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CAMERA DEI DEPUTATI
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N. 1586 |
Onorevoli Colleghi! - La presente proposta di legge ricalca sostanzialmente, con gli opportuni aggiornamenti, quella che fu presentata nella passata legislatura, il 13 marzo 2003, n. 3782, dagli onorevoli Antonio Soda e altri, ma che, posta all'ordine del giorno della Commissione competente, non fu mai discussa e approvata.
a) 13.500 volumi, molti dei quali integranti il «Fondo antico protetto», di eccezionale valore storico e bibliografico, del XVIII e XIX secolo, già biblioteca «Carlo Livi»;
b) una emeroteca specialistica di psichiatria, che raccoglie testi pubblicati negli ultimi due secoli, fra i quali la rivista di freniatria, curata dagli Istituti di San Lazzaro, fondata nel 1875 e considerata la più importante rivista dell'epoca;
c) una raccolta di oltre centomila cartelle cliniche, che raccontano, a decorrere dal 1854, la storia tragica degli ammalati di mente (o presunti tali) spesso sepolti a vita in questi istituti: nelle cartelle sono descritte le analisi mediche, le terapie praticate e, documenti umani di valore inestimabile, le testimonianze scritte o semplicemente grafiche degli ammalati;
d) tutta la documentazione archivistica degli Istituti, quali i bilanci, i verbali delle amministrazioni, le iniziative di soccorso e di assistenza fino agli esperimenti di autogestione;
e) una imponente mole di documentazione iconografica, artistica e artigianale, connessa soprattutto alla cosiddetta «ergoterapia» e cioè alla attività lavorativa manuale e artistica, che si riteneva, in alternativa alla contenzione, pratica terapeutica indispensabile alla gestione dei malati: l'attività dei ricoverati si svolgeva nei campi e nei giardini del parco ma anche e soprattutto nelle manifestazioni artistiche; circa ventimila sono i disegni e i quadri disponibili e migliaia le ceramiche e i tessuti confezionati secondo la migliore tradizione dell'ars canusina del luogo;
f) un'ampia raccolta di documentazione fotografica sulle attività degli Istituti, i sistemi di cura, i singoli ricoverati, gli arredi degli edifici, le manifestazioni pubbliche connesse alla funzione svolta;
g) una imponente raccolta degli oggetti di cura e di contenzione dei ricoverati (strumenti tradizionali come camicie di forza, collari, catene, lacci, e strumenti più «raffinati» come bagni di luce, caduta di acqua sul capo, elettrodotti), soprattutto in uso prima della scoperta e della produzione degli psicofarmaci: documenti e testimonianza della concezione della malattia mentale (reale o presunta) da contenere e contrastare soprattutto con la violenza sui malati;
h) una raccolta degli arredi, compresi quelli dei lavoratori scientifici, degli oggetti di ricerca, dei cavi per lo «studio» della malattia e infine oggetti di uso comune per i lavori di tessitura, per la produzione delle scarpe, per i servizi di sartoria, per il lavoro dei campi: documentazione indispensabile per conoscere un frammento, non certo secondario, della storia del nostro popolo e del suo percorso verso forme più alte di civiltà;
i) un archivio video composto da un insieme di più di cinquecento film e documentari sulla follia;
l) il complesso monumentale, composto da ben trentadue edifici vincolati dalla sovrintendenza ai beni ambientali e monumentali, oggi adibiti ad altre attività di
m) la documentazione dell'attività svolta dai centri di igiene mentale. Fino dagli anni '60-'70 del XX secolo, il San Lazzaro di Reggio Emilia si pose il problema del superamento dell'istituzione manicomiale e, per iniziativa dell'amministrazione provinciale, vennero creati i centri di igiene mentale, chiamando a dirigerli il professor Giovanni Jervis. Si avviò così una esperienza unica nel suo genere, di cura e di assistenza dei malati di mente sul territorio, di superamento di ogni forma di segregazione. È sulla base di questa esperienza che, dopo l'approvazione della legge n. 180 del 1978, si diede vita ai centri di salute mentale presso tutte le aziende sanitarie locali. Anche la documentazione di questa importante attività dei centri è oggi a disposizione del San Lazzaro di Reggio Emilia, per quanti ne vogliano comprendere gli aspetti innovativi che seppe introdurre nella cura delle malattie mentali.
La soprintendenza competente per i beni culturali delle città di Modena e di Reggio Emilia ha provveduto a vincolare questo patrimonio.
