VII Commissione - Resoconto di marted́ 3 ottobre 2006


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ATTI DEL GOVERNO

Martedì 3 ottobre 2006. - Presidenza del vicepresidente Emerenzio BARBIERI, indi del presidente Pietro FOLENA. - Interviene il sottosegretario di Stato per l'università e la ricerca, Nando Dalla Chiesa.

La seduta comincia alle 12.

Proposta di nomina del signor Ciro Di Francia a Presidente dell'Ente nazionale assistenza magistrale (ENAM).
Nomina n. 6.
(Esame e rinvio).

La Commissione inizia l'esame del provvedimento in titolo.

Antonio RUSCONI (Ulivo), relatore, illustra il curriculum del maestro Ciro Di Francia, evidenziando in particolare che il signor Ciro Di Francia è stato vicepresidente dell'Osservatorio sull'apprendistato della regione Campania e che è in quiescenza dal 1o settembre di quest'anno. Non esistono pertanto profili di incompatibilità, ai fini dell'assunzione dell'incarico di presidente dell'ENAM. Ricorda quindi che la proposta di nomina in esame ha già ricevuto il parere favorevole del Senato sul quale si è registrato un consenso quasi unanime dei gruppi politici, considerato che si sono astenuti solo quattro senatori. Osservato che la proposta di nomina è stata pertanto condivisa anche dai deputati di opposizione, fa presente che il senatore Asciutti del gruppo di Forza Italia ha rilevato che la proposta medesima si inserisce nella tradizione di nominare


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al vertice dell'ENAM un insegnante elementare, con prevalente esperienza sindacale, sulla scia peraltro del precedente presidente.
Propone, pertanto, di esprimere parere favorevole sulla proposta di nomina in esame.

Mario PESCANTE (FI) chiede al relatore alcuni chiarimenti in relazione ai senatori che si sono astenuti al Senato nel corso della votazione sulla proposta nomina in esame.

Antonio RUSCONI (Ulivo), relatore, precisa che il gruppo di Alleanza nazionale è stato l'unico gruppo a dichiarare ufficialmente l'astensione sulla proposta di nomina in oggetto. Sottolinea peraltro che la votazione sulle proposte di nomina si svolge a scrutinio segreto; pertanto, non può escludersi a priori che anche qualche altro deputato della minoranza si sia astenuto.

Roberto POLETTI (Verdi) segnala la necessità che la Commissione acquisisca ulteriori elementi di informazione in ordine alla struttura e alle finalità dell'ENAM, anche allo scopo di comprendere in quali termini si svolgerà l'incarico del presidente dell'ente che risulterebbe incluso tra gli enti inutili.

Carlo COSTANTINI (IdV) concorda con le considerazioni del collega Poletti, osservando che sarebbe necessario disporre dello statuto e della legge istitutiva dell'ente, affinché si possano acquisire utili elementi di informazione in relazione all'incarico del presidente e alle funzioni svolte dall'ente che andrebbe a presiedere. Ritiene infatti che solo così la Commissione potrebbe esprimere consapevolmente il parere di competenza.

Davide CAPARINI (LNP) si associa alle perplessità espresse dagli altri colleghi intervenuti, anche in considerazione del fatto che il curriculum trasmesso dal Governo al Parlamento non reca notizie dettagliate sulla sua formazione professionale.

Flavia PERINA (AN) riterrebbe opportuno che il relatore e il rappresentante del Governo chiarissero quali sono stati i criteri che hanno portato alla scelta del signor Ciro Di Francia, preferendolo alle altre due persone designate alla carica di presidente.

Emerenzio BARBIERI, presidente, ricorda che ha avuto modo di acquisire elementi di conoscenza sull'ENAM e in particolare sulla sua gestione finanziaria, nel corso della passata legislatura, in qualità di componente della Commissione parlamentare di controllo sull'attività degli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale. Ribadisce ancora una volta, come in passato, che non appare ancora chiaro perché i debiti dell'ente debbano essere ripagati dallo Stato e non dai suoi iscritti. Esprime, poi, dubbi e perplessità sulle motivazioni che hanno indotto il Governo a proporre la nomina del signor Di Francia a presidente dell'ENAM, procedendosi alla nomina di una persona solo dopo il consenso dei sindacati. Le richieste di alcuni colleghi di chiarimento appaiono quindi fondate.
Intende peraltro ricordare in riferimento alle proposte di nomina del Governo che ciascun ramo del Parlamento può procedere in piena autonomia al suo esame.

