I Commissione - Resoconto di giovedì 4 ottobre 2007


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COMITATO PERMANENTE PER I PARERI

Giovedì 4 ottobre 2007. - Presidenza del presidente Riccardo MARONE.

La seduta comincia alle 8.45.

Disposizioni urgenti in materia di pubblica istruzione.
(Emendamenti C. 2272-ter-A Governo).

(Parere all'Assemblea).
(Esame e conclusione - Parere).


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Francesco ADENTI (Pop-Udeur), relatore, rileva che gli emendamenti contenuti nel fascicolo n. 2 non presentano profili di incostituzionalità con riferimento al riparto di competenza legislativa sancito dall'articolo 117 della Costituzione. Propone pertanto di esprimere il parere di nulla osta.

Nessuno chiedendo di intervenire, il Comitato approva la proposta di parere del relatore.

La seduta termina alle 8.50.

ATTI DEL GOVERNO

Giovedì 4 ottobre 2007. - Presidenza del presidente Luciano VIOLANTE. - Intervengono il sottosegretario di Stato per l'interno Marcella Lucidi ed il sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali Paolo Naccarato.

La seduta comincia alle 9.

Sui lavori della Commissione.

Luciano VIOLANTE, presidente, avverte che, essendosi concluso l'esame preliminare dello schema di decreto legislativo concernente attuazione della direttiva 2004/83/CE del Consiglio, del 29 aprile 2004 (Atto n. 131) e dello schema di decreto legislativo recante attuazione della direttiva 2005/85/CE del Consiglio, del 1o dicembre 2005 (Atto n. 154), l'esame procederà disgiuntamente al fine dell'espressione dei pareri al Governo.

Schema di decreto legislativo concernente attuazione della direttiva 2004/83/CE del Consiglio, del 29 aprile 2004, recante norme minime sull'attribuzione, a cittadini di paesi terzi o apolidi, della qualifica di rifugiato o di persona altrimenti bisognosa di protezione internazionale, nonché norme minime sul contenuto della protezione riconosciuta.
Atto n. 131.
(Seguito dell'esame e conclusione - Parere favorevole con condizione e osservazioni).

La Commissione prosegue l'esame del provvedimento, rinviato, da ultimo, nella seduta del 27 settembre 2007.

Mercedes Lourdes FRIAS (RC-SE), relatore, si riferisce all'intervento svolto dalla rappresentante del Governo nel corso della seduta del 27 settembre scorso. Al riguardo ritiene preliminarmente opportuno precisare che la direttiva comunitaria direttiva 2004/83/CE contiene solo le norme minime in materia, fermo restando che ciascuno Stato può prevedere norme più favorevoli in materia di protezione.
Ritiene poi che i toni utilizzati dalla rappresentante del Governo nel corso di quella stessa seduta poco si addicessero ad un confronto politico tra Parlamento e Governo, come pure la sostanza delle argomentazioni utilizzate in quella sede. In proposito sottolinea come le competenze della Commissione affari costituzionali debbano incentrarsi sul tema specifico dei diritti, senza considerare, in sede di espressione del parere, come vincolante l'aspetto della copertura finanziaria.
Fa quindi presente di avere manifestato, in quella stessa occasione, un atteggiamento di massima disponibilità nei confronti del Governo rispetto alla proposta di parere presentata nella medesima sede (vedi Bollettino delle Giunte e delle Commissioni parlamentari del 27 settembre 2007), purché venissero salvaguardati i suoi punti cruciali. Si tratta, in primo luogo, di assicurare che, nel disciplinare il ricongiungimento familiare degli stranieri ammessi alla protezione sussidiaria, siano comunque garantite le condizioni di maggior favore garantire dalla disciplina vigente, fermo restando i requisiti previsti dall'articolo 29, comma 3, del decreto legislativo n. 286 del 1998. Inoltre va salvaguardato il principio per cui i reati ostativi al riconoscimento dello status di rifugiato siano accertati con sentenza definitiva di condanna. Sugli altri punti della proposta di parere si dichiara disponibile ad un aperto confronto.

