|
|
CAMERA DEI DEPUTATI
|
N. 2321 |
a) comune di Casteldelci: aventi diritto al voto 448, votanti 287, ergo affluenza pari al 64,06 per cento, i «sì» sono stati 232. Alla luce dei voti validi (285), la percentuale dei «sì» è risultata essere dell'81,40 per cento;
b) comune di Maiolo: aventi diritto al voto 715, votanti 499, ergo affluenza pari al 69,79 per cento, i «sì» sono stati 369. Alla luce dei voti validi (494), la percentuale dei «sì» è risultata essere del 74,70 per cento;
c) comune di Novafeltria: aventi diritto al voto 6.239, votanti 4.275, ergo affluenza pari al 68.52 per cento, i «sì» sono stati 3.480. Alla luce dei voti validi (4.236), la percentuale dei «sì» è risultata dell'82,15 per cento;
d) comune di Pennabilli: aventi diritto al voto 2.872, votanti 2.046, ergo affluenza pari al 71,24 per cento, i «sì» sono stati 1.738. Alla luce dei voti validi (2.023), la percentuale dei «sì» è risultata dell'85,91 per cento;
e) comune di San Leo: aventi diritto al voto 2.801, votanti 1.806, ergo affluenza pari al 64,48 per cento, i «sì» sono stati 1.560. Alla luce dei voti validi (1.799), la percentuale dei »sì» è risultata dell'86,71 per cento;
f) comune di Sant'Agata Feltria: aventi diritto al voto 2.275, votanti 1.490, ergo affluenza pari al 65,49 per cento, i «sì» sono stati 1.267. Alla luce dei voti validi (1.472), la percentuale dei «sì» è risultata dell'86,07 per cento;
g) comune di Talamello: aventi diritto al voto 1.060, votanti 676, ergo affluenza
L'Ufficio centrale per il referendum presso la Corte di cassazione, a norma dell'articolo 45, primo comma, della legge n. 352 del 1970, con verbale chiuso in data 21 dicembre 2006, accertava che alla votazione suddetta per il referendum popolare indetto con il citato decreto del Presidente della Repubblica 25 settembre 2006, il numero dei voti attribuiti alla risposta affermativa sul quesito sottoposto a referendum popolare non è stato inferiore alla maggioranza degli elettori iscritti nelle liste elettorali dei comuni interessati, e, pertanto, dichiarava che il risultato è stato favorevole al distacco territoriale dei medesimi comuni dalla regione Marche e alla loro aggregazione alla regione Emilia-Romagna.
Del risultato del referendum veniva data comunicazione nella Gazzetta Ufficiale n. 300 del 28 dicembre 2006 a cura della Presidenza del Consiglio dei ministri (articolo 45, terzo comma, della legge n. 352 del 1970).
Dalla data della predetta pubblicazione iniziavano a decorrere i sessanta giorni - espressamente previsti dall'articolo 45, quarto comma, della legge n. 352 del 1970 - entro i quali il Ministro dell'interno avrebbe dovuto presentare al Parlamento il disegno di legge ordinaria (come chiaramente espresso dall'articolo 132, secondo comma, della Costituzione, e dall'articolo 46, quinto comma, della stessa legge n. 352 del 1970) per la modifica dei confini delle regioni coinvolte.
I termini per tale adempimento scadevano quindi il 26 febbraio 2007, ed esso era da considerare come «atto dovuto». In mancanza, si è dunque deciso di intraprendere la via della proposta di legge di iniziativa parlamentare.
Analisi geografica
I comuni di Maiolo, Casteldelci, Novafeltria, Pennabilli, San Leo, Sant'Agata Feltria e Talamello sono naturalmente collocati nella valle del Montefeltro, e rappresentano la continuità della Valmarecchia, cioè il bacino idrografico del fiume Marecchia fino ai confini con la Toscana, precisamente con la provincia di Arezzo.
Inoltre, è facile notare come sia innaturale il prolungamento in questa valle della regione Marche, che sembra quasi incunearsi tra la Toscana e l'Emilia-Romagna.