Antonio RUSCONI (Ulivo), relatore, nel riservarsi di fornire una risposta sul merito nel corso del prosieguo dell'esame, preannuncia che si farà carico di mettere a disposizione dei membri della Commissione la documentazione richiesta, affinché si possa avere puntuale conoscenza dei profili evidenziati. Rileva, peraltro, che la Commissione deve esprimere un parere sulla proposta di nomina e non svolgere considerazioni e valutazioni sui compiti dell'ente; appare utile, pertanto, riportare la discussione nell'alveo delle competenze della Commissione. Ritiene quindi che la Commissione possa legittimamente esprimere


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una valutazione sulle professionalità del futuro presidente in relazione al ruolo che andrà a ricoprire, ma non certo sull'opportunità che l'ente sia soppresso o meno.
È consapevole poi del fatto che le Commissioni competenti dei due rami del Parlamento svolgono autonomamente l'esame sulle proposte di nomina ad esse assegnate, ma non si può ignorare politicamente che l'altro ramo del Parlamento ha espresso un parere favorevole su questa candidatura anche grazie all'apporto fondamentale dell'opposizione. In quella sede, infatti, è stato possibile raggiungere il numero legale anche grazie alla presenza dei componenti della minoranza. Ribadisce, quindi, che dall'intervento svolto dal senatore Asciutti - che formalmente non si è astenuto nel corso dell'esame della Commissione cultura del Senato - emerge come anche la presente proposta di nomina si sia posta in continuità con la soluzione adottata nel corso della XIV legislatura dai gruppi dell'attuale minoranza, allora maggioranza di governo. Anche in quell'occasione infatti si designò un candidato con requisiti analoghi a quelli del maestro Di Francia. Non ritiene quindi fondate le obiezioni emerse nel corso dell'esame, a partire dalle osservazioni del collega Barbieri: non vi possono essere preclusioni per la designazione di una persona alla presidenza di un ente, solo perché in passato ha ricoperto una carica sindacale.

Nicola BONO (AN) rileva la necessità che la Commissione disponga al più presto della documentazione richiesta, allo scopo di procedere alla nomina sulla base di un'istruttoria completa, nei tempi prestabiliti.

Emerenzio BARBIERI, presidente, ricorda a questo proposito che il termine per l'espressione del parere è fissato al 9 ottobre 2006. Nel corso delle prossime sedute già convocate per la giornata di domani, mercoledì 4 ottobre, e dopodomani, giovedì 5 ottobre, si potrà procedere al prosieguo dell'esame.

Antonio RUSCONI (Ulivo), relatore, nel ribadire la propria disponibilità a fornire gli opportuni chiarimenti alle richieste fatte da alcuni colleghi, tiene a sottolineare che la Commissione cultura era stata opportunamente convocata per l'esame della proposta di nomina in titolo nel corso della scorsa settimana. Su richiesta peraltro di alcuni deputati della minoranza, in particolare di quelli appartenenti al gruppo dell'UDC, le relative sedute non si sono svolte. L'esigenza di svolgere quindi l'esame nei termini indicati deriva anche da fattori che non sono certamente addebitabili alla maggioranza. Non vorrebbe invece che la richiesta di ulteriori chiarimenti fosse giustificata solo da fini ostruzionistici.

Roberto POLETTI (Verdi), intervenendo per un'ulteriore precisazione, sottolinea che le richieste di chiarimento da lui poste derivano dal fatto che l'ENAM appariva incluso in un primo momento nella lista degli enti inutili. Sarebbe opportuno quindi che il Governo confermi tale soluzione, visto che vi è una delega specifica in questa materia di un sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze.

Nicola BONO (AN) precisa che il mancato svolgimento della seduta conseguente a una richiesta dei deputati di opposizione non si traduce di per sé in un intento ostruzionistico, ma si giustifica per ragioni contingenti di altro genere. Segnala poi che la necessità di una integrazione della documentazione trasmessa dal Governo alle Camere è legata alla scarsità di quella avuta. Nel caso in cui tale documentazione sia acquisita nella giornata odierna, ritiene in ogni caso che la Commissione potrebbe esprimere il parere di competenza già nella giornata di domani; in caso contrario la Commissione dovrebbe rinviare la deliberazione alla seduta già convocata per giovedì.

Emerenzio BARBIERI, presidente, ricorda che anche nella precedente legislatura il Governo forniva una documentazione scarna a supporto delle proposte di


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nomina e che da allora nulla è cambiato sul modo di procedere su tali nomine. Reputa opportuno invece fornire adeguata risposta alle questioni poste dai deputati nella seduta odierna, attraverso l'acquisizione della documentazione richiesta. La Commissione potrà comunque concludere l'esame della proposta di nomina in oggetto entro la seduta già prevista per giovedì 5 ottobre.

