'impressione che il Parlamento non si sia reso conto fino in fondo di quanto è avvenuto con l'intervento e le affermazioni del Guardasigilli. Nel nostro Paese, attraversato da gravi elementi di crisi in ogni campo (dell'ordine pubblico, della sicurezza ambientale e così via), non ci viene risparmiato nulla: vi è anche una crisi per provvedimenti di ordine giudiziario che investono la famiglia del Guardasigilli.
Di fronte a un problema di questo genere, la domanda è quale sia la reazione del corpo politico. Diciamo immediatamente, con tutta la chiarezza e le implicazioni che ciò comporta, che consideriamo la decisione del Guardasigilli un atto che gli fa onore, personale e politico, e che ci porta ad esprimere a lui e al suo partito la nostra solidarietà personale e politica.
Tuttavia, signor Presidente, onorevoli colleghi, uno degli elementi di preoccupazione è il fatto che, dopo l'annuncio delle dimissioni del Ministro della giustizia e gli interventi di membri del Parlamento, risalti la solitudine del Ministro della giustizia. Dov'è il Presidente del Consiglio e del Governo di cui l'onorevole Mastella è Ministro della giustizia (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Repubblicani, Liberali, Riformatori)? O egli siede accanto al suo Ministro - con ciò esprimendo la solidarietà che le forze politiche, in misura diversa, gli hanno espresso -, oppure lo abbandona a un dibattito parlamentare, ossia alle parole (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Repubblicani, Liberali, Riformatori, Forza Italia e Alleanza Nazionale)! Dove sono i Vicepresidenti del Consiglio? Dove sono gli esponenti politici della maggioranza, dopo il freddo discorso dell'onorevole Franceschini e dopo i discorsi di commiato degli esponenti di Rifondazione Comunista (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Repubblicani, Liberali, Riformatori)?
Signor Presidente, chiediamo che la Conferenza dei presidenti di gruppo convochi il Presidente del Consiglio, affinché lo stesso ci dica se siamo di fronte a una Pag. 22crisi politica, che è evidente nelle condizioni e anche nelle parole del Ministro Mastella, che non si è limitato a chiedere e ad esprimere solidarietà alla sua famiglia.
Egli ha parlato di un complotto, ossia di una resistenza della magistratura alle riforme di cui è titolare il Parlamento della Repubblica! Egli ha parlato di un complotto ai danni della sua persona. Si tratta di materie su cui il Governo non può tacere e scomparire.
Pertanto, onorevoli colleghi, chiedo che venga convocato il Presidente del Consiglio ad horas, perché possa dare una risposta al Parlamento in un momento di gravissima crisi della Repubblica italiana (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Repubblicani, Liberali, Riformatori e Forza Italia).
PRESIDENTE. Alla luce delle dichiarazioni del Ministro Mastella e del dibattito che ne è seguito, ritengo opportuno sospendere la seduta e valutare, in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo, il seguito da dare ai nostri lavori.
A tal fine, la Conferenza dei presidenti di gruppo è convocata questo pomeriggio alle 15,30. Sospendo pertanto la seduta, che riprenderà al termine di tale riunione.
La seduta, sospesa alle 12,30, è ripresa alle 17,40.
Sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Comunico che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, la Camera è convocata domani, alle ore 11, con il medesimo ordine del giorno della seduta odierna, cui si aggiunge l'esame di un documento in materia di insindacabilità (Doc. IV-quater, n. 17), oltre allo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata, già previsto per le ore 15, e delle interpellanze urgenti, al termine delle votazioni.
A seguito della richiesta dei gruppi di opposizione che il Presidente del Consiglio riferisca in Aula sulla situazione conseguente alla vicenda delle dimissioni del Ministro della giustizia, la Conferenza dei presidenti di gruppo tornerà a riunirsi domattina alle ore 9,30.
GIORGIO LA MALFA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, lei ci ha preannunciato l'ordine del giorno della seduta di domani. Al primo punto, tale ordine del giorno reca «Comunicazioni del Ministro della giustizia sull'amministrazione della giustizia» e via dicendo: ma questo presuppone che vi sia un Ministro della giustizia! Dobbiamo, dunque, chiederle che il Governo precisi adesso se domani vi sarà un Ministro della giustizia; altrimenti, vi è una contraddizione nella convocazione dell'Assemblea: come può l'Assemblea essere convocata per discutere le comunicazioni di un Ministro che ha appena rassegnato le proprie dimissioni? La prego, dunque, di spiegare meglio all'Aula come sia possibile prevedere questo ordine del giorno dopo le comunicazioni di questa mattina dell'onorevole Mastella.
TEODORO BUONTEMPO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, da quanto cominciano a riportare le agenzie di stampa abbiamo notizia di una ventina di arresti a Napoli e nella Campania. Questi arresti - dico venti per difetto, ma si parla in effetti di trenta - coinvolgerebbero un prefetto, due consiglieri di Stato, due assessori regionali, due consiglieri regionali, il sindaco di una città importante della Campania e via dicendo. Abbiamo anche appreso che la moglie del Ministro Mastella, fino alle ore 14 di oggi, non aveva ricevuto alcun avviso di garanzia.
Domando, dunque: la comunicazione di questa mattina del Ministro in carica veniva Pag. 23svolta sulla base di un'informazione che aveva il Ministro? Quelle dichiarazioni, che hanno fatto scaturire grande solidarietà, servivano forse - con il massimo rispetto, il dubbio viene! - per tentare in zona cesarina (Commenti)... cesarini, sì: sempre di manette si tratta... Servivano, forse, per tentare di fermare un'operazione di polizia ordinata dalla magistratura?
Signor Presidente, di fronte a queste notizie, di fronte alle dimissioni annunciate in Aula dal Ministro della giustizia, la Camera non può «andare in vacanza»! Abbiamo un dovere nei confronti del Paese. All'ordine del giorno della nostra seduta vi sono le comunicazioni sull'amministrazione della giustizia: e, nel momento in cui all'ordine del giorno vi sono le comunicazioni sull'amministrazione della giustizia, il Parlamento sospende i propri lavori con un Ministro dimissionario? Il Presidente del Consiglio avrebbe dovuto venire qui oggi a dichiarare se si accettano o meno le dimissioni del Ministro Mastella!
Gli italiani questa sera apprenderanno che il vertice dell'Udeur della Campania è in galera e apprenderanno di queste ipotesi di reato che legano istituzioni e politica, ma vedranno anche che il Parlamento sospende i lavori e non svolge neppure il dibattito sulla relazione, che lei ha consentito a Mastella di consegnare questa mattina fuori da ogni forma di Regolamento. Infatti, o quelle erano le sue dimissioni oppure Mastella non avrebbe potuto tenere quell'intervento, perché avrebbe dovuto svolgere le sue comunicazioni.
Credo, signor Presidente, e concludo, che sia un grande errore rinviare a domani i lavori della Camera. Credo che ciò interessi tutti, ma anche la maggioranza, dal momento che si tratta di una vicenda losca ed inquietante (anche se noi non siamo magistrati per stabilire se essa sia vera o non sia vera). Questa mattina, infatti, la solidarietà veniva da una ipotesi per la quale vi era quasi una persecuzione politica. Tuttavia, nel momento in cui dieci, venti, trenta esponenti delle istituzioni vengono arrestati, la Camera non chiude, ma aspetta che le vengano date notizie; e se non lo può fare il Ministro della giustizia perché è dimissionario, deve venire il Presidente del Consiglio o il Vicepresidente del Consiglio, ma qualcuno deve venire (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-La Destra, Forza Italia e Lega Nord Padania)! Deve venire a dire cosa sta accadendo a Napoli e quali relazioni hanno questi arresti con le dimissioni dell'onorevole Mastella!
Non si può far finta di niente ed io mi auguro che l'opposizione voglia chiedere a gran voce che non si esca da quest'aula se Prodi non viene qui a riferire su tali questioni! Non è possibile, cari colleghi, che la Camera venga trattata a schiaffoni, come se fosse l'ultima ruota del carro!
Quindi, e concludo, sono contrario a rinviare i lavori a domani: decidano i capigruppo o la Presidenza della Camera come si intenda procedere, ma non possiamo andare in vacanza fino a domani con le notizie che rimbalzeranno tra poco su tutti i media e che vedono un Ministro dimissionario (Applausi dei deputati del gruppo Misto-La Destra)!
Si dice che c'è un'emergenza della magistratura e della giustizia, ma non affrontiamo il dibattito sulla giustizia. Inoltre, domani che cosa verremmo a fare qui? Un'altra mattinata di attesa, in attesa delle decisioni del Palazzo? Vedete, è una pagina che ho già visto nel 1992, nel 1993 e nel 1994. La politica si deve assumere le sue responsabilità, sia quando queste responsabilità sono gradite sia quando non lo sono. Ma quando la politica è così debole e trova un Ministro della giustizia che dice al Parlamento che noi abbiamo una magistratura che agisce con il timer e con una concomitanza di tempo, allora, se fosse vero che oggi l'iniziativa della magistratura - ed io non lo credo - servisse a bloccare la riforma della giustizia, a maggior ragione questo Parlamento deve continuare i suoi lavori e, comunque, Prodi deve venire a riferire alle Camere (Applausi dei deputati del gruppo Misto-La Destra)!
MANLIO CONTENTO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MANLIO CONTENTO. Signor Presidente, sulla base delle informazioni che lei ha dato all'Aula, vi è una riflessione che il gruppo di Alleanza Nazionale intende svolgere. Se, per un'ipotesi assurda, domani ci trovassimo a riprendere la discussione sul documento che - come lei ha ricordato - oggi non è stato letto dal Ministro ma è stato, secondo una consuetudine che non esiste, consegnato agli atti, se facessimo finta che nulla è accaduto in quest'aula nella giornata di oggi, credo che ciò suonerebbe offensivo per il Parlamento e per i suoi membri.
TEODORO BUONTEMPO. Scusa collega, ma non c'è nessuno del Governo! Aspettiamo che venga qualcuno del Governo!
MANLIO CONTENTO. Ma il Governo non esiste più, per cui non mi meraviglio che non vi sia nessuno del Governo (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale, Forza Italia e Misto-La Destra)! Mi sto rivolgendo al Presidente della Camera - non al Governo - e ritengo, quindi, che lei, Presidente della Camera, debba tutelare questa Camera ed i suoi membri.
Dopo quello che è accaduto, non credo che vi siano le condizioni politiche per affrontare una discussione, domani, come se nulla fosse successo, come se un Ministro non fosse venuto qui a fare un discorso di fuoco nei confronti della magistratura, come se le sue affermazioni non fossero tanto rilevanti da coinvolgere l'intero Governo e come se la responsabilità che ha messo sul tappeto fosse solo la responsabilità - signor Presidente - del Ministro della giustizia, e non dell'intero Governo!
La politica sulla giustizia, infatti, è stata condotta con i provvedimenti a firma del Presidente del Consiglio e di tutti o di molti Ministri del Governo, ed è stata sostenuta e votata da larga parte della maggioranza di questo Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
Quindi, Alleanza Nazionale, si rivolge davvero al Presidente della Camera per evitare che possa verificarsi una situazione come questa. Non vi è la serenità per affrontare un dibattito come questo né sappiamo se, a questo punto, sulla base dell'anticipazione che lei ci ha fornito, dobbiamo considerare quelle dimissioni come revocate, ma ci permetterà - signor Presidente - di affermare che le dimissioni, che formalmente sono state annunciate da un Ministro alla Camera, devono essere formalmente revocate di fronte alla Camera, o quanto meno deve essere data notizia alla Camera del fatto che tali dimissioni sono state formalmente revocate.
Signor Presidente, per dirla tutta con Flaiano, credo che la situazione sia grave ma non sia seria. Oso sperare, e con me il gruppo di Alleanza nazionale, che il dibattito venga rinviato per consentirci intanto di capire (come qualcuno ha già anticipato) se parliamo con un Ministro in carica oppure no - perché vorremmo saperlo - a meno che non sia intervenuto un provvedimento con cui il Presidente del Consiglio assume ad interim la funzione di Ministro della giustizia.
Il rinvio del dibattito consentirà all'Assemblea di esaminare non solo i documenti, ma anche il corposo allegato con cui il Ministro si è presentato alla Camera e - concludo, signor Presidente - di evitare che il Parlamento venga trascinato in una discussione che si svolga in un clima come questo e, soprattutto, che venga posto alla stregua di una vicenda che oggi effettivamente ha messo in larghissima discussione l'onorabilità del Parlamento stesso e, ancora prima - mi permetta - di questo Governo latitante (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale)!
ANTONIO LEONE. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
Pag. 25
ANTONIO LEONE. Signor Presidente, intervengo solo per ribadire ciò che è sotto gli occhi di tutti e come si sia venuta a creare una situazione che, a dir poco, sembra kafkiana. Dobbiamo, infatti, analizzare per un attimo, dal punto di vista sia tecnico sia politico, quello che sta accadendo ed è accaduto, non sapendo ciò che potrà verificarsi di qui a qualche ora.