Analisi storico-culturale
La storia segna questo territorio dal tempo degli Etruschi e degli Umbri, e via via, attraverso la romanità, dalla cristianità, dal medioevo, dal rinascimento, fino all'unità d'Italia. È un territorio con grandi trascorsi storici propri, ma essendo anche territorio di passaggio che collegava il nord dell'Italia e l'Europa con Roma ed il Mediterraneo, ha ospitato o è stato parte di altre civiltà (romana bizantina, gotica, carolingia, longobarda eccetera) ed è quindi territorio che ha un insieme di testimonianze storiche forse unico al mondo.
Come afferma un membro del Comitato per il referendum, Natalino Cappelli, disconoscere le ragioni storiche, etniche, geografiche ed economiche che legano il Montefeltro alla parte meridionale della Romagna, che confina con la Toscana e con le Marche, vuol dire negare ogni verità e logica di buon senso. Quelle verità che prima furono affermate da storici, dotti e poeti di tutta Italia, che alla domanda se il Montefeltro è in Romagna hanno già dato una loro diretta e indiretta risposta.
Il primo a farlo fu Plinio il Vecchio, nel primo secolo, dell'era volgare nella sua Historia Naturalis. Agli scrittori antichi seguirono i medievali (per tutti, Dante Alighieri) e fino al '700 prevalse l'orientamento di considerare il Montefeltro appendice del territorio riminese il quale, con la città omonima, dopo aver fatto parte della Pentapoli marittima, finì per essere unito alla Romandiola. Anche tanti rinomati scrittori dell'evo moderno ritennero giusto e conveniente considerare il territorio feretrano come appendice della regione romagnola. Seguitarono a farlo in
Analisi socio-economica
I castelli e i resti del passato che si susseguono da Casteldelci a Rimini testimoniano una storia comune della valle, e la cadenza linguistica della zona è chiaramente romagnola. Se guardiamo le basi culturali, e l'identità, quel confine amministrativo che taglia la valle in due è chiaramente un artificio. Come scrive Walter Bevitori, è un interesse dei cittadini rimuoverlo: i comuni della zona promuovono, ognuno per conto proprio, manifestazioni culturali con l'intento di valorizzare territori e tradizioni locali, ma il successo di pubblico, si è visto, è molto legato alla partecipazione della gente di Romagna. Si pensi quanti vantaggi porterebbe un coordinamento: le occasioni culturali e gli scambi sarebbero inseriti in un piano provinciale di vallata. Questo vale soprattutto per l'istruzione, la formazione, la qualificazione professionale che sono la vera ricchezza delle nuove generazioni in una economia globalizzata. Non basta più la singola scuola di paese; serve un sistema formativo integrato, polifunzionale, flessibile, capace di offrire più opportunità, più possibilità ai giovani e a chi vuole riqualificarsi professionalmente.
In questo contesto è più facile immaginare un centro formativo a Novafeltria che attragga studenti ed un corpo docente più stabile della parte romagnola della Valmarecchia, nonché una espansione dell'università di Bologna in città come Pennabilli e San Leo con corsi di studio di tipo storico ed ambientale.
Infine, l'unificazione amministrativa, insieme alla ritrovata omogeneità territoriale e culturale, determinerà sicuramente una forte spinta alla riqualificazione dei servizi pubblici e darà un forte impulso all'evoluzione del sistema viario e infrastrutturale che collega la Romagna con la Toscana e le cui carenze hanno determinato una sorta di isolamento geografico e sociale dell'Alta Valmarecchia non più accettabile.
1. I comuni di Casteldelci, Maiolo, Novafeltria, Pennabilli, San Leo, Sant'Agata Feltria e Talamello sono distaccati dalla regione Marche e aggregati alla regione Emilia-Romagna, nell'ambito della provincia di Rimini.
2. Il Governo è delegato ad adottare, entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, uno o più decreti legislativi recanti le modifiche o le integrazioni alle disposizioni legislative vigenti che risultino strettamente conseguenziali a quanto disposto dal comma 1.
3. Il Governo è autorizzato ad adottare le disposizioni regolamentari necessarie per l'attuazione della presente legge.
|