II Commissione - Resoconto di mercoledì 11 ottobre 2006


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SEDE CONSULTIVA

Mercoledì 11 ottobre 2006. - Presidenza del presidente Pino PISICCHIO, indi del vicepresidente Daniele FARINA. - Interviene il sottosegretario di Stato per la giustizia Luigi Scotti.

La seduta comincia alle 14.25.

Sui lavori della Commissione.

Mario PEPE (FI) sollecita la costituzione degli organi dei Comitati permanenti deliberati dall'Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentati dei gruppi.

Pino PISICCHIO, presidente, nel condividere pienamente l'esigenza della rapida costituzione dei Comitati permanenti, invita i gruppi a procedere alle intese necessarie per procedere alla costituzione degli organi dei Comitati medesimi, preannunciando che, in caso contrario, la Commissione sarà convocata per l'elezione di tali organi.

Legge finanziaria per l'anno 2007.
C. 1746-bis Governo.

Bilancio dello Stato per l'anno 2007.
C. 1746 Governo.

Tabella n. 2: Stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze (limitatamente alle parti di competenza).

Tabella n. 5: Stato di previsione del Ministero della Giustizia.

Tabella n. 10: Stato di previsione del Ministero delle infrastrutture (limitatamente alle parti di competenza).
(Parere alla V Commissione).
(Esame congiunto e rinvio).

La Commissione prosegue l'esame del provvedimento, rinviato il 10 ottobre 2006.


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Lanfranco TENAGLIA (Ulivo), riservandosi di intervenire ulteriormente nel merito, chiede al Governo chiarimenti in ordine agli effetti dell'articolo 64 del disegno di legge finanziaria relativo al trattamento economico dei magistrati, anche in relazione alle diverse classi stipendiali. Domanda, in particolare, se vi siano ricompresi anche le magistrature amministrativa, contabile e militare, nonché l'Avvocatura generale dello Stato. Ritiene opportuno tale approfondimento nell'ottica di valutare eventuali modifiche al testo proposto dal Governo.

Edmondo CIRIELLI (AN), nel manifestare forte dissenso sui documenti di bilancio in materia di giustizia, richiama il rilievo svolto dal relatore circa la diminuzione delle spese di gabinetto del Ministero della giustizia per sottolineare che essa ricade sugli investimenti in conto capitale per l'edilizia giudiziaria e penitenziaria. Ne consegue una valutazione critica circa l'incremento dei costi della politica rispetto agli interventi di settore. Si sofferma poi sulla riduzione di circa 500 milioni di euro relativa agli affari di giustizia, enucleando le diverse voci del capitolo 1360 dello stato di previsione ministeriale che ne verrebbero gravate. In particolare, lamenta che detta riduzione incida sulle spese per il gratuito patrocinio e per le indagini anti-mafia, ritenendo che, in tal modo, da un lato si colpiscano le fasce deboli della società che pure la manovra finanziaria nel suo insieme pretenderebbe di tutelare - confermando la malafede degli interventi previsti con il cosiddetto «decreto Bersani» - dall'altro si penalizzerebbe il contrasto della criminalità organizzata proprio per iniziativa di uno schieramento politico che si è presentato come campione della legalità.

Manlio CONTENTO (AN) rammenta di avere già nella seduta precedente richiesto al Governo chiarimenti analoghi a quelli ritenuti necessari dal collega Tenaglia.

Gaetano PECORELLA (FI) si richiama alla consistente riduzione delle spese per l'edilizia penitenziaria riscontrabile nell'ambito del centro di responsabilità del Gabinetto del Ministro, per stigmatizzarla alla luce delle considerazioni svolte e degli impegni assunti in occasione della concessione dell'indulto.

