Martedì 10 luglio 2007. - Presidenza del vicepresidente Mauro CHIANALE. - Intervengono i sottosegretari di Stato per le infrastrutture, Tommaso Casillo, e per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare, Laura Marchetti.
La seduta comincia alle 12.
Documento di programmazione economico-finanziaria relativo alla manovra di finanza pubblica per gli anni 2008-2011.
Doc. LVII, n. 2.
(Parere alla V Commissione).
(Esame e rinvio).
La Commissione inizia l'esame.
Mauro CHIANALE, presidente, ricorda che la Commissione inizia oggi l'esame del
Documento di programmazione economico-finanziaria, ai fini dell'espressione del parere alla V Commissione, ai sensi dell'articolo 118-bis, comma 1, del Regolamento. Al riguardo, fa presente che l'esame si concentrerà, tra l'altro, sull'Allegato al DPEF relativo al programma delle infrastrutture, per la cui analisi è a disposizione della Commissione anche un importante strumento di lavoro, costituito dal 3o Rapporto sullo stato di attuazione della «legge obiettivo», appena prodotto dal Servizio Studi della Camera.
Gianpiero BOCCI (Ulivo), relatore, osserva che il Documento di programmazione economico-finanziaria, recentemente approvato dal Consiglio dei ministri, delinea una strategia di risanamento e sviluppo strutturale dell'economia, che impegnerà la restante parte della corrente legislatura e che già oggi può contare sui significativi risultati ottenuti nell'ultimo anno rispetto ai dati macro-economici. In particolare, sul fronte della finanza pubblica, per la prima volta da molti anni non si è resa necessaria una manovra correttiva di «metà anno» e la prossima legge finanziaria non dovrà reperire risorse da destinare alla riduzione del deficit, visto che la strutturalità delle misure contenute nella legge finanziaria per il 2007 consente un miglioramento del deficit tendenziale, pari a 0,3 punti di PIL nel 2008 (2,2 per cento) rispetto al 2007 (2,5 per cento). Il DPEF all'esame del Parlamento, pertanto, considerati anche i positivi dati di finanza pubblica, introduce una innovativa chiave di lettura per il rilancio delle politiche economiche del Paese, ponendo l'accento sul modello di crescita sostenibile, sotto il profilo anzitutto finanziario, ma anche sociale e ambientale. In questo contesto, dopo i recenti interventi diretti alla fuoriuscita dei conti pubblici da una situazione di emergenza, il Governo intende agire, adesso, sul fronte dello sviluppo economico, senza peraltro alterare gli equilibri di bilancio sinora conseguiti: si tratta, quindi, di accompagnare la crescita in atto e farla divenire robusta e sostenibile, affinché tutti gli interventi avviati si traducano in un miglioramento duraturo e costante.
In coerenza con queste linee-guida e concentrandosi sui settori di più diretta competenza della Commissione, osserva pertanto che il DPEF 2008-2011 rappresenta, oggi, una ideale prosecuzione delle misure già avviate nel luglio dello scorso anno, con particolare riferimento all'ambiente e alle infrastrutture: giudica evidente che il Governo, nel corso dell'ultimo anno, ha dovuto mettere ordine ad una situazione particolarmente complessa e intricata sotto il profilo normativo ed economico-finanziario, correggendo e integrando la legislazione vigente in materia, nonché reperendo le necessarie risorse finanziarie, tanto che lo stesso Ministro delle infrastrutture, in occasione dell'esame parlamentare del precedente DPEF, fece presente alla Commissione di dover fare anzitutto il punto sulle effettive priorità infrastrutturali, prima di procedere con la selezione degli interventi e con l'indicazione di precisi indirizzi. Proprio queste premesse, dunque, consentono di svolgere una preliminare considerazione di metodo, che giudica pregiudiziale rispetto all'analisi del merito del documento: a suo avviso, infatti, il DPEF all'esame della Commissione sconta un problema che investe in pieno il ruolo del Parlamento nella definizione degli indirizzi nelle politiche ambientali e infrastrutturali del Paese. Non si tratta - a suo giudizio - di porre una mera questione di rivendicazione di un ruolo istituzionale, bensì di analizzare un problema di natura politica, che si riferisce alle modalità con le quali lo stesso Governo è giunto - almeno per le parti di interesse della VIII Commissione - alla redazione del documento e dello stesso allegato relativo alle infrastrutture. In tal senso, nel ritenere condivisibile un percorso che - quanto meno per la definizione delle priorità infrastrutturali - ha visto un forte coinvolgimento delle realtà regionali e una capacità di confronto con le comunità territoriali, osserva che è mancato il dialogo con il Parlamento, che certo non ha rinunciato, in questi mesi, a chiedere con determinazione
una seria interlocuzione con l'Esecutivo; analoghe riflessioni, peraltro, ritiene opportuno svolgere in relazione al settore ambientale, nel quale le continue sollecitazioni e proposte prodotte dalla VIII Commissione sembrano non avere trovato una adeguata valorizzazione da parte del dicastero competente. A suo parere, quindi, occorre ora dare un nuovo slancio al confronto in sede parlamentare, per contribuire a riorientare in termini positivi e concreti le politiche di settore per il futuro.
Passando al merito del documento, fa presente che intende procedere all'illustrazione delle parti di competenza della Commissione distinguendo due grandi aree, relative rispettivamente all'ambiente e alle infrastrutture. Sotto il primo profilo, ritiene importante sottolineare come il DPEF cerchi di introdurre una innovativa «chiave interpretativa» nel quadro delle scelte strategiche complessive, soffermandosi sulla rilevanza della sostenibilità ambientale, soprattutto in relazione agli obiettivi su cui l'Italia si è impegnata in campo energetico; in tale ambito, un'attenzione particolare è dedicata all'aggiornamento degli adempimenti derivanti dal Protocollo di Kyoto, in relazione al quale il Governo sottolinea le conseguenze economiche connesse alla sua mancata applicazione, che rischiano di far aumentare i costi fino a 2,56 miliardi di euro all'anno per il periodo 2008-2012, in assenza di misure rigorose di riduzione delle emissioni. Il documento preannuncia, quindi, un programma di monitoraggio da parte dei ministeri dell'economia e dell'ambiente, al fine di verificare il raggiungimento degli obiettivi previsti dal Protocollo, segnalando come un importante contributo al raggiungimento degli obiettivi stabiliti dal Protocollo medesimo possa derivare dallo sviluppo del settore delle energie rinnovabili, che potranno contribuire nel 2020 alla riduzione delle emissioni nella misura di almeno il 20 per cento. Rispetto a tale obiettivo, peraltro, il Governo richiama le misure adottate nella legge finanziaria per il 2007 in materia di fonti rinnovabili, nonché di efficienza e risparmio energetico. Fa presente, inoltre, che lo stesso DPEF sottolinea l'importanza dei meccanismi di mercato e delle politiche fiscali, quali strumenti per correggere i «fallimenti del mercato» in maniera efficiente dal lato dei costi, ma anche quali forme di incentivazione per incoraggiare comportamenti virtuosi da un punto di vista ambientale; in proposito, il documento ipotizza lo spostamento dell'onere fiscale da tasse «welfare-negative» (quali le tasse sul lavoro) a tasse «welfare-positive» (quali le tasse su attività inquinanti) e, allo stesso tempo, contiene un impegno per l'introduzione di un sistema di contabilità ambientale, nello Stato e negli enti territoriali, con la funzione di integrare gli atti di programmazione economico-finanziaria e di bilancio.
