VII Commissione - Resoconto di giovedì 12 ottobre 2006

TESTO AGGIORNATO AL 19 OTTOBRE 2006


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INTERROGAZIONI

Giovedì 12 ottobre 2006. - Presidenza del presidente Pietro FOLENA. - Interviene il sottosegretario di Stato per l'università e la ricerca, Luciano Modica.

La seduta comincia alle 9.40.

Variazione nella composizione della Commissione.

Pietro FOLENA, presidente, comunica che il deputato Antonio Razzi, del gruppo Italia dei valori, è entrato a far parte della Commissione, mentre cessa di farne parte il deputato Stefano Pedica, del medesimo gruppo.


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5-00274 Intrieri e Martella: Problematiche riguardanti gli studenti universitari calabresi.

Il sottosegretario Luciano MODICA risponde all'interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 1).

Marilina INTRIERI (Ulivo) si dichiara solo parzialmente soddisfatta della risposta del Governo, sottolineando come gli enti territoriali, regione, provincia e comune, che hanno proceduto alla costituzione del Consorzio per la promozione della cultura e degli studi universitari con sede a Crotone hanno finanziato tale iniziativa al fine di favorire il pieno accesso all'alta formazione degli studenti universitari calabresi. Ricorda inoltre la situazione di difficoltà in cui versano i circa 500 studenti calabresi di Camerino, atteso che le università calabresi non sono poi così disponibili a decentrare l'offerta formativa rispetto alle esigenze concrete degli studenti. Rileva inoltre che dalle disposizioni recate dagli articoli 70 e 71 del disegno di legge finanziaria emergerebbe l'intendimento del Governo di bloccare l'apertura di nuove sedi universitarie. Auspica quindi in un prossimo intervento risolutorio di questa situazione da parte del Ministero.

Pietro FOLENA, presidente, dichiara concluso lo svolgimento dell'interrogazione all'ordine del giorno.

La seduta termina alle 9.50.

SEDE CONSULTIVA

Giovedì 12 ottobre 2006. - Presidenza del presidente Pietro FOLENA. - Intervengono il viceministro per la pubblica istruzione Mariangela Bastico, il sottosegretario di Stato per l'università e la ricerca Luciano Modica, i sottosegretari di Stato per i beni e le attività culturali Elena Montecchi e Andrea Marcucci.

La seduta comincia alle 9.50.

DL 262/2006: Disposizioni urgenti in materia tributaria e finanziaria.
C. 1750 Governo.
(Parere alle Commissioni riunite V e VI).
(Seguito dell'esame e conclusione - Parere favorevole con condizioni e osservazioni).

La Commissione prosegue l'esame, rinviato l'11 ottobre 2006.

Fabio GARAGNANI (FI) esprime preoccupazione relativamente alla disposizione recata dall'articolo 27, ritenendo che l'obbligo per gli organi di informazione che ricevono contributi statali diretti, di diffondere gratuitamente messaggi istituzionali, di utilità sociale o di pubblico interesse su richiesta della Presidenza del Consiglio dei ministri, possa ledere la loro autonomia costituzionalmente riconosciuta. Chiede poi al relatore chiarimenti in merito alle disposizioni sui contributi all'editoria, ritenendo, relativamente ai giornali di partito, che essi debbano avere un'effettiva diffusione commerciale, trovandosi altrimenti di fronte ad una forma surrettizia di finanziamento ai partiti.
Con riguardo alle disposizioni riguardanti i beni culturali, stigmatizza la modifica del termine di permanenza in carica degli uffici dirigenziali di livello apicale da 3 a 6 anni, che collide con la possibilità di stabilire un adeguato ricambio dirigenziale, rilevando in particolare che una tale modifica dovrebbe trovare una giustificazione obiettiva nel conseguimento di una maggiore utilità per la pubblica amministrazione, e non invece magari nell'esigenza di rendere stabili gli incarichi dirigenziali affidati dal presente Governo anche dopo che subentri un nuovo Governo. Tra l'altro gli attuali consulenti del Governo sembrano avere una competenza più politica che tecnica. Con riguardo alle


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disposizioni relative alla ARCUS Spa, ritiene che anche ove occorra confermare la struttura organizzativa di tipo societario per la gestione delle attività proprie svolte dall'ARCUS questa debba comunque rispondere in modo più chiaro al Governo e al Parlamento essendosi ecceduto nella costituzione di enti che gestiscono in solitudine settori importanti e rilevanti per il pubblico interesse.
Quanto alle disposizioni relative alle cosiddette università telematiche, considera come alcune di esse svolgano un servizio accurato e positivo, non potendosi comunque generalizzare nel richiedere la soppressione di tali enti. Tra l'altro è la stessa diffusione delle tecnologie informatiche che consentono la comunicazione a distanza che richiede che il problema sia affrontato in modo serio, valutando le singole situazioni caso per caso. In particolare con riguardo alle disposizioni riguardanti l'assetto dell'ordinamento scolastico osserva come l'attuale Governo stia attuando i propositi enunciati dal ministro Moratti che venivano criticati dalla sinistra allora all'opposizione.

Angela FILIPPONIO TATARELLA (AN), rilevando l'importanza decisiva dell'università, in cui crede per ragioni sia soggettive che oggettive, evidenzia come la manovra finanziaria non contiene interventi positivi in materia. Osserva in particolare come al momento non ci sia un provvedimento in grado di risolvere i problemi dell'università italiana. Esprime perplessità sulle norme in materia di scatti stipendiali che incidono anche sulla retribuzione dei docenti universitari nonché sui criteri che vorrebbero presiedere alla costituzione dell'Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca (ANVUR), auspicando che si tratti di criteri oggettivi. Osserva come le norme in materia di ricerca non possano condurre ad una valutazione positiva. Critica infine la previsione che dispone l'esproprio dell'immobile sede del teatro Petruzzelli di Bari a favore del comune, assegnando nel contempo al ministero peri beni e le attività culturali un contributo straordinario per il completamento dei lavori di ristrutturazione.

Alba SASSO (Ulivo), relatore, nell'illustrare la proposta di parere (vedi allegato 2), esprime preoccupazioni in ordine alle norme relative ai contributi statali per gli organi di informazioni, preannunciando su questo tema anche la presentazione di un emendamento presso la Commissione bilancio. Ricorda che organi come l'Agenzia di valutazione del sistema universitario e della ricerca (ANVUR) sono previsti in tutti i sistemi universitari stranieri. In ordine invece alle università telematiche ricorda che non si chiudono quelle esistenti ma si razionalizza per il futuro la loro apertura. Quanto infine alla norma relativa al teatro Petruzzelli di Bari, osserva come sia giusto che questo immobile ritorni alla città, tanto più ove si consideri che lo Stato eroga un ulteriore contributo per il completamento dei lavori di ristrutturazione, a fronte del quale non sembra giustificato restituire il bene ai privati.

