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PDL 138

XV LEGISLATURA

CAMERA DEI DEPUTATI

   N. 138



 

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PROPOSTA DI LEGGE

d'iniziativa del deputato SPINI

Norme per la salvaguardia, il restauro e la valorizzazione dei castelli, delle fortificazioni e dei borghi fortificati della Lunigiana storica

Presentata il 28 aprile 2006


      

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Onorevoli Colleghi! - L'intervento eccezionale, mediante lo strumento della legge speciale (di cui abbiamo per i beni culturali un esempio nella legge 9 marzo 1967, n. 121, per Aquileia), deve essere considerato sempre con grande cautela.
      Ma la proposta di un intervento straordinario per la conservazione dei castelli e delle fortificazioni del territorio lunigianese trae ampia giustificazione nel rilevante patrimonio culturale che essi rappresentano proprio nel loro complesso, nel pericolo che alcune parti rilevanti di esso corrono dal punto di vista dello stato di conservazione e nella necessità di dare all'intervento stesso una dimensione organica e programmata allo scopo di favorirne una fruizione integrata e suscettibile e di operare una valorizzazione della zona sia dal punto di vista propriamente culturale che da quello dello sviluppo delle correnti turistiche.
      Il territorio lunigianese, già dal periodo romano e per tutto il Medioevo e nell'età moderna, è stato percorso da importanti vie di comunicazione che, attraverso valichi appenninici, univano il Tirreno con la Padania. Le stesse fonti medioevali designano questo territorio come clavis et ianua Tusciae. Pertanto, quando si parla di «comitatus o provincia o marca de Lunisana» nelle fonti si indica quell'ampio territorio compreso tra la valle del Magra e dei suoi affluenti, la valle del Serchio e, a nord, l'Appennino tosco-emiliano.
      Tale territorio viene oggi correntemente denominato «Lunigiana storica» ma, dal punto di vista amministrativo, è diviso in tre regioni (Toscana, Liguria ed Emilia) e più in particolare nella provincia di Massa-Carrara
 