Con riferimento al settore ambientale, dunque, ritiene necessario dare atto al Governo di avere compiuto importanti passi in avanti nella direzione della consapevolezza dei dati ambientali e, soprattutto, delle tematiche relative ai cambiamenti climatici. Allo stesso tempo, peraltro, non può non rilevare che il DPEF è ben lontano dagli auspici formulati di recente dalla VIII Commissione, in particolare nell'ambito della relazione all'Assemblea approvata lo scorso 28 giugno. Ricorda, infatti, che in quella relazione si afferma che «il primo passaggio fondamentale per riorientare le politiche pubbliche (....) consiste nel trasmettere con chiarezza a tutte le istituzioni, al sistema economico e produttivo del Paese, agli attori e agli operatori del settore e, più in generale, all'opinione pubblica, un messaggio chiaro: la lotta ai cambiamenti climatici costituisce una priorità per il sistema nazionale». Per tali motivi, la relazione approvata dalla Commissione invita il Governo a definire, sul piano interno, un percorso per rispettare questo vincolo, ponendo di fronte alla classe politica, come primo obiettivo da perseguire, l'elaborazione di un DPEF e di una manovra finanziaria che siano all'altezza della sfida posta dai cambiamenti climatici, in coerenza con il principio fondamentale della sostenibilità ambientale.
In questo senso, ritiene che il Governo - al quale va riconosciuto il merito di avere compiuto notevoli sforzi e un chiaro progresso rispetto al passato - potesse, in ogni caso, osare di più, dedicando un ruolo centrale e strategico alle politiche ambientali e alle diverse misure programmate da tutti i dicasteri, nei diversi settori di intervento, per il raggiungimento degli obiettivi di Kyoto: a suo avviso, infatti, i pur ristretti margini di manovra per la definizione degli indirizzi macro-economici non avrebbero dovuto escludere una elaborazione complessiva del DPEF che tenesse conto, trasversalmente, di ogni impatto di carattere politico-economico collegato ai cambiamenti climatici, in modo da costruire una prospettiva completa e non settoriale di approccio a una problematica che - come affermato anche nella più volte richiamata relazione all'Assemblea - «si caratterizza per la sua pervasività».
Passando, poi, al settore delle infrastrutture, segnala che gli indirizzi definiti dal Governo sono ripartiti tra il DPEF vero e proprio e lo specifico «Allegato infrastrutture», che - in attuazione della legge n. 443 del 2001 (cosiddetta «legge obiettivo») - individua le priorità di investimento sulla base di un quadro emerso a seguito del monitoraggio del programma effettuato dal CIPE e dai competenti dicasteri. In proposito - nel fare presente che la lettura della enorme mole di informazioni derivante dai citati documenti può essere utilmente incrociata con la «imponente» documentazione fornita dagli uffici e, in particolare, con il puntuale lavoro di analisi e approfondimento in materia di infrastrutture strategiche prodotto dal Servizio Studi della Camera - giudica opportuno osservare, in via preliminare, che al DPEF e al relativo Allegato è mancato, forse, il coraggio di operare una scelta selettiva delle priorità infrastrutturali, essendo queste - in realtà - rimesse alla concertazione svolta con le singole regioni. A suo avviso, infatti, il Governo - non avendo definito, se non a titolo di mera enunciazione, i criteri in base ai quali orientare le proprie scelte - sembra soltanto prendere atto dello stato di avanzamento progettuale e finanziario delle opere, nonché della valutazione di priorità effettuata dalle regioni: in tal modo, pertanto, si produce una lista di opere che non risulta realmente selettiva, limitandosi all'elencazione - sia pur necessaria e condivisibile - delle infrastrutture concertate in sede territoriale e non prestando attenzione ai contributi che, nell'ultimo anno, sono emersi nelle altre sedi istituzionali, tra cui lo stesso Parlamento.
Preso atto di tali questioni di impostazione, ritiene tuttavia indispensabile riconoscere il chiaro sforzo compiuto dal Governo nell'aver saputo offrire - dopo l'improduttiva esperienza della precedente legislatura - un quadro coerente e credibile di impegni finanziari sulle singole opere, una capacità di elaborazione progettuale, nonché la volontà di rafforzare l'attenzione su alcune grandi opere che esso intende portare a compimento: si riferisce, in questo caso, al completamento dell'autostrada Salerno-Reggio Calabria, alla realizzazione del Passante di Mestre, all'attivazione delle procedure per il Corridoio V, all'ammodernamento delle infrastrutture nel versante piemontese e lombardo, al potenziamento del corridoio tirrenico. Al riguardo, peraltro, il DPEF e il relativo Allegato definiscono, in primo luogo, due esigenze, che considera comunque positive: realizzare le opere già approvate, da attivare o in corso, risolvendo le criticità riscontrate in sede di monitoraggio del programma; aggiornare coerentemente il quadro delle priorità, anche a seguito del confronto con le comunità territoriali, in tal modo mettendo in atto un sistema che lo stesso Allegato opportunamente definisce di «federalismo infrastrutturale», poiché si fonda sulla stretta collaborazione tra lo Stato, la regione e gli enti locali.
Con riferimento alla prima esigenza richiamata, rileva che si attribuisce in particolare priorità alle infrastrutture già avviate ovvero con il progetto esecutivo approvato, mentre il documento non indica chiaramente - a differenza di quanto
avviene con la disposizione contenuta nel decreto correttivo del cosiddetto «codice appalti» - quelle per le quali ricorre la possibilità di finanziamento con capitale privato, sia di rischio che di debito, nella misura maggiore possibile. Con riferimento al secondo profilo, osserva che il documento richiama il Piano generale «Infrastrutture prioritarie» elaborato dal Ministero delle infrastrutture a seguito del confronto con le singole Regioni e presentato lo scorso 16 novembre; in termini generali, in base a tale Piano la programmazione degli interventi infrastrutturali per i prossimi anni dovrà informarsi ai seguenti principi: condivisione della gerarchia delle priorità tra i vari livelli istituzionali (nazionale, regionale e subregionale); coerenza con il disegno generale di programmazione dello sviluppo del territorio nazionale; stato di avanzamento e livello di sostenibilità degli interventi; compatibilità delle scelte con le risorse disponibili e con i tempi individuati per il loro impiego. Ritiene, quindi, che - pur a fronte delle «opacità» prima richiamate - si debba comunque prendere atto delle forti novità di impostazione testé segnalate, per evitare di inquadrare il documento in un'ottica ingiustamente restrittiva. Allo stesso tempo, giudica anche importante - per consentire un definitivo ed efficace «salto di qualità» - comprendere in che modo le priorità indicate nell'Allegato si conformino agli indirizzi di carattere generale enunciati nel testo (quali - ad esempio - la sostenibilità ambientale, l'intermodalità, la riduzione del trasporto su gomma e l'incentivazione di quello su rotaia, il collegato trasferimento di merci e passeggeri dalla strada alle ferrovie e al mare), facendo in modo che il risultato finale dell'elenco di opere sia inquadrabile in una reale logica di sistema. In particolare, riterrebbe opportuno capire quali risultati effettivi produca la valutazione ambientale degli investimenti, richiamata in diverse parti del testo, rispetto alla definizione dell'elenco delle priorità. Inoltre, chiede al Governo di fornire alla Commissione i necessari chiarimenti circa i costi totali previsti per la realizzazione del programma di infrastrutture strategiche, considerato che - in base alla consistenza del fabbisogno complessivo indicato nell'Allegato - risulterebbe una sottostima del dato finale rispetto a quello risultante dalle singole voci.
