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XV LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 54 di mercoledì 18 ottobre 2006
Pag. 1PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIULIO TREMONTI
La seduta comincia alle 10,15.
SERGIO D'ELIA, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del regolamento, i deputati Bocchino, Brugger, Buontempo, Capodicasa, D'Alema, De Castro, Galati, Gasparri, Lion, Mazzocchi, Meta, Migliore, Oliva, Pinotti, Realacci, Stucchi, Villetti, Violante ed Elio Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati complessivamente in missione sono settantuno, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Seguito della discussione della mozione Alemanno ed altri n. 1-00020 sulle iniziative per sostenere la candidatura della città di Roma come sede dei giochi olimpici nel 2016 (ore 10,20).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della mozione Alemanno ed altri n. 1-00020 sulle iniziative per sostenere la candidatura della città di Roma come sede dei giochi olimpici nel 2016 (Vedi l'allegato A - Mozioni sezione 1).
Ricordo che nella seduta di ieri si è conclusa la discussione sulle linee generali.
(Intervento e parere del Governo)
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il ministro per le politiche giovanili e le attività sportive, onorevole Melandri, che esprimerà altresì il parere sulla mozione all'ordine del giorno.
GIOVANNA MELANDRI, Ministro per le politiche giovanili e le attività sportive. Signor Presidente, intendo anch'io esprimere il cordoglio e la dovuta solidarietà in primo luogo alla famiglia della vittima dell'incidente avvenuto nella metropolitana di Roma nella giornata di ieri. Abbiamo già valutato ieri, assieme a tutti i gruppi parlamentari, il valore di questo esercizio parlamentare nel momento in cui Roma è stata colpita da tale lutto.
Desidero ringraziare i colleghi della Camera intervenuti nel dibattito per l'occasione che mi è offerta di manifestare oggi, in questa sede, a fronte dell'iniziativa bipartisan determinatasi in entrambi i rami del Parlamento, la ferma volontà del Governo italiano di sostenere la candidatura della città di Roma ad ospitare la XXXI edizione dei giochi olimpici e - mi preme ricordarlo - paraolimpici del 2016, in vista dell'assegnazione da parte del Comitato olimpico internazionale, prevista per settembre 2009.
Sono trascorsi più di 40 anni dalle Olimpiadi svoltesi a Roma nel 1960, prima occasione nel corso della quale la nostra capitale manifestò la propria grande vocazionePag. 2di città dello sport. Il desiderio di riportare nel nostro paese la più importante manifestazione sportiva di livello internazionale è forte e diffuso in ogni livello del paese.
Inoltre, intendo rammentare l'indiscutibile successo, sportivo ma anche organizzativo, delle recenti Olimpiadi invernali svoltesi a Torino, che ha dimostrato come l'Italia abbia tutte le carte in regola per ospitare i grandi eventi sportivi di rilevanza internazionale.
La candidatura di Roma, lo dico con grande sincerità, seppure complessa (ricordo che avremo diciassette rivali con cui confrontarci, come Tokyo, Madrid, Rio de Janeiro) è una sfida difficile ma tutt'altro che impossibile e, attraverso Roma, candidiamo l'Italia alla più grande manifestazione sportiva internazionale.
Ricordo anche che la candidatura ha già incontrato il pieno favore della commissione di valutazione del Comitato olimpico nazionale, istituita nel settembre 2005 al fine di proporre una candidatura italiana in grado di competere, al massimo livello, in sede internazionale. La commissione di valutazione ha valorizzato sia i contenuti tecnici e sportivi della candidatura sia i contenuti relativi all'immagine ed ai valori storici, culturali e socio-economici dell'Italia.
Le valutazioni di questa commissione hanno tenuto conto di tutte le garanzie che la candidatura deve offrire: dal sostegno degli operatori economici del sistema paese in senso lato, al consenso dell'opinione pubblica. Lo voglio dire poiché ieri, nel corso del dibattito in aula, è stata ricordata l'esigenza di costruire un'adesione diffusa attorno a questa candidatura. Un'indagine su scala nazionale attesta il consenso dell'opinione pubblica allo svolgimento dei giochi olimpici a Roma: la percentuale è dell'83,50 per cento circa.
La commissione ha anche tenuto conto della dotazione infrastrutturale esistente: sistema degli impianti sportivi, capacità della ricettività alberghiera. Dunque, la candidatura di Roma, secondo la valutazione della commissione del CONI, presenta tutte le condizioni di base e la necessaria potenzialità.
Riguardo alle infrastrutture sportive e al percorso che ci separa dal 2016, mi preme rammentare da un lato le risorse - quasi 43 milioni di euro per gli anni 2007-2008 sono già stati stanziati dal Governo, attraverso il disegno di legge finanziaria, per la realizzazione della città dello sport a Tor Vergata - e dall'altro che la città di Roma (già oggi dotata di numerose infrastrutture sportive, come ha rilevato la commissione di valutazione del CONI) potrà anche contare sulle strutture che si erediteranno dai mondiali di nuoto, che si terranno nel 2009, e dai mondiali di pallavolo, che vedranno di nuovo protagonista questa città nel 2010.
A queste valutazioni positive di carattere tecnico si accompagna il diffuso consenso che la candidatura di Roma riscuote oggi a livello politico.
Il Governo ha sempre sostenuto questa candidatura e mi sembrano ormai davvero superate le discussioni che inizialmente hanno accompagnato la scelta della città da candidare per l'organizzazione dei giochi olimpici.
Voglio sottolineare, valorizzandola, la stessa circostanza che oggi maggioranza ed opposizione abbiano presentato, grazie all'iniziativa dell'onorevole Alemanno alla Camera e del senatore Bettini al Senato, due mozioni bipartisan in entrambi i rami del Parlamento, per sostenere la candidatura di Roma e fornendo, in tal modo, il supporto di una parte preponderante dell'arco parlamentare. Questo dimostra quanto sia diffusa e condivisa la percezione della rilevanza dell'evento non solo sotto il profilo sportivo, ma anche dal punto di vista economico, sociale, turistico. Inoltre, tale evento lascerà un'eredità positiva al nostro paese sia in termini di miglioramento delle strutture, degli impianti a beneficio della collettività, sia per la crescita della cultura sportiva. Da questo punto di vista - lo voglio dire, avendo ascoltato il dibattito di ieri in aula -, non posso che augurarmi che tale consensoPag. 3sulla candidatura di Roma diventi ancora più ampio in Parlamento e nel paese.
È per questo che sono presente qui oggi, per dichiarare formalmente l'impegno, a nome del Governo che rappresento, ad attivare ogni possibile iniziativa, ad assicurare anche il sostegno finanziario necessario per consentire la candidatura di Roma come sede dei giochi olimpici del 2016. Essa deve essere - come recita la mozione - quanto più possibile condivisa, sostenibile, utile e competitiva, dunque vincente nel confronto internazionale.
Credo che questa candidatura rappresenti una grande occasione per il paese: attraverso Roma candidiamo l'Italia ad ospitare i giochi olimpici del 2016. Abbiamo bisogno (consentitemi questa informale chiusura) di schierare una squadra compatta, convinta e unita. Sono certa che la mozione bipartisan possa dare il «la» ad una grande avventura per il nostro paese, consapevoli delle difficoltà e delle complessità che la caratterizzano, ma anche consci delle buone opportunità e delle possibilità di successo. Vi ringrazio.
PRESIDENTE. Quindi, il Governo accetta la mozione presentata?
GIOVANNA MELANDRI, Ministro per le politiche giovanili e le attività sportive. Sì, il parere del Governo è favorevole.
(Dichiarazioni di voto)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Alemanno. Ne ha facoltà.
GIOVANNI ALEMANNO. Abbiamo a lungo riflettuto sull'opportunità di procedere alla votazione di questa mozione, considerato il grave lutto che ha colpito la città di Roma e il momento di grande angoscia creatosi all'interno della città. Alla fine, abbiamo fatto prevalere la volontà di dare un segnale di speranza, di certezza per la città, nella convinzione che quanto è accaduto ieri, nonché le polemiche e i problemi che dall'incidente potranno emergere, non possano incidere sulla immagine complessiva della nostra città.
Diamo quindi seguito alla discussione e - speriamo - all'approvazione unanime da parte del Parlamento di questa mozione, la quale, come è stato giustamente ricordato dal ministro, è accompagnata da un'analoga mozione presentata al Senato dal senatore Bettini, appartenente al gruppo dei Democratici di Sinistra, che, sostanzialmente, deve rappresentare l'unità di tutte le forze politiche rispetto ad una candidatura della nostra capitale come sede olimpica nel 2016.
Si tratta di un atto politico necessario per mettere fine rapidamente ad una serie di polemiche ed allusioni incrociate registratesi negli scorsi mesi. Intorno alla composizione del comitato promotore, alla presidenza - anche da noi condivisa - di Gianni Letta si era creata la sensazione che una parte del paese potesse avere delle perplessità rispetto a questa candidatura. Invece, ritengo che le valutazioni da esprimere, così come la composizione del comitato promotore, la necessità di coinvolgere tutte le energie e le voci presenti nella città nonché a livello nazionale debbano fare emergere con chiarezza la mancanza di dubbi in proposito.
Ricordiamo ancora ciò che successe nel periodo della prima candidatura di Roma, qualche anno fa, quando proprio nel momento cruciale della decisione emersero divisioni e valutazioni diverse, che incisero in parte sull'immagine complessiva della stessa candidatura. Non vogliamo che in alcun modo ciò abbia a ripetersi, con scarichi di responsabilità, o affermando l'esistenza di partiti milanesi o romani o cose simili. Il tentativo di avere questa candidatura, dopo che da più di quarant'anni viene rinviata la possibilità di svolgere le Olimpiadi estive in Italia, deve incontrare una risposta chiara e netta da parte del Parlamento. Questa è la strada maestra.
Ci attendiamo, quindi, che il Governo, sulla base di questa spinta politica, sia inPag. 4grado di mettere come posta di bilancio nella legge finanziaria in discussione l'impegno finanziario necessario per dare concretezza alle varie realtà.
Su questo punto richiamo l'attenzione del ministro Melandri. Come ci ha spiegato più volte un componente del Comitato internazionale olimpico, l'onorevole Pescante, l'elemento centrale e fondamentale di una valutazione in proposito sta proprio nell'impegno chiaro dal punto di vista finanziario delle istituzione e del Governo.
È necessario quindi che si parta con un impegno definito, senza incertezze, perché questo è un elemento di valutazione per stabilire se una candidatura sia più o meno credibile, possa essere sostenuta e mandata avanti.
Dobbiamo dare un segnale di speranza alla nostra città, alla nostra capitale, in un momento difficile e drammatico, soprattutto perché siamo convinti che la qualificazione internazionale del nostro paese passi per sfide di questo genere.
Facciamo tutti uno sforzo comune senza divisioni e dimostriamo che sull'interesse nazionale, quando è in gioco la faccia delle nostre città e della nostra nazione, non ci sono divisioni di parte ma siamo capaci di stare tutti quanti insieme in quanto italiani, portando a livello internazionale il valore delle nostre città e della nostra realtà nazionale.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pedrini. Ne ha facoltà.
EGIDIO ENRICO PEDRINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor ministro, già ieri, nel corso della discussione sulle linee generali, ho espresso i motivi per i quali noi voteremo e sosterremo convintamente la candidatura di Roma come sede dei giochi olimpici, considerandola una candidatura non della singola città, ma di tutto il paese.
In sede di dichiarazione di voto - lascerò agli atti della Camera il testo completo del mio intervento, se non ultimato - vorrei soffermarmi sulle valutazioni economiche. Ritengo necessario sottolineare che le spese effettuate costituiranno un investimento e un utile per l'intero paese. Vorrei citare, per esempio, l'America's Cup, che, secondo alcune stime, dovrebbe portare a benefici di più di un miliardo e mezzo di euro (secondo l'amministrazione di Valencia, addirittura, di 3 miliardi di euro), a 110 mila nuovi posti di lavoro, con un impatto economico di più di 3 miliardi di euro, mentre, quanto all'impatto mediatico, sono previsti circa 3 miliardi di spettatori televisivi in quattro anni. Si pensi ancora a Saragozza, che ospiterà l'Expo del 2008 (dal 14 giugno al 13 settembre): si prevede che la città aragonese accoglierà quasi 8 milioni di visitatori da tutto il mondo. Molto rilevante è inoltre l'esempio di Atene 2004, un evento appena concluso; l'impatto complessivo delle Olimpiadi sul bilancio dello Stato è senz'altro rilevante, se si considera, nei due anni, il rapporto deficit-PIL. Inoltre, si sono realizzate una serie di opere, quali un nuovo aeroporto o il completamento di due autostrade, sono stati spesi 5 miliardi nelle telecomunicazioni e vi è stato un sensibile miglioramento delle politiche sociali con un investimento superiore ai 2 miliardi di euro. Il successo di immagine, poi, a tutt'oggi sta ancora producendo risultati sotto il profilo economico: è aumentato notevolmente il fattore turismo e sono stati sostenuti tutti i settori, dall'agricoltura alla new economy, dalle attività produttive alla valorizzazione del patrimonio culturale e allo sviluppo delle risorse umane. Il PIL greco è cresciuto di un punto percentuale all'anno.
Senza dilungarmi molto, vorrei ricordare la valutazione del Toroc e dell'unione industriali di Torino, che stimano, riguardo al solo Piemonte, per la realizzazione dell'intervento olimpico, la produzione di un valore aggiunto di oltre 13 miliardi di euro, un incremento annuo del PIL di poco inferiore al 3 per cento, pari allo 0,2 su base nazionale, un tasso di occupazione positivo del 2,8 per cento ed un tasso di disoccupazione in riduzione dell'1,8 per cento, per un totale di quasi 60 mila nuovi posti di lavoro. Si tratta di un investimento complessivo che, in base aPag. 5tutte queste stime, sarà di circa 15-18 miliardi di euro. Tuttavia, considerati gli investimenti infrastrutturali dei mondiali di nuoto e di volley, tale cifra potrebbe essere vista al ribasso. Saranno anche effettuati investimenti per obiettivi di utilità sociale; pensate al miglioramento del sistema sanitario, alla crescita culturale, alla formazione e qualificazione professionale. Il PIL italiano crescerebbe tra lo 0,6 e lo 0,8 per cento.
PRESIDENTE. Onorevole Pedrini, la invito a concludere.
EGIDIO ENRICO PEDRINI. Mi avvio alla conclusione, signor Presidente. Occorre inoltre considerare che le procedure istruttorie, per la scelta finale del CIO, coinvolgono l'executive board e tutti i membri del CIO. Qui, signor ministro, dovremmo avere una posizione avvantaggiata, dovuta al fatto che nell'executive board - unico paese al mondo - abbiamo due membri, mentre tra i 114 membri dell'assemblea attuale vi sono ben cinque rappresentanti del Governo.
Auspico, quindi, anche per questo, il voto unanime dell'Assemblea sulla mozione in discussione.
PRESIDENTE. La Presidenza autorizza, sulla base dei criteri costantemente seguiti, la pubblicazione in calce al resoconto stenografico della seduta odierna del testo integrale della dichiarazione di voto del deputato Pedrini, che ne ha fatto richiesta.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Picano. Ne ha facoltà.
ANGELO PICANO. Signor Presidente, signor ministro, colleghi deputati, il Comitato olimpico internazionale si appresta a cominciare l'iter per la valutazione delle città candidate ad organizzare la trentunesima edizione dei giochi olimpici del 2016. Tra le candidature autorevoli che si stanno delineando c'è quella della città di Roma, sulla cui aspirazione si è creata una amplissima convergenza tra le forze politiche nazionali e locali, di maggioranza e di opposizione.
Roma è in grado di garantire competitività nel confronto internazionale per le sue infrastrutture viarie, per la sua ricettività, per l'interesse che la sua storia e il suo patrimonio monumentale suscitano, che porrebbero le Olimpiadi in un'ottica di grande interesse sportivo e turistico.
Il sindaco Veltroni, in un dossier predisposto sul tema, ha previsto investimenti per 2 o 3 miliardi di euro che sarebbero interamente coperti da attività di marketing del Comitato olimpico e da contributi delle istituzioni. Il costo del sistema paese per l'organizzazione dei giochi potrebbe superare i 15 miliardi di euro.
Roma è già capitale dello sport mondiale e adesso chiede un'etichetta olimpica che manca dal 1960. Gli investimenti per i prossimi mondiali, quelli del nuoto 2009 e del volley 2010, sono pronti. Non ci sono solo progetti, ma lavori che stanno cominciando. «Roma è pronta», ha osservato qualche mese fa il sindaco Veltroni, che ha portato avanti l'idea della città dello sport a Tor Vergata, che sarà ultimata nel 2008. In un'area di 53 ettari sorgeranno impianti sportivi, una piscina olimpica e un altro palazzo dello sport che comprenderà la pista per l'atletica, consentendo così in futuro di ospitare anche una grande competizione di atletica al coperto. Riteniamo però che l'opera più importante sarà il villaggio olimpico: quel campus che sorgerà a Tor Vergata sarà uno strumento prezioso per i giochi olimpici e diventerà un quartiere davvero moderno per la città.
È necessario tuttavia che anche il Governo dia segnali di interesse, introducendo nella legge finanziaria un apposito capitolo dedicato alle Olimpiadi, così come è accaduto per l'Expò 2015, previsto all'articolo 132, con un primo stanziamento di 5 milioni di euro.
I giochi rappresentano un'opportunità di trasformazione dell'assetto del territorio che ha caratterizzato molte città organizzatrici. Le Olimpiadi hanno costituito l'occasione per interventi di miglioramento urbano su vasta scala, esercitando un notevole e concreto impatto sulle strutture urbanistiche delle città organizzatrici.Pag. 6
Il miglioramento delle infrastrutture di trasporto e di comunicazione è uno degli obiettivi ritenuti strategici per il futuro della città e della sua area metropolitana, localizzata all'interno di uno dei maggiori poli economici del paese, con l'importante funzione di collegamento e interscambio a livello nazionale nei confronti delle maggiori città europee.
La programmazione delle infrastrutture indicate nel piano obiettivo del ministro dei lavori pubblici richiede una rapida rivisitazione e, soprattutto, un'accelerazione con spostamento di risorse, ma anche la previsione di nuovi finanziamenti. Vanno potenziate le strutture aeroportuali, il GRA, le strade di accesso a Roma, soprattutto quelle che hanno una diramazione fino ai confini dell'Italia e proseguono arrivando alle capitali europee.
La lentezza con cui in questi ultimi anni si realizzano opere pubbliche ci deve indurre a porre mano subito all'opera; occorre allargare anche l'interesse al Lazio per decongestionare la capitale e per far ammirare le bellezze artistiche e monumentali delle nostre province.
La necessità di fare sintesi, sul piano politico e tecnico, delle diversificate sollecitazioni che provengono, per un verso, dagli organi sportivi internazionali e, per l'altro, dalle componenti sociali ed economiche locali del sistema, rappresenta un'occasione imperdibile di sperimentare un quadro di riferimento del sistema pubblico di governo del territorio e dell'economia in grado di creare i migliori presupposti per una nuova fase di sviluppo di Roma e del Lazio.
A Montreal '76 le ambiziose opere realizzate si dimostrarono talmente dispendiose da provocare un peggioramento della situazione economica della città e dell'intero paese; ad Atlanta '96, in assenza di un massiccio impegno organizzativo da parte degli enti pubblici e stante la non buona collaborazione tra questi ultimi e il settore privato, investimenti e lavori di recupero urbano risultarono limitati e scoordinati; al contrario Barcellona '92 e Sidney 2000 hanno saputo trarre dall'organizzazione del grande evento il massimo beneficio possibile, attraverso progetti di risanamento e di ammodernamento urbano altamente qualificati.
Anche le due Olimpiadi asiatiche sono state ben utilizzate dal punto di vista del cambiamento urbano: sia a Tokyo nel 1964 che a Seul 24 anni più tardi gli organizzatori dell'evento hanno saputo sfruttare l'occasione fornita loro dai giochi per adeguare gli standard infrastrutturali delle due grandi capitali antiche ai livelli dei paesi più sviluppati.
La conclusione che si può trarre dai precedenti storici è dunque piuttosto netta: i giochi hanno ottenuto i risultati migliori sotto il profilo infrastrutturale quando i lavori si sono inseriti in un quadro di programmazione e sviluppo urbanistico di lungo periodo, basato su un preciso piano di interventi e investimenti.
Le Olimpiadi di Roma del 1960 non furono soltanto l'aeroporto di Fiumicino e la via Olimpica; questa festa dello sport fece registrare molte note positive: dall'ottima fattura degli impianti alla buona organizzazione complessiva, al positivo ritorno di immagine per il nostro paese. Le strutture sportive create nella capitale in vista dei giochi furono in generale eccellenti sotto il profilo architettonico e funzionale. Le Olimpiadi di Roma costituirono il biglietto da visita che l'Italia del miracolo presentò, attraverso la sua capitale, al mondo intero.
Qualcuno ha sostenuto che le Olimpiadi di Roma rappresentarono un momento importante per l'evoluzione del rapporto tra sport ed economia in Italia. Fu in quella circostanza che il nostro paese poté allora mettere a fuoco tutti i molteplici risvolti economici che una grande manifestazione sportiva implica. A partire dai giochi di Tokyo del 1964, l'avvento del satellite per telecomunicazioni diede all'evento una dimensione autenticamente planetaria, con un inevitabile effetto moltiplicatore nel giro d'affari. Tuttavia, il coinvolgimento di circa 8 mila persone nella organizzazione e gestione dell'evento, l'imponente intervento urbanistico che esso comportò ed il ritorno di immaginePag. 7senza precedenti per un avvenimento sportivo in Italia fecero sì che le Olimpiadi di Roma trascendessero il mero significato sportivo: Olimpiadi come grande affare, Olimpiadi come teatro di un sogno consapevole, che per un pugno di giorni dipinge, con il consenso del mondo intero ed anche dei paesi in grave conflitto tra loro, un'altra società delle nazioni molto pacifica.
Sul profilo di identità nazionale, lo sport incide ormai più della storia, della politica, della composizione economica e del vissuto turistico, grazie ad inni, bandiere e sentimenti di appartenenza. Lo si è visto plasticamente nelle piazze e nei decori dei balconi, nel sentimento popolare cavalcato dai media, nell'attenzione ai massimi livelli della politica che l'opinione pubblica ha accolto con una positiva e accettata condivisione di ruoli.
Chi non ricorda a Roma 1960 i 20,5 secondi con cui Livio Berruti stupì tutti dominando con il doppio record del mondo la semifinale e la finale dei 200 metri, sovvertendo i pronostici che vedevano favoriti i soliti noti statunitensi? Chi non si ricorda di Bikila, il maratoneta scalzo venuto dall'Etiopia, che rese il Colosseo ancora più fulgido e meraviglioso, come non lo era dai tempi dei gladiatori?
Oggi i terreni di rigenerazione del sentimento sono quelli della competizione sportiva e delle azioni di solidarietà internazionale, che vedono la bandiera nazionale come simbolo di atti concreti identificabili di eroismo civile.
Facciamolo, infine, anche in memoria del barone de Coubertin; nel periodo infatti che intercorrerà tra luglio 2007 - quando il CIO invierà il dossier sulla candidatura - e gennaio 2008, data in cui il CONI ufficializzerà definitivamente la scelta di Roma, ricorrerà il settantesimo anniversario della morte del padre dei giochi olimpici moderni, scomparso a Ginevra il 2 settembre 1937. Sappiamo tutti quanto questi avesse richiesto più volte Roma città olimpica, decantandola come nuova Grecia, senza vedere mai realizzato il suo desiderio. Per questi motivi, noi Popolari-Udeur voteremo a favore della mozione Alemanno (Applausi dei deputati del gruppo Popolari-Udeur).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ciocchetti. Ne ha facoltà.
LUCIANO CIOCCHETTI. Signor Presidente, ministro, colleghi, credo che la discussione su questa iniziativa bipartisan, che coinvolge i due rami del Parlamento, in merito ad un progetto politico di sostegno alla candidatura della città di Roma come sede dei giochi olimpici del 2016, sia un grande segno, importante e fondamentale, anche nella giornata di lutto che ha vissuto questa città, di cui abbiamo già avuto modo di parlare in quest'aula nella serata di ieri.
Credo però che lo sport, quello vero come i giochi olimpici, sia una grande iniziativa di pace: ricordiamo nella storia che le tante guerre che si svolgevano nel mondo venivano interrotte soltanto durante lo svolgimento dei giochi olimpici. Ritengo che questo sia un ulteriore aspetto di un'importante iniziativa - assunta dal collega Alemanno alla Camera dei deputati e sottoscritta da tutte le forze politiche - che, in qualche modo, può dare un segno diverso rispetto alla presentazione della candidatura di Roma alle Olimpiadi del 2004, perché da qui parte un meccanismo che può coinvolgere il sistema paese: non è soltanto la spinta dei deputati romani, del sindaco e del consiglio comunale di Roma, dei dirigenti e degli imprenditori di questa città, ma è il sistema paese che scommette sulla candidatura.
Credo che questo sia un segno importante, nel momento in cui abbiamo una grande competizione internazionale anche con gli altri paesi europei. Abbiamo visto che paesi come la Spagna e la Grecia sulle Olimpiadi e sui grandi eventi sportivi hanno costruito la ristrutturazione, la riqualificazione delle loro città, della loro immagine, del turismo e di tutto quello che, in qualche modo, può ruotare intorno ad un grande evento come le Olimpiadi.Pag. 8Abbiamo due segni, potremmo andare ancora più indietro ma sarebbe inutile. I giochi olimpici svolti nel 2004 ad Atene hanno cambiato il volto di quella città e di quella nazione, hanno iniziato a far crescere l'economia della Grecia - che era in una condizione di grande difficoltà -, hanno riaperto e, dopo il 2004, hanno consentito un boom turistico incredibile (il 13 per cento in più di turismo dall'anno delle Olimpiadi). Ciò è avvenuto anche con i giochi olimpici invernali di Torino, un'altra importante iniziativa in cui l'Italia, complessivamente, ha dimostrato una grande capacità di organizzazione e di riqualificazione della città di Torino e di molte altre parti della regione Piemonte. Anche in questo caso c'è stata una grande occasione per lo sviluppo del turismo a Torino e nel Piemonte, con la conoscenza di una grande attrazione turistica e di una delle mete più importanti del paese. Comunque, le Olimpiadi di Torino hanno rappresentato una grande occasione non soltanto per Torino e per il Piemonte, ma per tutto il paese.
Le Olimpiadi producono un grande effetto sul turismo, sull'economia, sul miglioramento delle infrastrutture e della qualità della vita dei cittadini, sull'identità nazionale - credo che sia un fatto importante e centrale -, sulla cultura del vero sport, sull'immagine del paese e della sua capitale. Ritengo che queste siano le finalità importanti che ci uniscono, per le quali abbiamo sottoscritto e voteremo convintamente la mozione. Da oggi ci impegneremo tutti quanti, nelle sedi opportune e nel rispetto dei nostri ruoli, per sostenere questa candidatura e per fare in modo che, quando saranno adottate le decisioni, effettivamente Roma, il paese e l'Italia siano in grado di vincere questa competizione, in un confronto - come abbiamo sentito - molto difficile e duro perché nazioni e città molto importanti di quadranti significativi del mondo certamente competeranno con tutte le armi legittime per poter vincere questa partita.
Tuttavia, credo che Roma e l'Italia abbiano le qualità per vincere. Occorrono un comune impegno ed il coinvolgimento forte e significativo di tutte le parti politiche, sociali, culturali di questo paese; sono necessari una forte condivisione nella presentazione della candidatura ed un significativo impegno economico.
Com'è stato ricordato, la spesa necessaria per sostenere la candidatura è stimata tra i 12 ed i 15 miliardi di euro e per essa il CIO pretende la certezza delle fonti di finanziamento. Sappiamo bene, tuttavia, che a fronte di tale spesa sono previsti ritorni dal punto di vista economico, turistico e dello sviluppo, nonché la possibilità di un ritorno di immagine per il paese e per il PIL, che consentono ampiamente di compensare questa spesa. In proposito, nella legge finanziaria dobbiamo avere la certezza dei finanziamenti volti a sostenere da qui al 2016 la candidatura.
Insomma, credo che il Parlamento e le forze politiche, di maggioranza e di opposizione, abbiano fatto in questa occasione un grosso passo in avanti. Adesso, al di là delle parole, è necessario da parte del Governo un forte impegno che può essere rappresentato da un emendamento alla legge finanziaria, teso a prevedere una piccola posta che già da adesso possa dare il senso di una presenza forte e significativa dal punto di vista economico e finanziario.
Inoltre, deve essere avviata la costituzione di un comitato promotore che denoti anche nella scelta delle persone la condivisione del sostegno alla candidatura da parte delle forze politiche, sociali e culturali. Evitiamo l'errore commesso con il comitato promotore delle Olimpiadi del 2004, al cui interno non venne mantenuta la rappresentanza visiva di quel grande patto cui invece avevano concorso tutto il paese e tutte le sue forze politiche, sociali e culturali. La conseguenza fu che perdemmo nonostante avessimo grandi opportunità di far prevalere la nostra candidatura. Evitiamo dunque lo stesso errore e noi saremo pronti a sostenere in tutti i modi e con tutte le nostre forze questa grande battaglia, perché Roma deve organizzare i giochi olimpici del 2016 (ApplausiPag. 9dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Guadagno. Ne ha facoltà.
WLADIMIRO GUADAGNO detto VLADIMIR LUXURIA. Signor Presidente, lo sport ha un grande pregio, quello di unire. Lo ha dimostrato la squadra dell'Italia, quando la nazione tutta, da Pontida a Canicattì, si è ritrovata a tifare per la nazionale. Indipendentemente dalla classe sociale, dalla squadra per cui si tifa in campionato (anche i sostenitori della Lazio hanno tifato per la buona riuscita del calcio di rigore di Totti), indipendentemente dalla propria fede politica e dalla propria provenienza geografica (vivo nel quartiere multietnico del Pigneto ed ho visto esultare per la vittoria dell'Italia senegalesi, rumeni, cinesi, arabi), indipendentemente dalla religione, indipendentemente dall'orientamento sessuale, lo sport è come la livella di Totò: tutti uniti ed eguali in una fede.
Il valore del calcio ha avuto ripercussioni, anche economiche, in tutta la società, per cui non si può abbandonare lo sport solo a regole di mercato, a quotazioni di borsa o a concentrazioni di risorse che rasentano l'oligopolio. Ma il calcio è stato offeso anche da tristi vicende di corruzione, di chi ha infranto la regola sportiva per eccellenza, ovvero quella di cominciare le partite sullo zero a zero.
Mentre si parlava poco di calcio e molto di vicende giudiziarie, sono stati i giochi olimpici invernali di Torino a ricordarci la bellezza della sana competitività agonistica. Si è parlato spesso di monocultura sportiva, solo di calcio.
Ebbene, credo che l'occasione della candidatura di Roma per le Olimpiadi del 2016 serva a ricordare e a valorizzare le attività sportive nella loro ricchezza. Le Olimpiadi non hanno come obiettivo quello di dimostrare la superiorità di una razza sull'altra, come si tentò di fare in quelle di Berlino durante il nazismo, ma sono magari le Olimpiadi di Roma in cui il campione maratoneta Bikila corse e vinse a piedi nudi. Le Olimpiadi hanno come obiettivo, sì, la superiorità, ma la superiorità dell'atleta che dedica il suo tempo ad uno scopo, la superiorità dell'atleta che ha pazienza e dedizione, forza fisica e concentrazione della mente, la superiorità di chi non ricorre al doping, ma all'esercizio fisico.
