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XV LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 72 di mercoledì 15 novembre 2006
Pag. 1PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIA MELONI
La seduta comincia alle 10,10.
GIUSEPPE FALLICA, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del regolamento, i deputati Albonetti, Bimbi, Brugger, Cordoni, Folena, Galati, Gozi, Landolfi, Levi, Mattarella, Mazzocchi, Morrone, Oliva, Piscitello, Rigoni, Sgobio e Violante sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati complessivamente in missione sono settanta, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Seguito della discussione del disegno di legge: Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2007) (A.C. 1746-bis) (ore 10,18).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2007).
Ricordo che nella seduta di ieri è stato votato, da ultimo, l'articolo 10 ed è stato accantonato l'articolo aggiuntivo Giudice 10.01.
Avverto che la I Commissione (Affari costituzionali) ha espresso l'ulteriore prescritto parere
(Vedi l'allegato A - A.C. 1746-bis sezione 1).
Avverto altresì che prima della seduta i deputati del gruppo L'Ulivo hanno ritirato tutti gli emendamenti presentati dall'articolo 31 all'articolo 57, con esclusione dell'emendamento Spini 32.22, dell'articolo aggiuntivo Bressa 35.04 e degli emendamenti Mariani 51.2 e 52.2 e Bressa 57.5 e 57.30.
Avverto, inoltre, che sempre prima della seduta sono state ritirate le seguenti proposte emendative: Folena 35.03, 41.01, 42.02 e 47.8, Boato 42.25, Pellegrino 47.01, Camillo Piazza 50.2, Cacciari 50.01, De Simone 57.32, Andrea Ricci 57.50, Lion 152.02, Boato 181.3, Francescato Tab. A.11, De Zulueta Tab. A.33 e Boato 217.3.
Ricordo, infine, che si intendono ritirati anche ulteriori emendamenti o subemendamenti a prima firma di deputati del gruppo di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea riferiti agli articoli dal 31 al 57.
Ha chiesto di parlare il relatore, onorevole Ventura. Ne ha facoltà.
MICHELE VENTURA, Relatore. Signor Presidente, intervengo per proporre all'Assemblea di iniziare i lavori odierni con l'esame dell'articolo 11.
PRESIDENTE. Sta bene.
Pag. 2(Esame dell'articolo 11 - A.C. 1746-bis)
PRESIDENTE. Passiamo dunque all'esame dell'articolo 11 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C.1746-bis sezione 2).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
MICHELE VENTURA, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere favorevole sugli emendamenti Osvaldo Napoli 11.2, Filippi 11.5, Osvaldo Napoli 11.29 ed accetta l'emendamento 11.500 del Governo, identico agli emendamenti Mazzocchi 11.19, D'Agrò 11.20. La Commissione raccomanda inoltre l'approvazione del suo articolo aggiuntivo 11.0600 ed esprime parere contrario sulle restanti proposte emendative presentate all'articolo 11.
PRESIDENTE. Il Governo?
ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo raccomanda l'approvazione del suo emendamento 11.500 ed esprime, sulle restanti proposte emendative, parere conforme a quello del relatore.
MAURIZIO TURCO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Su quale argomento?
MAURIZIO TURCO. Sul complesso degli emendamenti.
PRESIDENTE. Onorevole Turco, la fase di esame del complesso degli emendamenti è esaurita perché sono già stati espressi i pareri.
Avverto che i gruppi di opposizione hanno chiesto la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Preavviso di votazioni elettroniche (ore 10,23).
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta avranno luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del regolamento.
Per consentire il decorso del termine regolamentare di preavviso, sospendo la seduta, che riprenderà con immediate votazioni mediante procedimento elettronico.
La seduta, sospesa alle 10,20, è ripresa alle 10,50.
Si riprende la discussione.
(Ripresa esame dell'articolo 11 - A.C. 1746-bis)
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Osvaldo Napoli 11.2.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Galeazzi. Ne ha facoltà.
RENATO GALEAZZI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, intervengo volentieri sul tema in oggetto, che è quello fiscale. Direi che questa, che rischia di passare alla storia come la finanziaria delle tasse, potrebbe essere definita la finanziaria dei desideri. Abbiamo assistito in questi giorni ad una vera catarsi nazionale di richieste: non c'è ente, associazione, singola categoria che non abbia avanzato una richiesta. Dopo cinque anni di «finanza creativa» del Governo Berlusconi - che definirei piuttosto «distruttiva» - era probabilmente da prevedere l'esigenza di voltare pagina e di ottenere tutta una serie di agevolazioni e benefit. Le persone stavano sognando una specie di paradiso. Purtroppo la situazione è ben Pag. 3più complessa. Noi sappiamo come tutti questi desideri si scontrino con la realtà dei conti dello Stato, che è molto difficile e che questo Governo sta cercando di rimettere in ordine.
Tutti gli Stati moderni hanno due grossi problemi (ma direi che piuttosto che di modernità si tratta di civiltà): il problema della pubblica amministrazione e il problema fiscale. Noi, come paese, certamente non brilliamo. Non abbiamo un sistema fiscale semplice, non abbiamo un sistema fiscale efficiente, non abbiamo un sistema fiscale equo. Il raggiungimento del paradiso fiscale vero non si può ottenere subito, con una finanziaria. Evidentemente, sono necessari interventi governativi continui e successivi, in modo da avere un sistema fiscale che funzioni e che sia rispettoso della identità e - se volete - anche del diritto di riservatezza del cittadino.
Purtroppo siamo ancora in presenza di mille balzelli. E l'emendamento del collega Osvaldo Napoli - che può essere, per carità, anche legittimo - mi fa pensare ad un evento che ho vissuto direttamente. Negli Stati Uniti la denuncia dei redditi si presenta entro il 31 marzo: è una specie di rito nazionale. Io ho ricevuto il rimborso per tasse pagate in sovrappiù il 13 aprile, vale a dire che dopo 12 giorni il revenue service americano restituisce al cittadino eventuali tributi pagati in eccesso. Lo dico perché il nostro paese aveva negli anni Settanta, nei vari comuni, uffici tributi che funzionavano. Il controllo dei tributi a livello periferico - direi quasi territoriale - dava all'ente comunale un ruolo che garantiva più efficienza, più trasparenza e più equità. Poi, tutti gli uffici tributi furono chiusi perché, in quell'epoca di centralismo veramente pesante, i governi di allora non potevano permettere che le città amministrate dalla sinistra, modelli di buona amministrazione, avessero servizi tributari che funzionavano e che garantivano - come dicevo prima - efficienza ed equità. Gli enti locali in questo paese non hanno messo bocca - diciamo così - in materia di tributi per tanti anni, finché non siamo arrivati agli anni Novanta.
Oggi i comuni hanno ricostruito in buona parte la struttura che si occupa delle entrate di un ente locale. Credo che ciò sia positivo perché in questa maniera potremo veramente vincere la difficile battaglia contro l'evasione e l'elusione. Ritengo che l'articolo in discussione, che fissa norme su tutti i meccanismi relativi alla riscossione e al controllo dei tributi degli enti locali, sia importante perché rimette ordine nella materia.
Ma più che su questo, dobbiamo fare una riflessione su un altro aspetto. Le varie norme, e i nuovi decreti che seguiranno, devono portare ad una estrema semplificazione del sistema fiscale attuale. Sogniamo un sistema fiscale molto più semplice: forse una tax city, una tassa unica per la città, abolendo tutta una serie di imposte, fino all'ICI; un'altra imposta potrebbe essere quella regionale, che assomiglia un po' alla state tax americana ed è quindi una tassa dello stato federale.
Questo sistema molto semplice che garantisce sussidiarietà è figlio di un nuovo modo di pensare alla organizzazione dello Stato; sussidiarietà verticale, di cui tutti abbiamo parlato in questi dieci anni e che non è stata mai realizzata.
Voglio approfittare di questo intervento per dichiarare il mio disagio per il voto espresso nella serata di ieri riguardo al tema dei consigli comunali e delle tasse da imporre. Credo che la questione attinente all'autonomia dei comuni sia fondamentale; noi parliamo di federalismo e di sussidiarietà e poi si verifica che l'Assemblea - sempre sovrana - non faccia la scelta giusta, perché abbiamo messo mano in maniera estemporanea, dopo mezz'ora di dibattito un po' confuso, su una norma che riguarda l'autonomia e le regole che devono far vivere i nostri comuni e le nostre province. Un eccesso di zelo, quindi, da parte di questo Parlamento, che non esita ad intervenire - praticamente ad un mese dalla fine della discussione sul bilancio annuale - su un tema che meritava una riflessione più profonda ed una organizzazione più armonica, in linea con le altre esigenze che i comuni avvertono in questo periodo.Pag. 4
Possiamo anche allungare a 180 giorni i tempi, come suggerisce il collega Napoli, ma siamo ancora ben lontani dall'avere un sistema fiscale positivo, incentivante e non repressivo, che garantisca la massima efficienza. Sicuramente questo deve essere definito ai vari livelli istituzionali, a partire dai comuni, per operare quella rivoluzione fiscale di cui ha bisogno il paese, proprio per garantire una maggiore base imponibile e una diminuzione della pressione fiscale a tutti i livelli (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mungo. Ne ha facoltà.
DONATELLA MUNGO. Intervengo su questo emendamento riferito all'articolo 11, comma 7, del collega Napoli per osservare che la richiesta di estendere a 180 giorni i tempi del rimborso al contribuente, avanzata per venire incontro alle esigenze degli enti locali, non può trovare accoglimento perché si tratta di dare una certezza alla restituzione di somme non dovute e di garanzia del contribuente nei confronti di un tributo versato nella misura non dovuta. In proposito potremmo ragionare molto a lungo, in particolare sul rapporto tra il contribuente e gli enti di riscossione, in questo caso gli enti locali. Sarebbe una discussione molto più approfondita di quella che si può fare in occasione dell'esame dell'emendamento del collega Napoli, che pone una questione di salvaguardia e di tutela dei tempi che lo stesso ente locale può avere a disposizione per la valutazione della procedura.
Questo ragionamento del rapporto fra contribuente e ente che riscuote vale a tutti livelli, vale per l'ente locale, vale per lo Stato, è all'interno di una diversa modalità di rapporti che ci dovrebbe essere e di quel rispetto, che spesso i colleghi del centrodestra richiamano, dovuto allo statuto del contribuente. Un rispetto maggiore nella relazione vi potrà essere, però solo quando il sistema fiscale raggiungerà un livello di fiducia reciproca fra il contribuente, lo Stato e gli enti locali.
Attualmente sappiamo che, purtroppo, il ricorso ad alcune modalità non rispettose dello statuto sono tali perché il sistema va ampiamente riformato. Questa finanziaria si propone in parte di intervenire in maniera incisiva sull'evasione e sull'elusione fiscale. Occorrerà comunque tempo affinché la relazione possa diventare maggiormente serena e rispettosa dei diritti.
L'emendamento in esame non va tuttavia in questa direzione. Per tale ragione, il gruppo di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea ritiene di non doverlo accogliere e voterà contro.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Tolotti. Ne ha facoltà.
FRANCESCO TOLOTTI. Signor Presidente, ritengo che debba essere valutato positivamente l'impianto dell'articolo 11 che, di fatto, cerca di contemperare le esigenze di semplificazione e di manutenzione della base imponibile con la certezza dei diritti del contribuente. In particolare, l'emendamento 11.2 del collega Osvaldo Napoli, che può essere valutato con attenzione, chiede conto del fatto che novanta giorni possono essere, oggettivamente, un termine troppo ristretto per quanto riguarda il rimborso delle cifre indebitamente versate.
Si tratta di un emendamento che può essere oggetto di attenzione positiva, perché, fermo restando il diritto riconosciuto del contribuente di avere un termine certo per la restituzione di quanto indebitamente versato, si misura con una scansione temporale più congrua.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rampi. Ne ha facoltà.
ELISABETTA RAMPI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il federalismo fiscale non passa attraverso emendamenti di questo tipo. Ieri sera abbiamo assistito, durante la seduta, ad una votazione in cui si è deciso di dare a ciascun deputato Pag. 5libertà di esprimere il proprio parere rispetto ad una questione importante come l'autonomia dei comuni, l'autonomia fiscale. Anche nella votazione di ieri sera, ciò che è emerso non è stato qualcosa di veramente positivo per il comune. Abbiamo la possibilità di intervenire mettendo mano al Testo unico degli enti locali, il decreto legislativo n. 267 del 2000, e non attraverso interventi che possono risultare estemporanei, come quelli relativi ad una materia così delicata ed importante nella situazione attuale, come ritengo sia quella oggetto dell'emendamento in esame.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buontempo. Ne ha facoltà.
TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, intervengo per denunciare come, ancora una volta (non so fino a quando dovremo assistere a questo rito degradante dell'attività parlamentare), vi sia una maggioranza che inizia i lavori della giornata facendo ostruzionismo a se stessa. È bene far sapere a chi ci ascolta che stiamo iniziando la seduta odierna alle 11, quando avremmo potuto votare ben prima, semplicemente perché la maggioranza fa ostruzionismo, non avendo un numero sufficiente di deputati presenti in aula a garantirle l'approvazione dei propri emendamenti, ed anche perché, nel frattempo, continuano le trattative per trovare unità.
Vi è questo fatto incredibile di una maggioranza che...
PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Buontempo, devo sospendere la seduta.
La seduta, sospesa alle 11, è ripresa alle 11,05.
PRESIDENTE. La seduta è ripresa.
Mi scusi, onorevole Buontempo, ma l'onorevole Cioffi ha subito un infortunio ed è stata affidata alle cure dei nostri sanitari. Vorrei formulare, a nome di tutti i deputati, un augurio di pronta guarigione alla collega (Generali applausi).
Onorevole Buontempo, la ringrazio e la invito a riprendere il suo intervento. Ne ha facoltà.
TEODORO BUONTEMPO. Ci associamo, ovviamente, alla solidarietà espressa dalla Presidente della Camera alla nostra collega affinché possa guarire prontamente.
Signor Presidente, segnalo che, venendo alla Camera, sono passato davanti a palazzo Chigi. Mi sono meravigliato del fatto che moltissimi deputati del centrosinistra, anziché stare a Montecitorio, sostassero davanti alla sede del Governo, e mi sono domandato il motivo. Pensavo di aver espresso una valutazione non equilibrata, ma successivamente ho saputo che a palazzo Chigi il Governo sta predisponendo il maxiemendamento sul quale intende porre la questione di fiducia. Allora, come questuanti, umiliando la dignità dei deputati, molti colleghi del centrosinistra si trovano a palazzo Chigi per chiedere, a loro volta, di ottenere alcune concessioni.
Anzi, en passant, vorrei cogliere l'occasione per rivolgere ai colleghi deputati dell'Abruzzo - visto che è in atto uno scontro tra chi tira a favore del nord e chi spinge a favore del sud! - un appello: se ci siete, battete un colpo, almeno per la ferrovia Roma-Pescara, poiché occorrono tre ore e mezzo per percorrere 240 chilometri (Applausi di deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e Forza Italia)!
Ricordo che ho presentato una proposta emendativa in tal senso; tuttavia, sono disposto a ritirarla se la sottoscriverete ed andrete anche voi, deputati abruzzesi, sotto palazzo Chigi per chiedere almeno un contributo per eliminare quella che, in un paese civile, è una vergogna! Infatti, per percorrere con un treno rapido 240 chilometri occorrono, come già detto, tre ore e mezzo!
Onorevole Presidente, desidero sollevare un altro problema. In questi giorni ho fatto registrare i programmi televisivi, compresi quelli trasmessi dalla televisione pubblica, relativi ai lavori della Camera dei deputati sul disegno di legge finanziaria. Ebbene, vorrei segnalare che si tratta Pag. 6di programmi che non intendo definire faziosi, ma che non riferiscono ciò che avviene in sede di Assemblea, poiché non parlano del dibattito in corso, dell'argomento trattato, dei problemi esistenti e delle proposte emendative presentate sia dalla maggioranza, sia dall'opposizione.
Affermo ciò per ricordare - mi rivolgo alla Presidente della Camera, ma solleverò tale questione anche in sede di Ufficio di Presidenza - che il personale della Camera dei deputati non è tutto al servizio del solo Presidente Fausto Bertinotti!
Presidente, noi dovremmo avere, se non vado errato, l'ufficio stampa della Camera dei deputati. Allora, dov'è tale ufficio stampa? Come mai esso non emette comunicati a difesa dell'istituzione parlamentare e, se occorresse, anche delle rettifiche? Perché esso non dirama comunicati con cui la Camera dei deputati, ogni giorno, informa ufficialmente la stampa degli argomenti su cui la stessa Camera è stata impegnata, nonché delle proposte emendative presentate? In altri termini, vorrei rilevare che non è possibile che alla Camera dei deputati - che dispone del bilancio che ha, e che tutti noi conosciamo! - non vi sia un ufficio stampa che tuteli la dignità ed i lavori della Camera stessa!
Comunque sia, signor Presidente, desidero concludere qui il mio intervento. Vediamo adesso che stanno rientrando da palazzo Chigi numerosi deputati e che si stanno contando: speriamo che abbiano finito di praticare l'ostruzionismo contro lo svolgimento dei lavori parlamentari (Applausi di deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e Forza Italia)!
PRESIDENTE. Onorevole Buontempo, le ricordo che, indipendentemente dall'attività dell'ufficio stampa della Camera dei deputati, le sedute di questa Assemblea sono pubbliche.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.
ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, intendo non solo intervenire sull'emendamento in esame, ma anche rispondere all'intervento testè pronunciato dall'onorevole Buontempo. Credo che esista un modo molto chiaro e facile per comprendere chi pratichi l'ostruzionismo e chi no. Mi sono preso la briga di leggere i resoconti di sole due giornate di lavori parlamentari, quelle di ieri e dell'altro ieri, ed ho effettuato un piccolo conteggio. Così ho scoperto che, nelle sette ore di reale dibattito che si è svolto in quest'aula, i deputati dell'opposizione hanno preso la parola l'altro ieri 188 volte e ieri 144 volte. Quindi, mi sembra che, chiunque abbia un modo ragionevole di pensare non possa non capire da questi dati che se qualcuno fa ostruzionismo è l'opposizione e non certo la maggioranza!
PRESIDENTE. Ricordo che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Osvaldo Napoli 11.2, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 469
Votanti 454
Astenuti 15
Maggioranza 228
Hanno votato sì 453
Hanno votato no 1).
Prendo atto che il deputato Mura non è riuscita a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Osvaldo Napoli 11.4 , non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Pag. 7
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 467
Votanti 453
Astenuti 14
Maggioranza 227
Hanno votato sì 204
Hanno votato no 249).
Prendo atto che i deputati Mura e D'Ippolito Vitale non sono riuscite a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Filippi 11.5, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 477
Votanti 461
Astenuti 16
Maggioranza 231
Hanno votato sì 461
Hanno votato no 0).
Prendo atto che il deputato Mura non è riuscita a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Garavaglia 11.8, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 482
Votanti 467
Astenuti 15
Maggioranza 234
Hanno votato sì 220
Hanno votato no 247).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Osvaldo Napoli 11.10, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 494
Votanti 462
Astenuti 32
Maggioranza 232
Hanno votato sì 205
Hanno votato no 257).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Osvaldo Napoli 11.12, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 495
Votanti 480
Astenuti 15
Maggioranza 241
Hanno votato sì 222
Hanno votato no 258).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Osvaldo Napoli 11.13, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 498
Votanti 481
Astenuti 17
Maggioranza 241
Hanno votato sì 222
Hanno votato no 259). Pag. 8
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Osvaldo Napoli 11.14, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 497
Votanti 480
Astenuti 17
Maggioranza 241
Hanno votato sì 222
Hanno votato no 258
Passiamo alla votazione dell'emendamento Turco 11.100.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Turco. Ne ha facoltà.
MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, con questo emendamento intendiamo dare una mano al Governo che sappiamo essere stato sollecitato dalla Commissione europea, a seguito della denuncia da parte di alcuni operatori del settore, a denunciare la violazione del trattato dell'Unione europea per illecito aiuto di Stato riferita all'esenzione ICI delle attività commerciali di enti che hanno diversa finalità nelle proprie attività. Si tratta essenzialmente - non abbiamo problemi a dirlo - di tutte quelle attività commerciali svolte in particolare dalla Chiesa cattolica.
Noi poniamo due problemi: quello di sollevare il Governo dal dover affrontare un procedimento davanti all'Unione europea e quello di buona amministrazione.
Vorremmo che il Governo precisasse chiaramente la propria posizione favorevole o contraria su tale esenzione; da quanto l'Esecutivo ha dichiarato in sede di Unione europea, ciò non traspare assolutamente: infatti, scrive il Governo che con il decreto Bersani si intende eliminare qualsiasi dubbio interpretativo in ordine alla violazione del trattato poiché tale decreto ripristina, nella sostanza, la situazione antecedente all'entrata in vigore della legge del 2005 che aveva introdotto l'esenzione. Noi sappiamo che così non è, tanto è vero che, già nei lavori preparatori di quel provvedimento, il relatore Ettore Peretti aveva dichiarato che erano applicabili le esenzioni indipendentemente dalla natura eventualmente commerciale delle attività stesse. Il Governo oggi dichiara che tale esenzione è possibile purché non vi siano attività esclusivamente commerciali. Con tutta evidenza, non si ripristinano le norme che erano state recate dal decreto legislativo del 30 dicembre 1992.
Chiediamo quindi al Governo di essere chiaro sul punto, vale a dire di precisare in Parlamento se sia favorevole o contrario all'esenzione ICI senza fare, per così dire, il gioco delle tre carte, senza utilizzare strumentalmente l'ambiguità del testo della legge e senza, infine, «raccontare» alla Commissione europea fatti che non corrispondono alla lettera della legge.
Vorrei ricordare, soprattutto al sottosegretario Grandi, che esiste già un precedente in tal senso. Sono occorsi due anni ma, dopo due anni, il regno spagnolo è stato costretto a cambiare la legge sull'IVA; ritengo sarebbe un'azione di buon senso e di buona amministrazione intervenire autonomamente senza farsi imporre leggi sulla buona amministrazione dall'Unione europea.
Siamo con tutta evidenza nel campo dell'illecito aiuto di Stato; noi vi chiediamo di pensare attentamente a ciò cui va incontro il Governo nel momento in cui intende affrontare un procedimento dinanzi all'Unione europea (Applausi dei deputati del gruppo La Rosa nel Pugno).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole D'Elia. Ne ha facoltà.
SERGIO D'ELIA. Signor Presidente, prego i colleghi di prestare un po' di attenzione su tale punto; noi voteremo a favore di questo emendamento a firma del collega Turco per ragioni di equità ma anche di libertà. Infatti, la libertà di religione e di culto, nel nostro paese come Pag. 9in altri, la si difende meglio se è incondizionata, svincolata cioè dal peso degli averi, della roba, del commercio e dei privilegi. Voteremo a favore anche perché la libertà di concorrenza tra operatori commerciali non sia limitata dal fatto che alcuni operatori commerciali, solo perché sono legati, contigui ma distinti, a luoghi dove si svolgono funzioni di culto, godano del privilegio di non pagare l'ICI su immobili dove si intraprendano attività che sono in tutto e per tutto commerciali.
Alcune di tali attività sono per loro natura commerciali; si parla, infatti, di scuole, ospedali, cliniche private e addirittura di attività ricettive, alberghi, pensionati, ostelli. Noi siamo favorevoli a che si preveda l'esenzione dall'ICI per gli immobili destinati all'esercizio del culto, ma esclusivamente e limitatamente per tali immobili. Se approvassimo l'emendamento Turco 11.100, noi porteremmo alle casse dello Stato entrate per alcune centinaia di milioni di euro; avremmo più fondi da destinare ai settori della ricerca...
PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole...
SERGIO D'ELIA. Invito quindi tutti i colleghi ad esprimere un voto favorevole su questo emendamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Turci. Ne ha facoltà.
LANFRANCO TURCI. Signor Presidente, vorrei chiarire ancora una volta che non stiamo assolutamente considerando l'ipotesi di applicare l'ICI alle attività di religione o di culto, quelle dirette all'esercizio del culto, alla cura delle anime, alla formazione del clero e dei religiosi, a scopi missionari, alla catechesi e all'educazione cristiana. Tutto ciò è giustamente esonerato dall'ICI. Ma in questo caso stiamo parlando di attività commerciali svolte da enti ecclesiastici. In proposito, vi è una sentenza della Corte della cassazione che recita: «Un ente ecclesiastico può svolgere liberamente, nel rispetto delle leggi dello Stato, anche un'attività di carattere commerciale, ma non per questo si modifica la natura dell'attività stessa». E soprattutto continua: «Le norme applicabili al suo svolgimento rimangono, anche agli effetti tributari, quelle previste per le attività commerciali, senza che rilevi che l'ente le svolga oppure no in via esclusiva o prevalente». Non vi è dubbio che la norma approvata lo scorso luglio è ambigua e lascia nell'incertezza totale. Essa mantiene quindi aperta la porta al regalo fatto a suo tempo dal Governo Berlusconi.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Del Bue. Ne ha facoltà.
MAURO DEL BUE. Signor Presidente, con il mio intervento vorrei sottolineare la delicatezza ma anche il rilievo di questo emendamento che la Rosa nel Pugno propone a all'Assemblea. L'onorevole Turci ha spiegato bene che non è in discussione l'esenzione dall'ICI per istituti di culto religioso che operano in questa dimensione. È invece in discussione l'esenzione dall'ICI da parte di attività commerciali remunerative svolte da soggetti religiosi che dovrebbero essere sottoposte, a giudizio dei proponenti, alle stesse norme applicate ad altri soggetti.
A mio avviso la natura di questo emendamento, che riguarda il piano dell'equità e della laicità (che significa libertà), è accoglibile. Per quanto mi riguarda, e credo di interpretare anche l'opinione dell'onorevole Barani, voteremo a favore. Infatti, mentre non è esentata dall'ICI la prima casa delle famiglie e non si fa dell'esenzione dall'ICI una questione sociale, si realizza una discriminazione di carattere religioso. A mio avviso si tratta di una posizione inaccettabile. Comprendo le difficoltà esistenti in questa materia nel Governo per il pluralismo che al suo interno si manifesta ogni volta che si discute su questioni di laicità. Tuttavia, comprendo anche l'esigenza, posta dal gruppo della Rosa nel Pugno, di rivolgersi al Governo, affinché in quest'aula assuma su tale argomento una posizione chiara Pag. 10che non può più rinviare, a fronte della deliberazione sull'emendamento Turco 11.100 (Applausi di deputati dei gruppi Democrazia Cristiana-Partito Socialista e La Rosa nel Pugno).
PRESIDENTE. Ho chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Nardi. Ne ha facoltà.
MASSIMO NARDI. Signor Presidente, vorrei manifestare la mia ferma diversità di opinioni rispetto al collega del Partito Socialista. Come Democrazia Cristiana, ricordiamo che un'eventuale imposizione dell'ICI si applicherebbe a realtà che comprendono, ad esempio, i compiti della Caritas, dove di fatto la gente arriva senza disponibilità economica, o iniziative che le strutture religiose mettono a disposizione dei territori con difficoltà per attività specifiche a favore della cittadinanza quando esse risulterebbero altrimenti impossibili. Pertanto, non sembra condivisibile nella maniera più assoluta penalizzare strutture che nel loro insieme vivono di contributi volontari e spesso di elemosine elargite dai fedeli.
Credo che ancora una volta siamo di fronte ad una maggioranza al cui interno vive una realtà che ha un unico, grande obiettivo: attaccare tutto ciò che esiste di diverso dal punto di vista religioso. Noi siamo sostenitori della Chiesa, che dal nostro punto di vista è un elemento fondamentale di questa civiltà (Applausi di deputati del gruppo Democrazia Cristiana-Partito Socialista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pedrizzi. Ne ha facoltà.
RICCARDO PEDRIZZI. Con questo emendamento verificheremo in quest'aula se quello attuale sia sempre più un Governo «Zapaprodi», ostaggio dei settori più laicisti e anticlericali dell'ammucchiata di sinistra-centro. Un Governo nel quale i cattolici del centrosinistra contano come il due di picche, in particolare sulle questioni eticamente sensibili. Non bastava la reintroduzione dell'ICI nel decreto Visco-Bersani sugli immobili della Chiesa utilizzati sempre e comunque per attività assistenziali, previdenziali, sanitarie, di istruzione ed educazione, ricettive, culturali, ricreative e sportive, anche laddove siano svolte in forma commerciale.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PIERLUIGI CASTAGNETTI (ore 11,28)
RICCARDO PEDRIZZI. Non bastava, signor Presidente, la norma contenuta nell'articolo 5 del decreto-legge collegato alla legge finanziaria, che produrrebbe e produrrà un forte impatto sulle rendite catastali e quindi sul gettito ICI dei comuni, consentendo un incremento del moltiplicatore ai fini della stessa ICI e delle imposte di registro per unità immobiliari, quali collegi, convitti, educandati, ricoveri, orfanotrofi, ospizi, conventi, seminari, case di cura, ospedali, scuole, biblioteche, pinacoteche, musei, cappelle e oratori.
Con questo emendamento si vuole calare la scure fiscale pure sulla Chiesa e in particolare - incredibile, ma vero -, su tutti quegli immobili, quelle strutture e quelle attività nelle quali e con le quali la Chiesa adempie alla sua missione e contribuisce al bene comune della collettività, garantendo in questo modo un particolare servizio a favore dell'intera società nazionale e rispondendo ad esigenze sociali primarie alle quali lo Stato spesso - molto spesso -, non riesce a far fronte: si pensi solamente alla carenza di scuole materne statali.
Per fortuna, vi è quindi chi, esplicando tale attività, mette in pratica il principio della sussidiarietà e svolge un'altissima e preziosissima funzione sociale che ora, con questo emendamento, negando quanto fece il Governo di centrodestra, si vuole disconoscere totalmente. Per questo, invitiamo i colleghi, e in particolare i cattolici di centrodestra, a votare contro l'emendamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Andrea Ricci. Ne ha facoltà.
Pag. 11
ANDREA RICCI. Signor Presidente, innanzitutto vorrei ricordare che su questo tema il Parlamento è già intervenuto in occasione della discussione del decreto-legge n. 223 del 2006, il cosiddetto decreto Bersani-Visco. In quella occasione il Parlamento ripristinò la normativa precedente alla riforma introdotta nella scorsa legislatura, che esentava dal pagamento dell'ICI le attività commerciali a fini di lucro svolte degli istituti religiosi. Quindi, nella situazione attuale, abbiamo pienamente ripristinato la normativa precedentemente in vigore, eliminando un ingiustificato privilegio che il Governo precedente aveva introdotto su questo tipo di attività commerciali a fine di lucro che, pur se svolte da soggetti assistenziali o religiosi, non hanno alcun diritto di godere di tale privilegio.
Ricordo, altresì, che il comune, già oggi, può esentare dall'imposizione comunale sugli immobili altre strutture di carattere non religioso che svolgano attività commerciali non a scopo di lucro.
L'emendamento in oggetto riguarda l'applicazione dell'ICI alle attività svolte da soggetti istituzionali di carattere non commerciale non a fini di lucro. Dunque, si vuole far pagare l'ICI anche ai soggetti istituzionali che non svolgono attività commerciali in via principale e che non rivolgono la loro attività a fini di lucro.
Naturalmente ciò incide sugli istituti religiosi, ma non solo; incide anche su altre categorie laiche di soggetti, associazioni, organizzazioni non governative di origine ed orientamento laico e non attinenti agli istituti religiosi.
Mi sembra che quanto abbiamo realizzato attraverso il decreto-legge Bersani-Visco rappresenti un punto di equilibrio (ad oggi, credo sia quello effettivamente possibile), in attesa di una riflessione complessiva su tale materia, sulle esenzioni possibili dall'ICI. Riteniamo, dunque, che l'emendamento in esame non debba essere accolto.
Se si vuole arrivare a definire con maggiore chiarezza la delimitazione delle esenzioni dall'ICI per attività non rivolte a fini di lucro, ma di tipo assistenziale e caritatevole, questo merita di essere fatto attraverso un approfondimento normativo ben più specifico di quanto non sia consentito dall'approvazione di un emendamento come questo, i cui effetti oggi non siamo in grado di valutare pienamente (Applausi dei deputati del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Volontè. La facoltà
LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, concordo con i pareri espressi dal relatore e dal rappresentante del Governo sull'emendamento Turco 11.100.
Qualche mese fa, quando è nata l'idea, non ancora tradotta in proposta emendativa, di aggravare di ulteriori oneri l'ICI per collegi, convitti, case di cura e oratori, mi sono permesso di segnalare su un quotidiano nazionale tutta la nostra contrarietà.
Ma l'emendamento in oggetto non è che la replica di diverse discussioni, anche utili, che abbiamo svolto, in questi anni, con i colleghi socialisti e della Rosa nel Pugno e con altri colleghi. Lo abbiamo fatto nella scorsa legislatura, quando tutto il Parlamento, tranne alcune limitate forze politiche, ha approvato ampiamente il riconoscimento dell'utilità sociale degli oratori (tutti insieme abbiamo notato che andavano bene i centri sociali, ma non andavano bene gli oratori), e vi sono stati atteggiamenti completamente diversi nei confronti di tale questione.
Ancora oggi ritengo che, grazie al riconoscimento del ruolo sociale svolto dalle organizzazioni e dagli enti legati non solo alla chiesa cattolica, non si possa prescindere da questa importante funzione che viene svolta.
Tassare il santino della basilica di Sant'Antonio, mettere i frati nelle condizioni di far pagare di più l'olio o le erbe medicamentose di San Francesco, non risolve i problemi di cassa. È solo il riconoscimento di quel principio a cui tendono i gruppi dei Socialisti italiani e di Rifondazione Comunista. Si tratta, cioè, di penalizzare Pag. 12e non riconoscere una funzione civile e sociale che, invece, viene svolta. Badate bene, il mio ragionamento non è rivolto alla tutela di una casta, come dimostrano gli splendidi editoriali scritti da alcuni esponenti laici del mondo giornalistico in questi anni sui quotidiani italiani. Se la Chiesa non svolgesse tale funzione sociale e civile lo Stato dovrebbe sopportare costi maggiori per i quali non basterebbe nemmeno questa finanziaria. Inoltre, non si riconoscerebbe il principio di ragionevole sussidiarietà che, invece, fa parte della struttura sociale e civile non solo delle nostre leggi, ma anche del nostro paese.
Per questo saluto con grande favore il fatto che il relatore ed il Governo abbiano riconosciuto, anche a fronte di dibattiti svoltisi in questa e nella passata legislatura, un ruolo implicito delle suddette funzioni attraverso il loro parere contrario sull'emendamento in esame. D'altra parte, non sono stupito da chi oggi, invece, sostiene il proprio favore nei confronti di questo emendamento. Si tratta di una battaglia, che io ritengo sbagliata, che ha visto già impegnato il nostro Parlamento molte altre volte: fortunatamente - come spero accada anche in occasione di questo voto - una grande maggioranza del Parlamento riconosce l'esatta funzione sociale e civile dell'opera svolta dalla Chiesa cattolica e respinge il tentativo, falsamente laico, di punizione nei confronti di questo ruolo, che nessun altro svolge e potrà svolgere in futuro (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garagnani. Ne ha facoltà.
FABIO GARAGNANI. Signor Presidente, anch'io auspico che il Governo e la maggioranza respingano l'emendamento Turco 11.100. Senza fare processi alle intenzioni nei confronti dei proponenti credo che tali colleghi non conoscano la realtà della Chiesa cattolica per come si esplica oggi non solamente all'interno della Chiesa stessa, ma in una miriade di iniziative sociali. Oppure, rincorrendo una mentalità giacobina che mi auguravo superata, vogliono circoscrivere l'attività della Chiesa medesima entro ambiti angusti compresi nei sacri recinti.
Basta osservare - e prego i colleghi di prestare attenzione - le miriadi di iniziative come le cosiddette case della carità che ospitano e curano gratuitamente anziani non autosufficienti, reietti dalla società o abbandonati dalla medesima, ai quali lo Stato non può provvedere in toto: si tratta di persone infelici, e sono tante. Basta pensare alle mense per i poveri, per gli immigrati, per tutte le persone prive di sostentamento; basta pensare all'attività educativa vera e propria che, come è stato detto, supplisce ad una carenza dello Stato.
Potrei aggiungere anche che tale opera di sussidiarietà dovrebbe essere riconosciuta non soltanto con un'esenzione, ma addirittura con contributi ulteriori, come avviene in altri paesi d'Europa in materia di educazione e di libertà educativa. L'emendamento in esame dimostra di prescindere totalmente dalla realtà.
Non si può in questa sede circoscrivere o definire l'attività della Chiesa soltanto sotto l'aspetto liturgico. Vi è l'attività quotidiana inserita nell'aspetto religioso: mi riferisco alle finalità sociali che fanno parte, come intima essenza, di tale realtà ecclesiale che molti di noi vivono. Questo emendamento non determina il venir meno di privilegi, ma opprime una realtà e comprime esigenze di libertà che rispondono a finalità utili proprio a quelle classi sociali che alcuni dei promotori vogliono difendere.
Allora, non c'è questione di privilegio, né di attività commerciali. Semplicemente bisogna conoscere e vivere queste attività e credo che l'emendamento non sarebbe stato formulato se qualcuno dei proponenti avesse vissuto queste realtà e ne fosse stato partecipe in modo diretto o indiretto.
Così com'è predisposto, esso non corrisponde a nessuna logica, se non ad una Pag. 13logica punitiva - lo dicevo prima - di stampo laicista e spero che non risponda alle intenzioni di nessun componente di questa Assemblea.
Pertanto, invito i colleghi della maggioranza e della minoranza e il Governo stesso a non recepire questo emendamento, perché - lo ripeto - non si tratta di abolire privilegi, ma di riconoscere realtà consolidate nel corso della storia, che svolgono una funzione sociale essenziale, che è parte integrante dell'attività ecclesiastica. Altrimenti, si abbia il coraggio di dire che si vuole limitare la libertà della Chiesa.
Questo non deve succedere ed è la ragione per cui credo che, in nome del principio di laicità e del pluralismo educativo ed assistenziale, che deve caratterizzare ogni Stato moderno, l'emendamento non si giustifichi e debba essere respinto (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Beltrandi. Ne ha facoltà.
MARCO BELTRANDI. Signor Presidente, mi preme ribadire che non c'entrano nulla le questioni etiche, ma si tratta di attività commerciali e, anche per quanto riguarda le attività di carattere sociale - ho ascoltato poc'anzi l'intervento dell'onorevole Garagnani -, si tratta semplicemente di ripristinare una condizione di parità con gli altri soggetti che vogliano intraprendere queste attività. Non ci può essere un monopolio o un privilegio da parte di alcuni che esercitano questa attività a dispetto degli altri.
Noi, che sosteniamo il Governo, gli chiediamo di essere chiari su questa materia e di non utilizzare formule ambigue come quelle contenute nel decreto Bersani, che non ha abrogato la legge n. 248 del 2005.
Rivolgo un appello a tutti i laici, credenti e non credenti, che sono tanti in questo Parlamento e che nei corridoi ci danno ragione, riconoscendo il problema, affinché si manifestino con il loro voto (Applausi dei deputati del gruppo La Rosa nel Pugno).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Palmieri. Ne ha facoltà.
ANTONIO PALMIERI. Signor Presidente, mi rivolgo ai colleghi della Rosa nel pugno e mi dispiace che vi stiate attardando con questo emendamento e con la vostra politica di questi ultimi due anni in un antico anticlericalismo, che è tardivo, superato e vendicativo.
Sotto questo aspetto, il rammarico è anche dovuto al fatto che, in passato, con i radicali abbiamo condiviso molte battaglie per la libertà, per esempio sull'educazione e sulla sussidiarietà, perché ne condividevamo gli obiettivi e le finalità.
Con questo emendamento, invece, continuate con questa azione - lo ripeto - anticlericale, tardiva e vendicativa, per superare gli esiti del referendum dell'anno scorso.
Vi invito a tornare sulle vostre posizioni e a riconoscere, come già è stato ben detto, che ci sono attività che costituiscono un servizio pubblico fornito a costi contenuti, che si rivolge a fasce di popolazione che, altrimenti, ne sarebbero escluse (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Marinello. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Signor Presidente, l'emendamento proposto da alcuni colleghi della Rosa nel Pugno, di fatto, nella sua formulazione, è assolutamente tranchant.
Su una questione così complessa non si può assolutamente entrare nel merito in maniera così riduttiva. L'emendamento denota la mancanza di conoscenza della realtà delle cose del paese, oppure un pregiudizio di natura prettamente ideologica.
È per questo motivo che, personalmente, ma anche credo una parte dei parlamentari del mio gruppo, voterò in Pag. 14modo contrario, prendendo atto, tra l'altro, che il parere del relatore e del Governo va in questa direzione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Franco Russo. Ne ha facoltà.