Roberto ZACCARIA (Ulivo) fa preliminarmente presente che sullo schema in esame si è a lungo dibattuto, cosa che ha


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consentito di giungere ad una maturazione delle diverse posizioni politiche sui principali nodi problematici. Si tratta di un dibattito complesso in quanto sono in corso di esame, presso la Commissione stessa, le proposte di legge di iniziativa parlamentare in materia di asilo, che potrebbero in taluni punti interferire con la disciplina di cui allo schema in titolo.
Si sofferma quindi sulla proposta di parere del relatore, osservando che la condizione ivi prevista potrebbe prevedere che il ricongiungimento familiare degli stranieri ammessi alla protezione sussidiaria avvenga con le forme e le procedure previste per il ricongiungimento familiare dei rifugiati dall'articolo 29-bis del decreto legislativo n. 286 del 1998, fatti salvi i requisiti previsti dall'articolo 29, comma 3, del medesimo decreto. Per quanto riguarda la prima osservazione, ritiene che potrebbe prevedersi che i reati ostativi al riconoscimento dello status di rifugiato siano accertati con sentenza definitiva di condanna, espungendo il riferimento ai delitti indicati nell'articolo 407, comma 2, lettera a) del codice procedura penale.

Mercedes Lourdes FRIAS (RC-SE), relatore, dopo aver ringraziato il deputato Zaccaria per la costruttiva collaborazione nello svolgimento del dibattito, presenta una nuova proposta di parere (vedi allegato 1), che in sostanza recepisce le indicazioni suggerite dallo stesso deputato Zaccaria.

Nessun altro chiedendo di intervenire, la Commissione approva la proposta di parere del relatore.

Schema di decreto legislativo recante attuazione della direttiva 2005/85/CE del Consiglio, del 1o dicembre 2005, recante norme minime per le procedure applicate negli Stati membri ai fini del riconoscimento e della revoca dello status di rifugiato.
Atto n. 154.
(Seguito dell'esame e rinvio).

La Commissione prosegue l'esame del provvedimento, rinviato, da ultimo, nella seduta del 27 settembre 2007.

Roberto ZACCARIA (Ulivo) chiede il rinvio del seguito dell'esame alla prossima settimana.

Luciano VIOLANTE, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

Schema di decreto legislativo recante attuazione della direttiva 2005/71/CE del Consiglio, del 12 ottobre 2005, relativa ad una procedura specificamente concepita per l'ammissione di cittadini di Paesi terzi a fini di ricerca scientifica.
Atto n. 153.
(Esame e conclusione - Parere favorevole con un'osservazione).

La Commissione inizia l'esame del provvedimento in oggetto.

Mercedes Lourdes FRIAS (RC-SE), relatore, illustra il contenuto del provvedimento in esame. In proposito osserva che la normativa italiana in materia di immigrazione prevede già procedure semplificate per l'ammissione dei ricercatori stranieri non comunitari. L'articolo 27 del testo unico sull'immigrazione, di cui al decreto legislativo n. 286 del 1998, stabilisce che lavoratori non comunitari appartenenti a specifiche categorie, in possesso di determinati requisiti, possono entrare in Italia indipendentemente dalle quote stabilite ogni anno dai decreti sui flussi: i cosiddetti ingressi fuori quota. Tra le categorie che possono usufruire degli ingressi fuori quota, espressamente indicate dall'articolo 27, comma 1, del testo unico, sono compresi i professori universitari e i ricercatori destinati a svolgere in Italia un incarico accademico o un'attività retribuita di ricerca presso università, istituti di istruzione e di ricerca operanti in Italia. Come tutti i cittadini stranieri, per entrare in Italia i ricercatori non comunitari devono essere in possesso di un visto di ingresso rilasciato da una rappresentanza diplomatica o consolare italiana. Il datore di lavoro che intenda assumere uno straniero presenta una richiesta nominativa di