Il sottosegretario Luigi SCOTTI, nel rispondere alle richieste formulate dai componenti della Commissione, fa innanzitutto presente che lo stato di previsione del Ministero della giustizia si colloca in una non facile dimensione nell'ambito della manovra di bilancio. Ringrazia pertanto il relatore per l'impegno profuso nell'illustrazione dei documenti di bilancio.
In termini generali, sulla base della distinzione tra spese obbligatorie e non obbligatorie, rileva che negli ultimi cinque anni c'è stato un decremento del 52 per cento dei fondi destinati ai servizi della giustizia, sicché il dato incrementale complessivo appare assolutamente irrilevante e non corrispondente ad alcun miglioramento di produttività. Quanto alla riduzione dello stato di previsione per il 2007, ne ricollega le ragioni - per una quota pari al 3,8 per cento - all'intervento del cosiddetto «decreto Bersani» dello scorso luglio che ha disposto il blocco delle anticipazioni delle spese di giustizia da parte delle Poste italiane, al fine di meglio individuare gli andamenti delle singole poste di bilancio. Osserva quindi che, nel quadro di una manovra di risanamento, il Ministero della giustizia risulta tra i meno colpiti, proprio in ragione della strategicità della sua funzione.
Entrando nel dettaglio, chiarisce innanzitutto che il fondo pari a 200 milioni di euro di cui all'articolo 209 del disegno di legge finanziaria riguarda le spese di funzionamento relative alla manutenzione degli edifici, alle utenze, al parco-auto, alla cancelleria, eccetera. Rammenta la previsione di altri due fondi, uno di cento milioni di euro per l'edilizia giudiziaria e penitenziaria ed uno di cinquanta milioni di euro per le future iniziative legislative.
Rispetto alla ventilata ipotesi di revisione della geografia giudiziaria, fa presente


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che non sarebbe stato in alcun modo possibile contabilizzarla se non a consuntivo, dal momento che il bilancio di previsione è redatto sulla base della legislazione vigente e non risulta alcun disegno di legge presentato in tal senso.
Dà quindi ragione della sussistenza dei residui passivi, non escludendo margini di inefficienza, ma sostanzialmente motivandoli sulla base dei flussi di cassa e dei necessari concerti interministeriali che spesso ritardano l'effettiva spesa.
Riguardo all'informatica, rileva che l'importo in bilancio è pari a 84 milioni di euro con un incremento dell'1,2 per cento, che considera il massimo che sia stato possibile raggiungere, pur nella consapevolezza della sua inadeguatezza rispetto alle necessità del sistema, anche tenendo conto dell'elevato tasso di obsolescenza e del facile deterioramento delle attrezzature. Rammenta al riguardo la scelta strategica di puntare sull'informatica giudiziaria, nell'ottica dello snellimento dei tempi del processo.
Con riferimento ai 20 milioni di euro destinati al risarcimento giudiziario, precisa che non vi rientrano solo gli effetti della cosiddetta «legge Pinto», ma anche i rimedi per ingiusta detenzione ovvero per sequestri di beni. Nel rilevare la tendenza incrementale della spesa, che negli ultimi dieci anni è passata da 7 a 17 milioni di euro, segnala la crescita anche delle azioni di responsabilità in regresso, passate dal 5 per cento al 27 per cento.
Rispondendo alle osservazioni fatte sulle spese di gabinetto, evidenzia la lievitazione dovuta alla presenza presso il Ministero di cinque sottosegretari non parlamentari, ricordando tuttavia che lo stesso disegno di legge finanziaria dispone la decurtazione di un terzo dei rispettivi trattamenti. Precisando che le spese per le indennità accessorie risultano in linea con quelle degli altri dicasteri, spiega che gli apparenti incrementi delle spese di segreteria e delle spese per beni e servizi sono in realtà da imputarsi all'accorpamento di più capitoli di bilancio, in modo che complessivamente ne risulta invece una riduzione.
Con riguardo all'edilizia penitenziaria, conferma che si tratta di un comparto in sofferenza, am ritiene che risorse aggiuntive potranno pervenire dal ricorso ai fondi di altri ministeri. Considera poi appena sufficiente lo stanziamento per i servizi sanitari e farmaceutici in ambito penitenziario, alla luce della diffusione dell'HIV e della tossicodipendenza. Non vi è quindi margine per interventi di prevenzione, ma soltanto per quelli di prima necessità. Quanto ai lavoratori precari presso la polizia penitenziaria, chiarisce che non è possibile il loro inquadramento a tempo indeterminato perché le piante organiche sono complete, salvo i livelli superiori.
Circa il rilievo formulato della persistenza di sentenze redatte a mano, segnala che si tratta solo dell'1,7 per cento, dal momento che ormai quasi tutti i magistrati scrivono direttamente le sentenze al computer.
In conclusione, si sofferma sugli effetti sui magistrati delle disposizioni di cui all'articolo 64 del disegno di legge finanziaria. Ne deriva sia il rinvio dell'aumento triennale normalmente computato sulla base di un «paniere» tratto dall'alta dirigenza statale, sia il dimezzamento degli scatti biennali della progressione di carriera. Illustrando le diverse classi stipendiali, rileva che ne risentiranno soprattutto i giovani magistrati. Ne consegue il rischio di una disaffezione verso l'accesso alla magistratura che potrebbe ripercuotersi negativamente sulla qualità delle nuove leve. A suo avviso, il meccanismo avrebbe invece dovuto operare al contrario, incidendo maggiormente sulle posizioni più elevate della carriera.