FRANCO RUSSO. Signor Presidente, vorrei fare una precisazione all'onorevole Volontè, che, probabilmente, non ha ascoltato l'intervento del nostro collega Andrea Ricci, innestando un disco rotto sul fatto che Rifondazione Comunista, al pari dei vecchi laicisti, avrebbe appoggiato ed ispirato questo emendamento. Andrea Ricci ha detto tutt'altro, onorevole Volontè! Quindi, è bene ascoltarci in aula, senza fare polemiche inutili!
Signor Presidente, ho chiesto la parola, oltre che per precisare il nostro orientamento su questo emendamento, anche per chiedere, con molta forza, spero, di persuasione, ai colleghi della Rosa nel Pugno, all'onorevole Turco, in particolare, di ritirare questo emendamento, trasfondendone il contenuto in un ordine del giorno, perché se venisse bocciato, non potrebbe essere presentato un ordine del giorno in tal senso. Come ha spiegato Andrea Ricci, a mio avviso molto chiaramente, vi è assolutamente una simmetria tra le attività di beneficenza meritevoli di attenzione svolte dalla Chiesa e quelle svolte da entità laiche.
Occorrerebbe ritrovare una sede in cui ricondurre le attività meritevoli che possano beneficiare dell'esenzione ICI, invece di avere un doppio regime. Per questo, invito a trasformare il contenuto dell'emendamento in ordine del giorno che siamo disponibili a sottoscrivere (Applausi dei deputati del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Elpidio. Ne ha facoltà.
DANTE D'ELPIDIO. Signor Presidente, il gruppo dell'Udeur avrebbe comunque votato «no» e sempre «no» a questo emendamento, anche se gli inviti e gli appelli della minoranza sono così graditi, ma non ne abbiamo bisogno! Non ci conforta nemmeno il parere contrario del Governo e della Commissione. Noi esprimeremo voto contrario, perché pensiamo di avere qualche motivo e qualche conoscenza in più, essendoci addentrati - molti di noi conoscono questa realtà - nei meandri che si nascondono dietro queste strutture. Le frequentiamo, sappiamo a cosa servono e quali progetti sostengono.
Crediamo nell'utilità di reperire le risorse per sostenere progetti nell'ambito del sociale e del volontariato che, altrimenti, non troverebbero accoglimento. Mi sembra strano - lo voglio ricordare, avendo apprezzato ed ascoltato con vivo interesse l'intervento del collega Ricci, al quale riconosco l'onestà ed una posizione uguale alla nostra - che gli interessi della ricerca e dell'università si siano fermati di fronte alle piccole questioni dell'ICI che riguardano le strutture religiose.
Vorrei con fermezza ribadire il voto contrario su tale emendamento, perché ritengo sia una questione, di correttezza e di civiltà, che ci vede impegnati a sostenere come cattolici queste attività ed a spiegare l'importanza di questa realtà a chi non conosce il mondo che si cela dietro tali attività (Applausi dei deputati dei gruppi Popolari-Udeur e di deputati del gruppo Forza Italia)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Di Virgilio. Ne ha facoltà.
DOMENICO DI VIRGILIO. Signor Presidente, vorrei chiedere ai presentatori di questo emendamento cosa pensano di fare. È meglio che chiedano pure l'abolizione dell'otto per mille per la Chiesa cattolica ed altre Chiese!
MAURIZIO TURCO. Non è vero!
DOMENICO DI VIRGILIO. Sì, in fondo chiedete questo! Ogni tanto ci provate! Voi non volete riconoscere il ruolo insostituibile Pag. 15della Chiesa cattolica e delle altre Chiese nel campo degli interventi di tipo umanitario nei confronti di coloro che ne hanno più bisogno.
Voi confondete un'attività puramente lucrativa con un'attività di beneficenza che viene svolta attraverso varie iniziative. Si sta tornando ad una battaglia tra laici e cattolici che non dovrebbe esistere. Vi dovrebbe essere un riconoscimento vero alla nobiltà delle iniziative che la Chiesa cattolica e le altre Chiese pongono in essere.
Il Parlamento, che è sovrano, deve decidere su basi razionali e non su basi emotive o di persecuzione puramente ideologiche. Noi quindi ci opporremo decisamente a questo emendamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nucara. Ne ha facoltà.
FRANCESCO NUCARA. Signor Presidente, voterò a favore di questo emendamento, per alcune ragioni. Anzitutto, perché, al riguardo, non parliamo né come cattolici, né come musulmani, né come ebrei; parliamo come rappresentanti del popolo italiano. Vi è un problema, quello della concorrenza delle attività commerciali e delle attività industriali, che non consente di fare distinzione tra il mondo economico ecclesiale, di tutte le religioni, ed il mondo privato. Quand'anche l'emendamento Turco 11.100 fosse respinto, il primo cittadino che svolge un'attività privata si rivolgerà alla Commissione europea, che darà torto alla legislazione italiana. Se il presentatore dell'emendamento dovesse accogliere l'invito a ritirarlo, preannunzio l'intenzione di farlo mio (Applausi dei deputati del gruppo La Rosa nel Pugno).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Marras. Ne ha facoltà.
GIOVANNI MARRAS. Signor Presidente, credo di dover parlare con l'esperienza di ex allievo salesiano di tutta una vita e sono ben lieto di parlare per i cattolici, del tutto serenamente. Non capisco, infatti, perché sarebbe necessario votare in maniera laica e non si possa votare in maniera cattolica. Intanto, voglio capire un aspetto: si parla addirittura di attività annesse all'oratorio ed è normale che gli oratori d'Italia abbiano tutti attività commerciali, che non sono assolutamente in concorrenza con attività esterne. Infatti, i proventi che derivano dall'attività che svolgono i vari oratori, ed i piccoli bar situati al loro interno, sono riversati per l'attività ludica ed educativa che qualcuno comunque deve fare e che, devo dire, fanno molto bene coloro che svolgono tale attività e lo fanno gratuitamente, ovviamente. È pertanto impensabile che si arrivi a pensare di penalizzare tali attività con l'imposizione dell'ICI, laddove, in questo emendamento, fra l'altro, forse vi è anche una conseguenza, perché vedo che si dice...
PRESIDENTE. Onorevole Marras...
GIOVANNI MARRAS. Un attimo solo, Presidente. Stavo dicendo che si sostiene che sarebbe opportuna la presentazione di un apposito ordine del giorno in merito. Io dico di no. Bisogna far votare questo emendamento per respingerlo e fare in modo che scompaia. Infatti, non deve essere il primo passo per l'abolizione dell'otto per mille.
PRESIDENTE. Prima di dare la parola all'onorevole La Loggia, che ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale, vorrei precisare all'onorevole Nucara che ha manifestato, nel caso in cui fosse ritirato l'emendamento Turco 11.100, la sua intenzione di farlo proprio, che tale proposito rimarrebbe, appunto, una mera intenzione, perché l'onorevole Nucara non è capogruppo; ricordo infatti che, a norma di regolamento, per poter fare proprio un emendamento, occorre la sottoscrizione o di un presidente di gruppo o di venti deputati. Naturalmente parlo in astratto, perché l'emendamento in questione non è stato ritirato. Stiamo, dunque, parlando di un'ipotesi che non si è verificata.Pag. 16
Prego, onorevole La Loggia, ha facoltà di parlare.
ENRICO LA LOGGIA. Signor Presidente, credo che il dibattito su questo argomento abbia preso, francamente, una piega che non mi sarei aspettato, quasi fosse una competizione, una crociata che vede contrapposti cattolici e laici, clericali ed anticlericali. A me non pare che questo sia il modo giusto per affrontare l'argomento. Credo sia giusto, invece, porsi un problema concreto, ossia la gestione di alcune attività, cosa che noi avevamo fatto, con molta umiltà, ma anche con molto buonsenso, ritenendo, nella passata legislatura, che ciò potesse essere di aiuto per tutta una serie di attività connesse alle attività proprie...
PRESIDENTE. Onorevole La Loggia...
ENRICO LA LOGGIA. Concludo subito, signor Presidente. Sarei, francamente molto soddisfatto se questo argomento fosse espunto dal disegno di legge finanziaria, se vi fosse il ritiro di questo emendamento. Ci sarà, semmai, modo di approfondirlo in altra sede, con tutta la pacatezza che la materia richiede.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mellano. Ne ha facoltà.
BRUNO MELLANO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, questo emendamento, avente come primo firmatario l'onorevole Turco, può portare nuove entrate nelle casse dello Stato da 400 a 600 milioni di euro. Per questo ne discutiamo oggi. Per questo è importante dire, anche ai compagni di Rifondazione Comunista, che hanno colto appieno il senso di questo emendamento, che si tratta di una proposta mirata a far pagare le tasse alle attività commerciali, siano cattoliche, valdesi, di Rifondazione Comunista o dell'ARCI. Non importa che tali attività commerciali siano esercitate da cattolici, valdesi o da Rifondazione Comunista-Sinistra Europea o dall'ARCI. È obbligatorio pagare le tasse se si esercita una attività commerciale.
La realtà della Chiesa cattolica in Italia la conosciamo tutti. E nessuno ha una conoscenza diretta di tale realtà migliore di un qualsiasi cittadino italiano che sia nato e cresciuto in questo paese. A questo proposito ho letto parecchi libri, da Todo modo di Sciascia all'ultimo scritto dal redattore di Avvenire, Chiesa padrona, che consiglio alla lettura dei colleghi che si dicono cattolici ferventi.
C'è una realtà sociale importante, così come c'è una realtà commerciale importante. Noi vogliamo far pagare le tasse anche a quest'ultima realtà senza guardare in faccia - lo prevede la Costituzione - l'orientamento religioso (Applausi dei deputati del gruppo La Rosa nel Pugno - Commenti dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cossiga. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE COSSIGA. Signor Presidente, parlo da cattolico laico e sinceramente trovo molto triste quello che sta avvenendo oggi in questa sede: una battaglia tra qualche laicista o forse anticlericale vecchio stile e qualche amico cattolico che forse non si rende conto dell'importanza di alcuni problemi e della non importanza di altri. La cosa più triste per me, ma si tratta di una battuta per carità, è che l'unica cosa sensata l'abbiano detta alcuni degli amici di Rifondazione Comunista - Sinistra Europea.
Si ritiri, quindi, questo emendamento e non dividiamoci sia qui sia nel paese tra cattolici e laici. Per cortesia, parliamo d'altro (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Saluto gli studenti e gli insegnanti della scuola media di Sassano, in provincia di Salerno, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).Pag. 17
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Jannone. Ne ha facoltà.
GIORGIO JANNONE. Signor Presidente, riprendo il contenuto degli interventi svolti dagli onorevoli La Loggia, Cossiga e Andrea Ricci.
Ritengo che l'approccio al problema sia completamente sbagliato. Il volontariato e questo tipo di associazioni svolgono un ruolo di sostegno ai più deboli e, spesso, di supplenza alle carenze dello Stato. In questo caso non si tratta tanto di trovare 400 milioni di euro colpendo questo tipo di attività, quanto, semmai, di aiutare queste attività alleggerendole dal pagamento di alcune imposte inutili. Colleghi, sapete che per una festa di beneficenza bisogna pagare la SIAE e per svolgere una attività commerciale di questo tipo bisogna pagare le tasse? Allora, togliamole queste tasse ed aiutiamo i cinque milioni di persone che svolgono attività di volontariato, cioè la Chiesa e le associazioni, sia laiche sia cattoliche. Questo, a mio avviso, è l'approccio corretto al problema, non quello punitivo ed ideologico del gruppo della La Rosa nel Pugno che, a mio parere, è completamente sbagliato e improduttivo. La questione, quindi, non è di tipo ideologico ma pratica e, quindi, di supporto a chi, in questo particolare caso, ne abbisogna (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
ALBERTO GIORGETTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ALBERTO GIORGETTI. Signor Presidente, intervengo per richiamare la sua attenzione sul fatto che l'Assemblea non può affrontare un dibattito significativo su questi argomenti senza la presenza in aula del relatore e del presidente della V Commissione. A me pare che si tratti di un atteggiamento inaccettabile per l'opposizione e svolto in pieno dispregio al lavoro svolto dall'Assemblea.
PRESIDENTE. Onorevole Alberto Giorgetti, il presidente della V Commissione era presente in aula ed ora è al banco del Comitato dei nove. Per quanto riguarda il relatore, le ricordo che quest'ultimo può essere sostituito temporaneamente dal presidente della Commissione al fine di consentirgli di potersi assentare per qualche minuto senza che ciò comporti problemi. In ogni caso, il relatore, onorevole Ventura, proprio in questo momento sta entrando in aula.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Guadagno Luxuria. Ne ha facoltà.
WLADIMIRO GUADAGNO detto VLADIMIR LUXURIA. Signor Presidente, voglio ricordare che è stata già ripristinata l'ICI sugli istituti privati cattolici dal decreto Visco-Bersani. Qui non faccio riferimento ai luoghi di culto, ma agli hotel e ai ristoranti per i quali, nella scorsa legislatura, si è voluto abolire l'ICI creando ingiustizia e disobbedendo alle più elementari regole della libera concorrenza.
Voterò contro l'emendamento della Rosa nel Pugno perché credo che sulla possibilità di tendere un tranello, cioè di svolgere in uno stesso edificio un'attività non di lucro insieme ad un'altra a fini di lucro, vengono già effettuati controlli sia fiscali sia sui metri quadri del locale. Ricordo, infine, che il beneficio di cui si discute va esteso a tutte le attività commerciali svolte a fini non di lucro e di alta utilità sociale, sia laiche sia cattoliche (Applausi dei deputati dei gruppi Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, L'Ulivo, Comunisti Italiani e Verdi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Belisario. Ne ha facoltà.
FELICE BELISARIO. Signor Presidente, faccio questa dichiarazione a nome del mio gruppo. La Rosa nel Pugno pone, con questo emendamento, un problema assolutamente concreto e serio. Mi pare che non sia il caso, qui, di dare lezioni di cattolicesimo a nessuno: ognuno è credente Pag. 18di suo e nel suo foro interno, senza avere bisogno di ritornare a ricordare gli istituti salesiani od altro, sa se crede e testimonia.
È evidente che per le attività di culto e di carità è prevista la destinazione di un otto per mille che noi cattolici, se vogliamo, possiamo tranquillamente sottoscrivere. Altra cosa sono le attività di natura imprenditoriale e commerciale che, se il dato dei colleghi della Rosa nel Pugno è fondato, ammontano a diverse migliaia di miliardi.
Dobbiamo capire che il mercato è mercato ed esso non deve ricevere protezioni. D'altra parte, è necessario che vi sia una riforma di sistema, che un voto assolutamente compatto e trasversale potrebbe un domani impedire. Noi dell'Italia dei Valori vogliamo lasciare al Parlamento la possibilità di continuare a discutere senza nessuna forma di preconcetto su un problema che è reale, che è tale anche quando si parla di accoglienza, quando ci sono enti - non solo quelli religiosi - che fanno ciò in maniera assolutamente gratuita. Questo emendamento, probabilmente, in questa parte difetta perché potrebbe essere più compiutamente articolato.
Per questo motivo, ove La Rosa nel Pugno dovesse persistere nel mantenere fermo l'emendamento, il gruppo dell'Italia dei Valori, che ne condivide l'impostazione e la possibilità di intervenire nel sistema, auspicando appunto una norma di sistema, annuncia la sua astensione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Buontempo. Ne ha facoltà
TEODORO BUONTEMPO. Ha dell'incredibile il fatto che tutti coloro che sono sostenitori dei privilegi delle cooperative, che fanno concorrenza alle imprese private, spesso con lavoratori in nero e sottopagati - così come da me già denunciato all'interno della Camera dei deputati -, di colpo scoprano l'equità sociale per mettere in ginocchio le attività commerciali della Chiesa. Non si tratta di essere cattolici o laici. Qui c'è un segnale molto forte di odio contro la religione cattolica. Gli oratori - vorrei ricordarlo - dove si svolgono anche attività commerciali, sono un avamposto nelle borgate e nei piccoli paesi! Senza quegli oratori, cari signori di sinistra, non ci sarebbe una mano tesa né per i giovani né per gli anziani!
È una vergogna che il Parlamento taccia su questo!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Salerno. Ne ha facoltà
ROBERTO SALERNO. Ritengo che questo emendamento, se pur proveniente dai banchi della Rosa nel Pugno, sia di stampo comunista, in termini sia di mentalità, sia di visione della vita: si perde il pelo ma non il vizio! Questa è una visione comunista della società, che non riconosce i valori, i luoghi in cui questi valori vengono difesi, tutelati e rafforzati!
Vorrei capire quanto, in una piccola realtà come, per esempio, il paese di Carru, la Chiesa possa farla da padrone solo per il fatto che nell'oratorio di quel paese esiste un piccolo spaccio dove si vendono due caffè o due panini ai ragazzi! Vergognatevi di quello che dite!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Di Gioia. Ne ha facoltà.
LELLO DI GIOIA. Signor Presidente, mi rivolgo al Parlamento e non ho difficoltà a sottolineare che sono cattolico, socialista ma cattolico. E non ho difficoltà a sottolineare anche che ogni anno sottoscrivo l'otto per mille in favore della Chiesa cattolica. Ma questo nulla c'entra con quello di cui stiamo discutendo e con quello che artatamente molti onorevoli colleghi sostengono per ciò che riguarda gli oratori. Mi rivolgo ai colleghi dell'UDC che presentarono nel 2003 una proposta di legge sugli oratori. Per quello che mi riguarda, votai a favore di quella proposta di legge. Ciò significa che non siamo contro gli oratori. Ciò significa che non Pag. 19siamo contro i piccoli spacci che si trovano all'interno degli oratori. Noi siamo per la legalità. Noi ci battiamo affinché tutti coloro i quali svolgono un'attività commerciale...
PRESIDENTE. Onorevole Di Gioia, la invito a concludere.
LELLO DI GIOIA. È per questo che mi rivolgo ai laici. Mi rivolgo ai liberali. Mi rivolgo a tutti coloro i quali credono che questo Parlamento liberamente...
PRESIDENTE. Grazie.
LELLO DI GIOIA. ...si debba esprimere laicamente (Applausi dei deputati del gruppo La Rosa nel Pugno).
PRESIDENTE. Grazie!
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Villetti. Ne ha facoltà.
ROBERTO VILLETTI. Signor Presidente, vorrei fugare un equivoco. Questo non è assolutamente un emendamento che vuole offendere il sentimento religioso. È un emendamento che vuole soltanto stabilire una condizione di parità. Mi limiterò - perché ho a disposizione solo un minuto - a leggere un passo.
TEODORO BUONTEMPO. Massoni!
ROBERTO VILLETTI. «Un ente ecclesiastico può svolgere liberamente nel rispetto delle leggi dello Stato anche un'attività di carattere commerciale, ma non per questo si modifica la natura dell'attività stessa e, soprattutto, le norme applicabili al suo svolgimento rimangono, anche agli effetti tributari, quelle previste per le attività commerciali, senza che rilevi che l'ente la svolga oppure no in via esclusiva o prevalente». È questa un'affermazione laicista? No, questa non è una affermazione laicista ma è una sentenza della Cassazione civile dell'8 marzo 2006.
PRESIDENTE Grazie.
ROBERTO VILLETTI. Io sono d'accordo con queste parole (Applausi dei deputati del gruppo La Rosa nel Pugno).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Musi. Ne ha facoltà.
ADRIANO MUSI. Signor Presidente, intervengo per dichiarare il mio voto favorevole sull'emendamento in esame. Non credo che ci sia un problema di religione o di ideologia. C'è un problema di libertà di mercato. Se chi esercita in quel piccolo paese un'attività commerciale, vendendo due caffè e due panini, paga le tasse, non capisco perché il locale accanto, affine, non debba pagarle. Credo che il Parlamento debba sapere garantire che tutti i cittadini siano uguali anche davanti al fisco, e non solo davanti alla legge (Applausi dei deputati del gruppo La Rosa nel Pugno).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mario Pepe. Ne ha facoltà.
MARIO PEPE. Signor Presidente, credo che ci sia un equivoco di fondo nei rapporti fra Stato italiano e Chiesa cattolica. E, purtroppo, questo equivoco sta nella nostra Costituzione, che riconosce dignità costituzionale ai Patti lateranensi. Ora, vorrei dire ai cattolici: non potete salvarvi l'anima con i soldi di tutti i contribuenti italiani (Applausi dei deputati del gruppo La Rosa nel Pugno)!
Pertanto, voterò a favore di questo emendamento, anche perché, mentre l'otto per mille - onorevole Di Virgilio - è un contributo volontario, non far pagare l'ICI significa gravare su tutti i cittadini italiani, anche quelli non credenti, anche quelli che professano altre fedi! E questo uno Stato laico non se lo può permettere (Applausi dei deputati del gruppo La Rosa nel Pugno e di deputati dei gruppi Forza Italia e Democrazia Cristiana-Partito Socialista)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, Pag. 20l'onorevole Giovanardi. Ne ha facoltà. Invito i colleghi a fare silenzio e a consentire all'onorevole Giovanardi di intervenire. Prego, onorevole Giovanardi.
CARLO GIOVANARDI. Signor Presidente, vorrei dire tre cose. Per la verità, non sono d'accordo con quello che è stato fatto, cioè con la decisione di togliere le agevolazioni che erano state introdotte dall'altro Governo, perché con l'opera di sussidiarietà di supplenza si fa risparmiare al bilancio dello Stato.
Estendere ciò anche alle attività accessorie significa aggravare la situazione di opere totalmente caritative o scolastiche nel momento in cui hanno qualcosa di accessorio. In proposito, ricordo i santuari e i negozietti dove si vendono cose accessorie: colpire queste attività vuol dire fare un'operazione di stampo ideologico. Ricordo anche che i comuni, mentre noi parliamo dello Stato, concedono gratuitamente le loro sedi a tantissime associazioni, non facendo pagare loro una lira di ICI. Avremmo, quindi, la discriminazione che a livello locale vi è chi aiuta i suoi amici e fornisce loro sedi gratuite, mentre a livello nazionale imporremmo alle istituzioni religiose di morire, perché non hanno alcuna entrata reale, facendo venire meno un tessuto di coesione sociale indispensabile per il nostro paese.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Antonio Pepe. Ne ha facoltà.
ANTONIO PEPE. Signor Presidente, voterò contro l'emendamento proposto dalla Rosa nel Pugno. Noi dobbiamo essere grati alla Chiesa cattolica perché svolge un'attività di beneficenza, di sussidiarietà e di volontariato, supplendo spesso a carenze dello Stato e dei comuni. Basti pensare all'azione di tante parrocchie e di tante diocesi che giornalmente ricevono i più bisognosi per dare risposte alla loro sofferenza.
È un emendamento ideologico perché tassa anche attività accessorie non rivolte a fini di lucro. Che alla base di questo emendamento vi sia una mentalità ideologica risulta anche dal fatto che con riferimento al decreto-legge collegato al disegno di legge finanziaria, ora all'esame del Senato, La Rosa nel Pugno aveva presentato addirittura un emendamento per aumentare la rendita catastale degli immobili adibiti a sedi di culto. È un emendamento ideologico presentato da chi non conosce l'azione meritoria del mondo cattolico e non sa quanti giovani trovano spazio nelle sedi di quel mondo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rossi Gasparrini. Ne ha facoltà.
FEDERICA ROSSI GASPARRINI. Signor Presidente, quando parliamo di attività commerciali noi intendiamo un ampio settore di attività, ma l'attività commerciale è molto diversa da quella a scopo di servizio. Quando La Rosa nel Pugno aggiunge la parola «accessorie» intende colpire in modo determinato e, a mio avviso, crudele attività che sono a servizio di chi è debole (Applausi di deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale), perché quelle accessorie sono non attività per ricchi, bensì per i deboli.
Ho sentito parlare di hotel, ma chi vi ha fatto riferimento è evidente che non li ha mai frequentati, perché altrimenti saprebbe che con 20-30 euro vi si può dormire. Voterò contro, ma sarebbe opportuno che questo emendamento ad un disegno di legge finanziaria di per sé già complesso fosse ritirato. Appoggio pertanto la proposta dei colleghi di Rifondazione Comunista.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Poretti. Ne ha facoltà.
DONATELLA PORETTI. Usciamo da questa ambiguità. La Chiesa, da una parte, svolge attività caritatevole e di volontariato, Pag. 21dall'altra, svolge un'attività commerciale. Per quella caritatevole esiste già l'8 per mille della dichiarazione dei redditi, più o meno volontario, ma qui si aprirebbe un altro capitolo. Vi è poi l'attività commerciale, per la quale si devono pagare le tasse come fanno tutti gli altri. Togliamo anche gli oratori, usciamo anche da quest'altra ambiguità: sapete benissimo che esiste una legge del 2003 al riguardo e con questo emendamento non si incide sugli oratori. Usciamo veramente da questi ghetti laici e cattolici!
Chiedo anche al centrodestra, da cui sono venuti pochi interventi, quanti siano i laici e quanti i liberali che vogliono veramente intervenire su questo argomento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Leone. Ne ha facoltà.
ANTONIO LEONE. Signor Presidente, non intendo intervenire in questa diatriba quasi di carattere ideologico, ma sottoporre all'attenzione dell'Assemblea un aspetto che, forse, è trascurato e fa parte della mania del centrosinistra di legiferare in maniera schizofrenica, eliminando ciò che è già stato realizzato e facendo esattamente il contrario.
Stiamo parlando di una norma che il Parlamento ha già affrontato nel settembre 2005 e che oggi il centrosinistra chiede di abrogare. A distanza neanche di un anno ci stiamo occupando nuovamente di qualcosa di cui il Parlamento si era interessato. Si tratta di fare qualcosa contro il precedente Governo, che aveva privilegiato, con motivate argomentazioni, certe situazioni. Ditelo chiaramente: se volete eliminare ciò che il Governo di centrodestra ha fatto, fatelo, ma non nascondetevi dietro il dito, come se si trattasse di religione o di questioni ideologiche. Si tratta di voler distruggere ciò che un Governo ha compiuto insieme al Parlamento. Se avete deciso, fatelo e votate come volete (Applausi di deputati del gruppo Forza Italia)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Spini. Ne ha facoltà.
VALDO SPINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la materia è estremamente delicata. Intendo ricordare che, nel 1984, mi assunsi il compito di motivare, in senso favorevole, il voto dell'allora Partito socialista al nuovo Concordato e, quindi, non ho un atteggiamento pregiudiziale. Ricordo, però, che il nuovo Concordato ha due pilastri: la religione cattolica non è più religione dello Stato e contribuiscono volontariamente alle attività della Chiesa cattolica coloro che decidono di versare l'8 per mille e non tutti i cittadini italiani.
Non mi sento, quindi, di votare contro l'emendamento in esame, sostenuto dai deputati della Rosa nel Pugno, in quanto segnala un problema. Come ha detto giustamente il rappresentante del gruppo dell'Italia dei Valori, l'emendamento non è strutturato o scritto adeguatamente, perché può rischiare di colpire anche strutture che non devono essere colpite. Però, segnala un problema e, a titolo personale, annuncio il mio voto di astensione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Delfino. Ne ha facoltà.
TERESIO DELFINO. Signor Presidente, vorrei credere che la discussione in corso sia lineare, trasparente e finalizzata al bene comune. Mi sembra, invece, che l'emendamento Turco 11.100 sia fuorviante, diretto a penalizzare attività assolutamente connesse alla cultura, alla presenza ed alla tradizione cristiana che è dentro le nostre radici. L'emendamento si colloca in una prospettiva culturale, come ha detto e ribadito il collega Villetti, quale quella di una diversa posizione sui fondi alle scuole cattoliche, che tende ad estrarre dalla nostra realtà civile e sociale il grande contributo che la tradizione cristiana offre al paese. Apprezzo il parere espresso dal relatore e dal Governo e, naturalmente, il gruppo cui appartengo voterà contro l'emendamento.
Pag. 22PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Gardini. Ne ha facoltà.
ELISABETTA GARDINI. Signor Presidente, cari colleghi, vorrei rivolgermi a tutti voi. Vi chiedo di considerare la storia del nostro paese. Ricordo che ciò che conosciamo oggi con il nome di Stato sociale è qualcosa che, quando ancora non esisteva, era di fatto realizzato dagli uomini e dalle donne della Chiesa cattolica. Spesso, si trattava di donne. Sono stati gli ordini religiosi femminili ad essere fondatori e precursori di ciò che oggi conosciamo come Stato sociale e queste istituzioni, ancora oggi, fanno molto in quelle che Giovanni Paolo II ha chiamato «periferie del mondo». Sappiamo che con questa espressione il Papa non intendeva soltanto le realtà lontane, ma anche quelle realtà che, purtroppo, esistono, tutt'oggi, nelle nostre città. Gli uomini e le donne che ogni giorno si «sporcano» le mani nelle periferie del mondo sono quella parte della Chiesa su cui tutti siamo d'accordo, quella parte della Chiesa che tutti amiamo e stimiamo.
Per questo vi invito a votare, come farò io, contro l'emendamento in esame.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, vorrei osservare che, a mio personale avviso, il danno più grave arrecato dall'emendamento in esame è quello di proporre, in questa Assemblea, un dibattito assolutamente improprio tra laici e cattolici (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo). Penso, signor Presidente, che vi saranno sicuramente occasioni nelle quali, in questa aula, ciascuno di noi potrà intervenire ed affrontare liberamente il tema del rapporto tra laici e cattolici, ma vorrei evidenziare che l'emendamento in esame impone all'Assemblea di svolgere, in qualche modo, un dibattito improprio.
Vorrei dire all'onorevole Di Gioia che sono uno di quei contribuenti che destina l'8 per mille dell'IRPEF allo Stato. Sono tuttavia convinto (e ciò affermo anche in relazione alle numerose considerazioni che ho ascoltato) che il problema che affligge questo paese - sapendo perfettamente che, spesso e volentieri, lo Stato non è in grado di garantire un supporto di reti e di strutture adeguato alla nostra società, ai nostri giovani ed alla gente - nasce e matura, innanzitutto, in numerose realtà nelle quali la concorrenza di altre attività, cari amici radicali, non esiste!
Voi conoscerete la Chiesa, tuttavia vorrei rilevare che, nelle periferie delle nostre città, spesso e volentieri tale concorrenza non esiste (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Popolari-Udeur e di deputati dei gruppi Forza Italia e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)) e quei luoghi nei quali possono svolgersi determinate realtà ricreative sono gli unici posti nei quali è possibile, per i giovani e per le persone più deboli, trovare aiuto e riparo!
Sono quelle le realtà che spesso non incontrano concorrenza, anche se ciò dovrebbe accadere. Ritengo che, se deve essere condotta una battaglia in tale ambito - e lo sostengo, concordando anche con gli amici del gruppo di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea -, allora dobbiamo prevedere agevolazioni ancora maggiori a favore di tutti quei soggetti che, come sicuramente fa la Chiesa cattolica, sono in grado di fornire una risposta là dove lo Stato non arriva!
Vorrei infine ricordare, anche per dare una risposta all'onorevole Leone - che pratica lo sport di «buttarla perennemente in caciara»! -, che sull'emendamento in esame si è registrato il parere contrario sia del Governo sia del relatore, e che tutti i gruppi del centrosinistra (garantendo, ovviamente, la libertà di ciascuno) hanno chiaramente manifestato la propria contrarietà!
Se lei sostiene, onorevole Leone, che il centrosinistra è favorevole ad abrogare una normativa che abbiamo precedentemente trattato, ciò è semplicemente la dimostrazione di quanto lei, ovviamente...
ANTONIO LEONE. Vediamo chi lo voterà, questo emendamento!
ROBERTO GIACHETTI. ... sia non soltanto polemico, ma anche bugiardo (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Popolari-Udeur)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Ciccioli. Ne ha facoltà.
CARLO CICCIOLI. Signor Presidente, non avevo intenzione di intervenire; ritengo necessario, tuttavia, sottolineare come l'emendamento in esame, presentato dal gruppo della Rosa nel Pugno, sia una sorta di «pugno in un occhio» per coloro che agiscono in strutture che, spesso, non sono neanche proponibili sotto il profilo commerciale e che esercitano, altresì, un ruolo estremamente importante a favore delle cosiddette fasce deboli, che io definirei proprio «i poveri di spirito»!
Nell'affermare ciò, desidero portare la mia testimonianza personale di psichiatra che ha lavorato per quindici anni nel settore pubblico. Ricordo che, tantissime volte, in mancanza di strutture adeguate, ci siamo appoggiati a questi centri di aggregazione per sostenere persone che sarebbero state allo sbando ed in difficoltà.
Mi sento di affermare che...
PRESIDENTE. La prego di concludere...
CARLO CICCIOLI. ... a differenza dei centri cosiddetti sociali, dove si propone devianza e trasgressione, in quelle strutture si tende a perseguire il riadattamento sociale ed il sostegno alle persone! Per questo motivo, convintamente...
PRESIDENTE. Grazie...!
CARLO CICCIOLI. ... preannuncio che voterò contro...
PRESIDENTE. Grazie!
CARLO CICCIOLI. ... l'emendamento Turco 11.100 (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Filipponio Tatarella. Ne ha facoltà.
ANGELA FILIPPONIO TATARELLA. Signor Presidente, intervengo soprattutto per esprimere il mio disappunto, provocato dal fatto che alcuni ragazzi, presenti in questo momento nelle tribune, stanno assistendo - ahimè - ad una lezione non sulle leggi di mercato (il che sarebbe una cosa buona), bensì ad una lezione di gretto mercantilismo! Quanto vale un valore? Una certa quantità di denaro (storicamente: 30 denari): dunque, possiamo certamente comprarlo!
Mi sembra di sentire riecheggiare, in quest'aula, il pazzo di Nietzsche che diceva: «Dio è morto!»; forse, però, Nietzsche meriterebbe occasioni migliori per essere citato (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fogliardi. Ne ha facoltà.
GIAMPAOLO FOGLIARDI. Signor Presidente, parlo da cattolico popolare impegnato in politica e nel mondo cattolico, essendo stato consulente anche di molti di quei ricreatori che, questa mattina, sono stati spesso citati. Vorrei chiarire che da un punto di vista tecnico, squisitamente tecnico-fiscale, sono state dette molte inesattezze; infatti, i ricreatori che solitamente si rivolgono ad associati sono già, da un punto di vista fiscale, agevolati perché non pagano le imposte. Dal punto di vista etico-religioso credo che la Chiesa non abbia bisogno di strumentalizzazioni o di partigianerie di chi tira la giacca di qua o di là per poi dire: siamo stati noi che vi abbiamo fatto esentare dall'ICI o meno.
La Chiesa, come ha recentemente ribadito anche nel convegno ecclesiale di Pag. 24Verona, ha bisogno di attivisti, ha bisogno di ferventi, ha bisogno di cattolici e non necessita certamente di benefici o di agevolazioni particolari (Applausi di deputati del gruppo L'Ulivo e dei deputati del gruppo La Rosa nel Pugno).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Volpini. Ne ha facoltà.
DOMENICO VOLPINI. Signor Presidente, non volevo intervenire, ma ascoltando tutte queste cose intervengo rapidamente per dire che l'esenzione dall'ICI per queste attività è stata introdotta da un socialista laico che era Presidente del Consiglio, cioè Giuliano amato.
Il Governo Berlusconi ha esteso questa esenzione alle attività commerciali vere e proprie degli istituti religiosi e della Chiesa.
Il decreto Bersani-Visco ha espunto nuovamente l'esenzione riferita alle attività commerciali vere e proprie e tutto il centrosinistra ha votato compatto per abolirla. Il problema non è quello di andare a far pagare di più la Coca Cola ai ragazzini di Tor Bella Monaca, ma è quello di vedere veramente se, per caso, altre attività di altre denominazioni religiose o non religiose non sono esenti.
PRESIDENTE. Salutiamo gli amministratori del comune di Monselice, in provincia di Padova e, insieme a loro, anche i ragazzi e gli insegnanti della scuola media di Castellalto in provincia di Teramo (Applausi).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Lisi. Ne ha facoltà.
UGO LISI. Signor Presidente, poco fa un collega ha dichiarato che la Chiesa non ha bisogno di benefici, non ha bisogno di agevolazioni; quindi, sta ammettendo che l'approvazione di questo emendamento procurerebbe un nocumento e un danno alla chiesa cattolica.
Ha ragione il collega Leone quando parla del settembre 2005, ricordando che sotto false liberalizzazioni voi state colpendo e volete demolire tutto ciò che è stato costruito da migliaia di soggetti che, volontariamente, danno e continuano a dare a questa società solo dei benefici rivolti soprattutto a favore degli ultimi e dei più deboli.
Bello questo Governo di sinistra! Complimenti!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Porcu. Ne ha facoltà.
CARMELO PORCU. Signor Presidente, con forza, ma anche con pacatezza devo dire che non bisogna essere iscritti ai partiti degli ultras per capire che con un po' di buon senso questa discussione non si doveva neanche aprire.
Noi dovremmo cercare di capire che la Chiesa italiana, nelle sue varie articolazioni, svolge una funzione sociale insostituibile in questo paese; infatti, è l'unica entità che spesso risponde alle difficoltà della gente comune, di quelli che noi chiamiamo gli ultimi.
È l'unica entità che dà una risposta immediata alla gente che sta male; è l'unica entità che lo fa con spirito caritatevole e di servizio, ed è una grande tradizione, quella della presenza cattolica in questo paese, che merita di essere sostenuta anche sul piano degli interventi del Governo. Le attività sociali e pastorali della Chiesa rappresentano uno degli elementi di frontiera e di civiltà; rappresentano un bene che il Parlamento deve tutelare anziché ostacolare (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale, Forza Italia e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Osvaldo Napoli. Ne ha facoltà.
OSVALDO NAPOLI. Signor Presidente, ritengo che si tratti di un emendamento caratterizzato da un anticattolicesimo esasperato; invito a recarsi presso i comuni - Pag. 25dove peraltro si pongono difficoltà anche per i tagli dei fondi dal centro alla periferia - per operare nel sociale, nelle attività educative, nelle attività sportive per i giovani.
Alla collega che sosteneva che l'oratorio fosse un ghetto, osservo che preferisco sicuramente il ghetto dell'oratorio a quello dei centri sociali, dove si incontrano i no-global, si parla di marijuana e di cannabis (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia). Dovendo scegliere tra i due ambienti, l'oratorio certamente è un punto di riferimento; è un centro educativo che è sicuramente nella storia e nella tradizione del nostro paese. Dunque, sappiamo preferire ciò che giusto a quanto è sbagliato (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Frigato. Ne ha facoltà.
GABRIELE FRIGATO. Signor Presidente, sono tra quanti ritengono che la tradizione cattolica, nel nostro paese, abbia certamente un significato importante e positivo.
Ciò premesso, ritengo che il Governo Berlusconi, nella scorsa legislatura, esentando dal pagamento dell'ICI le proprietà di natura religiosa che svolgono attività commerciali, abbia concesso un privilegio e scritto una pagina non positiva nella storia del Parlamento e della chiesa italiana. Tale pagina non positiva è stata cancellata e riscritta in modo positivo dal decreto Visco-Bersani.
Dunque, colleghi, mi permetto di sostenere che sicuramente il dibattito di quest'oggi è importante ed è altresì alto, per molti aspetti...
PRESIDENTE. Deve concludere...
GABRIELE FRIGATO. ...però, ritengo sia un dibattito che non possa essere soffocato dalla discussione su un solo emendamento; il tema è più importante e, proprio con riferimento alla sua importanza, chiederei ai colleghi de La Rosa nel Pugno di ritirare la proposta emendativa Turco 11.100.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Pizzolante. Ne ha facoltà.
SERGIO PIZZOLANTE. Signor Presidente, parlo da laico e da craxiano.
Norberto Bobbio distingueva i laici dai cattolici nel seguente modo; a suo avviso, la differenza sta nel fatto che i laici pensano ed i credenti credono. Ritengo che si sbagliava; del resto, la posizione assunta da La Rosa nel Pugno dimostra, per l'appunto, proprio che Bobbio si sbagliava. Infatti, assumendo una posizione ideologica, i colleghi dimostrano che i laici possono non pensare e credere (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole D'Agrò. Ne ha facoltà.
LUIGI D'AGRÒ. Signor Presidente, vorrei ringraziare il Governo e la maggioranza che hanno deciso di dire 'no' a questo emendamento; mi pare che quindi il risultato in questa Assemblea sia assolutamente assodato.
Faccio però una considerazione; su problemi di questo genere, il rischio è sempre che emerga la solita e tendenziale disputa tra cattolici e laici. Ebbene, non mi pare, però, che di siffatte questioni valga la pena di investire il Parlamento.
Una sola ed ultima considerazione. Luoghi nei quali si opera il commercio equo-solidale o si dà un pasto caldo a chi non ce l'ha, avrebbero a mio avviso il diritto di essere guardati con occhio benevolo da parte della comunità. Ciò premesso, ritengo che questo emendamento sia assolutamente inconcludente.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole D'Alia. Ne ha facoltà.