Il sottosegretario Nando DALLA CHIESA preannuncia che procederà all'acquisizione delle informazioni richieste, per i profili di competenza, con la compagine governativa nel suo insieme.

Emerenzio BARBIERI, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

Piano programmatico per il risanamento economico-finanziario dell'Università «Carlo Bo» di Urbino.
Atto n. 17.
(Esame e rinvio).

La Commissione inizia l'esame.

Titti DE SIMONE (RC-SE), relatore, illustrando il provvedimento in esame, rileva anzitutto che il piano programmatico su cui la Commissione è chiamata ad esprimere il proprio parere è volto a definire le azioni, gli strumenti e le risorse occorrenti al raggiungimento dell'equilibrio di gestione dell'Università degli studi di Urbino - anche attraverso l'eventuale alienazione del patrimonio edilizio - nonché a determinare le dotazioni organiche del personale docente e tecnico-amministrativo.
Com'è noto, infatti, l'articolo 1 del decreto-legge 30 giugno 2005, n. 115, ha assegnato all'Università di Urbino un contributo straordinario di 15 milioni di euro per ciascuno degli anni 2005 e 2006 ed ha disposto che il consiglio di amministrazione dell'ateneo, integrato da due esperti nominati dal Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, d'intesa con il Ministro dell'economia e delle finanze, definisse un piano programmatico per il risanamento dell'istituzione.
Il documento sottoposto alla Commissione, nella prima parte dà innanzitutto conto dello stato patrimoniale e della situazione delle entrate e delle uscite dell'Università; descrive poi le dotazioni organiche, ripercorre le azioni intraprese per il contenimento della spesa e reca, infine, un quadro generale dell'Ateneo nel contesto nazionale e internazionale.
Ricorda che le assunzioni del personale tecnico amministrativo sono state limitate con un provvedimento del 2003, mentre nel 2004 il Senato accademico ha deliberato il blocco dei concorsi del personale docente. È in corso di espletamento un concorso per dirigenti, attualmente pari a 3 unità.
Nonostante gli sforzi descritti, i costi di gestione hanno subito un incremento a fronte di un andamento costante delle entrate, con un disavanzo di gestione corrente pari a 16 milioni di euro (compensato dal contributo straordinario di cui al DL 115 del 2005) mentre il disavanzo consolidato ammonta a 56 milioni di euro. Il consiglio di amministrazione ritiene che tale disavanzo derivi dalla «storica collocazione nel sistema delle università non statali» che ha di fatto comportato un contributo statale minore rispetto alle altre università.
Nella seconda parte del piano sono definiti gli orientamenti strategici e le politiche da perseguire. Si intende in primo luogo valorizzare le peculiarità dell'ateneo e consentire la promozione dello sviluppo e della visibilità dell'ateneo anche a livello internazionale. In considerazione della flessione degli iscritti, si intende poi incrementare l'alta formazione, aumentare il numero degli studenti stranieri (pari al 3,7 per cento), inserire l'università in circuiti internazionali di convegnistica, rafforzare i servizi didattici.
Tali obiettivi, secondo il piano, saranno perseguiti attraverso una serie di politiche, tra le quali si ricordano la razionalizzazione dell'offerta formativa, mediante l'introduzione di criteri di valutazione; la