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nulla osta al lavoro allo Sportello unico per l'immigrazione istituito presso la prefettura. Per i procedimenti di rilascio di nulla osta al lavoro relativi agli ingressi fuori quota, tra i quali rientrano quelli concernenti i ricercatori, non è richiesta la preventiva verifica, da parte della competente Direzione provinciale del lavoro, della sussistenza di eventuali richieste presentate da parte di un lavoratore nazionale o comunitario per il medesimo impiego, di cui all'articolo 40, comma 1, del regolamento di attuazione del testo unico, di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 394 del 1999. Per i professori universitari e i ricercatori stranieri il rilascio del nulla osta al lavoro è però subordinato ad una richiesta di assunzione - anche a tempo indeterminato - da parte dell'università o dell'ente di ricerca, pubblici o privati che siano, attestante tra l'altro il possesso dei requisiti professionali necessari per l'espletamento delle relative attività, ai sensi dell'articolo 40, comma 6, del decreto del Presidente della Repubblica n. 394 del 1999. Lo Sportello per l'immigrazione, compiute le verifiche previste, notifica l'autorizzazione al lavoro al datore di lavoro e contestualmente la invia alla rappresentanza diplomatica o consolare italiana nel Paese di residenza dell'interessato per consentire a quest'ultimo di richiedere il visto di ingresso. Una volta entrato nel territorio nazionale, ogni straniero deve fare richiesta del permesso di soggiorno entro otto giorni al questore della provincia in cui si trova; il permesso è rilasciato per le attività previste dal visto di ingresso. Come già illustrato, l'ingresso di ricercatori stranieri nel nostro Paese è disciplinato dalla normativa sull'immigrazione, con disposizioni di maggior favore; va segnalato inoltre che l'ordinamento degli enti pubblici di ricerca consente l'eventuale impiego di studiosi stranieri a tempo determinato ed a particolari condizioni.
Presenta quindi una proposta di parere favorevole con una condizione (vedi allegato 2), volta a stabilire che, all'articolo 1, comma 1, lettera b), capoverso, comma 7, l'ultimo periodo sia riformulato nel senso di prevedere che il periodo di soggiorno autorizzato sulla base di una borsa di addestramento alla ricerca è computabile ai fini del rilascio del permesso di soggiorno CE per soggiornanti di lungo periodo di cui all'articolo 9 del testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell'immigrazione, di cui al decreto legislativo n. 286 del 1998.

Domenico BENEDETTI VALENTINI (AN) fa presente che, a differenza di quanto si verifica relativamente ad altri provvedimenti in materia di immigrazione, il proprio gruppo non assume un atteggiamento di contrarietà sullo schema in esame. Trattandosi di un provvedimento volto a consentire l'ammissione in Italia di cittadini di Paesi terzi a fini di ricerca scientifica, esso si configura, in linea di principio, alla stregua di un atto opportuno e condivisibile, in quanto potrebbe utilmente favorire un interscambio culturale con i Paesi emergenti.
Manifesta tuttavia alcune preoccupazioni rispetto alla fase attuativa del provvedimento, in quanto esso, in assenza di un'attenta verifica sui soggetti ammessi, potrebbe prestarsi a pericolosi abusi, come a volte già verificatosi in passato: su questo aspetto invita quindi il Governo a garantire una seria vigilanza. Preannuncia, quindi, il proprio voto favorevole.

Il sottosegretario Marcella LUCIDI, con riferimento alla condizione proposta dal relatore, fa presente che essa si pone in contrasto con quanto previsto dalla direttiva comunitaria sui soggiornanti di lungo periodo.

Domenico BENEDETTI VALENTINI (AN), alla luce di quanto manifestato dal rappresentante del Governo, propone di trasformare la condizione in una osservazione.

Mercedes Lourdes FRIAS (RC-SE) riformula la propria proposta di parere nel senso indicato dal deputato Benedetti Valentini.

Il sottosegretario Marcella LUCIDI dichiara di condividere la riformulazione proposta dal relatore.


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Nessun altro chiedendo di intervenire, la Commissione approva la proposta di parere del relatore, come riformulata (vedi allegato 3).

La seduta termina alle 9.20.

SEDE REFERENTE

Giovedì 4 ottobre 2007. - Presidenza del presidente Luciano VIOLANTE. - Interviene il sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali Paolo Naccarato.

La seduta comincia alle 9.20.

Modificazione di articoli della parte seconda della Costituzione, concernenti forma del Governo, composizione e funzioni del Parlamento nonché limiti di età per l'elettorato attivo e passivo per le elezioni della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica.
Testo unificato C. 553 cost. Scotto, C. 1524 cost. Bianchi, C. 2335 cost. Boato, C. 2382 cost. Bianco, C. 2479 cost. Zaccaria, C. 2572 cost. Franco Russo, C. 2574 cost. Lenzi, C. 2576 cost. Franco Russo, C. 2578 cost. D'Alia, C. 2586 cost. Boato, C. 2715 cost. Boato e C. 2865 cost. Casini.