Lanfranco TENAGLIA (Ulivo) ripropone la questione se l'articolo 64 del disegno di legge finanziaria riguardi non solo la magistratura ordinaria, come lascerebbe intendere il richiamo dell'articolo 3 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, o meno, come invece lascerebbe intendere la tabella esemplificativa dei relativi effetti finanziari.


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Enrico BUEMI (RosanelPugno) sollecita la conclusione delle procedure di reclutamento del personale amministrativo ed ausiliario che il Ministero della giustizia non ha ancora adempiuto.

Manlio CONTENTO (AN) ringrazia il sottosegretario Scotti dell'ampia risposta resa alla Commissione, anche se taluni aspetti - come ad esempio il gratuito patrocinio - restano da approfondire. Invita comunque alla prudenza nell'imputare al precedente Governo responsabilità in ordine alla situazione finanziaria, ritenendo che si debba attendere la conclusione dell'anno in corso, che potrebbe riservare qualche sorpresa, a cominciare dal dato dell'indebitamento che già è al 2,9 per cento. Contesta, quindi, la significatività delle comparazioni contabili fornite dal rappresentante del Governo, dal momento che la tendenza da lui segnalata risale al 1997 e non al 2001 e quindi non può costituire un argomento politico. Resta il fatto che nell'ultimo quinquennio il bilancio per la giustizia si è comunque incrementato, mentre suscita invece preoccupazione per il futuro l'attuale drastica riduzione, che non può non essere censurata politicamente. Manifesta altresì preoccupazione per il calo di trasparenza determinato dai citati accorpamenti dei capitoli del bilancio che, seppur motivati dal sistema statistico comunitario, rendono più difficile la valutazione degli scostamenti rispetto alle previsioni. In particolare, raccomanda attenzione alle spese per acquisto di beni e servizi. Cita il caso dei ventilati investimenti per attrezzature destinate alle intercettazioni che considera uno spreco, mentre si lesinano risorse per l'edilizia penitenziaria.
Sottolinea poi il rilievo politico, prima che quantitativo, delle osservazioni formulate riguardo alle spese di gabinetto, alla luce della contestazione a suo tempo rivolta dall'opposizione per l'incremento del numero dei ministri, dei viceministri e dei sottosegretari, dei cui effetti negativi oggi si ha conferma anche dalle parole del rappresentante del Governo. Segnala, quindi, la complessiva diminuzione delle risorse a disposizione dell'amministrazione della giustizia che neanche il blocco del turn over riuscirebbe più a contenere.
Passando alla valutazione dell'articolo 64 del disegno di legge finanziaria, esprime dubbi sulla sua asserita transitorietà, dal momento che gli effetti contabili sono calcolati sino al 2009 e per giunta in costante aumento, sicché appare lecito credere che si tratti piuttosto di una scelta politica almeno da parte del Ministero dell'economia. Fa presente che si sarebbero potuti prevedere risparmi di altro tipo senza incidere sugli stipendi, ritenendo comunque preferibile una rimodulazione tra le classi stipendiali in un'ottica di solidarietà che non penalizzi i più giovani. Si domanda, peraltro, se, in omaggio ad un andazzo corrente, il Governo non si prepari a presentare un emendamento al riguardo.
Non considera poi soddisfacenti le spiegazioni relative alla riduzione di circa 500 milioni di euro per gli affari di giustizia, non ritenendo sufficienti le conseguenze derivanti dal cosiddetto «decreto Bersani». Ha l'impressione, anche tenendo conto della contemporanea istituzione del fondo per le spese di funzionamento, che si sia di fronte ad un'operazione di «ingegneria finanziaria». A suo avviso, peraltro, gli effetti della fine delle anticipazioni postali delle spese di giustizia saranno ancora più negativi. Aggiunge ulteriori considerazioni critiche in ordine all'entità dei residui ed all'accorpamento delle spese per le indennità del personale esterno, per soffermarsi successivamente sulle difficoltà degli enti locali che da tempo non sono rimborsati per gli oneri sostenuti al fine di assicurare la manutenzione degli uffici giudiziari. Considera maggiormente grave tale disfunzione a seguito degli ulteriori tagli subiti dagli stessi enti locali a causa della manovra finanziaria.
Passando alla situazione degli archivi notarili, invita ad una ricognizione delle loro esigenze logistiche sul territorio nazionale, al fine di pervenire ad una loro razionalizzazione. Propone poi che la Commissione dedichi una seduta alla delicata questione della ventilata revisione