Siamo di fronte a un atto del Parlamento che è dovuto; stavamo prendendo in considerazione (anzi avremmo dovuto prendere in considerazione) la relazione predisposta dal Guardasigilli sullo stato dell'amministrazione della giustizia, al fine di portare all'attenzione del Parlamento ciò che il Governo ha realizzato, nonché le questioni che l'Esecutivo intende sottoporre all'attenzione dell'organo rappresentativo e dei magistrati in materia di giustizia, dando la possibilità all'Assemblea di esprimersi attraverso una risoluzione con cui porre sotto gli occhi di un altro potere dello Stato le misure che il Parlamento intenda eventualmente adottare in tale settore.
È accaduto che il Ministro della giustizia sia venuto in Aula e abbia depositato la relazione, che tra l'altro è abbastanza copiosa e corposa, come avete potuto notare essendo stata distribuita a tutti. Tuttavia, sta di fatto che, depositata tale relazione, a latere il Ministro della giustizia ha esposto un'altra relazione; non si è limitato - come qualcuno sostiene - a parlare di un fatto personale; si è «limitato», invece, a fare esattamente il contrario di ciò che affermava nella relazione che aveva depositato. Ha sferrato un attacco violento alla magistratura, e che ciò sia scaturito da un fatto personale sono fatti suoi, non sono fatti che ci interessano.
È necessario, allora, che il Parlamento rifletta su questo perché siamo in presenza di un Presidente del Consiglio che, nel momento in cui forma il suo Esecutivo, conferisce una delega ad una persona - Clemente Mastella - che per sua delega dovrà assumere la funzione di Ministro della giustizia. Quindi, costui gode della sua fiducia, perché evidentemente il Presidente del Consiglio sa che quel Ministro farà esattamente ciò che egli intende fare in materia di giustizia, altrimenti che delega è! Viene formalizzato il tutto ed oggi in quest'Aula assistiamo ad un attacco del Ministro della giustizia e alle dimissioni conseguenti a quell'attacco, perché evidentemente non condivide l'azione alla magistratura.
Il Presidente del Consiglio intelligentemente che cosa fa? Dice: «Caro, tu hai rassegnato le dimissioni, ma io non le voglio e le respingo». Che cosa significa tutto ciò? Lapalisse che cosa avrebbe detto? Avrebbe detto che il Presidente del Consiglio condivide l'attacco che il Ministro della giustizia ha fatto alla magistratura (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)!
Allora, per quale motivo il Presidente del Consiglio, invece di nascondersi, non è venuto in quest'Aula per dire a questo Parlamento che cosa sta accadendo? Perché ha respinto le dimissioni del Ministro della giustizia? Con quali motivazioni (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)? Condivide quello che ha detto il Ministro Mastella o non lo condivide? Che lo venga a dire! Non può lasciare il Parlamento e l'Italia nel dubbio: non sappiamo se abbiamo o non abbiamo un Ministro.
Dirò di più: abbiamo il Ministro, perché nel momento in cui le dimissioni non sono reiterate evidentemente un Ministro c'è. E se un Ministro c'è, perché quel Ministro, che non ha inteso reiterare fino ad ora le dimissioni, non viene in quest'Aula, in modo da continuare a svolgere ciò che si era cominciato a fare attraverso la sua relazione sull'amministrazione della giustizia? Perché non dà la possibilità a questo Parlamento di portare all'attenzione dei magistrati, che il 25 gennaio apriranno l'anno giudiziario presso la Corte di cassazione, la relazione del Ministro e l'intendimento del Parlamento?
La ratio della norma voluta all'epoca dall'allora Ministro Castelli era legata al fatto che una cassa di risonanza dovesse essere anche il Parlamento, oltre alle corti e alle aperture degli anni giudiziari all'interno Pag. 26delle varie corti, nonché della Cassazione. Il Parlamento, infatti, si deve esprimere sulla giustizia prima che i magistrati diano i numeri - non è un doppio senso! - durante l'apertura dell'anno giudiziario. Se così non fosse, saremmo di fronte ad un inghippo grandissimo, signor Presidente. Infatti, delle due è l'una: o il Ministro della giustizia deve continuare a venire...
TEODORO BUONTEMPO. È indagato anche il Ministro Mastella!
ANTONIO LEONE. Tra l'altro... ma non voglio entrare in questo argomento. Dicevo che o il Ministro deve venire in Aula in modo da proseguire il dibattito, o immediatamente e quanto prima - e ribadiamo la nostra posizione tenuta all'interno della Conferenza dei presidenti di gruppo - il Presidente del Consiglio deve venire in Aula e deve dire, non a noi, di che morte deve morire (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, è chiaro che è nella responsabilità di ciascuno anche intervenire per esprimere la propria posizione. Molto pacatamente e umilmente vorrei soltanto suggerire sobrietà, soprattutto quando questa mattina si sono svolti sia un dibattito, sia delle argomentazioni, ancorché sull'ordine dei lavori, alla presenza del Ministro, che si è assunto la responsabilità di fare alcune affermazioni.
I gruppi si sono potuti esprimere, ciascuno spiegando in che cosa condivideva o in che cosa non condivideva le dichiarazioni del Ministro. Resta il fatto che mi pare vi fosse in generale - e ciò non stona mai - un'attenzione, anche umana, rispetto alla situazione verificatasi.
Mi rivolgo al collega Buontempo - che comunque stimo, anche se spesso non mi trovo d'accordo con lui - e a tutti quanti. Ci siamo trovati di fronte ad una determinata situazione. Sappiamo, infatti, che per legge questo dibattito - mi rivolgo al collega Leone e a tutti quanti - possiamo svolgerlo esclusivamente alla presenza del Ministro della giustizia: non possiamo svolgerlo in presenza di un «surrogato», come un sottosegretario o un Vicepresidente del Consiglio, in quanto deve essere presente il Ministro della giustizia. Noi sappiamo perfettamente, perché non vi è nessun segreto, che il Ministro ha annunciato di voler presentare le dimissioni, il Presente del Consiglio gli ha chiesto di soprassedere e il Ministro ha chiesto qualche ora di tempo per poterci pensare.
Ci troviamo in una situazione in cui formalmente il Ministro Mastella è in carica, ma credo che, anche in ragione di tutte le considerazioni, dal punto di vista umano, che voi questa mattina avete svolto, pretendere che in questo momento il Ministro venga a rispondere in questa situazione forse appartiene più alla speculazione e a una voglia di forzare, piuttosto che ad un'esigenza reale.
Tutti noi sappiamo - vi sono dei precedenti al riguardo - che entro il 20 gennaio - e comunque prima dell'apertura dell'anno giudiziario - deve essere affrontato il dibattito sulla relazione presentata. Credo che noi tutti siamo assolutamente d'accordo che ciò debba accadere con il Ministro in carica.
In questa contingenza vi è un problema relativo ad una situazione per cui tutti abbiamo considerato che fosse probabilmente utile sospendere i lavori.
Tant'è che, proprio perché è bene che le cose avvengano alla luce del sole, condivido l'opinione che il Parlamento non dovrebbe arrestarsi (mi rivolgo al collega Buontempo, non so se la componente politica alla quale appartiene abbia un rappresentante nella Conferenza dei presidenti di gruppo).
Vi sono, però, altri punti all'ordine del giorno. Ritengo utile, pertanto, l'ipotesi - emersa in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo - di proseguire nei lavori previsti dal calendario, lasciando in standby questa vicenda. Ricordo che nel Pag. 271993 vi era qualcuno che affermava che anche in momenti difficili il Parlamento deve svolgere il suo lavoro e il suo mestiere. Vi sono altri punti all'ordine del giorno: non sono i gruppi di maggioranza ad aver chiesto di non affrontare neanche gli altri punti finché la questione non fosse risolta. Ritenendo che in questo momento non fosse utile operare forzature da alcuna parte, eravamo ovviamente intenzionati ad andare avanti con l'esame delle questioni pregiudiziali, con il dibattito sulla vicenda Alitalia, con le ratifiche e con l'esame del disegno di legge comunitaria. Tuttavia, stiamo attraversando un momento delicato per il Parlamento e, per rispetto anche nei confronti dell'opposizione, abbiamo deciso di riconvocare la Conferenza dei presidenti di gruppo per domani mattina alle 9,30 e di osservare l'evoluzione della situazione, tenendo conto, ovviamente, anche delle richieste avanzate dall'opposizione in ordine alla presenza del Presidente del Consiglio: si valuteranno tutte queste situazioni.
Tuttavia - lo ripeto con grande sobrietà e pacatezza - quello che è emerso in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo deriva dal fatto che è stata avanzata una richiesta esplicita di non affrontare altri punti, prima di un chiarimento politico sulla vicenda in questione. Che adesso si dica che è la maggioranza a non voler proseguire nei lavori parlamentari o che chissà quale segreto si nasconde sotto tale vicenda, mi sembra obiettivamente inutile e dannoso, anche per il rispetto di noi stessi.
Ci troviamo, quindi, in una situazione chiara, limpida e sotto gli occhi di tutti: in questo momento si è suggerito di sospendere i lavori e di rinviare la decisione a domani mattina. Ad avviso del Partito Democratico - e presumo anche ad avviso di tutti gli altri gruppi della maggioranza - se si ritiene di andare avanti con i lavori previsti in calendario, lasciando in standby il punto all'ordine del giorno riguardante le comunicazioni del Ministro della giustizia e affrontando tutti gli altri punti all'ordine del giorno, non solo siamo a disposizione, ma crediamo anche che ciò sia utile (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, sono state poste alcune questioni formali e alcune questioni politiche. A quelle politiche, evidentemente, non sono tenuto a rispondere. Sul piano formale, le dimissioni di un Ministro hanno effetto quando sono accettate con decreto del Presidente della Repubblica, adottato su proposta del Presidente del Consiglio. Tale decreto è oggetto di specifica comunicazione alle Camere; esso, peraltro, non è stato comunicato alle Camere. Anzi, secondo quanto precisato dal rappresentante del Governo durante la riunione odierna della Conferenza dei presidenti di gruppo, il Presidente del Consiglio ha respinto le dimissioni a lui comunicate dal Ministro Mastella e non risulta, allo stato, che le dimissioni siano state reiterate.
Resta di tutta evidenza, peraltro, l'impossibilità di procedere materialmente all'esame della relazione presentata dal Ministro Mastella, per la sua assenza fisica, posto che la legge n. 150 del 2005 prevede, come si è affermato, che l'esame medesimo avvenga alla presenza del Ministro. Non vi sono ostacoli di natura formale, quindi, alla definizione dell'ordine del giorno - non allo svolgimento, alla definizione -, come ho preannunziato a seguito della Conferenza dei presidenti di gruppo.
Ovviamente, sul piano politico ogni valutazione è legittima e può essere fondata. Non a caso, la Conferenza dei presidenti di gruppo, come ho già annunciato, è riconvocata per domani mattina, a seguito della richiesta avanzata da tutti i gruppi dell'opposizione che il Presidente del Consiglio venga in Aula per riferire sulla situazione politica.
È del tutto evidente che, dovendo convocare l'Assemblea per domani mattina, riproporrò l'ordine del giorno senza modifiche, così come è stato definito; ma è del tutto evidente che domani mattina, prima dello svolgimento dei lavori dell'Assemblea, si terrà una Conferenza dei presidenti Pag. 28di gruppo, che valuterà anche la risposta che dovrò fornire a seguito del colloquio chiesto al Presidente del Consiglio al fine di esaminare la condizione posta dalle opposizioni. Questa è la ragione della mia precedente comunicazione: darei seguito, perciò, alla lettura di un ordine del giorno che l'Assemblea già conosce.
IGNAZIO LA RUSSA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
IGNAZIO LA RUSSA. Signor Presidente, intervengo brevemente perché vorrei che qualcuno del Governo ci desse, se possibile, immediata conferma o smentita di una nuova notizia di agenzia, che preoccupa questo Parlamento, che stamattina ha assistito alle dimissioni del Ministro Mastella e che ora apprende da un'agenzia di stampa che lo stesso Ministro Mastella è indagato e inquisito per il reato riferito alla moglie (Una voce dai banchi del gruppo Alleanza Nazionale: «per concussione»)... per concussione, lo stesso reato per l'appunto... tentata concussione... insomma, la notizia è che il Ministro è indagato, non mi date suggerimenti, perché non ne ho bisogno!
Credo che il Governo debba farci sapere se questa notizia era già conosciuta dal Presidente Prodi quando ha respinto le dimissioni del Ministro Mastella. Vorremmo averne notizia subito, se possibile.
TEODORO BUONTEMPO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, capisco la correttezza dell'intervento dell'onorevole Giachetti, ma, anche alla luce di questa nuova notizia, onorevole Giachetti, si profilano un'altra seduta, un altro scenario, un'altra situazione. Credo che questa mattina vi sia stato un atto di responsabilità da parte di tutti. Poiché, signor Presidente, non riteniamo di partecipare a questo coro, abbiamo chiesto che il Presidente del Consiglio o un rappresentante del Governo venga a riferire sugli arresti e su cosa sta accadendo: stando a quanto da lei riferito, il Presidente del Consiglio ha respinto le dimissioni, queste non sono state reiterate e quindi, in questo momento, avremmo un Ministro della giustizia, se venisse confermata questa notizia (uso il condizionale), che ha ricevuto un avviso di garanzia.