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(che ne racchiude la maggior parte), nella provincia di Lucca (per quello che compete ai comuni dell'Alta Garfagnana), nella provincia di La Spezia e nei comuni di Albareto e Borgo Val di Taro in provincia di Parma.
      Questa zona costituì nell'alto Medioevo il confine amministrativo tra le dominazioni bizantina e longobarda: testimonianze notevoli di questo periodo restano a Filattiera (Torre di S. Giorgio) ed a Piazza al Serchio (Lucca).
      Del periodo alto medioevale, dominato dalla potente famiglia degli Obertenghi, restano esempi significativi nella rocca del castello di Massa e in molte torri sparse nel territorio a difesa della Via «Francigena».
      Nel periodo medievale i continui contrasti tra i discendenti degli Obertenghi (Malaspina e Massa-Corsica) e il vescovo conte di Luni sono all'origine dei molti «castra, fortalicia, turris» che si edificarono in gran numero in Lunigiana tra il secolo X e il secolo XV.
      Ancora oggi rimangono cospicui ricordi di quel periodo (oltre ottanta tra castelli, torri, borghi murati e case-torri). Gli esempi più rappresentativi di tali insediamenti sono i «castra» malaspiniani e vescovili. Per limitarci solo ad alcuni esempi, la Rocca di Fosdinovo dei Malaspina dello Spinofiorito, oggi di proprietà privata, si può ascrivere al XIII secolo; il Castello venne nel corso del secolo XVI riadattato con decisi ed organici interventi di riassetto interno: cortili, loggiati, portali e saloni conferiscono dignità di residenza rinascimentale al severo impianto medievale.
      Una simile ristrutturazione aveva già interessato la Rocca Obertenga di Massa trasformata da Jacopo Malaspina nella seconda metà del secolo XV in bella residenza marchionale che ospitò, tra gli altri, Carlo VIII re di Francia, l'imperatore Carlo V e il Pontefice Paolo III.
      Una tipologia del tutto diversa ci presenta la fortezza della Brunella di Aulla. Il castello che domina la città dall'alto di uno scosceso sperone roccioso costituisce, insieme con il forte di Sarzanello, l'esempio più avanzato di tecnologia militare nelle costruzioni fortificate dell'area lunigianese. La tipologia del castello si collega agli esempi più evoluti dell'«età di transizione» (XV-XVI secolo).
      Il tracciato dell'opera, infatti, si può riallacciare alle idee progettuali del Sangallo e in particolare si assimila talmente alla struttura della fortezza di Civita Castellana da far pensare, se non proprio ad un intervento diretto del maestro, certo all'opera di un valido discepolo. Di analoga tipologia è il castello di Lusuolo, risalente all'insediamento malaspiniano in Val di Magra (secoli X-XIII), in severe e squadrate forme di fortezza militare, posto a presidio della strada della Cisa. Il castello della Verrucola presso Fivizzano presenta sia gli aspetti tipologici della fortezza posta a difesa dell'importante via che, attraverso il valico del Cerreto collega il modenese e il reggiano con il litorale tirrenico, che l'aspetto di residenza marchionale: pertanto nel contesto delle severe strutture militari si inseriscono mirabilmente il palazzo e la chiesetta quattrocentesca, il cui arioso loggiato rinascimentale ingentilisce il complesso monumentale, che resta tutt'oggi tra i più significativi della Penisola.
      Gli insediamenti vescovili, se meno rilevanti dal punto di vista monumentale rispetto a quelli malaspiniani, rivestono, comunque, grande importanza a partire dal «castrum» di Caprigliola, edificato intorno al XII secolo ed ampliato nel secolo successivo, e da quello di Bibola, edificato nei secoli XI e XII, forse riadattando le vetuste opere difensive precedenti. Le consorterie nobiliari minori non restarono certo indietro in quest'opera di edificazione e di fortificazione: i Bianchi di Erberia fortificarono il borgo di Viano, loro residenza, e posero castelli a Codiponte, a Casola e a Minucciano a difesa dell'importante strada, che metteva in comunicazione la Lunigiana con la Lucchesia. I «domini de Marciaso» insieme con quelli di Moregnano edificarono castelli e borghi murati nella Lunigiana orientale. I signori di Dallo e i Gherardini edificarono rispettivamente la torre di Sillano e il
 

