Comitato parlamentare Schengen, Europol e immigrazione

 

Relazione sulla missione di studio svolta in Romania e Bulgaria 

 da una delegazione del Comitato Schengen, Europol, Immigrazione

dal 12 al 14 marzo 2007

 

In seguito al recente ingresso della Romania e della Bulgaria nell’Unione Europea e alla firma, lo scorso dicembre, di un protocollo comune tra Italia e Romania sul contrasto dell’immigrazione clandestina e in materia di cooperazione di polizia, che prevede pattuglie comuni e collaborazione con pattuglie miste in prossimità delle frontiere rumene con paesi terzi il Comitato, nell'ambito delle specifiche competenze attribuitegli dall'articolo 37 della Legge 189/2002 in materia di immigrazione, ha ritenuto opportuna una visita in Romania e Bulgaria per avere colloqui con personalità istituzionali di questi paesi. Una delegazione del Comitato guidata dal Presidente ha pertanto effettuato tale visita dal 12 al 14  marzo.

La delegazione italiana ha incontrato a Bucarest, sul versante governativo, i Segretari di Stato presso i Ministeri dell’Integrazione Europea, degli Esteri, e degli Interni, e su quello parlamentare, i rappresentanti delle Commissioni Esteri della Camera e del Senato e della Commissione bicamerale Affari Europei.

La visita del Comitato, volta ad approfondire le modalità con cui la Romania si appresta ad affrontare le problematiche post-accessione, ha costituito anche l’occasione per prendere atto della particolare situazione politica che sta attraversando il Paese.

Il primo giorno della visita è infatti coinciso con un travagliato Consiglio dei Ministri che ha portato alla decisione - non condivisa dall’intero Esecutivo - di posporre all’autunno le elezioni parlamentari europee, già fissate per il 13 maggio dell’anno in corso. Il secondo giorno, dedicato agli incontri parlamentari, e’ stato invece dominato da una lunga riunione straordinaria delle Commissioni Esteri di Camera e Senato, riunite in seduta congiunta, per analizzare lo stato delle relazioni bilaterali con la Repubblica Moldova. Malgrado il non facile contesto in cui si è collocata la nostra visita, si sono potuti comunque avere interessanti e proficui incontri di lavoro che hanno fornito indicazioni riguardo i progressi raggiunti dalla Romania a due mesi e mezzo dall’ingresso nell’Unione Europea, consentendo di rilevare alcune criticità.

 In particolare, con il Ministero dell’Integrazione Europea, che già da tempo avrebbe dovuto tramutarsi in un Ministero per lo Sviluppo Regionale, si sono approfondite le modalità con cui il Governo conta di impegnare una larga fetta dei fondi strutturali comunitari. Il Segretario di Stato Horvath ha pertanto illustrato alcuni programmi riguardanti lo sviluppo regionale, la competitività, la formazione delle risorse umane, la riforma della pubblica amministrazione, ed i settori ambiente e trasporti. Non sono tuttavia sfuggite le difficoltà di portare avanti dei progetti che richiedono un alto grado di coordinamento tra i diversi Ministeri, che sono chiamati ad interagire tra di loro e con le strutture statali periferiche, finora tenute ai margini di ogni processo decisionale prima ancora che gestionale e di spesa. Se a tutto ciò si aggiunge che queste autorità dovrebbero essere in grado di spendere circa 9 milioni di euro al giorno per i prossimi cinque anni, si possono apprezzare appieno le difficoltà con le quali si confronterà  la Romania nei mesi e negli anni a venire. Nel prendere atto dei grandi sforzi che la Romania sta profondendo per cercare di impegnare produttivamente le risorse finanziarie che l’Unione Europea le ha messo a disposizione fino al 2013 (oltre 30 miliardi di euro), è parso evidente che Bucarest anche in questo delicato settore necessita di un sostegno da parte del nostro Paese con l’obiettivo di rafforzare la sua capacità amministrativa - o meglio, la capacità di assorbimento dei fondi comunitari - con particolare riferimento al governo dei flussi migratori, alla lotta ai traffici illeciti e alla criminalità organizzata. In proposito l’Ambasciatore italiano ha fatto presente che, in base ad una intesa che si sta perfezionando tra i nostri due Governi, un funzionario italiano verrà presto distaccato presso la Cancelleria del Primo Ministro, al fine di fornire consulenza nell’utilizzo dei fondi strutturali.

 Nel ribadire l’importanza della cooperazione regionale ai fini della gestione dei flussi migratori, abbiamo sottolineato quanto importante sia la responsabilità che è stata demandata alla Romania affinché renda impermeabile la frontiera orientale esterna dell’Unione Europea ed abbiamo insistito su nuove possibili iniziative di cooperazione regionale e lotta contro i flussi irregolari e i traffici illeciti in quella regione.