Signor Presidente, credo che chiudere la Camera questa sera sia un atto inopportuno per la politica e per la stessa Camera. Pertanto annuncio, a nome de La Destra - siamo io, la collega Santanchè e l'onorevole Salerno - che, se questa sera si chiuderanno i lavori senza che nessuno venga a riferire sullo stato della situazione (se c'è o non c'è un Governo, se c'è o non c'è un Ministro della giustizia), noi occuperemo l'Aula di Montecitorio, a difesa della democrazia e della libertà dei deputati. Quindi, le comunico ufficialmente, con alto senso di responsabilità e invitando i colleghi che lo volessero ad unirsi a noi, che occuperemo l'Aula, perché questa è l'unica risposta che i deputati possono dare agli italiani in un momento così difficile (Applausi dei deputati del gruppo Misto-La Destra).
PRESIDENTE. Mi pare che a questo punto siano state poste questioni di informazione. Il Governo non ritiene di avere informazioni ulteriori da comunicare: è ovvio che non possiamo chiedere al Governo di confermare notizie di agenzie di stampa. Questa è la situazione.
Peraltro, inviterei tutti i colleghi a valutare la decisione che ho prima comunicato: per domattina è convocata la Conferenza dei presidenti dei gruppi per rivalutare la situazione, alla luce della risposta che il Presidente del Consiglio darà in ordine alla richiesta, che i gruppi dell'opposizione hanno avanzato, di un suo intervento in Aula.
Mi pare che siano state ampiamente soddisfatte le richieste che sono state avanzate.Pag. 29
È ovvio che la comunicazione che ha dato l'onorevole Buontempo è una comunicazione che non posso considerare, perché è un gesto assolutamente illegale, che la Presidenza - è evidente - non potrà mai accettare.
Ordine del giorno della seduta di domani.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.
Giovedì 17 gennaio 2008, alle 11:
(ore 11 e ore 17)
1. - Seguito delle comunicazioni del Ministro della giustizia sull'amministrazione della giustizia, ai sensi dell'articolo 86 del regio decreto 30 gennaio 1941, n. 12, come modificato dall'articolo 2, comma 29, della legge 25 luglio 2005, n. 150.
2. - Discussione del disegno di legge (per l'esame e la votazione della questione pregiudiziale presentata):
Conversione in legge del decreto-legge 31 dicembre 2007, n. 248, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative e disposizioni urgenti in materia finanziaria (3324).
3. - Discussione del disegno di legge (per l'esame e la votazione delle questioni pregiudiziali presentate):
Conversione in legge del decreto-legge 29 dicembre 2007, n. 249, recante misure urgenti in materia di espulsioni e di allontanamenti per terrorismo e per motivi imperativi di pubblica sicurezza (3325).
4. - Seguito della discussione delle mozioni Maroni ed altri n. 1-00261, La Russa ed altri n. 1-00265, Cirino Pomicino ed altri n. 1-00266, Elio Vito ed altri n. 1-00267, Barbi ed altri n. 1-00268, Volontè ed altri n. 1-00269 e Fabris ed altri n. 1-00270 sulla vicenda della cessione della compagnia aerea Alitalia.
5. - Seguito della discussione del disegno di legge e del documento:
S. 1448 - Disposizioni per l'adempimento di obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia alle Comunità europee - Legge comunitaria 2007 (Approvato dal Senato) (3062-A).
- Relatore: Bimbi.
Relazione sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea. (Doc. LXXXVII, n. 2).
- Relatore: Frigato.
6. - Seguito della discussione dei disegni di legge:
Ratifica ed esecuzione del III Protocollo alle Convenzioni di Ginevra del 12 agosto 1949, relativo all'adozione di un emblema aggiuntivo, fatto a Ginevra l'8 dicembre 2005 (2782).
- Relatore: Khalil detto Alì Rashid.
Ratifica ed esecuzione dei Protocolli di attuazione della Convenzione internazionale per la protezione delle Alpi, con annessi, fatta a Salisburgo il 7 novembre 1991 (2861)
e delle abbinate proposte di legge: BOATO; ZELLER ed altri; ZELLER ed altri (188-583-661).
- Relatore: De Brasi.
Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana ed il Consiglio federale svizzero relativo alla non imponibilità dell'imposta sul valore aggiunto dei pedaggi riscossi al traforo del Gran San Bernardo, firmato a Roma il 31 ottobre 2006 (3094).
- Relatore: Narducci. Pag. 30
Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica di Moldova per l'assistenza giudiziaria e per il riconoscimento e l'esecuzione delle sentenze in materia civile, fatto a Roma il 7 dicembre 2006 (3095).
- Relatore: Cioffi.
S. 1602 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Bulgaria sul trasferimento delle persone condannate alle quali è stata inflitta la misura dell'espulsione o quella dell'accompagnamento al confine, fatto a Sofia il 22 novembre 2005 (Approvato dal Senato) (3081).
- Relatore: Picchi.
Ratifica ed esecuzione del Trattato per l'assistenza giudiziaria in materia penale tra la Repubblica italiana e la Repubblica del Cile, fatto a Roma il 27 febbraio 2002 (3022).
- Relatore: Ranieri.
7. - Discussione di un documento in materia di insindacabilità ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione:
Applicabilità dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento penale nei confronti del deputato Gasparri (Doc. IV-quater, n. 17).
- Relatore: Daniele Farina.
(ore 15)
8. - Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
(al termine delle votazioni)
9. - Svolgimento di interpellanze urgenti.
La seduta termina alle 18,10.
TESTO DELLE COMUNICAZIONI DEL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA CLEMENTE MASTELLA
CLEMENTE MASTELLA, Ministro della giustizia. Onorevoli colleghi, un anno fa, era per me la prima volta da Ministro, vi ho presentato il progetto che avevo in mente per operare una effettiva riforma della giustizia. Lo avevo fatto partendo da una descrizione senza reticenze dello stato di profonda crisi in cui essa versa da tempo, connotata da ritardi, gravi inefficienze, conflitti politico-istituzionali e, quindi, da una risalente e progressiva perdita di legittimazione e da un rapporto con i cittadini contrassegnato da crescente sfiducia.
Pur consapevole della estrema difficoltà di quella che alcuni reputano una missione impossibile, rifiutai allora, come rifiuto oggi, la pericolosa tentazione di chi vorrebbe indirizzare la giustizia italiana verso la palude della rassegnazione e dell'impotenza, suggerendo l'ineluttabilità di un disfunzionamento ormai cronico e irreversibile.
Dissi allora, essendone oggi ancor più convinto, che fronteggiare la complessiva crisi di affidabilità della giustizia non è solo una priorità per il Governo, ma un'urgenza ed una sfida per tutta la classe dirigente del Paese: una vera e propria questione nazionale.
Il sistema di giustizia è struttura fondamentale dello Stato, vero pilastro dell'ordinamento democratico per la difesa dei diritti individuali e la sicurezza dei cittadini, fattore decisivo per la competitività economica del Paese.
Le istituzioni tutte, la politica nel suo complesso, i diversi attori della vita pubblica, pur nella diversità dei rispettivi ruoli, devono insieme farsi carico di questo capitolo centrale del nostro vivere in comunità.
Troppo spesso ciascuno dei protagonisti del sistema giustizia rinvia alla responsabilità di altri, laddove di quel sistema è chiamato istituzionalmente a determinare gli esiti.Pag. 31
Passare dall'io al noi in materia di giustizia è necessario, renderlo possibile è responsabilità di tutti.
Non si tratta di buonismo di risulta o di furba ipocrisia, ma solo della realistica analisi di una vicenda istituzionale le cui coordinate essenziali sono ormai note. Fingere di ignorarle significa eludere una responsabilità collettiva al cui adempimento siamo tutti tenuti, pena il perpetuarsi di pesanti handicap per il Paese, per la sua vita democratica, per la sua crescita civile ed economica.
Sia chiaro. Il Ministro della giustizia ha il suo ruolo, che rivendico, e la sua propria responsabilità, alla quale non mi sottraggo.
Ma senza il superamento di logiche di casta, di gruppi e di corporazioni l'une contro le altre armate, semplicemente la giustizia italiana non si risolleverà dal conflitto perpetuo e dalla cronica inefficienza. Senza il riconoscimento di una reciproca legittimazione tra gli opposti schieramenti politici, senza il concorso dei diversi attori istituzionali e dei molteplici decisori pubblici, non realizzeremo l'interesse generale in questo ambito cosi prezioso, delicato e complesso della nostra società. In questo quadro, la convinzione della superiorità gerarchica degli eletti dal popolo rispetto ai magistrati nominati per concorso fa il paio con quella, altrettanto errata ed esiziale, di una pretesa superiorità morale dei secondi sui primi in base a giudizi etici sbrigativi ed infondati.
Entrambe sono foriere di derive nei comportamenti individuali e di indebite torsioni nell'esercizio di pubbliche funzioni e nella vita delle istituzioni. Entrambe, potenzialmente moltiplicabili in progressione geometrica per il numero dei soggetti politici, delle categorie professionali e degli attori del processo, costituiscono il velo culturale ed ideologico dietro il quale nascondere la radice del problema, comune del resto a tanti ambiti della vita pubblica: l'incapacità collettiva e politica di fare sintesi e realizzare le necessarie innovazioni su temi essenziali per il vivere civile.
Voglio qui affermare, con convinzione e senza riserve, il valore, fondamentale nel nostro assetto costituzionale, del principio della esclusiva soggezione del giudice alla legge.
Soltanto - sottolineo soltanto - alla legge, ma almeno alla legge. In mancanza di ciò, è la base stessa su cui poggia l'indipendenza della magistratura ad esser messa a rischio, salvo a non immaginare un ben più grave rischio per l'intero assetto delle nostre istituzioni democratiche. La soggezione del giudice solo alla legge, privata del muro di cinta costituito dal rispetto delle regole deontologiche, scolorirebbe fino a dissolversi, consegnando prima i singoli magistrati, e poi l'intero ordine giudiziario, non più alla garanzia indefettibile dell'autogoverno, ma alla perniciosa ricerca del consenso della piazza. Oltre questo confine non c'è più la giustizia quale noi conosciamo e vogliamo.
Se è assolutamente condivisibile che i detentori di responsabilità politiche non debbano sottrarsi ad un effettivo controllo di legalità del loro operato - così come sono sottoposti al sovrano giudizio degli elettori - allo stesso modo credo debbano valere per i magistrati le parole pronunciate da Platone, allorché ammoniva: «Quelli che abitualmente si dicono magistrati, io li ho chiamati servitori delle leggi. Non per uno stravolgimento nell'uso delle parole, ma perché sono convinto che in ciò sopra tutto sia tanto la salvezza di uno Stato quanto la sua decadenza. Infatti, uno Stato in cui la legge è esautorata e calpestata vede incombere la distruzione. E invece, per quello in cui la legge prevale sui magistrati e i magistrati ad essa si sottomettono, prevedo la salvezza e il godimento di tutti i beni che gli dei concedono agli Stati.»
La nostra capacità di sciogliere con equilibrio e saggezza tutti questi nodi determinerà in larga parte l'avvenire della giustizia nel nostro Paese. Esserne consapevoli è la base essenziale per valutare il cammino fatto ed affrontare i problemi che abbiamo di fronte.
Riprenderò questi temi, a mio parere fondamentali, nella parte conclusiva della mia relazione, dopo avervi esposto sinteticamente quanto, nel corso del 2007, si è Pag. 32verificato nell'amministrazione della giustizia e quanto, come Ministro responsabile e col concorso di tutto il Governo, ho proposto al Parlamento ed al Paese. Ad un più ampio documento scritto, corredato di dati statistici e proposto all'attenzione del Parlamento, riservo i maggiori dettagli.
LA RIFORMA DELL'ORDINAMENTO GIUDIZIARIO
Atteso da oltre sessant'anni e terreno di «guerre di religione» e conflitti senza fine, il nuovo ordinamento giudiziario è legge dello Stato.
Il vecchio sistema ordinamentale e la stessa riforma immaginata con la legge n. 150 del 2005 apparivano infatti largamente inadeguati rispetto ai bisogni di una giustizia moderna ed efficace. Il nuovo assetto innova decisamente su tutti gli snodi essenziali del sistema ordinamentale: accesso, formazione iniziale e permanente, valutazione dei magistrati e loro progressione in carriera, attribuzione di incarichi direttivi, distinzione di funzioni nell'ambito di un'unica carriera. Cosi, l'ormai superato sistema di reclutamento del 1946 è stato sostituito da un ben più probante concorso di secondo grado.
È stato poi abbandonato un sistema di valutazione dei magistrati non più adeguato, in cui la professionalità veniva affermata per presunzioni in occasione di passaggi di qualifica troppo distanziati nel tempo. Ma si è evitato al contempo il ritorno al passato rappresentato dal bizantino sistema di avanzamento in carriera previsto dalla riforma sospesa dal Parlamento nel 2006, che non valorizzava adeguatamente la concreta attività dei magistrati, basando la progressione su esami e titoli teorici e formali, non conferenti con l'esperienza acquisita nella giurisdizione. La riforma votata dal Parlamento introduce invece stringenti valutazioni quadriennali. Esse si fondano su precisi elementi qualitativi e quantitativi, tratti essenzialmente dall'attività pregressa del singolo magistrato e come tali idonei a disegnare il suo effettivo profilo professionale. Da esse possono derivare anche conseguenze di rilievo economico e di carriera nel caso di riscontrata inadeguatezza.