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definizione di una carta dei servizi; l'assestamento del rapporto studenti/docenti pari ad un docente per 35-40 alunni; il sostegno e lo sviluppo delle attività di ricerca; un sostanziale processo di decentramento della governance così come delle strutture didattiche e dei servizi (poli di Pesaro e Fano).
È inoltre previsto un programma di adeguamento delle strutture edilizie, ricorrendo anche alla dismissione di quanto non funzionale alle attività istituzionali dell'ateneo: in tal senso si prevede la vendita dei collegi universitari per un valore pari a 50 milioni di euro, mantenendone la destinazione d'uso, per coprire il debito pregresso nonché l'alienazione delle case coloniche e degli altri beni non funzionali alle necessità dell'ente per consentire interventi edilizi sugli immobili destinati a fini istituzionali.
Tali interventi non consentono tuttavia di raggiungere l'equilibrio finanziario senza un'integrazione di maggiori ricavi di almeno 24 milioni di euro, per cui nel piano vi è una richiesta di adeguamento del finanziamento pubblico. Inoltre, si sollecita la trasformazione dell'ateneo in università statale, «individuando in questa soluzione l'unica in grado di garantire stabilmente le risorse necessarie per pianificare politiche volte a salvaguardare la qualificazione dell'ateneo ed un suo ragionevole sviluppo».
Si segnala, inoltre, che nella previsione sopra descritta si considera l'ipotesi di portare in economia i residui passivi derivanti dai trasferimenti ricevuti per edilizia (pari a circa 9,3 milioni di euro) subordinatamente all'adozione di un idoneo provvedimento ministeriale che modifichi la destinazione al riguardo. Al riguardo l'appunto del Ministero allegato al piano precisa che il Ministero considera favorevolmente tale ipotesi.
In considerazione dell'importanza dell'ateneo in questione che, tra l'altro, opera in un contesto in cui non vi sono università statali in grado di soddisfare le esigenze del territorio, propone di esprimere un parere favorevole affinché il piano di risanamento sia portato a termine secondo le linee proposte. Preannuncia quindi un giudizio sostanzialmente favorevole su provvedimento in esame, auspicando la conclusione con esito positivo della procedura per la statizzazione dell'università.

Emerenzio BARBIERI, presidente, segnala che allo stato c'è una forte opposizione sulla statizzazione dell'ateneo di Urbino. Richiama, in particolare, quanto rilevato dal senatore Buttiglione nel corso dell'esame del provvedimento al Senato, in cui è stato sottolineato il carattere di università libera dell'ateneo che versa negli ultimi anni in una situazione di grave difficoltà finanziarie. Rappresenta peraltro, anche a nome dei deputati del gruppo cui appartiene, la disponibilità ad un eventuale giudizio favorevole sul piano in esame, a condizione che non si faccia riferimento al processo di statizzazione dell'ateneo, ma si privilegi la sua caratteristica di «università libera». Ricorda d'altra parte che proprio con riferimento specifico al piano di risanamento sono stati espressi dubbi anche da parte di alcuni rappresentanti dei gruppi di maggioranza, anche alla luce delle promesse fatte dal ministro Mussi in occasione della sua audizione relative agli interventi da realizzare per risolvere la crisi del sistema universitario italiano.
Nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia quindi il seguito dell'esame ad altra seduta.

Schema di regolamento in materia di modalità di nomina dei presidenti delle istituzioni artistiche e musicali.
Atto n. 25.
(Esame e rinvio).

La Commissione inizia l'esame.

Manuela GHIZZONI (Ulivo), relatore, illustrando il provvedimento in esame, rileva che lo schema di regolamento in esame reca modifiche al regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 28 febbraio 2003, n. 132, in materia