Il sottosegretario Luciano MODICA assicura che la composizione dell'Agenzia di valutazione del sistema universitario e della ricerca (ANVUR) ne garantirà l'imparzialità, e che in ordine alle università telematiche si procederà ad una valutazione delle singole realtà esistenti.

Manuela GHIZZONI (Ulivo) apprezza la relazione e la proposta di parere formulata dalla collega Sasso. In particolare osserva come sia da perseguire una gestione più snella del Ministero per i beni e le attività culturali; l'assunzione di nuovi dirigenti appare finalizzata all'immissione nella struttura di ulteriori competenze di nuova formazione. Ritiene quindi che sia «rivoluzionaria» l'istituzione dell'Agenzia di valutazione del sistema universitario e della ricerca (ANVUR), in quanto attualmente il sistema universitario premia poco il merito e si avvale piuttosto di prassi procedurali.
Preannuncia quindi, anche a nome dei deputati del gruppo cui appartiene, il voto favorevole sulla proposta di parere del relatore.


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Titti DE SIMONE (RC-SE) si associa alle considerazioni svolte dal relatore, che ringrazia per il lavoro svolto. Preannuncia l'intendimento di migliorare gli aspetti dei contributi diretti all'editoria, anche mediante la presentazione di apposite proposte emendative presso le Commissioni riunite bilancio e finanze, volte a tutelare il settore con particolare riferimento agli organismi non profit. Nello stesso senso, ritiene perfettibile la materia dei beni culturali, riguardo la prevista riorganizzazione del Ministero, nonché quella sugli investimenti per l'università e la ricerca, in ordine all'accesso di giovani ricercatori.
Preannuncia quindi, anche a nome dei deputati del gruppo cui appartiene, il voto favorevole sulla proposta di parere del relatore.

Emerenzio BARBIERI (UDC) evidenzia innanzitutto come forse vi siano stati tempi eccessivamente ristretti per la discussione del disegno di legge in oggetto.

Pietro FOLENA, presidente, rileva come il calendario dei lavori della Commissione su questo punto è stato fissato dall'ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, in funzione dell'esame dell'Assemblea. In ogni caso, ricorda che nella seduta odierna, ai deputati dei gruppi della minoranza siano stati concessi tempi di intervento e di discussione molto più ampi di quelli assegnati alla maggioranza.

Emerenzio BARBIERI (UDC) prende atto delle indicazioni del presidente. Con riguardo alla proposta di parere del relatore osserva come, pur condivisibile in molti aspetti di merito, risulta non apprezzabile per il tipo di soluzione proposta; molte delle osservazioni in esso previste avrebbero dovuto essere infatti formulate come condizioni. Avrebbe ritenuto opportuno poi esplicitare puntuali osservazioni in tema di riorganizzazione del Ministero, con riguardo ad esempio alla configurazione del Dipartimento del turismo o alla figura del segretario generale che viene introdotta al Ministero per i beni e le attività culturali; nonché in tema di durata della carica degli uffici dirigenziali e di assunzioni previste solo sulla base di titoli di servizio. Per quanto concerne i contributi all'editoria auspica che il Governo presenti in tempi ristretti una proposta di riordino del settore che si dovrebbe porre come premessa principale del parere in esame.
Preannuncia quindi, anche a nome dei deputati del gruppo cui appartiene, il voto contrario sulla proposta di parere del relatore.

Nicola BONO (AN) osserva come la proposta di parere del relatore appaia un rigetto totale del contenuto del decreto-legge. Evidenzia infatti come non si possano indicare nel parere molteplici osservazioni e condizioni ed esprimere conseguentemente, in modo contraddittorio, un parere favorevole.
Preannuncia quindi, anche a nome dei deputati del gruppo cui appartiene, il voto contrario sulla proposta di parere del relatore.

Nicola TRANFAGLIA (Com.It) osserva come l'articolo 26 del decreto-legge sia in gran parte da riformare; si sperava di avere dal Governo la formulazione di una più organica proposta di riforma.
Alla luce di tali considerazioni, preannuncia il voto favorevole sulla proposta di parere del relatore, con l'auspicio che le proposte di modifica possano essere accolte nel prosieguo dell'esame.

Carlo COSTANTINI (IdV) considera legittima la previsione dell'obbligo in capo agli organi di informazione che ricevono contributi statali diretti di diffondere gratuitamente messaggi istituzionali di utilità sociale o di pubblico interesse su richiesta della Presidenza del Consiglio dei ministri. Ritiene d'altra parte altresì legittima la riorganizzazione del Ministero per i beni e le attività culturali, dichiarandosi favorevole all'istituzione dell'ANVUR. Con riguardo alle previsioni relative all'erogazione dei contributi diretti all'editoria, ritiene invece che occorra verificare con


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rigore le modalità con le quali si sostanzia la spesa pubblica in materia.
Preannuncia quindi, anche a nome dei deputati del gruppo cui appartiene, il voto favorevole sulla proposta di parere del relatore.

Gabriella CARLUCCI (FI) rileva come il Governo ponga in atto una complessiva controriforma del Ministero per i beni e le attività culturali, esprimendo forti perplessità in particolare sull'introduzione della figura del segretario generale. Con riguardo, poi, alla norma che prevede l'esproprio del teatro Petruzzelli di Bari considera come tale disposizione bloccherà ogni ipotesi di accordo con l'attuale proprietario, generando probabilmente un contenzioso altamente oneroso per lo Stato e rendendo quindi inutile anche il previsto ulteriore contributo straordinario a carico del bilancio pubblico.
Preannuncia quindi, anche a nome dei deputati del gruppo cui appartiene, il voto contrario sulla proposta di parere del relatore.

Il sottosegretario Andrea MARCUCCI precisa come l'istituzione della figura del segretario generale non comporterà aggravi di spesa, ma, anzi, risparmi di costi. In merito alla specifica disposizione dell'articolo 16 preannuncia la presentazione di un emendamento da parte del Governo al fine di prevedere un concorso aperto all'esterno per consentire un opportuno ricambio generazionale.

La Commissione approva quindi la proposta di parere del relatore (vedi allegato 2).

Legge finanziaria per l'anno 2007.
C. 1746-bis Governo.

Bilancio dello Stato per l'anno 2007 e bilancio pluriennale per il triennio 2007-2009.
C. 1747 Governo.

Tabella n. 2: Stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze (limitatamente alle parti di competenza).

Tabella n. 7: Stato di previsione del Ministero dell'istruzione.

Tabella n. 14: Stato di previsione del Ministero per i beni e le attività culturali (limitatamente alle parti di competenza).

Tabella n. 17: Stato di previsione del Ministero dell'università e ricerca (limitatamente alle parti di competenza).
(Relazione alla V Commissione).
(Seguito dell'esame congiunto e rinvio).

La Commissione prosegue l'esame congiunto, rinviato l'11 ottobre 2006.