Al contempo - e in attesa degli auspicabili chiarimenti richiesti al Governo - intende in questa sede ribadire una valutazione di carattere più generale, che induce a ritenere che, sulla base della conseguente rivisitazione del programma adottato nella precedente legislatura e dell'individuazione dei progetti da finanziare nel periodo 2008-2011, il sistema di interventi appare dotato di maggiore coerenza. A suo parere, infatti, è chiara l'intenzione di introdurre un meccanismo volto alla riduzione del deficit qualitativo e quantitativo che caratterizza l'offerta infrastrutturale delle Regioni del Centro Nord e alla valorizzazione delle potenzialità dei territori del Mezzogiorno, nonché a delineare un «filo conduttore» delle politiche infrastrutturali, che è individuato in tre questioni ritenute decisive per lo sviluppo del Paese: la mobilità, in relazione all'esigenza di potenziare il sistema infrastrutturale per assicurare idonee condizioni di accessibilità territoriale, intervenendo sulle grandi direttrici strategiche ed i relativi nodi di rango internazionale, sul decongestionamento dei nodi urbani, nonché favorendo condizioni di migliore equilibrio modale dei sistemi di trasporto e accelerando la realizzazione degli interventi sostenibili e di quelli mirati allo sviluppo della logistica; la città, intervenendo sulle reti infrastrutturali e sulle interconnessioni con gli spazi urbani e considerando la città come un'unica infrastruttura di contesto; la casa, considerando l'edilizia residenziale sociale come materia di interesse generale, in modo da soddisfare il diritto all'abitazione anche grazie a nuovi modelli di finanziamento, fermo restando l'intervento pubblico diretto in materia di edilizia sovvenzionata.
Proprio sotto quest'ultimo profilo, rileva che il Governo ha compiuto un importante passo nel sistematizzare i temi della città e della casa all'interno di un
documento quale l'Allegato Infrastrutture, sebbene la legge limiti tale Allegato alla sola individuazione delle opere infrastrutturali strategiche. Al riguardo, infatti, ritiene vincente e proficua la scelta di riunire in un unico contesto le politiche di ammodernamento infrastrutturale, di sviluppo urbanistico e di edilizia abitativa e residenziale: si tratta, ora, di dare nuovo impulso agli interventi per la politica della casa, adottando ogni utile provvedimento per l'attuazione delle misure - ampie e articolate - contenute all'interno del DPEF e dello stesso Allegato, che fanno peraltro capo alle soluzioni individuate, in modo condiviso da gruppi politici e operatori del settore, non soltanto nell'ambito del tavolo di concertazione generale sulle politiche abitative, ma anche nella risoluzione - firmata da rappresentanti di ogni forza parlamentare - approvata lo scorso 29 maggio dalla VIII Commissione.
In conclusione, nel riservarsi di predisporre in tempi utili una proposta di parere sul documento in esame, auspica che il dibattito in Commissione sappia fornire un serio contributo di analisi e di approfondimento sui temi richiamati nella relazione introduttiva, attraverso un confronto leale e collaborativo, anche con i gruppi di opposizione, che possa portare alla definizione di un orientamento adeguato alle sfide di fronte alle quali è posta l'intera classe politica. Si dichiara convinto, infatti, che l'Italia abbia bisogno di un forte impegno, anche in sede parlamentare, affinché possano essere riorientate le scelte per il futuro, in modo da risolvere realmente i problemi e dare una soluzione ai grandi temi dello sviluppo sostenibile, della tutela dell'ambiente e dello sviluppo infrastrutturale e urbano.
Il sottosegretario Laura MARCHETTI, nel concordare pienamente con l'esigenza segnalata dal relatore di rimettere al centro della discussione sul DPEF la questione della lotta ai cambiamenti climatici, formula l'auspicio che la discussione in sede parlamentare consenta di rafforzare la strategia di mitigazione, che a suo giudizio richiede politiche di più forte contrasto dei cambiamenti climatici in atto, piuttosto che quella di adattamento, che rischia quasi di prendere atto dei cambiamenti climatici in atto.
Tommaso FOTI (AN), nel dare preliminarmente atto al relatore di avere svolto una relazione che, sia pure in una logica di parte, ha avuto il merito di sviluppare alcune osservazioni critiche fondate, valuta in parte inutile la discussione su un atto, il DPEF, che già l'anno scorso si era risolto in un documento in gran parte retorico e scollegato dai contenuti della successiva legge finanziaria. Al riguardo rileva che, se sul DPEF dello scorso anno si volesse replicare il pregevole lavoro di monitoraggio predisposto dal Servizio Studi della Camera sull'attuazione della legge finanziaria per il 2007, si avrebbe la prova dello scarto enorme fra gli enunciati normativi e la loro concreta attuazione. Nel manifestare, inoltre, sconcerto per il fatto che, quest'anno, il dato oggettivo della crescente distanza che si registra fra la crescita sostenuta dei Paesi europei e la crescita inferiore alla media del nostro Paese pare non interessare affatto l'attuale maggioranza di governo, stigmatizza l'incapacità politica della stessa di sfruttare appieno la favorevole congiuntura economica internazionale per porre le basi della modernizzazione infrastrutturale del Paese.
Nel rinviare al dibattito in Aula sulla relazione sui cambiamenti climatici le osservazioni critiche in materia ambientale, ritiene di dover concentrare le odierne considerazioni sull'Allegato per le infrastrutture, osservando anzitutto come la sua lettura confermi, da un lato, la validità della «legge obiettivo» e delle scelte fatte dal precedente Governo e, dall'altro, la strumentalità delle critiche ad essi rivolte nella passata legislatura dall'attuale maggioranza. Nel citare l'esempio clamoroso del MOSE, che il documento in esame giudica come un'opera qualificante dell'intero programma infrastrutturale, prende atto positivamente che l'elenco delle opere strategiche è rimasto esattamente quello predisposto dal precedente Governo. Rileva,
altresì, l'assoluta insufficienza delle risorse messe a disposizione dall'attuale Governo per la realizzazione concreta di tali opere e denuncia la scelta politica della maggioranza di contenimento degli investimenti per l'ammodernamento infrastrutturale del Paese. A suo giudizio, infatti, l'indicata insufficienza delle risorse disponibili non potrà che tradursi nel dimezzamento «secco» della capacità di spesa per le infrastrutture e nell'inevitabile raddoppio dei tempi necessari a colmare il relativo gap strutturale fra l'Italia e i principali partner europei.