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castello della Verrucola Gherardinorum presso San Romano (Lucca).
      I vicedomini del vescovo lunense non rimasero indietro in quest'opera di edificazione: ad essi si devono le torri ed i borghi murati di Ameglia, Trebbiano, Bolano. Il più prestigioso dei vicedomini lunensi, Castruccio Castracani, costruì a difesa della città di Sarzana il grande complesso architettonico della fortezza di Sarzanello che ancora oggi porta il suo nome; rilevanti furono gli interventi dell'Antelminelli nel borgo di Pontremoli dove edificò torri di difesa. Il Rinascimento si è fatto sentire soprattutto a Sarzana (al Sangallo si devono la fortezza di Firmafede e il nuovo circuito delle mura), a Massa (nel nuovo palazzo dentro la rocca fatto costruire da Jacopo Malaspina), e nel circuito murario delle città di Massa e di Carrara ad opera del Lanci.
      La varietà rilevante delle tipologie architettoniche rappresentative di otto secoli di storia, che sono state sopra esposte come esempio, dimostra la necessità di uno strumento legislativo apposito per la tutela e la salvaguardia di queste testimonianze del passato. Alcune di esse corrono oggi grande pericolo per la loro conservazione. Limitandosi ad alcuni esempi, il castello malaspiniano di Tresana (Massa) del XII secolo vede una proprietà ormai talmente spezzettata e dispersa che, anche per l'emigrazione dei discendenti degli antichi proprietari, il comune non è ancora riuscito ad effettuare la notifica. Uguale difficoltà (spezzettamenti di proprietà per effetti dei passaggi ereditari) impediscono il recupero del castello Granducale di Terra-rossa (XVII secolo). Altri importanti monumenti come il castello e il borgo murato di Codiponte (XII secolo), il castello di Comano e il borgo murato del Treschietto, vicini a vie di comunicazione, sono in stato di serio abbandono, per non parlare del castello Aghinolfo di Montignoso (IX-X secolo) su cui sarebbe necessario un intervento di consolidamento.
      Gli enti pubblici della provincia di Massa-Carrara già negli anni sessanta sentirono l'urgente necessità di valorizzare il proprio patrimonio storico-artistico dando vita all'Istituto lunigianese dei castelli, che ha per scopo specifico la rivalutazione di questi beni culturali.
      Varie sono state le iniziative dell'Istituto, concretatesi nella creazione di quattro musei di enti locali, ubicati in castelli di proprietà statale (Massa, Pontremoli, Aulla) e in un immobile storico all'inizio del borgo di Villafranca di proprietà comunale; nella stessa Pontremoli sono stati collocati anche importantissimi ritrovamenti archeologici dell'era preistorica. Mostre didattiche sui beni culturali della Lunigiana, curate dall'Istituto, hanno fatto conoscere il nostro patrimonio artistico in Italia e all'estero. Pubblicazioni e convegni storici, tra cui di grande rilevanza quello organizzato sugli Obertenghi dall'Ecole française a Parigi, hanno approfondito e fatto conoscere la storia della Lunigiana che per il Medioevo assume rilevanza a livello europeo.
      Gli enti locali, consci della rilevanza del patrimonio ambientale e artistico, hanno valorizzato questi beni culturali incentivando un recupero funzionale dei centri storici.
      Alla buona volontà delle istituzioni fa riscontro l'incapacità finanziaria degli enti locali che non possono accollarsi spese di tale genere stante la legislazione statale in materia, che non delega ai comuni tali compiti, riservandoli agli organi periferici del Ministero per i beni e le attività culturali. Negli anni passati le competenti sovrintendenze di Pisa, Genova e Parma sono in effetti intervenute, ma necessariamente in modo frammentario, su alcuni immobili di maggiore rilievo artistico, iniziando restauri tuttora in corso.
      Si riscontra invece la necessità di dare una dimensione organica e programmata nel tempo all'intervento, fissando precise priorità. Si potrebbe così arrivare ad una valorizzazione turistica integrata della Lunigiana (sull'esempio delle routes turistiche francesi) nonché allo studio di forme più avanzate di collaborazione con i proprietari dei beni culturali a proprietà privata, campo in cui sono stati raggiunti ottimi risultati in Gran Bretagna.
 

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      La situazione socio-economica della Lunigiana, che non vede ancora la presenza di insediamenti industriali di grandi dimensioni, ha provocato in passato una emigrazione di dimensioni assai rilevanti che hanno depauperato quel territorio.
      Ma la Lunigiana, posta tra il mare Tirreno e l'Appennino tosco-emiliano, attraversata dall'autostrada della Cisa che la collega a Parma e a Milano, potrebbe richiamare anche nella sua parte più interna correnti turistiche di considerevole interesse con benefici effetti anche per l'agricoltura. Di qui la necessità di una legge apposita che, tutelando e conservando beni monumentali così rilevanti e risolvendo molte situazioni giuridicamente complesse, prospetti un intervento di restauro su immobili di proprietà statale, di enti locali, privata e mista (pubblico e privato insieme) come momento di rilancio in un territorio economicamente depresso.
      L'intervento statale non dovrebbe costituire che un primo elemento di spinta in questa direzione. Le regioni e gli enti locali, le forze culturali ed economiche interessate dovrebbero a loro volta intervenire mobilitando idee ed energie, facendo leva sul patrimonio storico della Lunigiana per tonificare più in generale la situazione economica del territorio.
      Una proposta di legge analoga, presentata nella VIII legislatura (n. 2021 del 24 settembre 1980) e riproposta nella IX (n. 83 del 21 luglio 1983), ha costituito la base - dopo un apposito convegno organizzato dal comune di Aulla - per uno dei progetti speciali del Ministero per i beni culturali e ambientali, il Fondo d'investimento e occupazione (FIO) e cioè il reticolo culturale e naturalistico della Lunigiana, basato sul recupero dei castelli e dei centri antichi, attuato con significativi risultati.
      Di tali realizzazioni traccia un quadro organico una pubblicazione della Cassa di risparmio di Massa-Carrara. Ma l'esaurimento delle disponibilità del FIO consiglia ora di riprendere la strada dell'iniziativa legislativa, proprio per non lasciare incompiuta un'azione di siffatta rilevanza e conferire, invece, ad essa tutta l'organicità necessaria.
 