Alba SASSO (Ulivo), relatore, ad integrazione della relazione già svolta nella seduta di ieri sul disegno di legge finanziaria, ricorda in merito al disegno di legge recante il bilancio dello Stato per l'anno 2007 e il bilancio pluriennale per il triennio 2007-2009, che gli stati di previsione di interesse della Commissione Cultura sono numerosi. Si tratta in particolare, dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze (limitatamente al settore informazione ed editoria e allo sport); del Ministero della pubblica istruzione; del Ministero dei beni e attività culturali; del Ministero dell'università e ricerca. Ricorda in particolare che quanto alle spese per interventi di sostegno concernenti i settori dell'informazione e dell'editoria, di competenza del Dipartimento per l'informazione e l'editoria della Presidenza del Consiglio dei ministri, l'ammontare complessivo degli stanziamenti è annualmente determinato in tabella C della legge finanziaria. Le due unità previsionali di base recano stanziamenti per 342 milioni di euro di cui 302,3 milioni di euro l'u.p.b. 3.1.5.14 (di parte corrente), con una riduzione di 50 milioni di euro rispetto al disegno di legge di assestamento 2006 e 39,7 milioni di euro l'u.p.b. 3.2.10.2 (in conto capitale), con una riduzione di 30 milioni di euro rispetto al disegno di legge di assestamento 2006. La tabella C prevede complessivamente uno stanziamento di 412 milioni di euro, recando così


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70 milioni di risorse aggiuntive rispetto alla legislazione vigente e riducendo a 10 milioni di euro il decremento rispetto al bilancio assestato 2006. Aggiunge che lo stato di previsione del Ministero delle comunicazionireca due unità previsionali di base di parte corrente riguardanti specificamente la materia radiotelevisiva. Si tratta dell'U.P.B. 4.1.2.3 «Diffusione radiofonica sedute parlamentari», priva di risorse per cessazione dell'onere recato dall'articolo 4, comma 7, della legge finanziaria 2004 (per il rifinanziamento si veda l'articolo 189 del disegno di legge finanziaria) e dell'U.P.B. 4.1.2.5 «Radiodiffusione televisiva locale», con uno stanziamento di 98,7 milioni di euro invariato rispetto al dato di bilancio dell'esercizio precedente e al dato assestato per il 2006.
Con riferimento allo sport, ricorda che il decreto-legge n. 181 del 2006 ha attribuito al Presidente del Consiglio dei ministri le funzioni di competenza statale in materia di sport già attribuite al Ministero per i beni e le attività culturali. Per l'esercizio delle suddette funzioni sono trasferite alla Presidenza del Consiglio dei ministri le inerenti strutture organizzative e risorse del Ministero per i beni e le attività culturali. In particolare è stata trasferita allo stato di previsione del ministero dell'economia delle finanze, la somma di 147,0 milioni di euro relativa agli impianti sportivi. Era invece già presente sullo stato di previsione del ministero dell'economia delle finanze lo stanziamento di 450,0 milioni di euro per il finanziamento ordinario del CONI. In proposito, con riferimento alle Tabelle del disegno di legge finanziaria, segnala che tra le finalizzazioni della tabella A) in relazione al ministero dell'economia e delle finanze è inclusa la promozione della candidatura italiana per gli europei di calcio del 2012.
Evidenzia quindi riguardo al Ministero della pubblica istruzione, che il già citato decreto-legge n. 181 del 2006 ha previsto l'istituzione di tale Ministero cui sono state trasferite, con le inerenti risorse finanziarie, strumentali e di personale, le funzioni attribuite al Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca in materia di istruzione. Lo stato di previsione del Ministero della pubblica istruzione, per l'esercizio finanziario 2007 reca spese in conto competenza per 42.249,9 milioni di euro, di cui 42.226,0 milioni di euro (pari al 99,9 per cento) per la parte corrente e 23,9 milioni di euro (pari allo 0,1 per cento) per la parte in conto capitale. L'incidenza percentuale sul totale generale del bilancio dello Stato è pari a circa al 9,2 per cento. Segnalo che rispetto al disegno di legge di assestamento per il 2006, si registra un incremento di 967,2 milioni di euro (+ 2,3 per cento, nel disegno di legge di bilancio per il 2006 si era verificata una riduzione del 1,6 per cento). Rispetto alla legge di bilancio 2006 si registra invece un incremento di 2.367,4 milioni di euro (pari al 5,7 per cento). Sul totale di 42.249,9 milioni di euro delle spese in conto competenza, 38.045,9 milioni di euro sono considerate dall'amministrazione «quote giuridicamente obbligatorie», per una percentuale pari al 90,1 per cento.
Per quanto concerne lo stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze, in materia di istruzione e ricerca segnala invece lo stanziamento di 154,9 milioni di euro per il sostegno all'istruzione. Con riferimento alle Tabelle del disegno di legge finanziaria, sottolinea che la tabella A prevede un accantonamento di 3,3 milioni per il 2007 e di 6 migliaia di euro sia per il 2008 che per il 2009; la tabella B non prevede stanziamenti; la tabella C prevede uno stanziamento di 188,5 milioni di euro per il triennio 2007 2009, senza variazioni rispetto al bilancio a legislazione vigente; la tabella D e la tabella E non recano interventi che interessino direttamente il Ministero, segnala peraltro che è previsto il rifinanziamento per 103,2 milioni di euro - senza quindi variazioni rispetto agli anni precedenti - per ciascuna annualità del triennio 2007-2009 in materia di fornitura gratuita di libri di testo.
Per quanto riguarda il Ministero per i beni e le attività culturali, ricorda che il citato decreto n. 181 ha attribuito al Presidente del Consiglio dei ministri le funzioni