(Seguito dell'esame e rinvio).

La Commissione prosegue l'esame del provvedimento, rinviato, da ultimo, nella seduta del 3 ottobre 2007.

Luciano VIOLANTE (Ulivo), presidente, avverte che la Commissione riprenderà l'esame del provvedimento in titolo partendo dall'articolo 1 e dagli emendamenti ad esso riferiti, sui quali invita il relatore ed il rappresentante del Governo ad esprimere il prescritto parere.

Sesa AMICI (Ulivo), relatore, anche a nome dell'altro relatore Bocchino, esprime parere favorevole sull'emendamento Boscetto 1.60, volto a sopprimere l'intero articolo 1.
Il sottosegretario Paolo NACCARATO esprime parere conforme a quello del relatore.

Gianclaudio BRESSA (Ulivo) preannuncia il proprio voto favorevole sull'emendamento Boscetto 1.60.

Franco RUSSO (RC-SE) dichiara il proprio voto di astensione sull'emendamento Boscetto 1.60. Osserva infatti che la soppressione dell'articolo 1 del testo base lascerebbe inalterato il terzo comma dell'articolo 48 della Costituzione, con la conseguenza che gli eletti nella circoscrizione Estero sarebbero attribuiti sia alla Camera che al Senato, ipotesi contrastante con gli orientamenti del proprio gruppo Tuttavia, al fine di salvaguardare gli accordi intercorsi nel corso della seduta svoltasi ieri, ribadisce l'astensione da parte del proprio gruppo.

Gabriele BOSCETTO (FI) osserva preliminarmente che l'emendamento Zaccaria 4.60, approvato nella seduta di ieri, ha radicalmente modificato la composizione del Senato rispetto a quanto previsto dal testo base. Tale emendamento, infatti, ha attribuito un ruolo pressoché esclusivo alle rappresentanze territoriali nell'elezione dei senatori e ha stravolto la natura dell'organo stesso, rendendo incomprensibile la presenza in esso di senatori eletti all'estero. Il proprio emendamento 1.60, che era stato pensato quando il Senato era configurato secondo quanto previsto dal testo base, perde pertanto la propria valenza originaria. Alla luce di quanto premesso dichiara pertanto di essere contrario al suo stesso emendamento 1.60, che tuttavia non ritiene di dover ritirare, essendo radicalmente cambiati i presupposti di fondo.

Maurizio RONCONI (UDC) osserva che, a seguito dell'approvazione dell'emendamento Zaccaria 4.60, nel corso della seduta di ieri, i senatori saranno eletti con un procedimento di secondo grado. Ritiene pertanto opportuno stabilire fin d'ora le modalità di elezione dei senatori


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della circoscrizione Estero, che dovrebbero essere analoghe a quelle previste per l'elezione dei senatori da parte dei Consigli regionali e dei Consigli delle autonomie, al fine di evitare pericolose distonie nel procedimento elettorale relativo dello stesso organo costituzionale.

Gianclaudio BRESSA (Ulivo) ritiene che non sussistano palesi contraddizioni tra le due rappresentanze in seno al Senato, in quanto i senatori eletti in Italia rappresentano i territori nazionali, analogamente a quanto si verifica per gli eletti nella circoscrizione Estero relativamente ai territori esteri, fermo restando il fatto che sarà la legge elettorale a disciplinare concretamente i relativi meccanismi elettorali.

Luciano VIOLANTE, presidente, fa presente che di norma è la legge elettorale a stabilire i criteri di elezione dei componenti del Parlamento, essendo tale materia convenzionalmente sottratta alla disciplina costituzionale.

Italo BOCCHINO (AN), relatore, ritiene che la questione della formula elettorale relativa alla circoscrizione Estero assuma una particolare rilevanza nel complessivo progetto di riforma, soprattutto ove si voglia costruire intorno ad esso un'ampia convergenza. Per quanto concerne i senatori eletti nella circoscrizione Estero fa presente che nulla vieterebbe di prevedere un procedimento elettorale di secondo grado, attribuendo ad esempio al Consiglio generale degli italiani all'estero il relativo potere di elezione. È del resto evidente che l'incertezza in ordine alla legge elettorale, che tuttavia questa stessa Commissione sarà chiamata a votare, rende più complesso l'esame del provvedimento. Resta tuttavia imprescindibile, a proprio avviso, evitare che si possano prevedere due diversi sistemi elettorali per l'elezione dei senatori e che la maggioranza politica possa essere condizionata, a livello numerico, dagli eletti nella circoscrizione Estero.