Le Olimpiadi necessitano anche di un impegno economico molto importante, di un grande sforzo finanziario. La gestione deve essere trasparente affinché non ci si limiti a costruire strutture nuove o a ristrutturare quelle esistenti, ma vi sia anche la creazione di una etica sportiva, il riscatto dell'orgoglio, che non è un riconoscersi in un patriottismo anacronistico, ma un riconoscersi nell'onestà, nella lealtà e nel ricordare che le Olimpiadi dimostrano che ci si può anche confrontare tra una nazione e l'altra, ma l'obiettivo principale deve essere sempre quello di dimostrare di poter stare tutti insieme (Applausi dei deputati del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boato. Ne ha facoltà.
MARCO BOATO. Signor Presidente, rappresentanti del Governo, colleghi, credo sia stato giusto decidere sia nella giornata di ieri sia in quella di oggi di procedere nei nostri lavori, perché ritengo sia questo il modo migliore da parte del Parlamento di esprimere la propria solidarietà, più volte affermata, nei confronti della città di Roma per la catastrofe verificatasi ieri nella metropolitana. Credo sia un fatto positivo e significativo che, pure in un contesto politico che per molti aspetti vede contrapposizioni frontali fra gli schieramenti di centrodestra e centrosinistra, sulla proposta di sostegno alla candidatura dell'Italia per le Olimpiadi del 2016 si stia verificando, in questo e nell'altro ramo del Parlamento, una convergenzaPag. 10credo unanime, al Senato attorno alla mozione che ha come primo firmatario il senatore Bettini e qui alla Camera sulla mozione a prima firma Alemanno, sottoscritta anche dagli esponenti dell'Unione, a cui ho posto anche la mia firma.
Non ho molto da aggiungere a quanto detto questa mattina da molti colleghi e in particolare dal ministro Melandri, che ha ricordato l'importanza di questa iniziativa, l'importanza della caratteristica politica con cui questa iniziativa, in termini di amplissima convergenza, viene assunta, a distanza di 46 anni, con riferimento al dibattito attuale, e di 56 anni (se si realizzerà positivamente) dalle precedenti Olimpiadi di Roma del 1960.
Credo che il ministro Melandri abbia fatto bene a ricordare che questa importante iniziativa non sarà affatto facile e scontata, che si troverà di fronte altri diciassette concorrenti con candidature di grande prestigio e importanza. Tanto più è importante la convergenza unitaria quanto più è difficile la sfida sul piano internazionale. È già stata ricordata l'importanza dello stanziamento per gli anni 2007-2008 di 42,5 milioni di euro per la fase di precandidatura; ovviamente ben altri dovranno essere gli stanziamenti nel momento in cui questa candidatura dovesse realizzarsi positivamente.
Altri colleghi e lo stesso ministro Melandri hanno ricordato che vi saranno, da qui al 2016, due passaggi intermedi importanti rappresentati dai mondiali di nuoto del 2009 e da quelli di volley del 2010, due tappe fondamentali in previsione delle Olimpiadi del 2016.
Senza usare toni troppo retorici, che oltretutto non si addicono al momento attuale, ritengo sia giusto ricordare che quella di cui si discute è un'iniziativa che non solo riveste un'enorme valenza sportiva ma presenta anche aspetti rilevantissimi sotto i profili economico, sociale, culturale e turistico.
Per tutte queste ragioni, preannuncio il voto favorevole da parte del gruppo dei Verdi sulla mozione in esame.
Preavviso di votazioni elettroniche (ore 11,06).
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno avere luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorre da questo momento il termine di preavviso di venti minuti previsto dall'articolo 49, comma 5, del regolamento.
Si riprende la discussione.
(Ripresa dichiarazioni di voto)
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pescante. Ne ha facoltà.
MARIO PESCANTE. Signor Presidente, gentile ministro, onorevoli colleghi, il dibattito di ieri ha fatto emergere un consenso unitario sulla mozione al nostro esame. Sempre ieri, è stata chiarita, dopo alcuni malintesi, la posizione del gruppo di Forza Italia, che confermiamo oggi. Forza Italia sostiene con entusiasmo e con convinzione, quindi senza «se» e senza «ma», la candidatura di Roma. I motivi sono molteplici. Tra questi, in particolare, ricordo quanto già detto ieri nel corso della discussione sulle linee generali, e cioè che l'Olimpiade promuove un'immagine positiva del paese organizzatore che, in tal modo, investe sul suo futuro; un paese, quindi, che guarda con ottimismo agli anni a venire. Ricordo che l'organizzazione di una Olimpiade produce in ogni caso benefici sul PIL, sugli investimenti, sull'economia e sull'immagine stessa del paese organizzatore. È sufficiente fare riferimento agli esiti dei giochi olimpici di Torino per rendersi conto di ciò. I giochi invernali di Torino 2006 hanno, infatti, accreditato l'Italia nel contesto internazionale come paese che ha saputo rispondere al meglio, soprattutto sul piano organizzativo, alle esigenze che l'organizzazione di un'Olimpiade comporta.Pag. 11
Il gruppo di Forza Italia sosterrà la candidatura di Roma non solo dal punto di vista formale, ma anche da quello sostanziale. Il nostro, infatti, è un partito che annovera tra le sue file due membri del CIO, una campionessa olimpica e due presidenti di federazioni nazionali.
Passando ad esaminare nel merito la mozione di cui si discute, noi, come gruppo di Forza Italia, siamo d'accordo nell'impegnare il Governo a sostenere gli oneri che derivano dall'organizzazione dell'Olimpiade, ma riteniamo anche necessario che sia accolta la raccomandazione imperativa che dalle parole si passi ai fatti.
Ieri, nel corso della discussione sulle linee generali, ho sentito alcuni colleghi parlare di cifre più o meno approssimative. Noi riteniamo che il costo dell'organizzazione di un'Olimpiade non sia inferiore a 15 miliardi di euro. Da qui, la domanda che poniamo al Governo è se, a suo parere, tale spesa sia compatibile con il bilancio dello Stato e, in generale, con la situazione economica del paese. A questo riguardo, si è aperto un dibattito sui costi e sui benefici che comporta l'organizzazione di un'Olimpiade. In proposito, ieri ho espresso il mio punto di vista, che confermo anche oggi. Il mio giudizio, tenuto conto delle esperienze maturate in altre Olimpiadi, è assolutamente positivo.
Basti pensare a Barcellona e ad Atene (che ha visto un miglioramento del PIL nazionale e, nel 2005, 450 mila presenze turistiche in più rispetto al passato). Quindi, il discorso sul piano dei costi e dei benefici è assolutamente positivo. Raccomanderei al Governo, però, per passare dalle parole ai fatti, di istituire una commissione di fattibilità, così come avvenne per le Olimpiadi di Roma del 1960 e per le Olimpiadi invernali di Torino.
Desidero segnalare, inoltre, che l'unità a livello politico è estremamente importante, è un segnale positivo non soltanto per le Olimpiadi, ma per tutta la politica sportiva del nostro paese. È bene avere chiaro, però, che, come ha dimostrato la sfortunata avventura della candidatura di Roma per i giochi del 2004 - comunque, la città di Roma è arrivata, per così dire, ad una finale con Atene che è stata persa per un soffio -, l'unità politica da sola non basta: serve l'unità del paese e di tutte le sue componenti; serve il favore dell'opinione pubblica; serve il consenso delle forze sociali e delle forze economiche. Ieri, ho sottolineato - e lo ripeto oggi - che non deve essere sottovalutata la condivisione del progetto anche da parte dei vari movimenti esistenti. So che non è facile e che, anzi, è arduo, ma bisogna tenere conto dei vari movimenti che, in Italia, innalzano la bandiera del «no» e che hanno trovato nelle Olimpiadi di Torino, purtroppo, un palcoscenico che non ci ha reso un grande servigio sul piano della comunicazione internazionale. Mi riferisco ai vari movimenti del «no» alla TAV, al Mose, alla Coca Cola, ai giochi olimpici. Ho la sensazione che, in questo momento, la candidatura di Roma correrebbe questo pericolo, in un contesto internazionale che, invece, è molto unito in tutte le sue componenti per quanto riguarda i giochi olimpici.
Inoltre, non bisogna nascondersi le notevoli difficoltà derivanti dal fatto che sono state preannunciate ben diciassette candidature, metà delle quali arriveranno sicuramente al rush finale. Ebbene, dico che il nostro paese deve anche saper perdere. La ricordata vicenda della candidatura di Roma, sconfitta all'ultimo livello di voto, e le reazioni che a tale sconfitta sono seguite non sono, purtroppo, un buon presagio. Bisogna spiegare bene all'opinione pubblica, al nostro paese, che spesso non sa vincere, ma neanche perdere, che si partecipa ad una competizione con uno spirito che è quello olimpico: l'importante, in questo caso, non è vincere, come ha scritto qualche giornale, ma partecipare; è altresì importante, però, che la squadra sia compatta, che ci sia unità di intenti e che vi sia una buona preparazione.
A proposito di compattezza della squadra, signor Presidente, desidero far presente, in chiusura del mio intervento, che l'approvazione della mozione sarebbe una testimonianza molto efficace in campo internazionale. Inoltre, a proposito diPag. 12buona preparazione, bisogna che il Governo - insisto sul tema -, in attuazione degli impegni recati dalla mozione, prenda impegni concreti in ordine al reperimento dei fondi ed alla loro imputazione ai futuri esercizi: quando verrà presentato il dossier della candidatura, nel gennaio 2008, il parametro fondamentale per valutare la candidatura di Roma sarà quello delle garanzie e degli impegni presi dalle istituzioni pubbliche per sovvenzionare i giochi.
Signor Presidente, confermo il favore di Forza Italia alla mozione ed il nostro sostegno alla candidatura di Roma. Non solo da sportivo, ma anche da rappresentante del mio partito, considero quest'avventura che ha inizio un messaggio positivo e di speranza per il futuro e, soprattutto, un grande contributo al nostro paese per sviluppare una vera cultura sportiva: così è avvenuto in occasione delle Olimpiadi di Roma; così è avvenuto in altri paesi.
Quindi, confermo la posizione favorevole del gruppo Forza Italia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Goisis. Ne ha facoltà.
PAOLA GOISIS. Signor Presidente, in merito a questa mozione, che sostiene la candidatura di Roma per l'organizzazione dei giochi olimpici del 2016, si sono dette molte cose. Abbiamo ascoltato già ieri ed anche questa mattina che vi è un accordo trasversale tra tutti i partiti di questa Assemblea ed a Roma stessa, il sindaco Veltroni ha dichiarato di non avere alcuna presunzione di superiorità nei confronti di Milano, la cui candidatura purtroppo è stata bocciata, ma solo consapevolezza dei propri mezzi. D'altra parte, è facile capire la grandiosità di questi mezzi, se si considera ciò che si sta preparando.
Voglio fare solo una sintesi molto breve dell'organizzazione che, appunto, è in essere. Inizio dal campus di Tor Vergata, che diventerà un grande polo sportivo, che si estenderà su 53 ettari. Verrà costruito, sempre a Tor Vergata, il palazzo dello sport, che avrà una capienza di 15 mila persone, per gli sport acquatici. Verrà anche realizzato il villaggio olimpico, che ospiterà 18 mila atleti. Inoltre, sull'isola Tiberina è prevista la costruzione di cascate artificiali per permettere i giochi della canoa e natatori. Infine, non si deve dimenticare il museo dello sport, che sarà progettato dall'architetto Calatrava, cui si dovrà la realizzazione anche del palazzo dello sport. Tale museo verrà costruito vicino allo stesso palazzo dello sport. È chiaro, quindi, che le previsioni sono grandiose, così come grandiosi sono anche i finanziamenti richiesti, se è vero che soltanto per la precandidatura sono stati stanziati già 40 milioni di euro ed altri 420 milioni per l'impiantistica sportiva, ed il totale ammonterà a 2,3 miliardi, solo per l'organizzazione. Questa operazione costerà la bellezza di 15 miliardi di euro!
Allora, qual è la preoccupazione che abbiamo noi della Lega Nord? È chiaro che la Lega Nord potrebbe essere contenta di aderire a questa proposta, ma il problema è proprio nei finanziamenti. Noi siamo stati accusati, ieri, di avere logiche vecchie, medievali, e siamo stati tacciati di essere provinciali o regionali. In realtà, la questione non è questa. La questione è dove reperire i finanziamenti: se è vero che il costo complessivo dell'operazione, come abbiamo detto, è di 15 miliardi di euro, ci si deve chiedere come saranno reperiti e, purtroppo, dobbiamo constatare che il Governo, per quanto riguarda i paesi del nord, è sempre stato una matrigna, non una madre, tanto è vero che il nord continuamente è oppresso, è tartassato, è colpito da continue tassazioni, è vessato continuamente. La Lega Nord non esisterebbe se non ci fosse questo atteggiamento da matrigna da parte, appunto, dello Stato centrale. Dunque, devo dire che il nord chiede attenzione, il nord non vuole più essere colonia. Mi sembra ancora che il nord sia considerato la regione dei Celti, la regione degli antichi Galli, proprio perché sembra quasi non abbia una propria connotazione, o non venga considerato per ciò che vale. Il nord,Pag. 13invece, voglio ribadirlo - lo sanno tutti, ma sembra che si faccia finta di non saperlo, si vuole nascondere questo concetto -, è il motore dell'Italia e deve essere considerato per ciò che vale. Ripeto, il nord non vuole più essere colonia della penisola italica, se per costruire una strada al nord ci vogliono 30-40 anni ed ancora siamo in attesa.
Per queste motivazioni, il nostro voto sarà contrario, anche se a malincuore. Aspettiamo da Roma l'attenzione che il nord richiede (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, interverrò brevemente per dichiarare il voto favorevole del gruppo dell'Ulivo alla mozione che reca la prima firma del collega Alemanno. Come già ricordato, essa è sostanzialmente identica al testo presentato al Senato dal collega Bettini. Preliminarmente, signor Presidente, vorrei affermare che abbiamo fatto bene a mantenere il dibattito ed il voto su questa mozione che riguarda la spendibilità della candidatura di Roma per le Olimpiadi del 2016. Infatti, proprio per ciò che è avvenuto nella giornata di ieri, per lo sgomento e la paura vissuti, credo che questo sia un segnale importante, di speranza e di forza di cui ha sicuramente bisogno non solo questa città, ma tutto il paese nel momento in cui si è stretto intorno a Roma per cercare di superare quanto è accaduto.
Vorrei anche dire, signor Presidente e colleghi, che nella tragedia e nel dramma di ieri vi è stata una piccola luce: è stato riconosciuto - ed è argomento rilevante rispetto anche agli impegni che assumiamo con questa mozione - che la macchina degli interventi ha dimostrato una grande efficienza, rapidità nonché determinazione; qualità che probabilmente hanno consentito di non far diventare un vero dramma la giornata nera di ieri, che avrebbe potuto coinvolgere diverse decine e forse centinaia di persone. Da questo punto di vista, credo che oggi abbiamo fatto bene a mantenere la possibilità di decidere su questo tema.
Ma vi è di più, signor Presidente e colleghi: Roma è una città pronta - lo hanno ricordato in molti - ad assumere questa grande ed importante responsabilità. Ciò che hanno affermato poc'anzi i colleghi Pescante e Ciocchetti - ed hanno ribadito molti di coloro che sono intervenuti oggi -, dimostra che, a prescindere dalla valutazione politica sulla passata gestione della politica e dell'amministrazione, Roma ha saputo crescere in questi quindici anni per prepararsi e predisporsi ad assumere una responsabilità e per sposare la richiesta di una candidatura che comporta - lo sappiamo - notevolissimo impegno.
Con riferimento alle infrastrutture, sappiamo che di recente è stato approvato il piano regolatore che pure si occupa, nello specifico, di un ampliamento non solo dell'offerta recettiva ma anche dell'impiantistica sportiva. Sappiamo perfettamente che sono in programmazione il potenziamento delle nuove linee metropolitane: da questo punto di vista, Roma è preparata. Ma essa è altresì preparata per accogliere centinaia di migliaia, milioni di persone in quanto, grazie anche all'appuntamento del Giubileo, la città ha avuto una grande trasformazione, non solo nelle infrastrutture, ma anche in quell'importantissima rete che riguarda l'accoglienza turistica.
Durante il Giubileo vi è stata una prova di grande efficienza della città. Lo sforzo e l'impegno assunti negli anni per quell'appuntamento saranno sicuramente una base di partenza fondamentale ed importante per dare credibilità a questa candidatura. Vi saranno i due passaggi fondamentali del 2009 e del 2010 - lo ricordava ieri il collega Rampelli nel suo intervento - dei mondiali di nuoto, prima, e di pallavolo l'anno successivo. Quei campionati vedranno Roma centrale in tali appuntamenti sportivi e consentiranno sicuramente di rodare, ancorché ovviamente per manifestazioni parziali, laPag. 14nostra capacità di affrontare questioni organizzative. Vorrei ricordare, inoltre, a chi è intervenuto - come ha fatto il collega Pescante - che Roma nel 2004 arrivò ad un soffio dall'assegnazione dei giochi olimpici e perse nel rush finale con Atene. Tuttavia - come ricorderanno i colleghi Pescante, Ciocchetti e altri -, in quell'occasione la concorrente principale di Roma era Atene (città nella quale si sono svolti gli ultimi giochi) che aveva anche la forza della ricorrenza particolare che riguardava le Olimpiadi.
È stata sottolineata l'importanza del consenso politico registratosi in quest'aula e a livello comunale. L'intero paese si stringe intorno a Roma per vincere questa sfida, che rappresenta una grande opportunità non solo per la capitale. Evidentemente, ciò dovrà comportare anche un reale impegno - del quale non dubitiamo - da parte del Governo, in quanto non vi può essere solo un sostegno a parole. Credo che le capacità che il sindaco Veltroni ha dimostrato in questi anni potranno essere verificate nella strutturazione del comitato promotore che dovrà affrontare tutto l'iter che porterà Roma ad essere candidata per le Olimpiadi del 2016.
Pertanto, appare fondamentale l'impegno delle forze politiche e dell'amministrazione comunale, ma sarà importantissimo che tutta l'Italia e tutti i comuni si sentano investiti di questa grande responsabilità, che è quella di traguardare la nostra città verso l'ottenimento di tale obiettivo. Ciò, infatti, rappresenta una grande sfida per Roma e per tutto il paese che può dimostrare ancora una volta di fronte ad importanti appuntamenti, di saper cogliere l'occasione per un grande sforzo in termini di sviluppo e di credibilità che, in questi 15 anni, Roma si è guadagnata e che oggi può avere la possibilità di spendere in favore di tutta la nazione.
Dunque, auspico un voto unanime da parte dell'Assemblea, salutando favorevolmente l'iniziativa bipartisan assunta da tutti i colleghi. Ciascuno di noi potrà quindi essere accanto al Governo, vigilando allo stesso tempo affinché questo percorso unitario possa davvero portarci nel 2016 a vedere lo svolgimento delle Olimpiadi nella nostra capitale.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bianco. Ne ha facoltà.
GERARDO BIANCO. Concludendo il suo intervento, l'onorevole Alemanno ha dichiarato che l'approvazione di questa mozione costituisce un elemento di grande speranza per la città di Roma. Mi permetto di aggiungere che ciò costituisce un elemento di speranza per ciascuno di noi e per me in particolare, in quanto mi auguro di poter vedere queste Olimpiadi.
Signor Presidente, a lei che è un raffinato uomo di cultura, vorrei ricordare che nell'antichità Solone, rivolgendosi a Mimnermo, il poeta della malinconia, disse che avrebbe voluto raggiungere gli ottant'anni. Spero di superare questa età e di poter vedere i giochi del 2016, anche perché questi potrebbero costituire l'occasione per realizzare la tregua che si determinava durante le Olimpiadi, vale a dire la pace universale.
Mi auguro, signor Presidente, che in questo Parlamento possiamo essere ancora presenti sia io sia lei per continuare la nostra battaglia in termini più sereni e tranquilli, godendoci i giochi olimpici di Roma.
PRESIDENTE. Estendiamo il comune augurio all'Assemblea intera (Applausi)!
Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.
(Votazione)
PRESIDENTE. Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Passiamo ai voti.Pag. 15
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Alemanno ed altri n. 1-00020, accettata dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 430
Votanti 428
Astenuti 2
Maggioranza 215
Hanno votato sì 415
Hanno votato no 13).
Prendo atto che i deputati Bianchi e Balducci non sono riuscite a votare.
Sull'ordine dei lavori (ore 11,30).
ANTONIO LEONE. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONIO LEONE. Signor Presidente, vorrei rappresentare al Presidente Bertinotti, tramite lei, ciò che sta accadendo nelle Commissioni riunite bilancio e finanze, impegnate nell'esame del decreto-legge in materia fiscale: una cosa che oserei dire allucinante.
Le Commissioni sono riunite dalle 16,30 di lunedì per discutere e votare gli emendamenti presentati al provvedimento, al fine di dare mandato al relatore di riferire in aula in vista della discussione sulle linee generali dello stesso prevista per domani mattina; tuttavia, dalle 16,30 di lunedì sino a questa mattina, mezz'ora fa circa, è stato espresso un solo voto su un solo emendamento! L'intenzione è quella di riprendere i lavori al termine della seduta antimeridiana dell'aula e proseguire questa sera, dopo la seduta pomeridiana, ad oltranza per consentire che si giunga alla discussione sulle linee generali domani mattina. Ma quando verranno fissati i termini per la presentazione degli emendamenti in Assemblea? Quando si darà mandato al relatore? Dopo aver votato, così come lo stesso presidente della Commissione bilancio ha dichiarato in quella sede, tutti gli emendamenti segnalati dai gruppi?
Ritengo sia il caso di pensare ad uno slittamento della discussione sulle linee generali del provvedimento in Assemblea, perché ciò comporta, tra l'altro, una serie di conseguenze per il disegno di legge finanziaria.
Vorrei ricordare a lei, Presidente, ma anche a tutta l'Assemblea che il termine di presentazione degli emendamenti al disegno di legge finanziaria scade esattamente domani mattina alle 12, in concomitanza con i lavori delle Commissioni riunite bilancio e finanze su quel decreto, pilastro importante del disegno di legge finanziaria, su cui ancora non si è fatto nulla!
Ho omesso di dire che tutto ciò che è accaduto nelle Commissioni bilancio e finanze non è legato ad una presa di posizione delle opposizioni, ma ad una serie di «beghe», di contrasti e di litigi tra i due presidenti delle Commissioni bilancio e finanze, addirittura sull'ammissibilità di alcuni emendamenti! Di questo passo, il decreto-legge potrà arrivare in aula tranquillamente tra Natale e Capodanno!
GIORGIO LA MALFA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, vorrei riferire all'Assemblea una vicenda avvenuta questa mattina in Commissione bilancio, che richiede l'attenzione della Presidenza.
Quando è stato posto in votazione un emendamento della Commissione, io, che rappresento il gruppo Misto nella Commissione bilancio, non ero presente. Il presidente del gruppo Misto, l'onorevole Brugger, si è presentato, affermando di volermi sostituire. Naturalmente, considerato il suo orientamento politico, mi ha sostituito, votando in maniera difforme daPag. 16come avrebbe votato il rappresentante del gruppo Misto nella Commissione bilancio.
Vorrei sollevare il problema al Presidente della Camera, per capire quali siano le regole che vincolano il gruppo Misto e se il presidente dello stesso sia autorizzato a modificare, a sua scelta, l'orientamento politico dei membri del gruppo Misto che partecipano ai lavori di una determinata Commissione.
Faccio presente alla Presidenza che, in sede di elezione del presidente della Commissione finanze del Senato, un senatore a vita, membro del gruppo Misto, non ha partecipato alla riunione ed è stato sostituito da un deputato dell'Ulivo, con la motivazione che non poteva essere modificato l'orientamento che quel senatore aveva espresso nel voto di fiducia.
Non so se questa sia la sede per sollevare tale questione, ma è necessario che la Presidenza fornisca un chiarimento fermo sull'intera vicenda.
GIUSEPPE CONSOLO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE CONSOLO. Signor Presidente, mi permetto di sollevare una questione assai seria che, in concomitanza con la riunione della II Commissione (Giustizia), ho posto ieri in aula e sulla quale, data la brevità dei termini concessi, non ho ricevuto una spiegazione esaustiva.
Presidente, lei, che è anche uomo di diritto, oltre che Presidente di quest'Assemblea, può capire quanto sia rilevante la questione per i nostri lavori.
Mi permetto di porle la seguente domanda: il regolamento della Camera dei deputati vige ancora o è superato da una prassi che lo contrasta? Vengo al dunque.
L'articolo 30, comma 5, del regolamento prevede che, salvo autorizzazione espressa del Presidente della Camera, le Commissioni non possano riunirsi nelle stesse ore nelle quali vi è seduta dell'Assemblea (vorrei ribadire i termini «autorizzazione espressa»).
In base all'interpretazione della Giunta per il regolamento, fornita il 4 ottobre, tale autorizzazione viene concessa in via generale dal Presidente della Camera. Questo contrasta palesemente con la previsione del regolamento che, lo ripeto, prevede un'autorizzazione espressa. Che l'autorizzazione conferita in via generale non sia un'autorizzazione espressa, mi sembra talmente evidente che evito di commentarlo. Ma vi è di più.
Ci troviamo in piena sessione di bilancio. Il comma 6 dell'articolo 119 del regolamento (e su tale questione, ieri, non ho ricevuto risposte) prevede che la programmazione dei lavori dell'Assemblea e delle Commissioni nel corso della sessione di bilancio sia finalizzata a consentire la conclusione dell'esame dei disegni di legge, evitando - Presidente, ci troviamo nella sessione di bilancio - la contemporaneità tra sedute delle Commissioni e sedute dell'Assemblea.
Vorrei sapere se il regolamento viga ancora (forse, si tratta di una domanda ultronea, ma i fatti sembrano dimostrare che il regolamento non sia vigente). Inoltre, riallacciandomi agli interventi dei colleghi che mi hanno preceduto, mi chiedo come sia possibile che la prassi, secondo l'interpretazione della Giunta per il regolamento del 4 ottobre ultimo scorso, possa superare la specifica previsione regolamentare. Non mi si dica che l'autorizzazione viene conferita in via generale, perché il regolamento prevede un'autorizzazione espressa.
La prego, signor Presidente, di esaminare la norma regolamentare richiamata e - lo dico con profondo rispetto - di non limitarsi a ribadire ciò che ha stabilito la Giunta del regolamento, perché neanche la stessa può dare un'interpretazione contraria al regolamento!
MARCO BOATO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARCO BOATO. Signor Presidente, vorrei interloquire sull'aspetto sollevato dal collega Consolo, il quale richiede chePag. 17la Presidenza dia una risposta conforme alla sua interpretazione. È legittimo che ciascuno di noi intervenga sostenendo le proprie posizioni. Per mia memoria (se non ricordo male, nella passata legislatura il collega Consolo era al Senato), e con il massimo rispetto nei suoi confronti, ricordo, sia in legislature a maggioranza di centrosinistra sia in quelle a maggioranza di centrodestra, un'interpretazione costante ed univoca, secondo la quale le Commissioni si possono riunire, quando in Assemblea non sono previste votazioni, ma soltanto discussioni generali.
GIUSEPPE CONSOLO. Presidente, siamo in sessione di bilancio!
MARCO BOATO. È raro che il martedì vi siano discussioni generali, che di solito si svolgono il lunedì. Ma è stata la Conferenza dei presidenti di gruppo, compreso il presidente del gruppo di Alleanza nazionale, cui appartiene il collega Consolo, ad organizzare i nostri lavori, prevedendo per la giornata di ieri soltanto discussioni generali e votazioni a partire dalla mattina di oggi. Ritengo, perciò, assolutamente corretta l'interpretazione data dell'autorizzazione concessa alle Commissioni di riunirsi anche in pendenza di una discussione generale in Assemblea.
Si potrebbero anche immaginare - vedo che il collega Consolo ha stabilito una «trattativa privata» con la Presidenza - circostanze particolari in cui la Conferenza dei presidenti di gruppo ritenesse di particolare importanza la discussione generale di un determinato provvedimento, tale da sospendere anche le sedute delle Commissioni, ma ciò dovrebbe essere deliberato da questo organismo.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PIERLUIGI CASTAGNETTI (ore 11,40)
MARCO BOATO. Il fatto che vi sia una prassi univoca e costante, con qualunque Presidenza della Camera e qualunque maggioranza politica, toglie ogni dubbio sulla correttezza con cui si è proceduto nella giornata di ieri, permettendo alle Commissioni di lavorare.
LUCA VOLONTÈ. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, sottopongo anche a lei, dopo il cambio di Presidenza, la vicenda verificatasi in Commissione bilancio questa mattina. Mi aspettavo, e mi aspetto ancora, una riflessione sugli avvenimenti, non solo poco «cavallereschi», ma anche poco «usati» da qualunque maggioranza, anche nelle passate legislature. Mi sarei aspettato che il presidente Boato, che presiede il gruppo Misto...
MARCO BOATO. No, presiedevo.
LUCA VOLONTÈ. Sì, ha ragione, ma è ancora persona autorevolissima del gruppo Misto tanto da venire ancora in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo.
Ebbene, mi sarei aspettato che l'onorevole Boato avesse qualcosa da aggiungere su quanto avvenuto all'onorevole La Malfa nella circostanza odierna. Immagino che lei, signor Presidente, intenda dire qualcosa all'Assemblea, anche per il prosieguo dei lavori in Commissione bilancio e per come organizzare i lavori nelle prossime legislature.
FEDERICO PALOMBA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, mi richiamo all'intervento sull'ordine dei lavori dell'onorevole Consolo, ricordando che si tratta di un tema da lui sollevato ieri in Commissione giustizia, quando era in discussione il provvedimento relativo all'ordinamento giudiziario di cui sono relatore. Sono stupito che il collega Consolo, persona di competenza giuridica, che si richiama solitamente all'obiettivitàPag. 18e chiede agli altri colleghi di richiamarsi a questo criterio, abbia sollevato tale questione. Non si possono avere differenti interpretazioni sul regolamento e sulla prassi applicativa, a seconda della convenienza di ciascuno. Ieri sera, in Commissione giustizia, è stato ricordato che questa prassi è stata solitamente utilizzata anche nella precedente legislatura, in cui il centrodestra era in maggioranza.
Vorrei dire che le questioni regolamentari non debbono essere strumentalizzate a seconda dell'interesse del momento. Perciò, ritengo che l'interpretazione della Giunta per il regolamento debba valere sempre anche perché, altrimenti, si bloccherebbero i lavori dell'Assemblea.
ROBERTO MENIA. Presidente...!
PRESIDENTE. Altri colleghi, appartenenti a gruppi già intervenuti sull'ordine dei lavori, hanno chiesto di intervenire; chiederei loro la cortesia di soprassedere...
ROBERTO MENIA. Signor Presidente, chiedo di parlare su un'altra questione.
PRESIDENTE. Prego, onorevole Menia.
ROBERTO MENIA. Signor Presidente, la questione che le pongo è diversa e si riferisce sempre a fatti accaduti oggi in Commissione bilancio. Quindi, raccomandandole di approfondire la questione posta dall'onorevole La Malfa, le vorrei fare presente quest'altro problema.