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di competenza statale in materia di sport e in materia di turismo. Lo stato di previsione del Ministero per i beni e le attività culturali per l'esercizio finanziario 2007 reca spese complessive in conto competenza per 1.671,2 milioni di euro, di cui 1.340,7 milioni per spese correnti (68,5 per cento) e 313,1 per spese in conto capitale (30,7 per cento). Nello stato di previsione figura inoltre un'autonoma previsione di spesa per le operazioni di rimborso di passività finanziarie con 17,4 milioni di euro (0,8 per cento); l'incidenza della spesa del Ministero sul totale generale del bilancio dello Stato è dello 0,4 per cento. In termini assoluti, tenendo conto delle nuove competenze del ministero, rispetto al disegno di legge di assestamento del bilancio per l'esercizio finanziario 2006 si registra una diminuzione di 113,9 milioni di euro determinata da una riduzione di 65,4 milioni per la parte corrente (- 3,7 per cento), una riduzione di 49,5 milioni di euro delle spese in conto capitale (- 4,7 per cento) e da un aumento di 0,9 milioni per rimborso di passività finanziarie (+ 5,2 per cento). Rispetto al disegno di legge di assestamento si verifica quindi una riduzione del 3,7 per cento; nel disegno di legge di bilancio per il 2006 era prevista una riduzione dell'8,5 per cento rispetto al disegno di legge di assestamento 2005; rispetto alla legge di bilancio 2006 si registra una riduzione di 65,4 milioni di euro, pari al 6,8 per cento. Per le spese di parte corrente segnala invece la riduzione di 54,5 milioni di euro dell'u.p.b. 2.1.1.0 «Funzionamento», determinata in gran parte dalla cessazione degli oneri recati dalla legge finanziaria 2006 per il fondo per la salvaguardia dei beni culturali (articolo 1, comma 17 - 10 milioni di euro) e in relazione al personale con contratto di lavoro a tempo determinato (articolo 1, comma 237 - 43 milioni di euro, la cui proroga è però inserita nella legge finanziaria), e la riduzione di 22,7 milioni di euro dell'u.p.b. 5.1.2.2 «Fondo unico per lo spettacolo». Per la parte in conto capitale si segnala la riduzione di 25 milioni di euro del capitolo 7303 (u.p.b. 2.2.3.11 «Interventi a favore dei beni e delle attività culturali») per la cessazione dell'onere recato dall'articolo 4, comma 1 del decreto-legge n. 72 del 2004; la riduzione di 13,2 milioni di euro del capitolo 7905 (u.p.b. 4.2.3.4 «Patrimonio culturale statale») per la cessazione dell'onere recato dall'articolo 2-bis, comma 1 del decreto-legge n. 7 del 2005; la riduzione di 10,6 milioni di euro u.p.b. 5.2.3.9 «Fondo unico per lo spettacolo». Per quanto concerne il FUS ricorda quindi che tale Fondo beneficia in legge finanziaria di un incremento di 100 milioni di euro oltre ai 50 milioni assegnati dal decreto legge n. 223 dello scorso mese di luglio, per un totale di 444 milioni di euro). Le quote definite «giuridicamente obbligatorie» assorbono il 98,3 per cento (1.643,6 milioni di euro) dello stanziamento totale.
Con riferimento alle Tabelle del disegno di legge finanziaria, segnala che la tabella A prevede un accantonamento di 92,0 milioni di euro per il 2007, e 100,2 milioni di euro per il 2008 e 2009. Aggiunge che tra le finalizzazioni elencate dalla relazione governativa per gli accantonamenti di parte corrente di altri ministeri, sono inclusi i contributi per il Club Alpino Italiano, per il libro parlato e per la biblioteca europea di Milano. La tabella B prevede invece un accantonamento di 27,9 milioni di euro per ciascuna annualità del triennio 2007-2009; la tabella C reca uno stanziamento di 536,6 milioni di euro per il 2007 - con un aumento di 56,7 milioni di euro rispetto al bilancio a legislazione vigente - e di 586,6 milioni di euro per il 2008 e di 636,6 milioni di euro per il 2009, in ragione dei successivi incrementi del Fondo unico dello spettacolo.
Quanto al Ministero dell'università e ricerca, ricorda ancora una volta che il decreto-legge n. 181 del 2006 ha previsto l'istituzione del Ministero dell'università e della ricerca cui sono state trasferite, con le inerenti risorse finanziarie, strumentali e di personale, le funzioni attribuite al MIUR in materia di università, ricerca e alta formazione artistica, musicale e coreutica. Lo stato di previsione del Ministero dell'università e della ricerca per l'esercizio finanziario 2007 reca spese in


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conto competenza per 10.554,1 milioni di euro, di cui 8.197,2 milioni di euro (pari al 77,7 per cento) per la parte corrente e 2.356,9 milioni di euro (pari al 22,3 per cento) per la parte in conto capitale. L'incidenza percentuale sul totale generale del bilancio dello Stato è pari al 2,3 per cento e rispetto al disegno di legge di assestamento per il 2006 - considerato in relazione al centro di responsabilità «Dipartimento l'università, l'alta formazione musicale e coreutica e per la ricerca scientifica e tecnologica» - si registra un decremento di 246,8 milioni di euro (con un aumento di 21,8 milioni di euro per la parte corrente a fronte di una diminuzione di 268,6 milioni di euro per la parte in conto capitale). In termini relativi la diminuzione è del 2,3 per cento, di minore ampiezza rispetto a quella registratasi nel disegno di legge di bilancio per il 2006 (- 5,6 per cento). Rispetto alla legge di bilancio 2006 si registra invece una diminuzione di 16,6 milioni di euro (pari allo 0,2 per cento) con un aumento di 22,5 milioni di euro per la parte corrente a fronte di una diminuzione di 39,1 milioni di euro per la parte in conto capitale.
Osserva che un confronto con il bilancio 2006 per le singole u.p.b. non appare agevole a causa della mancanza delle relative voci nella tabella allegata alla legge di bilancio; rinvia in ogni caso all'analisi delle voci presenti in tabella C, posto che esse rappresentano quasi i 9 decimi del bilancio complessivi del ministero. Sul totale di 10.554,1 milioni di euro delle spese in conto competenza, 10.530,2 milioni di euro sono considerate dall'amministrazione «quote giuridicamente obbligatorie», per una percentuale pari al 99,8 per cento. Per quanto concerne lo stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze, in materia di ricerca si segnalano lo stanziamento di 25,8 milioni di euro sull'u.p.b. 3.2.3.34 (ricerca scientifica) per il Fondo integrativo speciale per la ricerca di cui al decreto legislativo n. 204 del 1998; lo stanziamento di 90,0 milioni di euro sull'u.p.b. 3.2.3.50 per l'Istituto italiano di tecnologia, invariato rispetto allo 2006 (per il quale la tabella E prevede un definanziamento per 80 milioni di euro); lo stanziamento di 62,1 milioni di euro sull'u.p.b. 4.2.3.29 (fondo progetti di ricerca) con una riduzione di 29,0 milioni di euro. Con riferimento alle Tabelle del disegno di legge finanziaria, segnala che la tabella A prevede un accantonamento di 20 milioni per il 2007, di 40 milioni di euro e per il 2008 e di 80 milioni di euro e per il 2009; la tabella B prevede un accantonamento di 65 milioni per il 2007, e di 5 milioni di euro per il 2008 e per il 2009; la tabella C prevede uno stanziamento di 9.111,0 milioni di euro per il 2007 - con un aumento di 50 milioni di euro rispetto al bilancio a legislazione vigente - e della medesima cifra per i due anni successivi; la tabella D reca uno stanziamento di 10 milioni di euro per il 2007 e il 2008 relativo dell'autorizzazione di spesa di cui all'articolo 7, comma 8, della legge n. 910 del 1986 per il Fondo unico per l'edilizia universitaria (u.p.b. 3.2.3.9); la tabella E non reca interventi che interessino direttamente il Ministero ma prevede una riduzione di 80 milioni di euro per il 2007 dell'autorizzazione di spesa relativa al l'Istituto Italiano di Tecnologia.