Graziella MASCIA (RC-SE), dopo aver ricordato come la sua parte politica fosse assolutamente contraria a prevedere una rappresentanza parlamentare degli italiani all'estero, prende atto che sopprimerla del tutto è ormai difficile. Ritiene però che sei senatori e dodici deputati eletti all'estero siano troppi in un sistema che si avvia ad avere un Senato di circa centottanta senatori ed una Camera di cinquecento deputati. Chiarisce quindi che il suo gruppo può forse accettare il mantenimento di una rappresentanza parlamentare degli italiani all'estero nel nuovo Parlamento che si va delineando, ma non è favorevole ad una loro presenza nella Camera politica e sicuramente non ad una presenza in Parlamento nella stessa misura di oggi, anche in considerazione del fatto che l'esigenza di contenere i costi del Parlamento non può incidere soltanto sulla rappresentanza nazionale.

Luciano VIOLANTE, presidente, ritiene che il numero dei deputati e senatori da eleggere all'estero possa essere momentaneamente mantenuto inalterato, con la riserva di modificarlo in Assemblea, anche alla luce di un confronto che, sulla questione, potrebbe essere aperto con i rappresentanti eletti all'estero.

Domenico BENEDETTI VALENTINI (AN), dopo aver ricordato che il suo gruppo fu tra i principali fautori dell'introduzione di una rappresentanza parlamentare degli italiani all'estero, esprime l'avviso che questo non debba implicare oggi una incondizionata difesa di quella riforma, in quanto essa era basata su un presupposto che ora è posto in discussione: il presupposto, cioè, che le Camere fossero entrambe parlamentari, vale a dire direttamente rappresentative della Nazione, e quindi entrambe pienamente legittimate all'esercizio della funzione legislativa. Tale presupposto viene meno, a suo modo di vedere, nel momento in cui il Senato si trasforma in una Camera eletta in secondo grado dai consigli regionali e delle autonomie locali, e quindi assume nel sistema istituzionale una valenza


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completamente diversa e al momento ancora indefinita. Rivolgendosi quindi al relatore Bocchino, esprime la convinzione che il problema del numero e della collocazione degli eletti all'estero vada affrontato ora, in quanto è connessa alla decisione circa l'assetto istituzionale complessivo che si vuole configurare.

Gabriele BOSCETTO (FI) ritira gli emendamenti Biancofiore 1.63, 1.61 e 1.64, dei quali è cofirmatario, con l'intesa che il suo gruppo presenterà una proposta di legge di identico contenuto, che la presidenza si è impegnata a calendarizzare non appena assegnata.

Luciano VIOLANTE, presidente, ribadisce l'impegno della presidenza ad avviare l'esame della proposta di legge in questione non appena sarà assegnata.

Domenico BENEDETTI VALENTINI (AN) ritira il suo emendamento 1.62.

La Commissione approva l'emendamento Boscetto 1.60.

Luciano VIOLANTE, presidente, ricorda che l'articolo aggiuntivo Benedetti Valentini 1.061 è stato dichiarato inammissibile e che gli emendamenti all'articolo 2 sono già estati esaminati nella seduta di ieri. Avverte quindi che la Commissione passa all'esame degli emendamenti all'articolo 3.

Gabriele BOSCETTO (FI) ritiene che, avendo nella seduta di ieri la Commissione approvato l'emendamento Zaccaria 4.60 (nuova formulazione), sarebbe opportuno che i relatori presentassero propri emendamenti volti a riformulare, dove occorre, il testo base alla luce della nuova fisionomia assunta dal Senato e che fosse quindi stabilito un termine per la presentazione di subemendamenti.

Luciano VIOLANTE, presidente, osserva che le modifiche necessarie possono essere introdotte progressivamente, via via che procede l'esame dell'articolato.