Pag. 26GIANPIERO D'ALIA. Signor Presidente, vorrei rivolgermi molto brevemente al collega Turco, che stimo. Mi sottraggo al dibattito tra laici e cattolici, anche perché i colleghi dell'UDC che mi hanno preceduto hanno già precisato quale sia la nostra posizione culturale. Vorrei invece svolgere una considerazione di merito sull'emendamento. Esso colpisce tutti i soggetti, indipendentemente dall'appartenenza a confessioni religiose o quant'altro, che strumentalmente esercitano un'attività commerciale per sostenerne altre senza scopo di lucro. Tale norma, quindi, penalizza e mette in ginocchio l'intero settore del volontariato e del mondo della sussidiarietà, laico e cattolico. Credo che sia questa la ragione per la quale sarebbe opportuno non discutere di tale argomento in questa occasione e semmai occorre indirizzare la nostra attenzione ad altre situazioni.
PRESIDENTE. Onorevole D'Alia, la prego di concludere.
GIANPIERO D'ALIA. Mi riferisco a coloro i quali - e ve ne sono nel mondo del volontariato o presunto tale - che utilizzano surrettiziamente la circostanza di non essere a scopo di lucro per trarne profitto.
PRESIDENTE. Grazie, onorevole D'Alia.
Esiste la tecnica, adottata da alcuni colleghi, di non guardare il Presidente quando fa loro delle segnalazioni, perché in questo modo si è meno in imbarazzo nel trasgredire le sue sollecitazioni a concludere.
GIANPIERO D'ALIA. Non era questa la mia intenzione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Lupi. Ne ha facoltà.
MAURIZIO ENZO LUPI. Signor Presidente, non la guarderò, ma vorrei riprendere invece un'osservazione fatta dal collega Giachetti e anche da altri. Credo che l'errore dell'emendamento presentato dal gruppo della Rosa nel Pugno sia quello di volere reintrodurre in Parlamento lo scontro tra laici e cattolici, in una sorta di ritorno all'anticlericalismo. La questione che stiamo affrontando non è di privilegio della Chiesa cattolica, ma di affermazioni di libertà e sussidiarietà. Infatti, si tratta di stabilire se i proventi che derivano da un'attività commerciale - da chiunque sia svolta - ma che non sono destinati a fini di lucro siano destinati ad un profitto o meno. La sentenza della Corte Costituzionale più volte ha ribadito che i proventi derivanti da attività commerciali, ma destinati ad interesse pubblico - chiunque sia il soggetto che svolge quella attività -, hanno finalità pubblica e come tali devono essere riconosciuti. Quindi, il tema in discussione non è quello di un privilegio, ma di una battaglia di libertà per tutti e non solo per la Chiesa.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Ferrigno (Commenti). Ormai sono intervenuti i rappresentanti di tutti i gruppi - tranne quelli della Lega Nord Padania - e quindi gli interventi sono tutti a titolo personale.
Prego, onorevole Ferrigno, ha facoltà di parlare.
SALVATORE FERRIGNO. Signor Presidente, volevo semplicemente sottolineare la mia contrarietà a questo emendamento. Infatti, credo che in nessun paese democratico e civile si possa colpire un'attività di solidarietà sociale che mira ad aiutare le persone più deboli. Non per niente in Assemblea ci troviamo oggi concordi in modo trasversale con i nostri colleghi di Rifondazione Comunista, perché anche loro hanno capito che l'emendamento in oggetto colpisce qualcosa che ha a che fare con le fasce più deboli. Gli introiti di queste attività commerciali servono a volte ad istruire i nostri figli ed evitare che imbocchino strade perverse come quella della droga, nonché ad educarli. Si tratta di scopi davvero importanti, a prescindere Pag. 27dal nostro credo religioso, che ovviamente bisogna rispettare.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Falomi. Ne ha facoltà.
ANTONELLO FALOMI. Signor Presidente, vorrei che fosse chiaro che la questione della laicità dello Stato, con questo emendamento, non ha nulla a che fare. Infatti, questa proposta emendativa colpisce indiscriminatamente sia le attività svolte dalla Chiesa cattolica, sia quelle da altri soggetti - laici o religiosi - che svolgono attività commerciali accessorie, e non a fini di lucro, a ridosso di attività assistenziali, ricreative e culturali. È questa la ragione per la quale siamo contro questo emendamento. Esso si è trasformato in un inutile torneo in merito alla laicità dello Stato, quando con questo emendamento la laicità dello Stato non c'entra assolutamente nulla (Applausi dei deputati del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Marcazzan. Ne ha facoltà.
PIETRO MARCAZZAN. Presidente, tutti concordiamo nel dire che abbiamo a che fare con soggetti che hanno contribuito non poco a formare ed educare i nostri giovani o, comunque, le fasce più deboli del nostra società. Mi domando, allora, perché contribuire oggi con questo emendamento ad andare verso lo smantellamento di queste attività, quando siamo tutti d'accordo nel ritenere che hanno dato un contributo fondamentale alla creazione di un patrimonio ideale e al percorso di civiltà del nostro paese. Tutta questa discussione è davvero aberrante e trovo la situazione kafkiana (Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bricolo. Ne ha facoltà.
FEDERICO BRICOLO. Signor Presidente, questo è l'ennesimo emendamento presentato da questo centrosinistra contro la Chiesa cattolica: ricordiamo tutti l'emendamento contro il finanziamento delle scuole cattoliche.
È evidente che nel nostro paese vi è una fortissima posizione, portata avanti da questa maggioranza contro la Chiesa cattolica, di tipo anticlericale, e lo si vede per l'appunto dalla presentazione di questi emendamenti. Ancora una volta, però, non abbiamo sentito nessuna parola di condanna nei confronti di chi presenta questi emendamenti, da parte di quelli che potremmo definire gli «pseudocattolici» della Margherita e dell'UDEUR all'interno di questo centrosinistra.
Il santo padre più volte ha detto che vi sono dei valori non negoziabili. Ebbene, evidentemente la Margherita e l'UDEUR, hanno svenduto questi valori per quattro posti di potere, visto che fanno parte di un centrosinistra che si presenta come il più feroce difensore della legge sull'aborto e dei matrimoni gay, che addirittura propone di dare alle coppie omosessuali figli in adozione e che, ancora una volta, difende proposte di legge per la droga libera.
È evidente che le parole pronunciate da questo centrosinistra, mentre sono mancate da parte dei parlamentari della Margherita e dell'UDEUR, non sono sufficienti per giustificare una posizione sempre più schierata contro la Chiesa cattolica, in primis portata avanti dalla Rosa nel Pugno, con posizioni filomassoniche che, però, vengono sposate da molti gruppi di questa maggioranza.
Noi, la Lega Nord Padania, pensiamo che, se un'attività commerciale della Chiesa cattolica serve a vendere qualche crocifisso in più in questo paese contro, per esempio, un'invasione islamica che non viene contrastata dal centrosinistra (Commenti dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Rifondazione Comunista-Sinistra Europea - Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania, Forza Italia, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Alleanza Nazionale), ma che, molto spesso, viene finanziata in amministrazioni Pag. 28di centrosinistra o con le banche a loro collegate (ci ricordiamo del Monte dei paschi di Siena che finanzia la costruzione di nuove moschee nel nostro paese), noi abbiamo il coraggio di dichiararlo in Assemblea e manteniamo una posizione coerente; voi invece vi siete venduti, evidentemente per quattro posti di potere - e solo con questa logica -, andando contro i valori che, in campagna elettorale, dite di voler difendere (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania, Forza Italia e Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per un richiamo al regolamento l'onorevole Bianco. Ne ha facoltà.
GERARDO BIANCO. Signor Presidente, io mi trovo piuttosto frastornato perché non riesco a capire se stiamo discutendo della legge finanziaria oppure del Concordato, dal momento che, di fatto, ci troviamo in una situazione di questo genere (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Rifondazione Comunista-Sinistra Europea). Tuttavia, vorrei dire all'onorevole Villetti, che è un raffinatissimo cultore di filosofia, che è riuscito a realizzare l'eterogenesi dei fini cioè, con questo emendamento, si è determinata una grande professione di fede da parte di tutti i colleghi.
Presidente, stanno per scadere i termini, torniamo a discutere della legge finanziaria e, se mi permette, anche con un piccolo suggerimento: vorrei ricordare i versi danteschi per cui, con questo emendamento, non si disfa a novembre ciò che è stato fatto a settembre (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, Lega Nord Padania, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Bianco, le confesso che, quando ha chiesto di intervenire per un richiamo al regolamento, mi sono un po' allarmato, perché lei pone sempre delle questioni - come pure questa volta - molto raffinate dal punto di vista delle interpretazioni del regolamento; quindi eravamo già tutti allertati. Invece, la ringrazio perché il suo è stato un richiamo soprattutto alla saggezza e alla sobrietà per tutti i colleghi che interverranno.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Laurini. Ne ha facoltà.
GIANCARLO LAURINI. Signor Presidente, il mio dissenso sull'emendamento in oggetto, prima ancora che politico, è tecnico, perché ignora un pluridecennale dibattito della migliore dottrina commercialista italiana, e non solo italiana, sulla compatibilità dell'esercizio di un'attività commerciale all'interno di un ente che non svolga attività di lucro.
L'aver ormai definito come assolutamente compatibile la strumentalità di un'attività commerciale all'interno dell'ente non avente fini di lucro costituisce un approdo definitivo di carattere tecnico, raffinato, che è impossibile, anche in una sede politica, ignorare del tutto.
Quindi, l'emendamento in oggetto non va assolutamente condiviso, non solo sotto il profilo politico, ma anche e soprattutto sotto il profilo tecnico.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione, a titolo personale, l'onorevole Capitanio Santolini. Ne ha facoltà.
LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Signor Presidente, mi associo a quanto hanno dichiarato i colleghi...
PRESIDENTE. Chiedo ai colleghi di fare silenzio e di rispettare gli oratori che stanno intervenendo.
Prego, onorevole Capitanio Santolini.
LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Mi associo, ovviamente, a quanto hanno detto i colleghi di partito e non solo. Vorrei fare alcuni chiarimenti di tipo tecnico e mi rivolgo ai colleghi della Rosa nel Pugno.
In primo luogo, quando si parla di attività commerciali, ci si riferisce ad attività non necessariamente lucrative, Pag. 29quindi, non si può parlare di migliaia di miliardi. Qualcuno, in questa sede, ha evocato migliaia di miliardi, come se tutto questo riguardasse un mondo incredibilmente ricco. Non è così. In secondo luogo, ciò riguarda - è già stato detto - tutti gli enti (la chiesa, quindi, non ha assolutamente nulla a che fare con tutto ciò, perché ci si riferisce ad enti laici e cattolici). In terzo luogo, si colpiscono gli ospedali, le case di riposo, le scuole.
Rivolgo agli amici della Rosa nel Pugno una domanda: perché un ospedale statale non paga l'ICI ed un ospedale convenzionato la deve pagare? Perché una scuola paritaria deve pagare l'ICI e una scuola statale no?
Vogliamo parlare di equità e di giustizia? Mettiamoci una volta per tutte anche dalla parte delle famiglie (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro e Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione, a titolo personale, l'onorevole Iannuzzi. Ne ha facoltà.
TINO IANNUZZI. Signor Presidente, l'emendamento della Rosa nel Pugno è sbagliato ed infelice. Tra l'altro, solleva una questione che è già stata normata in maniera equilibrata e seria dal Governo e dell'intero Parlamento con il decreto Visco-Bersani.
Ma c'è un aspetto che dispiace profondamente e che, giustamente, è stato posto in evidenza in questo dibattito: un'impostazione faziosa e chiusamente ideologica di questa componente su questo terreno.
Come non riconoscere che, in tante parti del paese, nei quartieri e nelle aree degradate delle grandi metropoli, delle grandi aree urbane, ma anche in tanti piccoli comuni, gli oratori, le parrocchie sono l'unica realtà di ascolto, di attenzione, di aggregazione, di incontro, di vera solidarietà, di vera premura, di vera vicinanza ai fanciulli e ai giovani, ai soggetti fragili e deboli?
Per questa ragione, benissimo hanno fatto il relatore e il Governo ad esprimere parere contrario su questo emendamento, che va respinto, perché mostra soltanto un intento ideologico francamente sbagliato e inaccettabile (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione, a titolo personale, l'onorevole Giro. Ne ha facoltà.
FRANCESCO MARIA GIRO. Signor Presidente, intervengo per esprimere il mio voto contrario. All'amico Giachetti, agli amici della Margherita, vorrei dire che non provo alcun imbarazzo a parlare di questo emendamento. Anche i bambini, i più sprovveduti, sanno che qui non è in gioco il valore della laicità, il rapporto tra laici e cattolici. Stiamo parlando di un pasticcio, di un emendamento scritto male, vendicativo, punitivo e che raccoglie - ahimè - lo spirito di questo disegno di legge finanziaria.
Agli amici radicali rivolgo una domanda: ma non eravate contrari all'accanimento terapeutico?
La Chiesa cattolica non ha bisogno del vostro accanimento, gode di ottima salute, non deve essere convertita al credo laicista e vuole soltanto poter continuare liberamente il proprio mestiere (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Lucchese. Ne ha facoltà.
FRANCESCO PAOLO LUCCHESE. Signor Presidente, vorrei sommessamente ricordare che questo Parlamento, nella passata legislatura, ha approvato la legge sugli oratori che ha stabilito il carattere sociale di quelle istituzioni, così come hanno carattere sociale tutte le altre attività anche commerciali che si citano in questo emendamento. Vorrei far notare che, com'è un'attività socialmente utile quella degli oratori, così sono socialmente utili anche le altre attività e, in quanto tali, non mi pare debbano essere tassate (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Forza Italia).
Pag. 30PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Attili. Ne ha facoltà.
ANTONIO ATTILI. Signor Presidente, voterò a favore dell'emendamento in esame perché ritengo che affronti un problema concreto: è vero che può essere meglio formulato e scritto, ma il problema è serio e concreto. Voler trasformare - è il senso di molti interventi - una questione così chiara in uno scontro che mette in discussione i principi della laicità dello Stato e la libertà religiosa è un errore ed è frutto, a mio avviso, di una sudditanza culturale che probabilmente trova la sua origine in una questione maggiormente di fondo. Forse, è arrivato il momento di rivedere il rapporto pattizio tra Stato e Chiesa e tornare a quel principio di libera Chiesa in libero Stato che i padri del Risorgimento italiano avevano già elaborato a metà dell'ottocento.
PRESIDENTE. Avverto l'Assemblea che tra poco passeremo ai voti, dato che vi sono gli ultimi due interventi a titolo personale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bocci. Ne ha facoltà.
GIANPIERO BOCCI. Signor Presidente, anch'io voterò contro l'emendamento in esame che nasconde una forma di laicismo stucchevole ed esasperato e rappresenta allo stesso tempo, come è stato ricordato da alcuni colleghi, un rigurgito di anticlericalismo del quale, onestamente, nel nostro paese nessuno avverte il bisogno. Anzi, credo che questo sia il tempo per superare atteggiamenti che persistono in un'inconsistente pattuglia di persone che marciano nel senso opposto alle tendenze della storia ed a quelle della politica. Oggi, c'è bisogno di luoghi, di spazi gestiti ed organizzati da laici e religiosi per aggregare, per ospitare, per educare e per formare. Facciamo pagare, quindi, chi fa veramente profitto e non chi fa gesti di solidarietà (Applausi di deputati del gruppo L'ULivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Forlani. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO FORLANI. Signor Presidente, credo che questa sia un'epoca in cui si riscontra una diffusa confusione sul concetto di laicità della politica, sui rapporti tra Chiesa e Stato, tra Chiesa e politica. Rispetto al tema in discussione, mi riconosco nelle parole di un mio avversario, l'onorevole Falomi, intervenuto poco fa, ma anche di altri colleghi. Si è ingenerata in Assemblea una polemica di carattere religioso, di contrapposizione etico-religiosa, che a mio giudizio non è legata all'emendamento in esame. Penso che il problema sia la natura di un'imposta come l'ICI che, come dicevo anche qualche giorno fa, grava su un patrimonio immobiliare a prescindere dal reddito che tale patrimonio produce. Il grande errore fu, ad esempio, imporre l'ICI anche sulla prima casa che soddisfa un bisogno individuale inalienabile, quello appunto della casa, così come è assurdo imporre l'ICI su un bene che non dà reddito.
Se un bene immobile è adibito a pubblico dormitorio per chi non ha casa, gratuitamente e senza interesse, è assurdo che il bene, di per se stesso, sia gravato da un'imposta.
Questo è il vero concetto che giustifica l'esenzione anche per le organizzazioni non a fini di lucro.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Carlucci. Ne ha facoltà.
GABRIELLA CARLUCCI. Signor Presidente, vorrei fare un richiamo al buon senso e chiedere a tutti voi perché abbiamo dovuto ideologizzare questo scontro tra chi è a favore della Chiesa cattolica e chi non lo è.
Invece di sburocratizzare, noi stiamo burocratizzando, mentre bisognerebbe fare il conto di quante tonnellate di carta questa finanziaria obbligherà gli italiani a produrre. Con questo andazzo finiremo per tassare la pesca di beneficenza dei boy scout!Pag. 31
Io, invece, sono per l'estensione di questa opportunità a tutti coloro che fanno delle attività benefiche, che possono anche produrre un reddito, ma che serve a vantaggio degli altri. Quindi, anziché incartarci oggi in uno scontro tra chi è per la Chiesa cattolica e chi è contro, perché non ci mettiamo una mano sul cuore e cerchiamo di capire che queste attività vanno a vantaggio di tutti?
Abbiamo sentito bene, da altri interventi, che queste attività, che non sono finalizzate al lucro, ma che producono un vantaggio economico, non sono solo appannaggio della Chiesa cattolica. Quindi, sarei favorevole all'estensione a tutti di questa esenzione, perché altrimenti - ripeto - finiremmo con il tassare la pesca di beneficenza dei boy scout (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fouad Allam. Ne ha facoltà.
KHALED FOUAD ALLAM. Come dice qualcuno, in particolare il filosofo Habermas, viviamo in un contesto di società post-secolare e mi pare evidente che la laicità ha bisogno di essere riformulata, anche perché i problemi e le domande sono molto diverse da quelle di venti o trent'anni fa.
Comunque, anche io voterò contro questo emendamento, non soltanto per questo motivo, ma anche perché, ogni volta che si tratta di religioni, c'è qualcuno che pensa alla paranoia dell'invasione musulmana. Io, in quanto italiano prima e musulmano dopo, voterò contro, così da dimostrare che è possibile una convivenza fra italiani cristiani e italiani musulmani (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e Verdi e di deputati dei gruppi Forza Italia e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Germanà. Ne ha facoltà.
BASILIO GERMANÀ. Signor Presidente, ritengo che il Governo abbia dimenticato di tassare, per quanto riguarda gli oratori, le offerte che vengono fatte spontaneamente dai cittadini.
Veda, Presidente, ormai con il vostro Governo una sola cosa si può fare in Italia: non tassare la festa dell'Unità! Sappiamo cosa hanno fatto con il Bingo a Testaccio (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Ricevuto. Ne ha facoltà.
GIOVANNI RICEVUTO. Signor Presidente, ho apprezzato l'intervento dell'onorevole Carlucci. Stiamo ideologizzando eccessivamente questo confronto, dividendo ancora di più il paese in due.
Anche io sono socialista, sono laico e, per quel che riguarda la fede, anche agnostico. Mi sento, però, di essere comprensivo e di comprendere pienamente il grande ruolo che, in talune realtà territoriali, svolgono alcune strutture cattoliche.
Rivolgo un invito ai vecchi compagni della Rosa nel pugno, perché, riscoprendo quel sentimento laico che è anche sintomatico di una grande serenità, facciano di tutto per evitare che questo scontro prosegua, ritirando l'emendamento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Turco 11.100, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Pag. 32
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Applausi) (Vedi votazioni).
(Presenti 495
Votanti 464
Astenuti 31
Maggioranza 233
Hanno votato sì 29
Hanno votato no 435).
Prendo atto che il deputato Cirielli ha erroneamente espresso un voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimerne uno contrario e che il deputato Mura avrebbe voluto astenersi.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Osvaldo Napoli 11.15.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Osvaldo Napoli. Ne ha facoltà.
OSVALDO NAPOLI. La norma attuale, al comma 1 dell'articolo 59 (abrogata, a riguardo, la disposizione in questione), disciplina le modalità di riscossione effettuate in modo autonomo dai comuni.
Pertanto, l'abrogazione costituisce un'arbitraria limitazione della libertà di organizzare la riscossione, sostanzialmente illegittima ed inefficace in quanto tale autonomia è parimenti esercitabile a norma dell'articolo 52 del decreto legislativo n. 446. Tutta la materia dovrà, come per l'articolo 6, essere affrontata in sede di concertazione preventiva con i comuni.
Questo emendamento - mi rivolgo ai colleghi del centrosinistra, agli amici dei comuni - riguarda le modalità di riscossione dei tributi propri, materia che dovrà essere stabilita dai regolamenti dei comuni. Per tale motivo, si chiede la soppressione del comma 18.
Colleghi della maggioranza, parlate sempre degli interessi dei comuni. Fatelo veramente in maniera concreta (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Lega Nord Padania)!
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Osvaldo Napoli 11.15, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 504
Votanti 491
Astenuti 13
Maggioranza 246
Hanno votato sì 235
Hanno votato no 256).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Osvaldo Napoli 11.16, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 501
Votanti 486
Astenuti 15
Maggioranza 244
Hanno votato sì 230
Hanno votato no 256).
Prendo atto che il deputato Dato non è riuscita ad esprimere il proprio voto.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Gianfranco Conte 11.17
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gianfranco Conte. Ne ha facoltà.
GIANFRANCO CONTE. Signor Presidente, vorrei sottolineare che su altri emendamenti simili, gli emendamenti Uggé 11.18, Mazzocchi 11.19, D'Agrò 11.20 e 11.500 del Governo, è stato espresso parere favorevole.
Questo emendamento è identico, a differenza di una copertura in più che vorrei espungere dal testo. A fronte di questa Pag. 33modifica, vorrei che questo emendamento fosse valutato alla stessa stregua degli altri, compreso quello del Governo.
PRESIDENTE. Onorevole Ventura, quale è il suo avviso sulla proposta avanzata dall'onorevole Gianfranco Conte?
MICHELE VENTURA, Relatore. Signor Presidente, a fronte della modifica intervenuta, il parere è favorevole.
PRESIDENTE. Il Governo?
ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, se si mantiene nel testo il riferimento alla soppressione dei commi 19 e 20, eliminando tutto il resto, il parere è favorevole.
PRESIDENTE. Sta bene.
L'emendamento Gianfranco Conte 11.17, nel testo riformulato, sarà posto in votazione insieme agli identici emendamenti Uggè 11.18, Mazzocchi 11.19, D'Agrò 11.20 e 11.500 del Governo.
Comunico che la Presidenza non porrà in votazione il subemendamento Leone 0.11.500.1, erroneamente pubblicato, in quanto non riferibile all'emendamento del Governo 11.500 ed agli identici emendamenti Uggè 11.18, Mazzocchi 11.19 e D'Agrò 11.20, che si limitano a sopprimere i commi 19 e 20 del medesimo articolo 11.
Prendo atto che l'onorevole Leone ha aderito a questa precisazione.
Passiamo ai voti.
OSVALDO NAPOLI. Chiedo di parlare per una richiesta di precisazione.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
OSVALDO NAPOLI. Mi pare di aver ascoltato, da parte del sottosegretario Grandi, tutto, eccetto la soppressione dei commi 19 e 20. Chiedo conferma al sottosegretario se è così.
PRESIDENTE. Onorevole Osvaldo Napoli, il sottosegretario parlava dei commi 19 e 20 con riferimento all'emendamento Gianfranco Conte 11.17, che è stato riformulato, eliminando il riferimento alla copertura finanziaria. Per tale motivo, il Governo ha espresso parere favorevole. Ho capito bene?
ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Sì, signor Presidente.
PRESIDENTE. Sta bene. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Gianfranco Conte 11.17, nel testo riformulato, Uggè 11.18, Mazzocchi 11.19, D'Agrò 11.20 e 11.500 del Governo, accettati dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 502
Votanti 490
Astenuti 12
Maggioranza 246
Hanno votato sì 487
Hanno votato no 3).
Prendo atto che il deputato Mura non è riuscita a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Garavaglia 11.24, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 505
Votanti 491
Astenuti 14
Maggioranza 246
Hanno votato sì 228
Hanno votato no 263).Pag. 34
Passiamo alla votazione dell'emendamento Osvaldo Napoli 11.26.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Osvaldo Napoli. Ne ha facoltà.
OSVALDO NAPOLI. Signor Presidente, le agevolazioni tributarie per i possessori di immobili storici e vincolati trovano una valida motivazione nella circostanza che, tendenzialmente, si tratta di fabbricati la cui manutenzione, anche in conseguenza dei vincoli, è estremamente onerosa, a fronte di una redditività non sempre significativa. Si pensi, ad esempio, a ville, castelli o dimore storiche utilizzati esclusivamente come abitazione per una o comunque per poche famiglie. Tali più che valide giustificazioni non trovano, poi, riscontro effettivo nella realtà, per diversi ordini di motivi, tra cui vi è il fatto che le sovrintendenze tendono a vincolare sempre più edifici nel loro complesso, anche nel caso in cui solo una parte degli stessi, come, ad esempio, portali o prospetti, sia significativa ai fini del vincolo. Ciò determina che le agevolazioni per l'ICI si applichino a tutte le unità immobiliari del caseggiato, quando, in realtà, solo alcune di esse o nessuna sono interessate da vincoli in maniera significativa.
La Corte costituzionale ha equiparato gli immobili posseduti da soggetti di carattere pubblico o assimilati a quelli posseduti da soggetti privati, pur a fronte di diversità sostanziali nei criteri del vincolo, per cui risultano vincolati e, quindi, usufruiscono di agevolazioni ICI edifici di scarso valore storico o artistico. L'utilizzo a scopi commerciali o, comunque, economici, di immobili storici, pur a fronte di eventuali maggiori oneri manutentivi, ha sicuramente una redditività elevata e, comunque, tale da non giustificare agevolazioni fiscali. La norma proposta con i commi 23-bis e 23-quater consente di meglio dimensionare il beneficio sugli immobili in questione materialmente più esposti ad oneri differenziali significativi. Dico questo perché sarebbe, per i comuni - mi rivolgo sempre al centrosinistra - una situazione di penalizzazione. Ho letto, proprio questa mattina, una dichiarazione del viceministro Visco: magari potessero fallire un comune o una regione. Da noi non è possibile. I comuni non possono fallire, ma se fosse possibile - dice - si potrebbe fare.
Con queste norme, che continuano a penalizzare i comuni, si corre il rischio che i comuni veramente falliscano e portino i libri contabili non al controllo delle competenti autorità statali, ma direttamente al tribunale fallimentare! Incominciamo veramente a pensare con serietà a non continuare a penalizzarli (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)!
ENRICO LA LOGGIA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ENRICO LA LOGGIA. Signor Presidente, avendo notato che in aula è finalmente arrivato il viceministro D'Antoni e considerato che ieri abbiamo a lungo atteso questo evento, chiedo allo stesso viceministro D'Antoni se potesse non subito - quindi non c'è nessun intento ostruzionistico -, ma magari alla ripresa dei lavori pomeridiani, riferire su quanto ieri ha così a lungo appassionato l'Assemblea a proposito dello svuotamento dei fondi del FAS, anche atteso che il sottosegretario Enrico Letta ha parlato di una «copertura transitoria», definizione che ancora non era entrata nel vocabolario italiano, almeno per quanto riguarda questi argomenti. Chiedo pertanto se potessimo sapere quale sarà la copertura definitiva e, quindi, come si potrà risolvere il problema dei fondi del FAS. Saremo invero tutti, ritengo anche i colleghi della maggioranza, molto curiosi di avere tale delucidazione. Vorremmo, quantomeno, una comunicazione da parte del viceministro D'Antoni. Grazie, signor Presidente.
PRESIDENTE. Onorevole La Loggia, il rappresentante del Governo ha preso atto della sua richiesta. La Presidenza, come si dice in questi casi, è a disposizione.
Pag. 35NICOLA BONO. Chiedo di parlare ...
PRESIDENTE. A che titolo, onorevole Bono? Se intende intervenire sulla stessa questione evidenziata poc'anzi dall'onorevole La Loggia, la pregherei di soprassedere perché il tema in questione è stato già affrontato ampiamente e non credo, quindi, sia il caso di riaprire su di esso una nuova discussione.
NICOLA BONO. Presidente, parlando sull'ordine dei lavori, mi consenta di rivolgere al viceministro D'Antoni l'invito ad essere un po' più preciso, tenuto conto delle imprecisioni che lo stesso viceministro diffonde negli ultimi tempi a mezzo stampa in ordine alla finanziaria che, a suo dire, è rivolta, in modo particolare, a fare gli interessi del Mezzogiorno. Desidererei che il viceministro D'Antoni spiegasse come mai sono stati sottratti 1.334 milioni di euro (Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo)...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Bono. Lei non sta sollevando una questione sull'ordine dei lavori, ma sta svolgendo un intervento di merito su un tema, lo ripeto, ampiamente approfondito ieri e su cui l'Assemblea è stata chiamata ad esprimersi votando una specifica proposta.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Osvaldo Napoli 11.26, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 497
Votanti 484
Astenuti 13
Maggioranza 243
Hanno votato sì 226
Hanno votato no 258).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Gianfranco Conte 11.27.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gianfranco Conte. Ne ha facoltà (Dai banchi dei deputati dei gruppi Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e Comunisti Italiani si grida: Abusivo!).
GIANFRANCO CONTE. Signor Presidente, credo che questa parte dell'articolo 11 rivesta una particolare rilevanza e, come tale, essa deve essere affrontata con la dovuta cautela.
Qui si sta parlando di concedere l'opportunità a non meglio identificate persone (in verità identificabili attraverso un provvedimento di un dirigente dell'ufficio) che fanno parte della struttura comunale di procedere all'accertamento e alla riscossione delle entrate tributarie. Se queste procedure sono affidate a dipendenti comunali entrati nella pubblica amministrazione attraverso un concorso, non sorgono problemi. Se però si prevede, come si rinviene nella prassi dei comuni, che soggetti esterni alla pubblica amministrazione - soggetti assunti a tempo determinato e non meglio qualificati perché riferibili a cooperative di servizi o a società che gestiscono alcuni «pezzi» della riscossione - siano compresi tra coloro che hanno la possibilità di svolgere verifiche, accertamenti, riscossione e quant'altro, ciò non ci trova d'accordo. In questo senso, sono personalmente favorevole con quanto previsto dal comma 25, con il quale si stabilisce l'esclusione, degli stessi soggetti indicati nel comma 24, dalla possibilità di esercitare anche funzioni di accertamento in ordine alle violazioni del codice della strada. Se non fosse così, qualsiasi dipendente pubblico potrebbe essere posto nelle condizioni di elevare multe e quant'altro, compito questo riservato ad alcuni comparti dell'amministrazione degli enti locali.
Complessivamente, quella in discussione, è una disposizione che va nella logica da voi perseguita, e cioè quella di parificare tali società per azioni private, e i soggetti che vi prestano lavoro, a quelle che lavorano nel settore pubblico. Lo avete Pag. 36già fatto per quanto concerneva la riscossione nei primi articoli e anche nel decreto fiscale dando a soggetti che nulla hanno a che vedere con la pubblica amministrazione - essendo dipendenti di società private - potestà che, francamente, eccedono le loro facoltà.
Questi sono argomenti che, probabilmente, finiranno davanti alla magistratura e anche davanti alla Corte costituzionale. Volete proseguire su questa strada? Fate pure ma non avrete il nostro assenso!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fugatti. Ne ha facoltà.
MAURIZIO FUGATTI. Con riferimento a questo emendamento, segnalo che noi abbiamo successivamente presentato degli emendamenti singoli, per i singoli commi (mentre, invece, l'emendamento dell'onorevole Gianfranco Conte riguarda complessivamente tutti i commi). Noi sosteniamo l'emendamento dell'onorevole Conte, ritenendolo valido.
Quando infatti è stato illustrato il disegno di legge finanziaria da parte di questo Governo, questo articolo, riguardante i poteri di accertamento e contestazione immediata, ha creato molta polemica perché si è parlato dei dipendenti comunali alla stregua di esattori di una sorta di Guardia di finanza comunale, insomma, di poteri esattoriali facilmente assegnati ai dipendenti comunali.
Non entriamo nella polemica se sia eccessivamente forte nei confronti dei contribuenti questo provvedimento. Cerchiamo invece di fare una valutazione di buon senso e di merito. Le disposizioni in questione riguardano le violazioni relative alle entrate spettanti all'ente locale sul proprio territorio o che in esso si verificano. Quindi, non solamente le entrate del comune ma anche quelle che, su quel territorio, sono imputabili ai cittadini (anche se non sono di pertinenza comunale).
Dunque, queste disposizioni, sulla base delle quali gli esattori comunali andranno ad operare, sono di portata ampia. Inoltre, questo compito potrà essere svolto non solo dagli esattori comunali ma anche da soggetti privati abilitati.
Sotto certi aspetti, contestiamo anche il discorso relativo alla privacy: in un periodo nel quale, sempre più spesso, la privacy è al centro dell'attenzione della pubblica opinione e dei soggetti competenti, si deve valutare con attenzione il modo in cui dare informazioni riguardanti determinati cittadini a soggetti privati abilitati, proprio a garanzia della privacy dei soggetti interessati che non avrebbero pagato le imposte.
Inoltre, riteniamo che introdurre all'interno dei comuni più piccoli la figura del dipendente comunale con il compito di fare l'esattore sia una ipotesi di difficile applicazione. Fare l'esattore è un'attività scomoda, antipatica, psicologicamente anche difficile. Quindi, l'individuazione di un determinato soggetto con il compito di recarsi presso un qualsiasi cittadino che non abbia pagato le tasse, è una misura di difficile applicazione.
Si guardi a cosa accade nel sistema bancario dove, molto spesso, il recupero dei crediti (in questo caso, si tratta di andare a recuperare le imposte non dovute) non viene più svolto dall'ufficio competente della banca bensì da soggetti disinteressati rispetto a quel territorio e non conosciuti, costituiti ad hoc dalla banca - nel massimo e regolare rispetto della privacy - che non introducono alcuna personalizzazione nell'attività di recupero del «non dovuto».
Questa eccessiva personalizzazione può invece darsi nel caso del dipendente comunale e per questo riteniamo di difficile applicazione l'ipotesi in discussione, anche perché si andrebbero a caricare gli uffici comunali e gli enti locali di un ulteriore onere per cui, di fronte ai tagli decisi con questa manovra, probabilmente ciò non sarebbe più neppure di loro competenza.
Si tratta, insomma, di una serie di motivazioni sia politiche - che abbiamo spiegato più volte nel corso della discussione su questo disegno di legge finanziaria - sia di merito, sia applicative, sia pratiche.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Ravetto. Ne ha facoltà.
LAURA RAVETTO. Signor Presidente, vorrei svolgere alcune brevi considerazioni ed apporre la mia firma all'emendamento 11.27 dell'onorevole Gianfranco Conte, che condivido pienamente.
Giustamente, l'onorevole Gianfranco Conte ha fatto presente come il problema si creerà in modo assoluto quando questa attività verrà delegata a soggetti non dipendenti dal comune.
Faccio presente che, anche nel caso di dipendenti comunali, probabilmente si sono sottovalutati gli effetti giuslavoristici di questa norma. È chiaro che, nel momento in cui si delegheranno ad un terzo soggetto attività che sono di fatto estranee al suo profilo lavoristico, ci saranno responsabilità in più che dovranno essere correlate a diritti. Penso alle persone che verranno gravate di questo onere. Se poi l'onore verrà loro tolto, potranno probabilmente far causa all'amministrazione per demansionamento. Tra l'altro, questo comma è fortemente connesso al comma 2, dove si dice che tali persone potranno anche essere titolate come messi notificatori, salvo una verifica della loro idoneità e degli eventuali corsi di formazione. Ritengo che questi due commi abbiano una natura fortemente ordinamentale. Probabilmente andavano stralciati dal disegno di legge finanziaria (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gianfranco Conte 11.27, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 487
Votanti 478
Astenuti 9
Maggioranza 240
Hanno votato sì 229
Hanno votato no 249).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Garavaglia 11.28, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 489
Votanti 479
Astenuti 10
Maggioranza 240
Hanno votato sì 227
Hanno votato no 252).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Osvaldo Napoli 11.29, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 484
Votanti 474
Astenuti 10
Maggioranza 238
Hanno votato sì 462
Hanno votato no 12). Pag. 38
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Garavaglia 11.30, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 489
Votanti 477
Astenuti 12
Maggioranza 239
Hanno votato sì 227
Hanno votato no 250).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Garavaglia 11.31, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 486
Votanti 475
Astenuti 11
Maggioranza 238
Hanno votato sì 227
Hanno votato no 248).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Garavaglia 11.32, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 492
Votanti 481
Astenuti 11
Maggioranza 241
Hanno votato sì 230
Hanno votato no 251).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Peretti 11.33, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 494
Votanti 482
Astenuti 12
Maggioranza 242
Hanno votato sì 229
Hanno votato no 253).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Zorzato 11.34.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zorzato. Ne ha facoltà.
MARINO ZORZATO. Signor Presidente, il Governo in seno al Comitato dei nove aveva garantito che avrebbe approfondito l'esame dell'emendamento, che ha una valenza puramente tecnica. Non starò qui a tediare l'Assemblea con grandi ragionamenti. Dopo anni in cui il Governo ha spinto per trasformare da tassa a tariffa ciò che i cittadini pagano per i rifiuti, dal primo gennaio dell'anno prossimo si blocca l'introduzione della tariffa. Allora l'emendamento dice soltanto: a quei comuni che in questi mesi stanno lavorando per trasformare la loro procedura da tassa a tariffa, finché non approvano in consiglio comunale, per il bilancio di fine anno, la norma della trasformazione, consentiamo di utilizzare il sistema vigente. Quindi, mi pare opportuno che, per i comuni che da un anno stanno lavorando con i consorzi, con i bacini, con gli ATO provinciali e regionali per attivare la tariffa che da anni il Governo proponeva, resti aperta una specie di moratoria e, fino all'approvazione del bilancio, essi possano attivare la tariffa, che poi è ciò che il Governo vuole. Il Governo doveva darmi una risposta su questo. Ora chiedo al Governo se ha approfondito l'argomento. Pag. 39Lo ripeto: stiamo buttando via i soldi che - credo - venti, trenta, cinquanta comuni d'Italia hanno speso per attivare una procedura prevista dall'attuale normativa. Mi pare che sia poco buono buttar via economie fatte per ciò che fino a ieri e per dieci anni il Governo ha voluto.
ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Avevo espresso su questo emendamento parere contrario in seno al Comitato dei nove; poi, su richiesta dell'onorevole Zorzato, mi ero impegnato a svolgere un approfondimento. L'approfondimento con gli uffici è stato effettuato e debbo confermare il parere contrario.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zorzato 11.34, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 495
Votanti 481
Astenuti 14
Maggioranza 241
Hanno votato sì 229
Hanno votato no 252).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Leo 11.35, Mondello 11.36, Garavaglia 11.37 e D'Agrò 11.38, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 497
Votanti 486
Astenuti 11
Maggioranza 244
Hanno votato sì 232
Hanno votato no 254).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gianfranco Conte 11.39, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 499
Votanti 487
Astenuti 12
Maggioranza 244
Hanno votato sì 233
Hanno votato no 254).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Osvaldo Napoli 11.42 e Saglia 11.43, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 502
Votanti 490
Astenuti 12
Maggioranza 246
Hanno votato sì 234
Hanno votato no 256).
Prendo atto che l'onorevole Carra ha espresso erroneamente un voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimerne uno contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Osvaldo Napoli 11.44.Pag. 40
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Osvaldo Napoli. Ne ha facoltà.
OSVALDO NAPOLI. La lotta all'evasione e all'elusione sia della TARSU sia della tariffa di igiene ambientale potrebbe avere efficacia se i comuni avessero la possibilità di attingere alle banche dati anagrafiche di altre utenze, ad esempio quelle elettriche, per poter individuare i beneficiari del servizio di igiene ambientale. È il minimo di collaborazione che ci dovrebbe essere fra enti pubblici e società.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garavaglia. Ne ha facoltà.