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di modalità di nomina dei presidenti delle istituzioni artistiche e musicali.
Ricorda che, com'è noto, la legge 21 dicembre 1999, n. 508, ha avviato la riforma delle Accademie di belle arti, dell'Accademia nazionale di danza, dell'Accademia nazionale di arte drammatica, degli Istituti superiori per le industrie artistiche (ISIA), dei Conservatori di musica e degli Istituti musicali pareggiati. A tali istituti, che costituiscono l'attuale «sistema di alta formazione e specializzazione artistica e musicale», è riconosciuto il diritto, sancito dall'articolo 33 della Costituzione, di darsi ordinamenti autonomi, nei limiti fissati da leggi.
Il concreto riordino dell'alta formazione artistico musicale è stato demandato a regolamenti di delegificazione: in attuazione alla legge è stato innanzitutto emanato il decreto del Presidente della Repubblica 28 febbraio 2003, n. 132, che ha indicato i criteri per l'adozione degli statuti e per l'esercizio dell'autonomia regolamentare.
In particolare, per quanto di interesse della Commissione, l'articolo 5 del citato decreto del Presidente della Repubblica disciplina la figura del presidente, rappresentante legale dell'istituzione, disponendo che questi venga nominato dal Ministro, sulla base di una designazione effettuata dal consiglio accademico entro una terna di soggetti di alta qualificazione manageriale e professionale proposta dal Ministro stesso.
Tale disposizione è stata annullata dalla sentenza n. 4293 del 2005 del Consiglio di Stato, in quanto lesiva del principio di autonomia delle istituzioni AFAM, giacché l'individuazione dell'organo di vertice dell'amministrazione era affidata all'eterodeterminazione del potere esecutivo. La norma annullata non teneva peraltro in nessun conto la peculiarità delle Istituzioni non statali (quali, ad esempio, gli IMP), i cui enti gestori, coincidenti quasi ovunque con i Comuni, venivano completamente estromessi dal processo di nomina dei Presidenti. A tale proposito, ricorda che la necessità di un correttivo era stata formulata da entrambe le Commissioni parlamentari, nella passata legislatura, in occasione dell'espressione del parere sullo schema di regolamento che si intende ora modificare. Il provvedimento in esame intende quindi colmare il vuoto normativo creatosi per effetto della predetta pronuncia; a tal fine, l'articolo 1, invertendo le modalità d'individuazione del presidente, attribuisce al consiglio accademico il potere di designazione della terna di soggetti tra i quali il Ministro effettua la nomina, che rimane comunque di competenza di quest'ultimo. I soggetti proposti devono possedere i requisiti dell'alta qualificazione professionale e manageriale, nonché della comprovata esperienza gestionale di enti o istituzioni nei settori della formazione artistica, musicale e coreutica.
Secondo quanto emerge dalla relazione illustrativa, la definizione dei requisiti sopra descritti consente inoltre di conciliare il principio dell'autonomia con la necessità di assicurare una gestione regolare ed efficiente delle istituzioni AFAM.
Aggiunge che l'articolo 2, con una norma transitoria volta, secondo la relazione illustrativa, ad assicurare la continuità del funzionamento delle istituzioni, prevede che i presidenti in carica alla data di entrata in vigore del regolamento continuino ad esercitare le proprie funzioni fino all'insediamento dei nuovi presidenti, la cui designazione dovrà essere fatta dal consiglio accademico entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore del regolamento.
Per completezza di informazione, segnala che nel proprio parere il Consiglio nazionale per l'alta formazione artistica, musicale e coreutica (CNAM) propone di stralciare dal testo la previsione dei requisiti, motivando tale richiesta con la considerazione che una norma precettiva in tale ambito costituirebbe lesione dell'autonomia delle istituzioni e motivo di conflitto tra organi di indirizzo e organi di gestione. In merito a questa proposta di stralcio, pur non condividendo la motivazione di una presunta lesione dell'autonomia, ritiene utile un approfondimento della questione, soprattutto con riferimento


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alla possibilità di un conflitto tra organi. L'esplicito riferimento al requisito della «comprovata esperienza gestionale di enti o istituzioni nei settori della formazione artistica, musicale e coreutica» prelude alla selezione di candidati con specifiche competenze di carattere manageriali che, in ambito AFAM, spetterebbero al direttore amministrativo; mentre il presidente dovrebbe svolgere una funzione di coordinamento complessivo dell'Istituzione volta all'attuazione delle strategie dell'ente. Ritiene che tale funzione potrebbe essere assolta anche da personalità che hanno maturato esperienze nell'ambito di organi di gestione di istituzioni non necessariamente culturali (quali ad esempio le Fondazioni bancarie) ovvero alle quali sia riconosciuta una profonda sensibilità e competenza all'ambito artistico e culturale in senso lato o che si siano distinte per una meritoria attività pubblica nel medesimo ambito.
Alla luce di tali considerazioni, suggerisce quindi che il requisito della comprovata esperienza riguardi in generale la gestione di enti o istituzioni pubbliche o private.
Ricorda inoltre che il CNAM suggerisce che per il sistema AFAM sia prevista un'unica figura di rappresentanza in luogo dell'attuale ripartizione di funzioni tra presidente e direttore, analogamente a quanto avviene nel sistema universitario; il Consiglio ricorda peraltro che tale posizione era già stata espressa dalle commissioni parlamentari nella passata legislatura, in occasione dell'emissione del parere sullo schema di regolamento che si intende modificare. A tale proposito desidera richiamare nuovamente la sentenza n. 4293 del Consiglio di Stato, che considera legittimo il cosiddetto «sistema binario» di gestione, che prevede la coesistenza al vertice di due organi distinti (presidente e direttore), in quanto questa opzione organizzativa non è lesiva del principio di autonomia e garantisce un controllo reciproco tra le competenze amministrative e quelle didattico-scientifiche. Peraltro, l'assimilazione del sistema AFAM al sistema universitario, come si è già avuto modo di osservare in questa stessa Commissione nella passata legislatura, non può comportare una pedissequa applicazione dell'organizzazione universitaria alle istituzioni AFAM, poiché essi rimangono due settori autonomi, ciascuno con le proprie peculiarità.
Ricorda infine che la V sezione del Consiglio di Stato ha espresso parere favorevole, esplicitando alcuni rilievi di contenuto formale.
In conclusione, la nuova formulazione delle modalità di nomina dei presidenti delle istituzioni artistiche e musicali garantisce l'autonomia costituzionale sancita per le istituzioni in parola, consentendo al contempo la necessaria continuità di funzionamento mediante la predisposizione delle norme transitorie.
Invita infine la Commissione a cogliere tale occasione per impegnare il Governo a portare quanto prima a compimento il processo di riforma delle istituzioni di alta formazione artistica e musicale.