Valentina APREA (FI) rileva anzitutto che per analizzare il quadro attuale e le prospettive del sistema formativo in Italia si deve partire dalle sfide che il Paese è chiamato a sostenere nel quadro della Strategia di Lisbona e dei processi globali che interessano i Paesi economicamente avanzati aderenti all'OCSE, strutturando un sistema formativo basato sul ciclo di vita delle persone. Ritiene in tal senso che sviluppare un simile approccio significa intervenire su almeno due aspetti in relazione tra loro. In primo luogo, si devono combattere i fenomeni di dispersione tra le giovani generazioni, migliorarne i livelli di apprendimento e, al tempo stesso, innalzarne il livello di istruzione conseguita; ciò che si potrebbe definire una politica del capitale umano; in parallelo vanno intensificati gli sforzi per coinvolgere la popolazione nel suo insieme in attività formative. Ritiene che sotto questo punto di vista sia fondamentale rivolgersi ai lavoratori più anziani e a quelli meno


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qualificati, cercando di interrompere quel meccanismo in base al quale, ad oggi, la formazione permanente (professionalizzante o meno che sia) raggiunge di meno proprio quella parte di utenza potenziale che invece ne avrebbe maggiormente bisogno.
Evidenzia che a queste sfide il Governo Prodi delinea un disegno «passatista» che svela tutti i suoi limiti sul piano politico, istituzionale e culturale nelle misure previste per la scuola in finanziaria. Tali misure contengono scarsi investimenti, soprattutto se riferiti alle promesse fatte in campagna elettorale, con un saldo decisamente negativo tra nuovi investimenti (370 milioni di euro) ed economie di spesa previste (448 milioni di euro) per il 2007; numerosi interventi di totalitarismo istituzionale quale, ad esempio, il ritorno a vincoli e omologazioni di natura ordinamentale e soppressione di enti di ricerca a favore di un nuovo inquietante neo-centralismo; di asfissia istituzionale - norme peggiorative del funzionamento delle classi e delle scuole; nove deleghe in bianco al Ministro della pubblica istruzione per attuare una controriforma in solitudine, priva di criteri direttivi precisi senza passare dal Parlamento. A tal proposito cita l'articolo 65 comma 1, l'articolo 66, comma 1, lettera a), lettera b), lettera c) e lettera f), e comma 3, l'articolo 68, commi 1 e 9. In questo senso molte delle disposizioni di riassetto normativo riferite alla scuola dispongono, anziché una delega legislativa con fissazione di criteri direttivi da attuare mediante decreti legislativi, una delega in bianco rilasciata al Ministro, priva di criteri direttivi che andrebbero definiti e discussi in sede parlamentare, tra cui le più gravi riguardano la riforma degli ordinamenti obbligo, anticipi e riforma degli IFTS.
Ricorda quindi come il centro-sinistra, dai banchi dell'opposizione, sosteneva che provvedimenti di politica ordinamentale dovessero scaturire da un dibattito ampio, franco e soprattutto competente, non corporativo nel Paese per poter poi giungere a provvedimenti legislativi «dedicati» e non «emergenziali». È stato scelto invece di aggirare qualsiasi confronto volendo abrogare alcune parti della legge di riforma degli ordinamenti con l'artificio di un comma in finanziaria che strozza ogni dibattito e trasforma il Parlamento in un semplice organo di ratifica dei faticosi accordi elettorali dell'Unione. Fa quindi presente che la prima richiesta del gruppo cui appartiene al Governo è proprio quella di stralciare queste deleghe; in subordine, che l'articolato preveda per ogni delega il parere delle Commissioni parlamentari di merito e della Commissione Bilancio e, per le materie di competenza esclusiva delle regioni, l'intesa con la Conferenza Stato-Regioni.
Per quanto concerne l'articolo 65, riferito al nuovo fondo della scuola, ritiene che far confluire i flussi di bilancio direttamente alle scuole potrebbe essere anche una novità positiva, ma su questa decisione grava l'incognita della delega totalmente in bianco conferita al Ministro, per la fissazione dei criteri e dei parametri; in più, la scelta è debole e generica sul piano del riassetto organizzativo-procedurale Se si leggono attentamente i rilievi svolti dalla Corte dei conti, si può notare che il nodo cruciale segnalato riguardava la necessità di correlare adeguatamente e con migliore efficienza i dati fisici obiettivi - studenti, personale, dotazioni delle singole scuole - con i dati finanziari. Sottolinea che la norma ipotizza invece una non meglio identificata «attività di monitoraggio» e quindi, a suo parere, non disegna un nuovo percorso operativo; di siffatta attività non si delinea alcuna caratteristica fondamentale, si chiede se sarà utilizzato il sistema informativo e se vi saranno scambi incrociati con l'Anagrafe degli studenti. Ritiene che non si tratta, comunque, di nuovi investimenti, ma di una accelerazione di procedure amministrativo-contabili per fare arrivare prima i finanziamenti alle scuole per la pulizia, incluso il pagamento della TARSU-tassa per la nettezza urbana, e le supplenze (funzionamento).
Ricorda quindi che l'articolo 66, riferito ad interventi per la scuola pubblica, comprende al comma 15 tagli con l'aumento