MASSIMO GARAVAGLIA. Intervengo a nome del mio gruppo per chiedere di aggiungere la mia firma all'emendamento in esame, che effettivamente può risolvere un problema molto sentito e specifico. Soprattutto in alcune realtà particolarmente urbanizzate, abbiamo il problema del controllo dell'effettivo riferimento alla persona che ha in affitto un appartamento, in particolare quando si ha a che fare con extracomunitari. Avviene spesso che l'extracomunitario affitti regolarmente, dopodiché subaffitta ad altri extracomunitari in maniera irregolare. In questo modo sfugge completamente al comune la possibilità di effettuare controlli e di poter ricevere quanto dovuto per la tariffa rifiuti. L'incrocio dei dati fra il consumo dell'acqua e del gas potrebbe risolvere alla radice il problema e consentire anche un controllo effettivo di chi abita negli appartamenti, per cui questo emendamento è particolarmente importante.
PRESIDENTE. Prima di dare la parola all'onorevole Pedrizzi, che l'ha chiesta per dichiarazione di voto vorrei proporre all'Assemblea di proseguire i lavori antimeridiani fino alla conclusione dell'esame degli ultimi tre emendamenti relativi all'articolo 11, che mi sembrano abbastanza semplici, rinviando alla ripresa pomeridiana dei lavori le dichiarazioni di voto sull'articolo e differendo l'inizio della stessa di 30 minuti, cioé alle 15,30.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pedrizzi. Ne ha facoltà.
RICCARDO PEDRIZZI. Presidente, quello dell'evasione e dell'elusione delle tasse comunali è un fenomeno che si va ampliando, per cui chiedo di aggiungere la mia firma all'emendamento in esame e dichiaro che voterò a favore.
ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, giustamente viene rimarcato che in Assemblea nessuno decide nulla. Lei ha fatto una proposta e la pregherei di porla in votazione.
ELIO VITO. No! No! La Conferenza dei presidenti di gruppo ha deciso diversamente!
ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, lei ha formulato la proposta di concludere la seduta antimeridiana con il voto degli emendamenti sull'articolo 11 e riprendere alle ore 15,30.
ELIO VITO. Se volete esaminare i restanti emendamenti all'articolo 11, rimaniamo qui fino alle 15!
ROBERTO GIACHETTI. È una proposta che facciamo nostra e la preghiamo, come è successo ieri, per tre volte di seguito, di sottoporla al voto dell'Assemblea.
PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, essendo stabilito che la seduta antimeridiana termini alle 13,30, la mia era una proposta che richiedeva una condivisione unanime - che constato non sussistere - e, quindi, non mi permetto di porla in votazione, anche perché è una proposta della Presidenza e non proviene dall'Assemblea.Pag. 41
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Crosetto. Ne ha facoltà.
ELIO VITO. Rinuncia a parlare!
GUIDO CROSETTO. Signor Presidente, non rinuncio ad intervenire, perché se vi è un emendamento giusto non accetto neanche dal mio capogruppo che mi si dica di non parlare per problemi di orario.
Nella finanziaria si chiede di aumentare la lotta all'evasione e l'emendamento Osvaldo Napoli 11.44 consente ai comuni di accedere ad utenze elettriche o dell'acqua per controllare l'evasione fiscale. Ritengo, perciò, assurdo il parere contrario espresso dal Governo.
PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Osvaldo Napoli 11.44, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
LINO DUILIO, Presidente della V Commissione. Presidente! Presidente!
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 483
Votanti 468
Astenuti 15
Maggioranza 235
Hanno votato sì 233
Hanno votato no 235).
Sospendo la seduta, che riprenderà alle 15.
La seduta, sospesa alle 13,35, è ripresa alle 15,45.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIULIO TREMONTI
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, intervengo solo per rendere una comunicazione. La riunione dell'Ufficio di Presidenza è ancora in corso; pertanto, sospendo ulteriormente la seduta fino alle 16.
La seduta, sospesa alle 15,45, è ripresa alle 16,10.
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del regolamento, i deputati Aprea, Boato, Brugger, De Simone, Del Bue, Leoni, Levi, Lusetti, Maroni, Oliva, Sgobio, Stucchi e Violante sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati complessivamente in missione sono settantatre, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Annunzio della costituzione della Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della criminalità organizzata mafiosa o similare.
PRESIDENTE. Comunico che la Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della criminalità organizzata mafiosa o similare ha proceduto in data odierna alla propria costituzione.
Sono risultati eletti: presidente, il deputato Francesco Forgione; vicepresidenti, il deputato Giuseppe Lumia e il deputato Mario Tassone; segretari, il deputato Tommaso Pellegrino e il senatore Antonio Gentile (Applausi).
Si riprende la discussione.
PRESIDENTE. Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta è stato votato, da ultimo, l'emendamento Osvaldo Napoli 11.44.
Avverto che la Commissione ha presentato l'emendamento 16.600, che è in distribuzione, e che il termine per la presentazione dei subemendamenti è fissato alle ore 20 di oggi, mercoledì 15 novembre 2006.
Avverto, inoltre, che è stato ritirato l'emendamento Osvaldo Napoli 11.49.
Sull'ordine dei lavori.
FEDERICO BRICOLO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FEDERICO BRICOLO. Signor Presidente, intervengo a nome della Lega Nord e anche del collega Dussin per rendere partecipe l'aula dell'ennesimo gravissimo fatto di cronaca, che è avvenuto nel nostro paese, in questo caso a Treviso.
Per l'ennesima volta una nostra ragazza ieri a Treviso è stata violentata, stuprata da un extracomunitario clandestino marocchino. Per l'ennesima volta nel nostro paese gli extracomunitari clandestini, che girano per le nostre strade impuniti, si permettono di compiere atti come questo.
Al di là del fatto che speriamo tutti che questo marocchino marcisca in galera, visto quello che ha fatto (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Alleanza Nazionale), ritengo che sia importante che il Governo venga in aula per rendere un'informativa sul fatto specifico e per esporre cosa sta facendo per contrastare il fenomeno dell'emigrazione clandestina nel nostro paese.
È ancora in vigore una legge, la Bossi-Fini, che regola il fenomeno dell'immigrazione nel nostro paese, ma questo Governo non la sta facendo rispettare: i clandestini che entrano nel nostro paese non vengono più espulsi e chiunque può venire in casa nostra perché non c'è più il deterrente dell'espulsione, quindi tutti arrivano nel nostro paese. Si sono aperte nuove rotte di ingresso; infatti, gli extracomunitari non arrivano più soltanto attraverso Lampedusa, ma giungono addirittura in Calabria ed in Puglia.
I clandestini in numero sempre maggiore arrivano nel nostro paese e ogni giorno, purtroppo, dobbiamo constatare fatti come questo, di ragazze che vengono stuprate da questi clandestini.
Chiediamo, quindi, un'informativa urgente del Governo per spiegarci cosa stia facendo per contrastare questo fenomeno (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania, Alleanza Nazionale e Forza Italia).
PRESIDENTE. Informerò il Presidente della Camera in ordine a quanto da lei esposto e il Presidente ne informerà il Governo.
Si riprende la discussione.
(Ripresa esame dell'articolo 11 - A.C. 1746-bis)
NICOLA BONO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
NICOLA BONO. La ringrazio, signor Presidente.
Ieri sera, abbiamo iniziato la seduta con venti minuti di ritardo; l'onorevole La Malfa ha giustamente contestato che non fosse stato rispettato l'orario fissato per la ripresa dei lavori ed il Presidente Bertinotti ha quindi dichiarato che il caso non avrebbe costituito precedente. Invece, non soltanto il precedente è stato costituito, ma si è altresì rafforzato, dal momento che noi riprendiamo la seduta con un'ora e quindici minuti di ritardo rispetto all'orario stabilito.Pag. 43
Più grave ancora è poi che del rinvio dell'orario fissato per la ripresa in un primo momento sia stata data notizia soltanto attraverso il monitor presente in Transatlantico, sicché chi era seduto sui banchi dell'aula - ed eravamo in molti ad aspettare che iniziasse la seduta - nulla ha saputo. Dunque, Presidente, ritengo che il rispetto nei confronti dei parlamentari si manifesti anche attraverso atti formali di elementare buona educazione. Soltanto alle ore 15,40 l'aula è stata informata di un ulteriore rinvio alle ore 16, ma anche in tal caso è seguito un ulteriore slittamento. Le chiedo dunque, Presidente, anzitutto le ragioni di questi strani ritardi e quindi, atteso che non avrebbero dovuto essersi costituiti dei precedenti in ordine ai ritardi, le ragioni per le quali si siano verificati tali ulteriori manifestazioni di mancanza di rispetto nei confronti dell'Assemblea e soprattutto non si sia tenuto conto del più elementare criterio di buona educazione di informare l'aula dello slittamento dei nostri lavori.
PRESIDENTE. La ringrazio. Anche in altre occasioni, per rinvii di questa durata, sono state disposte forme di informativa analoghe a quelle cui si è fatto ricorso oggi; il ritardo è dovuto esclusivamente al prolungarsi di importanti lavori dell'Ufficio di Presidenza.
GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Signor Presidente, ieri sera in aula è sorta una questione relativamente ad alcune coperture, che erano state attinte impropriamente e, a dire dello stesso Governo, transitoriamente dal FAS. La questione ha alimentato un dibattito, le cui risultanze non possono assolutamente essere eluse; noi non riusciamo a comprendere, in questa maniera assolutamente disordinata di procedere, quando e come sarà trattata la questione del Sud, del Mezzogiorno d'Italia, delle regioni d'Italia comprese nell'Obiettivo 1.
In queste giornate abbiamo visto transitare nell'aula di Montecitorio ed in Transatlantico, quasi fosse un turista per caso, il viceministro D'Antoni; per dire la verità, era qui presente prima che fosse esaminata la proposta emendativa del collega Giorgetti due giorni fa, ma poi è uscito quando la proposta è stata esaminata e «regolarmente» respinta dalla Camera. Abbiamo inoltre constatato come anche nella mattinata di oggi, allorquando qualche collega ha sollevato la questione, egli, presente in aula, non abbia fatto né parola né cenno alcuno.
Vorremmo però cercare di capire se, come e quando tale vicenda sarà definitivamente affrontata e trattata. Tra l'altro, come sappiamo tutti e come sa l'intero paese, si va ormai velocemente verso la posizione della questione di fiducia; ebbene, su un tema così fondante e fondamentale - non soltanto per il Mezzogiorno d'Italia e per gli equilibri politici, ma anche per tutto il paese - non vorremmo che la strategia del Governo consistesse in un continuo rinvio, volto proprio a non assumersi politicamente le relative responsabilità e così a non affrontare la questione nella sede propria, ovvero nell'aula parlamentare.
PRESIDENTE. Onorevole Marinello, la Presidenza può solo chiedere che il Governo, se lo ritiene, intervenga per specificare meglio i termini della questione ai fini di un'ulteriore informazione. Altrimenti, non ritenendo così il Governo, dobbiamo proseguire nel nostro esame.
LUCA VOLONTÈ. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, non voglio fare un riepilogo del problema sollevato durante la giornata di ieri. Ricordo al vicepresidente Sereni che in serata era stata data assicurazione, come nel pomeriggio aveva fatto il relatore Ventura, sullo svolgimento nella giornata di oggi o al massimo di domani di una sessione dedicata ai temi del FAS, del Mezzogiorno, Pag. 44del miliardo di euro tolto al bilancio della regione Sicilia e dello sviluppo. Tale impegno era stato preso e chiedo al Presidente della Commissione bilancio se sia possibile confermare quello che ieri sera ho definito un «impegno fantasma». Chiedo quindi quando ci sarà la conferma di questo impegno e della disponibilità, annunciata dal sottosegretario Letta, sulla presenza del ministro Padoa Schioppa o del ministro Bersani per potere proseguire questi lavori ed organizzare anche quelli della sessione, su cui avevamo avuto assicurazioni da parte della maggioranza e dell'opposizione. Chiedo in sostanza al Presidente della Commissione bilancio se siano stati definiti i tempi, il luogo, le modalità e quale sarà il ministro presente alla sessione ed eventualmente di comunicarlo all'aula. Infatti, siamo interessati a prepararci a quella sessione, invece che continuare ad avanzare una richiesta finora inevasa.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Quartiani. Se intende intervenire sullo stesso argomento, forse è opportuno che egli prenda la parola per poi acquisire l'opinione della Commissione.
Prego, onorevole Quartiani, ha facoltà di parlare.
ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, la ringrazio, ma vorrei passare al merito dell'emendamento e riprendere il dibattito da dove lo avevamo lasciato prima di interrompere la seduta.
LINO DUILIO, Presidente della V Commissione. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LINO DUILIO, Presidente della V Commissione. Signor Presidente, vorrei rispondere all'onorevole Volontè, che chiedeva se fossero stati definiti i luoghi e il tempo dell'incontro con il ministro Bersani. Ovviamente, è pleonastico dirlo, il luogo sarà quest'aula. Per quanto riguarda i tempi, abbiamo contattato il ministro Bersani ed ora si tratta di mettere semplicemente a punto i dettagli, perché il ministro deve far conciliare tale impegno con altri che aveva assunto. Verosimilmente domani in mattinata il ministro sarà presente in aula: sto utilizzando una forma dubitativa soltanto perché stiamo ancora perfezionando i dettagli. Tale presenza dovrebbe essere prevista per la tarda mattinata, al massimo per le ore 12. Non appena ne sarò a conoscenza, magari entro la giornata di oggi, lo comunicherò e definiremo anche il tempo, che ci consentirà di approfondire le questioni sollevate.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Saglia 11.45, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 461
Votanti 457
Astenuti 4
Maggioranza 229
Hanno votato sì 205
Hanno votato no 252).
Prendo atto che l'onorevole Adolfo non è riuscito a votare e che avrebbe voluto esprimere voto favorevole.
ROBERTO VILLETTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROBERTO VILLETTI. Signor Presidente, ieri e questa mattina il gruppo della Rosa nel Pugno ha costantemente espresso voto di astensione. Lo scopo di questo nostro atteggiamento non era di tipo politico, ma unicamente rivolto a segnalare un problema di grande rilevanza come quello della ricerca e dell'università. Noi, come - penso - l'intero centrosinistra, Pag. 45consideriamo la ricerca e l'università come il futuro del paese. Ieri è stato annunciato l'impegno del Governo ad incrementare le risorse per la ricerca e per l'università per 100 milioni di euro. Nella maggioranza si è manifestato un impegno per compiere un ulteriore sforzo in questi settori chiave del nostro Paese.
Ho letto sulle agenzie una dichiarazione del vicepresidente del gruppo dell'Ulivo, l'onorevole Marina Sereni, che era molto impegnata su questo tema così rilevante. Noi abbiamo voluto riportare in quest'aula la voce e le preoccupazioni del mondo della ricerca e di quello dell'università.
È un tema che non appartiene ad un gruppo politico, ma che deve essere dominante nella discussione del Parlamento e sul quale è necessario che il centrosinistra dia un vero e proprio segnale di novità. Ci siamo anche impegnati perché da parte del Governo fosse approvato prima del 15 novembre un decreto collegato alla legge finanziaria sui temi dell'Agenda europea di Lisbona - tanto osannata, ma così poco praticata - che avrebbe dovuto fare dell'Europa l'area di maggiore eccellenza. Questa nostra richiesta non è stata accolta, ma questo non significa che su questo terreno il Governo non possa muoversi con decisione.
Vedete, la ricerca non ha la forza di tante categorie sociali. Da questo punto di vista, anzi, ha una possibilità di pressione esigua sul Parlamento. Tante volte ci troviamo a discutere emendamenti su qualche questione di categoria e il Governo e l'opposizione del momento, ovviamente, fanno a gara nel soddisfare queste esigenze. Non è così per la ricerca e per l'università. Tuttavia, di fronte a questo atto che abbiamo compiuto ho visto all'interno del centrosinistra una presa di consapevolezza di un impegno, che già lo stesso centrosinistra aveva preso e fatto proprio in campagna elettorale. Dunque, ritengo che questo nostro atto di impegno politico sia servito. Sapevamo bene che con questo atto politico non avremmo messo in crisi la maggioranza: non puntavamo a destabilizzare il Governo, ma soltanto a compiere un atto dimostrativo.
Visto che ho cinque minuti, voglio aggiungere soltanto un concetto alla fine di questa mia dichiarazione. Ho visto da banchi del centrosinistra qualche critica pungente, fuori posto e inadatta. Infatti, ognuno ha un suo comportamento politico. Non voglio polemizzare, ma ricordo una frase di Nenni, il quale affermava che «c'è sempre un puro più puro che ti epura». Nel corso di questi lavori parlamentari abbiamo mantenuto un impegno di lealtà nel centrosinistra e abbiamo alle spalle una tradizione, che molti di coloro che ci hanno criticato dovrebbero invidiarci. Da questo momento, continueremo a seguire in sintonia l'atteggiamento del relatore e del Governo (Applausi dei deputati del gruppo La Rosa nel Pugno).
ALBA SASSO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ALBA SASSO. Ringrazio l'onorevole Villetti per aver segnalato in questo momento il recupero dei fondi per l'università e per la ricerca. È in questa direzione che ha lavorato anche la VII Commissione fin dall'inizio del dibattito sulla finanziaria, quando aveva rilevato come l'università e la ricerca fossero state penalizzate non solo dal decreto sulle liberalizzazioni per il taglio ai consumi intermedi, ma anche con riferimento ai fondi per la ricerca. Il taglio ai fondi dei ministeri, infatti, andava a penalizzare gli enti di ricerca.
Quindi, credo sia stato uno sforzo di tutta l'Unione, e in particolare del ministro Mussi, quello di riuscire a porre nell'agenda politica il tema delle risorse per l'università e la ricerca.
Ma il problema è più complesso e riguarda non soltanto le risorse, ma anche le riforme di questi settori. Già nel decreto in materia fiscale il ministro Mussi aveva proposto - ed è stata approvata - un'agenzia di valutazione sulla produttività e sulla qualità del sistema universitario.Pag. 46
Credo che questa sia la misura giusta per rispondere ad una campagna di stampa che continua a rappresentare il mondo della ricerca, dell'università e della scuola come settori improduttivi che non vogliono cambiare e non vogliono migliorare la qualità dell'insegnamento e dell'apprendimento (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
PRESIDENTE. È presente in tribuna una classe della scuola media statale «Giovanni Bovio» di Trani. La Presidenza e l'Assemblea rivolgono un saluto (Applausi).
LUCIO BARANI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUCIO BARANI. Signor Presidente, intervengo per comunicare che, anche noi, da ieri, avevamo cominciato un'astensione solidale con la Rosa nel Pugno, per sostenere tale momento nella battaglia a favore dell'università e della ricerca.
Nell'apprendere che, finalmente, hanno ottenuto l'assicurazione (ne gioiamo) che ci saranno finanziamenti per l'università e la ricerca, anche noi, ovviamente, ritorniamo sui nostri passi ed iniziamo a votare contro questa manovra economica, che non è equa e che non porta allo sviluppo.
L'unico risanamento riguarda le casse dello Stato contro le tasche dei cittadini. Quindi, ritorniamo alla decisione iniziale.
PRESIDENTE. L'intervento dell'onorevole Villetti si è articolato in realtà come una dichiarazione di voto.
Il mio suggerimento è quello di riprendere l'esame dell'emendamento Fugatti 11.47, sul quale avevano chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garagnani e l'onorevole D'Agrò.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garagnani. Ne ha facoltà.
FABIO GARAGNANI. Signor Presidente, la collega Sasso si è ricollegata all'intervento dell'onorevole Villetti, facendo affermazioni più o meno condivisibili, ma sicuramente collegate alle osservazioni dall'onorevole Villetti.
Vorrei precisare che questa ritrovata armonia all'interno della coalizione per il reperimento di ulteriori fondi per la ricerca non può prescindere da una valutazione di fondo, ossia che la situazione di crisi dell'università italiana non è stata assolutamente risolta da questo Governo con le sue prime iniziative, né è stato affrontato il problema della qualità dell'immissione dei docenti.
Credo di dover ribadire quanto ha compiuto il Governo precedente a proposito del concorso unico a livello nazionale e di un'ulteriore rivalutazione dei criteri per l'immissione in ruolo dei docenti, degli aiuti e degli assistenti.
Non possiamo affrontare il tema della ricerca, che ci trova solidali, senza affrontare l'argomento di fondo, ossia quello della diversificazione dell'intervento dello Stato in una materia così importante quale quella dell'università, della ricerca scientifica e della riforma della scuola secondaria.
Fino a che vi sarà il monopolio statale in questi settori, la spesa globale che graverà sullo Stato, pari a circa il 96,97 per cento del bilancio del Ministero della pubblica istruzione, impedirà ogni seria ricerca di fonti alternative di finanziamento per la ricerca scientifica ed universitaria.
Credo che mai come in questo momento si imponga la necessità di una rivisitazione di tali meccanismi. Non basta aver allocato alcune risorse ed avere reperito alcuni finanziamenti senza porsi il problema del perché l'università italiana si trova costantemente alle prese con tali problemi. Vi sono migliaia di insegnamenti a livello universitario con un solo studente o poco più. Dunque, si impone un processo di razionalizzazione, di scelta, di graduazione del livello di intervento dello Stato a favore del corpo docente.
Non sono soddisfatto come il collega Villetti perché i problemi permangono. Al di là della panacea trovata per ricomporre una coalizione particolarmente eterogenea Pag. 47anche in una materia delicata come questa, i problemi gravi dell'università denunciati dai rettori permangono tutti nella loro intatta gravità (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Questo è il secondo intervento fuori tema. Hanno chiesto di parlare anche gli onorevoli D'Agrò e Mario Pepe. La preghiera è davvero...
MARIO PEPE. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARIO PEPE. Signor Presidente, vorrei pregarla di delegare i deputati segretari a controllare le tessere di votazione, soprattutto nell'ala sinistra dell'emiciclo.
FRANCESCO PIRO. Perché, in quella destra no?
MARIO PEPE. Vedo che i segretari non sono in aula. Posso farlo io questo lavoro, signor Presidente (Commenti dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e Comunisti Italiani)...
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, la Presidenza è certa che, iniziando le votazioni, vi sarà il massimo della correttezza in aula.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Agrò. Ne ha facoltà.
LUIGI D'AGRÒ. Signor Presidente, c'è ipocrisia nell'azione del gruppo de La Rosa nel Pugno relativamente alla decisione astenersi. Rispetto al recupero sui tagli, di fatto, vi sono ancora circa 70 milioni da recuperare nella ricerca. Vorrei soltanto ricordare che nella scorsa legislatura su questo tema siamo stati inchiodati per giorni e diffamati perché avevamo messo a nudo i limiti dell'università e dei centri di ricerca italiani. Se questi non sono provvedimenti spot per ricompattare una maggioranza che non c'è più, non so proprio cosa dire.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Filipponio Tatarella. Ne ha facoltà.
ANGELA FILIPPONIO TATARELLA. Signor Presidente, vorrei dire che è falso che si sia fatta una vera correzione sull'università: 100 milioni di euro non compensano affatto il minimo indispensabile per il fondo di finanziamento ordinario, non straordinario. Il discorso è molto lungo e io ho poco tempo a disposizione. Vorrei dire che, con riguardo alla decantata agenzia, non vedo tutta questa rivoluzione, se non quella di aver eliminato due agenzie che, a detta del ministro Mussi, funzionavano ed averle sostituite con questa. Non so quale sia il guadagno per l'università e non so cosa dovrebbe valutare, visto che all'università nulla è stato dato.
ELIO VITO. Chiedo di parlare per un richiamo al regolamento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ELIO VITO. Signor Presidente, anche se apprezzo la sua responsabilità istituzionale, credo che non possiamo procedere alle votazioni in assenza dei segretari di Presidenza.
So che ci sono tanti segretari, tutti impegnati, soprattutto quelli della maggioranza, nella nobile missione di «salvare» il compagno Caruso nella riunione dell'Ufficio di Presidenza, però essi hanno anche il dovere istituzionale di assicurare la regolarità delle votazioni dell'Assemblea.
Il regolamento prevede la presenza obbligatoria di due segretari di Presidenza e credo, Presidente, che non possiamo procedere alle votazioni in loro assenza.
PRESIDENTE. Non essendovi altri interventi sull'emendamento Fugatti 11.47, dovremmo ora passare ai voti. L'ipotesi che avevo avanzato era quella di un voto ispirato al senso di responsabilità di tutti noi. I segretari sono impegnati nella riunione dell'Ufficio di Presidenza, che sta per terminare ma, se lei insiste nella sua Pag. 48richiesta, è necessario sospendere i lavori in attesa della conclusione di tale riunione.
ANTONELLO FALOMI. Si può anche sospendere la riunione dell'Ufficio di Presidenza!
PRESIDENTE. Ciò non è nella nostra possibilità. Da parte mia, posso solo rappresentare al Presidente della Camera la situazione che si sta manifestando in questi termini in aula.
Sospendo quindi la seduta in attesa della conclusione della riunione dell'Ufficio di Presidenza.
La seduta, sospesa alle 16,40, è ripresa alle 17.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIA MELONI
PRESIDENTE. Invito i colleghi a prendere posto in aula.
Dobbiamo procedere alla votazione dell'emendamento Fugatti 11.47.
Se nessuno chiede di parlare...
ANTONIO BORGHESI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, capisco che lei debba mettere in votazione l'emendamento Fugatti 11.47; però, dato che vi è stata una sospensione improvvisa dei lavori senza che si sia stabilito esattamente quando la seduta sarebbe ripresa, la pregherei di pazientare il tempo necessario per permettere ai colleghi di rientrare in aula. Essendo infatti la seduta sospesa, i colleghi erano ben autorizzati ad uscire nella sala antistante. La pregherei quindi di pazientare qualche minuto. La ringrazio.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.
FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, veramente...
PRESIDENTE. Mi correggo: l'onorevole Evangelisti non interviene a titolo personale. Prego, ha facoltà di parlare.
FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, non è affatto in discussione il modo corretto, egregio ed autorevole con cui lei presiede i lavori dell'Assemblea. Mi permetto solamente di chiedere di verificare se gli Uffici siano stati attivati per segnalare ai deputati all'esterno l'imminenza di votazioni in Assemblea con il sistema elettronico.
PRESIDENTE. Onorevole Evangelisti, gli Uffici mi confermano che i colleghi sono stati avvertiti della ripresa della seduta. Io avrei comunque atteso il rientro dei deputati in aula prima di chiudere la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fugatti 11.47, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 487
Maggioranza 244
Hanno votato sì 221
Hanno votato no 266).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Osvaldo Napoli 11.48. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Osvaldo Napoli. Ne ha facoltà.
OSVALDO NAPOLI. Signor Presidente, l'emendamento presentato da me rafforza gli strumenti a disposizione degli enti locali e delle regioni per il controllo degli adempimenti tributari, anche in chiave di supporto alla partecipazione all'accertamento dei tributi erariali. Viene inoltre Pag. 49colmata la asimmetria non giustificata circa i poteri a disposizione dei diversi soggetti preposti alla gestione della riscossione coattiva a norma delle leggi vigenti. In particolare, l'articolo 35, commi 25 e 26, del decreto-legge n. 223 del 2006, attribuisce ai dipendenti di Riscossione S.p.a. e delle società da questa partecipate, ai soli fini della riscossione mediante ruolo, alcune facoltà dirette ad agevolare le attività di riscossione medesime. Poiché Riscossione S.p.a. e soprattutto le società dalla stessa partecipate agiscono sul mercato della gestione dei servizi di liquidazione ed accertamento, nonché di riscossione delle entrate degli enti locali in regime di concorrenza, esigenze di parità di trattamento e di non discriminazione impongono che le stesse facoltà siano attribuite agli enti locali stessi ed ai soggetti diversi da questi incaricati a norma delle leggi vigenti, cioè equiparare tali soggetti agli enti locali.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Osvaldo Napoli 11.48, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 501
Votanti 499
Astenuti 2
Maggioranza 250
Hanno votato sì 227
Hanno votato no 272).
Ricordo che l'emendamento Osvaldo Napoli 11.49 è stato ritirato.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 11, nel testo emendato.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 506
Maggioranza 254
Hanno votato sì 280
Hanno votato no 226).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Gianfranco Conte 11.01, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 503
Votanti 500
Astenuti 3
Maggioranza 251
Hanno votato sì 234
Hanno votato no 266).
Prendo atto che gli onorevoli Buontempo e Borghesi non sono riusciti ad esprimere il proprio voto.
Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Osvaldo Napoli 11.02.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Osvaldo Napoli. Ne ha facoltà.
OSVALDO NAPOLI. Signor Presidente, con questo articolo aggiuntivo si ritiene necessario eliminare il termine «esclusivamente» dal testo in esame, in quanto oltre a limitare notevolmente la portata della revisione normativa intrapresa, l'attuale formulazione introduce di fatto il concetto di attività economica a carattere parzialmente commerciale, sostanzialmente non dimostrabile né opponibile sulla base di fatti certi. Non appare nemmeno sufficiente che il comune, o qualsiasi altro ente impositore, dimostri, in sede di accertamento, l'uso largamente prevalente ai fini commerciali dell'immobile, con la conseguenza che permane invariato il rischio di evidente lesione dei principi di Pag. 50pari trattamento fiscale di attività a medesimo contenuto economico, paventato a proposito della formulazione introdotta nella precedente legislatura.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Osvaldo Napoli 11.02, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 510
Maggioranza 256
Hanno votato sì 235
Hanno votato no 275).
Prendo atto che l'onorevole Lion non è riuscito a votare e che avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Prendo atto altresì che l'onorevole Buontempo non è riuscito ad esprimere il proprio voto.
Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Osvaldo Napoli 11.03.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Osvaldo Napoli. Ne ha facoltà.
OSVALDO NAPOLI. Signor Presidente, al comma 1 sono riportati diversi interventi di semplificazione nella disciplina del prelievo. In particolare, con la lettera a) viene abolito il riferimento alla rendita presunta, ormai ingiustificato in quanto l'autodichiarazione Docfa (documenti informatico-catastali) è il veicolo generale di prima attribuzione di rendita a cura degli stessi titolari. Viene inoltre esplicitata, nella lettera b), la coincidenza tra dimora abituale e residenza anagrafica, che corrisponde alla definizione del Codice civile, e comunque può essere contraddetta sulla base di fatti certi dal cittadino in qualsiasi momento della gestione tributaria.
La forte riduzione del potere d'acquisto delle retribuzioni, registrata in questi ultimi anni in concomitanza con l'introduzione dell'euro, ha reso evidente la necessità di ricalibrare le agevolazioni e l'imposizione sulla base di valori reali e non più solo nominali, consentendo almeno in parte, per quelle che sono le competenze dell'ente locale, di avere strumenti normativi per venire incontro all'evidente necessità sociale di aumentare le soglie del beneficio.
L'ampliamento della facoltà di manovra sulle deduzioni e detrazioni d'imposta permette ai comuni una più marcata personalizzazione dell'imposizione locale, in grado di meglio tener conto della situazione dei soggetti debitori, nonché una maggiore capacità di adeguamento delle agevolazioni alla mutevole situazione sociale. Le disposizioni sui versamenti dell'imposta sono armonizzate con le previsioni già inserite nel decreto Bersani.
Nell'ottica di semplificazione dei rapporti con i contribuenti, la norma introduce il differimento del versamento dell'imposta da parte degli eredi in caso di decesso del soggetto passivo, analogamente a quanto previsto per gli altri tributi, in tal modo colmando una lacuna propria dell'ordinamento dell'ICI. Inoltre, sono espressamente considerati validi i versamenti tempestivamente eseguiti a comune diverso da quello competente, adottando il principio di semplificazione e di riconoscimento della buona fede nei rapporti con il contribuente dettato dalla legge n. 212 del 2000. Le disposizioni (ormai obsolete) sugli scambi informativi sono snellite e rinnovate. Infine, i termini per il versamento di quote richieste con avvisi di accertamento sono uniformati a 60 giorni, come da sempre accade per la generalità dei tributi e le altre entrate locali e statali.
Con il comma 2, viene integrata la norma del cosiddetto decreto Bersani relativa all'attuazione dell'abolizione dell'obbligo di dichiarazione e comunicazione dell'ICI: è necessario armonizzare le esigenze residue di mantenimento dell'obbligo di dichiarazione, opportunamente uniformate su tutto il territorio nazionale, in quanto il nuovo sistema di circolazione delle informazioni catastali potrebbe non Pag. 51essere applicabile a taluni casi di trasferimento di proprietà o di revisione delle caratteristiche immobiliari con la dovuta tempestività. Con tale misura, gli uffici comunali eliminerebbero un carico di ore lavorative che potrebbero essere destinate ad altre attività, con vero vantaggio per l'efficienza degli uffici medesimi. Grazie, signor Presidente.
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Osvaldo Napoli.
Saluto la delegazione di cittadini italo-americani presente in tribuna e guidata dal signor Joseph Sciame, già presidente dell'associazione Sons of Italy in America (Applausi).
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Osvaldo Napoli 11.03, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 508
Maggioranza 255
Hanno votato sì 235
Hanno votato no 273).
Invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione sui subemendamenti presentati all'articolo aggiuntivo 11.0600 della Commissione.
Avverto che non saranno posti in votazione i subemendamenti Baldelli 0.11.0600.9, 0.11.0600.10 e 0.11.0600.12, in quanto aventi carattere formale. Tali proposte emendative potranno essere prese in considerazione ai fini del coordinamento formale del testo.
Onorevole relatore, prego, ha facoltà di parlare.
MICHELE VENTURA, Relatore. Signor Presidente, il parere della Commissione è contrario su tutti i subemendamenti presentati all'articolo aggiuntivo 11.0600 della Commissione. Raccomando, ovviamente, l'approvazione dell'articolo aggiuntivo.
PRESIDENTE. Il Governo?
ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
GIANFRANCO CONTE. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIANFRANCO CONTE. Signor Presidente, nella giornata di ieri, avevamo sollecitato l'esame dell'articolo aggiuntivo Giudice 10.01, chiedendo, peraltro, che esso fosse riferito al comma 22 dell'articolo 11. Ciò non è avvenuto, né abbiamo aperto una discussione su un argomento che ha molto interessato anche il Comitato dei nove stamani.
Vorrei capire come si voglia procedere in relazione a tale argomento (se lo si voglia trattare ora oppure in seguito). Per la verità, come ho detto, l'articolo aggiuntivo in parola andava riferito ai commi 22 e seguenti dell'articolo 11, ma non ne abbiamo trovato traccia.
PRESIDENTE. Onorevole relatore, la invito ad esprimere il parere della Commissione sull'articolo aggiuntivo Giudice 10.01, accantonato nella seduta di ieri.
MICHELE VENTURA, Relatore. Signor Presidente, riterrei opportuno che si esaminassero ora l'articolo aggiuntivo 11.0600 della Commissione ed i relativi subemendamenti, per poi riprendere l'esame dell'articolo aggiuntivo accantonato.
PRESIDENTE. Sta bene.
Avverto che, della serie di subemendamenti a scalare da Leone 0.11.0600.8 a Leone 0.11.0600.4, porrò in votazione il primo, il terzo e l'ultimo.
Passiamo ai voti.Pag. 52
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Leone 0.11.0600.8, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 513
Maggioranza 257
Hanno votato sì 240
Hanno votato no 273).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Leone 0.11.0600.6, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 509
Maggioranza 255
Hanno votato sì 237
Hanno votato no 272).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Leone 0.11.0600.4, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 509
Votanti 508
Astenuti 1
Maggioranza 255
Hanno votato sì 236
Hanno votato no 272).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Baldelli 0.11.0600.13, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 518
Votanti 501
Astenuti 17
Maggioranza 251
Hanno votato sì 223
Hanno votato no 278).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Leone 0.11.0600.14, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 520
Votanti 501
Astenuti 19
Maggioranza 251
Hanno votato sì 225
Hanno votato no 276).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Leone 0.11.0600.15, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 508
Votanti 492
Astenuti 16
Maggioranza 247
Hanno votato sì 220
Hanno votato no 272).Pag. 53
Prendo atto che il deputato Fitto non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Leone 0.11.0600.16, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 522
Votanti 503
Astenuti 19
Maggioranza 252
Hanno votato sì 225
Hanno votato no 278).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Leone 0.11.0600.17, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 528
Votanti 509
Astenuti 19
Maggioranza 255
Hanno votato sì 225
Hanno votato no 284).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Leone 0.11.0600.18, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 528
Votanti 507
Astenuti 21
Maggioranza 254
Hanno votato sì 225
Hanno votato no 282).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Leone 0.11.0600.19, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 522
Votanti 500
Astenuti 22
Maggioranza 251
Hanno votato sì 222
Hanno votato no 278).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Leone 0.11.0600.20, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 519
Votanti 498
Astenuti 21
Maggioranza 250
Hanno votato sì 222
Hanno votato no 276).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Leone 0.11.0600.21, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 54
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 520
Votanti 501
Astenuti 19
Maggioranza 251
Hanno votato sì 221
Hanno votato no 280).
Prendo atto che il deputato Vichi non è riuscito a votare ed avrebbe voluto esprimere un voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Leone 0.11.0600.22, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 520
Votanti 501
Astenuti 19
Maggioranza 251
Hanno votato sì 220
Hanno votato no 281).
Prendo atto che il deputato Vichi non è riuscito a votare.
Avverto che della serie di subemendamenti a scalare da Mario Pepe 0.11.0600.23 a Mario Pepe 0.11.0600.24 porrò in votazione il primo, l'intermedio e l'ultimo.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Mario Pepe 0.11.0600.23, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 526
Votanti 521
Astenuti 5
Maggioranza 261
Hanno votato sì 241
Hanno votato no 280).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Mario Pepe 0.11.0600.27, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 527
Votanti 525
Astenuti 2
Maggioranza 263
Hanno votato sì 245
Hanno votato no 280).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Mario Pepe 0.11.0600.24, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 527
Votanti 524
Astenuti 3
Maggioranza 263
Hanno votato sì 245
Hanno votato no 279).
Passiamo al subemendamento Leone 0.11.0600.1. Pag. 55
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gianfranco Conte. Ne ha facoltà (Commenti dei deputati del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).
Colleghi, per favore. Prego, onorevole Conte.
GIANFRANCO CONTE. Signor Presidente, il problema posto dalla proposta emendativa della Commissione, soprattutto per quanto previsto dal comma 2, è che, a fronte di un principio generale, cioè quello di sostenere le associazioni che operano in manifestazioni di particolare interesse storico, artistico e culturale, la cifra indicata è, per così dire, simbolica, ovvero cinque milioni di euro. Affrontando la questione sotto il profilo strettamente sperimentale, il concetto è giusto, ma, al di là dell'esiguità della cifra messa a disposizione, non è condivisibile lasciare al Ministero dell'economia e delle finanze l'individuazione dei soggetti che ne avrebbero diritto. Sarebbe opportuno che questo principio fosse espresso in una norma che sostenga le attività di tutte quelle associazioni culturali che si impegnano nelle manifestazioni di carattere storico, artistico e culturale. Per questo motivo, con questo subemendamento si intende togliere al Ministero dell'economia e delle finanze la facoltà di individuare i soggetti destinatari di questi cinque milioni, lasciando allo stesso la competenza sulla definizione di linee guida che dovrebbero portare, poi, all'individuazione delle modalità e del complesso dei soggetti interessati. Riteniamo che questa formulazione sia in prospettiva più ampia e meglio aderente a quella che è la necessità rappresentata dall'emendamento della Commissione e invitiamo il relatore e il Governo a rivedere il proprio parere.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Leone 0.11.0600.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 515
Maggioranza 258
Hanno votato sì 242
Hanno votato no 273).
Passiamo al subemendamento Mario Pepe 0.11.0600.29.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gianfranco Conte. Ne ha facoltà (Commenti dei deputati dei gruppi Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e Comunisti Italiani - Proteste del deputato Leone).
Colleghi, per favore. Prego, onorevole Conte.
GIANFRANCO CONTE. Questo subemendamento, che ha la stessa logica del precedente, sul quale sono intervenuto, è volto a portare a dieci milioni l'onere previsto per il ministero. Parliamo del Ministero della solidarietà sociale: quale maggiore solidarietà, rispetto alle necessità di sostenere tutte quelle persone che, gratuitamente, ogni giorno, si occupano di valorizzare le tradizioni culturali, storiche e artistiche del nostro paese?
Ci sembra un subemendamento degno di attenzione, anche rispetto all'esiguità della somma richiesta. Pertanto, da parte del relatore, che vedo interessato ad argomenti di diversa caratura, e del rappresentante del Governo vorremmo una maggiore attenzione rispetto a questo subemendamento; e vorremmo, se possibile, condividerlo con l'intera maggioranza.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Mario Pepe 0.11.0600.29, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Pag. 56
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 521
Votanti 520
Astenuti 1
Maggioranza 261
Hanno votato sì 243
Hanno votato no 277).
Passiamo alla votazione del subemendamento Garavaglia 0.11.0600.2.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garavaglia. Ne ha facoltà.
MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, la Lega sostiene questa iniziativa di supporto ad associazioni «che operano per la realizzazione o che partecipano a manifestazioni di particolare interesse storico, artistico e culturale, legate agli usi ed alle tradizioni delle comunità locali». È evidente che un'iniziativa del genere non può che trovare il nostro sostegno.