Fulvio TESSITORE (Ulivo) concorda nel complesso con la relazione svolta dal deputato Ghizzoni. Esprime peraltro qualche preoccupazione circa l'esigenza che sia completato il processo di riforma delle istituzioni di alta formazione artistica e musicale. Rileva infatti l'opportunità di adottare provvedimenti che non trasformino tali istituzioni in istituzioni universitarie, ma definiscano un quadro sistematico e preciso della situazione del settore. Si sofferma in particolare sulle modalità di nomina dei presidenti delle istituzioni artistiche e musicali, di cui al comma 5 dell'articolo 2, che sarebbero assimilati ai rettori. Sarebbe invece opportuno a suo giudizio mantenere una distinzione dei relativi ruoli, anche per consentire il funzionamento di tali istituzioni senza pregiudizio dei compiti ad esse attribuiti.

Emerenzio BARBIERI (UDC) non reputa corretto che il presidente delle istituzioni artistiche e musicali sia nominato dal consiglio accademico nell'ambito di una terna di soggetti; in questo modo


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appare eccessivamente discrezionale il potere politico nella designazione del presidente. Riterrebbe per esempio opportuno, in questo senso, ridurre i soggetti da designare da tre a due. In secondo luogo, rileva l'opportunità che si precisino nel testo del provvedimento le modalità con le quali il consiglio accademico procede alla designazione di tali nominativi. Ritiene, infine, che dovrebbero essere dimezzati, rispettivamente, da sessanta a trenta giorni e da trenta a quindici giorni, i termini di designazione e elezione del presidente e di sua nomina da parte del ministro.

Pietro FOLENA, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

La seduta termina alle 13.15.

SEDE REFERENTE

Martedì 3 ottobre 2006. - Presidenza del presidente Pietro FOLENA. - Interviene il sottosegretario di Stato per le politiche giovanili e le attività sportive, Giovanni Lolli.

La seduta comincia alle 13.15.

Delega al Governo per la revisione della disciplina relativa alla titolarità ed al mercato dei diritti televisivi.
C. 587 Ciocchetti, C. 711 Giancarlo Giorgetti, C. 1195 Ronchi e C. 1496 Governo.
(Seguito dell'esame e rinvio - costituzione di un Comitato ristretto).

La Commissione prosegue l'esame, rinviato, da ultimo, il 21 settembre 2006.

Pietro FOLENA, presidente e relatore, ricorda che la proposta di legge n. 711, presentata dai deputati Giorgetti e Caparini, in materia di titolarità dei diritti di trasmissione televisiva dei campionati di calcio e di destinazione dei relativi proventi, si pone sostanzialmente in linea con i progetti già all'esame della Commissione. Si prevede infatti la contrattazione congiunta, da parte della Lega professionisti, dei diritti di trasmissione in chiaro, a pagamento e ad accesso condizionato, con qualsiasi modalità tecnica presente e futura di accesso ed a prescindere dal terminale di fruizione.
Evidenzia che quanto alla distribuzione delle risorse, la proposta prevede che i proventi siano ripartiti dalla Lega tra le società professionistiche affiliate su base paritetica. Ritiene che in proposito occorrerà valutare con particolare attenzione la disposizione relativa alle società di calcio, per le quali è stabilito che esse non siano più titolari dei diritti di trasmissione. In tal senso, fermo restando il comune obiettivo di una più equa ripartizione delle risorse, ritiene che il disegno di legge del governo, che prevede una contitolarità del diritto tra le società e la Lega, consente di raggiungere i medesimi obiettivi della proposta in esame con una modalità più aderente al dettato costituzionale in materia di iniziativa economica privata e autonomia negoziale.
Segnala, infine, la disposizione introdotta come segno concreto dell'importanza attribuita all'attività giovanile ed alla promozione dei vivai, che riserva una quota non inferiore al 10 per cento degli introiti redistribuiti alle singole società. Si prevede in tal senso che ciascuna società organizzi e finanzi una scuola di aggiornamento tecnico sportivo, ubicata nella città di riferimento della squadra, indirizzata all'addestramento calcistico e sportivo di atleti minori di anni sedici e, in particolare modo, al recupero attraverso l'attività sportiva di giovani con problematiche di disagio sociale. Come è emerso anche nel corso delle audizioni in corso di svolgimento nell'ambito dell'indagine conoscitiva sul calcio, ricorda quindi che la questione della formazione dei giovani e dei vivai rappresenta una delle strade da intraprendere per risolvere la crisi del calcio ed imprimere a questo mondo una maggiore attenzione ai valori fondanti dello sport. Ritiene che tale recupero possa essere avviato solo attraverso la crescita


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della persona e la sua educazione alla competizione leale, al rispetto reciproco e al senso di responsabilità.