Gli incarichi direttivi, attribuiti in passato senza riguardo alle concrete capacità organizzative dei candidati e a tempo indeterminato, ciò che aveva favorito spesso il formarsi di sacche di inefficienza e incrostazioni di potere incompatibili con una sana ed efficiente amministrazione della giustizia, sono ora temporanei e sottoposti a controllo di gestione e risultato al momento dell'unico possibile rinnovo.
La marcata separazione tra funzioni giudicanti e requirenti prefigurata dalla legge n. 150 del 2005 è stata sostituita da una rigorosa, ma equilibrata, distinzione delle funzioni, garantita da apposita formazione, da un giudizio di idoneità specifica e da limiti di incompatibilità: è stata cosi preservata l'unicità della carriera dei magistrati.
È stata istituita la Scuola superiore della magistratura, adeguando l'Italia alle più avanzate esperienze europee, nella consapevolezza del valore centrale della formazione iniziale e permanente per l'innalzamento della qualità complessiva del sistema giustizia.
Insomma, un intervento coerente con un disegno globale della giurisdizione fedele al dettato costituzionale ed insieme innovativo quanto ad esigenze professionali, modelli ordinamentali e forme di organizzazione della struttura giudiziaria.
Esso, concepito come il nucleo originario di una più ampia opera riformatrice, costituisce la prima pietra sulla quale edificare un sistema giudiziario più moderno, responsabile ed efficiente.
Credo che il Governo possa a giusto titolo rivendicare con orgoglio dinanzi al Parlamento ed al Paese il risultato raggiunto in un ambito cosi importante e in condizioni difficilissime di agibilità politica e parlamentare.
Ma il 2007 non è stato soltanto l'anno dell'adozione della riforma, ma anche quello dell'avvio della sua realizzazione.
Innovazioni così profonde scontano necessariamente tensioni e richiedono uno Pag. 33sforzo consistente a tutte le Istituzioni e a tutti i soggetti coinvolti. Il mio Ministero è direttamente coinvolto nelle fasi organizzative per l'attuazione del nuovo ordinamento, e nella predisposizione dei testi normativi di coordinamento, l'ultimo dei quali approvato dal Consiglio dei ministri l'11 gennaio scorso, volti a consentire, tra l'altro, il rinnovo dei consigli giudiziari e la costituzione del consiglio direttivo della Corte di cassazione. Mi riferisco in particolare al Consiglio superiore della magistratura, la cui collaborazione leale e fattiva voglio sottolineare con convinzione e gratitudine. L'organo di autogoverno ha contribuito concretamente all'attuazione della riforma, adottando tempestivamente atti amministrativi di fondamentale importanza, come l'elaborazione dei nuovi criteri per la valutazione dei magistrati, il conferimento di incarichi direttivi e la pubblicazione dei posti direttivi resisi vacanti a seguito delle disposizioni del nuovo ordinamento sulla loro temporaneità. In soli quattro mesi il Consiglio superiore ha esaurito ben 117 procedimenti di conferimento di incarichi direttivi, a fronte di un dato relativo allo scorso anno nel quale, in nove mesi, sono stati esauriti soltanto 72 procedimenti analoghi. Ancora molto resta da fare, basti pensare alla fase di avvio dell'attività della Scuola superiore della magistratura, ma questo esordio è di ottimo auspicio per il futuro, che potrà continuare a giovarsi di un clima consensuale e di concrete prassi collaborative instaurate con le strutture del mio ministero, migliore premessa per l'attuazione del nuovo ordinamento. Anche questo non mi sembra un risultato di poco conto rispetto al recente passato, nell'interesse del buon funzionamento delle istituzioni e dei cittadini al cui servizio esse sono chiamate ad operare.
LA GIUSTIZIA CIVILE
I dati statistici riferibili al 2006 ed il dato tendenziale annuo rilevato a giugno 2007 indicano una domanda globale di giustizia pressoché stazionaria rispetto all'anno 2005.
Le cause iscritte nell'anno 2006 (dato stimato in relazione alle informazioni ancora non del tutto disponibili) sono state 4.335.493 a fronte delle 4.330.305 iscritte nel corso del 2005.
La capacità di risposta del sistema si è mantenuta costante, tenuto conto della ulteriore diminuzione, di circa il 3 per cento, del numero di magistrati in servizio. Il numero di procedimenti definiti nel 2006 è stato di poco inferiore a quello registrato nel 2005, e un andamento analogo si è riscontrato anche nel primo semestre del 2007.
L'aumento della pendenza però non è omogeneo tra gli uffici giudiziari. Se, infatti, presso i tribunali si registra un minimo incremento, l'aumento delle pendenze finali è assai rilevante presso le corti di appello (+11,04 per cento) e presso i giudici di pace (+14,35 per cento), per un totale complessivo superiore ai cinque milioni (stimato in 5.127.450 al 31 dicembre 2006).
La giacenza media dei procedimenti civili varia da circa 980 giorni per la cognizione ordinaria di primo grado (ma occorre ricordare che quasi il 90 per cento dei procedimenti in primo grado finisce con la pronunzia della sentenza che non viene impugnata) a circa 758 giorni per i procedimenti civili in materia di lavoro.
La situazione è più grave in corte di appello dove la giacenza media di un procedimento di cognizione ordinaria è stato di circa 1.405 giorni nel 2006, mentre per le controversie di lavoro è stato di circa 814 giorni, durata che si va a sommare a quella già accumulata per il giudizio di primo grado.
Per il giudice di pace la giacenza media delle cause relative al risarcimento danni da circolazione stradale si è attestata a circa 545 giorni nel 2006 mentre per le opposizioni avverso le sanzioni amministrative in materia di circolazione stradale si è giunti nel medesimo periodo a 286 giorni.
Si tratta, evidentemente, di una situazione che necessita di interventi non ulteriormente procrastinabili al fine di invertire la tendenza e ripristinare parametri Pag. 34in linea con quelli europei, avendo diritto i cittadini e gli operatori economici che vivono ed esercitano la loro attività nel paese ad un trattamento che assicuri parità di condizioni nel vivere e nel competere sul mercato.
LA GIUSTIZIA PENALE
Nel corso del 2006 si è riscontrata una riduzione dell'1,5 per cento dei procedimenti iscritti contro noti e del 5 per cento di quelli contro ignoti, confermando l'andamento già riscontrato nel 2005. Nei primi sei mesi dell'anno 2007 tale andamento sembra essersi invertito, dal momento che si è constatato un incremento delle sopravvenienze pari al 5 per cento relativamente ai procedimenti iscritti contro noti e del 6 per cento per quelli contro ignoti.
Per quanto riguarda i procedimenti sopravvenuti dinanzi a tribunali si deve registrare una diminuzione nel corso del 2006 del 2,5 per cento per quelli collegiali e del 3 per cento per quelli monocratici.
Nel corso del primo semestre 2007 si è registrato, invece, un incremento del 7,5 per cento per i procedimenti da trattare innanzi al collegio ed una riduzione dello 0,5 per cento per quelli monocratici. Relativamente ai procedimenti innanzi al giudice di pace si è registrata una diminuzione del 5 per cento di procedimenti iscritti nel 2006 ed un incremento del 10 per cento in relazione a quelli iscritti nel primo semestre 2007.
Per quanto riguarda i giudizi di appello si è riscontrato un incremento dei procedimenti iscritti nel 2006 rispetto al 2005 del 4 per cento mentre si è registrata una diminuzione di circa il 9 per cento nel primo semestre del 2007.
Innanzi alle procure sono stati definiti più procedimenti rispetto a quelli iscritti relativamente ai procedimenti contro noti, mentre la definizione dei procedimenti contro ignoti si è rivelata inferiore al numero di quelli iscritti.
Per quanto riguarda i tribunali sono risultati definiti un numero di procedimenti di poco inferiore a quello dei sopravvenuti. Innanzi alle corti di appello nel 2006 sono stati definiti una quantità di procedimenti del 15 per cento inferiore a quella dei sopravvenuti, mentre il dato del primo semestre del 2007 appare più confortante, risultando definiti il 10 per cento in più di procedimenti rispetto a quelli iscritti. La positività del dato non va sopravvalutata, poiché deriva pressoché interamente dalla riduzione del 10 per cento dei procedimenti sopravvenuti.
Innanzi al giudice di pace nell'anno 2006 vi è stato un notevole peggioramento, in quanto malgrado la riduzione del 5 per cento delle sopravvenienze, il numero dei procedimenti si è ridotto del 20 per cento rispetto ai definiti dell'anno 2005, determinando un incremento delle pendenze a fine anno di circa il 30 per cento. Nel corso del primo semestre del 2007 le sopravvenienze sono aumentate del 10 per cento mentre le definizioni sono state del 20 per cento inferiori alle sopravvenienze, producendo la crescita della pendenze al 30 giugno 2007 di un ulteriore 10 per cento.
La giacenza media in giorni dei procedimenti è aumentata per tutte le tipologie di ufficio, tranne che per le procure della Repubblica ove per i procedimenti in cui l'autore è noto diminuisce dai 469 giorni del 2005 ai 457 giorni del 2006. La variazione più elevata si registra per le corti di appello ove la giacenza media passa dai 622 giorni del 2005 ai 681 giorni del 2006.
Notevole è risultata la variabilità tra il periodo di giacenza dei procedimenti tra i singoli uffici, che risente anche della collocazione territoriale e delle dimensioni. Nel caso delle corti di appello si passa, ad esempio, dai 260-270 giorni per le corti di Palermo e Catanzaro, agli oltre 1.300 giorni di Ancona e Venezia, a fronte della già ricordata media nazionale di 681 giorni.
Anche nel settore penale gli indicatori denunziano, tenuto anche conto della intervenuta riduzione del numero di magistrati in servizio, la necessità di interventi non più differibili per garantire la ragionevole durata del processo evitando che la Pag. 35vera sanzione sia costituita dalla pendenza del giudizio piuttosto che dalla pena conseguente al giudizio stesso.
LA GIUSTIZIA MINORILE
Il sistema penale minorile si pone come frontiera avanzata nella gestione dei complessi problemi derivanti dai fenomeni migratori, e dall'incontro-scontro di culture diverse nella vita di persone in via di formazione, rese permeabili ad ogni influsso negativo da condizioni sociali quasi sempre precarie.
La presenza di stranieri nel sistema è ancor più prevalente di quanto non sia per gli adulti (54 per cento degli ingressi in istituto penale e 40 per cento degli ingressi in comunità di accoglienza) ed è spesso complicata dalla presenza di minori non accompagnati, del tutto privi di riferimenti familiari noti.
Viene osservato un deleterio fenomeno di assimilazione, da parte dei minori stranieri, dei comportamenti devianti tipici delle società occidentali avanzate, come l'uso di sostanze tossiche; ed è più frequente la sinergia tra queste suggestioni del paese ospitante e altri comportamenti illeciti istigati o tollerati dagli adulti dell'originario nucleo affettivo.
Non sono affatto certo che l'abbassamento della soglia dell'età punibile sia un rimedio efficace per queste linee di tendenza, e non esistono studi teorici, né evidenze statistiche riprese da esperienze straniere, che dimostrino l'utile praticabilità di una stretta repressiva verso i minori di quattordici anni. Tuttavia non ho pregiudizi, e di fronte a posizioni serie, fondate su argomenti solidi e non sulla voglia irrazionale di esibire il braccio violento, non rifiuterei la discussione.
L'evidente relazione tra delinquenza minorile e immigrazione ci fa muovere invece con decisione verso politiche che mirano a responsabilizzare, quando possibile, i paesi di provenienza, e a coinvolgerli nel trattamento dei minori devianti. In questo senso è stato già sottoscritto un protocollo generale d'intesa con la Romania, e sono a buon punto i negoziati con quella nazione per un accordo che consenta il rimpatrio dei minori non accompagnati coinvolti in Italia in vicende penali.
LA MAGISTRATURA ONORARIA
Nei dati relativi al processo penale e civile spicca il trend negativo che interessa i procedimenti trattati dalla magistratura onoraria, evidentemente investita da una domanda di giustizia che per quantità e tipologia non è più dimensionata alla sua consistenza e alla sua vocazione professionale. Sono trascorsi ormai oltre undici anni dall'inizio della attività degli uffici del giudice di pace, e i tempi appaiono maturi sia per eseguire un serio bilancio della attività svolta, sia per operare i necessari correttivi diretti a potenziare la efficienza ed efficacia dell'azione ed al tempo stesso per accentuare la professionalità del magistrato onorario. Abbiamo pensato a misure che consentano un rapido riequilibrio della capacità di risposta degli uffici di primo grado alla domanda di giustizia, avendo cura di utilizzare tutte le risorse disponibili in un unico sistema coordinato, che rispetti il radicamento delle istituzioni giudiziarie nel territorio e tenga conto del fatto che le decisioni tendono a consolidarsi in primo grado in misura complessivamente pari al 90 per cento.
Il disegno di legge di riforma della magistratura onoraria, in attesa di approvazione da parte del Consiglio dei Ministri, si muove su tre direttrici fondamentali.
La prima consiste nella creazione di uno status unitario dei magistrati onorari, accentuandone la professionalità mediante un sistema di selezione e aggiornamento professionale permanente unito ad un rigoroso sistema di valutazione della attività svolta.