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della geografia giudiziaria. Segnala altresì l'esigenza di valutare l'efficacia del meccanismo del risarcimento giudiziario.
Con riguardo al sistema carcerario, rilevando il costante aumento dei costi, lamenta come un detenuto su due non sia avviato al lavoro e sollecita la definizione di una tipologia contrattuale ad hoc che consenta di realizzare la piena occupazione nel contesto penitenziario. Critica poi la scarsità delle risorse messe a disposizione della giustizia minorile, osservando la crescita degli oneri a sfondo sociale che derivano soprattutto dall'elevato numero di minori stranieri.
In conclusione, ritiene che il bilancio della giustizia sia caratterizzato da molte ombre e poche luci, auspicando che il futuro possa riservare risultati migliori e confermando comunque il contributo della sua parte politica in tale direzione.

Erminia MAZZONI (UDC), dopo aver dichiarato di condividere e richiamare i dettagliati rilievi formulati dall'onorevole Contento sui documenti di bilancio, osserva che, allo stesso modo che la manovra finanziaria ha tradito gli obiettivi fissati nel documento di programmazione economico-finanziaria, la nota preliminare allegata alla Tabella n. 5, relativa allo stato di previsione del Ministero della giustizia, non corrisponde al contenuto delle tabelle medesime. Secondo il DPEF, la manovra finanziaria avrebbe dovuto ottenere un miglioramento dei saldi attraverso tagli alle spese, anzichè, come invece avvenuto sotto la spinta di una parte della maggioranza, attraverso l'inasprimento della pressione fiscale. Allo stesso modo, in materia di giustizia, il Governo si pone degli obiettivi, che sono esplicitati nella nota preliminare allegata alla Tabella n. 5, ma che poi non sono perseguiti concretamente, come si evince dal contenuto della tabella medesima. Tra le diverse incongruenze rilevate, si sofferma sulla mancanza di investimenti adeguati per la costruzione di nuovi istituti penitenziari a fronte dell'obiettivo di ridurre il sovraffollamento nelle carceri, al fine di realizzarvi condizioni di vita dignitose. Altra contraddizione è data dalla mancanza di investimenti congrui in materia di giustizia minorile, necessari per raggiungere l'obiettivo di una effettiva rieducazione dei minorenni autori di reato. Rileva, inoltre, una contraddizione tra quanto più volte ribadito dal Ministro ed, oggi, dal rappresentante del Governo, in relazione alla volontà di non riformare la geografia giudiziaria e quanto espressamente dichiarato - oltre che nella relazione depositata in occasione della prima seduta della Commissione dedicata all'audizione del Ministro sulle linee programmatiche del suo dicastero - nella nota preliminare alla Tabella n. 5, nella parte in cui si afferma espressamente che la riorganizzazione delle articolazioni territoriali dell'amministrazione giudiziaria e la revisione delle circoscrizioni giudiziarie rappresentano obiettivi strategici che il Ministero della giustizia intende perseguire nel corso dell'anno 2007. A tale proposito, osserva che la scarsa dotazione prevista per gli uffici giudiziari sembrerebbe confermare quanto dichiarato nella predetta nota preliminare. Ritiene, inoltre, che la scelta di accorpare le singole voci di spesa in voci di più ampio contenuto non si sia tradotta unicamente in una operazione contabile che ha inciso negativamente sulla trasparenza del bilancio, ma di fatto abbia comportato in alcuni casi una vera e propria riduzione degli stanziamenti.
In relazione all'intervento del sottosegretario, osserva che gli ausiliari di polizia penitenziaria che dovrebbero essere assorbiti nei ruoli ammonterebbero a circa cinquecento unità. In ordine alle spese del gabinetto e degli uffici di diretta collaborazione all'opera del Ministro, ritiene che debba essere valutata grave la circostanza che siano aumentate considerevolmente le spese relative agli stipendi dei sottosegretari. Tale aumento di spesa è, infatti, dovuto ad una scelta di natura politica di non nominare come sottosegretari soggetti che rivestano anche la qualifica di membri del Parlamento, in quanto altrimenti si sarebbe ancora di più ridotto,


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specialmente al Senato, l'esiguo margine di differenza tra la maggioranza e l'opposizione.
Conclude assicurando l'apporto del suo gruppo, attraverso proposte emendative, al miglioramento della manovra finanziaria, per quanto di questa non ne sia condivisibile l' impostazione di fondo, mancando qualsiasi prospettiva volta a creare un processo virtuoso di sviluppo del Paese attraverso adeguate politiche di investimento.