Sesa AMICI (Ulivo) e Italo BOCCHINO (AN), relatori, presentano l'emendamento 3.100 (vedi allegato 4), volto a confermare in dodici, come già oggi, il numero dei deputati eletti all'estero.

Gabriele BOSCETTO (FI) ritiene che dovrebbe essere fissato un termine per la presentazione di subemendamenti.

Luciano VIOLANTE, presidente, rileva che l'emendamento dei relatori si limita a precisare il numero dei deputati eletti all'estero, che al momento è indeterminato nel testo base, e fa presente che la questione del numero dei parlamentari eletti all'estero deve ritenersi comunque non definita, in attesa che su di essa si pronunci l'Assemblea.

Franco RUSSO (RC-SE) puntualizza che il suo gruppo è favorevole ad una riduzione del numero dei parlamentari che contemperi le opposte esigenze di contenere i costi della politica e di assicurare nel contempo una adeguata rappresentanza dei cittadini nelle assemblee parlamentari. Ritenendo che la proposta dei relatori di stabilire in cinquecento il numero dei deputati eletti in Italia soddisfi entrambe tali esigenze, ritira l'emendamento 3.60, di cui è il primo firmatario, preannunciando però che il gruppo lo ripresenterà in Assemblea. Quanto alla ratio dell'emendamento ritirato, chiarisce che la scelta di lasciare indeterminato il numero dei deputati è dovuta alla preferenza del suo gruppo per una legge elettorale sul modello tedesco, mentre la decisione di fissare comunque nella Costituzione una soglia minima e massima si spiega con l'esigenza, da una parte, di assicurare la rappresentatività dell'organo, che sarebbe compromessa se si scendesse sotto un certo numero di componenti, e, dall'altra parte, di evitare un effetto collaterale negativo del sistema elettorale tedesco, vale a dire quello di non predeterminare il numero massimo degli eletti. Ritira altresì l'emendamento Mascia 3.61, di cui è cofirmatario, ribadendo però la posizione contraria del suo gruppo, già


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espressa dalla collega Mascia, rispetto alla presenza nel Parlamento di eletti all'estero.

Karl ZELLER (Misto-Min.ling) ritira il proprio emendamento 3.62.

Roberto ZACCARIA (Ulivo), intervenendo sull'emendamento 3.100 dei relatori, esprime l'avviso che sarebbe preferibile fissare in cinquecento il numero dei deputati eletti in Italia, considerando quindi i dodici eletti all'estero come aggiuntivi, anziché, come propongono i relatori, calcolare i dodici eletti all'estero nel novero dei cinquecento totali.

Sesa AMICI (Ulivo) e Italo BOCCHINO (AN), relatori, concordando con il deputato Zaccaria, riformulano l'emendamento 3.100 nel senso da lui proposto (vedi allegato 4).

Domenico BENEDETTI VALENTINI (AN) fa presente che dovrebbe essere consentito ai gruppi di presentare subemendamenti all'emendamento dei relatori. In ogni caso, rileva che mantenere a dodici il numero dei deputati eletti all'estero, riducendo nel contempo il numero di quelli eletti in Italia, altera l'attuale proporzione tra eletti in Italia ed eletti all'estero.

Luciano VIOLANTE, presidente, fa presente che la questione del numero dei parlamentari può essere definita subito ovvero rinviata al momento della discussione in Assemblea. Personalmente ritiene che sia più opportuno affrontarla in Assemblea, in modo da poter tenere conto anche del dibattito pubblico che si svolgerà fuori e dentro il Parlamento.

Domenico BENEDETTI VALENTINI (AN) reputa invece preferibile raggiungere fin d'ora un orientamento di massima su questo punto, anche per evitare di differire i contrasti alla fase di esame d'Assemblea. Ribadisce che, nel momento in cui si diminuisce il numero dei parlamentari eletti in Italia, dovrebbe essere ovvio e consequenziale ridurre in proporzione il numero degli eletti all'estero.

Italo BOCCHINO (AN), relatore, premessa la sua personale convinzione che il numero dei parlamentari eletti all'estero debba essere ridotto, segnala l'esistenza di un problema di rappresentatività legato al fatto che, riducendo tale numero, si altera sensibilmente il rapporto numerico tra elettori ed eletti, che per la circoscrizione estero è già estremamente basso. Ritiene, in ogni caso, che la Commissione potrebbe stabilire fin d'ora il principio che il numero dei parlamentari eletti all'estero deve essere diminuito, rimettendo all'Assemblea di decidere in quale misura: tale questione verrebbe dai relatori chiarita in sede di illustrazione del provvedimento.