La seconda consiste nell'unificazione presso il tribunale ordinario di primo grado delle competenze attualmente attribuite agli uffici del giudice di pace. Per effetto della introduzione dell'ufficio unico di primo grado le attività e l'utilizzazione Pag. 36di tutti i magistrati, ordinari e onorari, divengono oggetto dei provvedimenti di organizzazione tabellari che tengono conto della esigenza della conservazione della giustizia di pace prevista dall'articolo 116 della Costituzione; ciò consente d'altra parte di coinvolgere anche le Regioni nella complessa organizzazione, così da concorrere ad ottimizzare le prestazioni, potendo ciascun giudice essere addetto a più sedi in relazione alle concrete necessità.
La terza direttrice consiste nella individuazione di una organizzazione in grado di aggredire l'arretrato formatosi negli uffici giudiziari sia nel settore civile che in quello penale entro un periodo di tre anni, utilizzando nella definizione di tale contenzioso anche la magistratura onoraria, sulla base di progetti che tengano conto della tipologia di contenzioso cui gli stessi possono essere addetti.
LA POLITICA PENITENZIARIA
Nelle carceri italiane erano presenti, il 7 gennaio 2008, 48.788 persone detenute, quasi diecimila in più della cifra minima toccata nel settembre 2006, pari a 38.326. È un dato elevato, ma tollerabile dal nostro sistema, che non avrebbe invece potuto sopportare le oltre 72.000 presenze che oggi si registrerebbero se non si fosse adottato il provvedimento d'indulto. Al cui proposito voglio ancora rimarcare la strumentalità delle polemiche condotte a lungo, con argomenti faziosi, contro la maggioranza e contro il Ministro della giustizia. La situazione di oggi ci rende ancora ragione della indifferibilità di quella misura, mentre il tasso di recidivi presenti nelle carceri è pari al 42 per cento, contro il 48 per cento prima dell'indulto.
Nel corso del 2007 l'attività di recupero edilizio e ristrutturazione condotta dal DAP ha consentito l'acquisizione di 426 nuovi posti, e nel 2008 si conta di recuperarne altri 1980. La pianificazione del triennio 2009-2011 mira ad ulteriori 2.400 posti, e per il periodo ancora successivo a 2.579 posti, per un totale in incremento di 7.385 posti, che porteranno un aumento complessivo della capienza tollerabile di oltre 11.000 posti. Tuttavia, una visione meramente quantitativa dei problemi penitenziari sarebbe miope, e non funzionale al bene prezioso della sicurezza. Dopo la detenzione, che comunque ha un termine, non possiamo riconsegnare alla società la stessa persona, magari ancor più esacerbata e pericolosa.
È perciò che l'ampiezza delle prigioni non esaurisce l'impegno dello Stato verso il condannato, che deve allargarsi alla vigilanza e al trattamento rieducativo. D'altra parte, la prigione non è l'unico immaginabile modo di custodire e rieducare la persona, ma solo quello più dispendioso e più sofferto.
Consapevoli di ciò, stiamo attrezzando la nostra Polizia penitenziaria per gestire in proprio le fasi dell'esecuzione penale esterna, consistente in tutte quelle forme di trattamento alternative al carcere che obbligano il condannato all'osservanza di divieti o di comportamenti prescrittivi, e che quindi presuppongono la presenza di un'autorità vigilante, e controlli stringenti sul rispetto dell'esecuzione.
In materia di custodia domiciliare, sia a titolo cautelare che di espiazione di pena, sta partendo in questi giorni la sperimentazione di 400 braccialetti elettronici, che assicureranno continuativamente la localizzazione della persona interessata sul luogo di detenzione e renderanno impossibili i comportamenti elusivi. La garanzia di efficacia derivante da questo controllo permanente consentirà alla magistratura di utilizzare con maggiore fiducia, e migliore profitto per le esigenze di tutela della collettività, le misure alternative alla detenzione in carcere.
Nell'accostarci ai problemi del carcere, vediamo quanto essi siano inscindibilmente intrecciati a quelli della funzionalità dell'apparato giudiziario. La lunghezza dei processi penali articolati in tre gradi di giudizio si pone come causa di due fenomeni negativi: la presenza eccessiva di persone non condannate con sentenza definitiva, e un eccesso di ingressi in carcere con brevissimo turn-over. Il tutto è aggravato Pag. 37da un diritto penale di concezione ormai datata, che considera il carcere la sanzione preferenziale di qualsiasi comportamento illecito.
La prigione non reca così alcun beneficio al singolo in termini rieducativi, e non protegge la collettività, minandone la fiducia nella capacità punitiva del sistema penale.
La politica penitenziaria è perciò, per larga parte, politica del diritto e del processo penale.
LE PROFESSIONI
Intorno all'assetto di quelle che tradizionalmente chiamiamo professioni liberali è da tempo in corso un dibattito serrato, nel quale si confrontano opinioni anche molto distanti. Intanto, la direttiva comunitaria del 2005, attuata con decreto legislativo, ha conferito autonomo rilievo alle associazioni professionali, la cui figura si affianca agli ordini di categoria. Ritengo però che il sistema degli ordini professionali conservi una sua specificità, e che la sua nuova regolamentazione, proposta con apposito disegno di legge, sia l'occasione per trasformare le garanzie corporative in vincoli a favore della collettività. Deve essere accentuata la garanzia della qualità del servizio, devono essere ridotte le asimmetrie informative e i costi sociali recati da prestazioni non sempre adeguate. Solo con questo salto di qualità sarà possibile aprirsi al futuro e al mercato globale, con un potenziamento della qualità dell'offerta che potrà tutelare i professionisti italiani dalla concorrenza intracomunitaria.
La regola vale anche per la professione forense, che ci è cara tra tutte, perché è coessenziale al concetto di giustizia. Il suo malessere progredisce con quello dell'intero sistema giudiziario, dal quale si contagia, ed al quale propaga i malanni suoi propri. Abbiamo studiato con tutte le rappresentanze dell'avvocatura una riforma profonda del sistema d'accesso, che possa garantire agli utenti la qualità dell'apporto professionale, e al singolo professionista una maggiore serenità.
L'importante è mettere da parte qualsiasi egoismo di categoria e guardare avanti senza arroccamenti, con la consapevolezza che il futuro immediato eserciterà sul nostro sistema pressioni irresistibili verso la semplificazione amministrativa, l'efficienza, l'accelerazione delle decisioni giudiziarie, l'effettività delle pronunce.
Gli standard ai quali adeguarci non sono più elaborati in casa, ma negli organismi internazionali e comunitari, e nei mercati di tutto il mondo, che misurano l'efficienza del sistema-Paese attraverso i tassi di criminalità e l'efficacia della protezione dei diritti a contenuto economico.
Riguardo al notariato, altra storica collocazione del giurista, ho assecondato con convinzione la spinta riformatrice che viene dall'interno della professione, ed intendo accompagnarla con conseguenti atti amministrativi.
Mi riferisco in primo luogo alla revisione della tabella notarile, che è già stata definita utilizzando la percentuale massima di incremento delle spese di studio e che comporterà quindi un aumento complessivo degli organici di 960 unità.
Mi riferisco inoltre alla volontà di attuare tale misura mediante una rapida e progressiva copertura dei posti in organico, da realizzarsi con la messa a concorso dei nuovi posti in un breve lasso di tempo, quindi secondo cadenze serrate e per consistenze numeriche adeguate per ogni singolo concorso.
Intendo al riguardo bandire un nuovo concorso per almeno 400 posti entro i primi mesi del 2008.
Mi riferisco infine all'ampliamento territoriale delle attuali possibilità di esercizio della funzione.
Si tratta di provvedimenti di non poco conto perché costituiscono le premesse per rafforzare un notariato «aperto» alle esigenze del territorio e disponibile a ritoccare i suoi confini, che da «chiusi» diventano via via programmati, rimuovendo anche l'ultimo dei sospetti di corporativismo che hanno pesato così a lungo sulla categoria.
LE INIZIATIVE DEL GOVERNO
Come ho detto, nel 2007 il Governo ha determinato e proposto un quadro completo di coerenti iniziative legislative. Loro obiettivi fondamentali sono, da un lato, la riduzione dei tempi dei processi e il recupero di efficienza del sistema e, dall'altro, la sicurezza dei cittadini di fronte alla commissione di reati gravi e la tutela dei loro diritti.
Dunque, un anno fa vi avevo illustrato i miei propositi ed il mio progetto per la giustizia italiana e la soluzione dei suoi antichi e gravi problemi.
La scaletta era insieme semplice e molto ambiziosa. Indicai in primo luogo il prioritario impegno del Governo sulla riforma dell'ordinamento giudiziario, consentita dalla legge di sospensione già adottata, ed invocai l'impegno di tutte le forze politiche al fine di consentirne l'approvazione entro il successivo 31 luglio.
Sottolineai quindi l'urgenza degli interventi volti alla semplificazione e all'accelerazione dei processi civili e penali, da inquadrarsi in una prospettiva di più lungo periodo, in quanto preparatori dei successivi interventi di sistema ulteriormente risultanti dai lavori delle commissioni ministeriali da me istituite.
Prefigurai infine la necessità di innovative misure di organizzazione e razionalizzazione della macchina giudiziaria e la correzione delle cosiddette «norme ad personam».
Ebbene, il 2007 è stato l'anno della riforma dell'ordinamento giudiziario e della traduzione del complessivo progetto del Governo in precise iniziative legislative.
Voglio qui ricordare innanzitutto il disegno di legge sull'accelerazione del processo civile, presentato al Senato nello scorso mese di aprile 2007, che costituisce a mio avviso un provvedimento assolutamente prioritario per la semplificazione del rito e la velocizzazione delle procedure. Esso non ha l'ambizione di proporre l'ennesima riforma dell'intero processo, ma introduce meccanismi acceleratori concreti e immediatamente praticabili, fondati su pochi e chiari criteri guida: responsabilizzazione dei magistrati anche attraverso programmi di produttività; accentuazione del principio di lealtà processuale, così da responsabilizzare tutti i protagonisti dell'iter giurisdizionale; valorizzazione della conciliazione giudiziaria, con previsione di sanzioni per il rifiuto ingiustificato di proposte conciliative; concentrazione delle udienze e più accurata scansione dei tempi nel compimento di atti processuali, compreso l'espletamento di consulenze tecniche; semplificazione del regime delle nullità non incidenti sulla correttezza del contraddittorio; revisione delle questioni di competenza, unificando il rito e sopprimendo il regolamento necessario e facoltativo; sostituzione della sentenza con la più semplice e sollecita ordinanza quando il procedimento si chiude senza una decisione di merito; introduzione di un procedimento sommario non cautelare per il pagamento di somme e la consegna o il rilascio di cose; obbligo di indicazione specifica dei motivi d'appello a pena d'inammissibilità; da ultimo, sostanziale riduzione dei termini di sospensione del processo nel periodo feriale, che attualmente decorrono dal 1o agosto al 15 settembre e che, con la riforma, saranno ridotti di un terzo e andranno dal 1o al 31 agosto. I tribunali e le corti italiane garantiranno cosi l'ordinario servizio di udienza per l'intero mese di settembre.
Il disegno di legge sull'ufficio per il processo e la riorganizzazione del personale, all'esame della Commissione giustizia della Camera dei deputati, si propone un incremento di produttività con la creazione di una nuova unità organizzativa all'interno degli uffici giudiziari, destinata a compiti di collaborazione col giudice, e direttamente attinenti alla sua attività, come le ricerche giurisprudenziali e dottrinali, l'individuazione e celere trattazione delle procedure seriali, la gestione dei ruoli in base allo studio statistico dei flussi.
L'ufficio per il processo si varrà del personale degli uffici giudiziari, per il Pag. 39quale l'attribuzione di responsabilità più vicine all'esercizio della giurisdizione sarà un grande incentivo professionale, ma potrà essere integrato anche da praticanti avvocati, tirocinanti delle scuole di specializzazione nelle professioni legali e dottori di ricerca, previe opportune convenzioni e senza oneri per l'amministrazione. Pensiamo che il significato di questa novità vada oltre il contributo materiale apportato all'Amministrazione, e potrà rappresentare un'occasione per sperimentare tangibilmente la comune radice culturale delle professioni forensi, attorno alla quale esse dovranno presto o tardi ricomporre dei punti di vista condivisi.
Si prevede l'avvio dell'archivio digitale dei provvedimenti, gratuitamente accessibile agli avvocati, in tutti i tribunali e le corti d'appello; si introduce il modello telematico di comunicazione, con la previsione generalizzata della forma di processo telematico entro il 30 giugno 2010 per i decreti ingiuntivi, l'esecuzione immobiliare, le controversie in materia di previdenza ed assistenza obbligatoria.
È prevista una delega legislativa al Governo per gli aggiustamenti alla normativa in tema di notificazioni, comunicazioni, vendite giudiziarie, in modo da renderla compatibile con le nuove tecnologie.
Tra i principi stabiliti in sede di delega, figurano l'obbligo per ciascun avvocato e ciascun ausiliario del giudice di munirsi di un indirizzo di posta elettronica certificato e la previsione della forma telematica per ogni comunicazione e notificazione, ove sia possibile.
I pagamenti virtuali a mezzo di carte di debito o di credito diverranno lo strumento privilegiato (nel caso dell'imposta di registro sui provvedimenti giudiziari, il mezzo esclusivo) di pagamento di contributi, diritti e spese del processo civile e penale.