Mario PEPE (FI) ricorda che in occasione dell'approvazione della legge sull'indulto, il Governo ha accolto un ordine del giorno della opposizione che impegnava il medesimo in ordine ad una serie di questioni in materia penitenziaria ed in particolare in relazione alla medicina penitenziaria. Osserva che, non ottemperando all'impegno preso nei confronti del Parlamento, il Governo non prevede stanziamenti adeguati per la medicina penitenziaria, secondo peraltro una linea di tendenza che da anni vede un costante decremento dei fondi destinati a tale settore. Inoltre, rileva che a causa dell'inserimento della materia della medicina penitenziaria in una unità previsionale di base che contiene una serie di spese relative al mantenimento, assistenza e rieducazione dei detenuti, gli stanziamenti che dovrebbero essere indirizzati alla medicina penitenziaria finiscono per essere dirottati su altre spese, così come, ad esempio, è avvenuto nella scorsa legislatura, quando è stato approvato un suo emendamento a sua firma, presentato proprio con la finalità di assicurare fondi alla medicina penitenziaria.

Paola BALDUCCI (Verdi) si sofferma sull'articolo 177 relativo all'emersione del lavoro sommerso, che specialmente nel meridione ed, in particolare in Puglia, rappresenta una piaga sociale. Ritiene che la disposizione debba essere modificata nella parte in cui prevede una sorta di condono a favore di coloro che abbiano assunto irregolarmente del personale. In particolare, non appare assolutamente condivisibile il comma 7 nella parte in cui prevede che nei confronti dei datori di lavoro che hanno presentato l'istanza di regolamentazione del lavoro sommerso siano sospese, per la durata di un anno a decorrere dalla data di presentazione, le eventuali ispezioni e verifiche da parte degli organi di controllo e vigilanza.

Enrico COSTA (FI) preliminarmente contesta quanto affermato dal sottosegretario circa la effettiva consistenza degli investimenti previsti per il settore della giustizia, non condividendo la tesi secondo cui nella scorsa legislatura si sarebbe verificata una riduzione degli investimenti del 50 per cento circa. Confrontando le spese finali per la giustizia previste nel 2005 per l'esercizio 2006 con quelle previste quest'anno per l'esercizio 2007, risulta evidente che queste ultime determinano una variazione negativa. Mentre le spese per il Ministero della giustizia quest'anno incidono l'1,6 per cento rispetto alle spese finali del bilancio dello Stato, lo scorso anno l'incidenza era dell'1,7 per cento. Ciò significa che il Ministero della giustizia rispetto agli altri ministeri ha subìto una maggiore riduzione dei fondi. Ricorda, a tale proposito, che già nel luglio scorso con il «decreto Bersani» la giustizia ha subìto una considerevole decurtazione dei propri fondi.
Per quanto riguarda la diminuzione di 9,2 milioni di euro nelle previsioni relative al centro di responsabilità «gabinetto e uffici di diretta collaborazione all'opera del Ministro», osserva che sono aumentate quelle relative agli stipendi dei sottosegretari a causa di una scelta di natura politica che ha portato alla nomina di tecnici quali sottosegretari, al fine di evitare il rischio di un azzeramento dell'esiguo margine di differenza tra maggioranza ed opposizione.
Sottolinea l'inadeguatezza degli investimenti previsti a favore dell'edilizia penitenziaria, della medicina penitenziaria e del lavoro nelle carceri, nonostante che, in occasione dell'approvazione della legge sull'indulto, il Governo abbia accolto, anche come raccomandazioni, degli ordini


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del giorno relativi all'incremento degli investimenti in tali settori. Ritiene che la posizione del Governo sia ambigua in relazione alla questione della revisione della geografia giudiziaria, in quanto, da un lato, si nega l'intenzione di procedere a tale revisione, dall'altro, non si assegnano risorse adeguate agli uffici giudiziari distribuiti sul territorio nazionale, determinando una paralisi del funzionamento di alcuni di essi.
Circa il bilancio pluriennale, osserva che questo registra una tendenziale diminuzione delle somme stanziate per l'anno 2009 rispetto a quelle stanziate per gli anni 2007-2008. Da tale dato si ricava la volontà di ridurre nel tempo le risorse stanziate a favore della giustizia e che, al contrario di quanto afferma il Ministro, la scarsità dei fondi stanziati non costituisce un evento eccezionale legato unicamente alla manovra in corso.
Infine sottolinea la scarsa trasparenza dei documenti di bilancio a causa della scelta di accorpare le singole voci di spesa in voci di spesa di contenuto più generale.

