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PDL 1742

XV LEGISLATURA

CAMERA DEI DEPUTATI

   N. 1742



 

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PROPOSTA DI LEGGE

d'iniziativa dei deputati

CRAXI, PIZZOLANTE, BERTOLINI, LUCIANO ROSSI, VERDINI, BARBIERI, BERNARDO, BONIVER, CAMPA, CARFAGNA, CARLUCCI, CASTIELLO, CESARO, COLUCCI, D'AGRÒ, DI CAGNO ABBRESCIA, DI CENTA, FABBRI, FERRIGNO, FLORESTA, FRANZOSO, GAMBA, GARAGNANI, GIUDITTA, LAINATI, LENNA, LISI, LO PRESTI, MARINELLO, MAZZONI, NESPOLI, PALMIERI, PAOLETTI TANGHERONI, PELINO, RAISI, RAMPELLI, RICEVUTO, TONDO, TORTOLI, UGGÈ, VALDUCCI, ZACCHERA

Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sui rapporti fra cooperative, partiti politici e amministrazioni locali

Presentata il 29 settembre 2006


      

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Onorevoli Colleghi! - La presente proposta di legge è volta ad istituire una Commissione di inchiesta con il compito di accertare un eventuale conflitto di interessi fra cooperative cosiddette «rosse», aderenti in modo particolare alla Lega delle cooperative, e amministrazioni locali, quelle dell'area delle cosiddette regioni «rosse».
      La Commissione dovrà accertare l'esistenza di relazioni politiche ed economiche capaci di determinare posizioni dominanti e fenomeni distorcenti il mercato. Fenomeni, a nostro avviso, amplificati dal proliferare di tante «Iri» locali, modello Hera, che agiscono in tutti i campi economici a danno delle piccole imprese e a detrimento del mercato.
      La Commissione dovrà altresì verificare l'incidenza di queste relazioni sulle normali e corrette dinamiche sociali, politiche, elettorali e democratiche. Ci riferiamo, infatti, a regioni nelle quali il potere politico è imperniato da decenni, caso unico nei paesi democratici, sullo stesso partito, il PCI-PDS-DS.
 