Per questo motivo, con questo subemendamento, chiediamo un innalzamento della cifra messa a disposizione, da 5 a 7 milioni di euro.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Garavaglia 0.11.0600.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 519
Votanti 518
Astenuti 1
Maggioranza 260
Hanno votato sì 244
Hanno votato no 274).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Garavaglia 0.11.0600.3, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
Presenti e votanti 522
Maggioranza 262
Hanno votato sì 243
Hanno votato no 279).
Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo 11.0600 della Commissione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Crosetto. Ne ha facoltà.
GUIDO CROSETTO. Signor Presidente, riprendo gli interventi svolti dal collega Gianfranco Conte, perché mi sembrano significativi per spiegare all'Assemblea una differenza sostanziale che, in qualche modo, si afferma in questo disegno di legge finanziaria e che trova in questo articolo aggiuntivo una spiegazione - mi scusi, onorevole Ventura - di stampo filosofico.
Il Governo di centrodestra aveva approvato una norma generale che consentiva a tutte le pro loco d'Italia di godere di un trattamento fiscale diverso, dal giorno successivo alla sua entrata in vigore. Con questo articolo aggiuntivo la maggioranza propone un trattamento fiscale diverso per tutte le associazioni che operano per la realizzazione o partecipazione a manifestazioni di particolare interesse storico, artistico e culturale: sembrerebbe una norma positiva. Ho chiesto alla maggioranza perché non avesse esteso a queste associazioni la norma sulle pro loco contenuta nella legge finanziaria dell'anno scorso. In realtà, questa disposizione è diversa, ed è diversa come molti altri articoli di questo disegno di legge finanziaria; solo che, in questo caso, è più facile capirne la logica. Voi non aprite questo beneficio a tutte le associazioni, ma solo ad alcune. Quali? Quelle che individuerà il Ministro dell'economia e delle finanze con un decreto.Pag. 57
In altri termini, con questo disegno di legge finanziaria non cercate di introdurre principi generali, ma introducete principi, che spacciate come generali, lasciando la possibilità ad alcuni ministri di sottogestirli.
Pertanto, non godranno di questo vantaggio tutte le associazioni, ma solo alcune, che saranno segnalate possibilmente dalla maggioranza al ministro, il quale le inserirà nel decreto. In tal modo, si rende ingiusta una norma che avrebbe avuto un aspetto positivo. Essa andrà a privilegiare gli amici di questa maggioranza, a discapito di altre associazioni con uguali diritti e con uguale storia, ma che probabilmente non troveranno la sponsorizzazione in qualche partito o qualche persona autorevole appartenente a questa maggioranza.
Questo articolo aggiuntivo, anche se si riferisce ad una questione piccola, è significativo. In tutta la finanziaria troviamo norme di questo tipo, che sarebbero condivisibili se fossero generali, ma che, essendo particolari o sottoposte poi a un decreto applicativo, cioè alla discrezionalità del singolo ministro o della maggioranza, diventano insostenibili.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giovanardi. Ne ha facoltà
CARLO GIOVANARDI. Signor Presidente, la lettura di questo articolo aggiuntivo fa veramente capire che siamo di fronte ad una cosiddetta norma «mancia», inserita cioè per permettere la discrezionalità assoluta di concedere benefici. Mi richiamo alla discussione che si è svolta questa mattina. Altro che benefici o aggravio di imposte per chi, in maniera anche marginale, affianca alle attività religiose o sociali anche la possibilità di avere un piccolo introito! Qui si tratta di dare benefici ad associazioni che operano per la realizzazione o che partecipano a manifestazioni di particolare interesse storico, artistico e culturale, legate alle tradizioni delle comunità locali, che sono equiparate ai soggetti esenti dall'imposta sul reddito delle società. Si tratta di benefici che il Parlamento decide di dare al buio, non sapendo quali siano le associazioni, quale tipo di ragione sociale, di statuto, di credibilità o serietà abbiano, da quando si siano costituite, cioè se possano avere questi finanziamenti. Deciderà il Governo - mi sembra di capire - senza neanche il parere del Parlamento, contrariamente a quanto avviene per l'otto per mille, per il quale il Governo propone, ma il Parlamento dispone. Tutti sappiamo - per la mia esperienza di questi cinque anni di Governo - che la proposta dell'otto per mille, che arrivava nelle Commissioni parlamentari, veniva largamente rimaneggiata con il contributo delle Commissioni, che molte volte cambiavano le indicazioni che venivano da parte del Governo.
Qui non c'è neanche un passaggio parlamentare e quindi c'è la discrezionalità assoluta su chi sia il soggetto che percepirà questi benefici, su quando questo soggetto si sarà costituito, magari ad hoc - magari si costituirà sulla base di questa norma - su come verranno stilate le graduatorie. Allora, venendo dall'Emilia Romagna, conosco abbastanza bene questo modo di fare: si trasforma la certezza del diritto e lo stesso Parlamento, che dovrebbe fissare parametri, limiti e ambiti dei diritti dei cittadini e delle associazioni, a favore di una discrezionalità assoluta, per cui chi è contiguo o amico del potere politico avrà il contributo, chi non è contiguo o vicino o subalterno al potere politico non lo avrà.
È un sistema di legiferare assolutamente sbagliato, non degno di una legge nazionale, che inserisce ulteriori elementi di degrado e di clientelarismo. Si farà inevitabilmente della clientela, perché poi si dirà - questo è un altro sistema che conosciamo molto bene - che i fondi a disposizione sono solo 5 milioni di euro, mentre coloro che hanno chiesto il contributo magari saranno - i comuni italiani sono 8 mila - migliaia. E chi sarà il beneficiario? Chi in graduatoria arriverà primo! E chi la fa la graduatoria? Chi deciderà quelli che in graduatoria saranno premiati e quelli che invece non lo saranno? Sulla base di quali considerazioni Pag. 58sarà dato il contributo? Chi stabilirà se queste manifestazioni o queste associazioni abbiano una validità culturale tale da garantire loro il diritto ad un contributo? Quando? Dove? Come?
Non si può legiferare in questa maniera, veramente avvilente. Chiedo quindi - anche perché immagino che probabilmente non sia stato sufficientemente valutato dalla Commissione - che sia ritirato questo articolo aggiuntivo, che apre una serie di interrogativi che, secondo me, anche la Corte dei conti non potrà non porsi (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Alleanza Nazionale).
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PIERLUIGI CASTAGNETTI (ore 17,35)
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 11.0600 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 513
Votanti 510
Astenuti 3
Maggioranza 256
Hanno votato sì 295
Hanno votato no 215).
Prendo atto che il deputato Balducci ha erroneamente votato contro mentre avrebbe voluto esprimere un voto favorevole. Prendo atto altresì che il deputato Cirielli ha erroneamente votato a favore mentre avrebbe voluto esprimere un voto contrario. Prendo atto infine che il deputato Pini non è riuscito a votare.
Chiedo al relatore, onorevole Ventura, se ritenga opportuno proseguire nei nostri lavori con l'esame dell'articolo 12 oppure riprendere l'esame dell'articolo aggiuntivo riferito all'articolo 10, accantonato nella seduta di ieri.
MICHELE VENTURA, Relatore. Signor Presidente, ritengo che l'Assemblea possa senz'altro riprendere l'esame dell'articolo aggiuntivo Giudice 10.01.
PRESIDENTE. Sta bene, onorevole Ventura.
(Ripresa esame dell'articolo aggiuntivo riferito all'articolo 10 - A.C. 1746-bis)
PRESIDENTE. Riprendiamo quindi l'esame dell'articolo aggiuntivo Giudice 10.01 (Vedi l'allegato A - A.C. 1746-bis sezione 3).
Ricordo che la Commissione e il Governo hanno espresso parere favorevole, a condizione che fosse accolta la seguente riformulazione: aggiungere alla fine dell'articolo aggiuntivo le parole «salvo prova contraria».
Prendo atto che i presentatori dell'articolo aggiuntivo in esame accolgono la riformulazione proposta dalla Commissione e dal Governo.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Giudice 10.01, nel testo riformulato, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 509
Votanti 506
Astenuti 3
Maggioranza 254
Hanno votato sì 475
Hanno votato no 31).
Prendo atto che i deputati Incostante e Pini non sono riusciti a votare ed avrebbero Pag. 59voluto esprimere voto favorevole. Prendo atto altresì che i deputati Zanella, Balducci e Lion avrebbero voluto esprimere un voto favorevole.
(Esame dell'articolo 12 - A.C. 1746-bis)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 12 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C.1746-bis sezione 4).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
MICHELE VENTURA, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti Garavaglia 12.1 e 12.2 e Moffa 12.3; il parere è invece favorevole sugli identici emendamenti Oliva 12.4 e Giudice 12.5.
La Commissione esprime inoltre parere contrario sull'articolo aggiuntivo Zanetta 12.01.
PRESIDENTE. Il Governo?
ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo esprime parere conforme a quello del relatore.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Garavaglia 12.1.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Osvaldo Napoli. Ne ha facoltà.
OSVALDO NAPOLI. Signor Presidente, i comuni ritengono che la compartecipazione dinamica all'IRPEF sia indispensabile per garantire agli enti locali risorse finanziarie certe, costanti e stabili nel tempo. Si ritiene che la compartecipazione dinamica all'IRPEF debba partire dall'anno 2007, in primo luogo perché l'avvio previsto a partire dal 2008, con base imponibile di riferimento 2006, farebbe registrare il primo incremento nel 2009, quindi non avrebbe senso inserire nella finanziaria 2007 una compartecipazione che produrrebbe i suoi effetti solo nel 2009; in secondo luogo la compartecipazione all'IRPEF può costituire uno stimolo per i comuni ad adottare politiche di sviluppo locale, tese ad incrementare la produttività del territorio di competenza, che possano determinare l'espansione della base imponibile e quindi del gettito totale IRPEF.
Soprattutto, in base a quanto stabilito dalle norme attualmente vigenti in materia di contabilità generale dello Stato, la legge finanziaria deve contenere esclusivamente norme dirette a realizzare effetti finanziari a decorrere dall'anno a cui si riferisce il bilancio di previsione in discussione. In altri termini, il passaggio dal 2007 al 2008 vi pone un interrogativo. Ebbene, colleghi della maggioranza, parlate tanto di piena disponibilità al federalismo fiscale: certamente, questo non è federalismo fiscale, ma nient'altro che un passo all'indietro.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fugatti. Ne ha facoltà.
MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, l'emendamento che il gruppo della Lega Nord Padania ha proposto tende a sopprimere l'articolo 12 del provvedimento all'esame. Tale articolo prevede una compartecipazione comunale all'IRPEF. In pratica, si prevede che, a partire dall'anno 2008, ai comuni sarà assegnata la quota del 2 per cento dell'IRPEF raccolta sul territorio. Tuttavia, si prevede anche che, a decorrere dall'anno 2009, la quota variabile dell'IRPEF, cioè l'incremento del gettito compartecipato che sarà raccolto sul territorio, sarà devoluta per finalità perequative e di sviluppo economico. In pratica, a partire dall'anno 2009, la quota variabile non rimarrà sul territorio ma sarà ripartita per finalità perequative e di sviluppo. Noi riteniamo che questa sia una forma di federalismo sbagliata, che si tratti di un federalismo «strabico». Se parliamo di quota di compartecipazione all'IRPEF, tutta quella quota, sia quella fissa, sia quella variabile, deve rimanere a Pag. 60quel comune o ente locale, altrimenti, come ha affermato il collega che mi ha preceduto, si torna indietro. Ritengo che, se le quote di imposta sul reddito che dovrebbero rimanere sul territorio - questo è il federalismo fiscale di cui tanto si parla in quest'Assemblea e del quale tanto abbiamo sentito parlare da parte la maggioranza - fossero destinate, nei fatti, a finalità perequative e di sviluppo economico, si tornerebbe sempre al solito «calderone» del quale, da tanti anni si sta parlando all'interno di questa Assemblea e nel nostro paese (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Galletti. Ne ha facoltà.
GIAN LUCA GALLETTI. Signor Presidente, intervengo soltanto per svolgere una considerazione. Nessuno pensi che, con questo articolo 12, stiamo applicando il federalismo fiscale, che è altra cosa. Con questo disegno di legge finanziaria si prevede che, nel 2007, per i comuni non cambierà alcunché e che, dal 2008, essi avranno una compartecipazione al gettito IRPEF del 2 per cento ma, contestualmente, saranno ridotti i trasferimenti dello Stato nella misura del 2 per cento. In altri termini, avremo un maquillage di bilancio: per i comuni, ciò che oggi si definisce trasferimento dello Stato domani si chiamerà compartecipazione all'IRPEF. Ci sarà soltanto una diversa classificazione del bilancio. A partire dal 2009, ci sarà un dato diverso. Infatti, una parte dell'incremento, dello sviluppo dell'IRPEF sul territorio, dovrebbe rimanere nel territorio, fatto salvo un valido principio di perequazione. Ancora una volta, questo significa che la quota di gettito che rimarrà sul territorio sarà molto bassa, mentre i trasferimenti si ridurranno ancora. Alla fine, per i comuni non ci sarà alcun trasferimento, ma soltanto una variazione di capitolo di entrata.
Affermo questo perché non vorrei che questo articolo 12 bloccasse un processo di evoluzione verso il federalismo fiscale, che è stato attuato nella scorsa legislatura ed ha portato alla redazione di uno studio redatto dall'alta commissione. Tale studio costituisce una buona base per l'attuazione del vero federalismo fiscale, che passa non soltanto attraverso una modifica dell'IRPEF ma anche attraverso l'IRAP e vere tasse di scopo, che non sono quelle che saranno introdotte da questo disegno di legge finanziaria. Lo dico perché è importante che tutti abbiano la consapevolezza che, con questo articolo, non stiamo certamente attuando il federalismo.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Garavaglia 12.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 510
Votanti 509
Astenuti 1
Maggioranza 255
Hanno votato sì 234
Hanno votato no 275).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Garavaglia 12.2.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garavaglia. Ne ha facoltà.
MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, con il presente emendamento proponiamo la soppressione del comma 3 dell'articolo 12.
Come già accennato in precedenza, avete avuto la decenza di non denominare questo articolo 12 come attuazione del federalismo fiscale, ma banalmente come compartecipazione comunale all'IRPEF. Quindi, invece di trasferimento dallo Stato, si parla di compartecipazione: se non è zuppa è pan bagnato!Pag. 61
Il comma 2 prevede che una parte fissa sia definita sulla base della ricchezza prodotta nel paese. La stessa cifra viene poi ridotta nei trasferimenti. Ciò vuol dire che se a titolo di compartecipazione il 2 per cento dell'IRPEF del comune di Firenze fa 100, gli si conferisce 100 e gli si toglie 100 di trasferimenti. In definitiva, il comma 2 è assolutamente ininfluente.
Invece, il comma 3 appare peggiorativo, in quanto prevede che, per la parte successiva, l'aumento del gettito, invece di essere lasciato tutto al comune, come sarebbe logico, sia ridistribuito: in primo luogo, sulla base di criteri decisi dal ministro dell'interno; in secondo luogo, di concerto con il ministro degli affari regionali (su questo si potrebbe convenire); in terzo luogo, sentita la Conferenza Stato-città e autonomie locali. Al solito, non si capirà niente, passeranno gli anni e non cambierà quasi nulla.
Cos'è il federalismo fiscale? Da noi si usa dire: «Articolo quinto, chi ha in mano i soldi ha vinto!». Ciò vuol dire che il comune si dovrà tenere le tasse che gli spettano, poi si discuterà della percentuale che questo dovrà lasciare agli enti superiori: questo è il federalismo fiscale! Se non si fa così, si prende in giro la gente!
Oltretutto, con questo meccanismo si prevede che, nei criteri di riparto, i ministri e la suddetta Conferenza dovranno considerare le finalità perequative, tenendo conto anche della spesa storica. Quindi, più i comuni sono stati spendaccioni, più saranno premiati. Inoltre, si terrà conto anche dell'esigenza di promuovere lo sviluppo economico. Siamo alle solite, siccome il nord è più sviluppato, avrà somme minori, mentre ne avranno di maggiori le altre aree!
La Lega non è contraria alla solidarietà a livello nazionale, ma vuole sapere esattamente quanto costa tutto ciò. Se una percentuale resta ai comuni, occorre definire quanto dovrà essere attribuito agli enti superiori. Questo è federalismo fiscale, quello che prevedete voi è una «bufala», come si dice a Roma (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Campa. Ne ha facoltà.
CESARE CAMPA. Signor Presidente, dichiaro di voler sottoscrivere sia l'emendamento in esame, sia l'emendamento Moffa 12.3.
L'articolo 12 è veramente scandaloso, in quanto non dà nulla alle amministrazioni comunali. Nella prima parte si stabilisce che vi è una compartecipazione del 2 per cento; pertanto, i comuni virtuosi godranno di tale compartecipazione, ma vedranno ridotto nella stessa misura il fondo a loro destinato.
Nell'articolo 12 è passata questa specie di «spada di Damocle». Occorre sopprimere il comma 3 di tale articolo, come si propone attraverso l'emendamento, se si vuole far sì che i comuni siano virtuosi e abbiano la volontà di compartecipare nel combattere l'evasione fiscale che tanto vi sta a cuore; diversamente, se un comune divenisse virtuoso, combattesse l'evasione fiscale, ottenesse una maggiore entrata, alla fine ad esso sarebbe tolta la compartecipazione al gettito IRPEF, mentre i criteri di riparto dovrebbero essere stabiliti negli anni a venire con la spada di Damocle delle finalità perequative. In queste condizioni, per quale motivo dovrebbe essere virtuoso, cercare di combattere l'evasione, se poi tutto questo lavoro andrà a finire a favore di comuni spendaccioni, che non fanno nemmeno parte di quelli che compartecipano al gettito IRPEF?
L'articolo 12 è scandaloso: lo avete proposto in attesa del riassetto organico del sistema di finanziamento in attuazione del Titolo V, che però non avete attuato. Con tale emendamento siete lontani mille miglia dall'attuazione di un federalismo vero. State disincentivando quei sindaci che intendono in qualche modo compartecipare con voi all'individuazione dell'evasione, fate di tutto perché vi sia uno spreco di risorse, tant'è vero che, alla fine, sempre per difendere i vostri amici e amichetti, prevedete criteri di riparto che devono primariamente tenere conto della finalità perequativa (cioè, premiare quelli Pag. 62che non hanno amministrato bene) e dell'esigenza di promuovere lo sviluppo economico!
Su questo non ci stiamo, signor Presidente, amici della maggioranza: mettiamoci veramente, almeno noi del nord, nella carreggiata giusta, votando a favore di questi due emendamenti in esame, che faranno certamente aumentare di molto la compartecipazione all'IRPEF, ma faranno anche sì che i comuni diventino più virtuosi e abbiano bilanci certamente migliori (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Franco Russo. Ne ha facoltà.
FRANCO RUSSO. Presidente, noi voteremo contro questi emendamenti soppressivi per due motivi molto semplici. Per quanto riguarda il primo, non intendevo prendere la parola, ma, ascoltando il collega della Lega, sono rimasto, se non meravigliato, abbastanza turbato. Colleghi e colleghe della Lega, siamo cittadini e cittadine italiani o, al più, cittadini e cittadine europee ed è abbastanza strano pensare che siamo nuovamente nel Medioevo dei comuni, dove comunque vi era una maggiore democrazia di quanta voi presupponete che debba esservi all'interno dei nostri comuni.
Non siamo più un'organizzazione separata, divisa...
ANDREA GIBELLI. Sei un comunista!
ROBERTO COTA. Stalin!
PRESIDENTE. Colleghi, lasciate parlare l'onorevole Russo.
FRANCO RUSSO. Noi siamo cittadini di uno Stato nazionale. Voi vorreste farci tornare veramente a qualcosa di pre-Ottocento, cioè al Medioevo. Collega, riguardo al problema che lei ha posto in termini di carità, quando ha affermato che siete disposti anche a dare qualcosa (perché non è che non siete cristiani, quindi volete dare qualcosa), lei deve ricordare che siamo guidati da una Costituzione, che all'articolo 119 (glielo rileggo perché probabilmente lo ha perso di vista) afferma: «I Comuni, le Province, le Città metropolitane e le Regioni hanno risorse autonome» - e siamo d'accordo - «Stabiliscono e applicano tributi ed entrate propri» - e siamo ancora d'accordo - «in armonia con la Costituzione...» (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), cioè a dire garantendo i diritti universali della persona.
Dunque, noi, quando paghiamo le tasse, lo facciamo per garantire dei servizi universali alla persona! (Applausi dei deputati del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e Comunisti Italiani).
FEDERICO BRICOLO. Sei un comunista!
FRANCO RUSSO. L'articolo 119 della Costituzione - ho concluso, Presidente - stabilisce ancora: «...e secondo i principi di coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario». In conclusione, non siamo persone, che sono separate l'una dall'altra, ma che convivono nello stesso Stato (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e Comunisti Italiani).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Crosetto. Ne ha facoltà.
GUIDO CROSETTO. Vorrei rivolgere una domanda all'onorevole Franco Russo, perché quando di coerenza si ferisce, si rischia di perire. Infatti, se siamo tutti italiani, se siamo tutti europei e se la cassa è comune, perché questa finanziaria è piena - mi consenta il termine - di «marchette» localistiche pensate per i vostri amici, partendo da questa città e da Veltroni? Non siamo tutti amici (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Lega Nord Padania)?
PRESIDENTE. Non è il caso di continuare il dialogo!
Pag. 63FRANCO RUSSO. La democrazia è il compromesso tra gli Stati sociali!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cota. Ne ha facoltà.
ROBERTO COTA. Signor Presidente, noi non accettiamo lezioni di democrazia dagli eredi di Stalin (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
FRANCO RUSSO. Buffone!
PRESIDENTE. Capisco che, a quest'ora, in quest'aula vi sia sempre qualche pericolo: quindi, controlliamoci tutti!
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Armani. Ne ha facoltà.
PIETRO ARMANI. Signor Presidente, vorrei ricordare ai colleghi della sinistra radicale che loro hanno approvato il titolo V della Costituzione, nel quale lo Stato è all'ultimo posto! Prima vengono regioni, comuni e province. Quindi, sono stati loro a fare riforme sbagliate (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale, Forza Italia e Lega Nord Padania - Dai banchi dei deputati del gruppo Rifondazione comunista-Sinistra Europea si grida: No!)!
PRESIDENTE. Inviterei i colleghi a contenere le manifestazioni di consenso e di dissenso.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Garavaglia 12.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 516
Votanti 515
Astenuti 1
Maggioranza 258
Hanno votato sì 238
Hanno votato no 277).
Prendo atto che il deputato Pini non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Moffa 12.3, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 515
Maggioranza 258
Hanno votato sì 239
Hanno votato no 276).
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Oliva 12.4 e Giudice 12.5.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Romano. Ne ha facoltà.
FRANCESCO SAVERIO ROMANO. Signor Presidente, gli emendamenti, che chiedo peraltro di sottoscrivere, si rifanno a quanto disposto dall'articolo 60 del decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446, che prevede l'istituzione dell'IRAP, dell'addizionale IRPEF ed il riordino della disciplina dei tributi locali.
In relazione all'attribuzione alle province del gettito d'imposta sulle assicurazioni contro la responsabilità civile, derivante dalla circolazione dei veicoli a motore, è stabilito che le regioni a statuto speciale e le province autonome provvedano, in conformità ai rispettivi statuti, all'attuazione delle relative disposizioni statali, in cui sono stati contestualmente disciplinati i rapporti finanziari tra lo Stato, le autonomie speciali e gli enti locali, al fine di mantenere il necessario equilibrio finanziario.
Poiché la compartecipazione comunale all'IRPEF, prevista dall'articolo 12, si accompagna ad una riduzione di gettito a carico della regione siciliana, nonché ad una riduzione dei trasferimenti erariali destinati ai comuni, far dipendere l'attuazione Pag. 64del meccanismo compartecipativo per regioni a statuto speciale e province autonome da provvedimenti deliberati da questi ultimi, che assicurino, nei rapporti finanziari tra Stato, autonomie speciali e comuni, il necessario equilibrio finanziario, appare congruo anche per dar corso alla sentenza della Corte costituzionale n. 138 del 1999, che dichiara legittimo l'articolo 60 della legge n. 446 del 1997.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Oliva 12.4 e Giudice 12.5., accettati dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni - Applausi del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).
(Presenti 515
Votanti 513
Astenuti 2
Maggioranza 257
Hanno votato sì 505
Hanno votato no 8).
Prendo atto che l'onorevole Buontempo non è riuscito a votare.
Passiamo alla votazione dell'articolo 12.
Ha chiesto di parlare per dichiarazioni voto l'onorevole Filippi. Ne ha facoltà.
ALBERTO FILIPPI. Signor Presidente, la Lega Nord è contraria all'articolo 12, come esposto molto bene dal collega onorevole Fugatti, che ha espresso considerazioni sull'intero articolo, e Garavaglia con riferimento al comma 3.
Anche in seguito a ciò che è successo poc'anzi con i colleghi della sinistra, volevo fare chiarezza sulla questione, dopodiché ognuno può pensare a proprio modo, però facciamo un attimo di chiarezza e capiamoci.
Il comma 1 inizia testualmente con questo presupposto: «In attesa del riassetto organico del sistema di finanziamento delle amministrazioni locali in attuazione del federalismo fiscale di cui al Titolo V [...]», ma il resto dell'articolo va nella direzione opposta ai principi del federalismo fiscale.
Se siamo tutti d'accordo che il punto di arrivo debba essere il federalismo fiscale, perché prevedere un regime transitorio, che va esattamente nella direzione opposta? Se si è in buona fede, si è sbagliato a formulare l'articolo e, allora, non dovremmo avere problemi a riformularlo o a correggerlo. Se, invece, non si è in buona fede, ciò deve emergere in modo palese e lo si deve dire ai cittadini. Ognuno se ne assuma la responsabilità e dica di essere a favore del federalismo fiscale, facendo in modo di attuarlo, oppure dica di essere contrario, ma facciamo chiarezza! Altrimenti, è facile fare applausi da circo, ma, in questo modo, si prendono in giro gli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 12, nel testo emendato.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 524
Votanti 523
Astenuti 1
Maggioranza 262
Hanno votato sì 288
Hanno votato no 235).
Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Zanetta 12.01.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zanetta. Ne ha facoltà.
VALTER ZANETTA. Signor Presidente, questo articolo aggiuntivo pone l'attenzione Pag. 65ai problemi della montagna e, in particolare, alla conservazione dei fabbricati tradizionali, che hanno una valenza culturale, adibiti all'agricoltura ma non più adibiti alla stessa funzione.
Essi hanno l'obbligo dell'accatastamento e, quindi, sono soggetti all'ICI. Il mio articolo aggiuntivo intende dare la facoltà ai comuni di esentare dal versamento dell'ICI questi fabbricati.
Credo che, se questo articolo aggiuntivo venisse approvato - successivamente vi sono anche proposte emendative della Lega nord in tal senso -, faremmo una cosa interessante per salvaguardare il patrimonio tradizionale delle nostre montagne (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fugatti. Ne ha facoltà.
MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, intervengo a nome del gruppo della Lega Nord per aggiungere la mia firma a questo articolo aggiuntivo.
PRESIDENTE. Sta bene.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Armani. Ne ha facoltà.
PIETRO ARMANI. Signor Presidente, oltre a chiedere di aggiungere la mia firma a questo articolo aggiuntivo, vorrei ricordare che il problema dei piccoli comuni di montagna è drammatico.
La V e la VIII Commissione stanno discutendo una riedizione della legge sui piccoli comuni, che era stata approvata da questa Camera nella precedente legislatura, proprio in funzione della preoccupazione che l'abbandono dei piccoli comuni, in particolare di montagna, determini anche un degrado del territorio e un problema di difesa ambientale.
Pertanto, credo che l'articolo aggiuntivo Zanetta 12.01 sia da sostenere.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Salerno. Ne ha facoltà.
ROBERTO SALERNO. Signor Presidente, vorrei aggiungere la mia firma all'articolo aggiuntivo 12.01 dell'onorevole Zanetta, in quanto lo ritengo molto pregevole per il significato economico e sociale che esso riveste.
Non dobbiamo dimenticare che i territori montani sono gradualmente sempre più spopolati, perché non c'è un'economia sufficiente. Questo è un piccolo sostegno molto significativo affinché piccole frazioni, che testimoniano un'identità, una storia e una cultura antichissime del nostro paese, in qualche maniera continuino ad esistere (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Romele. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE ROMELE. Signor Presidente, intervengo per sottoscrivere l'articolo aggiuntivo in oggetto e per riflettere sul tema in questione.
Mi rivolgo al rappresentante del Governo: stiamo discutendo di entità economiche irrisorie, perché in ogni comune di montagna esistono certamente alcune situazioni particolari, ma non si tratta di un'enormità. Quindi, si parla di cifre relativamente modeste in capo alla contabilità dello Stato piuttosto che dei comuni.
Vorrei rivolgermi all'intera Assemblea, magari un po' stanca, e alla sensibilità di ognuno di voi, in particolare della maggioranza, affinché non si lasci infastidire dal fatto che questa proposta provenga dall'opposizione. Come nella giornata di ieri è stato accolta con entusiasmo una proposta emendativa di un esponente della maggioranza, per una questione non tanto di par condicio, quanto di reciproca sensibilità, chiedo l'attenzione anche da parte dei colleghi della maggioranza su questo specifico argomento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, l'onorevole Vietti. Ne ha facoltà.
Pag. 66MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Signor Presidente, vorrei aggiungere la mia firma all'articolo aggiuntivo Zanetta 12.01, senza ripetere le motivazioni dei colleghi, che faccio mie.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indico...
IDA D'IPPOLITO VITALE. Presidente, chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Sta bene. Dunque, revoco l'indizione della votazione e do la parola per dichiarazione di voto, a titolo personale, all'onorevole D'Ippolito Vitale. Ne ha facoltà.
IDA D'IPPOLITO VITALE. Signor Presidente, la ringrazio doppiamente per aver revocato l'indizione della votazione e per avermi dato la possibilità di esprimere la condivisione, naturalmente attraverso la richiesta di sottoscrizione dell'emendamento al nostro esame, delle ragioni che sono state rappresentate.
I comuni rurali sono una realtà molto diffusa nel nostro paese. È una realtà che riguarda il nord del paese, come il centro e il sud. Io appartengo ad una regione in cui sono numerosi i piccoli comuni. Quindi, l'iniziativa di evitare la tassazione per quelle unità immobiliari che possano definirsi rurali significa, di fatto, mantenere identità, storia, memoria, tradizioni e cultura nelle varie regioni del paese. Significa anche aprire magari delle prospettive per un utilizzo ed un investimento di tipo diverso (penso, naturalmente, all'agriturismo e al turismo nella sua accezione più generale) proprio in quella realtà. Grazie, Presidente.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Zanetta 12.01, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 511
Maggioranza 256
Hanno votato sì 237
Hanno votato no 274).
Prendo atto che l'onorevole Vietti avrebbe voluto esprimere un voto favorevole.
(Esame dell'articolo 13 - A.C. 1746-bis)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 13 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 1746-bis sezione 5).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
MICHELE VENTURA, Relatore. Signor Presidente, la Commissione accetta l'emendamento 13.500 del Governo ed esprime parere contrario su tutti gli altri emendamenti presentati all'articolo 13.
PRESIDENTE. Il Governo?
ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Garavaglia 13.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Pag. 67
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 520
Maggioranza 261
Hanno votato sì 239
Hanno votato no 281).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Paolo Russo 13.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 516
Votanti 514
Astenuti 2
Maggioranza 258
Hanno votato sì 236
Hanno votato no 278).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 13.500 del Governo, accettato dalla Commissione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 527
Votanti 522
Astenuti 5
Maggioranza 262
Hanno votato sì 301
Hanno votato no 221).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Osvaldo Napoli 13.3.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Osvaldo Napoli. Ne ha facoltà.
OSVALDO NAPOLI. Signor Presidente, devo richiamarmi a quanto detto dal viceministro Visco ieri, a New York. L'ho già detto questa mattina, ma lo ripeto. Visco ha detto: speriamo che qualche comune fallisca. In merito a questo emendamento, rimango estremamente perplesso - lo dico sempre ai colleghi della maggioranza - anche perché si è parlato in questi giorni di affidare il catasto ai comuni. L'emendamento in discussione si propone una revisione dell'articolo 13 di questo disegno di legge finanziaria, che considera acquisito il mantenimento della responsabilità statale sul processo di revisione generale degli estimi e dei valori catastali, ma restituisce ai comuni poteri di classamento e revisione puntuale, che sono inscindibili dall'acquisizione di funzioni non meramente ausiliarie. Allora, permettetemi, onorevoli colleghi, sottosegretario Grandi: parlate di passaggio del catasto ai comuni, ma non date ai comuni stessi le funzioni per poter operare nel catasto. Ma come si fa a dire che date funzioni agli enti locali senza poi dare ai medesimi l'opportunità di operare? È lo stesso aspetto ricordato in precedenza dal collega Galletti: continuate a trasferire competenze ai comuni, senza dare agli stessi una contropartita finanziaria, ossia si continuerà a far pagare le tasse due volte; una presso lo Stato centrale ed un'altra presso l'ente locale periferico. È impossibile continuare su questa strada! I comuni, piccoli o grandi che siano - e lo dico al collega Realacci che, nella scorsa legislatura, aveva presentato una proposta di legge sui piccoli comuni -, saranno obbligati sempre ad applicare una tassazione superiore a quella che praticano oggi. Da una parte, li si illude che si trasferiscono loro competenze e risorse economiche, da un'altra parte, li si colpisce continuamente, dando ad essi l'imposizione fiscale per coprire i fabbisogni e per pareggiare i propri bilanci. Onorevoli colleghi della maggioranza, amministratori della maggioranza, vi invito nuovamente: pensateci, siate più amministratori comunali che politici! È ciò che vi chiedono i vostri amministrati, nei vostri paesi. Lasciate stare Prodi e Padoa Schioppa e pensate agli interessi locali (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)!
Pag. 68
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Osvaldo Napoli 13.3, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 511
Maggioranza 256
Hanno votato sì 231
Hanno votato no 280).
Prendo atto che il deputato Leddi Maiola non è riuscita a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Paolo Russo 13.4, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 507
Maggioranza 254
Hanno votato sì 230
Hanno votato no 277).
Prendo atto che il deputato Leddi Maiola non è riuscita a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bosi 13.5, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 509
Votanti 507
Astenuti 2
Maggioranza 254
Hanno votato sì 229
Hanno votato no 278).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 13, nel testo emendato.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 516
Votanti 513
Astenuti 3
Maggioranza 257
Hanno votato sì 290
Hanno votato no 223).
(Esame dell'articolo 14 - A.C. 1746-bis)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 14 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 1746-bis sezione 6).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
MICHELE VENTURA, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario su tutte le proposte emendative presentate all'articolo 14, ad eccezione dell'emendamento 14.500 del Governo, per il quale esprime parere favorevole nel testo che sarà a breve riformulato dal rappresentante del Governo. Ricordo che gli emendamenti Osvaldo Napoli 14.9 e 14.10 sono assorbiti.
PRESIDENTE. Il Governo?
ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo esprime parere conforme a quello espresso dal relatore. Per quanto riguarda l'emendamento 14.500 del Governo, la riformulazione è la seguente: al comma 3, terzo periodo, dopo le parole Ministro dell'economia e delle finanze» aggiungere le seguenti: «attraverso criteri Pag. 69definiti previa consultazione con le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative».
PRESIDENTE. Sta bene. Prendo atto che il relatore accetta la riformulazione proposta.
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti D'Agrò 14.1 ed Armosino 14.2.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Armosino. Ne ha facoltà.
MARIA TERESA ARMOSINO. Signor Presidente, signori del Governo, colleghi, invito l'Assemblea a riflettere molto bene sulla portata degli emendamenti che sono ora al nostro esame: si tratta, in sostanza, del trasferimento del catasto ai comuni. Ebbene, solo taluni comuni - quelli di grandi dimensioni - sono in grado di svolgere queste funzioni: la stragrande maggioranza di essi, che costituisce l'ossatura dell'Italia, non è invece in grado di farlo. Le persone che dovranno essere trasferite dal catasto ai comuni sono oltre undicimila. Mi risulta non ci sia stata alcuna consultazione con le associazioni dei lavoratori del catasto che, anzi, sembrano in procinto di scendere in sciopero. Vorrei citare un altro caso, che fu sperimentale, di trasferimento del catasto in un piccolo comune, quello di Montichiari: se si va a vedere il numero di unità di personale addetto a quelle funzioni rispetto all'analogo numero di unità di personale addetto a livello centrale per abitanti, si troverà che si sta parlando di tre volte tanto. Pertanto, non solo non stiamo risolvendo un problema, ma stiamo creando degli aggravi. Tutto ciò mentre la nostra Agenzia del territorio sta lavorando per istituire le funzioni catastali in Russia o quando, a ben vedere, l'Inghilterra di Blair conserva centralizzata la gestione del catasto medesimo. Pertanto, vi invito, se non fosse altro per la sensibilità che dite di avere a fronte dei dipendenti trattati come valigie, ad approvare questi emendamenti soppressivi dell'articolo 14.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pedrizzi. Ne ha facoltà.
RICCARDO PEDRIZZI. Signor Presidente, mi associo alle argomentazioni svolte dalla collega Armosino, argomentazioni suffragate anche dall'indagine conoscitiva che fu svolta durante la scorsa legislatura dalla Commissione finanze e tesoro del Senato. Nelle audizioni che furono svolte emerse chiaramente, in particolare da parte dei rappresentanti dei piccoli comuni, che non sarebbero stati in grado di assolvere a queste funzioni. Nello stesso tempo, anche l'audizione degli uffici centrali dell'Agenzia del territorio confermò che solamente una parte dei grandi comuni sarebbe stata in grado di assolvere questi compiti. Mi sembra quindi veramente importante, essendo in gioco la vita di alcune migliaia di dipendenti, che siano consultate le associazioni di categoria ed i sindacati. Invito pertanto ad esprimere un voto favorevole su questi identici emendamenti soppressivi dell'articolo 14.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garavaglia. Ne ha facoltà.
MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, l'articolo in esame mira ad organizzare l'esercizio delle funzioni catastali da parte degli enti locali. Ebbene, al riguardo non posso far altro che riportare l'esperienza concreta realizzata in provincia di Milano, dove già sono state istituite diverse agenzie del territorio che cominciano ad avere funzioni catastali. Due anni fa, era stato sostenuto che questo non avrebbe comportato nuovi costi, perché il personale, da Milano, si sarebbe trasferito in queste agenzie territoriali. Ebbene, non si è trasferita neanche una persona!
I comuni associati hanno dovuto assumere del personale e pagare per avviare l'attività di queste agenzie territoriali (pagare per uffici, affitti, consumi, eccetera). Pertanto, come già ricordato in precedenza, questa misura onestamente non funziona. Allora, delle due l'una: o vengono Pag. 70davvero concesse le risorse, come correttamente ricordava poc'anzi il collega Osvaldo Napoli - allora con le risorse è possibile fare tutto -, altrimenti, se vengono assegnate delle competenze - neanche tutte in maniera organica - e si è obbligati ad attivare dei servizi, è necessario che gli enti locali mettano mano al portafoglio e paghino per tali servizi.
Pertanto, l'ipotesi migliore sarebbe sopprimere questa misura e intervenire, piuttosto, a livello di organizzazione facendo funzionare meglio queste attività, anche ricorrendo a mezzi informatici a livello di trasmissione dati.
Chiedete testimonianza ai vostri colleghi che vivono in provincia di Milano, dove questo esperimento è già partito male, e avrete conferma di tutto ciò. Semplicemente, si tratta di costi aggiuntivi per i comuni (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Agrò. Ne ha facoltà.
LUIGI D'AGRÒ. Signor Presidente, quanto affermato dai colleghi Armosino e Pedrizzi corrisponde all'assoluta verità. Desidero far rilevare che effettivamente si presentano alcuni problemi: prima di trasferire eventualmente ai comuni le rendite, sarebbe opportuno verificare che queste siano effettivamente rappresentative del reddito. Si tratta di un'operazione che potrebbe essere ricondotta all'attuale struttura del catasto. Infatti, se questa funzione fosse demandata ai comuni già domani, vi sarebbe un aumento, ancora una volta, della base imponibile dell'ICI, con forte aggravio per le famiglie.
In sostanza, oltre ai costi aggiuntivi che la comunità dovrebbe sopportare e ai problemi rilevati dai colleghi, vi sarebbe anche un ulteriore aggravio sulla casa, determinato dalla necessità di dare una nuova rappresentatività del reddito, come previsto dalla stessa legge.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Martinello. Ne ha facoltà.
LEONARDO MARTINELLO. Signor Presidente, mi associo a quanto affermato in precedenza dai colleghi. Se il trasferimento ai comuni è un aspetto positivo, che va nella direzione del decentramento, è evidente però che già il precedente Governo aveva tentato un'ipotesi del genere, che non è stato possibile realizzare. Le motivazioni sono diverse.