Io non faccio parte della Commissione bilancio e mi sono presentato per sostituire un collega quando la seduta era ampiamente iniziata. Il presidente (in Commissione) del mio gruppo parlamentare ha proceduto a formalizzare la sostituzione alla presidenza, ma il presidente ha ritenuto di non tenere conto del mio voto adducendo il principio secondo cui, se la sostituzione non è comunicata ad inizio seduta, è da ritenersi invalida.
La cosa non sta scritta da nessuna parte poiché mi sono riletto l'articolo 19, comma 4, del regolamento, il quale testualmente recita: «Un deputato che non possa intervenire ad una seduta della propria Commissione può essere sostituito, per l'intero corso della seduta, da un collega del suo stesso gruppo, appartenente ad altra Commissione ovvero facente parte del Governo in carica. La sostituzione deve essere preceduta da una comunicazione del deputato interessato o, in mancanza, del gruppo di appartenenza, diretta al presidente della Commissione». La comunicazione era stata fatta in precedenza, come dice il regolamento, e da nessuna parte è scritto che questa debba essere rilasciata in principio di seduta. Ritengo quindi che l'interpretazione data dal presidente sia stata lesiva nei miei confronti e, posto che si trattava di un voto, fa il paio con quanto accaduto all'onorevole La Malfa.
Le chiederei, signor Presidente, un intervento autorevole in questo senso poiché ritengo vi siano tutte le condizioni per invalidare il risultato di quella votazione.
PRESIDENTE. Riguardo alle questioni poste dagli onorevoli La Malfa e Menia - sono distinte, ma la risposta è la stessa - ricordo che la gestione dei lavori delle Commissioni è di competenza dei rispettivi presidenti e il Presidente di turno dell'Assemblea, ovviamente, non può interferire. Peraltro, mi riservo di rappresentare le questioni sollevate - preso anche atto delle sollecitazioni in tal senso - al Presidente della Camera poiché, tra l'altro, altre risposte non possono essere date per evidenti ragioni: infatti, il regolamento, sotto questo profilo, non è diversamente interpretabile.
Passiamo, ora, alla questione posta questa mattina dall'onorevole Consolo, che in parte ne richiama una analoga sollevata ieri pomeriggio in una fase in cui ero io a presiedere la seduta. Onorevole Consolo, riconoscerà che da parte mia deve esservi coerenza rispetto alle cose che le ho detto ieri pomeriggio (mi sento infatti di doverle replicare); peraltro, in particolare, lei questa mattina si è soffermato sulla questione relativa all'articolo 119 del regolamento. Mi limito a comunicarle la risposta già predisposta dall'onorevole Tremonti - ePag. 19da me, ovviamente, condivisa - che ha presieduto i lavori dell'Assemblea prima di me. Tale previsione, comunque solamente tendenziale - il regolamento afferma che questa non coincidenza deve aver luogo solo di norma -, è assorbita da quella di carattere generale dell'articolo 30 che, come le è stato ricordato ieri, va interpretata nel senso che la prassi consolidata è tutta uniforme nel ritenere che, quando per l'Assemblea non vi sono previsioni di voto, le riunioni delle Commissioni possono avere luogo.
Quanto poi ai lavori della Commissione giustizia, cui ha fatto riferimento, le faccio osservare che ieri è stato esaurito l'esame dei documenti di bilancio e, quindi, tale previsione, comunque, non si applica.
Ritengo di avere risposto alle questioni sollevate dai colleghi in ordine ai lavori della nostra Assemblea. Passiamo quindi al successivo punto all'ordine del giorno.
Seguito della discussione della proposta di legge Boato; Lumia; Forgione ed altri; Angela Napoli; Lucchese ed altri: Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della criminalità organizzata mafiosa o similare (Approvata, in un testo unificato, dalla Camera, modificata dal Senato, nuovamente modificata dalla Camera e nuovamente modificata dalla I Commissione permanente del Senato) (A.C. 40-326-571-688-890-D) (ore 11,53).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della proposta di legge, approvata, in un testo unificato, dalla Camera, modificata dal Senato, nuovamente modificata dalla Camera e nuovamente modificata dalla I Commissione permanente del Senato, d'iniziativa dei deputati Boato; Lumia; Forgione ed altri; Angela Napoli; Lucchese ed altri: Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della criminalità organizzata mafiosa o similare.
Ricordo che nella seduta di ieri si è conclusa la discussione sulle linee generali.
(Esame degli articoli - A.C. 40 ed abbinate-D)
PRESIDENTE. Avverto che non saranno posti in votazione gli articoli 2, 3, 4, 5, 6, 7, della proposta di legge in quanto non modificati dal Senato; pertanto, dobbiamo passare all'esame dell'unico articolo modificato dal Senato.
(Esame dell'articolo 1 - A.C. 40 ed abbinate-D)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1
(Vedi l'allegato A - A.C. 40 ed abbinate-D sezione 1), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque alla votazione.
FABIO GARAGNANI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. A che titolo?
FABIO GARAGNANI. Signor Presidente, chiedo di parlare sull'ordine dei lavori perché mi è stata consegnata in questo momento una lettera del Presidente della Camera Bertinotti che fa riferimento ad una lettera del segretario generale della CGIL nei miei confronti, particolarmente intimidatoria...
PRESIDENTE. Onorevole Garagnani, sono costretto ad interromperla. Si tratta di una questione che lei potrà porre all'attenzione dell'Assemblea, secondo la prassi, alla fine della seduta. Ci troviamo ora in fase di votazione. A fine seduta sarò ben lieto di registrare i suoi commenti sulla lettera che ha ricevuto.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Pag. 20
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 487
Votanti 486
Astenuti 1
Maggioranza 244
Hanno votato sì 486).
Prendo atto che i deputati Mele e Greco non sono riusciti a votare.
(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 40 ed abbinate-D)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bocchino. Ne ha facoltà.
ITALO BOCCHINO. Signor Presidente, dichiaro il voto favorevole del gruppo di Alleanza Nazionale.
PRESIDENTE. La Presidenza autorizza, sulla base dei criteri costantemente seguiti, la pubblicazione in calce al resoconto stenografico della seduta odierna del testo della dichiarazione di voto del deputato Adenti, che ne ha fatto richiesta.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole La Loggia. Ne ha facoltà.
ENRICO LA LOGGIA. Signor Presidente, vorrei, innanzitutto, esprimere il voto favorevole del gruppo di Forza Italia, il che rappresenta da parte nostra anche la manifestazione di una forte soddisfazione per la conclusione, finalmente, di questo travagliatissimo iter, esprimendo contestualmente un po' di amarezza, almeno per due ragioni. Infatti, il ricorso a raffinatissime disposizioni giuridiche che, forse, si sarebbero anche potute evitare andando di più alla sostanza del problema rispetto a parti anche importanti e significative del disegno di legge, ha comportato un obiettivo ritardo, di almeno tre mesi, nell'avvio di questa importantissima Commissione. Questo fatto, certamente, non è un merito per ciascuno di noi. Forse, avremmo potuto far meglio e prima, mettendo in condizione la Commissione di lavorare già ancora prima della pausa estiva.
La seconda ragione, che ha impegnato molti di noi in un appassionato dibattito, è che non si è voluto introdurre un meccanismo di elezione del presidente che andasse oltre la mera maggioranza in quella Commissione; ciò, sicuramente, avrebbe dato il segnale davvero importante, non solo all'interno, ma soprattutto all'esterno, verso l'opinione pubblica, di una compattezza delle forze politiche rispetto ad un fenomeno che tutti, senza alcuna eccezione, abbiamo il dovere di combattere con tutte le forze possibili che lo Stato di diritto mette a disposizione.
La terza ragione - lo dico con tutta franchezza, signor Presidente - è soprattutto rivolta a lei. Chiedo la sua attenzione perché, a sua volta, possa riferire al Presidente Bertinotti: occorre che si abbia particolare cura nella distribuzione geografica delle rappresentanze parlamentari. So bene che i gruppi faranno le loro designazioni e sono certo che questo sarà tenuto nel massimo conto, ma credo che sarebbe un segnale innovativo e importante se il Presidente potesse, con garbata moral suasion, mettere tutti nelle condizioni di rappresentare l'intero territorio nazionale. Non devo di certo ricordare a nessuno, soprattutto in questa sede, come il fenomeno della mafia, nonostante gli sforzi compiuti per combatterlo dal precedente e dall'attuale Governo, dalle forze dell'ordine e dalla magistratura, sia davvero devastante, estendendosi non solo all'interno del nostro paese, ma andando ben oltre i suoi confini.
Credo che la rappresentanza territoriale non sia un argomento secondario rispetto al raggiungimento dello scopo che sta alla base della stessa formazione della nuova Commissione parlamentare antimafia. Sento in tutta coscienza di rivolgere questo appello con il dovuto rispetto verso tutti i gruppi parlamentari e soprattuttoPag. 21verso la Presidenza della Camera, perché, a sua volta, se ne faccia interprete nei confronti del Presidente del Senato. La ringrazio, signor Presidente.
PRESIDENTE. Onorevole La Loggia, avrò cura di riferire al Presidente della Camera questa sua preoccupazione.
È iscritto a parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boato. Ne ha facoltà.
MARCO BOATO. Annuncio il voto favorevole dei Verdi, che, del resto, si unisce al voto unanime dell'Assemblea, nell'approvare, questa volta definitivamente, il testo che reca la mia prima firma per l'istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della mafia, anche in questa legislatura. Posso convenire nel metodo, forse non nel merito, con le considerazioni appena svolte dal collega La Loggia sul punto modificato. Credo sia stata forse non gradevolissima l'ostinazione della maggioranza trasversale al Senato nel voler modificare, due volte, il testo del comma 2 dell'articolo 1, così come approvato dalla Camera il 5 luglio scorso. Il 27 luglio, nel corso della seconda lettura, avevamo apportato un ulteriore modifica per cercare di venire incontro alle obiezioni che erano state prospettate e ci siamo poi trovati di fronte ad un'ulteriore modifica da parte dell'altro ramo del Parlamento. A questo punto, diventava una sorta di puntiglio, e credo che sia stato responsabile, da parte nostra, in Commissione ed oggi in aula, non insistere ulteriormente.
Per quanto riguarda la questione della presidenza della Commissione, ormai vi è una «doppia conforme», come si dice nel linguaggio parlamentare, che prevede l'elezione della presidenza da parte della Commissione con il quorum identico a quello, collega La Loggia, previsto, a maggioranze diverse, nella precedente legislatura. Ritengo che saggiamente abbiamo provveduto a mantenere la stessa linea istituzionale tenuta nella scorsa legislatura.
Lamento, ma non è motivo di obiezione nel voto, la mancata indicazione delle audizioni delle associazioni di volontariato impegnate nella lotta contro il racket e la mafia, audizioni che potranno essere svolte egualmente dalla Commissione ma che, inserite esplicitamente nella legge istitutiva così come previsto nel testo iniziale, avrebbero potuto costituire un segnale importante e innovativo.
Per quanto riguarda, invece, la composizione della Commissione, ritengo sia saggio da parte di tutti fare un appello alla responsabilità di tutti i gruppi parlamentari, perché le proposte di nomina, che poi saranno decise dai Presidenti dei due rami del Parlamento, siano all'altezza della grave ed importante responsabilità che ha di fronte a sé la Commissione, confermata del resto dall'ultimo periodo del comma 1 dell'articolo 2 che prevede che «la nomina dei componenti la Commissione tiene conto della specificità dei compiti ad essa assegnati», con un richiamo non cogente, perché tale non poteva essere sotto il profilo costituzionale, ma moralmente e politicamente impegnativo per tutti i gruppi.
Con queste osservazioni, confermo la soddisfazione che si arrivi oggi finalmente alla definitiva approvazione della legge istitutiva della Commissione antimafia con il voto - credo - unanime di quest'Assemblea e, sicuramente, con il voto favorevole dei Verdi.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mascia.
GRAZIELLA MASCIA. Presidente, anch'io esprimo soddisfazione per il fatto che, finalmente, il presente provvedimento giunga alla votazione finale alla Camera. I colleghi hanno sottolineato l'urgenza che questa Commissione si possa finalmente insediare.
Tre giorni fa vi sono state le commemorazioni per la ricorrenza del primo anniversario dell'omicidio Fortugno in Calabria e abbiamo letto sui giornali che, ancora in questi giorni, sono state rivolte minacce e intimidazioni a rappresentanze istituzionali, ai sindaci.
Avvertiamo con grande senso di responsabilità i compiti che spettano allaPag. 22politica, la quale deve, innanzitutto, affrontare un'analisi di quel fenomeno mafioso, che non è mai uguale a sé stesso, ma che abbiamo visto avere una forza e una pericolosità insite proprio nella capacità di adeguamento alle trasformazioni economiche, sociali e politiche e persino alle modificazioni del mercato.
Più volte abbiamo rilevato il successo, il lavoro, l'impegno delle forze dell'ordine, ma anche il fatto che esso non è sufficiente, a causa della forza economico-finanziaria e della capacità di penetrazione del fenomeno mafioso nella politica e nelle istituzioni. Non si tratta di un fenomeno locale né regionale, ma è inserito nei grandi processi economici di globalizzazione su scala mondiale.
Ritengo necessario evidenziare prioritariamente come tale fenomeno non sia, se mai lo è stato, un fattore del sottosviluppo e dell'arretratezza sociale, ma un elemento di dinamica della modernizzazione.
La seconda questione che vorrei sottolineare, rispetto al lungo dibattito svoltosi in queste numerose sedute, è insita in una delle caratteristiche del fenomeno mafioso, nel blocco sociale, nella quella cosiddetta zona grigia - come qualcuno l'ha chiamata - che comprende diverse soggettività: borghesia mafiosa, tecnici, esponenti della burocrazia, professionisti, imprenditori, politici, in una relazione di scambio permanente tra loro.
Dunque, questi due elementi bastano - e non sarebbero gli unici - per farci dire che siamo di fronte non a un fatto emergenziale, ma di sistema. Ecco perché la Commissione, che naturalmente parte con un bilancio derivante dal lavoro degli anni precedenti, si dovrà insediare con una rinnovata capacità di comprensione del fenomeno, dando una svolta nello svolgimento della sua azione. Si tratta di rompere un sistema dell'impunità, di guadagnare fiducia nelle istituzioni; questo è sempre avvenuto, ma oggi si colloca in un contesto tutto diverso.
Vorrei sottolineare un'ultima questione. Tra i compiti di questa Commissione vi sarà la necessità di verificare la normativa vigente, come è stato sottolineato anche nel corso del dibattito, valutando l'opportunità di fissare l'obiettivo di un testo unico sulle norme antimafia o antiriciclaggio.
Anche gli elementi presenti nel provvedimento che voteremo mostrano un certo rigore, che è stato frutto del lavoro di Commissione e di quello dell'Assemblea, nel definire la missione di questa Commissione e i suoi diversi obiettivi (tutto quello che essa dovrà fare sia dal punto di vista dell'analisi sia dal punto di vista dell'intervento per il contrasto al fenomeno mafioso, anche sul piano preventivo). Vorrei sottolineare questo rigore, presente all'interno di questo provvedimento, che, non a caso, non è ripetitivo di quelli che hanno istituito le Commissioni antimafia precedenti. Esso è rigoroso non solo dal punto di vista dell'indicazione precisa degli obiettivi di questa Commissione, ma anche dal punto di vista della sua composizione. Lo dico perché spesso ci troviamo di fronte a disinformazione, a rappresentazioni anche un po' strumentali. Penso di poter dire con grande serenità e con grande consapevolezza, proprio per il dibattito che si è svolto soprattutto in Commissione, ma anche in quest'aula, che noi abbiamo definito i criteri di composizione di questa Commissione prendendo in esame tutti gli aspetti.
Si è discusso, anche fuori da queste aule, sul fatto che della Commissione in questione potrebbero far parte parlamentari su cui gravano indagini o procedimenti penali o rinvii a giudizio. Abbiamo esaminato la questione da tutti i punti di vista, e credo che si possa dire con grande serenità che ci siamo attenuti a principi fondamentali che attengono alle prerogative dei parlamentari e anche ai principi previsti dalla nostra Costituzione, sia dal punto di vista del diritto alla difesa, sia dal punto di vista delle garanzie, sia dal punto di vista delle responsabilità che attengono alla politica ed alle istituzioni.
Quindi, la grande riforma sociale e morale che spesso si invoca in quest'aula, che noi riteniamo necessaria, deve riguardare non tanto nuove norme da inserire, che aprirebbero ulteriori contraddizioni,Pag. 23ma un'etica pubblica della politica che chiama in causa la responsabilità dei singoli partiti, a partire dalla formazione delle liste fino alle nomine per Commissioni così importanti.
In ultimo, vorrei sottolineare - proprio a dimostrazione di un lavoro rigoroso - che persino il capitolo che riguarda le spese è stato composto sulla base delle esperienze precedenti, in vista della necessità di garantire la trasparenza, la funzionalità e l'efficacia dei lavori di questa Commissione, nel massimo del rigore della spesa.
Lo abbiamo fatto guardando alle esperienze precedenti ed anche con questa determinazione e volontà, impegnando noi stessi e i commissari della Commissione, che saranno chiamati a definire i propri obiettivi e il proprio lavoro, anche su progetti ancora più mirati e su obiettivi più circoscritti, su cui in quest'aula si possa effettivamente addivenire ad una verifica e ad un bilancio perché strumenti così importanti, ma allo stesso tempo così delicati, possano sortire i risultati migliori. Sappiamo di farlo in compagnia di una magistratura impegnata fortemente da questo punto di vista, e di forze dell'ordine che non si risparmiano, ma, ripeto, proprio per le caratteristiche di questo fenomeno - non da oggi, ma oggi in un contesto diverso, che chiama in causa questioni che guardano al mondo e non solo al nostro paese -, avvertiamo ancora di più che c'è un compito che spetta alla politica e, pertanto, ci auguriamo che quanto prima questa Commissione finalmente si possa insediare (Applausi dei deputati del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Stucchi. Ne ha facoltà.
GIACOMO STUCCHI. Signor Presidente, svolgerò un intervento un po' più breve della collega che mi ha preceduto, anche perché in Commissione abbiamo avuto modo di «sviscerare» più volte, grazie alla navetta fra Camera e Senato, i contenuti di questa proposta di legge. Oggi, ci apprestiamo alla sua approvazione definitiva, anche se con un ritardo politicamente imbarazzante, se si tiene conto della gravità del fenomeno mafioso e della sua presenza nel nostro paese. Tra l'altro, parlando di mafia al singolare si fa un errore, perché bisognerebbe parlare di mafie, di infiltrazione della mafia, ad esempio, al nord, in Padania, con tutto quello che ne consegue. Occorrerebbe parlare di mafie perché esistono le mafie albanesi, cinesi, non solo la classica criminalità organizzata di tipo mafioso che troppo spesso vediamo dipinta da alcuni film, che poi hanno anche successo. Il testo è accettabile e condivisibile, ma non è sicuramente perfetto. Alcune buone intenzioni sono «rimaste nella penna», e non si è riusciti ad inserirle negli articoli di questa proposta di legge. Noi crediamo che questo sia uno strumento importante per combattere la guerra contro questo tipo di fenomeni, e per questo preannuncio il voto favorevole del gruppo della Lega Nord Padania (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tassone. Ne ha facoltà.
MARIO TASSONE. Signor Presidente, prendo la parola per esprimere il voto favorevole del gruppo dell'UDC. Ieri, in sede di discussione sulle linee generali, abbiamo avuto modo di affrontare anche una serie di problemi legati alla costituzione della Commissione antimafia. Il mio ringraziamento va al relatore, ai colleghi della I Commissione della Camera e, certamente, ai senatori. Ho avuto modo di affermare - e lo ripeto anche in quest'aula - che, nel momento in cui si costituisce ancora una volta la Commissione antimafia, bisogna ripensare alla natura, all'identità, alla fisionomia e alla capacità che deve avere tale organismo nell'operare in direzione dello sradicamento delle organizzazioni criminali, non soltanto nel Mezzogiorno, ma anche nel resto del paese. Ciò va fatto sottraendo la CommissionePag. 24antimafia alle liturgie che nel passato ne hanno contrassegnato l'attività e l'operato. Ritengo che ci sia ormai un patrimonio di elementi e di dati conoscitivi su cui il Parlamento ha certamente la possibilità di agire attraverso una legislazione più opportuna e mirata. Certo, bisogna rompere il quadro delle incrostazioni che esiste all'interno del nostro paese, dell'omertà, delle connivenze e capire chi sono i criminali. Signor Presidente, in questo caso bisogna fare un ragionamento sottile.
Chi è grande 'ndranghetista, chi è mafioso, chi è appartenente alla sacra corona unita o alla camorra? Certamente, esistono le organizzazioni tipo, ma anche una serie di realtà criminali che si annidano all'interno della pubblica amministrazione e sono coperte da un'aura di impunità che bisogna smascherare per eliminarle e sottrarre loro qualsiasi responsabilità.
Inoltre, ho preso la parola per porre la seguente questione: a mio avviso la prima cosa che deve fare la nuova Commissione antimafia è quella di dare un contributo per modificare la legge sullo scioglimento dei consigli comunali. A mio avviso, si tratta di una legge che non funziona; infatti, i consigli comunali si sciolgono perché qualche loro assessore o consigliere è sospettato di avere legami con le organizzazioni criminali. Quindi, si criminalizza l'intero consiglio comunale e l'intera popolazione, ma poi si indicono nuove elezioni e le stesse persone presenti nel decreto di scioglimento sono candidate, senza che vi sia alcuna azione di carattere giudiziario. Si tratta di un problema che va affrontato in termini molto seri per tracciare un percorso realistico in merito all'attività della Commissione antimafia.
Ieri, ho avuto una risposta da parte del viceministro Minniti sul delitto Fortugno; tuttavia, sui delitti ancora impuniti - che non riguardano soltanto la Calabria, ma l'intero Mezzogiorno - vi deve essere meno strumentalizzazione. Prendo atto che il viceministro ha affermato che quando si parla di delitto politico-mafioso non ci si riferisce ad un'area, ad una realtà o ad uno schieramento particolare. Infatti, nel caso del compianto Fortugno le indagini sono proseguite su un crinale che ha sottratto alcune responsabilità e smantellato teoremi costruiti dopo il delitto.
Ritengo che la Commissione antimafia non debba alimentare un certo «professionismo dell'antimafia». Bisogna svolgere un lavoro serio e stringente e mi auguro che il presidente che guiderà la Commissione possa lavorare in grande collegialità e soprattutto con apertura e coinvolgimento delle società. Bisogna lavorare perché vi sia un salto culturale, che non si risolva in un fatto burocratico, in un'azione ripetitiva o liturgica, ma che dia il significato e il senso di una rottura rispetto al passato. Per tale motivo, ho chiesto che non sia prevista soltanto la relazione annuale al Parlamento, ma un contatto e un collegamento continuo per capire quale sia lo stato dell'arte e per operare con provvedimenti conseguenti.
Per prassi, la presidenza della Commissione antimafia va alla maggioranza, anche se in questa fase ed in questo momento forse sarebbe stato opportuno che la maggioranza avesse avuto la sensibilità di cedere la guida della Commissione stessa all'opposizione. Tuttavia, non entro nel merito di questo problema e lo pongo semplicemente all'attenzione dell'Assemblea.
Per questi motivi e con le valutazioni espresse, come già ho anticipato inizialmente, confermo il voto favorevole del gruppo dell'UDC [Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Benedetti Valentini. Ne ha facoltà.
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il gruppo di Alleanza Nazionale voterà nuovamente in senso favorevole al testo in oggetto, approvando anche le parziali modifiche e gli aggiustamenti intervenuti ad opera dei colleghi del Senato. Per brevità, mi rifaccio alle motivazioni contenute nel mio diffuso intervento reso in sede di discussione generale nella seduta di ieri, da intendersi integralmente riprodotte.Pag. 25
Nutriamo qualche parziale rammarico perché avremmo voluto introdurre una normativa più rigorosa nell'individuazione dei componenti di questo organismo.
Tuttavia, confidiamo nel rigore cui i gruppi dapprima e i Presidenti delle Camere poi vorranno attenersi nell'individuazione dei membri.
Delle molte cose dette ieri in sede di discussione sulle linee generali sottolineo l'aspetto di carattere territoriale. A mio personale parere, la Commissione dovrà decisamente estendere il proprio ambito di indagine, anche con riferimento a territori che tradizionalmente, nei suoi lavori, non sono stati oggetto di altrettanta approfondita analisi.
Per dirla in sintesi, che cosa direste di un ambito comunale nel quale si verificasse, dati alla mano, un racket nelle progettazioni di carattere immobiliare? Che cosa potreste dire di fronte ad una regione nella quale si verificasse, sempre dati alla mano, una esclusiva in capo ad uno studio professionale della redazione di tutti i piani urbanistici o regolatori della stragrande maggioranza dei comuni di quel territorio? Che cosa direste di un privilegio, verificato, dato a filiere di carattere commerciale, societario o cooperativo, che in determinati territori venissero a beneficiare di esclusive intollerabili?
Si tratta di fenomeni che stanno mettendo a soqquadro i rapporti istituzionali e civili e le regole del mercato nei nostri territori. Se il fenomeno mafioso assimilabile si è strutturato e denominato in un certo modo in talune porzioni del nostro territorio nazionale, tutti si chiedono come si debbano denominare fenomeni assolutamente equipollenti che ormai da molti anni si sono radicati in molte parti del nostro territorio. Nel nostro voto favorevole vi è inclusa questa sottolineatura e il mandato specifico alla Commissione ad allargare il proprio ambito di indagine e di approfondimento, perseguendoli con coraggio e senza alcuna pregiudiziale. In questo senso confermiamo, alla luce anche della nostra proposta di legge, a firma della collega Angela Napoli, che concorre a definire l'istituzione della Commissione nella presente legislatura, il voto favorevole di Alleanza Nazionale.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mancini. Ne ha facoltà.
GIACOMO MANCINI. Grazie, signor Presidente. Dichiaro il voto favorevole del gruppo Rosa nel Pugno. Naturalmente rinvio agli interventi precedenti svolti nel mese di luglio rispetto alle considerazioni sul merito. Tuttavia, ritengo utile affermare che nel corso della storia parlamentare del nostro paese i lavori della Commissione antimafia hanno conosciuto luci e insieme anche ombre. Si sono susseguite stagioni durante le quali la Commissione ha svolto un'attività di conoscenza approfondita del fenomeno e delle fenomenologie criminali; altre stagioni, invece, sono state caratterizzate dalla strumentalizzazione a fini di lotta politica.
Mi auguro che oggi con questo voto si apra una nuova fase positiva, che al lavoro capillare, rispetto alla conoscenza, all'analisi e allo studio approfondito, unisca anche un elemento che non ho visto sempre presente nelle discussioni di questi mesi, nei dibattiti all'interno dell'opinione pubblica: quello riguardante la selezione della classe dirigente del nostro paese. Anche ieri ho ascoltato colleghi che, riferendosi ai tragici e purtroppo noti accadimenti verificatisi nel nostro paese, soprattutto in alcune regioni, hanno dato vita a riflessioni e hanno individuato chiavi di lettura: alcune convincenti altre meno.
Tuttavia, molti hanno messo da parte l'aspetto che noi riteniamo centrale e che ci auguriamo possa guidare i lavori della Commissione antimafia in questa legislatura. Faccio riferimento alla selezione della classe dirigente. La Commissione è chiamata a svolgere un lavoro attento, teso ad evitare che sulle scelte delle candidature si oltrepassi il limite della presentabilità e della spendibilità di candidati rispetto ai quali esiste più di un'ombra e di un sospetto. Su tale aspetto, la Commissione antimafia dovrà offrire elementiPag. 26di studio, di analisi e di valutazione in ordine alle scelte che tutti i partiti sono chiamati a fare. Su tale questione esiste, per così dire, un'asticella che deve essere tenuta alta e che non deve essere in alcun modo abbassata, perché gli accadimenti negativi che si sono verificati, e che in alcune regioni si verificano con una frequenza inquietante, hanno fatto emergere come causa scatenante il mancato controllo sulla selezione della classe dirigente.
Da ultimo, il collega Tassone richiamava l'attenzione dell'Assemblea sul vigente regime di scioglimento dei consigli comunali. Il collega invitava a riflettere sul riproporsi, nei consigli comunali sciolti, degli stessi consiglieri e degli stessi amministratori sospettati o collusi con la criminalità organizzata. Questa osservazione del collega Tassone, che ritengo giusta e meritevole di attenzione, richiede al Parlamento e, in generale, al paese di svolgere una riflessione più ampia in tema di selezione della classe dirigente. A nostro avviso, se il Parlamento e i partiti non avranno il coraggio, la forza, l'attenzione e la volontà di pagare dei prezzi in ordine alla moralità dei candidati che presentano, la sfida di avere istituzioni rappresentative e qualificanti, dal punto di vista dell'etica e della morale, non sarà vinta.
Per tutto quanto detto, mi auguro che i lavori della Commissione antimafia che ci accingiamo ad istituire siano ispirati alla conquista di maggiori spazi, di nuove frontiere in tema di etica e di morale. Con tale augurio, preannuncio il voto favorevole sul provvedimento in esame del gruppo della Rosa nel Pugno (Applausi dei deputati del gruppo La Rosa nel Pugno).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Belisario. Ne ha facoltà.
FELICE BELISARIO. Signor Presidente, colleghi, a seguito di una lunga serie di riflessioni e, diciamo così, di viaggi di andata e ritorno, la proposta di legge approda in quest'aula dopo che la Commissione affari costituzionali ha ritenuto, responsabilmente, di non apportare alcuna modifica al testo licenziato dal Senato: abbiamo il dovere di fare presto e bene.
Peraltro, il nostro voto dovrà essere un segnale non soltanto politico, ma anche di attenzione, sociale e culturale, al problema della malavita organizzata, che interessa tutto il paese. Per questo, è interessante la raccomandazione, il voto, il principio che la Commissione possa rappresentare l'intero territorio nazionale. Perché? Perché, ormai, il fenomeno criminale, così come noi lo conosciamo, non è presente soltanto nel Mezzogiorno d'Italia, ma ha diramazioni e ramificazioni in tutto il paese, con tutte le gravi conseguenze che ciò provoca nei territori più ricchi e, dunque, più provvisti di quell'humus che attrae la criminalità organizzata. Ma bisogna anche fare bene. Da questo punto di vista, un'altra raccomandazione va rivolta ai Presidenti dei due rami del Parlamento: sì alle indicazioni dei gruppi politici, ma sì, soprattutto, a nominare commissari «svincolati» e al di sopra di ogni sospetto (quindi, non gli inquisiti né tampoco i condannati né coloro i quali abbiano legami «consulenziali» o di altro genere con quel mondo).
In questo senso, come gruppo dell'Italia dei Valori, ribadiamo il nostro auspicio, la nostra speranza, la nostra raccomandazione e dichiariamo che voteremo con convinzione a favore dell'istituzione della Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della criminalità organizzata mafiosa o similare, nel testo approdato stamani in Assemblea. Grazie.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto - e si tratterà dell'ultimo intervento - l'onorevole Marone. Ne ha facoltà.