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      In Emilia-Romagna, per esempio, regione governata dalle stesse forze politiche da quando è stata istituita, la grande distribuzione è per il 67 per cento in mano a cooperative, con punte che arrivano al 74 per cento (provincia di Modena). Se si confrontano questi ultimi dati con quelli della regione Lombardia, ad esempio, dove le catene della grande distribuzione concentrano al massimo il 10 per cento del mercato, appare doverosa una verifica del reale regime di libero mercato e di concorrenza.
      Sempre in Emilia-Romagna il 20-30 per cento degli appalti pubblici (dati SITAR) viene sistematicamente vinto dalle cooperative. Nelle relazioni del SITAR, il sistema informativo telematico regionale sugli appalti, si può notare che nell'anno solare 2004 sono stati attribuiti 2.091 appalti e le cooperative ne hanno vinti 341, il 16,3 per cento. Ma se si guarda al valore delle opere, la percentuale sale al 23 per cento. Alle cooperative, quindi, gli appalti più importanti. Che le cooperative riescano ad aggiudicarsi i lavori più remunerativi lo conferma un altro dato del SITAR, quello relativo agli appalti di importo superiore a 5,29 milioni di euro. In questo documento si possono esaminare le cifre delle opere assegnate nel secondo semestre 2004 e nel primo semestre 2005. In questi dodici mesi nella regione Emilia-Romagna sono state aggiudicate 40 grandi opere, e di questi 40 appalti alle cooperative ne sono finiti 15: il 37,5 per cento.
      Questi dati non comprendono tutti gli appalti o le trattative private delle società a partecipazione o a controllo pubblico, le tante Iri locali, le ex aziende municipalizzate, trasformate in società per azioni, che negli ultimi dieci anni sono passate da 30 a 800, con uno sviluppo diffusosi in tutto il territorio nazionale, ma con una prevalenza nelle regioni amministrate dalla sinistra post-comunista. La Commissione dovrà accertare anche la quantità e l'entità dei contratti, delle concessioni, delle convenzioni fra queste società che agiscono in regime prevalente di monopolio, le cooperative e tutte le altre strutture associative facenti riferimento alla stessa area politica.
      Appare rilevante, se non dominante, la presenza di Unipol nei mercati collegati all'attività delle cooperative in ogni campo e all'attività delle amministrazioni locali e delle società a partecipazione pubblica nell'area delle regioni cosiddette «rosse».
      La Commissione dovrà, anche su questo, fare chiarezza.
      Inoltre, le stesse cooperative finanziano e coprono le spese di campagna elettorale di formazioni partitiche che governano, a livello locale, provinciale e regionale. L'attuale «governatore» dell'Emilia-Romagna, ad esempio, deve il 77 per cento della sua spesa elettorale alle cooperative. Come ebbe a dire il deputato Castagnetti: «In Emilia non vi è ente in cui le realtà sociali extra-partitiche concorrano effettivamente alla selezione della classe dirigente delle istituzioni, non vi è ente in cui i posti nei consigli di amministrazione non siano lottizzati e non siano quasi sempre occupati da persone il cui profilo professionale è stato tracciato dall'esperienza negli apparati di partito o sindacato».
      Infatti, tutti i presidenti di Lega Coop, l'associazione a capo del sistema delle cooperative, hanno avuto un passato e un futuro da dirigenti di quelle stesse formazioni partitiche: la questione pertanto merita approfondimenti, soprattutto se si considera che le cooperative godono di particolari agevolazioni fiscali.
      La Commissione, inoltre, dovrà accertare gli eventuali fenomeni di condizionamento vicendevole tra le cooperative ed i responsabili di partiti politici, con particolare riferimento al conferimento di incarichi nelle cooperative ad esponenti politici ed amministratori pubblici anche se cessati dalla carica ricoperta. Altro compito della Commissione sarà quello di accertare se lo sviluppo della contiguità tra partiti politici e cooperative abbia avuto un peso diverso nelle distinte aree geografiche del nostro Paese.
      L'obiettivo specifico della Commissione non sarà ovviamente quello di accertare fatti penalmente rilevanti, ma quello di rilevare questioni politiche che, nel caso si dimostrino gravi (perché distorcenti le normali dinamiche economiche, politiche
 

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e democratiche), sarebbero meritevoli di interventi legislativi.
      L'organo parlamentare sarà composto da venti deputati e venti senatori scelti dai rispettivi gruppi parlamentari in proporzione alla loro consistenza numerica. La Commissione di inchiesta procederà alle indagini con gli stessi poteri e limiti dell'autorità giudiziaria.
      È necessario approvare in tempi brevi questa proposta di legge al fine di verificare se vi siano stati fenomeni degenerativi nell'assegnazione di appalti pubblici e se le cooperative abbiano in qualche modo condizionato direttamente o indirettamente il mondo politico. È, quindi, una vera e propria operazione di «verità» quella che la Commissione di inchiesta dovrà fare, per ristabilire, se i fenomeni degenerativi e le commistioni tra le cooperative e la politica saranno accertati, con equità e ragionevolezza, un rapporto corretto tra sistema dei partiti e mercato.
 

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PROPOSTA DI LEGGE

Art. 1.