L'Amministrazione conta di incentivare i privati al prelievo di copie digitali invece che cartacee, differenziando opportunamente i diritti di rilascio.
Nel campo delle vendite giudiziarie saranno consentite forme di pubblicità più efficaci ed immediate, quali la ripresa fotografica dei beni pignorati e la pubblicità su siti Internet.
Il disegno di legge sull'accelerazione del processo penale anticipa i temi della riforma dei codici, introducendo correttivi processuali e sostanziali che tendono ad attuare il principio della ragionevole durata del processo attraverso una serie di accorgimenti, quali: l'obbligo per ogni ufficio giudiziario di dotarsi di un indirizzo di posta elettronica certificata attraverso il quale non passerà soltanto la corrispondenza ordinaria, ma anche gli atti processuali, le memorie, le istanze delle parti e le richieste rivolte ad altra autorità giudiziaria; la semplificazione delle notificazioni, con l'abolizione di formalità che nulla aggiungono alle garanzie delle persone coinvolte nel processo, e la valorizzazione del difensore di fiducia come destinatario tendenzialmente esclusivo delle comunicazioni e notificazioni; la concentrazione obbligatoria delle questioni di competenza nella fase anteriore al dibattimento; la disincentivazione dei comportamenti oppositivi, che tendono a impedire la celebrazione del processo, mediante una disciplina della prescrizione che sterilizza le manovre dilatorie; la rivisitazione delle regole sulla contumacia, tendente ad assicurare a tutti l'effettiva conoscenza del processo e la reale possibilità di difesa; l'abolizione del processo contro gli irreperibili, che ci espone a censure in sede internazionale e determina un carico di lavoro al quale non consegue alcun reale risultato.
La domanda di certezza alla quale la giustizia deve rispondere è tra le più urgenti ed importanti, perché ha un valore generale e diffuso, riguardando la tutela di tutti i diritti e il rispetto di tutti i doveri.
Su questo piano, ci è parsa chiara l'esigenza di un riequilibrio del sistema, che in taluni settori è sbilanciato verso la tutela dei diritti e non sufficientemente rigoroso verso le violazioni dei doveri. In una prospettiva che guarda oltre le contingenze del presente, i quattro disegni di legge noti come «pacchetto sicurezza» intendono comporre un efficiente assetto Pag. 40del sistema di prevenzione e repressione dei reati. Di questi, tre attengono in modo diretto e prevalente al funzionamento della giustizia penale. Ne ricordo di seguito le principali previsioni: adesione al trattato di Prum, che stabilizza alcune utilissime forme di cooperazione transnazionale anche in materia di immigrazione illegale; inasprimento sanzionatorio per i delitti di omicidio colposo e lesioni colpose conseguenti a guida in stato di ebbrezza o di alterazione da stupefacenti; revisione della disciplina della prescrizione quale risulta dalla legge cosiddetta Cirielli, con introduzione di nuovi criteri di calcolo più compatibili con la necessità di rendere giustizia, e simultanea neutralizzazione ai fini prescrittivi dei tempi morti indotti da comportamenti dilatori dell'imputato; rivisitazione delle riforme del 2002 e 2005 in materia di reati societari (cosiddette leggi sul falso in bilancio), comportante l'eliminazione di fattispecie contravvenzionali e delle soglie di punibilità, il ripristino della perseguibilità d'ufficio e l'introduzione di aggravanti specifiche, oltre alla distinzione delle fattispecie relative alle società quotate in borsa; disciplina più rigorosa della custodia cautelare, con possibilità di valutare le risultanze desumibili dal costituendo archivio elettronico delle misure cautelari, e ampliamento delle tipologie di reato per le quali, in assenza di prova positiva dell'inesistenza di esigenze cautelari, deve essere applicata la custodia cautelare in carcere. Tale ultima ipotesi riguarderà l'omicidio, la rapina, il sequestro di persona a scopo di estorsione, l'induzione o sfruttamento della prostituzione minorile, la violenza sessuale aggravata, il favoreggiamento a fine di profitto dell'immigrazione clandestina, il furto in appartamento e quello mediante strappo; per gli stessi reati, si prevede l'impossibilità di ottenere la sospensione dell'esecuzione della pena.
L'inasprimento delle regole sulla custodia cautelare si accompagna all'introduzione di una nuova ipotesi di giudizio immediato, per consentire la celere trattazione delle posizioni degli imputati detenuti.
Con altro disegno di legge si è prevista una delega al Governo per il riassetto delle misure di prevenzione personali e patrimoniali, che dovrà condurre alla redazione di un codice delle misure di prevenzione, nel cui disegno i meccanismi di aggressione e confisca dei profitti patrimoniali dei reati acquisiscono un ruolo sempre più centrale, quali strumenti elettivi di contrasto alle organizzazioni criminali Si dovrà superare il concetto di accessorietà della misura patrimoniale rispetto a quella personale, affidandola non più al giudizio di pericolosità della persona, ma a quello sulla pericolosità del bene, in ragione del suo vincolo di strumentalità con l'azione criminale.
La Camera dei deputati ha già approvato nell'aprile scorso il disegno di legge sulla nuova disciplina delle intercettazioni telefoniche e ambientali, materia della quale troppo spesso si è nutrito il dibattito pubblico, assumendo come oggetto l'analisi di conversazioni intercettate nell'ambito di procedimenti penali. La mia posizione al riguardo è molto semplice. Le intercettazioni telefoniche sono uno strumento irrinunciabile nella lotta alla criminalità grave, tanto più nella lotta al crimine organizzato, ai grandi traffici illegali, al terrorismo. Rinunciare a quest'arma, o comprimerne l'uso fino a ridurne l'efficacia, sarebbe un gesto autolesionistico che non vogliamo commettere. Non possiamo tuttavia assistere inerti alle molteplici violazioni - non importa se colpevoli o incolpevoli - del diritto alla riservatezza di persone estranee alla commissione di reati e casualmente incappate in una qualche intercettazione.
La maggior parte di questi casi sono resi possibili da un regime giuridico complessivo sostanzialmente disinteressato alla tutela degli estranei al procedimento penale, e che comunque sacrifica oltre ogni ragione processuale la privacy delle stesse persone sottoposte ad indagine. Il disegno di legge approvato dalla Camera introduce robusti correttivi, svincolando la segretezza delle conversazioni intercettate dalle vicende processuali cui esse vanno incontro, e instaurando un regime di segreto Pag. 41efficacemente presidiato da un apposito sistema sanzionatorio. L'intercettazione delle conversazioni e comunicazioni private è un atto tra i più invasivi, e non può essere usata che per l'accertamento dei reati. Ad essa devono applicarsi i principi di proporzionalità e di sussidiarietà, e va accuratamente impedito che i loro risultati siano utilizzati - da chiunque - per fini diversi da quelli penali.
Non ho alcuna intenzione di mettere in discussione il ruolo fondamentale della libera stampa, necessaria struttura portante di ogni sistema democratico, né di impedire il dibattito su comportamenti degni di giudizio da parte dell'opinione pubblica. Ma è errato ritenere che la conversazione intercettata debba comunque costituire oggetto del diritto di cronaca, indipendentemente dalla sua rilevanza nel processo penale. In realtà una simile impostazione non è conforme alle norme di civiltà comunemente accettate e praticate nelle società democratiche, e non è autorizzata dal nostro diritto sostanziale. Nessuna norma del nostro ordinamento consente che l'onore e la reputazione di una persona che non ha commesso reati, e spesso non è nemmeno accusata di averli commessi, vengano impunemente vulnerati.
Il diritto di cronaca riguarda, tendenzialmente senza alcuna limitazione, i fatti dedotti nel processo e rilevanti per l'accertamento dei reati, ma non i fatti estranei al processo, e tantomeno il pettegolezzo o il gossip, laddove questi costituiscono un semplice cascame dell'indagine penale. È quindi nostro dovere proteggere la riservatezza dei singoli individui, quale che sia la loro qualifica e la loro professione, dalle dannose incursioni di una sterile curiosità che si fregia indebitamente del nobile titolo di diritto all'informazione.
La soluzione da me proposta, e da voi approvata, si muove decisamente in questa direzione, riservando la pubblicazione alle sole intercettazioni che confluiscono nel dibattimento. Tengo a sottolineare che questo criterio è ancora più permissivo di quanto non sia in certe esperienze straniere che ci vengono continuamente indicate a modello in altri campi, le quali escludono la stessa possibilità di intercettazioni giudiziarie - come nel Regno Unito - e vietano la pubblicazione del contenuto di atti processuali prima del contraddittorio dibattimentale.
L'ascolto attento della domanda di giustizia proveniente dal Paese e la necessità di anticipare alcuni degli interventi necessari a semplificare la macchina giudiziaria e ad accelerarne il passo, non ci hanno distratti dal bisogno di riforme globali dei codici penale e di procedura penale. Le commissioni ministeriali da me istituite e presiedute dall'avvocato Pisapia e dal professor Riccio hanno presentato le loro proposte, aventi rispettivamente ad oggetto la parte generale del codice penale e l'intero codice di rito. Intendo presentare nei prossimi giorni tali proposte all'esame del Consiglio dei ministri. È mia convinzione che se le direttive di delega saranno valutate ed arricchite dal Parlamento con animo libero e svincolato da posizioni ideologiche e se l'inderogabilità di riformare la giustizia non verrà contraddetta dai fatti, sarà davvero possibile fornire al Paese strumenti moderni, adeguati ai tempi, fedeli ai valori costituzionali.
Per quanto in particolare riguarda la parte generale del codice penale, tengo a sottolineare una profonda modifica del sistema sanzionatorio, nella prospettiva di quel «diritto penale minimo ma efficace», tanto auspicato nei convegni e nei dibattiti quanto eluso da una legislazione spesso contraddittoria. Nelle proposte di delega sono state previste diverse pene principali non detentive, soprattutto interdittive e prescrittive, in modo da rendere effettivo il principio per cui il carcere debba essere 1'extrema ratio, limitata ai reati di particolare gravità. Per condotte di minore allarme sociale può infatti spesso rivelarsi più dissuasiva l'effettiva applicazione di pene non detentive, che la riforma prevede non suscettibili di sospensione condizionale e quindi indefettibilmente destinate a certa esecuzione. Ne scaturisce un impianto normativo che fa perno sulla funzione rieducativa della pena, ma in grado Pag. 42al contempo di contrastare quel senso di impunità, purtroppo particolarmente diffuso, che costituisce spesso la premessa per la commissione di nuovi reati. Spero possa essere rapidamente avviata in Parlamento una discussione aperta e non strumentale su entrambe le proposte di riforma, e che, indipendentemente dalla condivisione o meno di singole scelte, ciò possa contribuire ad un confronto sereno e soprattutto costruttivo.
LA COOPERAZIONE EUROPEA E I RAPPORTI INTERNAZIONALI
Credo sia difficile anche per i più distratti negare una chiara riaffermazione del ruolo dell'Italia nel contesto delle politiche europee in materia di giustizia e, più in generale, in quello dei rapporti con le Organizzazioni sopranazionali e con gli altri Stati. Tale nuovo impulso si è tradotto in primo luogo nelle conseguenti iniziative di ratifica e trasposizione in diritto interno dei principali strumenti europei e internazionali in attesa di ratifica da anni. Solo per citare i principali: disegno di legge per la ratifica della Convenzione ONU di Merida contro la corruzione; disegno di legge per la ratifica della Convenzione del Consiglio d'Europa sulla corruzione; disegno di legge di ratifica del Secondo Protocollo alla Convenzione dell'Unione europea sulla protezione degli interessi finanziari delle Comunità europee; disegno di legge sulla ratifica della Convenzione di Varsavia sulla prevenzione del terrorismo; disegno di legge per la ratifica della Convenzione ONU per la repressione degli atti di terrorismo nucleare; schema di disegno di legge per la ratifica della Convenzione dell'Unione europea relativa all'assistenza giudiziaria in materia penale tra gli Stati membri dell'Unione europea adottata a Bruxelles il 29 maggio 2000; disegno di legge per la trasposizione della Decisione Quadro dell'Unione europea sulla costituzione di squadre investigative comuni.
A questa imponente proposta normativa, si è accompagnato il nuovo e più attivo ruolo svolto nell'ambito del Consiglio europeo dei Ministri della giustizia e degli affari interni. In questo quadro ricordo che la nuova posizione italiana ha sbloccato il negoziato sulla decisione in materia di razzismo e xenofobia e che l'Italia figura tra i Paesi proponenti di una decisione volta a rafforzare i poteri di Eurojust, nella prospettiva di un corrispondente rafforzamento dei rapporti di cooperazione giudiziaria tra magistrati europei in materia di criminalità organizzata, reati connotati da particolare gravità e terrorismo.
Nello scorso agosto sono stato all'origine di un documento per il rafforzamento dello spazio giudiziario europeo che, in forma di articolo, è stato pubblicato contemporaneamente su sei quotidiani europei, a firma mia e dei ministri della giustizia di Francia, Germania, Portogallo, Slovenia e Spagna.