Quanto alla «questione casa», nel criticare le valutazioni politiche contenute nel documento in esame - che imputano alle riforme legislative per la liberalizzazione del mercato degli affitti il mancato aumento dell'offerta di abitazioni - sottolinea che il vero problema è oggi rappresentato dal fatto che gli alloggi pubblici disponibili, per effetto della mancata revisione dei criteri di assegnazione, in tutte le maggiori città sono destinati ai cittadini extracomunitari, invece che ai cittadini italiani. Dopo aver criticato, quindi, l'intenzione della attuale maggioranza di voler tornare ai canoni regolati non dal mercato ma dall'autorità amministrativa, denuncia la mancanza nel DPEF in esame di risorse adeguate ad un effettivo incremento dell'offerta di alloggi residenziali pubblici e la confusione sul piano normativo in ordine alla esatta individuazione dei livelli istituzionali - statale, regionale o locale - ai quali attribuire i compiti di implementazione delle politiche abitative. In tal senso, riterrebbe più dignitoso che il Governo - se proprio non vuole considerare ipotesi di riforma coraggiose, come potrebbe essere l'introduzione della cosiddetta «cedolare secca» - delimitasse almeno il problema al suo reale ed effettivo ambito, intervenendo sulle politiche della casa nelle grandi aree metropolitane, che sono le uniche che, al momento, scontano problemi di disagio abitativo. In caso contrario, la sola soluzione all'orizzonte rischia di essere - a suo giudizio - l'ennesima e rischiosa proroga della sospensione delle procedure di sfratto.
Maurizio Enzo LUPI (FI) chiede che siano definiti tempi certi nel dibattito, per consentire ai gruppi di opposizione di porre - prima del previsto intervento del Ministro delle infrastrutture ai lavori della Commissione - alcune delle questioni sostanziali, su cui ritiene che il Ministro stesso abbia il dovere di dare una risposta chiara, nell'interesse delle prerogative dell'istituzione parlamentare.
Mauro CHIANALE, presidente, considerata la richiesta formulata dal deputato Lupi e visto che risultano già iscritti al dibattito odierno diversi deputati, ritiene utile proseguire l'esame del provvedimento in titolo nella prevista seduta pomeridiana di oggi.
Rinvia, quindi, il seguito dell'esame ad altra seduta.
Propone, inoltre, che - prima di procedere all'esame del disegno di legge n. 2852 - la Commissione, anche al fine di consentire un più ordinato andamento dei lavori odierni, passi immediatamente allo svolgimento delle interrogazioni all'ordine del giorno.
La Commissione concorda.
Mauro CHIANALE, presidente, sospende quindi la seduta, avvertendo che essa riprenderà al termine dello svolgimento delle interrogazioni all'ordine del giorno.
La seduta, sospesa alle 13.05, è ripresa alle 13.20.
DL 81/07: Disposizioni urgenti in materia finanziaria.
C. 2852 Governo.
(Parere alla V Commissione).
(Esame e rinvio).
La Commissione inizia l'esame.
Angelo Maria Rosario LOMAGLIO (SDpSE), relatore, rileva preliminarmente che il disegno di legge in esame dispone la
conversione in legge del decreto-legge n. 81 del 2007, recante disposizioni urgenti in materia finanziaria: si tratta di un provvedimento - reso possibile dal netto miglioramento dei conti pubblici, che sono stati riportati in situazione di ragionevole equilibrio grazie alla virtuosa manovra di bilancio 2007 - con il quale il Governo comincia ad affrontare alcune criticità sul fronte della spesa, utilizzando una parte delle risorse derivanti dal cosiddetto «extra-gettito» prodotto dalla considerevole crescita del gettito fiscale registrata nei mesi scorsi. Accanto ad alcuni capitoli di spesa puntuali, come ad esempio quelli per il fondo globale per la lotta contro l'Aids, per il servizio civile o per favorire l'accesso al credito dei giovani fra i 18 e i 35 anni, i tre i principali aggregati di spesa interessati dal decreto-legge in esame sono le pensioni più basse, la ricerca e, con riferimento alla parte di più diretto interesse della VIII Commissione, le infrastrutture.
Relativamente a quest'ultimo aggregato di spesa, segnala anzitutto l'articolo 6, comma 5, che - al fine di assicurare la prosecuzione e il completamento di interventi infrastrutturali in materia di viabilità - eleva, per l'anno 2007, il limite dei pagamenti per spese di investimento da parte dell'ANAS - compresi quelli a valere sulle risorse derivanti dall'accensione di mutui -, fissandolo in 4.200 milioni di euro. Ricorda, peraltro, che la legge finanziaria per il 2006 aveva fissato il limite dei pagamenti per spese di investimento da parte di ANAS in 1.700 milioni di euro e che subito dopo le ultime elezioni, per scongiurare il rischio concreto del blocco dei cantieri, tale limite era stato elevato a circa 2.900 milioni di euro al fine di permettere quantomeno l'ultimazione dei cantieri aperti. Fa presente, peraltro, che l'articolo 8, comma 4, dispone l'erogazione, per l'anno 2007, di un contributo pari a oltre 426 milioni di euro a titolo di apporto al capitale sociale dell'ANAS, al fine di ripianare la perdita di esercizio relativa all'anno 2006. Nella relazione tecnica viene precisato che tale disposizione «configura un'operazione finanziaria e l'effetto si determina unicamente sul saldo netto da finanziare, in quanto la liquidità derivante dall'apporto se utilizzata per spese di investimento troverebbe comunque impiego nel limite di cui al comma 5 dell'articolo 6».
Segnala, inoltre, che l'articolo 7, comma 1, prevede l'integrazione di diverse autorizzazioni di spesa, fra le quali segnala quelle di più diretta connessione con le competenze della VIII Commissione. La prima integrazione di spesa destina 65 milioni di euro per l'anno 2007 ad incremento del Fondo per gli interventi del Servizio nazionale della Protezione civile. Precisa che, ai fini della destinazione di tali somme, la relazione illustrativa fa riferimento «alle spese di funzionamento della protezione civile, con particolare riferimento all'emergenza traffico a Messina». In merito a questa specifica emergenza, rammenta che con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 8 settembre 2006 è stato dichiarato, fino al 31 dicembre 2008, lo stato di emergenza ambientale determinatasi nel settore del traffico e della mobilità, a seguito della necessità di porre in essere iniziative per un alleggerimento della tensione del traffico generato prevalentemente, al settanta per cento circa, da mezzi pesanti e leggeri proveniente o diretta verso il continente. La seconda integrazione di spesa prevista dal citato articolo 7, comma 1, assegna 80 milioni di euro, per l'anno 2007, al Fondo per la protezione civile, previsto dall'articolo 6, comma 1, del decreto-legge n. 142 del 1991, destinati all'emergenza rifiuti in Campania.