Maurizio RONCONI (UDC), considerato che la Commissione sta lavorando ad un sistema a bicameralismo imperfetto, nel quale il Senato sarebbe eletto in secondo grado, giudica indispensabile una riflessione sul numero dei componenti della Camera deputati, in quanto questa diventerebbe la sola Camera politica del Paese. Fa infatti notare che oggi, nell'attuale sistema a bicameralismo paritario, la rappresentanza politica è garantita da quasi mille parlamentari, laddove, se passasse la riforma costituzionale in discussione, i parlamentari eletti direttamente dal popolo, e quindi direttamente rappresentativi del corpo elettorale, si ridurrebbero alla metà, col rischio, tra l'altro, di una loro eccessiva esposizione ai gruppi di pressione agenti nel Paese. Concorda inoltre pienamente con quanti sostengono che, ove si riduca il numero dei parlamentari eletti in Italia, deve essere conseguentemente ridotto anche il numero di quelli eletti all'estero.

Roberto COTA (LNP) ritiene che sarebbe meglio se la Commissione stessa stabilisse il numero dei deputati da eleggere all'estero, eventualmente riducendolo in proporzione alla nuova composizione numerica delle camere. Fa peraltro presente che la Commissione ha approvato


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ieri l'emendamento Zaccaria 4.60 (nuova formulazione), il quale, nel confermare in sei il numero di senatori eletti all'estero, ha stabilito un punto di riferimento in qualche modo vincolante.

Marco BOATO (Verdi), premesso che la riduzione del numero dei parlamentari è la scelta più giusta ed opportuna, si dice convinto che, per i deputati, cinquecento sia un numero adeguato, dovendosi tener conto non soltanto dell'esigenza di contenere i costi della politica, ma anche di quella di assicurare un'adeguata rappresentanza politica della complessa realtà del Paese, soprattutto nel momento in cui la Camera dei deputati diventa l'unica Camera politica del sistema. Quanto ai parlamentari eletti all'estero, pur essendo stato tra i più fieri oppositori dell'istituzione di una rappresentanza parlamentare degli italiani all'estero, ritiene che in questo momento la soluzione più ragionevole sia quella di mantenerne il numero di dodici alla Camera, in aggiunta ai cinquecento eletti in Italia, e di rinviare all'Assemblea la discussione sull'eventuale loro riduzione. Al riguardo, osserva che non è affatto scontato che la riduzione del numero dei parlamentari eletti in Italia implichi necessariamente la riduzione di quelli eletti all'estero, dal momento che un'eccessiva riduzione del numero di questi ultimi comprometterebbe la loro rappresentatività.

Gabriele BOSCETTO (FI) ritiene che, se la Commissione è orientata a non definire già in questa fase il numero dei parlamentari eletti all'estero, sarebbe meglio che i relatori ritirassero il loro emendamento 3.100. Quanto all'emendamento Zaccaria 4.60 (nuova formulazione) approvato ieri, ritiene che, se tutti i gruppi sono d'accordo, vi si potrebbe tornare sopra per eliminare la norma che stabilisce in sei i senatori da eleggere all'estero, sostituendola con una, di carattere generico, formulata sul modello di quella attualmente prevista dal testo base per la Camera; propone, a titolo di esempio la seguente formula: «salvi i seggi attribuiti alla circoscrizione estera». In questo modo, l'Assemblea deciderebbe sia sui deputati sia sui senatori da eleggere all'estero.

Luciano VIOLANTE, presidente, ritiene preferibile lasciare immutato il testo, con la riserva di rivederlo, se necessario, in Assemblea.

Gabriele BOSCETTO (FI) invita comunque a non sottovalutare il rischio, evidenziato dal deputato Ronconi, che una eccessiva riduzione del numero dei deputati, in un sistema in cui la Camera dei deputati è la sola Camera politica eletta direttamente, possa determinare un deficit di rappresentanza del Parlamento. Concorda altresì sull'esistenza di un rischio che i deputati, in ragione del loro numero ridotto, siano esposti ad una eccessiva pressione da parte della società civile ed abbiano inoltre un peso insufficiente di fronte al Governo.