RICCARDO MARONE. Signor Presidente, dopo un lungo iter parlamentare, oggi ci accingiamo finalmente ad approvare il provvedimento in esame. Siamo andati avanti e indietro quattro volte su un provvedimento che, oltretutto, ci vede unanimi: quanto è accaduto non può che dare ragione a chi nutre seri dubbi sull'attuale bicameralismo perfetto e sullaPag. 27necessità di riformarlo! Credo che abbiamo perso troppo tempo e che ben prima avremmo dovuto approvare un provvedimento che istituisce, anche in questa legislatura, la cosiddetta Commissione antimafia.
Vorrei svolgere un brevissimo intervento proprio per rimanere nel solco che ho appena tracciato. Bisogna fare presto: è questo l'augurio che dovrebbe formulare, nella fase in cui ci troviamo, specialmente chi, come me, viene da una regione che è particolarmente vittima della criminalità organizzata e che è afflitta da tanti problemi (in seguito, passeremo all'esame di un altro provvedimento che pure riguarda la mia regione ed il cui oggetto è molto intrecciato con quello del testo in esame). Non mi preoccupo di guardare al passato: al ruolo non particolarmente incisivo che, di recente, ha caratterizzato la Commissione antimafia o al ruolo distorto che molte volte hanno esercitato i suoi componenti.
Anzi, questa è una segnalazione che dobbiamo tenere presente per il futuro. Non parlerei tanto della Commissione antimafia, ma del ruolo che troppe volte, nelle ultime legislature, hanno avuto i suoi componenti, che non hanno svolto una funzione collegiale di analisi del fenomeno o di contrasto dello stesso, ma, appunto troppo spesso, ruoli individuali di creazione del proprio consenso elettorale nelle battaglie antimafia ed anticamorra. Dobbiamo evitare il ripetersi di tale fenomeno e credo che questo sia uno tra i primi obiettivi che la prossima Commissione antimafia dovrà perseguire.
Anzitutto, dobbiamo formulare l'auspicio che si affronti seriamente l'analisi di ciò che sta avvenendo nel paese. La Commissione è nata molti decenni fa, quando addirittura si negava l'esistenza della mafia e della camorra e, quindi, il ruolo della Commissione stessa era fortemente politico ed importante nel paese. Tutto ciò oggi non c'è più. Oggi dobbiamo comprendere cosa sta avvenendo nel paese in tema di criminalità organizzata, quali profonde mutazioni stanno producendosi al riguardo.
Abbiamo vissuto molte fasi dello sviluppo - purtroppo - della criminalità organizzata. In particolare, ricordo, specie per chi proviene dalla mia regione, la fase di enorme sviluppo conseguente ai grandi afflussi del dopo-terremoto, che ha prodotto devastazioni, ampliato e permeato le connessioni tra criminalità organizzata e politica. Questa è stata una tra le fasi più sciagurate del nostro paese e della sua politica. Oggi credo che la situazione sia cambiata, pur se vi sono ancora residui delle fasi precedenti. Ritengo che oggi sia necessario riflettere sull'adeguamento delle leggi adottate in materia. La legge, come sempre, è sempre un passo indietro rispetto ai fenomeni, mentre dovrebbe essere un passo avanti ad essi. La difficoltà del legislatore è di anticipare - e non di rincorrere - ciò che avviene nella società e nel paese. Dobbiamo, quindi, approvare interventi legislativi per rincorrere tutto ciò che avviene eludendo la legge e per cercare, tramite la legge stessa, di evitare che accadano alcune situazioni. Sono trascorsi quindici anni dall'approvazione delle ultime leggi in materia, quindi è evidente che la fase di rincorsa del Parlamento è lenta. Anche da tale punto di vista, pertanto, credo che la Commissione antimafia debba dare un forte contributo per capire dove sia necessario intervenire con modifiche legislative, per evitare che avvenga ciò che sta succedendo nel paese. Dobbiamo comprendere il fenomeno. Dobbiamo capire perché non riusciamo a scardinarlo, tenendo ben presente che, ovviamente, i fenomeni della criminalità organizzata sono mondiali, sono presenti in tutti i paesi e sono, quindi, estremamente complessi.
Credo che la Commissione debba oggi lavorare ad un progetto molto ambizioso, abbandonando i rivoli delle ricerche. Troppe volte, infatti, alcuni commissari si sono messi a fare più che i commissari dell'antimafia, i commissari di polizia, divertendosi a condurre minute indagini su alcuni paesini, magari perché in tali paesini avevano nemici politici. Credo, invece, che sia necessario alzare il tono del lavoro della Commissione antimafia; bisognaPag. 28comprendere i fenomeni, bisogna comprendere, in questo momento, cosa sta avvenendo nel paese, nelle varie regioni da tali fenomeni interessate. Onorevoli colleghi, badate bene, oramai non è più solo un problema del Mezzogiorno, ma riguarda tutto il paese!
Quindi, l'augurio che rivolgo alla Commissione è che essa possa assolvere nel miglior modo possibile ad un compito così complesso e difficile (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
(Votazione finale ed approvazione - A.C. 40 ed abbinate-D)
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di legge n. 40 ed abbinate-D, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della criminalità organizzata mafiosa o similare) (Approvata dalla Camera in un testo unificato, modificata dal Senato, nuovamente modificata dalla Camera e nuovamente modificata dalla I Commissione permanente del Senato) (40-326-571-688-890-D):
(Presenti 508
Votanti 506
Astenuti 2
Maggioranza 254
Hanno votato sì 506).
Prendo atto che il deputato Adolfo non è riuscito ad esprimere il proprio voto.
Seguito della discussione della proposta di legge Realacci: Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse (Approvata dalla Camera, modificata dal Senato, nuovamente modificata dalla Camera e nuovamente modificata dalla XIII Commissione permanente del Senato) (A.C. 17-D) (ore 13).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge, approvata dalla Camera, modificata dal Senato, nuovamente modificata dalla Camera e nuovamente modificata dalla XIII Commissione permanente del Senato, d'iniziativa del deputato Realacci: Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse.
Ricordo che nella seduta di ieri si è conclusa la discussione sulle linee generali.
(Esame degli articoli - A.C. 17-D)
PRESIDENTE. Avverto che non saranno posti in votazione gli articoli 2, 3, 4, 5, 6 della proposta di legge, in quanto non modificati dal Senato.
Si procederà, pertanto, all'esame dell'unico articolo modificato dal Senato.
(Esame dell'articolo 1 - A.C. 17-D)
PRESIDENTE. Passiamo dunque all'esame dell'articolo 1 della proposta di legge (Vedi l'allegato A - A.C. 17-D sezione 1), al quale non sono stati presentati emendamenti.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 487
Votanti 486
Astenuti 1
Maggioranza 244
Hanno votato sì 486).
Prendo atto che i deputati Adolfo, Berruti e Bianco non sono riusciti ad esprimere il proprio voto.
(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 17-D)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Francescato. Ne ha facoltà.
GRAZIA FRANCESCATO. Signor Presidente e colleghi, nell'annunciare il voto favorevole dei Verdi, vorrei esprimere anche la nostra grande soddisfazione perché siamo al punto finale dell'istituzione di questa Commissione parlamentare di straordinaria importanza, che darà continuità al prezioso ed intenso lavoro già svolto nella XIII e XIV legislatura.
Sapete bene, colleghi, che il problema dei rifiuti è sicuramente in testa alla hit parade delle questioni chiave per garantire la tutela ambientale e la sostenibilità dello sviluppo, a livello non solo nazionale ma planetario. Ricordo soltanto il trentesimo anniversario, scaduto proprio quest'anno, della prima Conferenza Habitat sugli insediamenti umani, svoltasi a Vancouver nel 1976; l'appuntamento, quest'anno, era dedicato alla sfida di rendere sostenibile le nostre città. Una sfida epocale, perché ormai - voi lo sapete - è stato attuato il sorpasso: la popolazione urbana del pianeta è di gran lunga superiore a quella rurale.
Ebbene, è stata quindi data specifica attenzione nell'ambito di questo forum alla corretta impostazione del ciclo dei rifiuti. Si è più volte ribadito nei documenti finali il concetto che occorre rilanciare e dare piena attuazione alla ormai famosa strategia o regola delle «tre R», tra le quali ridurre i rifiuti all'origine e praticare la raccolta differenziata. A quest'ultimo proposito vorrei fare un inciso: il rilancio della raccolta differenziata è ora possibile, ovunque e in tempi brevi e anche nelle condizioni più disastrate. Un solo esempio: anche in Campania che - lo sapete - vive nell'emergenza perenne dal punto di vista dei rifiuti, ci sono comuni virtuosi. Infatti, sono ben otto i comuni del salernitano - tra cui Mercato San Severino - che, nel giro di pochi anni, sono riusciti a raggiungere l'obiettivo del riciclo. Dunque, se si vuole, si può, e dobbiamo farlo. Infine, la terza «R» è riciclare, vale a dire ridurre all'origine la raccolta differenziata.
Vorrei dire appena poche parole sul riciclaggio, perché si parla sempre di elementi soltanto negativi per ciò che riguarda il ciclo dei rifiuti, mentre sarebbe ora di dare attenzione anche agli elementi positivi. Vorrei ricordare - e lo evinco dal rapporto «Riciclo equo ed efficiente, potenzialità ambientali, economiche ed energetiche», curato dall'istituto di ricerca Ambiente Italia - che l'industria del riciclo ha assunto in Italia ed in Europa un'importanza rilevante, anche dal punto di vista economico. Pensate che il settore è cresciuto a ritmi superiori rispetto a quelle dell'industria nel suo complesso, come dimostrano i tassi di crescita che, tra il 2000 e il 2004, hanno raggiunto il 5 per cento, in un contesto in cui l'indice della produzione industriale ha subito una contrazione del 3,8 per cento. Dunque, il nostro paese può vantarsi di aver raggiunto gli obiettivi di riciclo fissati dalla direttiva comunitaria n. 2004/12/CEE e dal decreto legislativo n. 152 del 1999.
Ma ciò non basta. A questo considerevole ruolo economico dobbiamo aggiungere le condizioni ambientali del sistema di recupero e riciclo. Ricordo che le operazioni di riciclo comportano tra l'altro il minore prelievo delle risorse, la riduzione dei consumi energetici e delle emissioni dei gas a effetto serra. Si comprende, quindi, quanto sia importante rafforzare il settore del riciclo e valorizzare il riciclaggio anche per contribuire al rispetto degli obblighi derivanti dal Protocollo di Kyoto;Pag. 30obblighi che nella precedente legislatura abbiamo disatteso, incrementando addirittura le emissioni di gas serra. Quindi, plaudiamo al taglio del 10 per cento realizzato nei giorni scorsi.
A tale riguardo dobbiamo anche valutare se un importante investimento in questa direzione possa essere adeguatamente garantito dalle autonomie territoriali. Bisogna considerare a questo proposito che la Commissione europea ha recentemente proposto tale strategia a livello comunitario per la prevenzione e il riciclo dei rifiuti. Una strategia a lungo termine che mira a fare dell'Europa una società che ricicla e i cui i rifiuti non evitabili vengono trasformati in risorse.
Questo per dire che il settore del riciclaggio costituisce per noi una scommessa cruciale e, certamente, una grande opportunità per il sistema Italia. Ricordo, tra l'altro, che proprio per favorire questo cambiamento di rotta, è stata recentemente istituita dal ministro dell'ambiente una struttura di coordinamento e di supporto delle attività svolte dai commissari delegati delle regioni nelle quali è stato dichiarato lo stato di emergenza nel settore dei rifiuti, sempre al fine di promuovere le famose «tre R». Naturalmente, la Commissione ambiente ha in programma una indagine conoscitiva proprio su questo elemento.
Si tratta di trasformare il problema dei rifiuti in un'opportunità, recuperando anche l'impostazione originaria del decreto Ronchi, che persegue gli obiettivi della riduzione, della selezione, della raccolta differenziata, del recupero delle materie prime, attraverso un monitoraggio corretto dei rifiuti «dalla culla alla tomba».
A tale proposito ricordo che occorre «cancellare» una serie di norme specifiche approvate nella passata legislatura che di fatto hanno demolito l'impostazione originaria del decreto. Tra l'altro, tali norme sono state oggetto di procedure di infrazione aperte dalla Commissione europea nei confronti dell'Italia per violazione delle norme comunitarie in materia di rifiuti. In particolare, quelle riguardanti la definizione «rifiuto», i materiali ferrosi, i rifiuti da scavo e altri argomenti che si stanno comunque affrontando in sede di revisione del codice ambientale.
Questa complessa situazione costituisce di fatto un terreno favorevole allo sviluppo di attività illecite in questo settore, rendendo più difficile spezzare il legame perverso tra gestione del ciclo dei rifiuti ed organizzazioni criminali. Non è un caso che tale legame si sia rafforzato negli ultimi tempi, come accertato dal recente rapporto di Legambiente nonché da una serie di dossier presentati dalle associazioni ambientaliste. Il business dei rifiuti è cresciuto del 17 per cento; in pratica vengono commessi tre reati ambientali all'ora. I clan coinvolti sono 202, per un volume di affari vertiginoso: 22 miliardi e mezzo di euro l'anno. Particolarmente preso di mira, oltre alle regioni meridionali tradizionalmente afflitte da questo fenomeno, è anche il nord Italia.
Noi Verdi siamo convinti che per affrontare questa sfida sia imprescindibile la costituzione di questa Commissione, in grado di monitorare in maniera puntuale e permanente l'intero ciclo dei rifiuti, di fare luce sui rapporti con la criminalità organizzata, di accertare la legittimità e la congruità dei comportamenti della pubblica amministrazione e di proporre soluzioni per arginare un fenomeno che costituisce un grave attentato all'integrità non solo dell'ambiente, ma anche del nostro paese. Per tali motivi dichiariamo il nostro voto favorevole sul provvedimento in esame (Applausi dei deputati del gruppo Verdi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cirielli. Ne ha facoltà.
EDMONDO CIRIELLI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, innanzitutto intendo annunciare il voto favorevole del gruppo di Alleanza Nazionale su questo importante provvedimento, soprattutto in considerazione di quanto sta accadendo nell'Italia meridionale e, in particolare, in Campania. Chiaramente, il nostro voto favorevole è politicamente condizionatoPag. 31all'effettivo funzionamento dell'istituenda Commissione rispetto agli importanti obiettivi indicati nell'articolo 1.
A tale proposito, siamo rimasti un po' sorpresi dal fatto che la Commissione territorio, ambiente, beni ambientali del Senato abbia ristretto ulteriormente il campo dei provvedimenti che la Commissione di inchiesta può adottare, non prevedendo la possibilità di adottare quelli attinenti alla segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione. Non comprendiamo la natura di questa limitazione, ma, ovviamente, non per questo faremo venire meno il nostro appoggio all'istituzione della Commissione.
È chiaro che ci aspettiamo che non si verifichi quanto purtroppo è accaduto nella scorsa legislatura; mi riferisco alle relazioni approvate all'unanimità di forte censura e di richiesta di intervento su alcune regioni, come la Campania, dove la gestione commissariale del presidente della regione, l'onorevole Antonio Bassolino, era stata giudicata fallimentare e assai negativa per l'impatto sulla spesa pubblica: sono stati di fatto sperperati migliaia di miliardi senza costruire nemmeno un termovalorizzatore!
In questi quattro mesi di Governo Prodi - mi corre l'obbligo di denunciarlo - non si è saputo fronteggiare l'emergenza scoppiata in estate in questa regione! Vorrei dire ai miei colleghi che non provengono dalla Campania che anche se in questa regione si pagano le tasse più alte d'Italia per lo smaltimento dei rifiuti, le città sono invase dagli stessi! È un'altra forma di sfruttamento dell'Italia meridionale, perché, sapientemente, la regione Campania ha avviato in molte regioni del nord, tra cui l'Emilia-Romagna, rossa in testa, lo smaltimento dei rifiuti che, viceversa, in attuazione del piano regionale previsto dieci anni fa dall'allora presidente Rastrelli, si potevano smaltire nei termovalorizzatori che, invece, non sono stati costruiti.
Altre regioni, come la Lombardia, con gli stessi soldi hanno costruito nove termovalorizzatori e oggi hanno potuto abbattere anche le spese per l'energia elettrica in quella regione. In tale contesto, vorrei richiamare gli altri gruppi alla serietà, a prescindere dall'appartenenza politica, perché ciò che accade in Campania è veramente vergognoso! Vi è il rischio di epidemie, perché quattro mesi fa il Governo nazionale non ha voluto fare quello che era logico fare, vale a dire trasferire i rifiuti al di fuori della regione. Oggi, dopo quattro mesi di emergenza, in cui le condizioni ambientali sono rapidamente deteriorate e la gente ha perso la fiducia anche rispetto all'importante opera di sensibilizzazione per la raccolta differenziata (vedere le città invase da rifiuti non aiuta a fare la raccolta differenziata!), dopo quattro mesi di assoluta inattività, finalmente il Governo nazionale ha deciso di smaltire e di trasferire i rifiuti fuori dalla regione.
Si tratta di una misura che doveva essere adottata immediatamente e non in piena stagione turistica, poiché la Campania vive essenzialmente di turismo. Si è provocato un autentico disastro ed anche una perdita di credibilità di fronte ai turisti stranieri e italiani che, magari, possono aver giudicato negativamente i cittadini campani che, invece, pagano le tasse più alte d'Italia.
Chiediamo, quindi, al Governo un intervento serio in Campania ed ai colleghi dei gruppi un atteggiamento serio e l'impegno a fare in modo che le relazioni approvate dalla Commissione, i provvedimenti suggeriti dalla stessa al Governo e agli enti locali siano poi rispettati e non diventino lettera morta. Diversamente, i soldi che saranno spesi, le sedute e le varie attività che svolgerà questa Commissione saranno soltanto l'ennesima presa in giro nei confronti dei cittadini d'Italia e soprattutto di coloro che versano in situazioni emergenziali e drammatiche, come gli abitanti della regione Campania.
Concludo il mio intervento ringraziando tutti per l'impegno, con la certezza che il problema dei rifiuti non deve essere affrontato con superficialità. Dall'attuale maggioranza ci aspettiamo energia e determinazione per punire gli abusi e per perseguire quanti, su questo annoso problema,Pag. 32si arricchiscono alle spalle dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Neri. Ne ha facoltà.
SEBASTIANO NERI. Signor Presidente, il Movimento per l'Autonomia esprimerà un voto favorevole sull'istituzione della Commissione parlamentare di inchiesta. Tuttavia, non possiamo fare a meno di osservare che, a volte, provvedimenti di questa importanza, che istituiscono Commissioni di inchiesta su materie delicatissime, possono sembrare l'esercizio di una grande ipocrisia da parte del Parlamento e del Governo nei confronti di quelle terre che, più di altre, sono martoriate dal fenomeno delle infiltrazioni mafiose e della delinquenza organizzata.
Non v'è dubbio che nel settore dello smaltimento dei rifiuti alberghi uno dei grandi affari gestiti dalla criminalità organizzata e che nel Mezzogiorno d'Italia il circuito dello smaltimento dei rifiuti sia sostanzialmente una delle attività maggiormente oggetto di infiltrazione, se non monopolio esclusivo, delle associazioni criminali.
Stupisce dunque che, parallelamente alla conclusione dell'iter legislativo per l'istituzione della Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse, si debba assistere all'ennesima, ulteriore mortificazione degli interessi del popolo siciliano rispetto alle scelte compiute in sede governativa: è dell'altro ieri il tentativo di approdo nel porto di Catania di una nave piena dei rifiuti provenienti dalla Campania ed è di questi giorni - ancora oggi il presidente della provincia di Catania terrà degli incontri, in sede governativa, per affrontare il problema - l'ipotesi di invio di altre navi colme di rifiuti che dovrebbero andare ad arricchire le già esasperate discariche della Sicilia!
Allora, vogliamo sapere se vi sia consapevolezza del fatto che la gestione delle discariche siciliane non è certamente estranea alla gestione dell'affaire rifiuti da parte della mafia in Sicilia! Vogliamo sapere se vi sia consapevolezza del fatto che, con le scelte del Governo di alimentare determinate discariche, si finisce con l'incentivare la realizzazione degli affari di quella criminalità organizzata che, a parole, si intende combattere!
In ogni caso, poiché oggi non esiste la possibilità di smaltire i rifiuti in modo diverso dall'utilizzo delle discariche d'ammasso, ci si chiede se il Governo sia consapevole del fatto che si produce in Sicilia un ulteriore degrado ambientale dal quale i siciliani non possono, in nome dell'ennesima emergenza, difendersi!
Presidente, onorevoli colleghi, è necessario chiarirsi in via definitiva. Non saremo noi a votare contro l'istituzione di una Commissione d'inchiesta che, nel momento in cui nasce, deve tener presente anche questa circostanziata denuncia. Infatti, il degrado ambientale in Sicilia è stato sempre imposto dalle raffinerie, con l'impossibilità di far sviluppare concretamente l'industria del turismo per il degrado territoriale che ci è stato regalato nel corso dei decenni (e che ancora oggi ci viene imposto), con la scelta scellerata di risolvere l'emergenza rifiuti in Campania creando l'emergenza rifiuti in Sicilia, in una condizione nella quale - lo ripeto perché deve essere sottolineato negli atti di questa Camera - la gestione del circuito di smaltimento dei rifiuti è una delle situazioni maggiormente inquinate dalle infiltrazioni mafiose!
Sotto questo profilo, i deputati del gruppo Misto-Movimento per l'Autonomia hanno il dovere di denunciare e protestare con decisione, preannunziando che, se la situazione non verrà chiarita, ne trarranno le dovute conseguenze e assumeranno altre iniziative.
Voteremo dunque a favore del provvedimento che istituisce la Commissione, ma esprimiamo lo sdegno per l'atteggiamento di disinteresse e mortificazione che il Governo, ancora una volta, impone al popolo siciliano (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Movimento per l'Autonomia).
PRESIDENTE. La Presidenza autorizza, sulla base dei criteri costantemente seguiti, la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della dichiarazione di voto del deputato Giuditta, che ne ha fatto richiesta.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Misiti. Ne ha facoltà.
AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Presidente e signori colleghi, nella discussione sulle linee generali di ieri abbiamo già formulato il giudizio positivo sull'istituzione della Commissione bicamerale d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse. Siamo convinti che spesso sono le stesse emergenze di alcune regioni, riferite allo smaltimento dei rifiuti, a favorire l'infiltrazione di fenomeni illeciti. Siamo anche dell'opinione che le regioni bene amministrate non hanno bisogno di commissari per l'emergenza rifiuti e sanno organizzare lo smaltimento con l'ausilio dei comuni e degli enti locali in generale.
La cultura dei cittadini, però, è la base per smaltire correttamente i rifiuti che produciamo. Quindi, il nostro giudizio non può che essere negativo in merito a quei Governi ed a quelle classi dirigenti regionali e locali che non si dimostrano capaci di risolvere la questione del corretto smaltimento dei rifiuti solidi urbani e dei rifiuti pericolosi.
Ci auguriamo che il Parlamento ed il Governo (e l'istituzione della Commissione bicamerale ne è un esempio) decidano di collaborare con le regioni, al fine di chiudere subito con le emergenze ed i commissariamenti. I rifiuti, infatti, vanno smaltiti in modo integrato, secondo quanto prevedono le norme europee, nazionali e regionali.
Certamente il ciclo inizia con la raccolta differenziata, che però non va vista come la panacea di tutti i mali. Essa va incrementata compatibilmente con l'adeguamento graduale delle tariffe e non deve rappresentare un ulteriore balzello per le popolazioni. La raccolta differenziata dipende molto dalla cultura, dalla scolarizzazione e da ciò che si insegna nelle scuole, a partire dalle elementari.
Spesso nelle leggi indichiamo obiettivi che non sono raggiungibili. La questione in esame richiede molto tempo per l'acculturamento generalizzato, soprattutto dei giovani. Il riciclaggio dei materiali è da incrementare il più possibile, anche in questo caso all'interno di una visione di sviluppo del mercato delle cosiddette materie seconde. Il recupero dei materiali di pregio (ed anche di energia come il biogas e - perché no - l'energia elettrica prodotta dalla termovalorizzazione) va sviluppato, tenendo conto che è necessario fare qualche sacrificio. Ciò significa che le amministrazioni non possono pensare di risolvere il problema dei rifiuti che producono, trasferendo in altre zone, in altre regioni e comuni, il prodotto della loro attività giornaliera.
Gli esempi migliori vanno quindi seguiti e le regioni che ancora non hanno raggiunto quegli standard si debbono porre tali obiettivi; il Parlamento, assieme ai consigli comunali, provinciali e regionali, dovrà sostenere uno sforzo volto al miglioramento del livello di vita e di civiltà. Inoltre, il raggiungimento dell'obiettivo al quale mi riferisco può consentire il conseguimento di migliori risultati nel turismo, in quanto i visitatori del nostro bel paese saranno incentivati solo da città pulite e da ambienti salubri, con assenza di aria poco sana e di inquinamenti selvaggi. L'oggetto del provvedimento al nostro esame va considerato non solo dal punto di vista igienico-sanitario e di civiltà, ma anche da quello economico, obiettivo principale dell'attività che caratterizza enti ed istituzioni.
Signor Presidente, l'Italia dei Valori voterà a favore dell'istituzione della Commissione bicamerale, anche se riteniamo che in questa legislatura ci si dovrà occupare per l'ultima volta della delinquenza nell'ambito del ciclo integrato dei rifiuti. Le regioni non dovranno più occuparsi di fatti illeciti, ma solo di migliorare la qualità della vita delle popolazioni che vi risiedono.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cacciari. Ne ha facoltà.
PAOLO CACCIARI. Signor Presidente, colleghi, sono già intervenuto su questa proposta di legge nel mese di luglio, periodo in cui si è svolto un approfondito dibattito sia in Commissione sia in aula. Ruberò quindi solamente pochi minuti per dire che il perfezionamento caratterizzante il provvedimento al nostro esame - grazie alla navetta tra Camera e Senato - mi pare utile, giusto e prezioso, anche perché permette di omologare le norme istitutive delle varie Commissioni d'inchiesta del nostro Parlamento.
Dobbiamo ora recuperare i mesi spesi in questa operazione di perfezionamento sapendo che vi sono grandi aspettative da parte di molte realtà del paese; si confida molto sul lavoro che questa Commissione si accinge a svolgere.
Molte popolazioni del nostro paese sono doppiamente sofferenti, soffocate dai rifiuti - qualche collega ha ricordato le drammatiche situazioni che caratterizzano alcune zone del Mezzogiorno d'Italia -, dalle mafie, dalle ecomafie e dagli approfittatori di ogni genere che si annidano lungo tutto il ciclo relativo allo smaltimento dei rifiuti.
Permettetemi di ricordare che, nell'ambito della nostra Commissione, dovremmo svolgere un compito più ampio. Per esempio, dovremmo farci carico di quei paesi e di quelle popolazioni che vedono smaltire i loro rifiuti anche all'estero. Siamo esportatori di rifiuti tossici e pericolosi, come ci rammenta la vicenda di quella nave battente bandiera panamense, composta da un equipaggio russo e al servizio di compagnie olandesi. Questa nave scaricò in Costa d'Avorio i rifiuti tossici raccolti in vari paesi d'Europa; ciò provocò la morte di una decina di persone e l'intossicazione di migliaia di soggetti.
Dobbiamo quindi compiere un lavoro veramente a largo raggio, consci dell'esigenza di porre attenzione non solo alle ecomafie, le quali - com'è stato ricordato - si occupano di discariche, dello smaltimento abusivo dei rifiuti e via dicendo, ma anche alle cosiddette tecno-lobby. Spero che la Commissione si interroghi sul ruolo di tali lobby che presentano tecnologie miracolistiche di smaltimento dei rifiuti e che, attraverso il fuoco, avrebbero il compito di operare una grande palingenesi, eliminando dalla faccia della terra le scorie indesiderate.
Molto spesso queste tecnologie nascondono anch'esse profitti non dichiarati, corruzione e costi spesso addirittura maggiori - anche se mascherati - di quelli che, invece, una saggia politica di riciclaggio e recupero attraverso la raccolta differenziata dei rifiuti potrebbe comportare.
La Commissione che stiamo per istituire ha anche il compito di proporre soluzioni legislative al Parlamento - credo che ce ne sia davvero bisogno - posto che queste ecomafie, il business illecito dei rifiuti, la criminalità organizzata che si nasconde dietro la filiera dei rifiuti, evidentemente esistono anche in quanto possono approfittare di normative dalle maglie larghe attraverso cui è facile penetrare ed aggirare la legislazione italiana per fini e profitti illeciti.
Siamo ad una scadenza importante (l'attuazione, con modifiche, del cosiddetto testo unico ambientale, il decreto legislativo n. 152 del 3 aprile 2006) e, quindi, abbiamo anche l'urgenza di proporre al Parlamento le modifiche alla legislazione in essere. Con l'augurio di buon lavoro alla istituenda Commissione, il gruppo di Rifondazione Comunista annuncia il voto favorevole al provvedimento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tucci. Ne ha facoltà.
MICHELE TUCCI. Discutere sulla istituzione di una Commissione d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti, che proseguirebbe - come è ovvio - i lavori parlamentari delle scorse legislature, potrebbe sollevare dei dubbi sulla effettiva utilità di questo organismo. Tuttavia, come è già stato autorevolmente ricordato, la Commissione di cui si chiede l'istituzione nelle due passatePag. 35legislature ha prodotto sicuramente un lavoro buono, oserei dire anche proficuo.
Ricordo infatti circa 31 missioni conoscitive che, insieme a centinaia di sedute, hanno consentito al Parlamento non soltanto di ascoltare sull'argomento migliaia di persone ma anche di produrre nuovi documenti poi inviati ai Presidenti delle Camere. Forse, ciò che è mancato ad oggi è stata esattamente la finalizzazione di questo lavoro, nel senso che il Parlamento è stato chiamato a discutere sull'istituzione delle Commissioni ma non a decidere sul lavoro da queste svolto.
Si tratta di un problema molto importante, che non si riferisce soltanto all'aspetto conoscitivo delle indagini svolte dalle Commissioni, le quali hanno potuto e potrebbero ancora dare un notevole contributo qualora il grande lavoro svolto al loro interno potesse tradursi in iniziative legislative di modifica di una normativa che, spesso, è inadeguata per combattere i fenomeni di cui stiamo discutendo. Pertanto, ritengo che ogni angolo del paese sia stato osservato e studiato.
La Commissione parlamentare è servita a fare emergere pratiche usuali e diffuse di occultamento, trasferimento e smaltimento illecito che, oltre a distruggere ecosistemi naturali, ha messo e sta mettendo a rischio intere comunità e popolazioni. Le notizie di questi giorni dovrebbero far riflettere sulle conseguenze o sui provvedimenti consequenziali che il Parlamento dovrebbe assumere in ordine al lavoro svolto dalla Commissione. In particolare, la relazione di sintesi finale ha centrato la sua attenzione sui temi della nozione giuridica di rifiuto, sul rapporto con la normativa europea, sul tema dei rifiuti speciali, delle bonifiche, sulla vicenda della Somalia e sul fenomeno delle navi a perdere, sugli affondamenti programmati e realizzati di navi cariche di rifiuti tossici. Un buon lavoro, dunque, che è necessario mantenere attivo come sistema di osservazione sulle innumerevoli filiere, in cui le materie prime si trasformano, si utilizzano, degradano e sono infine confinate e restituite all'ambiente, e che occorre proseguire perché rappresenta un segnale di attenzione da parte del Parlamento nei confronti del fenomeno delle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti, che, purtroppo, continua a manifestarsi fragorosamente.