Lanfranco TENAGLIA (Ulivo) preliminarmente rileva che il principio costituzionale della ragionevole durata del processo rappresenta un vero e proprio vincolo nella individuazione delle somme da destinare al settore della giustizia. Tale principio, infatti, può trovare attuazione solo a condizione che alla giustizia siano attribuite risorse adeguate.
Sottolinea con favore la novità della previsione, all'articolo 209 del disegno di legge finanziaria, del fondo per le spese di funzionamento della giustizia, al quale è assegnata una dotazione annua di 200 milioni di euro, finalizzata alle esigenze correnti connesse all'acquisizione di beni e servizi. Attraverso tale stanziamento, ad esempio, potrà porsi rimedio alla prassi della anticipazione delle spese di trasferta da parte dei magistrati.
Non condivide, invece, le scelte effettuate agli articoli 57 e 64 del disegno di legge finanziaria relativi rispettivamente al blocco delle assunzioni ed al taglio degli aumenti automatici concessi al personale dello Stato non contrattualizzato. In ordine alla prima disposizione, sottolinea l'esigenza di reintrodurre l'eccezione riferita al personale di magistratura e del comparto giustizia prevista in altre occasioni quando si è stabilito il blocco di assunzioni nel pubblico impiego. Qualora l'articolo 57 non dovesse essere modificato si renderebbe ancora più difficile il funzionamento del sistema giudiziario ed il raggiungimento di livelli di efficienza accettabili. Osserva che, a seguito di tale disposizione, la legge n. 48 del 2001 sull'aumento dell'organico della magistratura, ad esempio, non potrebbe trovare più applicazione e, quindi, non potrebbero essere assunti i circa 350 nuovi magistrati che dovrebbero essere immessi nei ruoli entro il 2008 a seguito dell'espletamento del concorso straordinario attualmente in atto.
L'articolo 64 contiene la previsione di un taglio del 50 per cento degli aumenti automatici concessi al personale dello Stato non contrattualizzato «in attesa di una specifica disciplina intesa alla revisione delle relative strutture retributive, finalizzata al superamento delle progressioni economiche articolate in automatismi stipendiali per anzianità nonché all'introduzione di specifici elementi di valutazione di produttività». Ritiene che in ragione della sua formulazione la norma riguardi il personale delle magistrature ordinaria, amministrativa e contabile, oltre che dell'Avvocatura di Stato. Ritiene che il dimezzamento degli automatismi legati ad alcuni passaggi di carriera e il legare la retribuzione a valutazioni quantitative sul lavoro svolto produrranno lo stravolgimento dell'attuale modello di giudice e influiranno sulla qualità del lavoro. Rileva che dalla disposizione in esame, i giovani magistrati saranno quelli maggiormente colpiti, determinando in tal modo una sperequazione del tutto ingiustificata. Per evitare questa ingiustizia e per tradurre la norma in una disposizione legata unicamente alla contingenza della situazione economica del Paese, si potrebbe prevedere una sospensione dell'adeguamento degli automatismi stipendiali per un determinato periodo di tempo.


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Gaetano PECORELLA (FI) preliminarmente osserva che lo stanziamento complessivo a favore della giustizia è diminuito rispetto a quello previsto dalla manovra finanziaria dell'anno precedente, come risulta chiaramente dall'analisi degli stanziamenti previsti. A tale proposito, ricorda che nella scorsa legislatura si è registrato un progressivo e costante incremento dei fondi destinati al Ministero della giustizia.
Ritiene che sia politicamente grave la mancata previsione di fondi adeguati in materia penitenziaria anche in relazione all'accoglimento da parte del Governo di un ordine del giorno, presentato in occasione dell'approvazione della legge sull'indulto, volto a prevedere una serie di investimenti, quali la costruzione di nuovi istituti penitenziari e l'adeguamento degli esistenti nonchè la creazione delle condizioni necessarie per garantire l'accesso al lavoro.
Sottolinea l'esigenza politica che il Ministro della giustizia esponga alla Commissione le ragioni per le quali nei documenti di bilancio non viene dato seguito a quell'impegno preso nei confronti del Parlamento. Si tratta di una questione estremamente grave anche in relazione alla circostanza che da parte di molti deputati dell'opposizione il voto a favore della proposta di legge sull'indulto è dipeso proprio dall'accoglimento di quell'ordine del giorno. Chiede, pertanto, alla presidenza di assicurare la presenza del Ministro prima della scadenza del termine per la presentazione di emendamenti ed ordini del giorno, già fissato per domani alle ore 9. Dall'esito dell'incontro con il Ministro dipenderà anche il contenuto degli emendamenti che sarà necessario od opportuno presentare.