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di alunni nelle classi, riduzione degli insegnanti di sostegno, di inglese, riduzione supplenze; monitoraggi e controlli amministrativi, con una evidente asfissia istituzionale; commissariamenti e soppressioni di enti regionali e nazionali, senza preventiva valutazione dei risultati, raffigurando in questo una forma di totalitarismo istituzionale. Evidenzia quindi come appena istituito, l'attuale Governo, con un tratto di penna, sulla base di un pregiudizio, ha cancellato tutto per fare cassa, senza effettuare nessuna valutazione e senza un confronto preventivo con le regioni che, pure, hanno investito in questi anni risorse su questi istituti e condiviso con essi obiettivi strategici di ricerca e di valutazione a livello regionale.
Esprime forti perplessità sulla creazione dell'agenzia nazionale per lo sviluppo dell'autonomia, unica e centralizzata, ma articolata a livello regionale come un Ministero parallelo. L'Agenzia dovrebbe avere come terminali le scuole, invece per evidenti ragioni di «sopravvivenza» di una parte dei ricercatori IRRE che dovrebbero essere, a rigore assorbiti tutti dall'Agenzia, si creano i nuclei presso le Direzioni Regionali. Dal punto di vista strategico, insomma, si chiede ancora quale tipologia di relazione funzionale, dato che la norma parla genericamente di «raccordo», potrà essere costruita tra i nuclei periferici dell'Agenzia Nazionale, allocati presso le Direzioni Scolastiche Regionali, e le Direzioni Regionali medesime, che hanno comunque già adesso «nuclei per l'autonomia».
Per quanto concerne l'INVALSI, ritiene che nessuna, consistente novità di indipendenza ed autonomia dell'Istituto si profila nel disegno di legge finanziaria; meno che mai è possibile esprimere un giudizio sui nuovi criteri concernenti la qualificazione scientifica dei soggetti che saranno chiamati ad esprimere le linee indipendenti dell'Invalsi.
Ritiene che si debba riconoscere poi, sul piano oggettivo, la notevole estraneità di tutto il tema della valutazione dei dirigenti scolastici, la cosiddetta valutazione dirigenziale, rispetto all'insieme dei fini e dei compiti istituzionali tuttora mantenuti ed assegnati all'Invalsi. Preoccupa, più in particolare, il significato attribuibile alla frase «monitoraggio sullo sviluppo e sugli esiti del sistema di valutazione». Ritiene che potrebbe, infatti, essere questo il preludio di un coinvolgimento diretto dell'Istituto in procedure, fortemente sindacalizzate, aventi riflessi sul rapporto di lavoro del personale dirigenziale della scuola e, quindi, l'anticamera di una radicale commistione distorsiva dei fini valutativi, che attengono al sistema dell'apprendimento, non certo alle prestazioni lavorative degli addetti. Il tutto andrebbe a configurarsi in evidentissima ed eclatante controtendenza persino con quanto sancito dal decreto legislativo n. 286 del 1999, nonché far paventare il pericolo dello scadimento, non del potenziamento, della funzione assolta dall'INVALSI in favore del sistema di istruzione e formazione.
In riferimento all'assunzione di 150 mila docenti più 20 mila addetti del personale ATA in un triennio, ricorda quindi come la parte politica cui appartiene non abbia mai condiviso il sistema delle graduatorie permanenti preferendo ad esso la formazione universitaria dei docenti e la chiamata diretta delle scuole; ritiene non tollerabile che la sinistra calpesti i diritti che essa stessa ha fatto acquisire a migliaia di docenti. Con queste nuove disposizioni si introduce una grave «confusione istituzionale» in materia di reclutamento, mentre continuano a funzionare le SISS con migliaia di iscritti
Con particolare riferimento alle disposizioni sul sostegno all'handicap, che genericamente delegifica i criteri di determinazione dell'organico, si sorvola disinvoltamente sulle competenze concorrenti regionali in materia, senza che appaia chiaro che cosa si intenda stretta collaborazione.
Ricorda quindi che con l'articolo 67 a fronte di 370 milioni di euro complessivi per il 2007, sono previsti risparmi per 448,20 milioni di euro che, se non verranno effettuati, produrranno riduzioni delle dotazioni di bilancio del ministero. La proiezione per gli anni successivi è


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ancora più sconfortante, visto che dovranno essere effettuati risparmi per 1.324,50 milioni di euro per il 2008 e 1,402,20 milioni di euro per il 2009, a fronte di soli 350 milioni annui di incremento, scuole paritarie incluse.
Ricorda quindi che le leggi finanziarie fatte dal Governo Berlusconi, al contrario di questa finanziaria, hanno sempre previsto il reinvestimento dei risparmi ottenuti con gli interventi di riqualificazione della spesa nel settore dell'istruzione. In più, ogni anno sono stati accresciuti significativamente gli investimenti; con il Governo Berlusconi infatti la spesa complessiva per l'istruzione è passata da 35 miliardi di euro a 42 miliardi di euro, con un incremento di 13,7 per cento.
Considera assolutamente negativo l'articolo 68. Sugli anticipi nella scuola dell'infanzia, con l'ingresso a 2 anni e mezzo, dopo aver bloccato le iscrizioni dei bambini anticipatari, sull'onda delle proteste delle famiglie, si ritorna ad una sperimentazione degli ingressi anticipati attraverso le cosiddette «sezioni primavera» - con minori garanzie per le famiglie e minori obblighi per le istituzioni: comuni e scuole -, cercando di estendere al Paese il modello dell'Emilia Romagna. Ritiene che non si è valutato che si tratta di un modello «costoso», che si è sviluppato in presenza di una fitta rete di asili nido. Nel resto d'Italia ma soprattutto al sud gli asili nido sono pochi e dove sono presenti sono molto costosi; osserva, dunque, che la sinistra che dichiara di voler aiutare le famiglie e le donne in particolare, nega invece un diritto all'infanzia, a fatica e con molti compromessi introdotto nella scorsa Legislatura. Ritorna, infine, il vecchio obbligo scolastico, che relegherà ancora una volta a canale residuale e successivo ai 16 anni il sistema dell'istruzione e formazione professionale, indebolendo nuovamente un percorso di formazione che avrebbe potuto essere la leva della competitività economica.
Aggiunge che in materia di efficienza ed equità dei sistemi europei, uno studio promosso dalla Commissione europea con riferimento agli anni dal 2000 al 2003 - sul sistema italiano dunque non ancora riformato - ha evidenziato come l'Italia avesse il sistema meno efficiente e meno equo d'Europa. Viceversa, le ultime statistiche EUROSTAT sugli obiettivi di Lisbona, confermati dai dati ISFOL, hanno evidenziato un aumento costante del tasso di scolarità nella scuola secondaria superiore che, con riferimento all'anno scolastico 2004-2005 è arrivato al 76,6 per cento e al 4,9 per cento della popolazione dai 14 ai 18 anni, per un totale di 140 mila ragazzi, nelle attività di formazione professionale iniziale. Sottolinea altresì che quando l'Europa invita i Governi a prolungare l'obbligo di istruzione, che il precedente Governo ha chiamato «diritto-dovere», inserisce a pieno titolo la VET (Vocational Educational Training) nei percorsi obbligatori, ma che evidentemente sono flessibili e fortemente differenziati; in secondo luogo, i percorsi triennali sperimentali di istruzione e formazione professionale, realizzati in Emilia Romagna sul modello dell'integrazione tra scuola e centri di formazione professionale, sono stati gli unici percorsi che hanno registrato, come ha certificato l'ISFOL, insuccessi e quindi ripetenze. È invece il modello che il nuovo Governo sta proponendo per tutti. Auspica quindi che le Regioni più avvedute possano presto con proprie leggi riprendersi la facoltà di istituire percorsi di istruzione e formazione professionale di pari dignità rispetto a quelli liceali ed offrire ai giovani una reale opportunità diversificata di istruzione e formazione. Osserva, ancora, che si salvano per un anno i percorsi triennali sperimentali e il percorso IFTS, che già nella scorsa legislatura era stato incanalato nelle direttive europee della VET; non mancano anche in questo caso deleghe in bianco e sottrazioni di competenze costituzionali alle Regioni.
Ritiene quindi che i finanziamenti per l'edilizia scolastica siano scarsi per le quali si ritiene opportuno chiedere lo stralcio, visto che si tratta di materia ordinamentale che dovrebbe essere ritenuta estranea alla legge Finanziaria. Aggiunge che l'attuale disegno legge finanziaria consente la programmazione triennale dei piani di