Auspico, pertanto, che la prossima Commissione riesca ad adottare una linea di marcia meglio indirizzata a fornire al Parlamento, alle regioni, alle province e agli operatori pubblici tutti soluzioni organiche ed efficaci, utili, insomma, a stringere le maglie del sistema e ad interdire sul nascere ogni attività criminale sui rifiuti, che rappresenta un delitto all'ambiente e soprattutto alla salute.
La mole di lavoro prodotta in questi anni ci ha portato ad alcune conclusioni da tenere in stretta considerazione. L'attività di indagine deve sempre avere uno sbocco prospettico, altrimenti le Commissioni di inchiesta sono insignificanti e nulle. In questi anni, anche grazie al lavoro degli organi inquirenti, è emerso che tutte le regioni italiane sono toccate dalle lotte del traffico illecito dei rifiuti, sia urbani che speciali. Ritengo, dunque, non più rinviabile l'introduzione nel sistema penale italiano di norme giuridiche certe, che individuino la natura del delitto ambientale, che più efficacemente tutelino l'ambiente, che non lascino dubbi sulla loro interpretazione e che, soprattutto, non diano la possibilità a persone senza scrupoli di trovare i soliti cavilli giuridici per sfuggire alla legge. Credo, inoltre, sia altrettanto importante garantire l'obbligo di risarcimento dei danni ambientali provocati, così come quello di ripristino dello stato dei luoghi danneggiati.
In tal senso, l'istituzione, anche in questa legislatura, di una Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse e la stessa relazione annuale che la Commissione presenterà al Parlamento devono avere la forza e la capacità di stimolare un dibattito vero e costruttivo e, nel contempo, di individuare risposte legislative ed approvare norme conseguenti. In questa direzione, dichiaro il voto favorevole del gruppo dell'UDC [Applausi dei deputatiPag. 36del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mazzoni. Ne ha facoltà.
ERMINIA MAZZONI. Vorrei brevemente svolgere alcune considerazioni su questo provvedimento, conformandomi comunque alla dichiarazione di voto favorevole appena espressa dall'onorevole Tucci. Stiamo istituendo per la terza volta la Commissione di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse, una Commissione che, come abbiamo sentito più volte ripetere in quest'aula, ha già lavorato per dieci anni e che, quindi, si appresta a proseguire il suo lavoro per altri cinque anni.
Se dovessi guardare a questa Commissione con l'occhio del cittadino campano - e tale sono -, mi chiederei: ma questo Parlamento ha davvero ancora necessità di fare inchieste per capire se il ciclo dei rifiuti funziona? Mi domanderei ancora: è stato dato seguito alla legge nazionale? Le amministrazioni locali e territoriali, a partire dalla regione, sono adempienti e hanno messo in atto tutti quegli strumenti che la normativa nazionale assegnava loro? Le attività connesse al ciclo dei rifiuti - che in Campania esiste, ma è un ciclo sui generis - sono legate ad attività illecite? Sono esse realmente appannaggio della malavita organizzata? Devo dire che risponderei immediatamente: no, non ne abbiamo bisogno, ma abbiamo bisogno di tutt'altro.
Voglio fare ricorso a quel tipico atteggiamento ottimistico e bonario del popolo al quale appartengo, quello della Campania, un ottimismo - sebbene un po' appannato perché vituperato dagli eventi - che ci aiuta sempre a sperare nel futuro. Confermo dunque il mio voto favorevole all'istituzione della Commissione, sperando che essa possa finalmente produrre dei risultati.
Cionondimeno, devo aggiungere che non accetto di vestire i panni del campano cui si attribuisce la filosofia del «tiriamo a campare»: lo rifiuto categoricamente! Desideriamo che si faccia qualcosa, che si cambino le cose in Campania.
In tale occasione devo necessariamente rivolgere prima di tutto un appello forte al Governo, perché ormai esso ha assunto la piena responsabilità della gestione del problema dei rifiuti in Campania. Lo ha fatto qualche anno fa - a mio avviso incomprensibilmente - il precedente Governo, liberando il presidente della regione Campania, Bassolino, dalle sue responsabilità e consentendogli oggi - è una notizia di questa mattina, che potete leggere sui giornali - di pontificare da anima pura nei confronti di coloro che non danno risposte a tale emergenza, e di innalzarsi addirittura a paladino dei problemi della Campania, stanziando come regione, in un programma incerto, non definito, non chiarito e molto oscuro, 30 milioni di euro per risolvere il problema, dopo che, per oltre dieci anni, vi ha speso circa 800 miliardi.
Vorrei capire dunque cosa abbia voluto fare il Governo precedente, liberandolo dalle sue responsabilità, e cosa faccia il Governo attuale, continuando a confermare il commissariamento della Campania in capo al personale della carriera prefettizia, continuando quindi a mantenere la responsabilità a livello centrale.
Dico solo che il neonominato commissario per l'emergenza rifiuti in Campania, il prefetto Bertolaso, dopo pochi giorni dall'assunzione del suo incarico ha giustamente dichiarato che il problema è la malavita. Non consentiamo attraverso la strumentalizzazione e la politicizzazione di questo dramma di consegnare l'intera regione alla malavita organizzata: questo è quanto ha dichiarato giustamente il prefetto Bertolaso.
Al Governo dico che ha una grande responsabilità: non può pensare di avere risolto il suo impegno nominando una Commissione e affidando ad essa un compito di inchiesta, né tantomeno può pensare di avere risolto i propri impegni e le proprie responsabilità nominando - come già ha fatto il ministro Pecoraro Scanio - l'ennesimo coordinamento di studio e consulenza.Pag. 37In Campania non abbiamo bisogno di consulenti ma di forze di intervento, perché abbiamo un nemico difficile da combattere!
Alla istituenda Commissione vorrei rivolgere un appello affinché consideri al primo punto del proprio impegno di lavoro la questione della Campania, che non è più un problema regionale, bensì nazionale, che riguarda tutto il paese, come ho sentito ribadire da alcuni colleghi del nord, dalla Lombardia al Veneto, i quali si sentono gravati, onerati e tartassati dal dramma da noi vissuto in Campania. Pensate quanto possano esserlo i cittadini della Campania! È un diritto al quale questo Governo deve dare risposta: noi come parlamentari siamo impegnati a collaborare [Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cota. Ne ha facoltà.
ROBERTO COTA. Presidente, la Lega voterà a favore del provvedimento in esame, anche se oggi più che mai alcune riflessioni e considerazioni si impongono.
Stiamo per approvare per la terza volta l'istituzione di una Commissione d'inchiesta che ha un raggio d'azione molto giusto ed appropriato, come definito dall'articolo 1. Si chiede che il Parlamento, a fronte di una situazione come quella dello smaltimento dei rifiuti che non si risolve, soprattutto in alcune realtà, faccia luce in ordine alle infiltrazioni di criminalità organizzata, alla gestione di quel fenomeno, all'applicazione della legge e alla responsabilità politica di talune amministrazioni centrali e periferiche. Tutto questo va bene, siamo favorevoli, ma dobbiamo registrare che in tanti anni, purtroppo, non è cambiato nulla, perché in questi giorni la regione Campania sta invadendo con i rifiuti tutte le altre regioni. Da uomo della Padania devo dire che sta invadendo le regioni del nord secondo il copione di un film già visto.
Le cose non succedono a caso: in Campania c'è un governatore o presidente della regione, che, a vario titolo, da oltre dieci anni avrebbe dovuto occuparsi del problema rifiuti e invece non l'ha fatto. Non solo, ma oggi, come ha detto giustamente la collega Mazzoni, egli si fa paladino delle istanze e degli interessi della Campania stanziando in modo magnanime dei fondi o una parte di fondi per risolvere questo problema, dopo avere negli anni sprecato e sperperato migliaia di miliardi senza essere riuscito ad affrontare il problema.
Qui ci sono due aspetti. Il primo aspetto è collegato alla responsabilità e alla responsabilizzazione degli amministratori locali, e ci deve indurre a riflettere ulteriormente sul federalismo. Penso che con un federalismo vero quanto accaduto in Campania non si sarebbe potuto verificare, con un federalismo vero ciascuno si sarebbe assunto le proprie responsabilità; con un federalismo vero non si sarebbe potuto dire «tanto paga Pantalone», come sistematicamente è avvenuto; con un federalismo vero ci sarebbero state quanto meno delle chance in più di risolvere il problema, nell'interesse dei cittadini della Campania.
Il secondo aspetto è collegato al fatto che questa situazione non può più essere tollerata con riferimento anche alle altre regioni. Penso che le regioni del nord non debbano essere la «pattumiera» di chi non è in grado di gestire il problema dei rifiuti (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Forza Italia); siamo stufi di essere considerati la «pattumiera» e di vedere scaricato sul nord il barile delle incapacità e delle irresponsabilità altrui. Oltretutto, in base ad una modifica contenuta in un recente provvedimento legislativo sembra che oggi le regioni non possano neanche più avere voce in capitolo e siano costrette a prendersi tutta la «mondezza» del sud, dovendo necessariamente essere la «pattumiera» della Campania.
Non lo dico perché non vogliamo dare accesso ad istanze solidaristiche nei confronti di alcune regioni, ma semplicemente perché questa non è solidarietà. Non è solidarietà accogliere rifiuti quando ciPag. 38sono governatori che spendono e spandono nel fare missioni negli Stati Uniti, con tre sedi negli Stati Uniti che costano miliardi all'anno (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Forza Italia). Questa non è solidarietà, questo è concorrere ad uno sperpero! Noi non vogliamo assolutamente concorrere a questo sperpero; sentiamo la responsabilità di dover difendere gli interessi del nostro territorio, che non è la «pattumiera» di nessuno.
Se qualcuno non è in grado di gestire il problema dei rifiuti e non è in grado di operare scelte responsabili, si deve assumere le sue responsabilità. Realizzare gli inceneritori, cari colleghi, comporta delle responsabilità, e lo sanno i nostri sindaci, che spesso debbono subire l'impopolarità di certe scelte. Quando si governa, non lo si fa soltanto per organizzare la stagione lirica al teatro di Napoli o per effettuare missioni con 200 persone negli Stati Uniti, ma si governa per dare risposte ai cittadini. Speriamo che in parte la Commissione di inchiesta riesca a dare queste risposte (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), anche se noi, dopo tanti anni, non abbiamo fiducia nelle Commissioni di inchiesta: abbiamo più fiducia nella gente, che si svegli e che faccia capire veramente che le cose così non possono più andare avanti (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barani. Ne ha facoltà.
LUCIO BARANI. Signor Presidente, anche il gruppo della DC-PS vuole portare il suo contributo alla discussione e, comunque, voterà a favore dell'istituzione della Commissione parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse.
Credo di poter dire che, se le cose andranno avanti così, questa Commissione dovrà essere permanente, perché con una legislazione appropriata dobbiamo fare in modo che le amministrazioni locali e regionali risolvano il problema.
Ci sono attività illecite quando il pubblico non risolve il problema e credo che esista una strana connivenza tra l'amministrazione pubblica per non risolvere questo problema e consentire, quindi, che le attività illecite possano, come tentacoli, invadere e penetrare nel tessuto amministrativo. Infatti, se continuassimo a non vedere, non sentire e non parlare, se non risolvessimo il problema alla radice, creando pubblicamente in ogni regione ed in ogni realtà locale come idonei strumenti inceneritori e discariche controllate, non potremmo più frenare le attività illecite. Fino a quando esisterà una regione come la Campania, questa Commissione dovrà essere permanente, perché non possiamo ancora far finta di non conoscere quello che c'è dietro il racket del caro-rifiuto: esiste e continua ad esistere. D'altronde, con un ministro come Pecoraro Scanio, che non vuole risolvere, non vuol vedere, non vuole applicare neanche il protocollo di Kyoto, dove vogliamo andare?
Dobbiamo renderci conto che abbiamo questo problema e le amministrazioni locali - chi vi parla è un amministratore locale da parecchi anni - tutti i giorni si scontrano con la necessità di raccogliere e di smaltire i rifiuti, ma non esiste una legislazione, non esistono strumenti appropriati per far sì che il pubblico controlli il ciclo dei rifiuti. Allora, quando c'è una zona grigia, una zona nera, un buco lasciato dal pubblico, subentrano le realtà malavitose.
Nel campo dei rifiuti esiste poi, la zona grigia della magistratura, perché in qualsiasi momento sequestrano e impediscono alle amministrazioni di andare avanti: una strana connivenza tra questi atteggiamenti della magistratura e le attività malavitose, che non si comprende. Abbiamo bisogno di chiarezza - come gruppo, abbiamo presentato anche diversi emendamenti che non sono stati accolti - perché o si risolve il problema alla radice, oppure questa dovrà essere una Commissione permanente, in quanto vogliamo che sia tale, il Governo vuole che sia permanente.
Allora, applichiamo il protocollo di Kyoto, risolviamo pubblicamente con leggi il problema degli inceneritori e delle discarichePag. 39gestite dal pubblico, e state certi che, quando il pubblico è presente, le realtà malavitose spariscono!
Sembra proprio che esista una demagogia nei massimalismi verdi o ecologisti, che, quando un'amministrazione cerca di risolvere il problema alla radice, continuamente finanziano con denaro illecito la popolazione e la portano in piazza a contestare perché non vogliono che il problema si risolva.
Il nostro sarà dunque un voto favorevole, ma critico. Per essere l'ultima Commissione, come qualcuno ha auspicato, occorre che il Governo e il Ministero dell'ambiente siano in grado di risolvere alla radice il problema, proprio cercando di gestire pubblicamente il ciclo dei rifiuti oppure controllando che il privato risolva questo problema. Molte sono le regioni che non riescono a farlo per falsa demagogia, non solo la Campania, che è un esempio negativissimo; d'altronde, tale regione vota quel governo locale e se ne assumerà ovviamente le responsabilità.
Non possiamo continuare ad inviare treni stipati in Germania; oltre a non disporre di materie prime e ad acquistare energia elettrica e nucleare in Francia e nei paesi vicini, portiamo all'estero i rifiuti anche per la trasformazione. Un paese privo di materie prime, che addirittura deve pagare per poter smaltire il prodotto finale, è destinato al fallimento ed alla rovina.
In conclusione, crediamo, vogliamo e pretendiamo che questo Governo ed il ministro dell'ambiente producano leggi adeguate, altrimenti saranno responsabili e conniventi con le attività illecite collegate al ciclo dei rifiuti.
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, prima di dare la parola all'onorevole Mellano e ricordato il diritto di tutti i colleghi di intervenire in sede di dichiarazione di voto, faccio presente che abbiamo la possibilità di esaurire l'ordine del giorno odierno nell'arco della mattinata. Infatti, dopo la votazione finale sul provvedimento che stiamo esaminando, è prevista una sola votazione a scrutinio segreto, mentre nel pomeriggio avrà luogo lo svolgimento del question time. Se l'Assemblea tiene conto di quanto ho appena ricordato, è evidente - ripeto - che esiste la concreta opportunità di esaurire l'ordine del giorno nel corso della mattinata. Ovviamente, mi riferisco all'ordine del giorno odierno e non a quello della seduta di domani...
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mellano. Ne ha facoltà.
BRUNO MELLANO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, raccolgo l'invito del Presidente e mi accingo a svolgere un breve intervento, a nome del gruppo della Rosa nel Pugno (Commenti)...
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, per cortesia, vi prego di fare silenzio.
BRUNO MELLANO. Il mio gruppo esprimerà un voto favorevole all'istituzione di una Commissione di inchiesta sul ciclo dei rifiuti, che consideriamo indispensabile per le molteplici ragioni esposte dai colleghi, con intonazioni e motivazioni differenti a seconda delle varie «latitudini».
Ho chiesto di intervenire perché all'amico e collega Roberto Cota, del gruppo della Lega Nord, occorre dare una risposta, con calma e nell'assoluta correttezza di rapporto, come peraltro è stato già fatto direttamente con altri colleghi. È in corso una discussione sui rifiuti prodotti nella regione Campania che vengono distribuiti in altre regioni ed in particolare nel mio Piemonte. Occorre dire che l'istituenda Commissione di inchiesta è importante per comprendere in generale quale sia l'utilizzo e la destinazione dei rifiuti. Si tratta di capire quali siano le migliori strategie per gestire uno dei problemi epocali della società contemporanea e quali siano le migliori leggi per governare questo fenomeno.
Personalmente mi sento di suggerire alla Camera di prendere per una volta ad esempio la civilissima Germania e copiare letteralmente la normativa tedesca sui rifiuti, che mette in capo alle ditte produttrici anche l'onere della raccolta, degli imballaggi e degli involucri nei quali contenerePag. 40i prodotti presenti nella grande distribuzione, lasciando agli enti locali soltanto la raccolta del rifiuto domestico e civile. Si tratta di un suggerimento che forse in questa fase, pur nella discussione animata di questa mattina, può essere utile per la nostra riflessione.
Infatti, è certamente facile ragionare sul grande scandalo della gestione malavitosa dei rifiuti. È indubbio che dietro alla mancanza di gestione attuale vi sono grandi interessi della camorra, della mafia, della 'ndrangheta e della criminalità organizzata. Vale sicuramente in Campania, ma anche in Sicilia e in gran parte del nostro paese. Vale anche nel nord del paese, compresa la Padania del mio collega Roberto Cota. Vale anche nella mia civilissima Cuneo, dove ormai a cadenza mensile vengono trovate discariche abusive di rifiuti chimici, pericolosi ed inquinanti. E vale anche per gli impianti di nuovissima generazione.
In risposta ed anche un po' in polemica con il collega Cota, vorrei citare il caso specifico di Magliano Alpi, in provincia di Cuneo, dove la provincia ha autorizzato la costruzione e la gestione di un impianto di nuovissima generazione, neanche di discarica, ma addirittura di trattamento differenziato dei rifiuti, salvo il fatto che questi ultimi venivano trattati e lasciati macerare in apposite balle e fermentare al sole per mesi e mesi!
I cittadini hanno dovuto manifestare e denunciare alla magistratura il mancato funzionamento di quello che avrebbe dovuto essere il più innovativo impianto di gestione dei rifiuti.
A tutto questo la Commissione deve dedicare attenzione, senza guardare alle latitudini del nostro paese ed alle diversità territoriali, ma dando risposte in generale al problema epocale della gestione dei rifiuti.
Ad esempio, Torino discute da anni della costruzione di un inceneritore; siamo sicuri che la risposta tout court dell'inceneritore sia adeguata? Occorre capire che anche dietro alle risposte legittime vi sono interessi non sempre legittimi.
La gestione complessiva volta ad una riduzione della produzione dei rifiuti, è problema che ci dobbiamo porre come Parlamento. In questo senso, la Commissione d'inchiesta deve fornire risposte in generale rispetto ad una gestione che non è soltanto di certe regioni italiane ma anche, purtroppo, di tutto il paese.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Russo. Ne ha facoltà.
PAOLO RUSSO. L'emergenza che viene rappresentata dalle immagini televisive della città di Napoli è un'emergenza sanitaria dovuta ad incapacità gestionale e politica. La grande questione dell'emergenza rifiuti nel nostro paese riguarda invece i rifiuti speciali. Nel nostro paese 10 milioni di rifiuti speciali vengono prodotti dal sistema industriale e tale produzione non si ritrova nelle forme ordinarie di smaltimento. Probabilmente, c'è un errore nella compilazione dei modelli; probabilmente, c'è qualche leggerezza o incompletezza. La verità è che una quantità rilevantissima di rifiuti speciali prodotti dal nostro sistema produttivo va poi a finire nei greti dei fiumi, sotterrati in Campania o nelle Murgie, lasciati nel mare, spiaggiati o, peggio ancora, gettati in discariche abusive.
È facile sostenere che tutto ciò accade nel Mezzogiorno del paese grazie alla complicità, alla strumentalità e al sistema delle organizzazioni criminali. In parte è largamente vero, ma le ultime attività di indagine delle procure italiane e delle direzioni distrettuali antimafia rilevano sempre di più che il fenomeno sta virando, non è solo la mafia e le sue holding che si occupano di questa vicenda, ma sempre più un'imprenditoria senza scrupoli, imprenditori che, con l'obiettivo di massimizzare i profitti, dimenticano le sensibilità ambientali e chiudono del tutto gli occhi su questo fronte, affidandosi ad operatori senza scrupoli. Quelle che una volta erano le vie ordinarie, soprattutto in direzione nord-sud, divengono sempre più complicate. Le ultime attività di indaginePag. 41rilevano come i percorsi talvolta diventano nord-sud per poi ritornare verso nord e, sempre più, sfruttano rotte transfrontaliere. Il rifiuto viene attratto per ragioni economiche in luoghi in cui è più facile lo smaltimento illecito a tariffe più basse.
È un tema nazionale. Nulla a che vedere - ripeto - con l'incapacità gestionale della regione Campania rispetto a fenomeni che sono governati in ogni parte del mondo. Questo, viceversa, è un problema centrale che va affrontato e che credo sia utile affrontare con una nuova Commissione di inchiesta sul ciclo dei rifiuti.
Sull'efficacia dell'azione della Commissione credo sia utile riflettere anche dal punto di vista della sua capacità di produzione.
All'attenzione del Parlamento, relativamente alla passata legislatura, vi sono dodici relazioni che disegnano non solo il quadro di criticità in essere nelle varie regioni italiane ma anche le opportunità che il sistema paese ha a disposizione sul piano delle iniziative emendative normative per porsi in regola dal punto di vista della coscienza ambientale e per raggiungere condizioni di modernità in termini di tecnologie.
Credo che il senso dell'istituzione della Commissione sul ciclo dei rifiuti sia non solo quello della disamina, dell'analisi e dell'approfondimento accademico, ma soprattutto quello della proposta. Sono certo che tale Commissione saprà fare bene e meglio e sarà sicuramente un punto di riferimento per tutte quelle amministrazioni periferiche e locali che sono alla ricerca di modelli comportamentali, di moduli operativi, abbandonati, come sono, dal sistema delle autonomie regionali troppo spesso dimentiche di questo settore.
C'è un'emergenza che va affrontata, ed è quella normativa, in ordine all'introduzione del delitto ambientale nel nostro codice penale. Con tale previsione, e così interpreto le sollecitazioni provenienti dalle indicazioni delle tre precedenti Commissioni d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti (la prima Commissione, lo ricordo, fu monocamerale), si potrà finalmente chiudere una vicenda che consente agli eco-furbi di farla franca e agli eco-criminali di passarla liscia.
La Commissione deve, inoltre, iniziare ad analizzare come incida la raccolta differenziata nel nostro paese. In particolare, se sia ancora utile perseverare su questa strada di tipo ideologico-ambientale o non sia piuttosto utile mettere in campo una politica più concreta che misuri di cosa ha bisogno il nostro sistema paese - di quante e quali plastiche, di quanto e di quale vetro, di quanta e di quale carta - e, in tal modo, orientare lì la raccolta differenziata per far sì che i comuni non si sforzino inutilmente in raccolte improduttive ma alimentino, viceversa, una capacità produttiva in grado di reggere quelle filiere che nel mercato trovano riscontro.
Da ultimo, è necessario mettere mano anche alla normativa sulle bonifiche. Colleghi, se domattina iniziassero tutte le bonifiche già finanziate, si produrrebbe un incremento dello 0,4-0,5 per cento del PIL del paese. Evidentemente, ci sono problemi di burocrazia, normativi e di sovrapposizione di leggi regionali e nazionali. Vi è, insomma, un'articolazione che frena questa straordinaria opportunità di conoscenze, di tecnologie, di politiche ambientali e di risposta dello Stato per quei territori che hanno bisogno di veder bonificate le proprie aree.
In conclusione, rivolgo gli auguri alla Commissione che ci accingiamo ad istituire. Sarà l'ultima? Questo non dipenderà dalla Commissione ma, probabilmente, dal Governo e dal Parlamento se sapranno recepire quelle indicazioni. Auguri di vero cuore, ben sapendo che la Commissione che istituiremo saprà sicuramente far meglio di quanto hanno fatto le precedenti.
Per tutti questi motivi, preannuncio, a nome del gruppo di Forza Italia, il voto favorevole sulla proposta di legge in esame (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bandoli. Ne ha facoltà.
FULVIA BANDOLI. Signor Presidente, nell'annunciare il voto favorevole sul provvedimento in esame del gruppo de L'Ulivo desidero dare atto, facendo riferimento ad alcuni interventi specifici, ai colleghi dell'opposizione di aver svolto in questa sede una discussione di merito, sebbene con alcune punte polemiche che non condivido, e di aver dato ad essa il rilievo che secondo me merita.
Ritengo che la necessità di ricostituire la Commissione bicamerale di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse si motivi per alcune ragioni fondamentali.
È chiarissimo anche a noi che il ciclo dei rifiuti non è governato in molte regioni del nostro paese. È chiarissimo che non è governato come dovrebbe esserlo in Campania, in Sicilia, in Calabria ed in Puglia (faccio riferimento alle quattro regioni commissariate, ma mi rendo conto che i livelli di emergenza non sono uguali, dal momento che tali regioni hanno anche problemi diversi). Possiamo dire, quindi, che, nel nostro paese, vi sono molte realtà che non sono sotto il controllo delle regioni che dovrebbero governare il ciclo dei rifiuti.
Siamo sicuramente d'accordo sul fatto che l'entità della somma - 22 miliardi di euro l'anno! - sulla quale lucra l'ecomafia, la camorra, nel settore dei rifiuti, è inquietante, pazzesca, quasi equivalente a quella di una legge finanziaria dello Stato; e tutto ciò ai danni dell'ambiente, della sicurezza dei cittadini, della salute e della legalità! È chiaro perché serve una Commissione di inchiesta. Deve essere chiara, però, anche un'altra cosa: non possiamo reiterarla continuamente e non possiamo pensare che essa produca soltanto relazioni; la Commissione deve cominciare a fare interventi più puntuali anche in aree piccole. Sono molto utili le relazioni sullo stato generale di una regione, ma, a volte, è più utile indagare su un distretto, su una provincia, su un insieme di comuni nei cui territori esistono da anni discariche abusive, dove si registra un'incidenza di malattie e di tumori quattro volte più alta della media nazionale, dove non abbiamo mai messo le mani, diciamo così, per capire quali rifiuti si annidino nelle falde presenti nel sottosuolo.
Sono d'accordo, altresì, con quei colleghi i quali hanno rilevato che, mentre al centro-nord sono stati compiuti, negli ultimi cinque o dieci anni, sforzi evidenti per chiudere positivamente il ciclo dei rifiuti, nel Mezzogiorno d'Italia, invece, la questione è ancora notevolmente problematica ed aperta. Mi auguro che si riesca a compiere tutti uno sforzo. Non credo che si possano aprire polemiche al riguardo. Certo, ci sono anche opinioni diverse nel merito, ma il problema è nazionale, è di tutti.
Ha ragione il collega della Lega quando pone in rilievo che il nord accetta sempre di meno che i rifiuti del sud siano smaltiti negli impianti del centro-nord: sta diventando un problema di conflitto sociale, che dobbiamo gestire in tutte le aree del paese. È un elemento primario di civiltà che il Mezzogiorno annulli questo gap. Per farlo, c'è bisogno che cresca la capacità di governo delle suddette regioni, che sia migliorata la legislazione e, inoltre, che tutti diamo una mano alle regioni medesime per combattere l'illegalità. È chiaro che nel vuoto di programmazione e nell'assenza di precisi piani regionali si annida l'illegalità, che cresce e diventa padrona di un territorio che, a quel punto, non è più sotto controllo.
Penso che sia importante anche il controllo dei rifiuti che vanno verso l'estero (come ha rilevato già il collega Cacciari). A tale proposito, mi rivolgo ai colleghi della Lega: è vero che, al nord, è sempre più pesante continuare a ricevere i rifiuti che vengono dal Mezzogiorno; ma pensate, colleghi, quanto è pesante, per l'Africa, continuare a ricevere i nostri rifiuti tossici da oltre venticinque anni (Applausi di deputati del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea)! Quindi, ci sono tanti nord e tanti sud del mondo: non sì può vedere soltanto quello piccolo nel quale si vive! Noi, oggi, abbiamo questaPag. 43responsabilità e dobbiamo cercare di adempiere pienamente il nostro compito.
Penso, inoltre, che sia importante che oggi, in Parlamento, si dica tutti unitariamente che vi è il superamento, rapido e definitivo, della politica dei commissariamenti straordinari. Vi chiedo, onorevoli colleghi, di fare mente locale per un momento, tutti insieme, su un elemento: vi sono alcune regioni che hanno avuto ripetuti commissariamenti straordinari e nulla è cambiato. In Campania si è al terzo commissariamento - mi sembra - in due anni e mezzo. Lo stesso fenomeno - commissariamenti ripetuti - è avvenuto in altre regioni del Mezzogiorno. Ora, si può pensare che la nomina di un commissario straordinario risolva il problema, quando non lo ha risolto per oltre cinque anni? Possiamo pensare che una regione possa delegare la soluzione - lo chiedo alle regioni commissariate - a lungo, per anni, ad un commissario straordinario per il governo del ciclo dei rifiuti, quando è una tra le prerogative principali del governo regionale quella di regolare il settore?
Credo debba tornare in campo la politica e che non vi debbano essere solo i tecnici ed i commissari straordinari. Penso che i governi regionali debbano recuperare il loro protagonismo e la loro capacità di governo, ossia realizzare piani ed impianti necessari a chiudere, in ogni regione, in modo autosufficiente, il ciclo dei rifiuti della stessa regione, con la raccolta differenziata, il recupero, il riciclo e non facendo più viaggiare i rifiuti su e giù per l'Italia o per l'Europa.
Vi è, quindi, bisogno di una grande capacità di senso civico e di senso di responsabilità. Vi è bisogno che il ciclo dei rifiuti diventi una priorità dei governi regionali, anche del Mezzogiorno, e noi, con questa Commissione, intendiamo dare un contributo affinché ciò accada. Ma sia chiaro che protrarre la straordinarietà ed i commissariamenti straordinari per anni ed anni significa renderli ordinari ed inefficaci, significa deresponsabilizzare, nel lungo periodo, anche le regioni che subiscono tali commissariamenti.
Penso, infine, che il lavoro della Commissione debba cambiare in alcuni suoi punti. Ho detto, in precedenza, che servono le relazioni, ma servono soprattutto inchieste puntuali mirate, specifiche e rapide, che siano trasmesse dalla Commissione all'intero Parlamento in tempi rapidi, che diano altrettanto rapidamente la possibilità di agire, che facciano vedere al territorio ed ai cittadini presenti sul territorio che non è una Commissione che produce solo carta, ma che produce fatti concreti che riguardano i cittadini ed i territori. Abbiamo bisogno di imprimere a questa Commissione un altro segno, un altro indirizzo, più esecutivo e meno di analisi, se vogliamo dare ai cittadini del Mezzogiorno un segnale di speranza, che dall'emergenza si può uscire e che faremo, come Parlamento e come regioni di tutto il paese, la nostra parte per far sì che questo avvenga (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
Prego i colleghi di prendere posto e ricordo loro che, dopo la votazione finale della proposta di legge n. 17-D, si svolgerà un'altra votazione, a scrutinio segreto, sulle dimissioni del deputato Stefano Boco.
(Votazione finale ed approvazione - A.C. 17-D)
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di legge n. 17-D, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
(S. 768-B - Realacci: Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse) (Approvata dalla Camera, modificata dal Senato, nuovamente modificata dalla Camera e nuovamente modificataPag. 44dalla XIII Commissione permanente del Senato) (17-D):
Presenti 489
Votanti 488
Astenuti 1
Maggioranza 245
Hanno votato sì 488.