Anzitutto, il personale delle agenzie delle entrate o del catasto non vuole spostarsi. Quindi, bisogna prima normare questa procedura. Attualmente, non vi è stata alcuna trattativa sindacale in tal senso e ciò è grave. In secondo luogo, è stato dimostrato che in alcune esperienze, come si citava prima, si registrano maggiori oneri per i comuni, che devono prevedere altre entrate e costi a carico dei dipendenti. Inoltre, soprattutto i piccoli comuni non sono organizzati per far fronte a ciò e quindi riterrei opportuno votare a favore di questi emendamenti soppressivi dell'articolo 14.
PRESIDENTE. Invito i colleghi ed evitare assembramenti nei pressi del tavolo del Comitato dei nove.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Osvaldo Napoli. Ne ha facoltà.
OSVALDO NAPOLI. Signor Presidente, colleghi, quando il disegno di legge finanziaria in esame provvede in ordine al personale da assumere, cinque vanno a casa e se ne può prendere alle dipendenze uno! Inoltre, dite di voler assumere i precari, ma operate un taglio alla spesa corrente di 2 miliardi e 500 milioni! Come possono, i comuni, pagare il personale con simili tagli?
Signor viceministro Visco, lei ha auspicato in questi giorni il fallimento dei comuni. È vero: «mal comune, mezzo gaudio», ma il fallimento maggiore è il suo, quando, da ministro, è passato a viceministro. Corregga l'articolo in esame, altrimenti rischia di fare, la prossima volta, il sottosegretario...!
PRESIDENTE. Onorevole Osvaldo Napoli, implicitamente, lei ha fatto comunque Pag. 71un augurio alla coalizione avversaria (Applausi)...!
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Peretti. Ne ha facoltà.
ETTORE PERETTI. Signor Presidente, i miei colleghi hanno già illustrato l'importanza del sistema catastale nel nostro paese.
Le transazioni di carattere immobiliare hanno notevole importanza sia dal punto di vista economico sia da quello fiscale. Va da sé, però, che a tale importanza devono corrispondere certezza, precisione e tempestività. È proprio questo, invece, che è difficile ottenere nel nostro paese: il trasferimento di funzioni è avvenuto sulla carta, ma non nella realtà, perché al trasferimento delle competenze non è seguito il trasferimento delle risorse.
Questa è la certificazione del fallimento del federalismo costituzionale e del federalismo fiscale. Nel nostro paese, il federalismo è una bufala! Non è nelle corde del centrosinistra ed è...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
ETTORE PERETTI. ...irrealizzabile praticamente, considerata la centralizzazione del debito pubblico.
Pertanto, tutte queste iniziative...
PRESIDENTE. Grazie...
ETTORE PERETTI. ...si risolvono in un sonoro fallimento!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Holzmann. Ne ha facoltà.
GIORGIO HOLZMANN. Signor Presidente, signori esponenti del Governo, onorevoli colleghi, premetto che provengo da una provincia nella quale il sistema catastale e tavolare è diverso rispetto al resto d'Italia. Tuttavia, aderendo anche alle osservazioni formulate dai colleghi che mi hanno preceduto, ritengo che il trasferimento alle amministrazioni comunali di competenze così complesse dal punto di vista gestionale ed organizzativo comporti, nel tempo, una serie di problemi di ordine gestionale.
Sappiamo che i comuni maggiori hanno dotazioni di personale tali da far fronte a tutte le esigenze amministrative (o quasi) e che la struttura burocratica delle amministrazioni comunali minori e con un numero minore di abitanti è, invece, ridotta all'osso (il che crea difficoltà già nell'esercizio delle competenze ordinarie). Quindi, ritengo...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
GIORGIO HOLZMANN. ...che trasferire questa competenza alle amministrazioni comunali in maniera indiscriminata, senza distinguere tra comuni grandi e piccoli, possa comportare serie difficoltà di attuazione.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti D'Agrò 14.1 e Armosino 14.2, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 501
Maggioranza 251
Hanno votato sì 236
Hanno votato no 265).
Informo l'Assemblea che, secondo quanto stabilito a seguito della Conferenza dei presidenti di gruppo, dovremmo ora dar luogo ad una breve pausa dei nostri lavori, considerata la prevista prosecuzione in tarda serata.
Tuttavia, è maturata un'intesa tra i gruppi per una diversa articolazione dei lavori, nel senso di proseguire nelle votazioni sul disegno di legge finanziaria fino alle ore 20 e, quindi, dopo una pausa, Pag. 72iniziare la discussione sulle linee generali del disegno di legge di conversione del decreto-legge in materia di intercettazioni, con l'impegno di concluderla entro la serata.
Alla luce di tale intesa, non si darà luogo a sospensione fino alle ore 20. Considerato che, al termine delle votazioni, è convocato l'Ufficio di Presidenza, la discussione sulle linee generali avrà inizio, dunque, alle 21.
Fino alle 20 proseguiremo con le votazioni sul disegno di legge finanziaria; dalle 20 alle 21 si riprenderanno i lavori dell'Ufficio di Presidenza e alle 21 riprenderanno i lavori dell'Assemblea con la discussione sulle linee generali del disegno di legge di conversione del decreto-legge riguardante le intercettazioni telefoniche.
RICCARDO PEDRIZZI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
RICCARDO PEDRIZZI. All'inizio di questa seduta pomeridiana, l'onorevole Bricolo aveva chiesto un'informativa del Governo sullo stato di applicazione della legge Bossi-Fini; ciò, a seguito di quell'increscioso episodio di violenza subito da una donna veneta.
Chiederei alla Presidenza di farci sapere quando il Governo sarà disponibile ad adempiere a tale richiesta. Tra l'altro, andrebbe fatto anche un bilancio di tutto ciò che è accaduto durante la scorsa estate, che ha visto abbattersi sulle nostre coste un flusso corrispondente a diverse migliaia di immigrati extracomunitari.
Quindi, signor Presidente, gradirei una risposta da parte sua e del Governo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Il Governo è già stato avvertito, e lo abbiamo anche sollecitato al riguardo; appena avremo una risposta, in tempi rapidi la comunicheremo all'Assemblea.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Garavaglia 14.3, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 493
Votanti 492
Astenuti 1
Maggioranza 247
Hanno votato sì 230
Hanno votato no 262).
Passiamo alla votazione dell'emendamento 14.500 del Governo, nel testo riformulato.
Avverto che, dall'eventuale approvazione dell'emendamento 14.500 del Governo, risulteranno preclusi i seguenti emendamenti: Misuraca 14.4, Garavaglia 14.5, Paolo Russo 14.6, Osvaldo Napoli 14.7, 14.9, 14.10, 14.11 e 14.12, Marras 14.8 e Alberto Giorgetti 14.13.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zorzato. Ne ha facoltà.
MARINO ZORZATO. Signor Presidente, è ovvio che approvare questo emendamento vuol dire, di fatto, approvare l'articolo e andare, sostanzialmente, contro ciò che noi pensiamo; stiamo parlando, infatti, di un articolo da sopprimere, da non votare.
Signor Presidente, questa finanziaria, rispetto al tema del catasto, introduce, sostanzialmente, tante modifiche. A nostro avviso, la somma di queste modifiche corrisponde ad un aumento di confusione per permettere poi di scaricare sugli enti locali la responsabilità del mancato gettito che questa vostra operazione dovrebbe garantire. Quindi, sostanzialmente, si dà la colpa a qualcun altro circa il non funzionamento della macchina statale.
Qualche articolo fa abbiamo discusso, in particolare in Commissione, riguardo alle modifiche apportate al sistema del Pag. 73catasto. Tra queste è compresa, addirittura, l'autodenuncia per ciò che concerne la modifica dei redditi dominicali. Per capirci, la vecchietta in possesso di un appezzamento di terreno di 1.000 metri deve dichiarare essa stessa i nuovi dati catastali, il nuovo classamento, attraverso un'agenzia del territorio, la quale comunicherà poi con il catasto e così via. Non saremo più in grado di avere un catasto con dati credibili.
Avremo un aggiornamento dei redditi dominicali, quindi più tasse. È stato poi introdotto un altro articolo riguardante il nuovo classamento dei fabbricati rurali. Anche in questo caso avremo, indirettamente, un aumento di imposizione fiscale attraverso la revisione degli estimi catastali.
Con questo articolo, invece, trasferiamo competenze ai comuni. La riformulazione rimette in piedi anche il trasferimento ai comuni piccoli. Trasferiamo nuovamente competenze ai comuni, che entro novembre dovranno cominciare ad occuparsi di catasto, dimenticando le risorse ed il personale.
Pensiamo veramente - mi rivolgo al Governo e al relatore - che un dirigente o un funzionario del catasto di Milano - per non chiamare in causa Padova o Venezia - accetti di trasferirsi per poter dar manforte all'unione dei comuni o alla comunità montana di Asiago? Stiamo parlando di un trasferimento di 100 chilometri: chi vuole andare a lavorare in un altro luogo? Diamo per certo che quella persona rifiuterà una proposta del genere.
Lo diceva prima un collega: questa operazione è già fallita. Se vogliamo che il sistema funzioni, dobbiamo garantire tempi adeguati perché si metta in moto, economie per la formazione del personale e, soprattutto, risorse importanti, affinché, almeno per la fase transitoria, lo smantellamento di parte del catasto centrale corrisponda al funzionamento di parte del catasto periferico. Non fare tutto questo vuol dire ingolfare il meccanismo, decidere, a priori, che esso non funzionerà e, alla fine, dare la colpa, fin da oggi, ai comuni, accusandoli di non essere in grado di far funzionare le modalità delle competenze che sono state loro demandate. Si dice loro: le vostre risorse non ci sono, perché voi non sapete usare la macchina che vi abbiamo affidato. Ma, colleghi, è una macchina ingolfata in partenza, senza benzina e vecchia arrugginita, e gli autisti che operano nelle sedi centrali non accetteranno mai di guidare macchine nuove assegnate alla periferia. Presidente di Commissione, relatore, questo articolo va cassato. Fallisce in partenza, è finto, è un modo solo per dire, tra qualche mese, ai comuni: voi siete responsabili del fallimento di quello che voi chiamate decentramento e noi vorremmo chiamare federalismo. È un modo per ingessare il sistema; è una bugia anticipata per creare problemi sul territorio. Dovete, invece, voler bene al territorio. I comuni sono la parte terminale della nostra dinamica di Governo. Si fa il male dei cittadini se, di fatto, si decide di creare problemi, in maniera, in qualche modo, nascosta.
In tale articolo, non solo imponete nuove tasse, ma create anche nuova burocrazia e la troppa burocrazia viene considerata un problema da tutti i cittadini. Ebbene, credo che approvando questo emendamento e l'articolo 14 facciamo del male al territorio, in quanto andiamo a creare nuova burocrazia, nuovi impicci, nuovi lacci e laccioli. Presidente, relatore, colleghi, bocciamo questo articolo! Già il catasto non funziona, per cortesia, non facciamo di peggio (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Benedetti Valentini. Ne ha facoltà.
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Signor Presidente, mi associo alle considerazioni dei gruppi e dei partiti del centrodestra che hanno già lanciato un appello al raziocinio invitando a fermarsi e a non continuare su questa strada, che andrà a creare enormi problemi alla pubblica amministrazione, agli enti locali e, soprattutto, ai cittadini. Voglio aggiungere una considerazione. L'unicità del sistema e Pag. 74dei criteri che regolano il catasto è fondamentale, in quanto collegata alle transazioni immobiliari, al sistema fiscale e impositivo. Avremo un sistema per il quale, da zona a zona, da associazione di comuni ad associazione di comuni, potranno scattare procedure, applicazioni, efficienze di natura e di livello diversi. Tutto questo è fortemente irresponsabile e va a creare problemi, soprattutto in capo ai cittadini e agli utenti del servizio, non solo in capo alla finanza locale e ai comuni. Dopo aver assistito a grandi, anche meritevoli, tentativi della pubblica amministrazione di potenziare gli uffici del catasto e del territorio, per renderli, anche grazie all'informatica, più efficienti e più pronti, ottenendo quindi importanti risultati, si va a ricreare un marasma proprio in questo delicatissimo terreno. Vi inviterei a pensarci bene e a non cadere in un ideologismo che, in questo caso, è assolutamente ingiustificabile (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 14.500 del Governo, nel testo riformulato, accettato dalla Commissione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 489
Maggioranza 245
Hanno votato sì 269
Hanno votato no 220).
Prendo atto che l'onorevole Forlani non è riuscito a votare.
Risultano pertanto preclusi gli emendamenti Misuraca 14.4, Garavaglia 14.5, Paolo Russo 14.6, Osvaldo Napoli 14.7, 14.9, 14.10, 14.11 e 14.12, Marras 14.8 e Alberto Giorgetti 14.13.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Armani 14.14, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
PIETRO ARMANI. Presidente, chiedo di parlare!
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 502
Maggioranza 252
Hanno votato sì 223
Hanno votato no 279).
PIETRO ARMANI. Presidente, avevo chiesto di parlare per dichiarazioni di voto sul mio emendamento!
PRESIDENTE. Onorevole Armani, avevo già dichiarato aperta la votazione. Mi scuso, ma non potevo darle la parola. Se intenderà intervenire per dichiarazione di voto sull'articolo 14, le darò subito la parola.
Passiamo alla votazione dell'articolo 14.
Onorevole Armani, intende intervenire per dichiarazione di voto?
PIETRO ARMANI. No, signor Presidente.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Crosetto. Ne ha facoltà.
GUIDO CROSETTO. Signor Presidente, lei non aveva ancora aperto la votazione quando l'onorevole Armani ha chiesto di intervenire: si stava sbracciando da cinque minuti! Ma può succedere (Commenti dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Rifondazione Comunista-Sinistra Europea)...
Pag. 75PRESIDENTE. Onorevole Crosetto, può succedere a tutti, soprattutto a chi presiede l'Assemblea, di non vedere un collega che chiede di parlare. Quando ho sentito la voce dell'onorevole Armani, la votazione era già aperta, mi creda!
GUIDO CROSETTO. Signor Presidente, non stavo aspettando le sue spiegazioni, ma che finissero i mugugni.
Onorevoli colleghi, non siamo cattivi: ci disegnano così, direbbe Jessica Rabbit. Ognuno, nell'esame della finanziaria, svolge il suo ruolo.
Prima, il collega Zorzato - così come hanno fatto gli altri colleghi - ha chiarito il significato dell'articolo 14. Si tratta di un'altra «zeppa» che il Governo - mi dispiace sia uscito dall'aula il viceministro Visco - mette allo sviluppo del paese.
In sintesi, abbiamo letto sui giornali che l'esercizio delle funzioni catastali vengono demandate ai comuni. Ma se si legge l'articolo 14, si capisce l'idea di decentramento di questo Governo. Viene data ai comuni la possibilità di gestire una parte del catasto; nel contempo, chi ha sempre gestito il catasto, continua a farlo. Non esiste alcun tipo di organizzazione al mondo in cui una funzione si delega in parte, e chi la svolgeva prima continua a farlo.
Ciò ha un unico scopo, e lo spiegava benissimo il collega Zorzato: raddoppiare la spesa. Infatti, tutti coloro che finora hanno gestito il catasto continueranno a farlo, e si attribuisce ai comuni un compito che comporterà nuove assunzioni. Il tutto nell'ambito di una indeterminatezza che costringerà il cittadino a rivolgersi una volta al comune e, un'altra volta, agli enti che hanno il potere di determinare le rendite (che sono i dati che interessano). Ciò comporterà un aumento di costi per lo Stato e una disorganizzazione complessiva.
Riteniamo che il combinato disposto degli articoli 13 e 14 abbia come unico scopo - ciò è incredibile! - quello di complicare totalmente la gestione delle funzioni catastali in questo paese.
Come lei sa, sottosegretario Grandi, in alcune aree del paese siamo indietro di vent'anni sulla determinazione delle rendite catastali e sugli identificativi catastali; e questa norma bloccherà totalmente l'accatastamento di queste zone. Infatti, leggendo gli articoli 13 e 14 non si capisce più a chi spetti, ad esempio, la competenza sugli edifici che da vent'anni aspettano l'accatastamento: all'agenzia del territorio o all'ente locale? Quindi, applicando questa norma, con riferimento ad alcune aree del paese, verrà meno, per i prossimi anni, la possibilità di determinare per alcuni immobili l'identificativo catastale. Tali compiti, successivamente all'approvazione degli articoli 13 e 14, non spetteranno né al comune né all'ente che chiamiamo con il vecchio nome di catasto, creando un'assurdità normativa che probabilmente, dopo sei mesi, sarete costretti a correggere.
Sarebbe stato molto meglio prendere atto degli emendamenti soppressivi presentati dall'opposizione e degli emendamenti che propongono di correggere almeno alcuni commi di questi articoli. Ciò per non trovarsi, tra sei mesi, nella stranissima necessità di prendere atto che queste norme non servono, che creeranno, probabilmente, cinquecento o mille posti di lavoro inutili e che non consentiranno assolutamente né ai comuni né alle agenzie del territorio di gestire gli immobili.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Peretti. Ne ha facoltà.
ETTORE PERETTI. Signor Presidente, intervengo molto brevemente per dichiarare il voto contrario dell'UDC sull'articolo 14. Le funzioni catastali sono importanti nella vita economica e sociale del paese - importanti dal punto di vista economico e dal punto di vista fiscale -, però lo sono se vengono svolte con certezza, tempestività e precisione. Il trasferimento di funzioni catastali dallo Stato ai comuni dovrebbe aumentare l'efficienza ma, invece, qui ci sembra che tale trasferimento, come il trasferimento di altre funzioni importanti dallo Stato centrale alle autonomie locali, diventi un pasticcio e una complicazione Pag. 76per la vita dei cittadini e delle imprese.
Questa è la certificazione della difficoltà che ha il Governo nel dare certezze sulla corrispondenza tra la competenza che viene trasferita agli enti locali e le risorse. Questa è anche la testimonianza dell'idea di federalismo costituzionale e fiscale che questo Governo e questa maggioranza hanno.
È la certificazione del fallimento di ogni tentativo di trasferire nel nostro paese effettive funzioni di federalismo fiscale costituzionale.
Quindi, ribadiamo il voto contrario dell'UDC sull'articolo 14.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garavaglia.
MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, la Lega Nord Padania voterà contro questo articolo, perché questa modalità di trasferimento delle funzioni catastali è ambigua e pessima.
Spesso si parla di federalismo ma non lo si abbina mai all'altro concetto paritetico, che deve andare in parallelo al federalismo, ovvero il principio di sussidiarietà. Le funzioni devono sì essere devolute verso il basso, ma con raziocinio. Bisogna devolvere le funzioni verso il basso in modo che l'ente sia in grado di svolgerle. In questo modo voi trasferite alcune funzioni - in sostanza le rogne - ai comuni, ma non date loro le risorse per svolgerle, mentre lo Stato si trattiene alcune funzioni, anche quelle più importanti, tipo il classamento definitivo.
È una operazione schizofrenica, confusa, che non comporta un reale trasferimento; oltretutto, viene venduta dal Governo e dalla maggioranza come un'operazione che porterà soldi in più nelle casse dei comuni!
Sicuramente, porterà subito la necessità di fare nuove assunzioni, quindi costi in più, oltretutto con il blocco delle assunzioni. Quindi, di fatto, ci sarà un gran caos: non si potranno attivare queste funzioni.
Teniamo conto che nell'ultimo pacchetto di emendamenti del Governo - facendo un conto della serva - ci sono circa 7.500 assunzioni in più, a vario titolo; è evidente che in questo modo la spesa pubblica va a farsi benedire!
Noi saremmo d'accordo a riorganizzare il catasto per farlo funzionare bene, perché funzionava bene con il Regno lombardo-veneto, con il catasto teresiano. Ancora oggi, in Lombardia e in Veneto, lavoriamo sulle mappe fatte da Maria Teresa (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Possibile che dobbiamo sempre andare indietro anziché andare avanti? Sarebbe il caso di organizzare bene le cose che ci sono, invece di inventarsi cose nuove che faranno solo caos e costituiranno solo costi in più per gli enti locali (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Misuraca. Ne ha facoltà.
FILIPPO MISURACA. Signor Presidente, faccio questo intervento a futura memoria. Ovviamente, l'Assemblea adesso approverà l'articolo 14, ma è giusto che i colleghi, che mi sembrano molti distratti, sappiano che con questo decentramento gli agricoltori si vedranno tartassati per quanto riguarda il catasto. È ovvio che questa è un'imposta che i comuni utilizzeranno al massimo dopo le conquiste che hanno fatto gli agricoltori. Quindi, attenzione! Nella distrazione di questa sera, ho la sensazione che stiamo commettendo un grosso errore con riferimento all'agricoltura italiana. Quindi, vi prego di riflettere e di non votare questo articolo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Marras. Ne ha facoltà.
GIOVANNI MARRAS. Nutro dubbi fortissimi su questo articolo. A parte il fatto che credo questa norma non verrà mai attuata, come già altri colleghi hanno detto, ho l'impressione, Presidente, che ci Pag. 77siano veramente dei problemi quanto alla conoscenza del funzionamento degli enti locali. Addirittura la norma fa riferimento, con semplicità, ad associazioni di comuni e a comunità montane. Vorrei davvero capire se si conosce quanto sia difficile riuscire a mettere insieme i comuni per lo svolgimento di servizi. E qui addirittura si parla di funzioni catastali, che peraltro, come diceva bene l'onorevole Crosetto, restano parzialmente all'agenzia del territorio e parzialmente vengono trasferite ai comuni. Non so quindi cosa succederà. Forse il cittadino andrà un po' da una parte, un po' dall'altra.
Per quanto riguarda il personale, vorrei capire quale trattamento economico sarà riservato al personale trasferito presso i comuni, anche in distacco. Non si capisce bene quale idea abbiamo avuto Visco and company nel partorire questa...
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Marras.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Armani. Ne ha facoltà.
PIETRO ARMANI. Il gruppo di Alleanza Nazionale voterà contro questo articolo, anche alla luce di tutto quello che è stato detto dai colleghi in precedenza, ricordando inoltre che il trasferimento ai comuni delle funzioni catastali risale addirittura al 1999 e ad interventi legislativi del 2000. Quando il centrodestra è andato al Governo ha successivamente rinviato l'avvio di questa riforma, perché si rendeva conto delle grandi difficoltà di attuazione del trasferimento di funzioni e delle problematiche che si ponevano per il trasferimento del personale, con la conseguente difficoltà per i comuni, soprattutto per quelli piccoli, ancorché consorziati, ad affrontare i costi e gli accertamenti riguardanti questo settore.
Dunque il rinvio e, da ultimo, il differimento del termine al 26 febbraio 2007 sono la dimostrazione delle perplessità che la classe politica di centrodestra, quando era al Governo, si è posta. Oggi voi trasferite sic et simpliciter, con l'emendamento 14.500 del Governo, le funzioni catastali, peraltro solo in parte, perché alcune competenze in materia sono mantenute in capo allo Stato. Fra l'altro, la partecipazione dei comuni alla revisione degli estimi del classamento potrebbe portare anche ad un conflitto di interessi. Infatti, i comuni, che dovrebbero fra l'altro affrontare direttamente le spese del relativo contenzioso e stabilire, la base imponibile dell'ICI - l'odierna maggiore entrata tributaria -, e quindi vi sarebbe un conflitto di interessi. Voi che siete maestri nella teorizzazione del conflitto di interessi, ecco che avete un'altra occasione per meditare su questo problema!
Come ha detto il collega Garavaglia, in Lombardia e in Veneto ancora si opera sulla base delle mappe del catasto di Maria Teresa. Mi augurerei che, rinviando l'approvazione di questo articolo, si potesse estendere a tutto il paese il sistema teresiano, che è stato un «monumento» del periodo asburgico del controllo del Lombardo-Veneto! Tanto è vero che oggi il Trentino e l'Alto Adige hanno il catasto tavolare, che è anch'esso un emblema di funzionalità.
Credo quindi che veramente questo articolo dovrebbe essere cassato e non votato.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Marinello. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Signor Presidente, questa è un'ulteriore norma assolutamente strana e incomprensibile. Peraltro, il Governo e la maggioranza non si rendono assolutamente conto che, nello scenario degli oltre 8 mila comuni d'Italia, la maggioranza degli stessi non è assolutamente pronta e preparata ad attuare una norma di questo genere.
Non vorrei che qualcuno avesse organizzato, in qualche regione, strutture, cooperative di servizio o associazioni già pronte a convenzionarsi con i comuni. Se così fosse, ci troveremmo di fronte a una ulteriore «marchetta», alla prova provata del fatto che, per l'attuale Governo, per il Pag. 78centrosinistra, per l'Unione non esiste alcun conflitto di interessi ma esiste, solo ed esclusivamente, l'interesse (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Benedetti Valentini. Ne ha facoltà.
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Signor Presidente, invito lo stesso Governo a chiedere l'accantonamento di questo articolo perché vi è il tempo e la possibilità, anche in extremis, di ripensarci e di non arrivare alla sua approvazione. Questo articolo 14 contiene norme che si collocano, per così dire, a metà strada, potendo essere contenute in un disegno di legge finanziaria ma avendo, al contempo, natura ordinamentale e non strettamente finanziaria. Mi sembra una forzatura voler approvare una riforma di questo genere la quale, piuttosto che un decentramento e una riforma di carattere istituzionale dei servizi, introduce un marasma istituzionale. Rischiamo di perdere il principio della certezza della consistenza catastale dei beni, che è a fondamento di tutte le transazioni, di tutti gli interventi anche di carattere fiscale e finanziario.
Inoltre, intendo evidenziare come sia stato inopportunamente impedito agli onorevoli Armani e Alberto Giorgetti di illustrare il loro emendamento 14.14, che era di notevole importanza riguardo...
PRESIDENTE. Onorevole Benedetti Valentini, la prego di concludere. Ha ampiamente esaurito il tempo a sua disposizione.
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Concludo, signor Presidente.
Invito tutti a riflettere un momento sulla portata di questa riforma - perché tale è - che rischia di mettere in crisi gli enti locali e i cittadini.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Leo. Ne ha facoltà.
MAURIZIO LEO. Signor Presidente, una delle caratteristiche del catasto è quella di assicurare una omogeneità. Questo avveniva già negli Stati preunitari ed è avvenuto nella nostra Repubblica. Introducendo questi meccanismi di attribuzione di funzioni catastali ai diversi enti locali e, segnatamente, ai comuni, si arriverà ad una fiscalità differenziata. Facciamo l'ipotesi di una unità immobiliare di Milano e di una unità immobiliare di Palermo con le medesime caratteristiche. Nel momento in cui ci sarà un diverso apprezzamento da parte del comune in ordine al classamento dell'unità immobiliare, vi sarà un diverso livello di tassazione, pur avendo le unità immobiliari le medesime caratteristiche. Ecco l'assurdo di questa norma. Ben diverso invece è acquisire - come prevede l'articolo 14, comma 3 - i dati dalle cosiddette banche dati catastali, al fine di contrastare l'evasione e l'elusione fiscale nel settore immobiliare. Differenziare le tipologie immobiliari nelle diverse parti del territorio condurrà sicuramente ad una fiscalità disaggregata, a una fiscalità disorganica che creerà nicchie di vantaggi e di sfavore, a seconda di dove si trovi l'unità immobiliare. Per questo motivo, invito il Governo e la Commissione a riflettere.
PRESIDENTE. Anche lei, onorevole Leo, ha ampiamente superato il tempo a sua disposizione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 14, nel testo emendato.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 495
Votanti 493
Astenuti 2
Maggioranza 247
Hanno votato sì 268
Hanno votato no 225).Pag. 79
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Osvaldo Napoli 14.01, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 490
Votanti 487
Astenuti 3
Maggioranza 244
Hanno votato sì 218
Hanno votato no 269).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Osvaldo Napoli 14.02, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 502
Votanti 501
Astenuti 1
Maggioranza 251
Hanno votato sì 229
Hanno votato no 272).
Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Filippi 14.03.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garavaglia. Ne ha facoltà.
MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, questo articolo aggiuntivo costituisce una proposta di puro buonsenso, nonché una forma di correttezza nei confronti dei cittadini.
In pratica, prevediamo una cosa che dovrebbe essere già attuata dagli enti, ma spesso ci si dimentica di farlo. Qualora le amministrazioni comunali varino le aliquote ICI, a nostro avviso dovrebbero comunicarlo a chi non abita nel comune. Ciò per evitare che il proprietario di una casa in un altro comune rischi di non sapere che in tale comune è variata l'aliquota ICI, con la possibilità di subire la sanzione avendo pagato difformemente alle nuove aliquote.
È una previsione di puro buonsenso e anche di rispetto nei confronti del contribuente. Infatti, all'ente non costa nulla inviare una lettera con la quale si comunica la variazione dell'aliquota.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Filippi 14.03, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 502
Votanti 501
Astenuti 1
Maggioranza 251
Hanno votato sì 224
Hanno votato no 277).
Prendo atto che gli onorevoli Marinello e Leoluca Orlando non sono riusciti ad esprime il proprio voto e che quest'ultimo avrebbe voluto esprimerne uno contrario.
Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Filippi 14.04.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garavaglia. Ne ha facoltà.
MASSIMO GARAVAGLIA. Anche in questo caso si tratta di una proposta emendativa di assoluto buonsenso, con la quale si prevede che i comuni possano esonerare totalmente o stabilire aliquote ridotte dell'imposta comunale sugli immobili per cittadini o gruppi di cittadini, che si impegnino in alcune attività nella propria area, ad esempio a mantenere un parco o a tenere pulite aiuole, strade e quant'altro.Pag. 80
Purtroppo, oggi l'ente non può assumere tale iniziativa, anche a fronte di attività di questo tipo. Invito, pertanto, il relatore e il Governo a modificare il parere espresso sul presente articolo aggiuntivo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zacchera. Ne ha facoltà (Commenti del deputato Armani).
MARCO ZACCHERA. Presidente, non capisco perché si debba vietare ad un comune una possibilità: se essa fosse male utilizzata, sarebbero il consiglio comunale o i cittadini a criticare il sindaco. Ritengo che riconoscere ai comuni la possibilità di effettuare sconti tematici sia intelligente. Diamo la libertà ai sindaci e ai consigli comunali di scegliere!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Armani. Ne ha facoltà.
Onorevole Armani, la prego di credere che si era iscritto prima l'onorevole Zacchera. Lei sappia che gode della stima e dell'apprezzamento della Presidenza.
PIETRO ARMANI. Presidente, anche i funzionari che le stanno vicino dovrebbero aiutarla da questo punto di vista!
PRESIDENTE. Infatti, i funzionari mi hanno dato questa indicazione.
Prego, onorevole Armani.
PIETRO ARMANI. Bene, la vicenda è chiusa.
Vorrei sottoscrivere l'articolo aggiuntivo in esame, in quanto lo ritengo di buonsenso, trattandosi di uno strumento di sussidiarietà.
Infatti, se un gruppo di cittadini - magari i proprietari di abitazioni situate attorno ad un parco - assumono la responsabilità della tutela e della manutenzione di tale area, si determineranno costi inferiori per il comune. Quindi, è giusto che il comune li remuneri con una riduzione adeguata dell'ICI (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale, Forza Italia e Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Filippi 14.04, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 513
Votanti 511
Astenuti 2
Maggioranza 256
Hanno votato sì 237
Hanno votato no 274).
(Esame dell'articolo 15 - A.C. 1746-bis)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 15 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 1746-bis sezione 7).
Ha chiesto di parlare l'onorevole Gioacchino Alfano. Ne ha facoltà.
GIOACCHINO ALFANO. L'articolo 15, recante disposizioni in materia di immobili, modifica la norma che regola i beni confiscati agli appartenenti alla criminalità organizzata. Si tratta di un tema che cade in un momento particolare, non solo per la Campania, purtroppo! Noi, Presidente, non abbiamo potuto valutare gli emendamenti durante l'esame in Commissione, che sarebbe stata la sede per affrontare le numerose questioni connesse alla legge finanziaria e, dunque, abbiamo rinviato alla fase dell'iter in Assemblea lo svolgimento di alcune riflessioni.
Con riferimento all'articolo 15, Presidente, vi sono soltanto otto emendamenti ed un articolo aggiuntivo; il mio auspicio - spero che il Governo ed il relatore lo accolgano - è quello di pervenire ad una Pag. 81soluzione condivisa delle questioni in esso poste. Inviterei addirittura tutti i colleghi che hanno sottoscritto emendamenti che modificano l'articolo in esame a ritirarli, a condizione che il Governo si dichiari disponibile a recepire le istanze in essi rappresentate, per dare al Paese un segnale di unità almeno su queste tematiche.
Affrontare nella legge finanziaria le questioni di proprio interesse può essere complicato ma condivisibile, ma farlo in riferimento ad argomenti come quelli che interessano territori quale il nostro, che ci chiamano tutti i giorni ad essere testimoni, renderebbe difficile dimostrare all'esterno uno spirito di condivisione; su un articolo che disciplina gli strumenti di confisca dei beni alle organizzazioni criminali potrebbe costituire un problema ancor più difficile da spiegare.
Dunque, il mio intervento ha un obiettivo molto semplice: invitare il Governo ad operare un accantonamento della materia. Se fosse invece inevitabile votare questo articolo, ci si potrebbe agganciare, per così dire, al parere favorevole che presumibilmente sarà espresso sull'articolo aggiuntivo presentato dall'UDC. Tranne gli emendamenti soppressivi, si tratta di due o tre proposte emendative che offrono indicazioni semplici, che potrebbero essere condivise. In questo caso sarebbe possibile esprimere - ed invito fin d'ora tutti i colleghi a farlo - un voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Angela Napoli. Ne ha facoltà.
ANGELA NAPOLI. Signor Presidente, ha ragione il collega Alfano, che mi ha preceduta, nell'affermare che l'articolo 15, che comporta una revisione della legge attuale relativa ai beni confiscati alla criminalità organizzata, andrebbe tutto sommato valutato con una maggiore oculatezza, anche alla luce della normativa vigente in materia e di quanto tale normativa non sia più idonea a contrastare la capacità messa in atto dalla criminalità organizzata al fine di ovviare all'individuazione dei beni illeciti.
L'articolo in esame, come detto nella relazione tecnica che accompagna il disegno di legge, fa riferimento addirittura ai possibili risparmi che potrebbero derivare dall'applicazione dell'articolo così com'è stato predisposto. Questo è assolutamente falso, perché la legge di revisione sui beni confiscati non andrebbe valutata in questi termini e neppure inserita in una legge finanziaria. Vorrei infatti chiedere agli uffici tecnici dei vari ministeri, che hanno predisposto tale relazione tecnica di accompagnamento, chiarimenti sulla stima, per capire da quali elementi possano avere previsto che dai commi 1 e 2 potrebbero derivare risparmi addirittura di 12,2 milioni di euro per il 2007, di 29,7 milioni di euro per il 2008 e di 57,7 milioni di euro per il 2009.
Mi piacerebbe che si entrasse nel merito della relazione tecnica. Tuttavia, per entrare nel merito dell'articolo, è bene evidenziare che addirittura il comma 2 prevede in via prioritaria il trasferimento per finalità istituzionali o sociali al patrimonio del comune o della regione. Fino a questo momento, la destinazione è di competenza del comune.
La prima domanda è la seguente: a chi spetta il compito di individuare la finalità e la cessione del bene confiscato al patrimonio della provincia o della regione? Perché sottrarlo all'ente locale territoriale, senza prevedere un fondo che metta l'ente locale, vale a dire il comune, nelle condizioni di ristrutturare e adibire realmente il bene confiscato ad uso sociale? Perché vincolare l'intero articolo 15 alla possibilità di cedere questi beni confiscati alle associazioni ambientalistiche - mi dovete dimostrare che cosa c'entrino le associazioni ambientalistiche con gli scopi sociali - e addirittura alle università a cui si riferiscono, in maniera specifica, determinati commi dello stesso articolo?
Peraltro, nell'articolo non si prevede che i beni confiscati non debbano essere venduti. Lo sappiamo tutti - è bene che ce lo mettiamo in testa una volta per tutte - che, nel momento in cui viene concessa la vendita di un bene confiscato, lo stesso torna ad essere di proprietà dell'illegittimo Pag. 82proprietario: solo la criminalità organizzata ha le potenzialità economiche per riacquistare lo stesso bene illecitamente conseguito.
Si avverte la necessità - siamo tutti d'accordo - di stanziare dei fondi per rimettere in sesto i beni confiscati e di valutare l'istituzione di un ente preposto a gestire, una volta per tutte, i beni confiscati, ma non potrà più essere deputata a ciò l'Agenzia del demanio, così come previsto nell'articolo 15, perché la stessa ha già dimostrato fino ad oggi che cosa è avvenuto per quanto riguarda la gestione dei beni confiscati. Occorre individuare altre istituzioni presenti sul territorio, che guardino realmente alla necessità dell'utilizzo del bene a fini sociali.
Allora, anche in questo caso, al di là della ricerca di un'istituzione utile a gestire i beni confiscati e alla luce della necessità di finanziare in maniera cospicua i capitoli necessari alla gestione di tali beni, perché, una volta per tutte, non si trova il modo di rimettere in circolazione tutti i finanziamenti, il denaro e i conti correnti che sono stati confiscati alla criminalità organizzata? Dove sono giacenti questi milioni? Chi ne percepisce gli interessi?
Questi sono gli argomenti che possono essere inseriti in una legge finanziaria. Se parliamo della finanza generale, è un conto, ma non possiamo servirci della legge finanziaria per inserire una modifica ad una normativa vigente in termini di contrasto alla criminalità organizzata, che, oggi più che mai, rispetto alle potenzialità che sta evidenziando sull'intero territorio nazionale, avrebbe bisogno di essere intercettata e bloccata.
Non mi pare, caro Presidente, cari rappresentanti del Governo, che abbiate scelto la strada giusta e idonea e gli argomenti validi per continuare a parlare di reale contrasto alla criminalità organizzata. Quando si cede sulla prevenzione e, quindi, sul blocco del potere finanziario della criminalità organizzata, automaticamente si cede nel suo contrasto.
Pertanto, Alleanza Nazionale esprime fin da ora il voto contrario su questo articolo, qualora esso non dovesse subire modifiche alla luce degli emendamenti che sono stati proposti dai gruppi presenti in quest'aula (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale, Forza Italia e Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mazzoni. Ne ha facoltà.
ERMINIA MAZZONI. Signor Presidente, anche noi, come UDC, manifestiamo contrarietà rispetto a questo articolo e, infatti, abbiamo presentato un emendamento interamente soppressivo. Siamo sicuramente favorevoli all'obiettivo che questo articolo si prefigge di raggiungere, ma, purtroppo, il tentativo di inserire nella legge finanziaria la modifica di una disciplina così complessa e delicata tradisce questo obiettivo. Questa è la cosa che ci preoccupa e che ci ha spinto a presentare un emendamento soppressivo, oltre ad altri emendamenti correttivi e ad un articolo aggiuntivo.
Come diceva bene l'onorevole Angela Napoli, questa materia ha una particolare caratteristica: la sua disciplina, che dovrebbe raggiungere l'obiettivo di inasprire la lotta alla criminalità e di valorizzare la fruizione sociale dei frutti dell'attività criminosa, diventa argomento al «confine».
Nella precedente legislatura abbiamo discusso a lungo della modifica della normativa vigente e, pur avendo un obiettivo chiaro, non siamo riusciti, nonostante il confronto serrato e la condivisione generale degli obiettivi, a completare l'iter di quel testo di legge proprio perché siamo inciampati più volte nella difficoltà e nell'ostacolo che queste incognite, legate al particolare sistema criminoso nel quale andiamo ad operare, ponevano al nostro cammino procedurale.
Oggi, credo che sia una grande provocazione nei confronti delle affermazioni svolte anche dai colleghi del centrosinistra nel corso della precedente legislatura ed una contraddizione dei principi sostenuti intervenire nel disegno di legge finanziaria con una norma chiaramente ordinamentale. Pag. 83Corriamo un rischio grave! Corriamo il rischio di ottenere l'effetto opposto: di indebolire la nostra difesa e di offrire ulteriori strumenti alle associazioni criminali.
Spero che il Governo voglia riflettere su quest'aspetto. Spero che il Governo non fondi la propria manovra di bilancio in maniera preponderante sul ricavato che immagina di ottenere da questo tipo di intervento.
Sono convinta che il Governo, svolgendo un'ulteriore riflessione seria sulla questione in esame, attraverso un invito ad un nuovo confronto, possa fare un passo indietro. Ci sono tante proposte di legge sia alla Camera sia al Senato provenienti dal centrodestra e dal centrosinistra su questo argomento.
Credo - e sicuramente questa non è una posizione ostruzionistica - che quella sede, solo quella sede, possa essere opportuna per ragionare in termini positivi e costruttivi su una materia così delicata.