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PROPOSTA DI LEGGE

Art. 1.

      1. È autorizzata la complessiva spesa di 15 milioni di euro al fine di provvedere al recupero e alla valorizzazione dei castelli, delle fortificazioni e dei borghi fortificati della Lunigiana.
      2. L'intervento di cui al comma 1 può interessare gli immobili situati nella provincia di Massa-Carrara nonché nei comuni di Ameglia, Arcola, Bolano, Calice al Cornovìglio, Castelnuovo Magra, La Spezia, Lerici, Ortonovo, Portovenere, Santo Stefano di Magra e Sarzana in provincia di La Spezia; Minacciano, Giuncugnano, Piazza al Serchio, Sillano e San Romano in Garfagnana in provincia di Lucca; Albereto e Borgo Val di Taro in provincia di Parma.
      3. La spesa di cui al comma 1 è suddivisa nell'arco di dieci anni, per una cifra di 1,5 milioni di euro annui, a decorrere dall'anno 2006.
      4. All'onere derivante dall'attuazione della presente legge si provvede, per ciascuno degli anni 2006, 2007 e 2008, mediante corrispondente riduzione dello stanziamento iscritto, ai fini del bilancio triennale 2006-2008, nell'ambito dell'unità previsionale di base di parte corrente «Fondo speciale» dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno 2006, allo scopo parzialmente utilizzando l'accantonamento relativo al medesimo Ministero.
      5. Per gli anni successivi al 2008, si provvede con la legge finanziaria, ai sensi dell'articolo 11, comma 3, lettera c), della legge 5 agosto 1978, n. 468.
      6. Il Ministro dell'economia e delle finanze è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio.

 

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Art. 2.

      1. Le somme di cui all'articolo 1 sono assegnate alla competente soprintendenza regionale per i beni e le attività culturali, mediante decreti emanati annualmente dal Ministro per i beni e le attività culturali sulla base dei piani di lavoro trasmessi dalla stessa soprintendenza.

Art. 3.

      1. La redazione dei piani di lavoro annuali di cui all'articolo 2 è affidata alla competente soprintendenza regionale per i beni e le attività culturali, che deve concordarli con i comuni interessati e con l'Istituto lunigianese dei castelli.
      2. I piani di lavoro devono individuare gli immobili da acquisire allo Stato nonché gli immobili sui quali intervenire con opere di restauro e di consolidamento, anche al fine della loro utilizzazione come strutture culturali.

Art. 4.

      1. Le somme di cui all'articolo 1 non utilizzate nell'esercizio in cui sono stanziate possono essere impiegate, in deroga alle disposizioni vigenti, negli esercizi successivi con loro relativa iscrizione nelle rispettive unità previsionali di base.

Art. 5.

      1. Le spese previste nei decreti del Ministro per i beni e le attività culturali di cui all'articolo 2 sono interamente a carico dello Stato.
      2. Lo Stato, le regioni e gli enti locali individuano originali forme di collaborazione con i proprietari dei beni oggetto di restauro ai sensi della presente legge per consentirne un effettivo uso pubblico integrato, anche al fine di favorire la possibilità di una fruizione organica dell'intero

 

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patrimonio culturale della Lunigiana storica.

Art. 6.

      1. Entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, la competente soprintendenza regionale per i beni e le attività culturali deve provvedere, con le modalità di cui all'articolo 3, alla redazione del piano di lavoro per il primo anno di attuazione della presente legge.


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