(La Camera approva - Vedi votazioni).
Sulle dimissioni del deputato Stefano Boco (ore 13,58).
PRESIDENTE. Comunico che, in data 14 ottobre 2006, è pervenuta alla Presidenza la seguente lettera del deputato Stefano Boco:
«Onorevole Presidente, con la presente le comunico la volontà di rassegnare le dimissioni dalla Camera dei deputati, desiderando svolgere il mio ruolo di sottosegretario di Stato nell'ottica di una costruttiva separazione tra il ruolo legislativo e quello esecutivo. L'occasione mi è gradita per porgere i miei più cordiali saluti. Firmato: Stefano Boco».
Avverto che ai sensi dell'articolo 49, comma 1, del regolamento, la votazione sull'accettazione delle dimissioni del deputato Stefano Boco avrà luogo a scrutinio segreto mediante procedimento elettronico.
Non essendovi iscritti a parlare, passiamo ai voti.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sulle dimissioni del deputato Stefano Boco.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 488
Votanti 483
Astenuti 5
Maggioranza 242
Voti favorevoli 238
Voti contrari 245.
(La Camera respinge - Vedi votazioni - Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e Lega Nord Padania).
Prendo atto che il deputato Schirru non è riuscito a votare. Prendo atto altresì che il deputato Formisano si è erroneamente astenuta.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle 15 con lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
La seduta, sospesa alle 14, è ripresa alle 15.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIA MELONI
Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il ministro della pubblica istruzione, il ministro per le politiche per la famiglia, il ministro della giustizia, il ministro dei trasporti, il ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e il ministro della solidarietà sociale.
(Affidamento dell'incarico di dirigente scolastico dell'Istituto «F. Jovine» a San Giuliano di Puglia - n. 3-00335)
PRESIDENTE. L'onorevole Astore ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00335
(Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 1).
Ricordo all'onorevole Astore che ha un minuto di tempo a disposizione.
GIUSEPPE ASTORE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor ministro, sono qui a ricordare la terribile tragedia del 31 ottobre 2002 che si è verificata a San Giuliano di Puglia e nell'intero Molise.
Come tutti sanno, in quell'occasione la scuola è crollata ed è poi stata allocata, nel più grave disagio, in una tensostruttura. SiPag. 45sta verificando un calo demografico-scolastico, come ho già ricordato in una interpellanza precedentemente presentata, e la ripresa delle lezioni è diventata difficile: i docenti e tutto il personale hanno incontrato gravissime difficoltà e, spesso, sono stati lasciati soli nel tentativo di riprendere la propria attività nella scuola e nell'intera comunità.
Tuttavia, il fatto grave è che, non volendo nessun dirigente assumere l'onere della presidenza dell'istituto comprensivo...
PRESIDENTE. Onorevole Astore, il tempo a sua disposizione è scaduto.
GIUSEPPE ASTORE. Allora, rinvio al testo della mia interrogazione.
PRESIDENTE. Il ministro della pubblica istruzione, Giuseppe Fioroni, ha facoltà di rispondere.
GIUSEPPE FIORONI, Ministro della pubblica istruzione. Signor Presidente, per rispondere all'interrogazione dell'onorevole Astore si deve partire dalla considerazione che la normativa vigente prevede che, a decorrere dall'anno scolastico 2006-2007, non possono essere più conferiti nuovi incarichi di presidenza, salvo la conferma degli incarichi già conferiti. Ciò in applicazione dell'articolo 1-sexies del decreto-legge del 31 gennaio 2005 n. 7, convertito con modificazioni nella legge 31 marzo 2005, n. 43. Pertanto, i posti vacanti di dirigente scolastico sono conferiti con incarico di reggenza, come stabilisce la legge stessa.
In tal senso, in data 2 marzo 2006, è stata adottata un'apposita direttiva dal ministro.
In merito al caso segnalato dall'onorevole interrogante, il competente direttore generale dell'ufficio scolastico per il Molise ha così riferito: il posto di dirigente scolastico dell'Istituto «Jovine» di San Giuliano di Puglia si è reso disponibile a partire dal 1o settembre 2006 e non è stato richiesto da alcun dirigente nella fase di mobilità conclusasi, per la nostra regione, il 30 giugno 2006. Pertanto, con nota del direttore, il 14 luglio 2006 il posto è stato dichiarato disponibile per reggenza.
Il medesimo direttore generale, consapevole della delicatezza e della complessità dell'incarico da conferire, ha nominato presso l'Istituto «Jovine», in qualità di reggente, il dirigente titolare dell'Istituto comprensivo «Del Gatto» di Santa Croce di Magliano, comune limitrofo a San Giuliano di Puglia, trattandosi di funzionario esperto e capace, a parere della direzione, che è stato già coordinatore di tutta l'area dei comuni interessati dal ben noto evento sismico ed è ben radicato nella comunità locale, quindi in grado di sovvenire alle istanze del comprensorio.
Risulta che la scelta effettuata ha incontrato il gradimento della comunità interessata e, attualmente, l'attività scolastica si svolge regolarmente, grazie anche all'apporto del reggente dirigente scolastico, fermo restando che la soluzione ottimale potrà essere trovata nel completamento delle procedure sia del concorso riservato per presidi incaricati sia della fase conclusiva di formazione del concorso ordinario per dirigenti, che potranno sopperire con le apposite graduatorie stilate direttamente dalla regione Molise.
PRESIDENTE. L'onorevole Astore ha facoltà di replicare.
Ricordo all'onorevole Astore che ha due minuti di tempo a disposizione.
GIUSEPPE ASTORE. Signor Presidente, signor ministro, sono parzialmente soddisfatto per la risposta. Credo che questo caso non vada trattato con la burocrazia. È sotto gli occhi di tutti quanto è avvenuto ed il fatto che la ripresa dell'attività scolastica è difficile. Le comunità locali vogliono rinascere intorno alla scuola, rispetto alla quale vi è un'attenzione incredibile da parte del comitato vittime, dell'intera comunità e dell'intera regione.
Ecco perché, nulla togliendo all'attuale dirigente ad interim - lei ha ragione, signor ministro: si tratta di una persona esperta e radicata in loco -, credo che la scuola in questione abbia bisogno di un dirigente a tempo pieno.
È questo il motivo per cui chiedo che venga effettuata, se possibile, una deroga ePag. 46che sia rivolta un'attenzione maggiore nei confronti di questa scuola. Infatti, vi è stata una grandissima attenzione nei primi mesi dopo il terremoto, ma oggi l'interesse sembra scemare.
Vorrei soprattutto evidenziare, signor ministro - e concludo -, che è difficile applicare i parametri per la formazione delle classi. Non bisogna dimenticare, infatti, che un'intera generazione di questo comune è sparita e non ritengo possibile usare i consueti parametri in un paesino che, compresi Colletorto e Bonefro (che fanno parte dell'istituto comprensivo), conta circa 1.100 abitanti.
Credo che lei visiterà la scuola in oggetto e constaterà quanti sacrifici compiono gli operatori scolastici. Si tratta, infatti, di una scuola completamente diversa, poiché incontra difficoltà nel rapportarsi continuamente con la comunità locale. Ritengo, quindi, che possa essere compiuto uno sforzo, per un periodo limitato di quattro o cinque anni, derogando all'applicazione di tali parametri anche nella formazione delle classi.
Non dobbiamo dimenticare, infatti, che, essendo sparita un'intera classe, dal prossimo anno scolastico, nel formare alcune classi, vi saranno enormi difficoltà nel rispettare tali parametri. Ma c'è di più, signor ministro.
PRESIDENTE. La prego di concludere!
GIUSEPPE ASTORE. La vita di questa comunità è stata anche colpita dal calo demografico e da una nuova ondata migratoria. Credo che tutti questi aspetti debbano essere decisamente presi in considerazione da uno Stato che deve stare vicino soprattutto ai soggetti più deboli (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
(Iniziative volte a reperire risorse adeguate per il rinnovo dei contratti del personale docente in scadenza nel dicembre 2006 - n. 3-00336)
PRESIDENTE. L'onorevole Frassinetti ha facoltà di illustrare l'interrogazione La Russa n. 3-00336 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 2), di cui è cofirmataria, per un minuto.
PAOLA FRASSINETTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, onorevole signor ministro, con la presente interrogazione intendiamo esprimere tutta la nostra preoccupazione in relazione al mancato accantonamento, nel disegno di legge finanziaria per il 2007, delle risorse per il rinnovo dei contratti del personale del comparto scuola scaduti nel 2005.
Chiediamo di sapere, in particolare, cosa intenda fare il Governo per evitare i tagli inerenti ai contratti degli insegnanti esterni di lingua inglese nelle scuole elementari, che, assunti a tempo determinato, rischiano di perdere il loro posto di lavoro.
Vogliamo sapere, in ultimo, cosa si intenda fare in ordine al fatto che, a causa dell'innalzamento del rapporto alunni-classi, potrebbero esservi ben 19 mila licenziamenti nel comparto della scuola.
Signor ministro, esprimiamo la nostra preoccupazione in generale, ma vorremmo ricevere risposte rassicuranti soprattutto riguardo alle questioni testé illustrate.
PRESIDENTE. Il ministro della pubblica istruzione, Giuseppe Fioroni, ha facoltà di rispondere.
GIUSEPPE FIORONI, Ministro della pubblica istruzione. Signor Presidente, il rinnovo del contratto per il comparto del pubblico impiego prevede, nell'ambito del disegno di legge finanziaria attualmente all'esame del Parlamento, risorse pari complessivamente a 807 milioni di euro per il 2006 e per il 2007 e pari a 2.193 milioni di euro per il 2008. Si tratta di cifre ritenute sufficienti ad avviare e definire il rinnovo del biennio economico del contratto del pubblico impiego.
In modo particolare, per quanto riguarda il comparto della scuola, dette cifre devono tener conto anche dell'ipotesi che vi siano somme stanziate sulla base di accordi derivanti da contratti firmati dal precedente Governo. Tali accordi prevedevanoPag. 47un incentivo pari allo 0,7 per cento per il personale della scuola, nonché il reinvestimento degli importi derivanti dalle manovre di razionalizzazione effettuate dallo scorso esecutivo per l'anno scolastico 2004-2005.
Informo che quello 0,7 per cento è disponibile, mentre i risparmi di spesa relativi all'anno scolastico 2004-2005 - i quali, in base ai nostri calcoli, ammontano a 158 milioni di euro per il personale docente ed a 58 milioni per gli ATA, e risulterebbero aggiuntivi rispetto al rinnovo del contratto della funzione pubblica e, più specificatamente, del comparto della scuola - sono in fase di accertamento con il Ministero dell'economia e delle finanze.
Ciò per verificare se a quanto è stato sottoscritto dal precedente Governo ha concorso anche un accantonamento delle cifre derivanti dalle manovre di razionalizzazione, oppure se tali somme, difformemente da quanto sottoscritto nel contratto, siano state utilizzate in maniera diversa e non siano state reinvestite nel comparto della scuola (a favore del personale docente e non docente), come era stato previsto, invece, nella nota di indirizzo firmata dal ministro Moratti.
Per quanto riguarda i tagli, vorrei precisare soltanto alcuni aspetti. A proposito degli insegnanti specialisti di lingua inglese, si tratta non di esterni, ma di personale docente di ruolo, in grandissima parte della scuola, cui è stata data la posizione di insegnante specialista di lingua inglese per consentire ad altro personale di ruolo della scuola di fare il corso di formazione, come individuato con una norma specifica nella finanziaria di due anni fa del Governo Berlusconi.
A seguito di ciò, sono stati chiamati in servizio a tempo determinato 14 mila docenti, in attesa di fare un corso di formazione che poi non è stato espletato, perché, con la successiva legge finanziaria, sono stati tolti soldi per la formazione.
Oggi, abbiamo ritrovato i soldi per la formazione. Si tratta non di perdere posti, ma di consentire a chi ne ha pienamente titolo di tornare a svolgere la propria attività, peraltro in ossequio ad un provvedimento adottato dal precedente Governo che non ha assunto, nell'ambito di uno stesso ruolo, tre docenti, ma ha temporaneamente affidato un incarico di insegnante specialista, in attesa di formazione.
PRESIDENTE. L'onorevole Frassinetti, ha facoltà di replicare.
PAOLA FRASSINETTI. Signor Presidente, onorevole ministro, ringraziandola per la risposta data, mi dichiaro totalmente insoddisfatta e preoccupata per la situazione e per il contenuto della manovra finanziaria relativamente alla scuola. Ciò è dimostrato non solo dall'allarme che, in questi giorni, il mondo sindacale ha lanciato, ma anche dall'attività che è stata svolta in Commissione cultura, con la presentazione di proposte emendative anche della maggioranza, volte a salvare una scuola penalizzata da questo disegno di legge finanziaria per quanto riguarda sia la qualità sia la quantità.
Credo che la riduzione del 5 per cento del personale che lavora nella scuola sia un dato di fatto. Penso che mai nessuna riforma sia riuscita a scontentare tutti in così poco tempo.
(Realizzazione di un piano straordinario di interventi per lo sviluppo del sistema territoriale dei servizi socio-educativi - n. 3-00337)
PRESIDENTE. L'onorevole Poretti, alla quale ricordo che ha un minuto di tempo a disposizione, ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00337 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 3).
DONATELLA PORETTI. Signor Presidente, promuovere politiche per la famiglia e per le pari opportunità vuol dire investire in servizi e strutture per riuscire a conciliare il lavoro con la genitorialità.
In particolare, per la donna avere un figlio non deve essere più un problema per la propria professione. Gli asili nido, iPag. 48micronidi (anche quelli aziendali) devono poter essere una scelta per i genitori che lavorano al fine di avere i propri figli vicini durante la giornata; e la creazione di questi asili dovrebbe essere una nostra priorità.
In questa direzione il Governo ha dichiarato di voler raggiungere entro il 2010 l'obiettivo di Lisbona, passando cioè dell'attuale copertura territoriale del 9,9 per cento alla copertura del 33 per cento.
Secondo le stime del centro nazionale di documentazione per l'infanzia e l'adolescenza, per far ciò occorrerebbe una cifra complessiva di 9 miliardi di euro. Nell'attuale disegno di legge finanziaria, al momento, sono previsti cento milioni in tre anni: totale cento milioni.
Chiedo quali altre misure si intendano adottare per coprire gli otto miliardi e 700 milioni che mancano e se siano al vaglio delle ipotesi di incentivi fiscali o altro per quelle strutture pubblico-private che realizzano gli asili nido.
PRESIDENTE. Il ministro per le politiche per la famiglia, Rosy Bindi, ha facoltà di rispondere.
ROSY BINDI, Ministro per le politiche per la famiglia. Signor Presidente, come l'interrogante sa bene e come ha ricordato, i 300 milioni di euro stanziati per il triennio verranno utilizzati attraverso accordi di programma con regioni, enti locali ed imprese.
Mettendo a disposizione 300 milioni di euro, si stima di poter raggiungere circa un miliardo di euro. Ciò significa che sarà possibile realizzare nei prossimi tre anni complessivamente 90 mila posti in asili nido, raggiungendo così una media di copertura per i nostri bambini di circa il 15 per cento.
Ricordo che l'utenza potenziale è di 1.645.000 bambini e la capacità di risposta attuale è di 160 mila posti, quasi il 10 per cento, realizzata in 35 anni. Noi, nei prossimi tre anni, intendiamo aumentare i posti negli asili nido del 56 per cento e raggiungere così una media nazionale di capacità di risposta del 15 per cento. Non è ancora l'obiettivo di Lisbona - è vero -, ma ricordo che nel nostro paese, attualmente, soprattutto al centro nord, alcune regioni sono vicine al raggiungimento di tale obiettivo. La situazione è molto più difficile al sud dove, peraltro, anche la domanda è inferiore, collegata anche ad un altro dato - altrettanto preoccupante -, cioè il basso tasso di occupazione femminile. A tale proposito rammento che il prossimo disegno di legge finanziaria prevede anche incentivi per l'occupazione femminile al sud e che il Governo intende favorire soprattutto le regioni meridionali nell'individuazione di accordi di programma e nell'utilizzazione delle risorse messe a disposizione.
È un programma importante, ambizioso, ma che possiamo davvero realizzare, e che ci permetterà di fare significativi passi avanti.
Ricordo anche che gli asili nido sono, soprattutto, servizi per i bambini e strumento di conciliazione tra il lavoro e la famiglia, specialmente per le donne, che vogliamo sempre più che siano madri e che possano lavorare. Con questo programma, riteniamo che il nostro paese possa entrare in Europa. Individueremo i livelli essenziali di assistenza, per la famiglia e per i bambini, ai quali si potrà accedere attraverso un metodo di universalismo selettivo.
PRESIDENTE. L'onorevole Poretti ha facoltà di replicare.
DONATELLA PORETTI. Ringrazio il ministro per la risposta della quale mi dichiaro soddisfatta anche per la sensibilità dimostrata. I numeri li ha detti lei, ministro, e purtroppo non raggiungeremo l'obiettivo di Lisbona, nonostante l'impegno.
Tengo, comunque, a sottolineare l'importanza dell'esistenza e della praticabilità di servizi quali gli asili nido, che - come ricordava lei - devono essere di supporto sia per la crescita dei bambini sia per la vita dei genitori e, in particolare, delle donne, che non devono più scegliere tra avere un figlio o avere un lavoro.Pag. 49
È utile che le istituzioni, per prime, diano il buon esempio. La Camera dei deputati è, su ciò, in grave ritardo. Sono lieta che a presiedere vi sia la Vicepresidente Meloni, che ha preannunciato di farsi carico della questione. Sono dieci anni che, fra consulenze, sopralluoghi, verifiche ed iter burocratici vari, il progetto per un asilo nido alla Camera dei deputati non va avanti. È una dimostrazione di come le istituzioni siano lontane dalle problematiche reali e concrete della vita di tutti i giorni. Dare, invece, una sterzata, cogliere l'occasione di un avvio della legislatura per far partire anche l'asilo nido sarebbe, non un evento straordinario o rivoluzionario, ma un atto dovuto per i tanti dipendenti e per chi, a vario titolo, lavora e vive in questa istituzione: avere a disposizione un luogo dove, a pagamento, poter tenere i propri figli.
(Progetto di realizzazione di un programma televisivo all'interno della casa circondariale di Viterbo - n. 3-00343)
PRESIDENTE. L'onorevole Crapolicchio ha facoltà di illustrare l'interrogazione Diliberto n. 3-00343 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 4), di cui è cofirmatario.
SILVIO CRAPOLICCHIO. Signor Presidente, onorevole ministro, onorevoli deputati, la presente interrogazione ha per oggetto un programma televisivo, un reality carcerario, proposto da Maurizio Costanzo e denominato Altrove, da realizzarsi all'interno di una casa circondariale. È nota l'attività istruttoria su tale programma, posta in essere dal Ministero della giustizia, anche a seguito di una precedente interrogazione presentata in Commissione giustizia dall'onorevole Diliberto e da me.
A tal proposito, intendo rammentare che, a giudizio degli interroganti, una struttura penitenziaria non può e non deve trasformarsi in uno studio televisivo, dove l'importante è soltanto lo share del programma, spettacolarizzando i disagi di una condizione umana assolutamente precaria, quale quella detentiva.
Del resto, sono note le modalità di ripresa di un reality: telecamere, microfoni, talvolta anche celati. Pertanto, chiedo al Governo, in tale contesto, quali iniziative intenda intraprendere per tutelare gli obbiettivi del trattamento penitenziario connessi alla rieducazione ed al reinserimento sociale dei detenuti, nel rispetto del dettato costituzionale.
PRESIDENTE. Il ministro della giustizia, Clemente Mastella, ha facoltà di rispondere.
CLEMENTE MASTELLA, Ministro della giustizia. Signor Presidente, voglio rassicurare l'interrogante circa il profondo rispetto per la privacy e per le norme costituzionali.
Siamo in presenza di un progetto di Maurizio Costanzo che agli esordi presentava alcuni aspetti, ai quali, successivamente - come ella ha ricordato -, sono state apportate delle modifiche, tra l'altro fatte presenti anche dal sottosegretario Manconi.
Rivolgendomi a lei ed a questa autorevole Assemblea voglio far osservare che non ci troviamo in presenza di un reality, ma di un programma di approfondimento, di inchiesta come tanti altri.
Il progetto prevede l'installazione di sedici telecamere fisse presso la casa circondariale di Velletri e la programmazione di otto talk show realizzati all'interno del carcere in maniera un po' «filmica» e dedicati a tematiche penitenziarie.
La realizzazione dei servizi televisivi avviene in maniera registrata, proprio al fine di evitare difficoltà che possono intercorrere a causa della diretta e dell'immediatezza del riscontro televisivo. Le telecamere fisse saranno collocate in non più di tre camere detentive a due posti, nei corridoi, in luoghi destinati alle attività comuni - quindi, senza infrangere alcuna riservatezza - e nella sala ritrovo del personale di polizia penitenziaria. Tali telecamere saranno tenute accese per nonPag. 50più di sei ore al giorno, come peraltro indicato dal magistrato di sorveglianza di Velletri, in luogo delle sedici ore iniziali a cui si era fatto riferimento.
Le persone detenute e quelle appartenenti all'amministrazione dovranno manifestare il loro consenso ad essere riprese. Il personale e i detenuti saranno sempre informati circa la collocazione delle telecamere. Gli autori del programma selezioneranno le immagini affinché siano assenti conversazioni aventi ad oggetto vicende processuali.
Il direttore del carcere di Velletri curerà i rapporti con i responsabili del programma e riferirà periodicamente e sostanzialmente al DAP sull'andamento dei lavori.
In conclusione, ritengo che con il rispetto di tali modalità le riprese televisive non si porranno in alcun modo in contrasto con la normativa in materia di tutela della privacy dei detenuti e del personale penitenziario, né il programma televisivo comporterà alcun effetto - come ella ha detto - di spettacolarizzazione: lungi da me una cosa di questo genere, altrimenti non avrei concesso la possibilità di realizzare questa iniziativa, che ritengo intelligente ed opportuna.
PRESIDENTE. L'onorevole Crapolicchio ha facoltà di replicare.
SILVIO CRAPOLICCHIO. Signor ministro, prendo atto della gentile risposta e mi ritengo sostanzialmente soddisfatto. Auspico soltanto che il timore evidenziato nell'interrogazione non si realizzi; auspico che le riprese televisive, al fine di salvaguardare il diritto all'intimità, al decoro ed alla dignità umana, non siano troppo invasive; auspico la massima cautela nel pubblicizzare drammi e momenti del tutto privati della vita detentiva; auspico che siano fornite e rispettate adeguate garanzie anche alle vittime dei reati, che potrebbero sentirsi offese dai racconti e dai commenti durante le riprese; auspico un consenso consapevole di tutti gli interessati (detenuti, personale della polizia penitenziaria, vittime dei reati). Quando parlo di consapevole consenso intendo idonea ed adeguata informativa preventiva anche circa gli effetti di una prolungata esposizione al pubblico.
Devo tuttavia evidenziare alcune domande che ancora mi pongo e che, mio malgrado, non trovano risposta circa la realizzazione di questo reality, proposto da Maurizio Costanzo e denominato «Altrove, liberi di sperare»: domande che, in questa sede, intendo evidenziare. È proprio necessario porre in essere la programmazione di questo reality presso un istituto di pena? Le relative intrinseche caratteristiche di tale programma hanno un fine educativo? Tale programma ha un fine di reinserimento sociale dei detenuti? Tale programma ha un fine di rieducazione dei detenuti? Un reality - anche se lei mi ha confermato che tale non sarà - rispetta il dettato costituzionale circa l'esecuzione della pena? Un reality comporta una utilità sociale? Il sottoscritto risponde sommessamente a tutte queste domande, ma con vigore, in maniera negativa. Spero di non dover sopportare altri reality.
(Distruzione del materiale raccolto con intercettazioni illegali e verifica della sicurezza del sistema di raccolta dei dati - n. 3-00344)
PRESIDENTE. L'onorevole Mazzoni ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00344 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 5).
ERMINIA MAZZONI. Presidente, con questa interrogazione intendiamo rappresentare al Governo due preoccupazioni. Con il decreto-legge n. 259 del 2006 si è introdotto nel nostro sistema una procedura urgente per la immediata distruzione delle intercettazioni raccolte illegalmente. Attualmente, è in discussione al Senato il disegno di legge di conversione di questo decreto, che prevede modifiche sostanziali della procedura a motivo di una rilevata incostituzionalità.
Le domande che poniamo al Governo sono le seguenti: sono state effettuate lePag. 51procedure di distruzione? In caso affermativo, con quale procedura? In caso contrario, a chi è affidata la conservazione del materiale intercettato illegalmente e quando e come si intende procedere?
In secondo luogo, le tormentate vicende che affliggono il nostro paese da troppo tempo e che, tra l'altro, ne minano l'immagine, hanno documentato una gravissima distorsione nel servizio di raccolta dei flussi informatici e, soprattutto, una carenza di regolamentazione nel rapporto tra il Ministero e il soggetto gestore, ossia la Telecom.
Ci chiediamo se il Governo intenda intervenire per modificare l'attuale procedura di affidamento dell'incarico di gestione e di raccolta dei flussi informatici e la regolamentazione dei rapporti al fine di garantire la segretezza del materiale raccolto.
PRESIDENTE. Il ministro della giustizia, Clemente Mastella, ha facoltà di rispondere.
CLEMENTE MASTELLA, Ministro della giustizia. Signor Presidente, in risposta all'onorevole Mazzoni, debbo dire che il procuratore della Repubblica di Milano, al quale è stata rivolta da parte mia apposita richiesta di informazioni, essendo il potere della magistratura autonomo, ha riferito che «nell'ambito del procedimento penale n. 30382/03, modello 21, relativo all'indagine Telecom, non risultano allo stato acquisite conversazioni telefoniche illegalmente raccolte». Egli, d'altra parte, già il 22 e il 25 settembre, in risposta ad analoga richiesta di informazioni, aveva riferito che «nel procedimento in questione non risultava contestata agli indagati alcuna ipotesi di reato di cui all'articolo 617 del codice penale e che l'attività di illecita raccolta di dati riservati attribuita all'associazione per delinquere, così come individuata e ricostruita, risulta allo stato essere stata realizzata mediante la commissione di delitti di corruzione, rivelazione del segreto d'ufficio, reati di falso e appropriazione indebita».
Con riferimento, invece, al quesito posto dall'onorevole interrogante, relativo anche alle verifiche da compiersi sul sistema di raccolta del flussi telefonici, preciso che, subito dopo lo scoppio dello scandalo, o presunto tale, Telecom, ho dato incarico al capo del dipartimento dell'organizzazione giudiziaria di svolgere gli accertamenti amministrativi diretti a controllare se, nell'iter complessivo delle procedure che si seguono per effettuare intercettazioni telefoniche, erano riscontrabili anomalie.
Per quanto mi riguarda, intendo verificare la possibilità di accessi non consentiti, di dispersioni di informazioni o di utilizzo irregolare delle apparecchiature, così che il risultato delle intercettazioni possa venire a conoscenza delle persone estranee. Gli accertamenti saranno svolti nel più breve tempo possibile al fine appunto di individuare queste carenze tecniche e di proporre le necessarie misure per rimuoverle.
Porrò immediatamente a disposizione delle Camere, appena avrò questo riscontro di natura amministrativa, gli elementi che saranno acquisiti, giacché concordo pienamente con l'interrogante nel ritenere che le intercettazioni siano uno strumento straordinario di indagine e che debbano essere assicurate sia la segretezza delle indagini, sia la tutela della riservatezza di terzi estranei e degli stessi indagati rispetto ai fatti non rilevanti sotto il profilo probatorio.
PRESIDENTE. L'onorevole Mazzoni ha facoltà di replicare.
ERMINIA MAZZONI. Ringrazio il ministro Mastella per la risposta, soprattutto per la condivisione dell'ultima parte dell'interrogazione che ho proposto.
Devo dire, però, con onestà, che non mi ritengo soddisfatta, perché la risposta data dal ministro non mi tranquillizza anche perché essa non risponde esattamente ai quesiti.
Egli non ha detto a quest'Assemblea che cosa sia stato fatto in applicazione di quel decreto-legge, se siano stati realmente distrutti i dati e, peraltro, ha fatto riferimento ad una comunicazione del procuratorePag. 52di Milano in riferimento alla mancanza di intercettazioni e quindi al materiale raccolto illegalmente.
Allora, le formulo un'altra domanda che rimarrà sicuramente inevasa: se non c'erano flussi di conversazione raccolti illegalmente, come mai è stato approntato quel decreto-legge, uno strumento straordinario quindi, per provvedere urgentemente ad arginare un episodio grave? Riguardo al secondo quesito, attinente alla gravità delle vicende che viviamo ormai da troppo tempo, non credo che tale gravità possa essere affrontata con l'ennesima verifica o con l'ennesimo studio.
Ritengo che affidare al dipartimento del Ministero un accertamento, per verificare se ci siano mancanze o falle nel sistema di raccolta dei flussi informatici, sia un'attività inutile rispetto a dati che confermano già una distorsione gravissima del sistema. Mi sarei augurata che il Governo avesse già predisposto delle risposte e che potesse darmi un'indicazione maggiormente tranquillizzante rispetto ad ulteriori interventi legislativi da affiancare a quelli che già il nostro gruppo ha proposto e che attengono esclusivamente alla fase processuale e, quindi, a modifiche al codice di procedura penale. Spero che la vicenda sia all'attenzione del Governo e del ministro Mastella, essendo di una gravità elevatissima.
(Questioni interpretative riguardanti la legge sull'ordinamento della professione di giornalista - n. 3-00345)
PRESIDENTE. L'onorevole Catone ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00345 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 6).
GIAMPIERO CATONE. Signor ministro, nello scorso mese di settembre, la Corte di Cassazione, sezione lavoro, ha emesso una sentenza che verte sul principio della nullità del contratto di lavoro giornalistico stipulato con giornalisti all'epoca non professionisti, ma pubblicisti. Questa giurisprudenza produrrà effetti nei confronti di una parte dei giornalisti che, dopo anni di precariato, avevano chiesto una sanatoria delle loro posizioni, soprattutto in riferimento allo svolgimento di fatto, per dieci anni, del tirocinio giornalistico, fin qui ritenuto valido anche in assenza dell'iscrizione formale nel registro dei praticanti. Si apre, quindi, un problema riguardante i poteri attribuiti dalla legge agli ordini professionali e, soprattutto, viene meno l'unicità di un albo distinto in due elenchi, come hanno avuto modo di sottolineare i vertici degli ordini regionali riuniti nei giorni scorsi a Jesi. La legge n. 69 del 1963 sull'ordinamento della professione di giornalista prevede un unico albo professionale dei giornalisti, ripartito in due elenchi, uno dei professionisti, l'altro dei pubblicisti. Vorrei sapere, signor ministro, se non ritenga opportuno adottare iniziative normative volte a fornire un'interpretazione autentica della legge professionale.
PRESIDENTE. Il ministro della giustizia, Clemente Mastella, ha facoltà di rispondere.