È evidente dunque il dovere pubblico a che questo immenso e originale patrimonio storico, scientifico e culturale non vada disperso, ma anzi possa essere adeguatamente conservato e valorizzato per divenire oggetto di studio e di ricerca aperta agli studiosi dell'Italia e del mondo e fonte di informazione anche per i cittadini e per le giovani generazioni che dalla conoscenza del passato e dalla conservazione della memoria traggono alimento e forza per un ulteriore civile sviluppo.
Da tempo, infatti, si pensa di dare vita a un museo che, per le sue dimensioni e per la complessità dei materiali a disposizione, opportunamente conservati, si ritenga possa assumere un valore nazionale.
Del resto già negli anni '70 fu bandito in proposito un concorso per il museo nazionale, al quale parteciparono numerosi esperti in materia, con la presentazione di più di venti progetti. Le difficoltà di carattere economico, le esigenze sanitarie e la propensione a utilizzare diversamente la vasta area del San Lazzaro non consentirono di realizzare alcuno di questi progetti. Ora però è tempo di dare vita a un Museo nazionale della psichiatria che, purtroppo, ancora non esiste nel nostro Paese. Iniziative encomiabili, in tal senso, sono state realizzate a San Servolo a Venezia, a Lucca e in altre località, ma tutte hanno prevalentemente carattere locale. L'istituzione del Museo nazionale di Reggio Emilia potrebbe quindi costituire un utile raccordo e una più alta e significativa valorizzazione di tutte queste realta. Del resto la regione Emilia Romagna (Istituto Beni Culturali), ben comprendendo tutto il valore del materiale disponibile al San Lazzaro di Reggio Emilia, ha caldeggiato e caldeggia la istituzione del Museo nazionale, per farne anche un punto di riferimento per tutte le istituzioni esistenti a Colorno, a Bologna, a Imola e a Ferrara.
Il Museo nazionale del San Lazzaro di Reggio Emilia, come è auspicabile, avrà il compito di essere altresì un importante centro promotore di iniziative di ricerca e di studio sulle malattie mentali e, in collaborazione con le università, di formazione del personale occorrente per assicurare una migliore e sempre più qualificata attività di assistenza e di cura delle malattie mentali sul territorio.
Il Museo nazionale potrà inoltre essere punto importante di riferimento e di confronto a livello europeo per affermare anche in Europa la validità della legge n. 180 del 1978, di superamento dei manicomi.
1. Lo Stato, anche in collaborazione con la regione Emilia-Romagna, i comuni e le province di Modena e di Reggio Emilia e con altri comuni delle medesime province che intendano aderire all'iniziativa, nonché con l'azienda sanitaria locale di Reggio Emilia, promuove l'istituzione della «Fondazione del Museo nazionale di psichiatria del San Lazzaro di Reggio Emilia», di seguito denominata «Fondazione», al fine di conservare e valorizzare il patrimonio architettonico, storico e documentale degli ex «Istituti psichiatrici San Lazzaro di Reggio Emilia».
1. La Fondazione, con sede in Reggio Emilia, ha personalità giuridica di diritto pubblico, è dotata di autonomia funzionale e amministrativa ed è aperta al contributo, anche di natura finanziaria, di soggetti nazionali ed esteri.
1. La Fondazione è regolata, nei suoi organi e nella sua attività, dalle disposizioni di cui alla presente legge, dal decreto di cui all'articolo 6, dall'atto costitutivo e dallo statuto.
1. La Fondazione persegue i seguenti fini:
a) conservare e valorizzare, attraverso la realizzazione di una struttura museale nazionale, il patrimonio storico-documentario degli «Istituti psichiatrici San Lazzaro di Reggio Emilia», costituito dalla biblioteca, dall'archivio, dagli strumenti di contenzione e di terapia, dai laboratori scientifici e iconografici, dai manufatti, dall'archivio video e fotografico e da quello iconografico relativo agli ex ricoverati;
b) promuovere e curare ricerche, pubblicazioni e ogni altra opportuna iniziativa culturale, dirette alla conoscenza della storia della psichiatria e degli istituti di cura, negli aspetti scientifici e sociali, nonché al rapporto con le comunità.
1. Lo statuto definisce gli organi della Fondazione, tra i quali devono essere compresi:
a) l'assemblea;
b) il consiglio di amministrazione;
c) il presidente;
d) il collegio dei revisori dei conti.
2. Lo statuto definisce le funzioni, la composizione e le modalità di nomina degli organi della Fondazione.
1. Lo Stato partecipa alle spese per il funzionamento della Fondazione, la quale può inoltre avvalersi per l'esercizio delle
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