Ho siglato intese con i miei omologhi romeno e tedesco per lo scambio di magistrati di collegamento e l'istituzione di squadre investigative comuni, particolarmente utili per far fronte alle diverse emergenze criminali. D'intesa col Ministro degli esteri, procederò alla nomina di un magistrato incaricato della cooperazione giudiziaria con gli Stati Uniti d'America presso la nostra ambasciata di Washington e analoga figura di esperto provvederò a mettere a disposizione presso la nostra rappresentanza permanente presso le Nazioni Unite. Il Ministero intrattiene inoltre, in una contingenza particolarmente delicata, rapporti assidui con il Consiglio d'Europa, sui quali intendo fornire in conclusione alcuni ulteriori dettagli. Il ruolo dell'Italia nel gruppo di lavoro sulla corruzione nelle transazioni internazionali ha consentito di ospitare a Roma nello scorso ottobre le cerimonie del decennale della relativa Convenzione. Infine, è stata firmata dal Presidente Prodi a Tirana una nuova Convenzione di assistenza giudiziaria con l'Albania, strumento questo predisposto dal Ministero della giustizia e di particolare importanza per gli uffici giudiziari italiani impegnati nella lotta al crimine organizzato.
L'AMMINISTRAZIONE DEL SISTEMA GIUDIZIARIO
L'attività del Ministero della giustizia si è pure rivolta a esplorare le possibilità di un recupero di produttività e di efficienza attraverso misure amministrative, o comunque di taglio organizzativo, sebbene da realizzarsi per via normativa.
Ci siamo dovuti confrontare anzitutto con la difficoltà del sistema giudiziario di rilevare e comunicare i dati conoscitivi e statistici necessari ad ogni programmazione a lungo termine. Stiamo cercando di porre rimedio a tale situazione. La Commissione da me istituita per la razionalizzazione organizzativa ha ultimato i suoi lavori sotto la guida del Presidente Mirabelli e proprio ieri ha presentato la sua Relazione finale.
Alla luce di questo lavoro ci pare urgentissima l'informatizzazione dei ruoli in materia civile, senza la quale non è possibile conoscere in maniera fine e aggiornata «in tempo reale» l'andamento dei flussi e della qualità del contenzioso, premessa per ogni consapevole intervento di gestione. Occorre poi instaurare un rapporto diretto con i grandi utenti del sistema giudiziario (INPS, INAIL, Ferrovie dello Stato, Poste, Assicurazioni, Banche, Avvocatura dello Stato, Amministrazioni Pubbliche, Patronati) per individuare le fonti di cause seriali e standardizzare in via informatica le relative procedure. È emersa pure la necessità di concentrare gli sforzi organizzativi nelle maggiori tre sedi del Paese (Roma, Milano e Napoli) presso le quali si concentra più del 30 per cento della domanda di giustizia del Paese e più del 30 per cento dell'intera produzione in civile e in penale.
In generale, crediamo che la tecnologia informatica sia il futuro immediato della giustizia italiana, per la quale stiamo realizzando un sistema integrato di informatizzazione che coinvolge tutte le sue fasi, e che potrebbe decollare in un tempo medio di circa cinque anni, se costantemente finanziato. Il fronte più avanzato del sistema è il processo civile telematico, già realizzato a Milano per le procedure routinarie di decreto ingiuntivo, sperimentato attualmente in altre tre sedi giudiziarie e che il disegno di legge sull'ufficio per il processo rende obbligatorio già dal 2010, previa verifica in sede locale dell'adeguatezza della struttura.
In sede penale, dovrà essere diffuso il modello introdotto di recente a Napoli, con l'acquisizione automatica delle notizie di reato, che verranno direttamente trasmesse dalle forze di polizia giudiziaria, con firma digitale, ad un portale delle procure, abilitato a riceverle per poi sistemarle automaticamente. Nei singoli distretti di corte d'appello si stanno già predisponendo delle sale server con requisiti di sistema idonei, mentre sono progettati, ma non finanziati, interventi per la realizzazione del fascicolo digitale delle indagini preliminari e l'archiviazione in digitale dei verbali d'udienza.
Di imminente realizzazione sono pure le banche dati delle misure cautelare reali e personali, il cui funzionamento condiziona, ad esempio, la riforma processuale riguardante la valorizzazione dei precedenti cautelari nelle decisioni sulle richieste di misura cautelare.
LA GIUSTIZIA COME RISORSA
Un'accurata verifica degli «angoli bui» dell'amministrazione ci ha portato a occuparci del recupero delle spese di giustizia, mettendo allo scoperto l'incapacità di riscossione di un credito virtuale di ammontare enorme, del quale attualmente si incassano percentuali irrisorie. D'altra parte questo stesso lavoro ci ha fatto scoprire che la giustizia non è soltanto un costo, ma l'occasione di entrate cospicue.
Basti pensare che solo per il contributo unificato, pagato per l'iscrizione di una causa civile, lo Stato ha incassato per il 2006 la somma di 257 milioni di euro, mentre non sono facilmente quantificabili, a causa delle modalità di riscossione, i diritti di copia percepiti per ciascuno dei milioni di fogli rilasciati alle parti dei processi penali e civili.Pag. 44
Una proiezione delle somme astrattamente recuperabili nel primo semestre del 2007 per pene pecuniarie e spese processuali parla di oltre 326 milioni di euro di pene pecuniarie e di oltre 56 milioni di euro di spese processuali, di cui sarebbero stati sinora recuperati meno del 3 per cento. I dati del 2006 sono più ottimisti, parlando di 24 milioni di euro recuperati, e comunque confermano che non si tratta di cifre marginali.
Vi è poi l'enorme flusso finanziario costituito dalle somme sequestrate o confiscate, sulla cui entità non ci si era mai concentrati prima d'ora. Abbiamo recentemente provveduto a una prima ricognizione riguardante i soli depositi giudiziari presso le Poste Italiane Spa. Ebbene, le somme che risultavano depositate alla data del 30 novembre scorso ammontano a euro 1.599.689.582,31 distribuite su 636.765 libretti di deposito. Non si tratta di una somma interamente disponibile, perché riguarda vari tipi di sequestri penali e civili, e perché non è agevole prevedere quale parte di essa potrà restare nella disponibilità dello Stato a seguito di confisca o per altri eventi processuali.
Non c'è dubbio, però, che un tale ordine di grandezze consente di ipotizzare la disponibilità nel breve periodo di una parte di questo forziere che, per quanto piccola in percentuale, non sarà mai modesta in cifra assoluta, e il suo reimpiego per finanziare il buon funzionamento e la modernizzazione degli uffici giudiziari. Nel corso del 2007 è stata acquisita allo Stato, nell'ambito di un solo procedimento penale per delitti economici, commessi in relazione alle note vicende della scalata alla Banca Antonveneta, la somma di 94 milioni di euro. L'amministrazione della giustizia si è potuta giovare di soli 24 milioni di euro di stanziamento aggiuntivo prelevati da tale ragguardevole cifra.
Vorremmo invece poter disporre di quanto riusciamo a produrre, specie quando si tratta di risorse aggiuntive di una certa consistenza; vorremmo che si facesse in questa direzione un passo avanti più lungo di quello che abbiamo ottenuto con l'ultima legge finanziaria, che istituisce un vincolo di scopo tra il finanziamento del processo telematico e le somme sequestrate e non rivendicate, che vengono acquisite dallo Stato.
Sono di imminente traduzione in disegni di legge le proposte organiche scaturite dal lavoro di un'apposita commissione di studio in materia, con lo scopo di semplificare la determinazione dei crediti per spese di giustizia, di incrementare significativamente il tasso di riscossione, e di centralizzare la gestione dei beni sequestrati e confiscati, abbassandone i costi e massimizzandone i profitti. Il senso di questa operazione non sarà soltanto economico, perché si dovrà porre come una delle condizioni di effettività delle pronunce giudiziarie, e della loro conseguente forza dissuasiva verso i comportamenti illegali.
L'AMMINISTRAZIONE VIRTUOSA E LA RIDUZIONE DELLA SPESA
Non c'è dubbio che anche la giustizia debba fare i conti con le risorse del Paese, e debba adeguarsi ai criteri generali di fissazione della spesa. In questo senso, nessuno può accusare il mio Ministero di prodigalità o di riluttanza ad adeguarsi ai noti vincoli di bilancio e di spesa. Posso affermare forte, e con cognizione di causa, che la giustizia è oggi un'amministrazione virtuosa: conformemente alle previsioni di legge, stiamo riducendo del 10 per cento i posti di direttore generale a livello centrale, siamo l'amministrazione che più di tutte ha ridotto le spese per il parco automobilistico, non abbiamo alcun rapporto di consulenza esterna, e nel solo anno 2006, realizzando un'accorta circolazione delle informazioni tra i diversi uffici deputati alla stipulazione dei contratti, abbiamo portato la spesa per intercettazioni telefoniche da 308 a 229 milioni di euro, malgrado l'incremento dei bersagli intercettati di oltre 11.000 unità, con un risparmio netto di quasi 80 milioni, in termini percentuali pari al 25 per cento.
Abbiamo ereditato una posizione debitoria al 31 dicembre 2006 di oltre 219 Pag. 45milioni di euro, e la presentiamo oggi al Paese con un'esposizione di poco più di 143 milioni di euro, in riduzione del 34 per cento in quota percentuale, e di quasi 76 milioni in cifra assoluta.
Altri consistenti risparmi verranno, già durante questo esercizio finanziario, dal sistema unico delle intercettazioni telefoniche, per la cui attuazione la legge finanziaria ha posto, su mia proposta, la necessaria base normativa.
Misure di razionalizzazione sono in avanzata fase di studio, e potranno trovare sbocco nell'iniziativa legislativa del 2008, anche per altre importanti fonti di spesa, come gli indennizzi per ritardi da irragionevole durata del processo. Oltre all'intervento strutturale costituito dal complesso delle riforme intraprese, che potranno drasticamente ridurre i casi di ritardo non ragionevole, occorre snellire le procedure previste dalla cosiddetta legge Pinto, che sono divenute esse stesse una fonte di sofferenza del sistema. Basti pensare che le 20.514 procedure d'indennizzo iscritte nel 2006 sono state il 14,43 per cento dell'intera sopravvenienza in materia civile dinanzi alle corti d'appello, e i dati tendenziali relativi al primo semestre del 2007 mostrano un ulteriore lieve incremento di questa percentuale.
Malgrado tutto ciò, la spesa del Ministero è stata qualificata, anche in documenti ufficiali, come poco razionale, o comunque scarsamente performante rispetto alla media dei Paesi europei. Questi giudizi scontano negativamente un approccio meramente aziendalistico, e talvolta poco consapevole della stessa natura dei dati sottoposti a comparazione. Non ha infatti molto senso paragonare le risorse giudiziarie italiane a quelle francesi, spagnole o inglesi, e stabilire che sono più o meno eguali, o lievemente a favore dell'Italia, in ciascuno dei tre casi. In realtà la sopravvenienza dei processi in materia civile (6.159 per 10.000 abitanti) è di poco inferiore a quella complessiva della somma degli altri tre Paesi (8.526 per 10.000 abitanti), nessuno dei quali prevede un sistema processuale così complesso come il nostro, mentre tutti selezionano l'accesso alla giustizia attraverso costi incomparabilmente più elevati a carico degli utenti.
Le stesse fonti propongono la modificazione delle circoscrizioni giudiziarie secondo criteri di economicità e di accorpamento. Credo di essere il primo Ministro della giustizia che di propria iniziativa sta effettivamente sopprimendo delle sedi giudiziarie, e in particolare ben 91 uffici del giudice di pace. Non ho quindi alcun timore di affrontare il tema, del quale devo però sottolineare la scarsa praticabilità, dal momento che la soppressione di uffici giudiziari di livello superiore al giudice di pace avviene con atti aventi forza di legge, e richiede perciò un consenso politico molto difficile da coagulare. Guardo con favore alla soppressione di pochissime sedi minori, la cui esistenza è effettivamente difficile da giustificare, mentre per tutte le altre rispetto alle quali si pone un problema di economicità occorre un atteggiamento più pragmatico. Prendiamo atto che la presenza di un'istituzione giudiziaria nelle piccole e medie città non è un semplice orpello. Ne deriva comunque un indotto economico, a volte consistente, e soprattutto completa la dimensione civica delle tante, e non grandi, collettività che fanno bella l'Italia, assicurando loro una sorta di ideale autonomia che tutte aspirano a mantenere e consolidare. Se è così, l'istituzione giudiziaria deve esser vista anche come patrimonio della comunità locale, che deve in parte accollarsene il costo, sollevando l'amministrazione centrale da oneri impropri che effettivamente ne appesantiscono la gestione. In questo senso abbiamo già stipulato accordi con alcune regioni (Friuli Venezia Giulia, Campania, Calabria, Lombardia) per garantire il funzionamento di determinati uffici anche mediante personale degli enti locali opportunamente comandato.
Questa tendenza ha trovato un ampio consenso, dal quale deriva la previsione della legge finanziaria, da me sollecitata, che consentirà quest'anno al Ministero della giustizia di coprire un certo numero di posti vacanti nell'organico amministrativo Pag. 46con l'attivazione delle procedure di mobilità del personale di altre Amministrazioni.