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edilizia scolastica previsti dal citato articolo 4, per un importo complessivo - al momento - di 250 milioni di euro. Per ciascuna annualità, il 50 per cento di detta somma è destinato agli ordinari interventi previsti dalla legge di riferimento, mentre il restante 50 per cento è dedicato alle attività di messa a norma ed in sicurezza delle scuole. Ritiene che la seconda quota - al fine di massimizzare gli interventi ed accelerarli e responsabilizzare ulteriormente le Amministrazioni direttamente interessate - andrebbe compartecipata in parti eguali con Regioni ed Enti locali. Nella precedente Legislatura sono state attivate invece le prime due annualità del terzo triennio di programmazione previsto dalla legge n. 23 del 1996, con impegni quindicennali di 10 milioni di euro per il 2003 e circa 31 milioni per il 2004, che hanno sviluppato - come mutui concessi dalla Cassa DD.PP - rispettivamente 112.600.641 ed 348.915.607 euro.
Analoghe considerazioni svolge poi in riferimento all'articolo 68 che reca quattro deleghe in bianco in materia di obbligo scolastico, strutture formative, riorganizzazione IFTS e centri istruzione per adulti.
In conclusione osserva come il Governo si muova per smontare pezzi di Stato, anche quando sono frutto delle proprie costruzioni istituzionali, come per esempio con la riforma Bassanini. Con il disegno di legge finanziaria, in particolare all'articolo 21, comma 10, si modifica la riforma di dell'IRRSAE prevista proprio dalla legge n. 59 del 1997. Si cambiano quindi con disinvoltura le regole istituzionali, si bloccano gli stipendi e modificano le regole del reclutamento, creando confusione istituzionale e smantellando le istituzioni per occupare posti di potere.

Nicola BONO (AN) osserva che il disegno di legge finanziaria reca delle contraddizioni e una marcia indietro. Quella che doveva essere una marcia trionfale verso il risanamento dei conti si è rivelata ben presto una Caporetto, con ritirata annunciata su tutti i fronti. Ritiene che il peggior difetto di questa finanziaria è quello di essere stato pensato e imposto dal sindacato, dall'ala più radicale dello schieramento. Così, dopo le finte liberalizzazioni del Visco-Bersani, sono state scritte norme che non solo hanno scontentato tutti, ma che con un eccesso di demagogia avrebbero la pretesa di fungere da «redistributori di redditi» e invece riescono solo a penalizzare lo sviluppo, e la competitività che dovrebbero essere le priorità da perseguire. Ribadisce per questo che si tratta della finanziaria delle contraddizioni, perché con una mano dà e con l'altra toglie; emblematico il caso del cuneo fiscale e contemporaneamente del furto del TFR, ovvero l'autorizzazione a scaricare l'Iva sui congressi per ricaricare il turismo. Per non parlare dell'introduzione sulla tassa di soggiorno che è l'imposta più «demenziale» che poteva concepirsi per affossare un settore strategico del Paese.
Nel merito delle scelte relative alla competenza della Commissione cultura, può esprimere solo la delusione in ordine agli stanziamenti sui tre grandi settori della scuola, dell'Università e della ricerca scientifica e sui beni e le attività culturali, che sono non solo molto al di sotto delle reali esigenze di mantenimento delle attività di istituto per questi grandi e delicati settori dell'amministrazione statale e della società, ma soprattutto sono molto al di sotto delle previsioni che baldanzosamente i Ministri avevano annunciato al Parlamento sulle presunte attenzioni che avrebbero preteso e ottenuto. Senza parlare poi dell'editoria che risulta essersi ridotta alla strategia funambolica un po' truffaldina.
Ricorda, in particolare che il Ministro Mussi aveva persino preannunciato le sue possibili dimissioni, qualora non ci fosse stata una radicale inversione di tendenza. Pur non volendo infierire in questo senso, anche perché considera il ministro persona capace, non ne solleciterà la formalizzazione, ma ritiene indubbio che il problema rimanga a fronte della strategicità di Università e ricerca. La prima legge finanziaria della sinistra non solo non evidenzia alcuna strategia di sviluppo di questi settori, ma smentisce clamorosamente perfino le promesse elettorali, al


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punto che la Conferenza dei rettori, il 4 ottobre 2006, ha diffuso un comunicato di protesta e di denuncia proprio in ordine al mancato rispetto degli impegni elettorali. Il finanziamento complessivo all'Università è infatti notevolmente diminuito in termini reali. Ricorda a questo proposito che già la legge Bersani aveva diminuito del 20 per cento le spese ordinarie delle Università per il triennio 2007-2009, con una decurtazione stimata di circa 250 mila euro; altri 250 sono poi per nuove spese incompatibili. Si annuncia, quindi una diminuzione di risorse in termini reali per il 2007 pari a circa 600 mila euro, a fronte delle quali la finanziaria ne stanzia meno di 100. Ricorda ancora che per i nuovi ricercatori si registra uno stanziamento di appena 20 mila euro, pari all'assunzione di circa 500 nuovi ricercatori: una bella differenza rispetto ai circa 4000 assunti dal centro-destra in appena due anni. Evidenzia poi che incredibilmente è stata soppressa la norma sul 5 per mille, sottraendo ulteriori risorse alle Università. Gli aumenti profetizzati un po' semplicisticamente da Mussi per le retribuzioni dei docenti non ci saranno quindi, al contrario con l'articolo 64 viene previsto il taglio del 50 per cento dello scatto stipendiale, con ciò contraddicendo perfino la Corte costituzionale. Ritiene gravissimo, d'altra parte, l'attacco all'autonomia degli atenei, con l'obbligo sancito dall'articolo 70, di ridurre le nuove assunzioni nei limiti rigidi del turn over, introducendo l'inedita regola di «una cessazione-una assunzione», con grave nocumento delle aspettative dei giovani ricercatori. Tralascia altri negativi aspetti della manovra, come l'istituzione dell'Agenzia nazionale per la valutazione, concepita più per lo spoil system che per la valutazione reale dei meriti, temi che costituiranno motivo di attenzione con gli emendamenti.
In tema di ricerca aggiunge che vi è stata invece una vera ecatombe, iniziata con la manovrina voluta dal Ministro Bersani, che come è noto ha tagliato il 20 per cento dei fondi per le spese di funzionamento; è continuata con la manovra in esame dove con l'articolo 42 vengono soppressi la Presidenza e il Consiglio di Amministrazione di tutti gli enti pubblici e quindi la sostanziale decapitazione dei vertici di tutti gli enti di ricerca, per arrivare alla soppressione del 5 per mille per la ricerca, che comportava introiti per circa 290 mila euro. Evidenzia peraltro che, a fronte di questa situazione, il fondo di finanziamento degli enti di ricerca è rimasto immutato a 1.630 milioni di euro, nonostante le promesse della campagna elettorale e dallo stesso Mussi circa un suo aumento significativo.
In ordine al settore della scuola, precisa che lo scenario appare grosso modo simile a quello descritto per l'Università e cioè quello di una nuova manovra che ha tradito gli impegni elettorali, con scarsi investimenti. Malgrado l'enfasi circa il successo del ministro Fioroni di essere riuscito a evitare tagli sostanziali vi è infatti un saldo negativo tra riduzioni di spesa e recupero di risorse aggiuntive, visto che non è si riusciti neanche a recuperare ciò che la manovra aveva tolto. Sottolinea la gravità dei ricorsi continui a deleghe surrettizie e in quanto tali in bianco, attraverso il ricorso ai regolamenti di cui alla legge 23 agosto 1988, n. 400; per dar luogo ad una peraltro non chiara controriforma in solitudine, priva di criteri direttivi precisi ed in palese violazione della prerogative del Parlamento. In ordine ai beni culturali, ritiene che non vi sia dubbio che dal punto di vista delle risorse ottenute vi sia una certa discontinuità rispetto alle altre amministrazioni, dovuta essenzialmente al prestigio e all'influenza politica del Ministro Rutelli, e non certo ad una maggiore sensibilità del Governo rispetto ai fini della cultura nazionale. Esprime rammarico per il fatto che queste risorse sono polverizzate in una miriade di previsioni e non esprimano coerenti, né precisi indirizzi da raggiungere. A partire dalla riforma della riforma del Ministero di cui all'articolo 15 del decreto-legge n. 181, ritiene inoltre sia stato un errore eliminare i dipartimenti e riformare la segreteria generale; elevare da tre a sei anni la durata degli incarichi a dirigenti generali; nonché assegnare il Dipartimento