In relazione a tale emergenza, ricorda che il decreto-legge n. 61 del 2007, approvato definitivamente dalla Camera il 4 luglio scorso con modificazioni e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale lo scorso 7 luglio, contiene all'articolo 8 una clausola di invarianza della spesa e che la V Commissione (Bilancio), nella seduta del 28 giugno 2007, aveva espresso un parere favorevole sul provvedimento di conversione del decreto-legge n. 61 del 2007, nel presupposto che l'eventuale utilizzo delle risorse finanziarie del fondo della protezione civile dovesse intendersi come limitato
alle sole ipotesi direttamente riconducibili alle previsioni di legge e alle esigenze strettamente necessarie alle quali non possa farsi fronte con le risorse richiamate dal provvedimento. Il provvedimento oggi all'esame della Commissione interviene dunque sul Fondo della protezione civile, che si riferisce alla gestione complessiva delle emergenze e che la legge finanziaria per il 2007 (legge n. 296 del 2006), aveva provveduto a reintegrare con l'assegnazione di 221,4 milioni di euro per il 2007, 218,8 per il 2008 e 222,8 milioni di euro per il 2009.
Al riguardo, giudica opportuno acquisire l'avviso del Governo sull'entità complessiva delle risorse necessarie a far fronte agli interventi connessi all'emergenza rifiuti, vale a dire se l'integrazione disposta dal provvedimento in esame debba intendersi alla stregua di una eccedenza di spesa. Allo stesso modo ritiene opportuno conoscere l'orientamento del Governo in relazione all'attuazione dell'ordine del giorno Scotto e Lomaglio n. 95, approvato dalla Camera in sede di approvazione definitiva del decreto-legge n. 61 del 2007, il quale impegna il Governo ad adottare, nell'ambito delle proprie competenze, le opportune iniziative volte ad escludere che i costi derivanti da oltre un decennio di emergenza nella gestione del ciclo dei rifiuti in Campania siano posti a carico dei comuni e dei cittadini danneggiati da quella medesima emergenza.
Fa presente che l'ultima integrazione di spesa di interesse della VIII Commissione prevista dall'articolo 7, comma 1, del provvedimento in esame prevede lo stanziamento di 100 mila euro per il 2007, per far fronte alle spese di funzionamento del Comitato di vigilanza sull'uso delle risorse idriche e dell'osservatorio dei servizi idrici, previste dall'articolo 22, comma 6, della legge n. 36 del 1994. In proposito, rammenta che con l'articolo 1, comma 5, del decreto legislativo n. 284 del 2006 - primo decreto correttivo al decreto legislativo n. 152 del 2006 -, a seguito della soppressione dell'Autorità di vigilanza sulle risorse idriche e sui rifiuti, che aveva accorpato le funzioni del Comitato per la vigilanza sull'uso delle risorse idriche e dell'Osservatorio nazionale sui rifiuti, sono stati ricostituiti sia il Comitato per la vigilanza sull'uso delle risorse idriche sia l'Osservatorio nazionale sui rifiuti. Precisa che nella legislazione previgente al decreto legislativo n. 152 del 2006 l'Osservatorio dei servizi idrici costituiva l'organo di cui si avvaleva il Comitato per la vigilanza sull'uso delle risorse idriche per l'espletamento dei propri compiti, ai sensi dell'articolo 22, comma 1, della legge n. 36 del 1994, peraltro abrogata dall'articolo 175 del decreto legislativo n. 152 del 2006 e che tale assetto organizzativo appare confermato dallo schema di decreto legislativo n. 96, esaminato dalle Commissioni parlamentari e non ancora pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, che prevede fra l'altro l'invarianza degli oneri conseguenti a tale riorganizzazione.
Al riguardo, giudica dunque necessario un chiarimento da parte del Governo circa gli organismi cui sono effettivamente destinate le risorse autorizzate dalla norma in esame, con particolare riferimento all'Osservatorio dei servizi idrici, atteso che gli organismi indicati nell'elenco 1 non sembrano coincidere con quelli individuati dalla vigente normativa. Inoltre, il finanziamento disposto sembra non coerente con l'ipotesi di invarianza finanziaria contenuta nelle norme citate.
Osserva che il successivo comma 2 dell'articolo 7 del provvedimento d'urgenza dispone, invece, che gli accantonamenti relativi alle unità previsionali di base inclusi nell'elenco 2 allegato al provvedimento medesimo, già assoggettati al vincolo dell'indisponibilità ai sensi del citato comma 507 dell'articolo 1, della legge finanziaria 2007, sono nuovamente resi disponibili per gli importi indicati. Detto elenco 2 indica, per ciascun ministero, le unità previsionali di base, i capitoli oggetto del disaccantonamento ed il relativo ammontare. In particolare, relativamente allo stato di previsione del Ministero dell'ambiente sono state integralmente ripristinate risorse pari a 4,4 milioni di euro per la difesa del mare e
risorse pari a 10,5 milioni di euro come contributo all'Agenzia per la protezione dell'ambiente e per i servizi tecnici. Inoltre, nello stato di previsione del Ministero delle infrastrutture sono stati interamente sbloccati 18 milioni del Fondo per le opere strategiche di interesse nazionale. La norma in esame dispone che gli accantonamenti relativi alle unità previsionali di base inclusi nell'elenco 2, già assoggettati al vincolo dell'indisponibilità ai sensi del citato comma 507 dell'articolo 1, della legge finanziaria 2007, sono nuovamente resi disponibili per gli importi indicati. Detto elenco 2 indica, per ciascun ministero, le unità previsionali di base ed i capitoli oggetto del disaccantonamento ed il relativo ammontare.
Ricorda, infine, che all'articolo 13, il provvedimento in esame concede anticipazioni di tesoreria - pari al 30 per cento degli importi delle autorizzazioni di spesa previste dalla legge finanziaria per il 2007 -, tra l'altro, per l'efficienza energetica nell'edilizia e per l'insediamento delle infrastrutture strategiche energetiche. Tenuto conto che le quote accantonate per il 2007 ammontano rispettivamente a 5 e a 25 milioni di euro, le somme effettivamente anticipabili per l'anno in corso ammontano a 1,5 milioni di euro per l'efficienza energetica nell'edilizia e a 7,5 milioni di euro per l'insediamento delle infrastrutture strategiche energetiche.