Al Ministero degli Affari Esteri si è svolto l’incontro con il Segretario di Stato Gheorghiu, competente per la Diaspora rumena, con il quale è stata esaminata la situazione della comunità rumena residente in Italia e le sue dinamiche d’integrazione. Secondo il Segretario di Stato, la circostanza che l’economia rumena sia in una fase di sostenuta crescita fa presupporre che, in un lasso di tempo relativamente breve, molti emigrati rumeni all’estero prendano in considerazione l’idea di fare ritorno a casa. In questa ottica di “attrazione” il Governo ha predisposto speciali misure economiche e sociali per evitare l’immigrazione di rumeni verso altri Paesi. A questo proposito ha sottolineato come la creazione  di uffici di collegamento che alcuni partiti politici rumeni hanno annunciato di voler aprire in Italia esprima l’attenzione che la classe politica ha in questo momento nei confronti delle comunità rumene all’estero. Al momento in Romania si registra una mancanza di forza lavoro qualificata che ha favorito un fenomeno nuovo, l’attrazione di manodopera proveniente da Paesi extra-comunitari, centro asiatici e dell’estremo oriente. Per quanto riguarda la collaborazione con i Paesi confinanti, il Segretario di Stato Gheorghiu ha dedicato particolare attenzione al rapporto con la Repubblica Moldova, ricordando la continuità di una relazione che, fra alti e bassi, è sempre stata molto significativa tanto per Bucarest quanto per Chisinau. Egli ha inoltre fatto riferimento alla nota questione delle numerose richieste di cittadinanza rumena avanzate da parte dei cittadini moldovi, parlando di diritti inalienabili per quei cittadini moldavi di origine rumena che intendono recuperare un rapporto con la loro terra di origine. Ha infine fatto riferimento alla proposta di accogliere nei locali della Ambasciata rumena a Chisinau i rappresentanti di quei Paesi che non hanno una rappresentanza diplomatica in Moldova. La delegazione italiana ha illustrato lo studio avviato dal Comitato al fine di acquisire elementi sul grado di integrazione delle maggiori comunità straniere residenti nel nostro Paese, fra cui in primis quella rumena, ricordando l’ampia apertura di credito che il Governo italiano ha dato ai lavoratori rumeni anche nel biennio transitorio successivo all’adesione. Per quanto riguarda la prospettiva di un sostanziale aumento della concessione di cittadinanze rumene ai moldovi, la delegazione ha espresso la preoccupazione che un tale clamoroso sviluppo non potrebbe lasciare indifferente l’Unione Europea, così come la decisione - presa in quelle stesse ore - di rinviare le elezioni per il Parlamento europeo dalla primavera all’autunno per ragioni di politica interna. E questo in quanto la Romania potrebbe mettere in discussione la propria credibilità  nei confronti dell’Unione Europea nel suo insieme e di quei Paesi che, come l’Italia, hanno sostenuto sin dall’inizio il suo  processo di integrazione europeo.

Presso il Ministero dell’Interno, sono state acquisite alcune informazioni su tematiche di  specifico interesse del  Comitato riguardanti in particolare le misure che la Romania ha assunto per proteggere la lunga (2070 km)  frontiera esterna dell’Unione europea che passa dal Mar Nero alla Moldova e   all’Ucraina. Il Segretario di Stato Alexandru ha quindi illustrato la strategia adottata per contrastare i fenomeni dell’immigrazione clandestina e del crimine organizzato, evocando, a livello bilaterale, l’accordo concluso a Bucarest lo scorso dicembre fra i Ministri degli Interni Amato e Blaga, concepito operativamente per rafforzare la collaborazione fra la polizia italiana e rumena. In merito alla richiesta di un aggiornamento dei dati in possesso delle autorità rumene in relazione alla consistenza della comunità rumena residente in Italia, il Segretario di Stato ha detto che tale comunità rumena varierebbe attualmente in una forbice tra 500 mila e 650 mila persone.

Nel corso degli incontri con i deputati delle Commissioni Esteri di Camera e Senato e della Commissione bicamerale degli Affari Europei, nel rilevare un forte interesse dei colleghi rumeni sulle competenze e le modalità di funzionamento del Comitato, è stata espressa la disponibilità del Comitato ad una collaborazione a livello parlamentare sui temi connessi all’immigrazione. In particolare si è convenuto circa la necessità che la dimensione parlamentare abbia un ruolo adeguato nella nuova dichiarazione di partenariato strategico italo-rumeno, che verrà firmata nei prossimi mesi - a distanza di dieci anni dalla prima - e che rilancerà su nuove basi le relazioni bilaterali. Con il Presidente della Commissione Esteri della Camera sono state discusse alcune tematiche internazionali di stretta attualità, fra cui le relazioni tra Moldavia e Romania, la questione del futuro status del Kossovo, dove la posizione rumena resta ferma all’esigenza di rispettare i principi essenziali del diritto internazionale, come quello di garantire l’inviolabilità delle frontiere, e quella relativa alla futura adesione della Turchia all’Unione Europea, che per Bucarest resta auspicabile.