Daniele FARINA (RC-SE), presidente, ritiene che la questione posta dal deputato Pecorella possa essere esaminata nella riunione dell'Ufficio di Presidenza integrato dai rappresentanti dei gruppi, convocato al termine della seduta in sede consultiva.

Bruno CESARIO (Ulivo) ritiene che l'impianto della manovra finanziaria sia ben equilibrato, anche in considerazione dell'eredità lasciata dal governo di centro-destra. Sottolinea con estremo favore la scelta del Governo di privilegiare gli investimenti nel meridione, la cui situazione economica in alcune realtà è estremamente grave. Per quanto riguarda il settore della giustizia, le scelte del Governo appaiono essere condivisibili, per quanto migliorabili attraverso alcuni interventi correttivi. Ritiene che debba comunque essere dato atto al Governo che, al contrario di quanto accaduto nel corso dell'ultima legislatura, sono venute meno tutte quelle tensioni che avevano caratterizzato il settore della giustizia.

Federico PALOMBA (IdV) rileva di aver votato la fiducia al Governo in quanto il Presidente del Consiglio, nel corso delle dichiarazioni programmatiche rese alle Camere, si era posto l'obiettivo di raffreddare le tensioni tra magistratura e politica e di ridurre della metà la pendenza dei procedimenti giudiziari. Ritiene che la manovra finanziaria debba essere valutata in relazione a tali obiettivi.
Per quanto riguarda il primo obiettivo, osserva che l'articolo 64, riducendo gli automatismi stipendiali dei magistrati, sembra avere una finalità punitiva verso la magistratura, anche se probabilmente si tratta di una disposizione la cui ratio è da ricondurre unicamente a ragioni di natura contabile finalizzate alla riduzione del saldo. Tale disposizione appare essere in conflitto con lo stesso principio costituzionale dell'autonomia e indipendenza della magistratura, in quanto incide negativamente sul principio della progressione automatica stipendiale, che trova la sua giustificazione nell'esigenza di evitare l'applicazione del metodo della contrattualizzazione nei confronti dei magistrati. Tale metodo, infatti, comporta necessariamente una contrattazione tra le rappresentanze sindacali ed il Governo, che nel caso della magistratura costituirebbe un vulnus alla indipendenza della medesima. Chiede al rappresentante del Governo se vi sia l'intenzione di modificare l'articolo 64.


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Circa l'obiettivo della riduzione della pendenza dei procedimenti giudiziari, occorre verificare se gli investimenti previsti siano adeguati. Si tratta di una operazione che può essere compiuta con la collaborazione del Governo stesso.

Gino CAPOTOSTI (Pop-Udeur) preliminarmente ricorda che l'obiettivo della manovra finanziaria è il miglioramento dei saldi. Considerato che tale obiettivo deve valere anche per la giustizia, sottolinea come la valutazione della congruità dei fondi previsti per tale settore debba essere effettuata sulla base di considerazioni politiche. In sostanza non ci si deve limitare alla constatazione di una riduzione dei fondi, quanto piuttosto occorre valutare come si sia giunti ad una riduzione delle spese. Ad esempio, è pienamente condivisibile la scelta di ridurre le spese del gabinetto e degli uffici di diretta collaborazione all'opera del Ministro, in quanto in tal modo si sono ridotte le spese senza pregiudicare gli interessi dei cittadini.. In materia di edilizia penitenziaria, osserva che la questione della mancata previsione di adeguati investimenti potrebbe essere risolta, ad esempio, facendo ricorso all'istituto del project financing come avviene in Inghilterra o attraverso altre soluzioni, che non richiedono necessariamente la mera attribuzione di fondi.
Per quanto attiene alle scelte di politica giudiziaria, ricorda che il primo atto della legislatura, da parte del Ministro, è stata la condivisione della scelta del Parlamento di concedere l'indulto. Si tratta di una scelta che ha una valenza politica, in quanto presuppone una diversa concezione della pena, la quale non deve essere limitata alla dimensione detentiva. In ordine al disegno di legge finanziaria, evidenzia la novità della previsione di un fondo volto a dotare l'amministrazione della giustizia di risorse adeguate per le esigenze connesse all'acquisizione di beni e servizi. Non ritiene che all'incidenza negativa delle disposizioni di cui all'articolo 64 sulle retribuzioni dei giovani magistrati possa essere attribuita una valenza punitiva nei confronti di questi. In realtà, è la contingenza economica che comporta sacrifici da parte dei giovani appartenenti ad ogni categoria lavorativa.