      1. È istituita una Commissione parlamentare di inchiesta sui rapporti fra cooperative, partiti politici e amministrazioni locali, con il compito di accertare:

          a) se la sistematica connessione di alcuni partiti politici con le cooperative abbia determinato, a favore delle medesime, specie in alcune regioni, la costituzione di posizioni dominanti o altri fenomeni di distorsione del mercato a danno soprattutto delle piccole imprese;

          b) le forme e l'estensione di eventuali fenomeni di finanziamento illecito dei partiti politici da parte di cooperative;

          c) se e in quale misura gli eventuali episodi illeciti, di cui alla lettera b), abbiano prodotto un arricchimento di persone fisiche, giuridiche o gruppi di persone ovvero siano stati posti in essere per sostenere i cosiddetti «costi della politica»;

          d) l'esistenza e la forza di eventuali rapporti di condizionamento reciproco tra le cooperative e i responsabili politici di partiti, con particolare riferimento al conferimento di incarichi nelle cooperative a esponenti politici e amministratori pubblici anche se cessati dalla carica ricoperta;

          e) se si siano verificati, nell'affidamento di lavori pubblici alle cooperative, fenomeni di distorsione del mercato o abusi di posizioni dominanti in capo alle cooperative;

          f) se lo sviluppo del fenomeno dei rapporti sistematici tra cooperative e partiti politici abbia avuto effetti diversi nelle distinte aree geografiche del Paese;

          g) se le indagini della magistratura in materia di finanziamenti illeciti ai partiti abbiano interessato in modo uniforme il

 

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territorio nazionale o se si siano concentrati solo in alcune aree geografiche del Paese.

Art. 2.

      1. Entro un anno dalla data della sua costituzione, la Commissione presenta al Parlamento una relazione conclusiva sulle attività di indagine da essa svolte ai sensi dell'articolo 1.

Art. 3.

      1. La Commissione è composta da venti senatori e da venti deputati, nominati rispettivamente dal Presidente del Senato della Repubblica e dal Presidente della Camera dei deputati, su designazione dei presidenti dei Gruppi parlamentari, in proporzione al numero dei componenti dei Gruppi parlamentari stessi, comunque assicurando la presenza di un rappresentante per ogni Gruppo esistente in almeno un ramo del Parlamento.
      2. La Commissione, nella prima seduta, elegge il presidente, due vicepresidenti e due segretari.

Art. 4.

      1. La Commissione procede alle indagini con gli stessi poteri e le stesse limitazioni dell'autorità giudiziaria.
      2. La Commissione ha facoltà di acquisire qualsiasi documento ritenga utile per lo svolgimento della sua attività di indagine.
      3. Per le audizioni a testimonianza davanti alla Commissione si applicano le disposizioni degli articoli da 366 a 384-bis del codice penale.
      4. Per i segreti professionale e bancario si applicano le norme vigenti. In nessun caso per i fatti rientranti nei compiti della Commissione può essere opposto il segreto d'ufficio.
      5. La Commissione può avvalersi, nello svolgimento delle sue funzioni, dell'apporto

 

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di esperti e di agenti e ufficiali di polizia giudiziaria.
      6. La Commissione stabilisce quali atti e documenti non devono essere divulgati, anche in relazione ad esigenze attinenti ad altre istruttorie o inchieste in corso. Devono, in ogni caso, essere coperti dal segreto gli atti e i documenti attinenti a procedimenti giudiziari nella fase delle indagini preliminari.

Art. 5.

      1. I componenti la Commissione, i funzionari e il personale di qualsiasi ordine e grado addetti alla Commissione stessa e tutte le altre persone che collaborano con la Commissione o compiono o concorrono a compiere atti di inchiesta oppure di tali atti vengono a conoscenza per ragioni d'ufficio o di servizio sono obbligati al segreto per tutto quanto riguarda gli atti e i documenti di cui all'articolo 4, comma 6.
      2. Salvo che il fatto costituisca più grave reato, la violazione del segreto di cui al comma 1, nonché la diffusione, in tutto o in parte, anche per riassunto o informazione, di atti o documenti di cui sia stata vietata la divulgazione, sono punite ai sensi dell'articolo 326 del codice penale.

Art. 6.

      1. Le spese per il funzionamento della Commissione sono ripartite in parti uguali tra la Camera dei deputati e il Senato della Repubblica e sono poste a carico dei rispettivi bilanci interni.


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