Infine, fa presente che due norme contenute nell'articolo 15 del decreto-legge in esame prorogano termini in materia di rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche. In particolare, il comma 4 del citato articolo 15, modificando il comma 1 dell'articolo 5 del decreto-legge n. 300 del 2006, proroga dal 30 giugno 2007 al 31 dicembre 2007 il termine relativo ad una serie di importanti adempimenti previsti dall'articolo 20, comma 5, del decreto legislativo n. 151 del 2005, tra cui la raccolta separata, il ritiro e l'invio ai centri di trattamento dei RAEE, l'istituzione di sistemi di trattamento dei RAEE, l'istituzione - in maniera uniforme sul territorio nazionale - di sistemi di recupero dei RAEE oggetto di raccolta separata. Precisa che la norma motiva esplicitamente la proroga in questione, anche al fine di realizzare una migliore distribuzione degli oneri finanziari tra i soggetti interessati. Ricorda altresì che la questione dell'entrata in vigore del complesso delle misure previste dal decreto legislativo n. 151 del 2005, finalizzate a prevenire la produzione di RAEE e a promuoverne il reimpiego, il riciclaggio e le altre forme di recupero, in modo da ridurne la quantità da avviare allo smaltimento, è stata oggetto di uno specifico approfondimento nel corso dell'indagine conoscitiva sull'industria del riciclo, da poco conclusa dalla VIII Commissione, nonché di un chiaro impegno al Governo contenuto in una recente risoluzione presentata dal deputato Margiotta, che esplicita la necessità di una decisa accelerazione sull'argomento, con la definitiva adozione dei provvedimenti attuativi del decreto legislativo n. 151 del 2005. Allo stesso tempo, fa presente che il comma 5 dell'articolo 15 in esame, modificando l'articolo 20, comma 4, del citato decreto legislativo n. 151 del 2005, proroga dal 13 agosto 2007 al 31 dicembre 2007 l'entrata in vigore delle disposizioni disciplinanti le modalità di finanziamento della gestione dei RAEE derivanti da apparecchiature elettriche ed elettroniche immesse sul mercato dopo il 13 agosto 2005 e provenienti dai nuclei domestici.
In conclusione, ritiene che sussistano le condizioni per un orientamento favorevole della Commissione sul provvedimento in esame, riservandosi di presentare una proposta di parere, che tenga conto anche di eventuali spunti e suggerimenti che possono provenire dal dibattito. Al riguardo, peraltro, ritiene opportuno segnalare che - trattando il testo di alcune, importanti, proroghe in materia ambientale, il decreto-legge n. 81 potrebbe risultare la sede idonea per portare a soluzione l'esigenza di prorogare - per consentire al Governo di completare il proprio lavoro integrativo e correttivo - la data di entrata in vigore della
normativa in materia di valutazione di impatto ambientale, di cui al decreto legislativo n. 152 del 2006. A tal fine, si riserva di valutare il possibile inserimento nella proposta di parere di eventuali rilievi, che segnalino alla Commissione di merito anche le questioni testé richiamate.
Il sottosegretario Laura MARCHETTI avverte che il suo dicastero di riserva di fornire i richiesti chiarimenti nel seguito dell'esame del provvedimento.
Mauro CHIANALE, presidente, nel raccomandare al rappresentante del Governo di procedere ad un serio approfondimento delle questioni poste dal relatore, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.
La seduta termina alle 13.40.
Martedì 10 luglio 2007. - Presidenza del vicepresidente Mauro CHIANALE. - Interviene il sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare, Laura Marchetti.
La seduta comincia alle 13.05.
5-00756 Foti: Misure di compensazione territoriale di siti nucleari.
Il sottosegretario Laura MARCHETTI risponde all'interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 1).
Tommaso FOTI (AN), replicando, si dichiara insoddisfatto della risposta del rappresentante del Governo. Osserva, infatti, che l'APAT aveva già svolto - in passato - un lavoro serio, al termine del quale aveva definito i criteri per il riparto dei fondi destinati alla compensazione dei siti interessati dalla presenza di materiali nucleari. Dopo un anno da tale lavoro, il nuovo Ministro dell'ambiente ha, quindi, deciso di modificare detti criteri; al riguardo, pertanto, avrebbe ritenuto opportuno, quanto meno, che la risposta alla sua interrogazione contenesse ora un riferimento all'immediata adozione del decreto per la ripartizione dei fondi, mentre il Ministero dell'ambiente parla di una trasmissione al CIPE, in tempi brevi, delle proprie valutazioni. Si tratta, a suo giudizio, di un dato allarmante, che nasconde la reale intenzione di procrastinare ulteriormente quello che giudica un atto dovuto e non discrezionale.
5-00982 Benvenuto: Affidamento della gestione della riserva delle Agoraie.
Il sottosegretario Laura MARCHETTI risponde all'interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 2).
Romolo BENVENUTO (Ulivo), replicando, si dichiara insoddisfatto della risposta del rappresentante del Governo, che ha forse interpretato impropriamente la richiesta contenuta nella sua interrogazione. Poichè, infatti, la riserva statale in questione ha dimensioni molto ridotte e risulta inserita in una zona interamente ricompresa all'interno del parco regionale dell'Aveto, il suo obiettivo era solo quello di verificare la possibilità di consentire allo stesso parco regionale di gestire l'area statale, che peraltro rappresenta una enorme risorsa di carattere ambientale e anche turistico. Per tali motivi, ribadisce che la sua iniziativa non mira a richiedere un «declassamento» della riserva, che ritiene debba invece rimanere nella titolarità delle competenti autorità statali, bensì solo ad affidarne la gestione concreta all'ente parco regionale. Auspica, pertanto, che il Governo possa operare in questa direzione, anche in previsione dell'imminente convocazione di un tavolo tecnico per i connessi adempimenti.
La seduta termina alle 13.20.
Martedì 10 luglio 2007. - Presidenza del vicepresidente Mauro CHIANALE. - Interviene il sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare, Laura Marchetti.
La seduta comincia alle 13.40.
Delega al Governo in materia di interventi speciali per le città.
C. 2463 Bocci.
(Seguito dell'esame e rinvio).
La Commissione prosegue l'esame, rinviato il 19 giugno 2007.
Mauro CHIANALE, presidente, fa presente che l'ufficio di presidenza integrato dai rappresentanti dei gruppi ha concordato di esaurire nella seduta odierna il dibattito di carattere generale sul provvedimento in titolo. Nessuno chiedendo di intervenire, dichiara pertanto concluso l'esame preliminare.
Preso atto che il relatore e il rappresentante del Governo non intendono svolgere ulteriori considerazioni, propone, quindi, di fissare il termine per la presentazione di eventuali emendamenti al progetto di legge n. 2463 per martedì 17 luglio 2007, alle ore 16.
La Commissione concorda.
Mauro CHIANALE, presidente, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.
La seduta termina alle 13.45.
Martedì 10 luglio 2007. - Presidenza del presidente Ermete REALACCI. - Interviene il viceministro delle infrastrutture, Angelo Capodicasa.
La seduta comincia alle 14.05.
Schema di decreto legislativo concernente modifiche al decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163, recante il codice dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture.
Atto n. 104.
(Seguito dell'esame e rinvio).
La Commissione prosegue l'esame, rinviato il 27 giugno 2007.