Gianpiero D'ALIA (UDC) ritiene che dodici deputati eletti all'estero, a fronte di solo cinquecento eletti in Italia, potrebbero, a seconda del modello di legge elettorale che verrà definito, alterare significativamente il rapporto fiduciario. Suggerisce che il problema potrebbe essere risolto collocando sei eletti all'estero alla Camera e dodici al Senato, così da mantenere l'attuale cifra di diciotto parlamentari eletti all'estero, oppure escludendo che i deputati eletti all'estero possano votare su questioni attinenti al rapporto di fiducia, tanto più che il Senato non parteciperà più a tale rapporto.

Aldo BRANCHER (FI) ritiene che la presenza o meno di parlamentari eletti all'estero nell'una o nell'altra camera, come anche il loro numero, siano punti da decidere alla luce delle funzioni che si intende attribuire a ciascuna Camera e che dunque la decisione circa le funzioni sia pregiudiziale rispetto a quella relativa ai parlamentari eletti all'estero.

Cinzia DATO (Ulivo), premesso di essere favorevole alla riduzione del numero


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dei parlamentari eletti all'estero, ritiene però anche indispensabile la revisione della legge elettorale che li riguarda, la quale è ritenuta dalle comunità italiane all'estero del tutto inadeguata a garantire loro una corretta rappresentanza nel Parlamento italiano. Fa quindi presente che quel che soprattutto occorre è una legge sulla italianità nella globalizzazione e che manca su questo aspetto una complessiva linea politica del Paese.

Gianclaudio BRESSA (Ulivo) ritiene condivisibile la proposta del relatore Bocchino di stabilire per adesso soltanto il principio che il numero degli eletti all'estero va ridotto, rimettendo poi all'Assemblea di decidere la misura della riduzione. Rivolgendosi poi al deputato Ronconi, che ha posto la questione del rischio che l'eccessiva riduzione di deputati, combinandosi con la riserva alla sola Camera del rapporto fiduciario, esponga questi ultimi ad un'eccessiva pressione della società civile e dei gruppi di interesse, giudica fondata la sua preoccupazione. Riferisce poi in merito alla composizione numerica delle assemblee legislative dei principali Paesi europei, concludendo che una Camera politica di cinquecento deputati può essere in effetti piccola, ma non sarebbe necessariamente un'anomalia in Europa, fermo restando che cinquecento è comunque il numero minimo ammissibile. Sottolinea, infine, che il punto fondamentale non sta nel numero dei parlamentari, ma nella funzione delle Camere e soprattutto nelle modalità di elezione, per cui le riforme costituzionali si dovranno necessariamente accompagnare con la riforma elettorale.

Graziella MASCIA (RC-SE) si dice d'accordo, alla luce del dibattito, a stabilire in cinquecento il numero dei deputati eletti in Italia, fissando provvisoriamente in dodici il numero dei deputati da eleggere all'estero, con la riserva di rimettere l'intera questione degli italiani all'estero all'Assemblea.

Khaled Fouad ALLAM (Ulivo) sottolinea che c'è una correlazione stretta e quasi scientifica tra le competenze di un organo ed il numero dei suoi componenti: non si tratta quindi di un numero neutro, ma di un elemento da ponderare alla luce del quadro generale. È pertanto d'accordo a rinviare l'esame del punto al momento della discussione in Assemblea.

La Commissione approva l'emendamento 3.100 (nuova formulazione) dei relatori.

Luciano VIOLANTE, presidente, ricorda che gli emendamenti Franco Russo 3.60, Mascia 3.61 e Zeller 3.62 sono stati ritirati. Constata l'assenza dei presentatori dell'emendamento Licandro 3.68: si intende che vi abbiano rinunciato. Avverte che sono preclusi gli emendamenti Buemi 3.63 e Adenti 3.64. Constata l'assenza dei presentatori degli emendamenti Dato 3.65 e Buemi 3.66: si intende che vi abbiano rinunciato. Avverte che è precluso l'emendamento Buemi 3.67.
Essendosi così conclusa la trattazione degli emendamenti relativi all'articolo 3, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

La seduta termina alle 10.30.

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 10.30 alle 10.45.