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per lo sviluppo e la competitività del turismo alla Presidenza del Consiglio. Ribadisce quindi la propria contrarietà all'esproprio del teatro Petruzzelli, rilevando che appaiono schizofreniche e incompatibili le norme di cui all'articolo 163, in cui il comma 2 in particolare appare inutile e costituisce una ripartizione dell'articolo 17 del decreto-legge. Il comma 3 del medesimo articolo prevede poi l'istituzione di un fondo per l'attuazione di accordi di con finanziamento tra lo Stato e le autonomie, finalizzato al sostegno di interventi in materia di attività culturali svolti nel territorio. Ritiene che a parte l'irrisorietà dello stanziamento di 20 milioni di euro, si tratti di attività di istituto, per le quali non sarebbe necessario costituire un fondo ad hoc. Molte perplessità suscita anche la norma sull'ARCUS che ha solo la motivazione di costituire un ulteriore strumento discrezionale per il Ministro. Stigmatizza inoltre quanto previsto dall'articolo 165, comma 1, che elimina una serie di previsioni di sostegno per la cultura musicale, e per lo spettacolo viaggiante; mentre il comma 3 disciplina le modalità di erogazione dei contributi per le fondazioni lirico-sinfoniche in maniera tale da superare la Conferenza Stato-regioni. Ritiene che se si fosse confermata la riforma costituzionale non vi sarebbe stato il problema della competenza delle regioni. Ritiene quindi la soluzione adottata problematica e deludenti le previsioni di spesa per il FUS.
Ribadisce in conclusione che si tratta di una manovra finanziaria deludente e penalizzante, contraddittoria e mendace, soprattutto a fronte degli impegni solenni assunti in campagna elettorale dal centrosinistra. Preannuncia quindi, anche a nome dei deputati del gruppo cui appartiene, che saranno presentati emendamenti al testo in esame che auspica possano trovare il sostegno anche della maggioranza.

Paola GOISIS (LNP) criticando le affermazioni del ministro Fioroni in materia di formazione scolastica rileva fra l'altro come il meccanismo ormai invalso sia quello di promuovere gli alunni per mantenere in vita artificiosamente le classi di studio, non considerandosi che spesso il numero elevato dei componenti di ciascuna classe renda difficile agli insegnanti espletare il loro compito. Con riguardo alle norme in materia di istruzione professionale ritiene incostituzionale l'invasione delle relative competenze regionali. Critica l'istituzione dell'Agenzia nazionale per lo sviluppo dell'autonomia scolastica, osservando che non è necessario insegnare alle singole regioni e alle relative scuole il valore dell'autonomia, tanto più ove si osservi che si sopprimono contestualmente gli istituti regionali di ricerche educative, essendo questo un chiaro segno della tendenza alla centralizzazione dell'attuale Governo.

Fulvio TESSITORE (Ulivo) ricordando la sua coerenza nell'affrontare anche criticamente le riforme che si sono succedute negli ultimi anni indipendentemente dai Governi che le hanno proposte, osserva le criticità degli interventi attuali sono relative prevalentemente ai profili finanziari, quando invece il problema non può essere affrontato solo con riguardo al dato economico. Rileva come gli interventi in esame si situano a ridosso di una politica condotta dal precedente Governo di tagli finanziari e di privatizzazione del sistema universitario, laddove vi è quindi la necessità di difendere la fusione pubblica connaturata all'istruzione. L'inversione di tendenza che ora si manifesta è testimoniata, ad esempio, dall'opportuna istituzione di un'Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca (ANVUR), dagli interventi contro la proliferazione indiscriminata delle sedi universitarie dai nuovi criteri relativi alla governance degli enti di ricerca. Tali scelte sembrano opportune, anche a fronte di criticità pure esistenti. Anche in materia di beni culturali vi sono scelte importanti, quali ad esempio quelle relative alle fondazioni liriche.

Pietro FOLENA, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

La seduta termina alle 11.55.


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UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 11.55 alle 12.

AUDIZIONI INFORMALI

Audizione di rappresentanti delle categorie di lavoratori operanti nel settore della scuola, in ordine alle problematiche del settore scolastico.

L'audizione si è svolta dalle 12 alle 14.

INDAGINE CONOSCITIVA

Giovedì 12 ottobre 2006. - Presidenza del presidente Pietro FOLENA.

La seduta comincia alle 14.

Indagine conoscitiva sulle recenti vicende relative al calcio professionistico, con particolare riferimento al sistema delle regole e dei controlli.

Audizione di rappresentanti della Rai.
(Svolgimento e conclusione).

Pietro FOLENA, presidente, avverte che la pubblicità dei lavori sarà assicurata, oltre che mediante impianto audiovisivo a circuito chiuso, anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati.
Introduce, quindi, i temi oggetto dell'audizione.

Claudio CAPPON, direttore generale della RAI, svolge un intervento sull'oggetto dell'audizione.

Intervengono, per formulare domande e osservazioni, i deputati Emerenzio BARBIERI (UDC), Antonio RUSCONI (Ulivo), Giuseppe GIULIETTI (Ulivo), Emilia Grazia DE BIASI (Ulivo), Antonio RAZZI (IdV), il presidente Pietro FOLENA e Mauro DEL BUE (DC-PS).

Rispondono Claudio CAPPON, direttore generale della RAI, e Giancarlo LEONE, vicedirettore generale della RAI.

Pietro FOLENA, presidente, ringrazia gli intervenuti e dichiara conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 14.55.

N.B.: Il resoconto stenografico della seduta è pubblicato in un fascicolo a parte.