Mario PESCANTE (FI) ribadisce la disponibilità a trovare una soluzione concordata, anche con i gruppi della maggioranza, che sia però alternativa al disegno di legge delega e giunga ad un confronto sul merito dei provvedimenti. Preannuncia a questo proposito la presentazione di una proposta di legge del gruppo cui appartiene su questi temi.

Il sottosegretario Giovanni LOLLI sottolinea che le questioni emerse nel corso dell'esame riguardano tre profili: il tema della vendita centralizzata dei diritti televisivi; un intervento normativo da realizzare con urgenza; l'esigenza di non procedere con un intervento dirigistico. Ribadisce che su tali aspetti vi è anche una disponibilità del Governo, in modo tale da pervenire ad un esame nel merito degli aspetti evidenziati. Evidenzia a questo proposito come la disponibilità a seguire un percorso procedurale alternativo a quello in corso, espressa dal rappresentante del gruppo di Forza Italia, segni un elemento di novità da non sottovalutare ai fini del buon esito dell'esame dei progetti di legge in discussione.

Nicola BONO (AN) osserva che nella fase di esame in cui la Commissione si trova occorre distinguere le questioni formali da quelli sostanziali. Ricorda, infatti, che il Governo ha emanato un disegno di legge delega motivandolo con la necessità di approvare con urgenza le necessarie regole per il settore. Nel momento in cui i gruppi politici manifestano una volontà in direzione di un accordo su un provvedimento di merito, ritiene che il problema dei tempi a giustificazione delle strumento della delega venga meno. È inutile, pertanto, che il Governo illustri in questa fase la sua posizione su aspetti di merito, quasi condizionandola ad un assenso dei gruppi alla sede legislativa. La Commissione potrà svolgere infatti su tali temi gli opportuni approfondimenti nel prosieguo dell'esame. Nel precisare che un eventuale provvedimento da approvare in sede legislativa non potrà contenere norme di delega, osserva quindi che tale provvedimento potrà attribuire al Governo il compito di emanare regolamenti attuativi sulla scorta di quanto previsto dalla legge n. 400 del 1988. Auspica, infine, che in tempi brevi la Commissione possa pervenire ad un'intesa per procedere in sede legislativa all'approvazione di un provvedimento in tempi brevi. In tal modo, il Governo rinuncerà allo strumento della delega e la Commissione potrà finalmente entrare nel merito delle questioni.

Pietro FOLENA, presidente e relatore, precisa che il rappresentante del Governo ha la facoltà di rappresentare eventuali considerazioni di merito connesse alla manifestata disponibilità a seguire un percorso normativo alternativo a quello dell'esame di un disegno di legge delega.

Mario PESCANTE (FI) non ritiene affatto inutile che il rappresentante del Governo chiarisca la sua posizione anche nel merito del provvedimento. Riterrebbe opportuno quindi che il sottosegretario Lolli proseguisse nell'indicazione delle priorità di merito che intenderebbe sottoporre all'esame della Commissione.

Luciano CIOCCHETTI (UDC) ribadisce l'auspicio di superare l'attuale impianto normativo, con il ritiro da parte del Governo della delega, per arrivare ad un confronto nel merito delle questioni da affrontare. Riterrebbe opportuno d'altra parte che si procedesse ad un passaggio in Comitato ristretto per giungere ad un rapido esame nel merito, anche ai fini di un trasferimento dei provvedimenti all'esame in sede legislativa.