La delegazione ha inoltre effettuato una visita al Centro Operativo del  SECI  (Southeast European Cooperative Initiative ) nella cui sede è stato fatto un briefing sulle attività e sul  ruolo del Centro nel contrasto alla criminalità organizzata ed al terrorismo internazionale. Il SECI è una forma di cooperazione regionale avviata nel dicembre del 1996 con la finalità di incoraggiare, in un ottica di integrazione europea, una più stretta collaborazione fra gli Stati aderenti. Presentata inizialmente come un forum sorto su iniziativa e supporto degli Stati Uniti d’America, senza una struttura e risorse finanziarie proprie, ma con il solo scopo di interagire in via complementare con le altre iniziative dell’Area, nel 1998 cambia rotta e, con un progetto definito “Prevenzione e Contrasto al Crimine Transfrontaliero”, viene approvata la costituzione di un Centro a Bucarest, che diviene operativo il 16 novembre 1999. Attualmente ne fanno parte 12 Stati; 17 sono gli Stati Osservatori, tra cui l’Italia. Ricomprendendo geopoliticamente tutta l’area balcanica e i Paesi limitrofi, l’estensione territoriale del SECI e la sua natura marcatamente operativa consentono di coordinare con estrema efficacia attività investigative complesse a contrasto di fenomeni criminali con ramificazioni transnazionali. Inoltre, il ruolo che il SECI ricopre nel Sud-Est Europa, compatibile da un punto di vista strategico con le analoghe strutture dell’Unione Europea, in particolare EUROPOL ed EUROJUST, lo ha fatto prendere in considerazione dalle Istituzioni europee quale partner privilegiato e quale futura, possibile emanazione di queste stesse strutture, al termine di un processo di adeguamento strutturale e normativo finalizzato alla completa armonizzazione, in particolare per quanto attiene alla tutela dei dati sensibili ed alle norme che regolano la circolazione delle informazioni. L’Italia è stata, unitamente agli Stati Uniti d’America, il primo Paese ad assumere il ruolo di Osservatore e ad inviare un proprio Rappresentante permanente a Bucarest, nell’agosto del 1999, prima ancora che il Centro iniziasse ad operare concretamente. La partecipazione italiana al SECI – seppur, per ragioni geografiche, con il ruolo di Osservatore – sta a significare il grande interesse che riveste questo genere di iniziative nel quadro della politica estera del nostro Paese.

 

Nella visita in Bulgaria la delegazione ha incontrato, sul versante  governativo, la Vice Ministro degli Esteri, Germana Grancharova, sul versante parlamentare, la Vice Presidente dell’Assemblea Nazionale, Camelia Metodieva Kassabova, e la Commissione parlamentare per la Sicurezza interna e l’Ordine pubblico.

Nel corso dell’incontro con la Vice Ministro degli Esteri è emerso che le relazioni del nostro Paese con la Bulgaria in materia migratoria sono ottime e coerenti con gli indirizzi generali della politica migratoria italiana, tesa a favorire i percorsi regolari di immigrati nonché a prevenire e contrastare i flussi di clandestini. Il numero di cittadini bulgari legalmente soggiornanti in Italia al 31 luglio 2006 corrisponde a 14.991 unità. I cittadini bulgari rintracciati in posizione irregolare dal 1° gennaio 2006 al 30 giugno 2006 sono stati 1.867. Riguardo la posizione della Bulgaria, al centro di un’area, quella balcanica, da cui provengono importanti flussi illegali originari della stessa regione e dell’Asia, la  Vice ministro degli Esteri  ha tenuto a sottolineare che la lotta all’immigrazione clandestina ed al traffico di esseri umani costituisce un’importante priorità politica e che la collaborazione tra un Paese di transito come la Bulgaria ed un Paese di destinazione dei flussi migratori come l’Italia è stata finora molto proficua e potrà essere ulteriormente rafforzata nel quadro della comune appartenenza all’Unione Europea.

Secondo la Vice Ministro sono stati rilevanti i progressi compiuti dalle autorità bulgare nella lotta alla corruzione e al crimine organizzato, i progressi compiuti nell’applicazione dell’acquis di Schengen e nella gestione di quelle che, a partire dal 1° gennaio 2007, sono divenute frontiere esterne dell’Unione (circa 1647 km), contribuendo in maniera significativa al consolidamento dello spazio comune di Libertà, di Sicurezza e Giustizia.