Luigi VITALI (FI) dichiara di non condividere gli interventi a favore della manovra finanziaria che si sono susseguiti nel corso dell'esame in sede consultiva. Questi interventi non tengono conto dell'eredità negativa lasciata nel 2001 dal governo di centrosinistra e certificata ufficialmente dall'Unione europea. Eredità alla quale il governo di centrodestra ha dovuto porre rimedio nella scorsa legislatura. Nonostante che l'attuale governo di centrosinistra abbia potuto beneficiare di 5 milioni di euro di maggiore entrate, che il governo di centrodestra ha ricavato attraverso una serie di politiche strutturali, l'attuale manovra finanziaria è da valutare negativamente. Specialmente in materia di giustizia le risorse previste sono da considerare assolutamente inadeguate, in quanto porteranno, in assenza di riforme strutturali, alla paralisi della giustizia entro giugno 2007. Condivide la richiesta del deputato Pecorella, rappresentante in Commissione Giustizia del gruppo di Forza Italia, circa la presenza in Commissione del Ministro della Giustizia, affinché possa giustificare la scelta di non dare seguito all'ordine del giorno presentato dall'opposizione in occasione dell'approvazione della legge sull'indulto ed accolto dal Governo. Non si tratta di una richiesta ostruzionistica volta a ritardare i tempi d'esame in sede consultiva dei documenti di bilancio da parte della Commissione Giustizia, quanto piuttosto dell'esigenza di avere con il Ministro stesso un confronto costruttivo che possa portare al miglioramento della manovra finanziaria, almeno per quanto attiene la materia della giustizia. Contesta le affermazioni del sottosegretario in ordine alla reale portata degli stanziamenti in materia di giustizia, in quanto dai dati oggettivi che emergono dai documenti di bilancio si evince chiaramente che l'attuale manovra finanziaria determina una riduzione del 6 per cento degli stanziamenti previsti a favore della giustizia. Ritiene politicamente grave, anche in ragione al conseguente


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aumento delle spese, la scelta di non nominare membri del Parlamento quali sottosegretari, così come è grave prevedere una spesa di 250 mila euro finalizzata alla dotazione, a favore del ministro, di un'autovettura blindata addirittura contro i missili. Non condivide assolutamente il blocco degli automatismi stipendiali previsto dall'articolo 64 del disegno di legge finanziaria, in quanto ritiene che i magistrati non debbano essere pagati meno di quanto lo siano attualmente ma debbano piuttosto lavorare di più. Si tratta di una disposizione punitiva nei confronti dei magistrati che non trova alcuna giustificazione. A tale proposito sottolinea l'esigenza di razionalizzare le spese nel settore della giustizia ma anche di motivare al contempo il personale amministrativo e quello giudiziario.
Conclude sottolineando l'esigenza che il Ministro partecipi ai lavori della Commissione Giustizia consentendo alla medesima di individuare le soluzioni adeguate affinché possano essere raggiunti anche quegli obbiettivi che il Ministro stesso si era preposto, ma che l'attuale manovra finanziaria non consente di raggiungere.

Il sottosegretario Luigi SCOTTI ribadisce che gli investimenti in materia di giustizia debbano essere considerati non in relazione al totale degli stanziamenti, quanto piuttosto in relazione alle sole spese variabili e, quindi, senza tenere conto delle spese fisse. Nella scorsa legislatura ciò che ha portato a quello che sembra essere un costante incremento delle dotazioni a favore del settore della giustizia è, in realtà, l'incremento delle spese fisse, quali ad esempio gli stipendi, che si è registrato in ciascun esercizio finanziario. In sostanza, nella scorsa legislatura sono gradualmente aumentate le spese fisse e diminuite le spese variabili, tra le quali figurano in primo luogo gli investimenti.

Pino PISICCHIO, presidente, nessuno chiedendo di intervenire, dichiara chiuso l'esame congiunto e ricorda che il termine per la presentazione di emendamenti, ordini del giorno e relazioni alternative per le parti di competenza del disegno di legge C. 1746-bis e C. 1747, per le parti di competenza, è stato fissato per domani, giovedì 12 ottobre 2006, alle ore 9. Rinvia, quindi, il seguito dell'esame ad altra seduta.

La seduta termina alle 17.35.

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 17.35 alle 17.45.