CLEMENTE MASTELLA, Ministro della giustizia. In conseguenza della recente pronuncia della suprema Corte di Cassazione, in materia di nullità del contratto di lavoro giornalistico stipulato con giornalisti non professionisti ma pubblicisti, devo sottolineare che l'ambito applicativo della sentenza non riguarda tutti i rapporti di lavoro giornalistico, ma soltanto il rapporto di lavoro giornalistico di redattore ordinario. A parere della Corte, infatti, per l'esercizio di lavoro giornalistico di redattore ordinario, di chi quindi si applica alla macchina quotidianamente, stabilmente inserito nell'ambito dell'organizzazione editoriale o radiotelevisiva, con un'attività caratterizzata dall'autonomia delle prestazioni, non limitata - dice sempre la sentenza della Corte - alla mera trasmissione di notizie, ma estesa all'elaborazione, analisi e valutazione delle stesse, è necessaria l'iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti e non è idonea ad integrare detto requisito l'iscrizione nel diverso albo deiPag. 53giornalisti pubblicisti. Questo è quanto prevede la sentenza. Appare evidente che questa sentenza, adoperando le espressioni «albo dei giornalisti professionisti» e «albo dei giornalisti pubblicisti» intende riferirsi in sostanza al diverso status di giornalista professionista e di giornalista pubblicista. Non sussiste, pertanto, il rischio che tale pronuncia possa far venir meno il principio dell'unitarietà dell'albo dei giornalisti, sancito dalla legge professionale del 1963.
Quanto ai richiesti interventi normativi - devo dire che i richiami valgono per il Governo, ma anche lei, onorevole, o altri in quest'aula, hanno la possibilità di presentare testi modificativi della disciplina vigente - mi riservo di intraprendere iniziative al riguardo, dopo un confronto che avrò, come già ho fatto precedentemente, con i rappresentanti dell'Ordine nazionale dei giornalisti.
PRESIDENTE. L'onorevole Catone ha facoltà di replicare.
Le ricordo che lei ha a sua disposizione due minuti di tempo.
GIAMPIERO CATONE. Signor ministro, prendo atto della sua risposta e mi ritengo parzialmente soddisfatto.
Lei conosce bene i diritti insopprimibili dei giornalisti, quali la libertà d'informazione e di critica, limitata dall'osservanza delle norme di legge dettate a tutela della personalità altrui, e dal loro obbligo inderogabile del rispetto della verità sostanziale dei fatti.
Se comunque si dovesse dare seguito alla decisione della Corte di Cassazione, senza che il Parlamento intervenga, almeno con un provvedimento legislativo - ma mi pare che lei abbia già pensato a questo -, si produrrebbero effetti abbastanza disastrosi, quali il rischio di licenziamento di circa 500 giornalisti, così come risulta da una prima stima fatta dai consigli regionali degli Ordini dei giornalisti.
Un secondo problema è quello di far venir meno il ruolo degli stessi ordini professionali e dei loro albi, intervenendo nella normativa con sentenza della Cassazione.
Signor ministro, colgo inoltre l'occasione per rilanciarle un forte appello per il rinnovo del contratto dei giornalisti, oramai scaduto da due anni, e che non è più possibile procrastinare, soprattutto alla luce del forte richiamo rivoltoci anche dal Capo dello Stato.
(Iniziative per garantire lo sviluppo dell'hub aeroportuale di Malpensa - n. 3-00338)
PRESIDENTE. L'onorevole Gibelli ha facoltà di illustrare l'interrogazione Maroni n. 3-00338
(Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 7), di cui è cofirmatario.
Le ricordo che lei ha a sua disposizione un minuto di tempo.
ANDREA GIBELLI. Grazie, signor Presidente. L'Alitalia è diventata, da compagnia di bandiera, bandiera della vergogna di un paese che spreca denaro pubblico per rilanciare un vettore aereo tecnicamente fallito da più di dieci anni.
Oggi, per noi della Lega Nord, è troppo facile dire che l'avevamo detto, che una struttura come quella dell'Alitalia, assolutamente «romanocentrica», è al di fuori dall'economia e assolutamente antistorica rispetto agli scenari europei di altri esempi simili.
Chiediamo al Governo di farla finita una volta per tutte con il denaro pubblico sprecato per una compagnia aerea che non merita i salvataggi di una classe di dipendenti privilegiata, a dispetto di tutti coloro che lavorano veramente in questo paese.
PRESIDENTE. Il ministro dei trasporti, Alessandro Bianchi, ha facoltà di rispondere.
ALESSANDRO BIANCHI, Ministro dei trasporti. Grazie Presidente. Prima di affrontare la questione posta dagli onorevoli interroganti, devo precisare che il Governo e il Ministero non hanno operato ancoraPag. 54alcuna scelta riguardo sia al vettore che all'hub di questo paese, e che tali scelte non potranno che essere conseguenti alle valutazioni che sono attualmente in corso in sede tecnica e per le quali il Governo ha chiesto tre mesi di tempo.
Ciò detto, per inquadrare al meglio il problema che è stato posto, è utile richiamare le motivazioni che il Piano generale dei trasporti del 1986 aveva indicato per la scelta di due hub internazionali.
Tale previsione era stata inserita nel piano suddetto con lo scopo di articolare la rete del trasporto aereo in Italia sui due poli principali di Fiumicino e di Malpensa. In quel momento l'Alitalia era un vettore in graduale e costante espansione e incentrava pressoché la totalità dei servizi intercontinentali su Fiumicino; Malpensa era utilizzata in modo sostanzialmente complementare.
Inoltre, il sistema di trasporto internazionale era ancora regolamentato da accordi aerei bilaterali e, anche a livello infraeuropeo, il primo pacchetto di liberalizzazione era ancora in fase di negoziazione e sarebbe stato deliberato solo nel dicembre del 1987. In tale contesto, anche le concessioni a vettori di paesi terzi nell'ambito degli accordi aerei riguardavano essenzialmente Roma, come scalo di destinazione e reciprocità al diritto di operare servizi su un punto nel territorio dell'altra parte contraente.
In sintesi, ogni atto tendeva ad attivare lo sviluppo di Roma, non solo per collegamenti diretti, ma anche riguardo al traffico di connessione realizzato nell'interazione dei voli.
A titolo esemplificativo, ricordo che la Quantas poteva operare sull'Italia esclusivamente verso Roma, consentendo così all'Alitalia un avviamento di traffico sui propri voli non solo verso le altre città italiane, ma anche in direzione di punti oltre Europa.
Tale esempio evidenzia che il carattere di hub non concerne un aeroporto, ma un sistema di organizzazione del traffico di una compagnia e, pertanto, un aeroporto pur grande può non essere l'hub di alcun vettore, mentre per contro un aeroporto minore, se inserito all'interno di una rete di collegamenti, può essere hub anche di più di un vettore.
Per consentire la duplicazione degli scali intercontinentali, che si auspicava, sarebbe stato necessario non solo la moltiplicazione dei voli intercontinentali, ma anche di quelli di apporto e connessione, nonché il supporto di una flotta sostanzialmente raddoppiata e di una pari rete commerciale di appoggio.
Va poi aggiunto che i tre pacchetti di liberalizzazione comunitaria hanno consentito ai vettori europei di drenare traffico dagli aeroporti regionali italiani, che in precedenza erano difesi dai meccanismi bilaterali.
Premesso questo, per inquadrare i termini generali del problema che è stato posto, va detto che, al di là dei numeri un po' fantasiosi apparsi qua e là...
PRESIDENTE. La prego di concludere...
ALESSANDRO BIANCHI, Ministro dei trasporti. ... i dati di traffico complessivo sia per il sistema aeroportuale milanese che romano sono entrambi ad un tasso di incremento che si attesta intorno al 5 per cento, ma anche se lo scalo di Malpensa dovesse avere un potenziale di traffico superiore, necessiterebbe di una capacità aziendale e di un numero di potenziale della flotta ben superiore.
Il problema che oggi si pone è, in primo luogo, che le condizioni attuali sono del tutto diverse da quelle esistenti quando si ipotizzò la coesistenza di due hub; in secondo luogo, per salvaguardare il patrimonio rappresentato dai due aeroporti di Roma e di Milano occorre mettere a punto strategie del tutto diverse, sia per il sistema aeroportuale italiano sia per l'Alitalia, che è quanto il Ministero e il Governo stanno facendo in questo momento con un programma di lavoro che si esaurirà il 31 gennaio 2007.
PRESIDENTE. L'onorevole Gibelli ha facoltà di replicare.
Pag. 55
ANDREA GIBELLI. Signor Presidente, ministro, lei ha fatto riferimento ad alcuni numeri fantasiosi. Sono assolutamente sconcertato dalla risposta che ci ha dato, perché in Europa e nel mondo non esiste un sistema che preveda due hub (faccio riferimento agli aeroporti di Francoforte con Lufthansa, di Heathrow con British Airways, di Charles De Gaulle con Air France). Abbiamo cercato di essere più bravi negli ultimi 15 anni e abbiamo sbagliato; ha sbagliato chi ha fatto quel piano generale dei trasporti.
La soluzione finale è quella di prevedere il potenziamento di un sistema che abbia una compagnia aerea e un hub nella parte più produttiva del paese, che fa riferimento a Malpensa. Non a caso, nel nord-ovest del paese si vende il 75 per cento dei biglietti. Malpensa è diventato il quinto scalo europeo, con un forte incremento senza precedenti, ed ha avuto un aumento del traffico dal 1997 ad oggi del 400 per cento, contro il 26,6 di Fiumicino. Nell'ultimo anno, Malpensa ha avuto un ulteriore aumento di traffico dell'11,5 per cento, contro una media europea del 5. E c'è Francesco Rutelli che invece vuole chiudere Malpensa Milano!
Attorno all'area milanese ci sono 1 milione e 361 mila imprese che fanno riferimento a Malpensa e 957 che fanno riferimento a Fiumicino.
La sua risposta non ci soddisfa, ci inquieta, temiamo che venga utilizzato lo strumento del rilancio della compagnia, che prevede comunque un fallimento annunciato, per drenare altre risorse pubbliche rispetto ad una compagnia aerea che è tecnicamente fallita. Oggi siamo di fronte a scelte assolutamente necessarie e annuncio all'Assemblea, rivolgendomi ai colleghi e alla Presidenza, che la Lega Nord Padania presenterà una mozione, a prima firma Maroni, che darà istruzioni al Governo, e chiederà a tutti i parlamentari eletti al nord di sottoscrivere una mozione che dia la possibilità all'aeroporto di Malpensa di continuare la sua attività, in questo modo consentendo anche ad Alitalia di sopravvivere rispetto ad una posizione su Roma assolutamente antistorica e antieconomica (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
(Iniziative per accelerare la nomina dei presidenti e dei membri dei consigli d'amministrazione degli Enti parco - n. 3-00339)
PRESIDENTE. L'onorevole Bocci ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00339 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 8). Le ricordo che ha un minuto di tempo a disposizione.
GIANPIERO BOCCI. Signor Presidente, signor ministro, i parchi nazionali in questi anni hanno prodotto una grande sollecitazione e un fermento continuo di nuove idee per molte realtà territoriali.
Questo ambizioso progetto rischia però, anche per i danni prodotti dal precedente Governo, di essere vanificato, se non viene coerentemente sostenuto da questo Governo, se non diviene l'obiettivo di un grande e convinto sforzo unitario. Non si tratta solo di dare più risorse per i parchi, che pure sono importanti e necessari, si tratta soprattutto di superare i ritardi accumulati negli ultimi anni. Per queste ragioni, occorre un forte piano di rilancio e l'interrogazione presentata dal sottoscritto insieme al collega Margiotta vuole sapere come e in che tempi il Governo intenda superare la stagione dei commissari, che sicuramente non aiutano i parchi ad uscire da questo stato di incertezza. Ci sono parchi, ad esempio quello dei monti Sibillini, che sono ancora senza presidente, malgrado le due regioni interessate abbiano da tempo avanzato l'indicazione, così come previsto dalla legge, senza avere, ad oggi, sottoscritto l'intesa con il Governo. Un parco importante non può vivere nell'incertezza, così come non può non avere un piano operativo. Potrei citare altre situazioni, ma lei, signor ministro, le conosce meglio di me. Il paese vuole capire la reale funzione delle aree protette sulPag. 56territorio e la loro utilità per un effettivo sviluppo sostenibile delle comunità interessate.
PRESIDENTE. Il ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, onorevole Alfonso Pecoraro Scanio, ha facoltà di rispondere.
ALFONSO PECORARO SCANIO, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, ovviamente condivido totalmente la necessità di superare i commissariamenti. Le scelte che si stanno facendo sono basate sul principio della competenza in funzione delle caratteristiche e delle tipologie delle varie aree protette e, oltre a questo elemento, vengono presi in considerazione altri parametri ed elementi valutativi (la conoscenza dei luoghi, il livello di rappresentanza, la riconoscibilità nei confronti degli interlocutori, la capacità gestionale, la capacità di comunicazione e di relazione che i candidati sono in grado di portare a vantaggio delle aree protette). Questo Governo ha ereditato ben otto parchi commissariati (l'arcipelago toscano, l'Appennino tosco-emiliano, l'Aspromonte, il Cilento, i monti Sibillini, le foreste Casentinesi, il Circeo, il parco d'Abruzzo, Lazio e Molise). Per tutti questi sono già in corso i rapporti con le regioni competenti per la definizione delle intese, che devono trovare l'accordo delle regioni e del Ministero dell'ambiente, che, peraltro, per l'intesa avanza alcune proposte. Fin da giugno, peraltro, sono state avviate la richiesta e le procedure per la designazione dei componenti dei consigli degli enti, procedure che coinvolgono altri soggetti. Per cui, stiamo procedendo in modo che, non appena ultimate le nomine dei presidenti, si possano insediare rapidamente e contestualmente i consigli di amministrazione.
Le intese sono state già raggiunte sul senatore Fausto Giovanelli per il parco tosco-emiliano e sul dottor Mario Tozzi per l'arcipelago Toscano. Le regioni Lazio e Abruzzo hanno poi rilasciato l'intesa, su proposta del ministro, sul dottor Giuseppe Rossi - peraltro, direttore nazionale di grande qualità della Federparchi - per il parco d'Abruzzo. In altre situazioni le intese sono vicine, come nel caso dei monti Sibillini, dove è stato chiesto ai due presidenti delle regioni di consultare e valutare insieme alle comunità locali, per avere anche un'ampia convergenza e dove stiamo valutando i requisiti, che vogliamo mantenere esattamente nella qualità generale, proprio per evitare quanto esposto nell'interrogazione, cioè che si facciano nomine sulla base di criteri politici e di appartenenza ai partiti, e non, invece, della competenza e della qualità. Credo che nelle tre nomine che il ministero ha già proposto tutti possano identificare non un criterio di appartenenza partitica, ma, al contrario, una qualità obiettiva dei candidati, che spero possano avere rapidamente anche il conforto delle Commissioni parlamentari. Ovviamente, c'è tutta l'attenzione a fare in modo che i parchi si riprendano rapidamente e il Ministero dell'ambiente ha lavorato perché già in questo disegno di legge finanziaria, approvato dal Consiglio dei ministri, per la prima volta dopo cinque anni, i parchi abbiano un aumento di risorse, invece che i tagli ricevuti negli ultimi anni. Auspico che il Parlamento riesca a sbloccare anche quel limite assurdo - introdotto precedentemente - di un tetto del 2 per cento, che impedisce ai parchi di utilizzare anche i fondi delle donazioni o della bigliettazione. È un impegno forte perché la rete dei parchi nazionali funzioni, sia efficiente, efficace e gestita non nell'interesse di utili partitici, ma del paese, dei cittadini italiani e della natura.
PRESIDENTE. L'onorevole Margiotta, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.
SALVATORE MARGIOTTA. Signor Presidente, colleghi deputati, signor ministro, ella ha ereditato dal suo predecessore una situazione disastrosa in molti comparti. Tra essi certamente vi è quello dei parchi e delle aree protette. Mi compiaccio della sua risposta, puntuale e precisa, ed in particolar modo dei criteri che haPag. 57voluto delineare per la nomina dei nuovi presidenti.
Vi sono situazioni disastrose sul territorio, una delle quali è quella del parco del Pollino che riguarda le regioni Basilicata e Calabria. Si tratta del parco più grande d'Europa, per certi versi il più importante, con 190 mila ettari di estensione e 170 mila abitanti coinvolti, ove appunto il commissario nominato dal precedente Governo nel novembre del 2001 è stato confermato presidente. In questi cinque anni nessuno degli atti che qualificano l'amministrazione è stato assunto: non sono stati approvati il piano e il regolamento del parco né il piano di sviluppo socio-economico. Addirittura, per il piano del parco è stato conferito un incarico nel 1999 ma a tutt'oggi, sette anni dopo, non vi è stata ancora adozione né approvazione. Nove centri visita realizzati tra il 1999 e il 2002 sono chiusi; nessuna iniziativa utile è stata adottata per la sentieristica o per l'educazione ambientale. Potrei inoltre citare esempi di sciatteria gestionale come la mancata approvazione del bilancio consuntivo o preventivo nei termini corretti.
In questi giorni il parco è oggetto di articoli di stampa che evidenziano come e quando i turisti, provenienti da molte parti d'Italia, non trovino assolutamente quanto si aspettano in termini di efficienza, sotto ogni punto di vista.
In conclusione, affinché territorio e popolazioni come quelle che vivono in quelle zone disagiate e degradate possano riacquistare speranza di sviluppo e di crescita occupazionale necessarie alla permanenza dei giovani, vi è bisogno che gli attori che hanno prerogative da esercitare lo facciano fino in fondo. Tra questi ovviamente facciamo soprattutto affidamento su di lei, signor ministro (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
(Deposito di rifiuti nell'area del Parco nazionale del Vesuvio - n. 3-00340)
PRESIDENTE. L'onorevole Pellegrino ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00340 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 9).
TOMMASO PELLEGRINO. Signor Presidente, signor ministro, onorevoli colleghi, il quotidiano Il Mattino del 14 ottobre scorso ha pubblicato la notizia secondo la quale, in pieno Parco nazionale del Vesuvio, esiste un deposito di rifiuti dimenticato, con 200 ecoballe ed otto container pieni di immondizia. L'area fu individuata come sito di stoccaggio dei rifiuti nel 2001 e da allora mai bonificata. L'emergenza rifiuti diventa purtroppo sempre più grave, soprattutto in Campania, e sembrerebbe coinvolgere drammaticamente anche i comuni del Parco del Vesuvio.
Chiedo al signor ministro: se non intenda verificare l'eventuale esistenza di altre discariche in una zona come quella del Parco del Vesuvio che, invece, deve essere tutelata; se non intenda promuovere ed utilizzare le nuove tecnologie finalizzate alla gestione dei rifiuti ed alla tutela ambientale, potenziando lo strumento della raccolta differenziata; se non si ritenga importante mettere in atto iniziative che tendano a tutelare maggiormente le aree protette dal problema dell'emergenza rifiuti.
PRESIDENTE. Il ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Alfonso Pecoraro Scanio, ha facoltà di rispondere.
ALFONSO PECORARO SCANIO, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, la notizia rilevata da un'inchiesta - in proposito ritengo molto utile il lavoro svolto dagli organi di informazione - ha portato già il 15 ottobre, quindi il giorno dopo, al sopralluogo operato dal nucleo operativo ecologico dei carabinieri, collegato su mia richiesta al Ministero dell'ambiente. Si è così provveduto al sequestro dell'area utilizzata per un deposito che sarebbe dovuto essere provvisorio e che invece è diventato una discarica da bonificare rapidamente. Oltretutto, abbiamo chiesto all'ente Parco nazionale del Vesuvio, sorvegliato dalPag. 58Corpo forestale dello Stato con una struttura dotata di un coordinamento territoriale e quattro stazioni, di fare una verifica insieme ai carabinieri del NOE per verificare se vi siano altri rifiuti abbandonati ove disporne immediatamente la bonifica.
Ho provveduto a richiedere anche al commissario straordinario Bertolaso - che sulla base del nuovo decreto-legge n. 263 adottato dal Governo ha anche la possibilità di sollecitare la bonifica di alcuni territori; infatti uno dei limiti della situazione è che in molti casi non basta soltanto gestire l'emergenza rifiuti, ma anche bonificare le aree da cui i rifiuti vengono poi asportati - che si provveda rapidamente. Per quanto ci riguarda, anche il Ministero dell'ambiente cercherà di valutare tutte le iniziative utili.
Per quanto riguarda invece le altre domande è evidente che vi è una forte attenzione alla raccolta differenziata, tanto è vero che è stata insediata su nostra richiesta una apposita commissione, presieduta dal generale Jucci, per promuovere nelle regioni commissariate e, quindi, anche in Campania, la raccolta differenziata, che negli ultimi anni è stata il vero grande limite della svolta verso una gestione ordinaria dei rifiuti. Devo dare atto che la regione Calabria ha già varato un provvedimento con cui ha sostenuto la raccolta differenziata e che proprio ieri la regione Campania, in giunta regionale, ha varato provvedimenti, con stanziamento di fondi per i comuni, per operare la raccolta differenziata. Il decreto-legge prevede finalmente che vi possano essere dei commissari ad acta che sostituiscano quei sindaci e quei comuni che, nonostante le prescrizioni di legge, di fatto non operano la raccolta differenziata aumentando, ovviamente, il volume dei rifiuti. Si tratta di interventi fondamentali proprio per evitare che si ripeta e continui un'emergenza rifiuti, che, soprattutto in Campania, trova una condizione assurda e inaccettabile, che non può continuare.
Per quanto riguarda le aree protette, i parchi nazionali e regionali, è stato chiesto da parte mia al commissario Bertolaso di avere una particolare attenzione per le aree protette, perché a maggior ragione, proprio perché protette, non dovrebbero in alcun modo ospitare discariche.
PRESIDENTE. L'onorevole Pellegrino ha facoltà di replicare.
TOMMASO PELLEGRINO. Grazie, signor ministro; mi ritengo decisamente soddisfatto della sua risposta, anche perché finalmente si inizia un percorso che tende ad una vera tutela ambientale, soprattutto in un territorio, come quello campano, che da anni è martoriato da continui disastri ambientali. Un segnale evidente è rappresentato proprio dall'ultimo decreto sull'emergenza rifiuti in Campania, dove per la prima volta vi è una forte e decisa impronta ambientalista, che prevede l'utilizzo delle nuove tecnologie per lo smaltimento dei rifiuti e intende intervenire in modo serio e concreto per favorire la raccolta differenziata. Al riguardo va detto che nei comuni con percentuali alte di raccolta differenziata, l'emergenza rifiuti è praticamente minima. Inoltre, il coinvolgimento dei comitati di cittadini nella scelta riguardante lo smaltimento dei rifiuti rappresenta una svolta importante per un futuro con più tutela ambientale e, quindi, più tutela della salute dei cittadini.
Per quanto riguarda la vicenda specifica della discarica del Parco del Vesuvio, un ulteriore elemento positivo che mi fa piacere sottolineare è rappresentato dalla sinergia che lei, signor ministro, è riuscito a creare tra Governo ed enti locali, in particolare con la provincia di Napoli.
Un ringraziamento va anche agli uomini del NOE (Nucleo ecologico operativo dei carabinieri) da lei immediatamente inviati nel Parco del Vesuvio. Sono convinto che questo segnale di discontinuità rispetto al passato rappresenti un punto di partenza serio e concreto affinché i cittadini campani e i tanti turisti che numerosi visitano i nostri territori possano non vedere mai più in futuro cumuli di spazzatura sulle nostre strade (Applausi dei deputati del gruppo Verdi).
(Gestione dell'emergenza rifiuti in Campania - n. 3-00341)
PRESIDENTE. L'onorevole Paolo Russo ha facoltà di illustrare l'interrogazione Elio Vito n. 3-00341 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 10), di cui è cofirmatario.
PAOLO RUSSO. Grazie, Presidente. Tredici anni di sprechi hanno prodotto il risultato sotto gli occhi di tutti: una Campania sommersa da cumuli di rifiuti, cassonetti bruciati, diossina dappertutto, sistema impiantistico inesistente, raccolta differenziata neanche a parlarne.
Il Governo è intervenuto prima con una ordinanza, a giugno, e oggi con un decreto che definirei consolare, perché accentra i poteri su Roma, non consente ai territori l'autodeterminazione e, soprattutto, alimenta un paradosso generato dal fatto che in quella regione si pagherà la tassa più alta sui rifiuti e si otterrà il servizio peggiore.
Onorevole ministro, quelle ecoballe, più balle che eco, saranno utilizzate per le discariche così come prevede il decreto? Ciò è possibile in funzione delle normative europee?
E questo benedetto commissariato, fonte e causa di tutti i disastri, continuerà, e per quanto (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)?
PRESIDENTE. Il ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Alfonso Pecoraro Scanio, ha facoltà di rispondere.
ALFONSO PECORARO SCANIO, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Ringrazio l'onorevole Paolo Russo e gli altri colleghi firmatari di questa interrogazione, perché essa ci offre l'occasione di rispondere su un tema molto delicato. Sono tredici anni di un commissariamento lunghissimo, avviato sotto Governi antichi, rinnovato dal primo Governo di centrodestra, rinnovato poi per altri cinque anni dal secondo Governo nazionale di centrosinistra (quello dell'Ulivo), rinnovato nei cinque anni scorsi dal Governo di centrodestra ed oggi purtroppo, nella prima fase dell'attuale Governo, ancora in corso. Posso solo auspicare che durante i prossimi anni - non per farne un merito all'attuale Governo o all'attuale ministro - si possa, magari con una convergenza ampia, mettere finalmente la parola «fine» a questa lunghissima ed incredibile questione dell'emergenza rifiuti in Campania. Peraltro parliamo della Campania, ma sono anche altre regioni sono commissariate.
Da questo punto di vista, l'onorevole Paolo Russo conosce perfettamente la mia opinione, che ho più volte espresso. Però, oggi, anche chi come me ha sempre considerato non adeguato quel piano dei rifiuti campani, avviato dal centrodestra e proseguito poi dal centrosinistra - quindi sostanzialmente, purtroppo, bipartisan -, non vorrebbe parlare del passato (anche se, avendo la coscienza pulita, potrei dire che non ho mai condiviso quel piano), bensì guardare al futuro, perché oggi non c'è tanto da dire quali siano le responsabilità del passato, perché quelle le accerterà la magistratura, che ha aperto molte inchieste, quanto piuttosto uscire da questa emergenza. E il decreto-legge ha proprio questo obiettivo.
Ovviamente è un decreto della Presidenza del Consiglio e della Protezione civile ed è giusto che si sia investito il massimo responsabile, cioè il capo della Protezione civile, come impegno del Governo ad uscire definitivamente da quell'emergenza. Ho fiducia che il dottor Bertolaso possa condurre positivamente a conclusione questa drammatica vicenda. Ovviamente, so che questo significa anche un impegno forte del Governo, ma credo che per la prima volta si parli - precisamente nell'articolo 2 di quel decreto-legge - di informazione e partecipazione e di un'ordinanza che coinvolga i comuni, le province, i comitati e i cittadini; ciò per evitare l'errore gravissimo di questi anni, che è quello di aver creato un rapporto di sfiducia con i cittadini.Pag. 60
Detto questo, finalmente si dice che le ecoballe non sono più combustibile, e quindi tutelate, come lei ha detto bene, come una balla poco ecologica, che è costata tantissimi soldi ai cittadini campani, facendo i vantaggi in parte di ecomafie, in parte di alcune grandi aziende, come una grande azienda del nord che ha vinto l'appalto. Va detto infatti che in Campania è stata una grande azienda del nord Italia a gestire per anni i rifiuti e questo è il risultato che quella regione ha ottenuto!
Oggi bisogna fare in modo che queste ecoballe possano essere utilizzate, ma solo in modo chiaro, cioè secondo la normativa europea, la quale consente l'utilizzo per la ricostituzione di aree di cave, che rappresentano una ferita enorme nel territorio campano; quindi, solo a patto che vengano trattate e rese inerti, perché è evidente che altre procedure non sarebbero consentite. Il Ministero dell'ambiente avrà grande attenzione in questa direzione.
Spero quindi che si possa lavorare davvero anche per migliorare quel decreto nel passaggio in Parlamento, soprattutto con l'obiettivo di restituire a comuni, province e regioni la competenza in materia di rifiuti.
PRESIDENTE. L'onorevole Paolo Russo ha facoltà di replicare per due minuti.
PAOLO RUSSO. Signor ministro, non sono soddisfatto, perché a fronte di tredici anni di disastri, undici dei quali governati dal centrosinistra in Campania, e a fronte dello sperpero di 1 miliardo e mezzo di euro - per capirci 3 mila miliardi di vecchie lire -, mi sarei aspettato un giudizio ancora più netto ed ancora più severo sulla fallimentare gestione della regione Campania. Milioni di persone costrette a convivere stabilmente con rifiuti maleodoranti, ma soprattutto deprivate di risorse, che avrebbero potuto avviare il riscatto economico, sociale ed occupazionale di quel territorio. Mi attendevo che ci facesse qualche esempio, signor ministro. Per esempio, il progetto Sirenetta: 9 milioni di euro, ma mai entrato in funzione, con centinaia di apparecchi mai installati che ancora giacciono nei capannoni, per i quali ancora si pagano i costi di deposito. Progetto SOS Ambiente: 5 milioni di euro, con un call center ambientale che a pieno regime riceveva al massimo due, tre telefonate al giorno.
Insomma, tutte queste risorse sono state sottratte alle opportunità di sviluppo di un territorio, ma anche all'opportunità di bonificare 800 siti di quella regione indicati come significativamente inquinati. Vi è, poi, la vicenda dei 2 mila 300 assunti per la raccolta differenziata, ormai disabituati al lavoro perché non fanno più nulla.
Insomma, mi sarei aspettato un giudizio severo e critico da parte sua, signor ministro, nei confronti delle città della regione Campania, delle grandi città della regione Campania. Una raccolta differenziata da prefisso telefonico! E che dire della fantasmagorica iniziativa della città di Napoli, «Napulita» - ricordate? - diventata, ormai, una gag tra avanspettacolo e neocabaret?
Speravo anche che ci dicesse, in modo inequivoco, signor ministro, quando finirà questa farsa del commissariamento, che dura da tredici anni e che non ha sconfitto la camorra, quando non l'ha alimentata. Nemmeno questo, ministro! Una data, ministro, ci sarebbe bastata anche solo una data: purtroppo, nemmeno questo ci ha detto (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale - Congratulazioni)!
(Progetto per l'esplorazione e l'estrazione di uranio nelle miniere di Novazza - n. 3-00342)
PRESIDENTE. L'onorevole Locatelli ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00342 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 11).
EZIO LOCATELLI. Signor Presidente, signor ministro, colleghi, richiamiamo l'attenzione di tutti sull'eventualità che, prossimamente, si proceda alla riapertura diPag. 61alcune miniere di uranio nel nostro paese e chiediamo, al riguardo, alcune risposte. In particolare, com'è possibile riscontrare dall'istanza che una società australiana ha presentato per avviare l'attività di esplorazione e di estrazione di uranio, tale eventualità riguarda la miniera di Novazza, in provincia di Bergamo, e la miniera di Valvedello, in provincia di Sondrio.
Noi riteniamo che l'istanza debba essere valutata negativamente. Si tenga conto che parliamo dei due più importanti giacimenti uraniferi presenti nel nostro paese. L'iniziativa della società australiana ha suscitato vivissimo allarme nelle comunità locali. Pur sapendo che l'autorizzazione dell'attività in parola è di competenza della regione, nella fattispecie della regione Lombardia, riteniamo che per la rilevanza della questione ...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
EZIO LOCATELLI. ... il Governo non possa astenersi da un'iniziativa e da un pronunciamento che riteniamo debbano essere contrari.