Riguardo la gestione delle frontiere   un importante accordo di cooperazione è stato siglato nell’agosto 2006 tra la Polizia di confine bulgara e l’Agenzia Europea per la Gestione della Cooperazione Operativa alle Frontiere Esterne degli Stati membri della Unione Europea (FRONTEX). Nell’agosto 2006 è stato siglato anche un accordo bilaterale con la Romania di mutua collaborazione in materia di pattugliamento del confine fluviale del Danubio. Nel sottolineare i notevoli progressi finora compiuti dalla Bulgaria nel percorso di avvicinamento verso l’adesione all’accordo Schengen, la Vice ministro degli Esteri ha annunciato che Sofia sarà pronta per aderire all’accordo di Schengen nel 2009 e che la Bulgaria sosterrà l’integrazione delle disposizioni di III pilastro della Convenzione di Prum nel quadro giuridico comunitario. La posizione di Sofia, espressa in occasione del recente Consiglio GAI, è che un simile passaggio consentirebbe forme di collaborazione più efficaci rispetto a quelle previste dall’attuale Accordo di Schengen. A tale proposito, il governo bulgaro – pur consapevole delle resistenze che tale previsione incontra presso le Autorità garanti della privacy di alcuni Paesi membri ed il Parlamento Europeo – rimane persuaso che grazie a questo strumento l'Unione trarrebbe beneficio dallo scambio di informazioni presenti nelle singole banche dati dei diversi Paesi in relazione ad elementi importanti per la fase investigativa quali DNA, impronte digitali, registrazione delle autovetture, al fine di contrastare il terrorismo internazionale e il crimine trans-frontaliero. Da parte bulgara si è tuttavia sottolineato l’auspicio di poter accedere a quei fondi comunitari considerati necessari per poter proseguire nel cammino di ammodernamento tecnico delle forze di polizia impegnate nella lotta al terrorismo ed al contrasto della criminalità organizzata transfrontaliera.

Nel corso del colloquio è stato espressamente riconosciuto il sostegno attivo che l'Italia ha sempre garantito alla Bulgaria nel percorso verso l’adesione all’Unione Europea, sostegno che le autorità bulgare  auspicano non venga meno in un momento così decisivo per le riforme richieste al loro Paese.Negli incontri con la Vice Presidente dell’Assemblea Nazionale e la Commissione parlamentare per la Sicurezza interna e l’Ordine pubblico si è parlato dei tempi e delle modalità per l’adeguamento ai criteri previsti per entrare in Schengen, in merito alle quali, al fine di avvalersi delle nostre migliori pratiche in materia, sono stati richiesti suggerimenti riguardanti l’esperienza maturata in Italia con particolare riferimento a quella del Comitato. In proposito la delegazione ha espresso l’auspicio che la collaborazione bilaterale nel settore parlamentare venga rafforzata attraverso un più intenso scambio di informazioni e di visite.


In tema di iniziative adottate per contrastare i fenomeni dell’immigrazione clandestina e del crimine organizzato la delegazione ha appreso che nel febbraio 2006 è stata approvata da parte dell’Assemblea nazionale la legge di riforma e riorganizzazione del Ministero dell’Interno. In seguito, i tre Ministeri dell’Interno, della Giustizia e delle Finanze hanno siglato un memorandum di intesa mirato a definire i rispettivi ambiti di competenza al fine di rafforzare la cooperazione in materia di sicurezza.

In merito alla questione dell’adesione alla Convenzione di Prum la delegazione ha avuto uno scambio di valutazioni sul tema, partendo dalla comune posizione favorevole a nuove forme di cooperazione rafforzata in materia di sicurezza, necessarie all’evoluzione del quadro giuridico dell’Unione Europea.

Nell’affrontare il tema dell’integrazione dei Balcani, i colleghi bulgari dopo aver sottolineato l’importanza della cooperazione regionale nei Balcani, hanno affermato che l’integrazione in Europa deve riguardare tutta l’area balcanica, in quanto la frammentazione dei Balcani non contribuisce alla sicurezza e alla stabilità europea.

Infine i parlamentari di Sofia, pur ritenendo che il mercato bulgaro richiederà forza lavoro (nei settori dei servizi e del turismo) piuttosto che esportarla, hanno riconosciuto l’importanza della decisione assunta da parte italiana di aprire il proprio mercato del lavoro sin dal 1° gennaio 2007 a numerose categorie di lavoratori bulgari, mantenendo per tutte le altre categorie un periodo transitorio di un solo anno diversamente da altri grandi Paesi dell’Unione Europea come Francia, Spagna e Regno Unito che hanno optato per un regime più restrittivo.

 

 

  

Ritorno alla home page