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PDL 380

XV LEGISLATURA

CAMERA DEI DEPUTATI

   N. 380



 

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PROPOSTA DI LEGGE

d'iniziativa del deputato MENIA

Disposizioni per il riconoscimento del Centro ricerche culturali dalmate di Spalato

Presentata il 3 maggio 2006


      

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Onorevoli Colleghi! - L'inserimento della Repubblica di Slovenia nell'Unione europea, che sarà allargata in un prossimo futuro alle altre Repubbliche sorte dallo sfaldamento della Repubblica federativa socialista jugoslava, rende necessaria una generale rivisitazione della funzione culturale dell'Italia nei Balcani e, segnatamente, nella sponda orientale dell'Adriatico. Vi è una generale aspettativa sul ruolo che intende svolgere la Repubblica italiana che non può più limitare la propria presenza culturale al solo mantenimento in vita delle comunità italiane rimaste, peraltro preziose scaglie di italianità sopravvissute in Istria, nel Quarnaro e a Zara all'esodo di 350.000 italiani avvenuto nell'ultimo dopo guerra e, nel resto della Dalmazia, ai tre esodi degli italiani verificatesi nel periodo dell'Impero austro-ungarico 1866-1918, in quello del Regno di Jugoslavia 1920-1940 e durante la Repubblica federativa socialista jugoslava 1944-1948.
      A differenza dei 2 milioni di sloveni che sembrano «appiattiti» sulle posizioni della finanza germanica, gran parte degli intellettuali croati e montenegrini guarda con rinnovato interesse alla cultura italiana che potrebbe nuovamente svolgere - come nella seconda metà dell'800 - la funzione di tutela delle peculiarità di questi due popoli di 4 milioni e mezzo e di 650 mila cittadini, allora minacciati dalla Weltanschauung austro-tedesca e che oggi temono di perdere la propria identità con l'inserimento nel vasto contesto linguistico e culturale europeo.
      Di qui la necessità di dare un segnale e un aiuto alla realizzazione della nuova
 

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funzione culturale che gli italiani rimasti in quelle terre possono espletare.
      Per queste ragioni si ritiene meritevole di riconoscimento giuridico e di aiuto il Centro ricerche culturali dalmate di Spalato che svolge anche la funzione di fornire una seria base culturale alle comunità di Spalato, Zara, Veglia, Lussino ed alla rigogliosa comunità italiana montenegrina nonché a quelle in via di costituzione.
      Va sottolineato il diverso approccio culturale tra il programma inteso a completare la pulizia etnica voluto dalla Repubblica federativa socialista jugoslava con la creazione dell'Unione degli italiani d'Istria e di Fiume - come denunciato dall'allora Presidente Antonio Borme - e quello delle comunità italiane post-jugoslave nate recentemente in Dalmazia, che sono pienamente inserite in un contesto culturale di cui costituiscono un prezioso punto di riferimento mediterraneo e occidentale che va molto al di là del dato puramente linguistico, pur essenziale e irrinunciabile.
      Finora gli organismi già riconosciuti e finanziati, nonostante l'apporto costruttivo svolto dai consolati italiani di Spalato e di Antivari, hanno potuto, solo episodicamente, rivolgere la propria attenzione alla realtà culturale dalmata e al rilancio della nostra cultura nell'Adriatico orientale, per mancanza di mezzi, ma anche per l'assenza di un'aggiornata conoscenza della composita realtà locale.
      Il Centro ricerche culturali dalmate di Spalato appare, con queste premesse, particolarmente meritevole di riconoscimento e di aiuto perché dispone di risorse umane già proficuamente inserite nel contesto culturale di molte città e isole dalmate, fortemente interessate alla funzione «veicolare» che la lingua e la cultura italiana possono svolgere per traghettare la peculiarità di genti di lingua diversa, ma con comuni radici mediterranee, nella nuova realtà europea.
      Va rilevato, infine, che le leggi che finanziano le attività italiane in Istria, a Fiume e in Dalmazia, come ad esempio la legge n. 72 del 2001, non consentono all'Università popolare di Trieste e all'Unione italiana di Fiume di finanziare la comunità italiana del Montenegro, perché la Dalmazia montenegrina, nonostante le Bocche di Cattaro siano appartenute per secoli alla Repubblica veneta e a Perasto sia stato sepolto il Gonfalone della Serenissima di cui i perastini furono fedeli custodi, non rientra tra gli Stati le cui comunità possono essere sostenute dalla Repubblica italiana. Anche il porto dalmata di Neum e il suo retroterra, che appartengono alla Repubblica di Bosnia-Erzegovina, sono esclusi attualmente da ogni possibile intervento italiano.
      Per queste ragioni si raccomanda agli onorevoli colleghi l'approvazione della presente proposta di legge.
 

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PROPOSTA DI LEGGE

Art. 1.

      1. La Repubblica italiana tutela e riconosce quale ente culturale di utilità nazionale il Centro ricerche culturali dalmate di Spalato, operante nella Repubblica italiana e nelle Repubbliche di Croazia, della Bosnia-Erzegovina e del Montenegro.

Art. 2.

      1. Al fine di consentire al Centro ricerche culturali dalmate di Spalato di valorizzare il patrimonio culturale, storico, letterario e artistico illirico-latino, veneto, italiano e mediterraneo, che ha avuto un suo peculiare sviluppo nella regione storica della Dalmazia, nonché di diffondere la lingua italiana tra le diverse popolazioni dalmate, è concesso al Centro medesimo un contributo di 100.000 euro annui per ciascuno degli anni 2006, 2007 e 2008.

Art. 3.

      1. All'onere derivante dall'attuazione della presente legge, pari a 100.000 euro per ciascuno degli anni 2006, 2007 e 2008, si provvede mediante corrispondente riduzione dello stanziamento iscritto, ai fini del bilancio triennale 2006-2008, nell'ambito dell'unità previsionale di base di parte corrente «Fondo speciale» dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno 2006, allo scopo parzialmente utilizzando l'accantonamento relativo al Ministero degli affari esteri.
      2. Il Ministro dell'economia e delle finanze è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio.


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