PRESIDENTE. Il ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Alfonso Pecoraro Scanio, ha facoltà di rispondere.
ALFONSO PECORARO SCANIO, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, ringrazio gli interroganti perché hanno portato in una sede parlamentare un tema molto sentito dalle popolazioni locali, già segnalato da associazioni e comitati, in ordine al quale ho provveduto ad attivare le direzioni competenti del ministero.
Il progetto Novazza uranium project, per l'estrazione di uranio nelle miniere, deve essere presentato, e sostanzialmente lo è stato, alla regione Lombardia, in quanto regione competente. Si fa presente, al riguardo, che la normativa vigente in materia di radioprotezione, contenuta nel decreto legislativo n. 230 del 1995 (e successive modificazioni), prevede che le concessioni minerarie di maggiore rilevanza radioprotezionistica possano essere rilasciate solo sulla base di un parere dell'APAT (che è l'Agenzia di protezione ambientale nazionale) per gli aspetti di protezione dei lavoratori e della popolazione. Lo stesso testo normativo sottopone dette attività, per i medesimi aspetti, alla vigilanza dell'Agenzia. Va rilevato che precisi obblighi di natura radioprotezionistica sono stabiliti nel capo III-bis del predetto decreto legislativo anche per le attività estrattive di minore rilevanza; in particolare, è prevista anche per queste una vigilanza dell'APAT.
Ovviamente, ho provveduto ad attivare l'Agenzia di protezione ambientale nazionale per il caso in cui la regione Lombardia dovesse in qualche modo accogliere l'istanza. La prima fase di valutazione spetta alla regione, ma deve essere estremamente chiaro che, mentre alcune valutazioni sono di competenza regionale - e, ovviamente, riguardo ad esse, non c'è alcuna possibilità di intervento per il Governo nazionale -, c'è sicuramente l'obbligo di legge di sottoporre il tutto alle valutazioni dell'Agenzia di protezione ambientale.
Considerata la situazione delle aree oggetto della richiesta - si tratta di aree sostanzialmente abitate, nelle quali si pone, dunque, un problema di impatto sulla popolazione - spero, auspico che la regione Lombardia valuti con grande attenzione l'istanza che le è stata presentata.
Devo anche aggiungere la seguente considerazione: poiché il programma del Governo prevede un atteggiamento di grande cautela rispetto al cosiddetto programma di nucleare radioattivo, è evidente che esamineremo tali richieste con grande prudenza e attenzione. Sappiamo, infatti, che l'Italia, già in base all'esito del referendum popolare svolto in passato, ha scelto di essere un paese che adotta un profilo di massima precauzione rispetto a tutto ciò che concerne i prodotti radioattivi e la pericolosità delle lavorazioni connesse alla radioattività. Quindi, sicuramente, presteremo il massimo di attenzionePag. 62sulla segnalazione pervenuta che, peraltro, è molto attenzionata dal Ministero dell'ambiente.
PRESIDENTE. L'onorevole Locatelli ha facoltà di replicare.
EZIO LOCATELLI. Signor Presidente, signor ministro, innanzitutto tengo a dichiararmi soddisfatto della risposta e dei chiarimenti forniti in questa sede. Giustamente, è stato precisato che l'ambito di competenza e di responsabilità fa prettamente capo alla regione Lombardia; ritengo che non sarà facile per quella regione, nonostante la propensione nuclearista che la caratterizza, esprimere un parere favorevole su istanze di esplorazione e di sfruttamento di uranio, stante l'opposizione fermissima da parte delle comunità locali.
Ricordo che le miniere di cui stiamo discutendo furono abbandonate venti anni fa a seguito di straordinarie manifestazioni popolari di contrarietà; per la precisione, queste miniere furono abbandonate poco prima del disastro di Chernobyl e prima del referendum sul nucleare. Tuttavia, l'istanza di riapertura esiste ed il rischio è reale; auspichiamo che la regione Lombardia esprima un parere ed un orientamento contrario, ma il rischio di un'autorizzazione positiva sussiste. A fronte di tale rischio e della portata del problema, e raccogliendo la sua risposta, che valuto positivamente, mi permetto di insistere: vi è la necessità di massima attenzione per assumere anche iniziative contrarie. La contrarietà, certamente, come lei, ministro, ha sottolineato, deriva da ragioni legate all'impatto ambientale e alla salute delle persone (oltre che dei lavoratori); ma io ritengo che una tale attività risulterebbe anche del tutto incompatibile con la politica energetica che l'attuale maggioranza di Governo intende sviluppare incrementando le fonti rinnovabili. Questo è un secondo motivo rafforzativo nel senso che noi dobbiamo assumere un orientamento negativo o premere in tale direzione; sono confortato nell'apprendere che, a prescindere da qualsiasi eventuale autorizzazione dovesse intervenire a livello regionale, si procederà su iniziativa centrale allo svolgimento di una preventiva valutazione degli impatti ambientali. Auspico che da parte del suo Ministero si manifesti la massima contrarietà su tale ipotesi di apertura di miniere di uranio (Applausi dei deputati del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).
(Misure per contrastare il fenomeno dell'abuso di alcool tra le giovani generazioni - n. 3-00346)
PRESIDENTE. L'onorevole Capotosti ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00346 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 12) per un minuto.
GINO CAPOTOSTI. Signor Presidente, signor ministro, onorevoli colleghi e colleghe, un'indagine del 2006 condotta dalla Doxa rivela la presenza consistente dell'alcool nelle abitudini degli italiani; in particolare, il consumo di alcool tra i giovani ed i giovanissimi sta diventando un fenomeno sempre più preoccupante, dato il forte incremento di episodi di vandalismo legati all'abuso di tali sostanze. Dai dati emersi dall'indagine Doxa, risulta che il consumo di alcol è notevolmente aumentato tra le giovani generazioni, toccando picchi sorprendenti tra i quattordicenni di ambo i sessi; è possibile, infatti, stimare in 300 mila maschi e oltre 160 mila femmine, di età compresa tra i quattordici ed i diciassette anni, il numero dei giovani maggiormente a rischio in quanto bevitori di amari e liquori, bevande queste, come è noto, a più alta gradazione.
L'aumento del numero di coloro che abusano di alcool è testimoniato dall'elevata frequenza di problemi alcol-correlati; il fenomeno poi risulta sempre più sganciato dal modello culturale 'mediterraneo', caratterizzato da consumi moderati e strettamente legati ai pasti.
Peraltro, il modello del consumatore di alcol viene sempre più spesso «passato» in televisione quale un modello vincente...
PRESIDENTE. Onorevole...
GINO CAPOTOSTI. Un minuto solo, Presidente. Ho terminato...
PRESIDENTE. Un minuto era tutto il tempo di cui lei disponeva, onorevole!
GINO CAPOTOSTI. Pare, insomma, potersi affermare un gap informativo notevole in tema di consumo di alcol e sui consequenziali effetti nefasti particolarmente riguardo alle giovani generazioni.
Ciò premesso, si chiede all'onorevole ministro quali provvedimenti intenda porre in essere al fine di contrastare il fenomeno dell'abuso di alcool tra le giovani generazioni ed al fine di prevenire spiacevoli episodi che sempre più frequentemente sono ad esso collegati.
PRESIDENTE. Il ministro della solidarietà sociale, Paolo Ferrero, ha facoltà di rispondere.
PAOLO FERRERO, Ministro della solidarietà sociale. Grazie, Presidente; ringrazio anche l'onorevole Capotosti per l'interrogazione che solleva un problema molto significativo. Concordo con gli elementi che si segnalano nell'interrogazione, compresa l'ultima notazione sul fatto che vi sia una pubblicità delle sostanze alcoliche che tende ad accreditare il consumatore delle stesse come il vincente nella vita.
Di fronte a questo, invece, abbiamo un fenomeno che ha riverberi molto pesanti sulla salute delle persone. Il Ministero della solidarietà sociale sta operando su diversi fronti: in primo luogo, stiamo predisponendo un piano con il ministro dell'istruzione per diffondere l'informazione in tutte le scuole, riferito sia agli allievi sia alle famiglie, relativo al complesso problema dell'uso delle sostanze, da quelle illegali - che normalmente vengono chiamate droghe -, a quelle legali, come è il caso dell'alcol, che però danno luogo a dipendenza. Così pure intendiamo intervenire sul doping e sul gioco d'azzardo che sono altri fenomeni che creano dipendenza.
In secondo luogo, stiamo disponendo un programma con le regioni per attuare un progetto di circa 2,5 milioni di euro, riferito in particolare al cosiddetto mondo della notte, vale a dire con riferimento ai comportamenti a rischio che si determinano nel campo delle discoteche o dei grandi eventi cui partecipano i giovani. In questo quadro stiamo lavorando per potenziare le unità di strada e i servizi di prossimità. Sarebbe nostra intenzione arrivare ad una situazione in cui, a fronte di gravi eventi, siano presenti sempre degli operatori sociali in grado di intervenire sul versante sia dell'informazione sia della prevenzione.
Questi ultimi sono i fronti su cui stiamo lavorando nell'immediato. Inoltre, abbiamo oggi concluso la determinazione della consulta dell'alcol. Questo organismo era scaduto e lo abbiamo ripristinato; ricomincerà a lavorare dall'inizio del mese prossimo. Abbiamo chiuso, come ministero, la costruzione complessa della consulta sulle dipendenze e sul complesso delle droghe. Intendiamo muoverci anche sul versante della responsabilità sociale delle imprese; in particolare, per quanto riguarda le imprese di prodotti alcolici, è nostra intenzione proporre che sia evidenziato sulle bottiglie che un abuso delle sostanze alcoliche può dar luogo a fenomeni assolutamente negativi per la salute.
Concludo, facendo un'unica considerazione: abbiamo ereditato purtroppo un clima in cui ogni discussione è stata catturata dal dibattito sulle sostanze legali e su quelle illegali. Penso che sia necessario, invece, porre l'accento sulle sostanze nocive e sui consumi che determinano danni per la salute. Il caso del vino è emblematico: com'è noto, un bicchiere di vino non fa male a nessuno, mentre un abuso della sostanza sì.
Credo che il terreno dell'informazione relativa ai comportamenti e agli stili di vita sia un punto decisivo per affrontare la questione.
PRESIDENTE. L'onorevole Capotosti ha facoltà di replicare, per due minuti.
GINO CAPOTOSTI. Grazie Presidente, mi dichiaro soddisfatto dell'intervento del ministro, anche se credo che sarebbe opportuno che il Governo provvedesse ad un intervento più duro nei confronti dei fenomeni prima trattati. Nello specifico, continuiamo a ritenere - a differenza di altri - un'illiceità penale la mescita di prodotti superalcolici a danno di minori nonché la vendita degli stessi. Per questo motivo insisteremo su questa linea, come è previsto peraltro nella legge finanziaria, e chiediamo che il Governo voglia prendere in considerazione un inasprimento dei controlli sulle condotte illecite legate all'abuso di alcol a danno dei minori.
In particolare, sui minori si potrebbe attivare, oltre che una campagna informativa, un'indagine conoscitiva, per verificare le situazioni di malessere che danno sfogo a comportamenti come quelli di cui abbiamo parlato.
In definitiva, l'alcol potrebbe anche essere visto come una forma di rifugio da parte di questi soggetti o, quanto meno, un modo per alienarsi rispetto ad un malessere. E chi approfitta di queste situazioni deve essere doppiamente punito.
Vale la pena, da parte del Governo, approfondire queste tematiche (Applausi dei deputati del gruppo Popolari-Udeur).
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
Per fatto personale (ore 16,25).
FABIO GARAGNANI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FABIO GARAGNANI. Signor Presidente, questa mattina il Presidente Castagnetti aveva promesso di darmi la parola per fatto personale al termine della seduta e, pertanto, vorrei ringraziarla per la sua sensibilità e disponibilità.
Mi riferisco alla lettera ricevuta dal Presidente della Camera in relazione ad una missiva inviata al medesimo dal segretario del sindacato CGIL scuola. Il segretario di tale sindacato, in una lettera inviata al Presidente Bertinotti, chiede di intervenire nei miei confronti, sollevando una serie di accuse per comportamenti assolutamente non riscontrabili nella lettera che ho indirizzato all'inizio dell'anno scolastico a tutti i dirigenti scolastici dell'Emilia-Romagna, nella quale formulavo i miei auguri di buon lavoro (per inciso, faccio parte della Commissione cultura), dichiarando la mia disponibilità nei loro confronti, evidenziando alcuni punti fermi della scuola italiana e la necessità di intervenire per la difesa dell'identità del nostro popolo, della cultura e della tradizione medesima, e ribadendo il «no» ad ogni forma di politicizzazione ed il rispetto della libertà di educazione. Non credo che questi siano atti qualificanti.
Il Presidente Bertinotti ha risposto a questa lettera con un semplice rinvio, dicendo che da parte sua non potevano essere posti in essere atti di nessun tipo, in quanto, al di fuori delle procedure parlamentari, leggo testualmente, «il Presidente della Camera non ha alcuna competenza ad intervenire».
Ritengo che questo atto - che pure ha un valore - sia insufficiente. Credo che la Presidenza della Camera debba agire diversamente, quando riceve da persone esterne, da cittadini di qualunque provenienza e di qualunque matrice sindacale o politica, missive che chiamano in causa, in modo indebito, atti politici compiuti da un parlamentare nell'esercizio delle sue funzioni.
Mi trovavo a Bologna; in Emilia-Romagna sono stato eletto parlamentare di Forza Italia e sono capogruppo in Commissione cultura. All'inizio dell'anno scolastico mi sono sentito in dovere di inviare un augurio di buon lavoro alle scuole, formulando alcune valutazioni che non sono assolutamente offensive.Pag. 65
Ritengo che, in questo caso, il Presidente della Camera (in ciò mi sento non dico leso nei miei diritti, ma in sostanza non sufficientemente tutelato) o la Presidenza della Camera abbiano il dovere di tutelare il parlamentare, chiarendo a coloro che inviano forme di protesta non semplicemente che non è loro competenza intervenire sugli atti esterni del parlamentare, ma che quest'ultimo svolge il suo mandato anche fuori dalla Camera dei deputati (in questo caso particolare) o dal Senato, nel caso si tratti di un senatore. Mi sembra un principio essenziale da ribadire proprio in presenza di una lettera come questa, che non si giustifica assolutamente e rispetto alla quale chiedo alla Presidenza di essere ulteriormente tutelato. Ciò, peraltro, in presenza di reiterate lettere del Presidente Bertinotti che, con motivazioni che non condivido, ha dichiarato inammissibili due miei atti di sindacato ispettivo che riproporrò, perché non sono convinto delle motivazioni addotte.
Concludo, ringraziandola per avermi concesso l'opportunità di esprimere queste mie riflessioni e preoccupazioni. Credo che, da parte della Presidenza, vi debba essere qualcosa di più che non una semplice presa d'atto: la difesa delle prerogative del parlamentare, che non sono privilegi.
Il parlamentare compie il proprio dovere sul territorio, nel quale deve essere giudicato sulla base delle leggi che ha approvato, che ha contribuito a far passare ed anche che non ha approvato affatto, ed ha il diritto di essere difeso da atti che insinuano «vocazioni particolari», estranee al mandato ricevuto dall'elettorato. La ringrazio, signor Presidente.
PRESIDENTE. Onorevole Garagnani, come lei ha avuto modo di ricordare nel corso del suo intervento, la questione da lei richiamata è stata oggetto di esame da parte del Presidente della Camera, che le ha trasmesso copia della sua risposta alla lettera inviatagli dal segretario generale della Federazione dei lavoratori della conoscenza della CGIL.
Comprenderà, però, che il contenuto della lettera inviata dal Presidente al menzionato dirigente sindacale non può essere oggetto di discussione in quest'aula. Mi riservo, tuttavia, di riferire al Presidente della Camera le sue osservazioni.
FABIO GARAGNANI. Grazie!
Sull'ordine dei lavori (ore 16,28).
MARIO PEPE. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARIO PEPE. Signor Presidente, intervengo in ordine alla vicenda delle false tessere del partito della Margherita. Si tratta di una notizia che campeggia sui giornali da qualche giorno, tra l'indifferenza mostrata soprattutto dai leader della sinistra al Governo. Tale fenomeno non costituisce un fatto esclusivamente interno al partito della Margherita, anche se Rutelli ha creduto di liquidarlo licenziando due uscieri!
In tale episodio, signor Presidente, si ravvisano almeno tre reati, che vanno dalla violazione della privacy all'inquinamento di un soggetto democratico. Siccome tale fenomeno sta assumendo dimensioni enormi, vorrei rilevare che, in alcune regioni, il numero dei tesserati è superiore ai voti ricevuti da tale partito nel corso delle elezioni!
Mi chiedo allora, signor Presidente, chi abbia interesse a pagare quelle tessere «fantasma»; mi domando, inoltre, dove siano finiti i difensori della legalità appartenenti al centrosinistra. Dove sono finiti gli onorevoli Di Pietro, Violante e Finocchiaro? Dove è finita, infine, la magistratura? Quando si tratta di svolgere indagini a destra, essa è sollecita, ma quando si conducono indagini a sinistra, invece passa tutto sotto silenzio!
Voglio proprio vedere se, domani, l'onorevole Di Pietro avrà il coraggio - lui che è il difensore «dell'Italia dei valori» e della legalità - di recarsi presso la procura della Repubblica di Roma, di presentarePag. 66un esposto e, un minuto dopo, di dimettersi da un Governo che, ormai, non rappresenta più la maggioranza degli italiani!
PRESIDENTE. Onorevole Mario Pepe, la questione che lei pone non è, ovviamente, all'ordine del giorno ed in quanto tale non può essere oggetto di discussione in questa Assemblea.
Prendo comunque atto del significato politico delle sue osservazioni.
Ordine del giorno della seduta di domani.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.
Giovedì 19 ottobre 2006, alle 10,30:
Discussione del disegno di legge:
Conversione in legge del decreto-legge 3 ottobre 2006, n. 262, recante disposizioni urgenti in materia tributaria e finanziaria (1750).
La seduta termina alle 16,30.
TESTO INTEGRALE DELLA DICHIARAZIONE DI VOTO DEL DEPUTATO EGIDIO ENRICO PEDRINI SULLA MOZIONE ALEMANNO N. 1-00020
EGIDIO ENRICO PEDRINI. Nel novembre 2003, l'Italia subisce una sconfitta dalla concorrenza spagnola per l'assegnazione della coppa America di vela. Valencia batte Napoli per l'edizione 2006-2007. Sebbene si tratti di un evento minore rispetto ai giochi olimpici, l'America's cup dovrebbe portare benefici diretti pari a 1,5 miliardi di euro (secondo alcune stime) e addirittura 3 miliardi di euro secondo l'amministrazione di Valencia. Inoltre circa 110 mila nuovi posti di lavoro in 4 anni (secondo altre stime) con un impatto economico di 3,1 miliardi di euro che dovrebbero derivare dall'evento. Quanto all'impatto mediatico, sono previsti circa 3 miliardi di spettatori televisivi in 4 anni.
Sempre nei confronti della Spagna abbiamo perso un'altra sfida, ossia quella dell'Expo del 2008. Il 16 dicembre 2004, Saragozza batte Trieste per ospitare l'evento, anche in questo caso le stime parlano chiaro: dal 14 giugno al 13 settembre del 2008 si prevede che la città aragonese accoglierà circa 7,5 milioni di visitatori da tutto il mondo.
Possiamo elencare una serie di dati per valutare l'impatto economico diretto e indotto che un evento come le olimpiadi genera sulla ricchezza complessiva di una città e non solo. Atene, nel 2004, ha accolto circa 10.500 atleti, 5.500 accompagnatori, 21.500 giornalisti per un totale di 67.500 posti letto occupati. Inoltre, sottolineiamo che i giochi si sono svolti in 33 impianti di gara ed hanno coinvolto 45 mila volontari.
Il costo complessivo dei giochi è stato di oltre 10 miliardi di euro. La sola gestione operativa è costata circa 2 miliardi di euro. Per le infrastrutture sono stati spesi circa 4,6 miliardi di euro di cui 600 milioni solo per il nuovo villaggio olimpico.
L'impatto complessivo delle olimpiadi sul bilancio statale è stato senz'altro rilevante, se si considera nei 2 anni il rapporto deficit/PIL.
Tuttavia i benefici legati all'evento sono rilevanti, la Grecia ha potuto usufruire di parte dei finanziamenti previsti dal Quadro comunitario di sostegno e pertanto ha dirottato alcune risorse a copertura delle spese previste per le olimpiadi. Il budget complessivo proveniente dall'UE era pari a 62 miliardi di euro. Gli investimenti per le infrastrutture hanno riguardato, ad esempio, il nuovo aeroporto (costato circa 1,5 miliardi di euro), il completamento di 2 autostrade (4,3 miliardi di euro), il miglioramento del sistema di telecomunicazioni (5 miliardi di euro), ma anche un sensibile miglioramento delle politiche sociali (2 miliardi di euro).
Il successo di immagine sta producendo ancora adesso un risultato sotto il profilo economico.Pag. 67
Nel 2005 il turismo in Grecia è aumentato del 10 per cento. Sono stati sostenuti tutti i suoi settori (agricoltura, new economy, attività produttive varie, valorizzazione del patrimonio culturale, sviluppo delle risorse umane).
Per valutare l'indotto derivato dai giochi olimpici basti pensare che, solo in termini di incremento turistico, il flusso annuo aggiuntivo di persone, solo ad Atene, è stato pari a 450 mila unità. Complessivamente, dal 2001, il PIL greco è cresciuto di un punto percentuale all'anno.
Un ulteriore esempio, a noi più vicino, di come i giochi olimpici possano costituire uno shock esogeno positivo per l'economia di Roma e dell'Italia, è quello di Torino 2006. Le ultime olimpiadi invernali hanno visto la presenza di 2.573 atleti, 2.704 tecnici ed accompagnatori, 18 mila volontari, circa 9 mila giornalisti, 1.740 addetti alla sicurezza. Solo per la realizzazione delle opere architettoniche la spesa complessiva è stata di 1,4 miliardi di euro, dei quali oltre la metà sono stati previsti dalla legge n. 285 del 2000; 260 milioni di euro sono stati stanziati dalla legge finanziaria del 2002 mentre i residui 65 milioni sono stati stanziati da soggetti terzi sia pubblici che privati (fonte: regione Piemonte).
Il Toroc (comitato organizzatore) e l'Unione industriale di Torino stimano, per il solo Piemonte, che la realizzazione dell'evento olimpico comporti un valore aggiunto di oltre 13 miliardi di euro ed un incremento annuo del PIL di poco inferiore al 3 per cento (pari allo 0,2 per cento su base nazionale); il tasso di occupazione al 2,8 per cento e il tasso di disoccupazione in riduzione dell' 1,8 per cento per un totale di 57 mila nuovi posti di lavoro all'anno.
Sulla base dell'esperienza di Atene 2004, Torino 2006 e sulle stime di Pechino 2008 e Londra 2012, si può ipotizzare un investimento complessivo per organizzare l'evento pari a circa 18 miliardi di euro. Tuttavia, considerati gli investimenti infrastrutturali dei mondiali di nuoto e di volley, tale cifra potrebbe essere rivista al ribasso e dunque incrementare gli utili netti derivanti dai giochi, un motivo in più per puntare sulla candidatura di Roma. Investimenti saranno effettuati per obbiettivi di utilità sociale: miglioramento del sistema sanitario, crescita culturale, formazione e qualificazione professionale. Per organizzare l'evento, se ci mantenessimo sui costi stimati in 18 miliardi di euro e facendo riferimento ai benefici rilevati da Atene e da Torino, il PIL italiano crescerebbe tra lo 0,6 e lo 0,8 per cento su base annua.
Roma ha alcuni vantaggi potenziali rispetto alle altre città candidate. In primo luogo, dovrebbe avere 22 impianti già pronti, anche grazie alle strutture che resteranno in eredità dai mondiali di nuoto e volley che si terranno rispettivamente nel 2009 e nel 2010, i quali, tra l'altro, garantiranno 20 mila unità ricettive già pronte. In secondo luogo occorre considerare che le procedure istruttorie e la scelta finale del CIO coinvolgeranno dapprima l'executive board ed in seguito tutti i membri del CIO a maggioranza, dopo una votazione segreta. Va considerato, a tale proposito, che il nostro paese risulta, ad oggi, sovrarappresentato sia nell'executive board, nel quale siamo gli unici ad avere 2 membri (Pescante e Cinquanta), sia tra i 114 membri attuali, dei quali solo l'Italia può vantare 5 membri (Pescante, Cinquanta, Carraro, Ricci Bitti, Di Centa).
DICHIARAZIONE DI VOTO FINALE DEL DEPUTATO FRANCESCO ADENTI SULLA PROPOSTA DI LEGGE N. 40 ED ABBINATE-D
FRANCESCO ADENTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, i deputati del gruppo Popolari Udeur riconfermano anche in questa terza lettura il loro voto favorevole al provvedimento istitutivo della Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della mafia e delle altre organizzazioni criminali ad esso connesse.
Infatti, la situazione della criminalità organizzata di stampo mafioso specialmente al Sud evidenzia tuttora fenomeni diffusi e complessi con un campo di attività piuttosto ampio.Pag. 68
È di vitale importanza dunque, onorevoli colleghi, proseguire in quell'impegno antimafia che ha caratterizzato le scelte parlamentari della Repubblica, aggiornando ed ampliando il panorama delle conoscenze acquisite sino ad oggi, verificando l'efficienza degli strumenti istituzionali impiegati nell'azione di contrasto alle mafie, promuovendo, infine, provvedimenti che riaffermino la centralità delle istituzioni e della società civile nella lotta al crimine organizzato.
Il nostro gruppo invita pertanto l'Assemblea ad accogliere la reiterata modifica proveniente dal Senato, anche se sulla stessa nutriamo qualche perplessità, al fine di dare avvio immediatamente alla costituzione della Commissione.
Infine, nel dichiarare il nostro voto favorevole, auspichiamo che gli onorevoli colleghi che faranno parte dell'organismo superino le divergenze tra maggioranza ed opposizione che hanno scandito l'attività della Commissione nella passata legislatura, per dare al Parlamento gli strumenti necessari di conoscenza, alle forze dell'ordine il sostegno ed i mezzi di cui hanno bisogno e alle associazioni criminali di stampo mafioso la consapevolezza che a combattere contro di loro si trova un paese più che mai unito e determinato.
DICHIARAZIONE DI VOTO FINALE DEL DEPUTATO PASQUALINO GIUDITTA SULLA PROPOSTA DI LEGGE N. 17-D
PASQUALINO GIUDITTA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, i Popolari Udeur già hanno espresso la propria condivisione sulla necessità dell'istituzione della Commissione parlamentare di inchiesta sull'emergenza rifiuti, dando così continuità al lavoro svolto dalle precedenti Commissioni istituite nella XIII e nella XIV legislatura.
Oggi, con l'approvazione dell'istituzione della Commissione, mi auguro che, al più presto possibile, si possa dare finalmente inizio all'attività, che si rende indispensabile e necessaria anche alla luce della grave crisi nel settore dei rifiuti, che stanno attraversando alcune regioni d'Italia.
Dobbiamo registrare, purtroppo, un forte ritardo rispetto ai parametri minimi europei in riferimento al sistema dei rifiuti, ricordando che metà dell'Italia - e specialmente la Puglia, la Sicilia, la Calabria e la Campania - da anni vive in un stato di emergenza con una gestione commissariale.
In particolare in Campania, 60mila tonnellate di rifiuti giacciono a terra, causando una delle emergenze sanitarie più pericolose degli ultimi tempi.
Alla Commissione, quindi, è affidato un compito estremamente importante, perché tramite la sua azione di indagine, ricerche e soprattutto verifiche, essa dovrà tentare di rimuovere le cause ostative e tutti gli elementi frenanti che, a tutt'oggi, hanno rallentato, in tutto il paese, la realizzazione di sistemi moderni ed adeguati ai migliori standard comunitari per la gestione del ciclo integrato dei rifiuti.
È inconcepibile che nel 2006, nel nostro paese, non esista ancora un sistema razionale unico di gestione del ciclo dei rifiuti.
I cittadini pretendono risposte adeguate, che noi non possiamo far mancare.
La lettura della relazione conclusiva sul lavoro svolto nella precedente legislatura lascia aperti troppi interrogativi, ai quali dobbiamo dare assolutamente risposte.
Onorevoli colleghi, l'aspetto sul quale dovremmo riflettere maggiormente è quello degli obiettivi che questa volta ci prefissiamo.
Dobbiamo assolutamente invertire la rotta ed essere in grado di dare risposte più incisive e concrete.
È vero che la Commissione d'inchiesta deve occuparsi delle illegalità e delle irregolarità e non del ciclo dei rifiuti, ma è anche vero che la nostra azione è fondamentale per le amministrazioni, che debbono giungere alla definitiva soluzione del problema.
La strategia della Commissione deve essere, quindi, quella di dare sostegno e supporto alle amministrazioni locali, affinché possano giungere, in tempi rapidi,Pag. 69alla realizzazione della gestione ordinaria, che finalmente permetta di concludere le fasi di emergenza in cui si trovano molte regioni del sud Italia.
Vi è la necessità di costruire soluzioni praticabili in tempi brevi, uscendo dalla fase straordinaria e attivando un sistema gestito in via ordinaria, con l'applicazione di regole certe, senza margini di incertezze e confusione: siamo sicuri che questi saranno gli elementi che contribuiranno ad arginare ed isolare una cultura del malaffare e della corruzione.
L'introduzione di norme certe nel sistema penale che individuino con sicurezza la natura del delitto ambientale e che quindi permettano di non sfuggire più alla pena, è oramai una condizione non più rinviabile, e deve essere necessariamente affrontata nel corso di questa legislatura.
Si consideri inoltre che gli illeciti in materia ambientale sono impressionanti: nel 2005 sono state interessate dal fenomeno quasi tutte le regioni d'Italia e sono tantissime le aziende coinvolte.
C'è bisogno di una assunzione di responsabilità, che si traduca in una strategia concertata tra Parlamento, Governo ed enti locali. Essa è assolutamente indispensabile, visto che in questi anni gli enti locali da soli non sono stati in grado di farcela.
Onorevoli colleghi, sono certo che l'ampia condivisione del Parlamento sulla istituzione di questa Commissione rappresenti una forte sensibilità verso i temi dell'ambiente e mi auguro che il lavoro non sia fine a se stesso, ma venga tradotto in leggi, atti ed azioni di governo, che sono fondamentali per lo sviluppo economico e sociale del nostro paese.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, annuncio il voto favorevole del gruppo dei Popolari-Udeur.
VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO
INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 6 | ||||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
1 | Nom. | moz. Alemanno ed altri n. 1-20 | 430 | 428 | 2 | 215 | 415 | 13 | 63 | Appr. |
2 | Nom. | pdl 40-D ed abb. - articolo 1 | 487 | 486 | 1 | 244 | 486 | 59 | Appr. | |
3 | Nom. | pdl 40-D ed abb. - voto finale | 508 | 506 | 2 | 254 | 506 | 59 | Appr. | |
4 | Nom. | pdl 17-D - articolo 1 | 487 | 486 | 1 | 244 | 486 | 59 | Appr. | |
5 | Nom. | pdl 17-D - voto finale | 489 | 488 | 1 | 245 | 488 | 59 | Appr. | |
6 | Segr | Dimissioni del deputato Boco | 488 | 483 | 5 | 242 | 238 | 245 | 59 | Resp. |
F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.