Antonio RUSCONI (Ulivo) condivide le considerazioni espresse anche dai colleghi della minoranza circa l'esigenza di giungere in tempi rapidi ad una approvazione, anche nel merito, dei progetti di legge in esame. Aggiunge che l'eventuale trasferimento in sede legislativa dei progetti di legge in esame sarebbe prospettabile, soprattutto


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laddove in Comitato ristretto, si raggiunga un accordo il più possibile condiviso tra tutti i gruppi sul merito del provvedimento. Apprezza quindi anche in questo senso la disponibilità manifestata dal rappresentante del Governo, tenuto conto peraltro del prossimo avvio dell'esame dell'Assemblea sui provvedimenti in titolo. Si dichiara quindi favorevole ad un passaggio in Comitato ristretto dell'esame dei provvedimenti, come d'altra parte già rappresentato informalmente dallo stesso relatore, per svolgere un approfondimento sulle questioni che ancora separano maggioranza e minoranza sull'adozione di un unico testo condiviso. Di conseguenza ritiene opportuno che il rappresentante del Governo illustri, anche nel merito, gli orientamenti che intende assumere al riguardo.

Pietro FOLENA, presidente e relatore, rileva che il dibattito finora emerso sullo strumento e sui profili di metodo nell'esame delle proposte di legge in oggetto ha consentito di tenere viva l'attenzione anche sui profili di merito. Ribadisce l'opportunità di costituire un comitato ristretto, come aveva già preannunciato informalmente ad alcuni componenti della maggioranza. In quella sede si potrà pervenire ad un confronto tra tutti i gruppi che consenta di giungere, auspicabilmente, all'adozione di un testo base sul quale si possa richiedere il trasferimento dell'esame in sede legislativa. Ritiene quindi necessario, in questo senso, che il Governo anticipi le posizioni che intenderà assumere nel merito.

Nicola BONO (AN), a scanso di equivoci, intende puntualizzare che non vi è naturalmente nessuna preclusione a che il rappresentante del Governo indichi nel merito le priorità che intende seguire nel prosieguo dell'esame del provvedimento. Ciò che non può accadere è invece che in questa fase il Governo subordini l'assenso all'eventuale trasferimento in sede legislativa, all'accoglimento da parte dei gruppi di minoranza delle priorità indicate dal rappresentante dell'esecutivo.

Pietro FOLENA, presidente e relatore, ritiene che in questa fase non vi sia né la richiesta di un assenso preventivo sul merito da parte del Governo, né un ritiro preventivo della delega da parte dell'Esecutivo. È auspicabile, invece, un confronto aperto su questi temi proprio ai fini di una loro soluzione, anche in sede di comitato ristretto.

Il sottosegretario Giovanni LOLLI osserva che la proposta del Governo è diversa da quella presentata dall'allora maggioranza con la proposta Ronchi. Sottolinea innanzitutto che la vendita centralizzata non esclude che chi ha la titolarità della vendita non possa poi scegliere di vendere a pacchetti o in modo diverso. Rileva, inoltre, che sull'equa ripartizione è emersa la necessità, evidenziata anche dal confronto con i rappresentanti del mondo del calcio, della fissazione di alcuni parametri che consentano una gestione ferma e non elastica dei diritti. Ricorda, per esempio, che secondo la disciplina prevista in altri Paesi vi è la ripartizione del cinquanta per cento uguale fra tutti i soggetti, e una in proporzione al risultato e al bacino di utenza, del restante cinquanta. In questa ripartizione il Governo intende quindi destinare una quota proprio al sostegno delle società vivaistiche e dilettantistiche, come richiesto da un parte dei gruppi della minoranza.
Aggiunge che appare necessario prevedere una fase transitoria tenendo conto che alcune società hanno stipulato contratti fino al 2010, con ulteriori opzioni per il periodo successivo. In questo senso, peraltro, rappresenta l'esigenza di considerare diversamente la sorte dei contratti in essere con i diritti di opzione, coprendo la fase transitoria solo fino al 2010, eventualmente con la previsione di un periodo di décalage per il successivo periodo. Riterrebbe quindi opportuno che non si prevedesse la possibilità di sublicenze di piattaforme, ma si definisse un percorso che non crei, di fatto, un'alterazione del mercato delle licenze. Ribadisce quindi


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che il Governo intende aprire un confronto nel merito sugli aspetti evidenziati con tutte le forze politiche.

Pietro FOLENA (RC-SE), presidente, propone quindi di costituire un Comitato ristretto.

La Commissione delibera quindi di costituire un Comitato ristretto, riservandosi il Presidente di nominarne i componenti sulla base della designazione dei gruppi.

La seduta termina alle 14.10.

COMITATO RISTRETTO

Martedì 3 ottobre 2006.

Equipollenza del diploma di laurea in scienze motorie al diploma di laurea in fisioterapia.
C.28 Boato e C. 522 De Simone.

Il Comitato ristretto si è riunito dalle 14.10 alle 14.30.