Nel nostro organico risultano vacanti 1'8,22 per cento dei posti di magistrato (835 su 10.151), e 6.320 posti di personale amministrativo, pari al 7,56 per cento del totale. Si tratta di carenze pesanti, perché incidono su un'organizzazione tutt'altro che sovradimensionata, e pressata da una tale mole di affari che, al di là di qualsiasi volontà di chi vi appartiene, lascia pochissimo spazio al disimpegno e al privilegio. In relazione al reclutamento di magistrati, abbiamo portato a termine un concorso precedentemente bandito, assumendo i 319 vincitori, e stiamo celermente conducendo le procedure di un altro concorso per 350 posti. Nel frattempo, abbiamo richiesto il parere del Consiglio superiore della magistratura su un nuovo bando per 500 posti, da coprirsi secondo le regole del nuovo ordinamento.
Ho cominciato la mia Relazione affermando che il recupero di efficienza e credibilità della giustizia è una questione nazionale assolutamente prioritaria, alla cui soluzione l'intera classe dirigente deve dedicarsi subito, responsabilmente e senza riserve.
In mancanza di questa collettiva assunzione di responsabilità, la pesante zavorra di una giustizia che non funziona è destinata a gravare ancora sul Paese, frenandone la crescita civile e il dinamismo economico in modo non dissimile da quanto avviene per il fardello del debito pubblico accumulato nei decenni scorsi.
Lo ripeto, rivendico il mio ruolo e non intendo sottrarmi alle mie responsabilità.
Lo dico a testa alta, dopo avervi illustrato l'insieme delle iniziative realizzate ed intraprese.
Lo dico con l'animo sereno di chi sa di aver adempiuto ai suoi doveri e di aver tenuto fede ai propositi pubblicamente enunciati, nei limiti consentiti dalle compatibilità politiche ed economiche che conoscete e che ho cercato di sottoporre di nuovo alla vostra comune riflessione, nell'interesse del Paese.
Consentitemi di aggiungere che il Ministro della giustizia non è il Commissario straordinario per l'emergenza giustizia. Egli non ha poteri in deroga alle leggi, ha quelli che gli affida la Costituzione, che trovano limiti ed equilibrio nei concorrenti poteri di altre istituzioni.
Alcuni esempi mi aiuteranno a chiarire il mio pensiero, ma altri potrei farne.
Mi interrogo quando leggo le grida di parlamentari che indicano al Paese la mia responsabilità rispetto alla decisione giudiziaria di concedere gli arresti domiciliari ad un pluriomicida e al contempo non si esaminano le norme da me proposte che impedirebbero il ripetersi di quella scelta e permetterebbero di sanzionare più adeguatamente quel tipo di reato.
E ancora. Ho letto con interesse e rispetto l'argomentato documento con il quale 70 giudici milanesi hanno posto qualche giorno fa, in modo civile e corretto, il problema di un sistema penale che si avvita su se stesso senza produrre risultati utili in termini di prevenzione generale e speciale. Al riguardo gli estensori del documento hanno sottolineato l'interazione negativa di tre problemi fondamentali: la mancata adozione di una legge di amnistia contestuale all'indulto; l'esistenza di termini di prescrizione dei reati troppo brevi in relazione ai tempi dei processi; la celebrazione di una moltitudine di dibattimenti a carico di persone, soprattutto stranieri, di fatto non compiutamente identificate e comunque irreperibili. Osservazioni legittime, problemi reali. Vorrei esaminarli con voi uno dopo l'altro.
Permettetemi dunque innanzitutto di indirizzarmi a voi e al Paese per ribadire, per l'ennesima volta, che indulto e amnistia - che nella storia della Repubblica non a caso sono sempre stati adottati con lo stesso provvedimento - sono misure legislative, entrambe riservate a decisioni sovrane del Parlamento, per le quali è indispensabile la maggioranza qualificata dei due terzi, ciò che si traduce nel necessario concorso di maggioranza e opposizione. Una classe politica che non si assume le sue responsabilità dinanzi al Pag. 47Paese scade nel piccolo cabotaggio della ricerca postuma del consenso basata sull'occultamento della verità.
Verità che definisce il provvedimento di indulto, votato dal Parlamento su iniziativa parlamentare, e non del Governo, come un atto necessitato e straordinario, senza il quale la popolazione carceraria sarebbe ora ben oltre le 70.000 presenze, cioè a livelli intollerabili, sia in termini di civiltà del trattamento dei detenuti e delle condizioni di lavoro degli addetti, sia in termini di sicurezza delle strutture.
Verità che disegna il tema del dimensionamento complessivo del sistema penitenziario come un problema complesso, non a caso comune alla maggior parte dei Paesi occidentali. Problema solo nel medio periodo gestibile unicamente con la costruzione di nuove carceri per decine di migliaia di nuovi posti, che richiede mezzi finanziari che il Paese deve essere disposto a investire e tempi necessariamente misurabili in lustri.
Problema che nel breve periodo può essere affrontato solo attraverso l'adozione di provvedimenti legislativi che, intervenendo in profondità sul sistema penale, evitino l'ingresso in carcere di una folla di soggetti, spesso stranieri in situazione irregolare, per periodi brevi o addirittura brevissimi, senza alcun risultato in termini di sicurezza dei cittadini e prevenzione della recidiva. Interventi legislativi che permettano di considerare il carcere come ultima ratio. Misura da applicarsi quando è effettivamente utile per la sicurezza dei cittadini e la credibilità complessiva del sistema, perché la gravità dei reati consente di creare la necessaria continuità, in presenza di gravi indizi di colpevolezza, tra custodia cautelare ed esecuzione della pena definitiva, che deve essere a quel punto assolutamente certa.
Verità che assume come paradossale addossare al Ministro della giustizia, al contempo, l'adozione dell'indulto e la non adozione dell'amnistia, allorché entrambi i provvedimenti esulano dalla sua competenza e richiedono il concorso quasi unanime del Parlamento.
Sul tema della prescrizione e della riduzione dei tempi dei processi, vorrei invece garantire al Parlamento che sono all'ascolto di tutte le proposte e disponibile ad esaminare tutti gli apporti costruttivi. Ma vorrei anche ricordare ai magistrati milanesi ed al Paese che la funzione del processo non è solo quella di far eseguire una pena, ma anche quella di accertare fatti e responsabilità, con tutto ciò che ne consegue in termini di risarcimento del danno arrecato alle vittime.
Vorrei ricordare che il Governo in questi mesi non è rimasto con le mani in mano, ma ha messo in campo iniziative legislative precise e coerenti.
Il disegno di legge sull'accelerazione del processo penale contempla una serie importante di misure deflattive e di semplificazione, tra le altre, più moderni sistemi di notificazione e un nuovo regime delle nullità. Ma soprattutto, nello specifico, proprio la previsione di non svolgere, con congelamento dei tempi di prescrizione, i processi nei confronti di imputati irreperibili.
Vorrei ricordare che nel disegno di legge n. 3241/C inserito su mia proposta nel cosiddetto «pacchetto sicurezza», è prevista proprio la revisione della disciplina della prescrizione quale risulta dalla legge cosiddetta Cirielli, con introduzione di nuovi criteri di calcolo più compatibili con la necessità di rendere giustizia, e simultanea neutralizzazione ai fini prescrittivi dei tempi morti indotti da comportamenti dilatori dell'imputato.
Vorrei ricordare che nel disegno di legge n. 1877/S è prevista l'istituzione della banca dati del DNA e che la legge 29 novembre 2007, n. 222, ha finalmente finanziato, con i primi 20 milioni di euro, la realizzazione del casellario giudiziario integrato, nel quale confluiranno in tempo reale sentenze di condanna, dati relativi alle misure cautelari emesse ed ai processi pendenti nei confronti di ogni singolo soggetto. Tutto ciò consentirà non solo di identificare compiutamente gli imputati anche quando si nascondano, come attualmente avviene soprattutto per stranieri in situazione irregolare sul territorio dello Pag. 48Stato, sotto diversi alias, ma anche di valutarne appieno il profilo criminale al momento del giudizio e dell'irrogazione della pena. Insomma, si tratta di sostituire alla faccia feroce per categorie astratte ed alla sostanziale inefficacia di certe leggi vigenti, la concretezza del recupero di efficienza e di credibilità del sistema penale, al fine, tra l'altro, di distinguere il loglio dal grano tra gli stranieri che vivono nel nostro Paese e al nostro Paese apportano, nella grande maggioranza dei casi, un contributo positivo di integrazione e lavoro.
Altri esempi potrei fare di polemiche che non avrebbero ragion d'essere se solo l'analisi del «fatto» e del «da farsi» fosse costruttiva e, soprattutto, se l'agenda del Paese e del Parlamento desse finalmente alla giustizia la priorità che merita.
Conoscete le difficoltà che negli ultimi decenni il nostro Paese ha conosciuto nei rapporti con il Consiglio d'Europa circa l'irragionevole durata dei nostri processi.
Ebbene, le proposte messe in campo dal Governo, le innovazioni prefigurate sulla base della rigorosa e non indulgente analisi della realtà, ci hanno consentito ben altro apprezzamento rispetto al passato, anche recente.
In una lettera indirizzata il 30 ottobre scorso dal Direttore dei diritti umani e degli affari giuridici del Consiglio d'Europa ad esito di una visita di valutazione svolta due settimane prima a Roma, si dice testualmente: «La riunione di Roma ci ha in effetti permesso di misurare la dimensione del ventaglio di misure proposte, che vanno dalla riforma normativa delle procedure civile e penale alla riorganizzazione dei tribunali, alle modalità di reclutamento del personale, all'informatizzazione degli uffici e dei processi, alla diffusione di buone prassi e l'adozione di misure dissuasive o di conciliazione. È con grande interesse che abbiamo preso nota del fatto che l'insieme di tali misure mira al raggiungimento di obiettivi precisi e mirati quanto alla durata massima dei procedimenti dinanzi alle diverse istanze giudiziarie. (...). Ho fatto rapporto al Comitato dei Ministri, in occasione della sua riunione annuale consacrata al controllo dell'esecuzione delle decisioni della Corte (15-17 ottobre), sul contenuto del nostro incontro. Ho sottolineato il fermo impegno delle autorità italiane, al più alto livello politico, di risolvere il problema strutturale della lentezza della giustizia, il quale, come da Lei stesso rilevato, tocca, al di là dei diritti individuali degli utenti della giustizia, il principio dello Stato di diritto, nonché l'efficacia delle strutture dello Stato e la competitività economica del Paese. È con soddisfazione che posso assicurarle il sostegno espresso dal Comitato dei Ministri ai vostri sforzi. Le vostre iniziative testimoniano infatti di una reale volontà politica, la quale dovrà tradursi in risultati concreti. Manifestamente, e ne siamo tutti coscienti, ciò richiederà l'investimento di risorse appropriate.»
In definitiva, l'alto consesso europeo giudica pertinenti e credibili le nostre proposte e ci incoraggia nella loro realizzazione. Si tratta di un riconoscimento importante per la credibilità complessiva e per il prestigio del nostro Paese, al quale devono necessariamente conseguire decisioni politiche coerenti e responsabili.
Dell'accelerazione del processo penale e dei provvedimenti da prendere per un'incisiva riforma dell'intero sistema, nella prospettiva di un'accresciuta sicurezza dei cittadini e di un recupero di efficienza delle strutture ho già detto.
Al Senato va avanti il disegno di legge sull'accelerazione del processo civile, non possiamo permetterci tempi lunghi.
La legge consegnata da pochi giorni all'Aula della Camera sull'ufficio del processo consente in due anni l'assunzione di 2.800 laureati per le cancellerie di corti e tribunali. Il disegno di legge sulle intercettazioni telefoniche e ambientali, approvato dalla Camera, tuttora è all'esame della Commissione giustizia del Senato.
È venuto il tempo dell'assunzione collettiva di responsabilità. Nessuno può Pag. 49chiamarsi fuori. La giustizia è asse portante dello Stato, struttura decisiva per il Paese.
Nell'anno appena trascorso il Governo ha messo in campo un'iniziativa normativa globale e coerente, all'insegna dell'agibilità e della concretezza.
Il 2008 deve essere allora l'anno della realizzazione, della traduzione delle proposte in norme, e delle nuove norme in comportamenti virtuosi e responsabili di tutti gli attori del sistema giustizia.
Per questi interventi garantisco la piena disponibilità, mia e del Governo, all'ascolto, alla discussione, all'arricchimento della proposta ed alla sua eventuale modifica, nell'ambito sovrano del confronto parlamentare.
Non accetto però di lasciare incancrenire una situazione di crisi stratificatasi nei decenni ed alla quale la mia amministrazione sta cercando faticosamente di rispondere, con quotidiano impegno, in un contesto in cui ogni effettiva soluzione, in assenza degli opportuni correttivi di sistema, risulterebbe inadeguata e inefficiente.
Se ciò può servire a vecchi e nuovi conservatori, agli adoratori dello «statu quo», la cui unica ambizione è gridare alla luna sterili lamenti, tale atteggiamento contrasta con l'interesse generale del Paese.
Chiedo perciò espressamente - in questa occasione solenne - che alla giustizia sia riservata una apposita sessione parlamentare, dando priorità all'esame dei provvedimenti proposti dal Governo.
Assumo senza riserve la gravosa responsabilità politica e morale che dovesse derivare da un fallimento di quel che propongo. Non posso però accettare la preventiva dichiarazione di impotenza e di sconfitta insita nel sostanziale disinteresse, nell'inerzia e nell'immobilismo generati dai veti incrociati e da sterili e perenni conflitti.
ALLEGATO AL TESTO DELLE COMUNICAZIONI DEL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA CLEMENTE MASTELLA
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