Tino IANNUZZI (Ulivo), relatore, fa presente che la Commissione ha svolto, nella scorsa settimana, un utile e serrato ciclo di audizioni informali sul provvedimento in titolo, segnalando altresì che sono nel frattempo pervenute alla presidenza ulteriori, significative, documentazioni inviate da diversi soggetti, che sottopone alla valutazione dei deputati interessati. Rilevato, peraltro, come la procedura di esame parlamentare degli atti del Governo costringa a vagliare in tempi molto ristretti i contributi trasmessi alla Commissione, si riserva di predisporre - in tempi adeguati - una proposta di parere approfondita e articolata, che consenta di tenere conto delle principali indicazioni acquisite.
In questo ambito, nell'illustrare il contenuto delle audizioni informali svolte e dei documenti pervenuti, osserva che i punti nodali emersi dall'istruttoria della Commissione sono concentrati, anzitutto, nella disciplina dell'appalto integrato: in proposito, giudica dunque possibile giungere ad una riscrittura della norma di cui all'articolo 53 del cosiddetto «codice appalti», che consenta di individuare una mediazione tra le diverse posizioni in campo. In particolare, ritiene importante che la Commissione rifletta attentamente sulla disposizione che pone il progetto preliminare a base della gara di appalto integrato, considerando tale disposizione suscettibile di approfondimenti e, eventualmente, di parziali modificazioni. Allo stesso tempo, segnala l'esigenza di affrontare la questione della tutela dei giovani professionisti e, in particolare, dei giovani progettisti, nonché di verificare con attenzione la richiesta di un possibile ampliamento
dell'istituto del contraente generale, in modo che tale figura possa partecipare anche alla gestione e alla manutenzione delle opere realizzate.
Fa presente, infine, che da diversi settori è emersa l'opportunità di individuare norme che siano in grado di favorire le piccole e medie imprese nel settore degli appalti; al riguardo, peraltro, sottolinea l'importanza di una adeguata riflessione sull'argomento, che - nel tenere saldi i riferimenti alla disciplina comunitaria - possa introdurre un principio di natura generale e alcune, eventuali, modifiche e integrazioni al decreto legislativo n. 163.
In conclusione, nel rilevare l'esigenza di approfondire alcuni dei rilievi svolti dal sistema delle autonomie territoriali e dallo stesso Consiglio di Stato, si riserva di affrontare anche questioni di maggiore dettaglio in occasione della definizione della proposta di parere preannunciata in precedenza.
Salvatore MARGIOTTA (Ulivo) intende soffermarsi su uno dei punti sollevati dal relatore, relativo al problema della progettazione. In proposito, ricorda che la legge n. 109 del 1994 venne - forse giustamente - vissuta dalle categorie interessate come una legge eccessivamente punitiva, mentre ora il rischio può essere quello di oscillare pericolosamente su un versante opposto; in tal senso, ritiene che una eccessiva liberalizzazione dell'appalto integrato presenti notevoli aspetti problematici, che richiedono una decisione di buon senso, unitamente alla ricerca di una possibile mediazione tra le diverse posizioni esistenti. In particolare, osserva che appare quanto mai inopportuno porre a base di gara il progetto preliminare, demandando integralmente alle imprese il ruolo progettuale, con il rischio di produrre scarse garanzie sulla qualità dei progetti e, anche, una «mortificazione» della figura dei progettisti. Tale valutazione, a suo giudizio, è rafforzata inoltre da ragioni tecniche, risultando evidente che lo spostamento della base di gara al progetto definitivo consentirebbe anche un maggiore rispetto delle prescrizioni relative ai lavori da realizzare, oltre che minori contenziosi, come dimostrato, peraltro, dalla recente esperienza della «legge obiettivo», in attuazione della quale l'appalto integrato - che si è sempre realizzato sul progetto definitivo - non ha sinora prodotto alcun problema significativo.
Ermete REALACCI, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.
La seduta termina alle 14.20.
Martedì 10 luglio 2007. - Presidenza del presidente Ermete REALACCI. - Interviene il viceministro delle infrastrutture, Angelo Capodicasa.
La seduta comincia alle 14.20.
Documento di programmazione economico-finanziaria relativo alla manovra di finanza pubblica per gli anni 2008-2011.
Doc. LVII, n. 2.
(Parere alla V Commissione).
(Seguito dell'esame e rinvio).
La Commissione prosegue l'esame, rinviato nella seduta odierna.
Maurizio Enzo LUPI (FI), nello svolgere considerazioni critiche sul valore e sulla funzione di un DPEF sempre più incoerente rispetto alle scelte operate dalla legge finanziaria, ritiene di dover concentrare il proprio intervento sulle questioni poste dall'Allegato per le infrastrutture, la cui lettura conferma anzitutto la validità e l'importanza della «legge obiettivo», con la quale il Paese si è dotato finalmente di uno strumento essenziale di programmazione e di controllo delle politiche infrastrutturali nazionali. Nell'apprezzare, inoltre, l'ottimo lavoro svolto dal Servizio Studi della Camera in sede di monitoraggio
dell'attuazione della legge, critica la palese incoerenza fra il contenuto dell'Allegato per le infrastrutture e le critiche rivolte dall'attuale maggioranza di governo alla legge medesima. Al riguardo, nel ricordare che solo 2 delle 130 infrastrutture strategiche individuate dalla «legge obiettivo» sono state espunte dall'Allegato in esame - il ponte sullo Stretto di Messina e i cosiddetti schemi idrici per il Mezzogiorno - ritiene sia doveroso riconoscere, liberi da pregiudizi ideologici, che quelle 130 opere sono le vere infrastrutture che servono al Paese. Detto questo, sottolinea due questioni fondamentali, alle quali ritiene che il Ministro delle infrastrutture abbia il dovere di rispondere chiaramente nell'audizione di domani: la prima relativa alla mancanza nel DPEF dello specifico documento prescritto dalla «legge obiettivo» attestante la copertura finanziaria, per competenza e per cassa, delle opere elencate nell'Allegato per le infrastrutture; la seconda questione riguarda, invece, il mancato rispetto del vincolo, anch'esso posto esplicitamente dalla legge, di destinazione di almeno il 30 per cento delle risorse finanziarie alla realizzazione delle infrastrutture nel Mezzogiorno, provocato dalla esclusione sopra ricordata delle due opere strategiche del ponte sullo Stretto di Messina e dei c.d. schemi idrici per il Mezzogiorno, che hanno prodotto un decremento dal 30 al 20 per cento delle risorse per la dotazione infrastrutturale del Mezzogiorno.
In conclusione, sollecita un ampliamento dei tempi a disposizione della Commissione per l'esame di un atto, l'Allegato per le infrastrutture, che sicuramente rappresenta il documento più importante che la Commissione affronta nel corso di ciascun anno.
Ermete REALACCI, presidente, ritiene che le questioni poste dal deputato Lupi siano meritevoli di attenzione, anche se deve far presente che il termine per la conclusione dell'esame del DPEF presso la V Commissione è stato fissato al 19 luglio prossimo, mentre le Commissioni di settore dovrebbero esprimersi entro il 12 luglio. Nel rinviare, pertanto, all'ufficio di presidenza integrato dai rappresentanti dei gruppi ogni valutazione in materia, rileva che sarà oltremodo difficile che la VIII Commissione possa - in ogni caso - spingersi a chiedere una proroga del termine per l'espressione del parere che vada oltre martedì 17 luglio, dedicando in tal modo l'intera settimana al dibattito di natura generale.