Invito il Governo ad un ripensamento e chiaramente sostengo una posizione di contrarietà nel caso in cui il Governo non ripensasse la sua posizione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Ippolito Vitale. Ne ha facoltà
IDA D'IPPOLITO VITALE. Signor Presidente, le questioni che sono state poste alla nostra attenzione con grande puntualità e ricchezza di riflessioni ed approfondimento, sia pure nei tempi limitati a nostra disposizione, dai colleghi Angelino Alfano, Angela Napoli e Mazzoni credo non possano passare inosservate all'Assemblea.
Alla loro voce voglio aggiungere anche la mia che, da una parte, è di condivisione rispetto al tentativo di miglioramento dei contenuti normativi, delle previsioni dell'articolo in discussione, operato attraverso gli emendamenti proposti dai colleghi, dall'altra, rappresenta la preoccupazione forte rispetto all'introduzione nel disegno di legge finanziaria dell'articolo relativo all'ipotesi di modifica di una delicata normativa, nei confronti della quale la responsabilità del Parlamento è complessiva e non ammette distinzione di parti, di coalizione. Infatti, se di lotta seria vogliamo parlare rispetto alla criminalità organizzata, non c'è dubbio che il primo segnale forte che bisogna saper dare al paese è quello dell'univoca volontà di tutte le forze politiche di affrontare con responsabilità, con serietà, senza ma e senza se, i nodi ancora irrisolti.
Non c'è dubbio che attaccare i patrimoni della criminalità organizzata attraverso lo strumento della confisca rappresenti uno strumento importante e vero di contrasto. Tuttavia, è altresì evidente che la materia delicata al nostro esame non può richiedere analisi o soluzioni approssimative, con il rischio che diventino addirittura pericolose.
Sicché faccio mie le considerazioni della collega Mazzoni: invito anch'io il Governo ad una riflessione ulteriore sul punto. Mi auguro, pertanto, che prevalga la logica della soluzione definitiva, per una risposta seria e responsabile al paese e a quelle regioni che, in questo momento, soffrono maggiormente il problema, piuttosto che la logica «della cassa» che, tradirebbe le ragioni stesse dell'impegno contro la criminalità, che si vogliono qui riaffermare.
PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare sull'articolo 15 e sulle proposte emendative ad esso presentate, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
MICHELE VENTURA, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario su tutte le proposte emendative presentate all'articolo 15, ad eccezione dell'emendamento Osvaldo Napoli 15.3 e dell'articolo aggiuntivo Mazzoni 15.01, sui quali esprime, invece, parere favorevole.
PRESIDENTE. Il Governo?
ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
Pag. 84
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Galletti 15.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 496
Votanti 495
Astenuti 1
Maggioranza 248
Hanno votato sì 229
Hanno votato no 266).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Galati 15.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 498
Maggioranza 250
Hanno votato sì 230
Hanno votato no 268).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Osvaldo Napoli 15.3, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 508
Votanti 507
Astenuti 1
Maggioranza 254
Hanno votato sì 501
Hanno votato no 6).
Prendo atto che il deputato Mura avrebbe voluto esprimere un voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mazzoni 15.4, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 509
Votanti 507
Astenuti 2
Maggioranza 254
Hanno votato sì 238
Hanno votato no 269).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Angelino Alfano 15.5.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marinello. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Signor Presidente, non ci rendiamo assolutamente conto delle ragioni che hanno spinto Governo e relatore ad esprimere un parere contrario sull'emendamento Angelino Alfano 15.5. Mi spiego: con questo emendamento vogliamo esprimere un concetto che, a nostro avviso, è estremamente importante, ossia la possibilità che gli immobili confiscati possano essere anche affidati agli istituti autonomi case popolari. A nostro avviso questo è, quindi, un emendamento di assoluto buonsenso. Non ci rendiamo, ripeto, assolutamente conto di questo «divieto». Non vorremmo che fosse un «divieto» di natura ideologica, posto soltanto perché questo emendamento è presentato da esponenti dell'opposizione. In particolari situazioni, in particolari comuni, in particolari territori, che sono caratterizzati da una Pag. 85penuria di alloggi popolari e dove, tra l'altro, gli istituti autonomi case popolari spesso sono caratterizzati da bilanci assolutamente disastrati e, quindi, si trovano nell'impossibilità di provvedere alla costruzione di nuovi alloggi, intendiamo dare una risposta al problema con quest'emendamento.
Mi rivolgo all'Assemblea, in particolare a quei settori che dicono di essere sensibili e recettivi a problematiche di questo genere. So che vi sono anche colleghi che talvolta hanno fatto dichiarazioni positive su fenomeni estremamente negativi quali, ad esempio, l'occupazione di alloggi di proprietà degli istituti autonomi case popolari. Sono fatti che, evidentemente, presentano caratteristiche particolari, che sfiorano il codice penale, ma che spesso sono determinati da situazioni di estremo disagio e di estremo degrado. Ed allora, di fronte alla possibilità (tra l'altro a costo zero, non avente bisogno di alcuna copertura) di dare un segnale positivo, non riusciamo assolutamente a cogliere - lo ripeto ancora - le ragioni di un parere contrario e di questa palese insensibilità. Noi non vorremmo che l'insensibilità del relatore e del Governo di fronte ad una problematica di tal genere si dovesse tradurre nell'insensibilità di quest'Assemblea e di quella parte politica che si assumerà la responsabilità di un voto contrario, perché altrimenti avreste veramente difficoltà a spiegarlo alla gente. Chiaramente, potremmo dire, in altre soluzioni ed in altre situazioni, che voi siete bravi solo a fare demagogia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Angelino Alfano 15.5, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 509
Votanti 508
Astenuti 1
Maggioranza 255
Hanno votato sì 235
Hanno votato no 273).
Prendo atto che l'onorevole D'Agrò non è riuscito a votare e che avrebbe voluto esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Osvaldo Napoli 15.6, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 506
Votanti 503
Astenuti 3
Maggioranza 252
Hanno votato sì 231
Hanno votato no 272).
Prendo atto che l'onorevole D'Agrò non è riuscito a votare ed avrebbe voluto esprimere voto favorevole e che l'onorevole Capitanio Santolini non è riuscita ad esprimere il proprio voto.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Osvaldo Napoli 15.7, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 509
Votanti 508
Astenuti 1
Maggioranza 255
Hanno votato sì 234
Hanno votato no 274). Pag. 86
Prendo atto che l'onorevole D'Agrò non è riuscito a votare e che avrebbe voluto esprimere voto favorevole e che l'onorevole Forlani non è riuscito ad esprimere il proprio voto.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Oliva 15.10, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 513
Votanti 512
Astenuti 1
Maggioranza 257
Hanno votato sì 237
Hanno votato no 275).
Prendo atto che l'onorevole D'Agrò non è riuscito a votare e che avrebbe voluto esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'articolo 15.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tassone. Ne ha facoltà.
MARIO TASSONE. Signor Presidente, faccio riferimento alle dichiarazioni che sono state rese dai colleghi che sono intervenuti prima di me; in particolare, ritengo che l'onorevole Mazzoni abbia espresso chiaramente le ragioni della nostra contrarietà al contenuto dell'articolo 15. Non credo che una problematica così vasta, articolata e delicata possa essere inserita nel contesto di una manovra economico-finanziaria. Non è possibile che una tale manovra diventi un omnibus dove si può trovare di tutto, così come non è possibile che ci possa essere semplicemente un dibattito così schizofrenico, molte volte incompleto e non certo mirato a concentrare tutta l'attenzione dell'Assemblea sui veri problemi che con questo articolo andiamo a toccare. L'articolo si incentra soprattutto sul fatto tecnico, perdendo di vista quello che, invece, è certamente un modo per combattere la criminalità: come utilizzare a fini sociali, in termini più puntuali e reali, tutto il patrimonio che viene ad essere requisito alla criminalità organizzata medesima.
Vi è un aspetto che più volte abbiamo evidenziato, anche lo scorso anno, in occasione dell'esame del disegno di legge finanziaria e che riguarda una situazione che, spesso, non è neanche controllabile: molte volte la criminalità viene ad acquisire lo stesso patrimonio che è stato requisito dalle autorità. Non c'è dubbio che, nelle aste, molte volte sono le stesse organizzazioni criminali che partecipano per acquisire il patrimonio mobiliare loro requisito.
Certo, il principio va bene: non siamo contrari al fatto di togliere alla criminalità per utilizzare ciò che viene requisito a fini sociali. Purtroppo però l'articolo - così com'è stato concepito - non funziona: anzi, è un'arma a doppio taglio ed in quest'occasione lo abbiamo cercato di evidenziare anche al Governo. Reitero queste mie osservazioni, nonché quelle rese da parte dei colleghi al Governo: certamente questo articolo non è né utile né opportuno! Anzi, è soprattutto controproducente. Ci stiamo assumendo una grande responsabilità! Ovviamente siamo favorevoli all'acquisizione di un principio che faccia capire al paese che, utilizzando a fini sociali un certo patrimonio, si combatte la criminalità organizzata. Con questo articolo avremmo invece una conseguenza negativa, avremmo come risultato l'opposto di ciò che vorremmo raggiungere.
La nostra non è una polemica: non recitiamo la parte dell'opposizione che dice al Governo di non volere questo articolo. Stiamo sostenendo, in realtà, che analoghi provvedimenti non hanno reso giustizia alla volontà del paese e del Parlamento. Sono queste le motivazioni del nostro voto contrario. Chiediamo ai colleghi di riflettere prima di esprimere un voto favorevole sull'articolo in esame (Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 15, nel testo emendato.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 492
Maggioranza 247
Hanno votato sì 272
Hanno votato no 220).
Prendo atto che il deputato Buontempo non è riuscito ad esprimere il proprio voto.
Prendo atto altresì che i deputati Marinello e D'Agrò non sono riusciti a votare e che avrebbero voluto esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Mazzoni 15.01.
ERMINIA MAZZONI. Signor Presidente, chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Onorevole Mazzoni, lei è già intervenuta sul complesso degli emendamenti ed è prima firmataria dell'articolo aggiuntivo: non può dunque intervenire. Si senta gratificata dal parere favorevole espresso sulla sua proposta dalla Commissione e dal Governo...
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Mazzoni 15.01, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 503
Maggioranza 252
Hanno votato sì 501
Hanno votato no 2).
Prendo atto che l'onorevole Buontempo non è riuscito ad esprimere il proprio voto.
Prendo altresì atto che l'onorevole D'Agrò non è riuscito a votare e che avrebbe voluto esprimere voto favorevole.
MICHELE VENTURA, Relatore. Signor Presidente, chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MICHELE VENTURA, Relatore. Signor Presidente, dovremmo adesso passare all'esame dell'articolo 16. La Commissione ha presentato un emendamento a tale articolo e il termine per la presentazione dei relativi subemendamenti è stato fissato per le ore 20. Non potendo passare all'esame dell'articolo 16, proporrei, quindi, di sospendere a questo punto i lavori.
LINO DUILIO, Presidente della V Commissione. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LINO DUILIO, Presidente della V Commissione. Signor Presidente, il Comitato dei nove domattina dovrà esaminare diverse questioni. Sarebbe pertanto opportuno che i lavori dell'Assemblea iniziassero alle ore 11.
PRESIDENTE. Ne prendo atto.
LUCA VOLONTÈ. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, vorrei anticipatamente ringraziare il relatore ed il presidente Duilio per il breve anticipo di oggi e per il breve ritardo di domani...
Vorrei far presente all'Assemblea che, molto felicemente, prendo atto che, alla scadenza indicata dal Governo nell'ultima riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, cioè oggi, mercoledì, alle ore 20, non sono stati presentati ulteriori emendamenti...
PRESIDENTE. Devo leggere alcune comunicazioni in proposito, presidente Volontè...
LUCA VOLONTÈ. Allora mi ha anticipato, anzi mi ha contraddetto: il mio auspicio era molto fondato, perché sono le 19,40...
PRESIDENTE. Avverto che sono stati testè depositati dal Governo dieci ulteriori emendamenti al disegno di legge al nostro esame (Applausi polemici dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale). Come di consueto, saranno distribuiti non appena effettuato il vaglio di ammissibilità da parte della Presidenza.
Il seguito del dibattito è rinviato alla seduta di domani.
Sospendo la seduta che riprenderà alle ore 21 con lo svolgimento della discussione sulle linee generali del disegno di legge di conversione del decreto-legge in materia di intercettazioni.
La seduta, sospesa alle 19,40, è ripresa alle 21,30.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIULIO TREMONTI
TESTO AGGIORNATO AL 17 NOVEMBRE 2006Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del regolamento, i deputati Bruno, Brugger, Del Bue, Folena, Maroni, Migliore, Oliva, Pisicchio, Sgobio, Stucchi e Violante sono in missione a decorrere dalla ripresa della seduta.
Pertanto i deputati complessivamente in missione sono settanta, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Annunzio della presentazione di un disegno di legge di conversione e sua assegnazione a Commissione in sede referente.
PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, con lettera in data 15 novembre 2006, ha presentato alla Presidenza, a norma dell'articolo 77 della Costituzione, il seguente disegno di legge, già presentato al Senato il 14 novembre 2006 e trasferito dal Governo alla Camera, che è stato assegnato, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 1, del regolamento, in sede referente alla XI Commissione (Lavoro):
S. 1164 - «Conversione in legge del decreto-legge 13 novembre 2006, n. 279, recante disposizioni urgenti in materia di previdenza complementare» (1952) - Parere delle Commissioni I, V e VI.
Il suddetto disegno di legge, ai fini dell'espressione del parere previsto dall'articolo 96-bis, comma 1, del regolamento, è altresì assegnato al Comitato per la legislazione.
Sull'ordine dei lavori.
CARMINE SANTO PATARINO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CARMINE SANTO PATARINO. Signor Presidente, ho chiesto la parola per sottoporre alla sua sensibilità, e per suo tramite al Ministero dell'interno, una questione assai delicata e oserei dire pericolosa Pag. 89che riguarda Taranto. Come lei saprà e come è noto ormai a tutti, circa un mese fa a Taranto è stato dichiarato lo stato di dissesto.
Non entrerò nel merito del discutibile provvedimento, già oggetto di una mia interrogazione, ma esso ha prodotto, tra gli altri problemi, anche il mancato pagamento degli stipendi a più di 1.500 dipendenti.
La banca tesoriera ha scritto al commissario che non può corrispondere gli stipendi se non dopo aver sentito il Ministero dell'interno. Pertanto, la pregherei di rivolgersi al ministro dell'interno perché anch'egli si sensibilizzi, al fine di corrispondere ai tarantini e alle tante famiglie monoreddito ciò che loro spetta.
PRESIDENTE. La Presidenza si farà carico di riferire la sua richiesta al Presidente della Camera affinchè interessi il Governo.
Discussione del disegno di legge: S. 1013 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 22 settembre 2006, n. 259, recante disposizioni urgenti per il riordino della normativa in tema di intercettazioni telefoniche (Approvato dal Senato) (A.C. 1838) (ore 21,35).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge già approvato dal Senato: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 22 settembre 2006, n. 259, recante disposizioni urgenti per il riordino della normativa in tema di intercettazioni telefoniche.
(Discussione sulle linee generali - A.C. 1838)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che il presidente del gruppo parlamentare Forza Italia ne ha chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del regolamento.
Avverto che la II Commissione (Giustizia) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Il relatore, onorevole Gambescia, ha facoltà di svolgere la relazione.
PAOLO GAMBESCIA, Relatore. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il testo che discutiamo oggi in aula è esattamente quello che è stato approvato dal Senato il 18 ottobre 2006.
È un testo che non ha subito modifiche anche dopo l'esame della Commissione giustizia della Camera; motivo per cui esso è rimasto identico a se stesso e ciò potrebbe indurci a positive aspettative. In ogni caso, signor Presidente, le cose non stanno come appaiono e come relatore ho il dovere di rappresentare i termini della discussione che si è svolta in Commissione giustizia, poiché da essa discendono alcune considerazioni che al termine del mio intervento sottoporrò all'Assemblea costituendo patrimonio comune di tutta la Commissione.
Il disegno di legge al nostro esame - approvato dal Senato e da noi esaminato in Commissione - nasce da un decreto-legge che doveva porre con urgenza una sorta di freno nei confronti di un pericolo che veniva considerato da tutte le parti come imminente. Mi riferisco alla possibilità che uscissero alcune intercettazioni, o comunque materiale raccolto in modo illegale, e che si alimentasse così una nuova stagione di veleni.
Il decreto-legge è stato presentato poiché da parte della maggioranza e della minoranza, nonché degli organi di stampa e del paese, cresceva la richiesta di un intervento urgente. Questo intervento è stato fatto e si è tramutato in un decreto-legge che è stato esaminato al Senato, il quale ha ritenuto di apportare alcune modifiche al testo del Governo. Le modifiche, ad avviso della Commissione - pur con diverse motivazioni, ma in modo sostanzialmente unanime -, sono state ritenute non solo peggiorative rispetto al testo Pag. 90del Governo, ma anche emendabili sotto l'aspetto tecnico.
Alcune delle modifiche apportate al Senato, secondo molti dei componenti la Commissione giustizia, presentano dei pericolosi vuoti. Esse aprono possibilità d'intervento da parte degli inquirenti e della magistratura che possono creare situazioni complesse, alle quali la formulazione della legge non sembra, almeno ad avviso di molti dei membri della Commissione, poter mettere riparo.
In altri termini, dalla discussione che vi è stata in Commissione giustizia è emersa la convinzione che quello che doveva essere un provvedimento per impedire la possibilità che si realizzassero reati e si creasse un inaccettabile clima nel paese era diventato una sorta di pezza non a colore.
Sono stati presentati numerosi emendamenti e nella discussione sono state considerate le motivazioni che avevano dato origine al provvedimento, ma anche le possibilità di intervento che aveva la Camera per migliorarlo; ciò, tenendo presente che sarebbe scaduto il 21 prossimo venturo.
Al Senato si è raggiunta un'unanimità sul testo che poi è arrivato a noi, che partiva proprio dalle considerazioni che avevano dato luogo al decreto-legge e che si era trasformato in un testo condiviso, con una motivazione politica. Un accordo politico che devo dire, francamente, ha retto anche nell'ambito della Commissione giustizia della Camera.
In ogni caso, l'accordo politico si è infranto, ha dovuto fare i conti con i tempi ristretti che la Camera aveva a disposizione per emendare eventualmente il provvedimento e rinviarlo al Senato. Ha dovuto fare i conti con la data di scadenza che, come ricordavo, cade il 21 prossimo venturo; si è così creata una situazione molto strana. Nella quasi totalità, la Commissione riteneva di dover intervenire per migliorare il testo giunto dal Senato, ma proprio in virtù di quell'accordo politico che vi era stato al Senato si è arrivati ad una conclusione diversa. Non tutti hanno votato il testo, vi sono state delle astensioni nella votazione finale, ma si è ritenuto di mantenere, comunque, il testo per evitare che si creasse un vuoto legislativo. Tutto questo perché si è partiti dalla considerazione iniziale secondo cui si necessitava di un provvedimento legislativo che impedisse il verificarsi di una serie di episodi, che si ritenevano possibili - e che si possono ancora ritenere tali -, di inquinamento, termine un po' vago, ma che comprende tutto.
Adesso, in quest'aula, siamo in presenza di una stranissima situazione per cui tutta la Commissione pensa che il testo dovrebbe essere emendato, ma anche che l'accordo politico debba reggere; quindi, alla fine si è accettato di non emendare il testo per evitare un vuoto legislativo.
Che cosa è questo disegno di legge? È una legislazione particolare che interviene su un particolare fenomeno; non stiamo parlando della diffusione di intercettazioni legali, che è altro fenomeno.
Stiamo parlando di intercettazioni o di raccolta di materiale illegale, che può finire nelle mani di terzi, i quali ne possono fare diversi usi, tra cui quello che ha preoccupato tutti i partiti e i gruppi parlamentari, così come l'opinione pubblica, è la pubblicazione di questo materiale. Il disegno di legge al nostro esame interviene sul materiale raccolto e sulla sua pubblicazione. La Commissione ha formulato alcune osservazioni. Vorrei anzitutto ricordare quello che mi pare di poter dire sia uno dei pochi miglioramenti al decreto-legge del Governo: c'è stato un intervento del Senato, che ha introdotto il ruolo del GIP (nella primitiva scrittura del decreto-legge era competente il pubblico ministero) che deve decidere, in un termine fissato dalla legge, sulla distruzione del materiale illegale. Sono poi stati introdotti alcuni cambiamenti del primitivo elaborato del Governo, che intervengono, secondo noi, in modo peggiorativo, rispetto al fenomeno della pubblicazione.
I rilievi che sono stati mossi sono di tre ordini. Il primo è il modo di procedere nell'acquisizione di questi documenti e nella loro distruzione. Ci sono, infatti, una Pag. 91serie di interrogativi che sono stati posti a proposito della procedura da seguire.
Il secondo aspetto riguarda la punizione del «colpevole» della raccolta dei documenti illegali e della loro pubblicazione, con un'evidente contraddizione, perché si uniscono le figure di chi li detiene e chi li pubblica e, inoltre, così sembra almeno dal testo, c'è la possibilità che chi ha raccolto illegalmente quei documenti non rientri nei casi previsti dalla legge come punibile.
Il terzo aspetto è il risarcimento, che introduce una serie di possibilità da parte della magistratura e arriva ad ipotizzare sanzioni che possono mettere in discussione anche la sopravvivenza di testate giornalistiche, ovviamente di quelle che non hanno la forza di resistere ad un risarcimento così cospicuo, come è previsto dalla legge (0,50 euro per ogni copia pubblicata e non venduta).
Pur ritenendo che questo meccanismo non possa reggere alla prova dei fatti, abbiamo concluso che è meglio questo testo, che nessun testo; meglio questo, che assumersi la responsabilità di assistere, nei prossimi giorni, ad una ripresa dello stillicidio dei veleni, alla pubblicazione di altri documenti, intercettazioni, tabulati e quant'altro, raccolti illegalmente. Abbiamo così deciso di lasciare l'elaborato originario, con l'impegno, però, di assumere questo testo, non come base per una rivisitazione, ma per utilizzare le norme che sono previste, con i dovuti cambiamenti, nel provvedimento approvato dal Senato, per inserirlo nel disegno di legge complessivo che è all'esame della stessa Commissione. Si tratta di un disegno di legge che riguarda le intercettazioni nel loro complesso, ovvero tutta la materia delle intercettazioni, della violazione della privacy, e quant'altro.
Signor Presidente, arrivo al problema che le volevo sottoporre. Ci siamo trovati in questa condizione - e non è la prima volta - per due motivi: anzitutto, l'asimmetria della composizione delle due Camere, ove le maggioranze sono diverse. Ci troviamo ad esaminare dei provvedimenti legislativi che, come ha detto anche il ministro, quando è venuto in Commissione, non possono essere rimandati al Senato, perché non ci sono i tempi tecnici per l'esame o per le preoccupazioni dovute alla navette. Il secondo motivo, per il quale ci troviamo spesso nell'impossibilità di qualsiasi intervento migliorativo, è che quando un provvedimento ci arriva dal Senato abbiamo praticamente le mani legate, perché ci viene sempre proposto e riproposto il problema della difficoltà di un secondo esame da parte dell'altra Camera.
Essendo in un sistema bicamerale, almeno fino a quando non sarà cambiata la nostra Costituzione, credo di poter dire a nome di tutta la Commissione che ci sembra francamente assolutamente singolare che un ramo del Parlamento non possa mettere mano ad una norma che viene ritenuta da tutti, in modo bipartisan, migliorabile. Questo non è accettabile.
Concludo, dicendo che mi dispiace molto e voglio ringraziare tutti i componenti della Commissione per come abbiamo svolto il nostro lavoro, perché su un provvedimento così delicato, in Commissione giustizia, come spesso accade, essendo una sede dove si discute in tutta tranquillità, si poteva arrivare ad un testo migliore e condiviso. Problemi che attengono alla difesa della privacy o ai principi dei diritti devono essere affrontati in modo bipartisan, perché non sono patrimoni né della destra né della sinistra. In Commissione ci eravamo riusciti.
Allora mi sembra che sia una occasione - non vorrei usare frasi roboanti, ma voglio dirlo - sprecata per la democrazia, proprio un'occasione sprecata. Abbiamo la possibilità, tutti insieme, di fare un testo migliore, ma perché ci deve essere impedito di fare una legislazione migliore per il nostro paese a causa dei tempi e delle condizioni oggettive determinate da questa diversità di composizione delle due Camere? È un problema che sottopongo alla Presidenza della Camera, perché si faccia interprete di quello che ci sembra veramente uno spreco di quoziente di intelligenza e di democrazia. Detto questo, l'accordo politico Pag. 92ha resistito; pur nelle diversità delle critiche, abbiamo ritenuto di conservare il testo del Senato per evitare che ci fosse un «buco». Questa è l'unica cosa che ci solleva un po' d'animo, per il resto siamo davvero amareggiati (Applausi).
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo.
LUIGI LI GOTTI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, mi riservo di intervenire nel prosieguo del dibattito.
PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Lussana, iscritta a parlare: s'intende che vi abbia rinunziato.
È iscritto a parlare l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.
Informo che sono iscritti a parlare dieci deputati. Prego, onorevole Palomba.
FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, nel dire che mi ritrovo completamente nelle parole del relatore, faccio mia la sua amarezza, e chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo del mio intervento.
PRESIDENTE. Onorevole Palomba, il suo è un intervento esemplare (Applausi). La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
È iscritto a parlare l'onorevole Pecorella. Ne ha facoltà.
GAETANO PECORELLA. Signor Presidente, credo si debba dare atto della lealtà da parte del relatore Gambescia nel rappresentare la situazione. Ciò non esclude che mi sembra di vivere in una pièce del teatro dell'assurdo. Siamo tutti d'accordo che questo decreto-legge, così com'è stato scritto, è sbagliato, ma pare che tutti lo vogliano convertire in legge.
Ciò senza considerare il fatto che le leggi possono essere corrette nel tempo, ma per l'intanto, quando entrano in vigore, c'è qualcuno che ne paga il prezzo. A me sembra che i primi ad essere chiamati a pagare il prezzo di questo decreto-legge siano proprio i giornalisti, dei quali l'onorevole Gambescia è un illustre rappresentante.
Accantono la questione se vi fossero o meno le condizioni per adottare un decreto-legge. Ma è anche pericoloso introdurre prassi parlamentari o costituzionali sicuramente non legittime, nel momento in cui si sostiene che il decreto-legge si giustifica perché vi era un vuoto normativo. Credo che, ogni volta che si addotta una legge, lo si fa perché c'è un vuoto normativo. Ma la ragione dell'urgenza è maggiore laddove non c'è un vuoto normativo, bensì una legge sbagliata.
Allora, se dovessimo portare alle conseguenze del teatro dell'assurdo ciò che sta accadendo, dovremmo dire che, domani mattina, bisognerebbe predisporre un decreto-legge per correggere il provvedimento in discussione, visto che siamo tutti d'accordo che quest'ultimo è sbagliato.
Come dicevo, la prima vittima di questo provvedimento è la stampa. Infatti, tra i documenti di cui è prevista la distruzione - e da ciò derivano una serie di altre conseguenze - vi sono quelli formati attraverso la raccolta illegale di informazioni.
Peraltro - non voglio farne una questione linguistica -, si tratta della raccolta illegale di informazioni o della raccolta di informazioni illegali? È molto diverso. Infatti, se ricevo anonimamente un documento, si configura una raccolta di informazioni illegali; se me le procuro, si configura una raccolta illegale di informazioni. Il che, sul piano delle conseguenze giuridiche, cambia molto. Ciò nonostante, introduciamo nel nostro ordinamento una legge che lascia dubbi di questa natura.
Ma quali sono i documenti formati attraverso la raccolta illegale di informazioni? Spesso sono i dossier giornalistici, che possono essere formati attraverso notizie raccolte da un inquirente o documenti che qualcuno mostra al giornalista. Attenzione: il problema non è la pubblicazione, ma semplicemente la formazione del dossier.Pag. 93
Comincio, allora, a pormi delle domande, su cui il rappresentante del Governo magari saprà darmi delle risposte. Ad esempio, saranno sequestrati gli articoli e, quindi, i giornali che contengono informazioni raccolte illegalmente? Infatti, se dobbiamo distruggerli, dobbiamo anche sequestrarli. Sarebbe la prima volta che, nel nostro paese, si introduce una disposizione che consente il sequestro e la distruzione della stampa.
La seconda domanda è la seguente: se i documenti formati attraverso notizie acquisite illegalmente devono essere distrutti, davvero arriviamo al paradosso che 500 mila copie di un giornale devono essere bruciate in piazza, come si usava fare in regimi assai meno democratici del nostro?
In tal modo, recidiamo alle radici l'attività dell'editore, del giornalista e della stampa. Infatti, come già ricordava correttamente il relatore Gambescia, la pubblicazione di un documento e, quindi, di un giornale contenente notizie raccolte illegalmente, comporta, oltre al risarcimento del danno, una forma di indennizzo di 50 centesimi di euro a copia stampata. Questo significa che la stampa di 500 mila copie e la vendita di 5 mila copie ha, come effetto, il pagamento di 50 centesimi di euro per ciascuna delle copie stampate e non vendute.
Così anche per la televisione: per una televisione che diffonde una notizia che si ritiene frutto di una confidenza - e che, dunque, di per sé, supera il limite dell'acquisizione della notizia che si può comunicare - vi è una forma di riparazione di un milione di euro per ogni notizia data. Se in una trasmissione si diffondono cinque notizie dubbie - e a decidere se sono dubbie è il magistrato, il quale, ovviamente, avrà pure le sue preferenze sui giornali o sulle televisioni, da garantire in misura maggiore o minore - tale trasmissione costerà 5 milioni di euro. Se vogliamo radere al suolo la stampa e le televisioni, ci stiamo riuscendo.
Come ricordava, ancora, il relatore Gambescia, il giornalista che detiene il documento - documento che può avere formato egli stesso e, quindi, il suo dossier - risponde con quattro anni di carcere. Il che porta ad uno straordinario paradosso: egli risponde di quattro anni di carcere se qualcuno, all'interno dei nostri tribunali, ne ha deciso la distruzione. Finché non ne è stata decisa la distruzione, il detenerlo è lecito. Quando, a Vibo Valentia, un pubblico ministero chiederà la distruzione di un documento e la stessa verrà disposta, il giornalista di Torino, ovviamente all'oscuro di tutto, risponderà della detenzione dello stesso con quattro anni di carcere. Se l'interpretazione fosse diversa, ossia se si stabilisse che, in realtà, egli deve esserne a conoscenza, allora questa norma sarebbe assolutamente inutile, a meno che le procure della Repubblica pubblichino dei bandi, stabilendo quali sono i documenti andati distrutti.
Ma vi è, ancora, un altro elemento singolarissimo: se ci si procura un'intercettazione agganciandosi al filo del telefono, si risponde solo a querela di parte. Se, però, si conserva l'intercettazione che è stata in questo modo acquisita, si risponde d'ufficio.
Di fronte a questo quadro (non credo neanche di avere calcato particolarmente la mano) ad un giurista vengono i brividi! Anzi, non ad un giurista, bensì ad una persona di buon senso.
Credo che non possiamo richiamarci al principio pacta sunt servanda, per cui se in Senato c'è stato un accordo, quest'ultimo deve essere osservato necessariamente anche in questo ramo del Parlamento. Ciò per il semplice motivo che il principio costituzionale del bicameralismo non è pacta sunt servanda; altrimenti, questa Camera diventerebbe inutile.
Allora, vi è un'alternativa su cui poi deciderà il gruppo che rappresento al momento del voto: conviene non intervenire oppure approvare un provvedimento sbagliato? Al momento del voto, lo vedremo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia - Congratulazioni).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Cesario. Ne ha facoltà.
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BRUNO CESARIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, questa discussione, anche se si svolge in tarda serata e dopo una giornata faticosa per tutti quanti in quest'aula, è necessaria ed importante per il nostro paese. Non dobbiamo dimenticare il clima arroventato di qualche mese fa: sembrava che ogni articolo di giornale e ogni televisione parlasse solo di questi accadimenti. Anche tutta l'opinione pubblica chiedeva a gran voce una soluzione che portasse finalmente chiarezza e desse una tranquillità ai cittadini, perché un paese non poteva essere soggiogato da chi deteneva illegalmente certe informazioni e vigilava su tutti i cittadini italiani.
Dal caso Telecom siamo arrivati a questo provvedimento - elaborato anche sulla spinta dell'opinione pubblica - nel quale sicuramente ci sono delle cose che non vanno. Il relatore, che ringrazio per il lavoro svolto, le ha indicate anche in maniera molto sincera, ma l'accordo politico raggiunto al Senato, sottoscritto da tutte le forze politiche, metterebbe in grande difficoltà una discussione in quest'aula. Già è stato detto: noi sappiamo che l'argomento trattato è importante e non bisogna più aspettare; occorre approvare il provvedimento per colmare quel vuoto normativo ormai sotto gli occhi di tutti.
Questo è un provvedimento composto solo da quattro articoli, ma ben sviluppato. Vengono tutelati in maniera forte nel nostro ordinamento la libertà e la segretezza di ogni forma di comunicazione, come previsto dall'articolo 15, primo comma, della Costituzione, per il quale la libertà e la segretezza sono, per ogni forma di corrispondenza e di comunicazione, principi inviolabili. Dobbiamo partire da questo e tenere conto che anche nel testo modificato al Senato, dove sono emerse delle criticità, gli elementi fondamentali sono volti a sanzionare gli atti detenuti illegalmente. La sanzione, anche se pesante, come diceva il relatore - da quattro mesi a quattro anni, come prevede l'articolo 3; poi l'articolo 4 prevede una forma di riparazione onerosa -, era l'unica possibilità, l'unico strumento, per far capire che non si scherza più e che la tutela della libertà e della dignità delle persone deve essere garantita dal nostro Stato.
Quindi, noi vogliamo dare subito una risposta. Ringrazio il ministro Mastella, il presidente della Commissione, onorevole Pisicchio, e l'onorevole Maran, che è il nostro capogruppo, per la tempestività e anche per la volontà decisa di approvare questo decreto. Abbiamo bisogno che in quest'aula, anche se siamo tutti stanchi, si svolga nei prossimi giorni una discussione - già esiste una calendarizzazione in base alla quale si lavorerà - che porti all'approvazione rapida di questo decreto, perché, al di là delle imperfezioni che ci sono, la risoluzione delle gravi questioni affrontate dal provvedimento non può più aspettare.
In Commissione sono stati ritirati emendamenti da più forze politiche, non da Forza Italia, ma penso che, considerati la preparazione e il buonsenso dell'onorevole Pecorella, nel corso del dibattito vi sarà il ritiro anche degli emendamenti di Forza Italia (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Consolo.
GIUSEPPE CONSOLO. Signor Presidente, rappresentante del Governo, colleghi, gli interventi che ho ascoltato finora si sono svolti in un clima che non tiene conto che sono le 22 e passa di sera e abbiamo sulle spalle una lunga giornata. I colleghi, che avevano assicurato di parlare in modo assai sintetico, in realtà si sono dilungati per dire qualcosa che nelle aule parlamentari si è sentito poco: nessuno è d'accordo sul contenuto di questo decreto, ma tutti lo votiamo. Bene, Alleanza Nazionale è d'accordo sul contenuto del decreto. Può essere migliorato? Certo che può essere migliorato; tutto è perfettibile - in questo caso, c'è qualcosa forse ancora più di perfettibile, ci sono delle lacune -, ma ci rendiamo conto che stiamo parlando di intercettazioni illegali? Ci rendiamo conto che stiamo parlando di un frutto avvelenato, Pag. 95in relazione al quale invocare l'articolo 21 della Costituzione mi sembra veramente sacrilego? Votiamo questo decreto non solo perché c'è un patto politico (anche perché il patto politico è stato raggiunto dopo avere esaminato il decreto). Se il decreto fosse stato così ignobile, come poi tutti, ad iniziare dal relatore, ci hanno spiegato, noi non avremmo sottoscritto il patto (ancorché di scritto non ci sia nulla).
Quindi, Alleanza Nazionale voterà con convinzione il decreto. Questo non significa che Alleanza Nazionale sia sorda, cieca e insensibile, come poi ben dirà l'onorevole Bongiorno quando svolgerà la sua dichiarazione di voto sul provvedimento (quando sarà calendarizzato, esame del disegno di legge finanziaria permettendo).
A questo punto, confermo - sono realmente sintetico - il voto favorevole del mio gruppo, anche a livello personale. Forse sarò poco giurista, probabilmente è così, ma forse ho la sensibilità di comprendere che un testo abbastanza buono è molto meglio di un vuoto normativo. L'ho già detto in Commissione e lo ripeto qui: il meglio è nemico del bene. Con la scusa di avere un testo sempre migliore buttiamo alle ortiche quello che rappresenta comunque un primo passo? Non è questo il modo di procedere!
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Crapolicchio. Ne ha facoltà.
SILVIO CRAPOLICCHIO. Signor Presidente, onorevoli deputati, come noto, il Senato della Repubblica, in data 18 ottobre 2006, ha approvato, apportando talune modificazioni al decreto-legge, il disegno di legge presentato dal Presidente del Consiglio dei ministri, di concerto col ministro dell'interno e con il ministro della giustizia, per la conversione in legge del decreto-legge 22 settembre 2006, n. 259, recante disposizioni urgenti per il riordino della normativa in tema di intercettazioni telefoniche. Preliminarmente, intervenendo in questa discussione, non si può fare a meno di evidenziare come il gruppo parlamentare rappresentato in questo momento dal sottoscritto ritenga opportuno che sulla complessa e assai delicata materia in questione si intervenga in modo sistematico, regolamentandone tutti gli aspetti sostanziali e processuali, prescindendo dall'iniziativa parlamentare della successiva disciplina giuridica e dalla considerazione di casi concreti e specifici, per fornire finalmente il paese di una normazione organica sul punto.
Sulla base di tale premessa, è dunque evidente che il disegno di legge di conversione oggetto della presente discussione parlamentare debba chiaramente rappresentare un punto di partenza per un più attento, ponderato e approfondito intervento legislativo sulla materia delle intercettazioni telefoniche, divenuta nell'ultimo periodo questione di assoluta attualità e pertanto di prioritario interesse per il Parlamento italiano. Ciò considerato, vi è comunque da osservare come la conversione in legge del decreto-legge n. 259 del 2006 rappresenti un fatto positivo per la civiltà giuridica del nostro paese, che il gruppo parlamentare dei Comunisti italiani, pur con le riserve di cui sopra, sente pertanto di condividere negli aspetti di sostanziale e maggiore rilevanza.
In particolare, è infatti evidente che, con l'approvazione del disegno di legge oggetto di questo dibattito parlamentare, che deve rimanere - si ripete - scevro da influenze derivanti dai noti casi di attualità, si vogliono tutelare i valori costituzionalmente garantiti alla persona in quanto tale, in ogni suo aspetto e in tutte le sue variegate sfaccettature, quali i diritti alla riservatezza, alla dignità e al decoro, che debbono essere riconosciuti ad ogni individuo.
Si vuole altresì tutelare il diritto ad un'effettiva presunzione di innocenza del soggetto eventualmente coinvolto in indagini derivanti da un procedimento penale. Ancorché di fatto il pieno rispetto di tali diritti possa in qualche caso potenzialmente confliggere con altri diritti di rilievo costituzionale, quale il diritto di cronaca con qualsiasi mezzo all'uopo disponibile, è tuttavia indubbio che i diritti fondamentali Pag. 96della persona debbano essere preminenti nella disciplina che il legislatore si accinge a fornire alla complessa materia delle intercettazioni telefoniche. Allora, è senz'altro da condividere l'astratta finalità perseguita dal legislatore di impedire che documenti anonimi e i dati relativi ad intercettazioni illegali possano essere acquisiti od utilizzati nel contesto di un procedimento penale o comunque arbitrariamente diffusi da organi di stampa, radiotelevisivi e telematici.
Rappresenta infatti un fine assoluto per il nostro ordinamento che dichiarazioni o elementi di prova eventualmente ottenuti in modo illegale, ovvero attraverso intercettazioni illegali, non possano essere utilizzati in danno dei soggetti a carico dei quali da tali intercettazioni emergano presunte responsabilità penali. Diversamente, ovvero non impedendo quanto sopra, sarebbe come consentire di utilizzare le dichiarazioni rese con costrizione da un soggetto sottoposto a tortura, fino a giungere di pensare che qualsiasi mezzo inquisitorio, anche illecito e violativo dei nostri cardini costituzionali, possa essere utilizzato per ottenere un adeguato sostegno all'imputazione mossa nel corso di un procedimento penale.