Romolo BENVENUTO (Ulivo) apprezza la relazione svolta dal deputato Bocci, ma ritiene di dover svolgere due brevi considerazioni, la prima sulla «questione casa» e la seconda in tema di infrastrutture. Sulla questione abitativa, rilevato come nei cinque anni di Governo del centrodestra non è stato adottato nessun provvedimento per alleviare le criticità del mercato degli affitti e per venire incontro alle difficoltà in cui sono venuti a trovarsi milioni di cittadini, ritiene tuttavia di dover mettere in guardia dal rischio che si torni oggi a politiche vecchie e inefficaci, sia pure con l'intento apprezzabile di venire incontro alle esigenze di vasti strati della popolazione. In estrema sintesi, ritiene che occorra mettere in campo azioni forti e incisive, che nel DPEF non trovano lo spazio che meriterebbero, partendo dalla riforma del regime fiscale delle compravendite e degli affitti delle abitazioni, ma anche dall'imposizione fiscale sulle case di proprietà - e dunque dalla riduzione dell'ICI -, nonché dalla semplificazione del quadro normativo relativo, ad esempio, al dimensionamento delle abitazioni. Sottolinea, in ogni caso, che a suo giudizio la stessa misura dell'assegnazione di specifici assegni alle famiglie che ne hanno bisogno sia da preferire alla vecchia politica delle assegnazioni degli alloggi, che ha dimostrato tutta la sua inefficacia e i cui ingentissimi costi non rilevano ancora completamente solo perché continuano ad essere «finanziati» dalla vendita degli alloggi pubblici.
Sulle problematiche relative alle infrastrutture, rilevata la contraddittorietà delle critiche dell'opposizione in ordine alla mancanza o all'uso sbagliato delle risorse
finanziarie, ritiene condivisibili e corrette alcune scelte operate dall'attuale Governo. Ritiene, tuttavia, di non poter condividere il timido approccio dell'Allegato per le infrastrutture in ordine ad una non più rinviabile correzione di un grave squilibrio modale (prevalenza all'80 per cento del traffico merci su gomma) e di un'altrettanto grave costo ambientale (30 per cento delle emissioni climalteranti provenienti dai trasporti) e sociale, con le migliaia di morti causati dagli incidenti stradali. Infine, nell'esprime la sua soddisfazione per il fatto che alcune opere siano rientrate fra le priorità, dopo esserne uscite sotto il precedente Governo, ritiene tuttavia che ci sia bisogno di maggiore risolutezza, ad esempio, per conseguire l'obiettivo fondamentale della realizzazione delle infrastrutture delle reti TEN, le quali non possono essere considerate aggiuntive. Del resto, osserva che la scelta del Governo di privilegiare, ai fini della predisposizione dell'Allegato per le infrastrutture, il rapporto con le Regioni non può che produrre un documento che non riesce ad operare appieno scelte che richiedono di una sede nazionale di dibattito e di valutazione delle varie opzioni. Propone, quindi, che al primo punto delle priorità richiamate nel documento in esame siano indicate le infrastrutture relative ai grandi valichi alpini, rappresentate dalla Alta Velocità Torino-Lione, dal corridoio Genova-Rotterdam e dal cosiddetto «Terzo valico». A proposito di quest'ultima opera infrastrutturale, ritiene peraltro che debba essere presa in attenta considerazione la proposta concreta, avanzata dal sistema delle autonomie territoriali, di farsi carico dell'intero costo dell'opera a condizione che l'extraprofitto generato dal potenziamento del sistema portuale dell'Alto Tirreno resti a disposizione dei soggetti finanziatori.
Ermete REALACCI, presidente, con riferimento alle considerazioni svolte dal deputato Benvenuto, segnala l'importanza dei dati forniti dal Servizio Studi della Camera, dai quali emerge una preoccupante conferma dei tradizionali squilibri modali. Cita al riguardo i dati relativi alle recenti delibere del CIPE, che assegnano il 54,4 per cento delle risorse al trasporto su gomma e solo il 38,2 a quello su ferro e, pur ipotizzando che la risposta a tale perdurante squilibrio nelle scelte concrete sia imputabile al rapporto fra Governo e regioni, ritiene che il Ministro debba fornire chiare spiegazioni su questa questione.
Franco STRADELLA (FI) ritiene, anche alla luce del dibattito sinora svolto, che sia più utile chiedere che l'intervento del Ministro delle infrastrutture avvenga al termine, e non all'inizio, del dibattito sul DPEF, come invece accadrebbe con la prevista partecipazione del Ministro Di Pietro alla seduta di domattina.
Tommaso FOTI (AN) si associa alle considerazioni svolte dal deputato Stradella.
Ermete REALACCI, presidente, ritiene che, ferma restando la programmata presenza del Ministro alla seduta di domani, sia sempre possibile chiedere allo stesso Ministro di proseguire il confronto con la Commissione, intervenendo anche a successive sedute.
Paolo CACCIARI (RC-SE), a nome del suo gruppo, si associa alla richiesta avanzata da altri deputati di ampliamento dei tempi per la discussione e l'esame approfondito del DPEF. Nell'apprezzare, inoltre, il contenuto della relazione del deputato Bocci, segnala alcune incoerenze di fondo fra gli enunciati contenuti nella relazione generale al DPEF - alcuni dei quali riferiti esplicitamente alla questione generale dei cambiamenti climatici ovvero a strumenti più specifici come quelli relativi alla valutazione ambientale ed energetica dei progetti delle opere infrastrutturali - e il contenuto delle schede tecniche relative alle singole infrastrutture contenute nel documento in esame. A tal fine, si sarebbe aspettato una riflessione generale sui vari sistemi infrastrutturali, che legasse tra di loro, ad esempio, il piano nazionale dei
trasporti, il piano di mobilità, il piano energetico nazionale e i programmi di investimento dell'ANAS e di RFI.
Ritiene, inoltre, non condivisibile il peculiare rilievo assegnato nel documento alle priorità costituite dal grado di condivisione con gli altri livelli istituzionali, ed in particolare con le regioni (nelle quali, peraltro, l'interlocuzione si è svolta solo con i presidenti delle relative giunte), e dagli stati di avanzamento delle opere, non solo per una doverosa tutela delle prerogative e del ruolo dell'istituzione parlamentare, ma anche per poter effettuare scelte più in sintonia e più coerenti con le nuove politiche ambientali, nonché dirette al contenimento dei cambiamenti climatici.
Ermete REALACCI, presidente, ritiene che, anche alla luce della serietà delle questioni emerse nell'odierno dibattito, si debba chiedere al Ministro delle infrastrutture di contenere - nella seduta di domani - il proprio intervento nell'ambito dei venti minuti, in modo da consentire ai deputati interessati di svolgere con adeguati margini temporali le proprie considerazioni.
Rinvia, quindi, il seguito dell'esame ad altra seduta.
La seduta termina alle 15.20.