Va allora da sé che, di fronte alla necessità di perseguire un fine di assoluto rilievo, quale quello che si intende conseguire con la conversione in legge del decreto-legge n. 259 del 2006, non si possa che essere favorevoli all'approvazione del relativo disegno di legge di conversione. Tra l'altro, al di là delle finalità di ordine generale, sembra opportuno soffermarsi brevemente sull'innovazione apportata dal Senato della Repubblica, rispetto all'originario decreto-legge presentato dal Governo, nella parte in cui è stato previsto che il procedimento di distruzione dei documenti, dei supporti e degli atti concernenti dati e contenuti di conversazioni e comunicazioni relative a traffico telefonico e telematico illegalmente formati o acquisiti si sostanzi in una fase giurisdizionale, che preveda l'intervento, su sollecitazione del pubblico ministero, del giudice per le indagini preliminari e di tutte le parti interessate, queste ultime eventualmente assistite da un proprio difensore di fiducia.
Detta innovazione appare senza dubbio positiva, proprio perché volta a vincolare il procedimento di distruzione di atti illeciti ad un controllo giurisdizionale caratterizzato dalla sussistenza di tutte le garanzie all'uopo previste dall'ordinamento e da svolgersi comunque nel pieno contraddittorio delle parti. Su tale procedimento sarà comunque opportuno apportare alcune modificazioni, al fine di renderlo più coerente.
Invece, tralasciando in questa sede le nuove figure di reato introdotte dal decreto-legge in questione, che tuttavia appaiono assai rilevanti, appare da rivedere la previsione di un sistema di quantificazione della riparazione pecuniaria spettante al danneggiato, eventualmente in concorso con l'azione risarcitoria, in caso di illecita pubblicazione con il mezzo della stampa, della radio, della televisione o col mezzo telematico, degli atti o dei documenti illegalmente acquisiti e utilizzati. Inoltre, sembrano di scarso rilievo talune altre modificazioni meramente formali e prive di reale fondamento, apportate dal Senato della Repubblica al decreto-legge presentato dal Governo. Si veda, a tale proposito, l'aggiunta della parola «consapevolmente» al testo dell'articolo 3 del decreto-legge, che pur non apportando alcun elemento di sostanziale rilevanza alla fattispecie di reato prevista, pare tuttavia rendere davvero gravosa la prova giudiziale dell'elemento soggettivo, sotteso alla fattispecie della stessa.
Tirando le fila del discorso, pur con le riserve mosse in sede di valutazioni preliminari, sembra allora di potersi concludere nel senso che il disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 259 del 2006, oggetto del presente dibattito parlamentare, nella propria rilevante finalità generale, consistente cioè nella necessità di arginare un fenomeno illecito, disdicevole e gravemente lesivo della complessiva civiltà giuridica espressa dal nostro ordinamento giuridico, in attesa di una riforma Pag. 97organica e ponderata della materia, possa essere condiviso (Applausi dei deputati del gruppo Comunisti Italiani).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Balducci. Ne ha facoltà.
PAOLA BALDUCCI. Nel formulare il giudizio positivo, che esprimiamo con molta sofferenza, per quanto riguarda la conversione in legge di questo decreto-legge, recante disposizioni urgenti per il riordino della normativa in tema di intercettazioni telefoniche, voglio anch'io rappresentare, anche personalmente, il disagio che tutti quanti abbiamo avuto in sede di Commissione, dove si è aperta quella crisi, che spesso vi è tra il discorso della politica e il discorso degli addetti ai lavori - come siamo noi, come è il professor Pecorella e come lo sono gli amici che si occupano in senso stretto di diritto -, che è quello della formulazione tecnica delle disposizioni normative.
La ricerca della soluzione ci ha portato tutti ad una decisione molto sofferta, e ritengo non sia il caso, anche vista l'ora tarda, di ripetere le osservazioni che, devo dire con il cuore, con tanta sofferenza e con tanta chiarezza ha espresso il nostro relatore e che noi veramente facciamo nostre. Ciò che voglio resti agli atti di questa discussione, che si svolge in un'ora tarda, dopo questi giorni che abbiamo passato a parlare di finanziaria, è che, nonostante il titolo del provvedimento rechi «disposizioni urgenti per il riordino della normativa in tema di intercettazioni telefoniche», per la prima volta si è avuto il coraggio di affrontare il tema. Io ho fatto parte anni fa della commissione di riforma del codice di procedura penale e della commissione presieduta da Giovanni Conso per l'attuazione delle norme del codice di procedura penale, ma anche all'epoca nessuno ha mai avuto il coraggio di affrontare il tema delle intercettazioni. Come se questo rapporto tra autorità e libertà, come se questo articolo 15 della Costituzione - che ricordo a tutti noi prevede una riserva rafforzata, perché non è soltanto una riserva di legge, ma è anche una riserva di giurisdizione; è una riserva maggiore addirittura di quella che riguarda la libertà personale - e l'articolo 14 della Costituzione non si dovessero trattare, come se fossero un tabù.
L'elemento positivo che risulta da questo dibattito anche sofferto nella nostra Commissione è che si è avuto finalmente il coraggio - quindi dobbiamo darne anche atto al ministro Mastella - di affrontare un tema che va oltre le intercettazioni telefoniche illegittimamente acquisite; peraltro, quando parliamo di illegittimo parliamo dell'illegittimità che concerne il codice di procedura penale e del principio di tassatività che concerne i casi in cui è possibile l'intercettazione. Qui dunque siamo andati oltre. Qui parliamo di attività di interferenza nella vita privata, compiuta in modo criminale, da non intendere nel senso che usiamo noi giuristi, ma in senso di illecito, cioè al di fuori non solo delle regole del codice di procedura penale, ma anche al di fuori dei divieti assoluti in tema di prova previsti dal legislatore.
Le osservazioni, che abbiamo fatto tutti, le conosciamo. Noi Verdi sollevammo all'inizio un problema: ci pareva un po' troppo riduttivo il fatto che fosse il pubblico ministero a valutare se i dossier fossero illeciti o meno e ritenevamo che ci volesse invece la presenza e l'intervento del giudice per le indagini preliminari, come organo terzo ed imparziale garante. Siamo assolutamente scontenti del fatto che il procedimento camerale interviene immediatamente dopo l'acquisizione dell'atto o del materiale supposto illecito. Credo sarebbe stato più opportuno individuare una fase di incidente probatorio possibilmente alla fine delle indagini.
Un'altra osservazione, che io reputo importante, oltre a quelle egregiamente svolte dall'onorevole Pecorella e dall'onorevole Gambescia in tema di tutela del giornalista, che poi diventa l'elemento più debole di tutto questo complesso meccanismo, è il seguente. Noi parliamo di intercettazioni illecite e illegittime, ma in realtà delle intercettazioni ambientali, quelle che normalmente vengono usate da chi si occupa in maniera abusiva della vita Pag. 98privata altrui, non c'è traccia né nel decreto originario, né nella conversione operata dal Senato.
Credo che questo vuoto normativo sia assolutamente da colmare, perché quando noi parliamo di dossier illeciti e quant'altro non sono sicuramente le intercettazioni telefoniche che vengono in considerazione, ma l'uso e l'abuso dell'intercettazione ambientale, specialmente quando questa intercettazione viene utilizzata da soggetti estranei al pianeta giustizia, per fini specifici, economici e particolari.
Arrivo alle conclusioni. Il tema delle intercettazioni è proprio una cartina di tornasole, perché riguarda il rapporto tra autorità e libertà. Lo abbiamo vissuto da sempre: più l'intercettazione viene tutelata, più il principio d'autorità prevale.
Ricordo che la mia tesi di laurea fu incentrata su un libro che Giuliano Amato scrisse in materia di rapporto tra autorità e libertà, di cui, purtroppo, molti di noi si sono dimenticati. Si tratta di temi importanti e urgenti. Tutti noi abbiamo espresso critiche tecniche, senza diversità di opinione, sui vari punti che riguardano il testo del decreto-legge che deve essere convertito. Alla fine, però, la scelta politica grazie alla quale, finalmente, per la prima volta nella storia, si pone mano al problema e si cerca di chiudere quest'epoca di veleni, in cui i dossier distruggono le vite umane dei diretti interessati ed anche delle loro famiglie, oltre al diritto al lavoro e a quant'altro, credo che costituisca un passo importante.
Aggiungo un'ultima considerazione riguardo a una esigenza che già abbiamo evidenziato al presidente Pisicchio. Non è la prima volta - credo sia la seconda o la terza volta - che, a seguito di un'urgenza determinatasi a causa dello scarso tempismo con cui il Senato ha trasmesso alla Camera i testi riformulati, questo ramo del Parlamento si trova costretto ad adottare decisioni che non sono assolutamente coerenti con quello che si vorrebbe fare. Rivolgo un invito al presidente della Commissione Giustizia e al Presidente della Camera affinché si cerchi, per il futuro, di creare un migliore coordinamento tra Camera e Senato. In tal modo, si potrà superare un periodo di veleni e si potrà procedere, finalmente, alle vere riforme del pianeta giustizia che il cittadino attende da tanto tempo. Il cittadino aspetta una giustizia che sia uguale per tutti e non una giustizia di serie A e di serie B.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Capotosti. Ne ha facoltà.
GINO CAPOTOSTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, voglio ringraziare, innanzitutto, il relatore, il presidente della Commissione giustizia e tutti i componenti della medesima Commissione per il lavoro svolto. Questa sera ci troviamo ad affrontare un dibattito che richiederebbe un tempo più ampio, probabilmente, rispetto a quello che ci siamo concessi perché investe tematiche di primaria importanza.
È necessario, tuttavia, svolgere una premessa; è necessario partire - come bene ha detto il collega che mi ha preceduto - dal male originario. Fino a poco tempo fa, non sapevamo che quasi 20 milioni di italiani - quindi, un terzo della nazione - è stato illegittimamente spiato, intercettato, visto, seguito, tracciato: scegliete pure il verbo che preferite. Rimane un aspetto sconcertante. Infatti, ci troviamo dinanzi a un fenomeno che è non solo di «guardonismo» - e questo potrebbe suscitare una certa ilarità - ma che fa pensare a una vera e propria attività eversiva. Allora, esiste un male originario, quello consistente nel non sapere ancora chi, come e perché, cioè chi siano stati effettivamente i mandanti, come siano potuti accadere i fatti su cui dibattiamo e quali ne siano state le finalità, se avessero, cioè, uno scopo di ricatto o di controllo o se si sia trattato di un tentativo di indebita invasione della vita politica e delle scelte degli organi supremi. A tutto ciò si sposa una sensibilità diffusa, cioè la paura, il timore che ha allignato nella classe politica per oltre un quindicennio. Effettuare intercettazioni vuol dire invadere sfere di altri poteri, ledere prerogative della giurisdizione? Questi credo siano i due aspetti principali della vicenda: da un lato, una indebita Pag. 99e illegittima invasione della sfera privata, quindi una lesione di diritti, costituzionalmente garantiti, di primaria importanza, come il diritto alla riservatezza, il diritto alla privacy e il diritto, in assoluto, alla vita privata; dall'altro lato, l'incapacità, per lungo tempo, della classe politica di dare una risposta a questo fenomeno, fino ad arrivare ad una situazione di emergenza, decisamente avvertita come tale dalla stragrande maggioranza degli attori istituzionali e, direi della popolazione.
Desidero ringraziare anche il ministro Mastella e il Governo per aver concepito un decreto-legge fondato su due aspetti essenziali. Il primo è quello dell'estensione del trattamento previsto per i documenti anonimi (articolo 240 del codice di procedura penale) a quelli relativi alle intercettazioni dei dati ricavati dal traffico telefonico illecitamente acquisiti. Si tratta della applicazione di un principio penalistico di antichissima memoria secondo cui, laddove non vi è paternità, tutto ciò che viene detto non può essere usato né come notitia criminis, né a fini investigativi, neanche latamente. Il secondo aspetto, conseguenzialmente, è quello consistente nella opportuna previsione dell'obbligo di distruzione, da parte dell'autorità giudiziaria, di tutte le informazioni illecitamente acquisite o illegalmente detenute.
Presso il Senato è avvenuto un passaggio di perfezionamento, come è stato ricordato, ed è stata disegnata una disciplina più ampia e, forse, più invasiva, in alcune previsioni. In verità, è difficile formulare un giudizio. Io credo che un testo del genere, che prevede l'introduzione nell'ordinamento di una nuova fattispecie di reato consistente nella illecita detenzione di atti e di documenti, l'individuazione di una nuova forma di indennizzo, l'immediata distruzione, la possibilità di una tutela anticipatoria in sede cautelare e la non invasività delle prerogative del garante della privacy, sia piuttosto ampio, piuttosto corposo. Certamente non è il testo perfetto ed è anche difficile dire quale sia il testo perfetto. Sono un modesto giurista, però non ho mai studiato, non ho mai incontrato nel mio percorso accademico la definizione di testo perfetto, di legge meravigliosa o indiscutibile. Anzi, ricordo che le lezioni tenute da giuristi che ho incontrato di nuovo in queste aule erano sistematicamente critiche verso talune o talaltre interpretazioni.
Ritengo opportuno fare riferimento al parere del Consiglio superiore della magistratura in materia, secondo cui è opportuno non consentire dell'intercettazione illegale alcun uso né come notitia criminis, né ai fini latu senso investigativi. D'altro canto, questo uso non è opportuno in quanto sono di mera rilevanza costituzionale la tutela della libertà e della segretezza delle comunicazioni, il diritto alla riservatezza e anche la effettività del ruolo della giurisdizione. Il Consiglio superiore della magistratura, quindi, richiamandosi all'effettività del ruolo della giurisdizione, in qualche modo evidenzia un fenomeno definito di vuoto normativo. Lo stesso Consiglio superiore della magistratura parla della necessità, manifestatasi in modo forte ed eccezionale, di adottare misure a tutela della legalità nelle specifico settore. Quindi, mettiamo insieme gli elementi della decretazione d'urgenza, una disciplina che, quanto meno, fa sistema intorno alle situazioni base e una serie di previsioni di sviluppo e di modifica che si sono articolate al Senato.
Al riguardo, si potrebbe aprire un altro tema, quello del bicameralismo perfetto o imperfetto. Io penso che sarebbe opportuno parlare di bicameralismo intelligente. Personalmente, non condivido la necessità che il ministro della giustizia si rechi, un giorno, al Senato, per riferire sulle risultanze dell'indulto e, il giorno seguente, alla Camera per riferire un numero corretto, solo perché un soggetto ha sbagliato la lettura di quel numero, scritto su un foglio. Non ritengo condivisibile definire tutto questo come una applicazione del bicameralismo perfetto.
Penso che oggi si fornisca una risposta ad una situazione di emergenza che è tale Pag. 100perché la classe politica non è stata capace negli anni passati di rispondere a questa situazione, che è degenerata.
Ringrazio tutti coloro che si sono assunti la responsabilità di una scelta così difficile. Certamente, sarò tra i primi ad impegnarmi, già dalla prossima settimana, nella definizione di una disciplina più organica, più compiuta, più precisa. Ritengo che questo possa essere il modo migliore di assolvere al mandato parlamentare (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Daniele Farina. Ne ha facoltà.
DANIELE FARINA. Signor Presidente, ringrazio tutti i colleghi - a cominciare dal relatore e dal presidente della Commissione - che ci hanno accompagnato in questo percorso.
Non ho le certezze granitiche dell'onorevole Consolo e non sono neanche affetto da un certo feticismo della parola; pertanto, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo del mio intervento.
PRESIDENTE. Onorevole Daniele Farina, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
È iscritto a parlare l'onorevole Laurini. Ne ha facoltà.
Per caso, anche lei, onorevole Laurini, ha un testo scritto da consegnarci...?
GIANCARLO LAURINI. Purtroppo, Presidente, non ho un testo scritto, ma sarò assolutamente telegrafico; d'altro canto, a quest'ora e in un'aula vuota, non si può che esserlo!
Vorrei svolgere due osservazioni. Una di carattere generale in ordine al fatto che è veramente e profondamente triste, dopo aver discusso a lungo in Commissione di una problematica che doveva essere risolta con assoluta urgenza, altrimenti ulteriori danni sarebbero derivati, trovarsi qui a discutere di un provvedimento per il quale nessuno di noi ha particolare entusiasmo; infatti, tutti ne riconosciamo l'insufficienza per risolvere il problema in oggetto.
L'altra osservazione, che ha carattere di merito, riguarda l'articolo 4, che rappresenta un esempio di come, a mio avviso, si dimostri sempre estremamente attuale il problema del cosiddetto drafting legislativo, la necessità cioè di predisporre le leggi in modo tale che siano chiare, intellegibili e inequivocabili dal punto di vista interpretativo.
Nel comma 1 dell'articolo 4 si introduce il principio della possibilità della riparazione, vale a dire di una liquidazione forfettaria dell'offesa, che è cosa diversa dal risarcimento del danno previsto nell'ultimo comma. Tuttavia, poi, non si comprende perché al soggetto cui venga riconosciuto il danno si debba imputare quello che ha ricevuto già a titolo di riparazione. Se le causali sono diverse, se la ratio della riparazione forfettaria non è quella di risarcire il danno, non vedo perché quest'ultimo debba essere imputato al risarcimento stesso. Questa è una delle perle che ho voluto sottolineare. Purtroppo siamo qui senza entusiasmo, a fine giornata, ad esaminare un provvedimento un po' pasticciato la cui sorte conosceremo presto.
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
(Repliche del relatore e del Governo - A.C. 1838)
PRESIDENTE. Prendo atto che il relatore rinuncia alla replica.
Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo, che penso voglia approfittare dell'ampio dibattito che si svolgerà nel prosieguo dei lavori...
LUIGI LI GOTTI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Sì, Presidente, rinunzio alla replica.
PRESIDENTE. Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.
Pag. 101Modifica nella costituzione della Delegazione italiana presso l'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa.
PRESIDENTE. Comunico che la Delegazione italiana presso l'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa ha proceduto, in data odierna, alla elezione di un segretario dell'Ufficio di Presidenza, in sostituzione del senatore Lucio Malan, dimissionario dalla carica: è risultato eletto il deputato Francesco Saverio Romano.
Ordine del giorno della seduta di domani.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.
Giovedì 16 novembre 2006, alle 11:
1. - Deliberazione in merito alla costituzione in giudizio della Camera dei deputati in relazione ad un conflitto di attribuzione sollevato innanzi alla Corte Costituzionale dal Giudice dell'udienza preliminare del Tribunale di Torino.
2. - Seguito della discussione del disegno di legge:
Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2007) (1746-bis-A).
- Relatore: Ventura.
La seduta termina alle 22,35.
INTERVENTI DEI DEPUTATI FEDERICO PALOMBA E DANIELE FARINA IN SEDE DI DISCUSSIONE SULLE LINEE GENERALI DEL DISEGNO DI LEGGE DI CONVERSIONE N. 1838.
FEDERICO PALOMBA. Sotto l'onda emotiva dello scandalo Telecom sui tabulati e gli spionaggi, il Governo ha emesso un decreto-legge, approvato con vistosemodifiche al Senato. Raramente un provvedimento è stato, come questo, frutto di un accordo condiviso tra i poli, tanto all'atto della sua emanazione, quanto nel testo votato all'unanimità dai senatori con la sola eccezione della Lega.
Nell'intenzione dei proponenti, il provvedimento si proponeva di tutelare la privacy dei cittadini ingiustamente colpiti da intercettazioni illecite (cioè non autorizzate da chicchessia) o dall'uso di atti e documento, come tabulati e strumenti informatici, attinenti a forme di spionaggio illegale. L'intento è lodevole. Quanto è venuto fuori ed è oggi alla nostra attenzione, invece, è cosa diversa, se non divergente, da quell'obiettivo. Il testo licenziato dal Senato, infatti, non appaga la mia coscienza di giurista, di deputato, di cittadino, per le vistose incongruenze contenute nella formulazione arrivata alla conoscenza della Camera dei Deputati.
Le prime riserve riguardano il procedimento. Ho profonde riserve nei confronti del procedimento delineato! Se è giusto che debba essere il giudice, e non il pubblico ministero da solo, a distruggere i documenti, tutto il resto, e cioè la concreta costruzione dell'iter procedimentale, non è altrettanto accettabile. Dirò qui alcune delle principali ragioni.
1o) Il procedimento è esso stesso potenzialmente moltiplicatore di violazioni della privacy e di diffusione di notizie che si volevano, invece, tenere segrete, attraverso la distruzione degli atti e la punizione della semplice detenzione dei documenti da distruggere. Infatti, l'avviso alle parti interessate a comparire all'udienza è evidentemente finalizzato a portarle a conoscenza dell'accaduto. Ma poiché la cognizione degli atti non è limitata espressamente soltanto agli aspetti che singolarmente concernono ciascuna persona interessata, si ha la conseguenza che ognuna di esse potrebbe potenzialmente venire a sapere ciò che riguarda tutti gli altri: se l'intercettazione è illegale, la conoscenza del fatto illegale è resa legale proprio dal processo che la vuole evitare. Pag. 102
2o) La distruzione del materiale non è subordinata al consenso della parte interessata cui esso fa riferimento. Ma questa potrebbe scegliere di esercitare un'azione civile risarcitoria contro l'autore delle intercettazioni illegittime. Nella situazione descritta, non avendo essa facoltà di opporsi, con la distruzione essa si vede eliminata la prova dell'illecito. Sarebbe stato giusto, invece, consentirle di opporsi e di estrarre copia autentica degli atti comprovanti l'illecito al fine di produrli nella causa civile.
3o) Non sono previste tante udienze separate (anche se in rapida successione) quante sono le parti interessate per quanto concerne ciascuna di esse, o anche un'unica udienza suddivisa per ogni parte singolarmente Si disegna, invece, un'unica udienza «monstrum» per il caso in cui vi sia un gran numero di persone interessate, ciascuna delle quali saprebbe tutto di tutti.
Oltre queste principali riserve, che definirei di sistema, ne ho di profonde - in questo caso, più tecniche - nei confronti degli aspetti incriminatori, sia per le imperfezioni dell'articolo 3, sia perché esso andrebbe integrato con altre fattispecie riflettenti altrettanti illeciti ivi non previsti, ma parimenti importanti. Così come è inaccettabile che la sanzione pecuniaria a titolo di riparazione nei confronti del giornale che ha pubblicato notizie destinate a rimanere riservate sia commisurata al numero delle copie stampate e non di quelle vendute (dalle quali emerge l'entità effettiva del danno). Ritengo, inoltre, fondate le osservazioni dell'Unione delle Camere Penali, che motivatamente ha espresso serie obiezioni alla conversione del decreto, invitando alla legiferazione in via ordinaria all'interno delle complessive disposizioni sulle intercettazioni all'esame della Commissione giustizia.
In questa situazione ho presentato 15 emendamenti alla stessa Commissione nell'intento di porre rimedio alle più vistose incongruenze presenti nel testo venuto all'esame.
Sono consapevole che quanto finora detto avrebbe rappresentato la motivazione di una decisione contraria alla conversione del decreto nella sua attuale formulazione. E, tuttavia, la determinazione di ritirare i propri emendamenti, espressa dagli altri gruppi della maggioranza, ha costretto a rivedere questa eventualità. Ne ho parlato nel gruppo, ove è emersa l'ineluttabilità di restare legati al vincolo di coalizione per esigenze superiori. Perciò ho deciso di ritirare gli emendamenti. Ma alcune considerazioni, d'accordo col gruppo di Italia dei Valori, debbo farle.
In primo luogo, non capiamo le ragioni del ricorso al vincolo di maggioranza. Infatti, il Governo è al di fuori della vicenda politica che riguarda questo decreto-legge, avendo ottenuto l'accordo dei gruppi di maggioranza e di opposizione. E se la situazione è cambiata, nel senso che il procuratore della repubblica di Milano ha dichiarato che non vi sono intercettazioni illegali nell'indagine che esso sta conducendo sul caso Telecom, l'eventuale non conversione per il venir meno dell'urgenza non potrebbe chiamarlo in causa in nessun modo.
Se poi, invece, vi fossero elementi attinenti ad illegali intercettazioni allocati in altri fascicoli o altre procure, di cui si è sentito parlare nei corridoi, si avrebbe il dovere politico di dire quanto si sa per evitare di affidare una situazione così delicata al chiacchiericcio. In caso contrario, potrebbe alimentarsi il dubbio che una decisione di convertire comunque il decreto-legge, assunta concordemente da maggioranza ed opposizione, consegua alla volontà di coprire estese situazioni che noi non conosciamo. E questo non sta bene.
In secondo luogo, c'è da tutelare la dignità della Camera dei deputati, tanto della Commissione giustizia quanto dell'aula. Noi non possiamo ancora a lungo continuare a rinunciare alla nostra funzione di legislatori, accettando passivamente quanto ci viene trasmesso dall'altro ramo del Parlamento. Non ne faccio una questione di sciocco corporativismo. La questione è assai più seria: è che ogni deputato ha prima il diritto, poi il dovere, di esercitare il ruolo per il quale è stato eletto, con tutta la serietà, la professionalità e l'onestà che tale delicato ruolo Pag. 103impone: altrimenti la frustrazione ci assalirà e ci sarà difficile guardare a noi stessi con un minimo di autoconsiderazione, se non di autostima. E la politica non può essere il luogo della non serietà. D'altra parte, rifugiarci nell'intento di modificare questa legge a poca distanza dalla sua approvazione, nell'ambito della legge generale sulle intercettazioni pure in corso di esame in Commissione, non appare certo molto serio. Io, comunque, almeno prendo sul serio questo proposito e ripresenterò tutti gli emendamenti che ho ritirato nel decreto-legge, avvertendo che, qualora non ravvisassi un'effettiva volontà in tal senso, tutto il provvedimento che andassimo a scrivere potrebbe non avere il mio voto.
Con queste precisazioni, svolte con la fermezza che si deve ad una situazione ultimativa dopo la quale non c'è appello, d'accordo con il mio gruppo, annuncio che il dispositivo della nostra decisione sarà in contrasto con la motivazione finora svolta: come nelle sentenze suicide. Perciò, a malincuore, ed ancora solo per questa volta, e per ragion politica, Italia dei Valori si adeguerà al resto della coalizione votando a favore del testo così com'è al solo scopo di consentirne la conversione nei termini di legge.
DANIELE FARINA. Quando a settembre il Governo ha emanato il decreto oggi all'esame dell'aula le condizioni di necessità e urgenza poggiavano sull'onda di un'inchiesta - che ha coinvolto la Telekom - capace di suscitare profonda preoccupazione e una campagna stampa con pochi precedenti.
Il Governo ha inteso, con un largo consenso tra le forze politiche, agire a contrasto delle intercettazioni telefonici e della raccolta di informazioni illegali.
Se scorriamo il dibattito svoltosi in Senato in sede di conversione, non c'è intervento che non abbia rilevato punti di criticità evidenti: in ordine alle modificazioni dell'articolo 240 del codice di procedura penale circa le modalità di distruzione delle comunicazioni illegalmente acquisite; in ordine all'opportunità di intervenire sulla materia con un decreto limitato nell'oggetto e negli effetti piuttosto che con un disegno di legge organico; in ordine all'introduzione nell'articolo 3 del reato di detenzione e del delicato rapporto con la libertà di stampa; in ordine alla natura della riparazione prevista dall'articolo 4 per pubblicazione di tali materiali.
Non c'è intervento che non abbia rilevato la necessità di un esame più attento di quello consentito dai tempi troppo brevi ivi consentiti.
Consentitemi: sembra un dibattito con la pistola alla tempia. Ciononostante, il Senato approva. Da allora, è passato un mese.
Se scorriamo il dibattito avvenuto presso la competente Commissione giustizia di questa Camera, non c'è intervento che, anche qui, non abbia rilevato le medesime criticità e qualcuna in più originata proprio dalle modificazioni operate dal Senato sul testo emanato dal Consiglio dei ministri. Al punto che, per un certo periodo, è prevalsa l'idea che il decreto potesse decadere e che gli articoli che lo costituiscono potessero essere più adeguatamente ricompresi nella nuova normativa atta a disciplinare le intercettazioni legalmente disposte e acquisite. Normativa già incardinata presso la medesima Commissione.
Tanto più che le notizie faticosamente pervenute al Governo e per suo tramite a noi, provenienti dalla procura di Milano, hanno evidenziato che in quella inchiesta non esistono fascicoli composti da intercettazioni telefoniche illegalmente raccolte, ma altri materiali costituenti i dossier. Di più: che comunque nulla è stato distrutto.
Vengono meno le condizioni di urgenza poste a fondamento del decreto. Tanto è vero che la necessità della nostra approvazione risponde a detta del Governo al vuoto normativo che il decreto ha coperto impedendo una nuova stagione di sospetti e di veleni. Pag. 104
È un'altra pistola alla tempia che agisce sulla responsabilità di evitare che queste o altre scorie tornino in circolo.
Pure l'esigenza di modifica avvertita e in parte esercitata dal Senato è rafforzata piuttosto che indebolita. Ma è inibita completamente dai tempi di approvazione.
Citerò solo la pericolosità che l'articolo 3 rappresenta per quel diritto-dovere di informazione che la Costituzione garantisce.
Noi inseriamo così nell'ordinamento una norma che, volendo virtuosamente difendere la privacy e i diritti dei cittadini, si presta tuttavia ad operazioni controverse e limitative della libertà di stampa.
L'onorevole Pecorella chiedeva se è meglio non approvare nulla e fare dunque decadere il decreto del Governo oppure approvare una legge sbagliata.
È solo il termine di questo dibattito e dei lavori parlamentari che possono aiutare a scegliere il male minore.
VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO
INDICE ELENCO N. 1 DI 7 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13 | ||||||||||
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Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
1 | Nom. | ddl 1746-bis-A - em. 11.2 | 469 | 454 | 15 | 228 | 453 | 1 | 63 | Appr. |
2 | Nom. | em. 11.4 | 467 | 453 | 14 | 227 | 204 | 249 | 63 | Resp. |
3 | Nom. | em. 11.5 | 477 | 461 | 16 | 231 | 461 | 63 | Appr. | |
4 | Nom. | em. 11.8 | 482 | 467 | 15 | 234 | 220 | 247 | 63 | Resp. |
5 | Nom. | em. 11.10 | 494 | 462 | 32 | 232 | 205 | 257 | 63 | Resp. |
6 | Nom. | em. 11.12 | 495 | 480 | 15 | 241 | 222 | 258 | 63 | Resp. |
7 | Nom. | em. 11.13 | 498 | 481 | 17 | 241 | 222 | 259 | 63 | Resp. |
8 | Nom. | em. 11.14 | 497 | 480 | 17 | 241 | 222 | 258 | 63 | Resp. |
9 | Nom. | em. 11.100 | 495 | 464 | 31 | 233 | 29 | 435 | 61 | Resp. |
10 | Nom. | em. 11.15 | 504 | 491 | 13 | 246 | 235 | 256 | 61 | Resp. |
11 | Nom. | em. 11.16 | 501 | 486 | 15 | 244 | 230 | 256 | 61 | Resp. |
12 | Nom. | em. 11.17,11.18,11.19,11.20,11.500 | 502 | 490 | 12 | 246 | 487 | 3 | 61 | Appr. |
13 | Nom. | em. 11.24 | 505 | 491 | 14 | 246 | 228 | 263 | 61 | Resp. |
F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M= Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.
INDICE ELENCO N. 2 DI 7 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26 | ||||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
14 | Nom. | em. 11.26 | 497 | 484 | 13 | 243 | 226 | 258 | 61 | Resp. |
15 | Nom. | em. 11.27 | 487 | 478 | 9 | 240 | 229 | 249 | 61 | Resp. |
16 | Nom. | em. 11.28 | 489 | 479 | 10 | 240 | 227 | 252 | 61 | Resp. |
17 | Nom. | em. 11.29 | 484 | 474 | 10 | 238 | 462 | 12 | 61 | Appr. |
18 | Nom. | em. 11.30 | 489 | 477 | 12 | 239 | 227 | 250 | 61 | Resp. |
19 | Nom. | em. 11.31 | 486 | 475 | 11 | 238 | 227 | 248 | 61 | Resp. |
20 | Nom. | em. 11.32 | 492 | 481 | 11 | 241 | 230 | 251 | 61 | Resp. |
21 | Nom. | em. 11.33 | 494 | 482 | 12 | 242 | 229 | 253 | 61 | Resp. |
22 | Nom. | em. 11.34 | 495 | 481 | 14 | 241 | 229 | 252 | 61 | Resp. |
23 | Nom. | em. 11.35, 11.36, 11.37, 11.38 | 497 | 486 | 11 | 244 | 232 | 254 | 61 | Resp. |
24 | Nom. | em. 11.39 | 499 | 487 | 12 | 244 | 233 | 254 | 61 | Resp. |
25 | Nom. | em. 11.42, 11.43 | 502 | 490 | 12 | 246 | 234 | 256 | 61 | Resp. |
26 | Nom. | em. 11.44 | 483 | 468 | 15 | 235 | 233 | 235 | 61 | Resp. |
INDICE ELENCO N. 3 DI 7 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39 | ||||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
27 | Nom. | em. 11.45 | 461 | 457 | 4 | 229 | 205 | 252 | 67 | Resp. |
28 | Nom. | em. 11.47 | 487 | 487 | 244 | 221 | 266 | 63 | Resp. | |
29 | Nom. | em. 11.48 | 501 | 499 | 2 | 250 | 227 | 272 | 62 | Resp. |
30 | Nom. | articolo 11 | 506 | 506 | 254 | 280 | 226 | 62 | Appr. | |
31 | Nom. | articolo agg. 11.01 | 503 | 500 | 3 | 251 | 234 | 266 | 62 | Resp. |
32 | Nom. | articolo agg. 11.02 | 510 | 510 | 256 | 235 | 275 | 62 | Resp. | |
33 | Nom. | articolo agg. 11.03 | 508 | 508 | 255 | 235 | 273 | 61 | Resp. | |
34 | Nom. | subem. 0.11.0600.8 | 513 | 513 | 257 | 240 | 273 | 61 | Resp. | |
35 | Nom. | subem. 0.11.0600.6 | 509 | 509 | 255 | 237 | 272 | 60 | Resp. | |
36 | Nom. | subem. 0.11.0600.4 | 509 | 508 | 1 | 255 | 236 | 272 | 60 | Resp. |
37 | Nom. | subem. 0.11.0600.13 | 518 | 501 | 17 | 251 | 223 | 278 | 60 | Resp. |
38 | Nom. | subem. 0.11.0600.14 | 520 | 501 | 19 | 251 | 225 | 276 | 59 | Resp. |
39 | Nom. | subem. 0.11.0600.15 | 508 | 492 | 16 | 247 | 220 | 272 | 59 | Resp. |
INDICE ELENCO N. 4 DI 7 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 52 | ||||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
40 | Nom. | subem. 0.11.0600.16 | 522 | 503 | 19 | 252 | 225 | 278 | 59 | Resp. |
41 | Nom. | subem. 0.11.0600.17 | 528 | 509 | 19 | 255 | 225 | 284 | 59 | Resp. |
42 | Nom. | subem. 0.11.0600.18 | 528 | 507 | 21 | 254 | 225 | 282 | 59 | Resp. |
43 | Nom. | subem. 0.11.0600.19 | 522 | 500 | 22 | 251 | 222 | 278 | 59 | Resp. |
44 | Nom. | subem. 0.11.0600.20 | 519 | 498 | 21 | 250 | 222 | 276 | 59 | Resp. |
45 | Nom. | subem. 0.11.0600.21 | 520 | 501 | 19 | 251 | 221 | 280 | 59 | Resp. |
46 | Nom. | subem. 0.11.0600.22 | 520 | 501 | 19 | 251 | 220 | 281 | 59 | Resp. |
47 | Nom. | subem. 0.11.0600.23 | 526 | 521 | 5 | 261 | 241 | 280 | 59 | Resp. |
48 | Nom. | subem. 0.11.0600.27 | 527 | 525 | 2 | 263 | 245 | 280 | 59 | Resp. |
49 | Nom. | subem. 0.11.0600.24 | 527 | 524 | 3 | 263 | 245 | 279 | 59 | Resp. |
50 | Nom. | subem. 0.11.0600.1 | 515 | 515 | 258 | 242 | 273 | 59 | Resp. | |
51 | Nom. | subem. 0.11.0600.29 | 521 | 520 | 1 | 261 | 243 | 277 | 59 | Resp. |
52 | Nom. | subem. 0.11.0600.2 | 519 | 518 | 1 | 260 | 244 | 274 | 59 | Resp. |
INDICE ELENCO N. 5 DI 7 (VOTAZIONI DAL N. 53 AL N. 65 | ||||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
53 | Nom. | subem. 0.11.0600.3 | 522 | 522 | 262 | 243 | 279 | 59 | Resp. | |
54 | Nom. | em. 11.0600 | 513 | 510 | 3 | 256 | 295 | 215 | 59 | Appr. |
55 | Nom. | articolo agg. 10.01 | 509 | 506 | 3 | 254 | 475 | 31 | 59 | Appr. |
56 | Nom. | em. 12.1 | 510 | 509 | 1 | 255 | 234 | 275 | 59 | Resp. |
57 | Nom. | em. 12.2 | 516 | 515 | 1 | 258 | 238 | 277 | 58 | Resp. |
58 | Nom. | em. 12.3 | 515 | 515 | 258 | 239 | 276 | 58 | Resp. | |
59 | Nom. | em. 12.4, 12.5 | 515 | 513 | 2 | 257 | 505 | 8 | 58 | Appr. |
60 | Nom. | articolo 12 | 524 | 523 | 1 | 262 | 288 | 235 | 58 | Appr. |
61 | Nom. | articolo agg. 12.01 | 511 | 511 | 256 | 237 | 274 | 58 | Resp. | |
62 | Nom. | em. 13.1 | 520 | 520 | 261 | 239 | 281 | 58 | Resp. | |
63 | Nom. | em. 13.2 | 516 | 514 | 2 | 258 | 236 | 278 | 58 | Resp. |
64 | Nom. | em. 13.500 | 527 | 522 | 5 | 262 | 301 | 221 | 58 | Appr. |
65 | Nom. | em. 13.3 | 511 | 511 | 256 | 231 | 280 | 58 | Resp. |
INDICE ELENCO N. 6 DI 7 (VOTAZIONI DAL N. 66 AL N. 78 | ||||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
66 | Nom. | em. 13.4 | 507 | 507 | 254 | 230 | 277 | 58 | Resp. | |
67 | Nom. | em. 13.5 | 509 | 507 | 2 | 254 | 229 | 278 | 58 | Resp. |
68 | Nom. | articolo 13 | 516 | 513 | 3 | 257 | 290 | 223 | 58 | Appr. |
69 | Nom. | em. 14.1, 14.2 | 501 | 501 | 251 | 236 | 265 | 58 | Resp. | |
70 | Nom. | em. 14.3 | 493 | 492 | 1 | 247 | 230 | 262 | 58 | Resp. |
71 | Nom. | em. 14.500 | 489 | 489 | 245 | 269 | 220 | 58 | Appr. | |
72 | Nom. | em. 14.14 | 502 | 502 | 252 | 223 | 279 | 58 | Resp. | |
73 | Nom. | articolo 14 | 495 | 493 | 2 | 247 | 268 | 225 | 58 | Appr. |
74 | Nom. | articolo agg. 14.01 | 490 | 487 | 3 | 244 | 218 | 269 | 58 | Resp. |
75 | Nom. | articolo agg. 14.02 | 502 | 501 | 1 | 251 | 229 | 272 | 58 | Resp. |
76 | Nom. | articolo agg. 14.03 | 502 | 501 | 1 | 251 | 224 | 277 | 58 | Resp. |
77 | Nom. | articolo agg. 14.04 | 513 | 511 | 2 | 256 | 237 | 274 | 58 | Resp. |
78 | Nom. | em. 15.1 | 496 | 495 | 1 | 248 | 229 | 266 | 58 | Resp. |
INDICE ELENCO N. 7 DI 7 (VOTAZIONI DAL N. 79 AL N. 87 | ||||||||||
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Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
79 | Nom. | em. 15.2 | 498 | 498 | 250 | 230 | 268 | 58 | Resp. | |
80 | Nom. | em. 15.3 | 508 | 507 | 1 | 254 | 501 | 6 | 58 | Appr. |
81 | Nom. | em. 15.4 | 509 | 507 | 2 | 254 | 238 | 269 | 58 | Resp. |
82 | Nom. | em. 15.5 | 509 | 508 | 1 | 255 | 235 | 273 | 58 | Resp. |
83 | Nom. | em. 15.6 | 506 | 503 | 3 | 252 | 231 | 272 | 58 | Resp. |
84 | Nom. | em. 15.7 | 509 | 508 | 1 | 255 | 234 | 274 | 58 | Resp. |
85 | Nom. | em. 15.10 | 513 | 512 | 1 | 257 | 237 | 275 | 58 | Resp. |
86 | Nom. | articolo 15 | 492 | 492 | 247 | 272 | 220 | 58 | Appr. | |
87 | Nom. | articolo agg. 15.01 | 503 | 503 | 252 | 501 | 2 | 58 | Appr. |