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PDL 2830

XV LEGISLATURA

CAMERA DEI DEPUTATI

   N. 2830



 

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PROPOSTA DI LEGGE

d'iniziativa dei deputati

PORETTI, BELTRANDI, D'ELIA, GRILLINI, MELLANO, TURCO

Modifica all'articolo 14 del testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309, per la legalizzazione della cannabis indica e dei suoi derivati e analoghi naturali e sintetici

Presentata il 26 giugno 2007


      

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Onorevoli Colleghi! - Mentre si celebra la Giornata mondiale contro le droghe (26 giugno), sono state presentate dalla medesima prima firmataria, alla Camera dei deputati, due proposte di legge di segno opposto: la presente vuole legalizzare la cannabis indica, l'altra (atto Camera n. 2831) proibire l'alcool, il tabacco e la nicotina. Noi siamo convinti che la proibizione e la repressione stiano oggi producendo effetti contrari e peggiori di quelli che si vorrebbero evitare. Per questo, vorremmo che questa e non l'altra nostra proposta di legge fosse approvata. Ma qualora fosse deciso, invece, di continuare sulla strada del proibizionismo, si dovrebbe avere il coraggio di farlo fino in fondo, senza ambiguità, vietando sostanze infinitamente più dannose della cannabis come l'alcool, il tabacco e la nicotina.
      La presente proposta di legge è stata preparata in collaborazione con l'Associazione per i diritti degli utenti e consumatori (ADUC).
      Con rarissime eccezioni, la comunità internazionale ha optato per l'approccio proibizionista sulle droghe. L'Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU), gli Stati Uniti d'America e i Paesi membri dell'Unione europea, tra cui l'Italia, hanno scelto di combattere il fenomeno del narcotraffico e del consumo di droghe con la repressione. Sono proibiti la vendita, l'acquisto, la cessione, il consumo, il trasporto,
 

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la produzione di sostanze quali l'eroina, la cocaina, le metanfetamine, la cannabis indica e altre.
      I divieti e le sanzioni da essi derivanti hanno come pilastri alcune motivazioni che possiamo classificare in tre categorie:

          1) drogarsi fa male alla salute;

          2) drogarsi riduce la produttività, arrecando un grave danno economico al «sistema Paese»;

          3) il traffico di droga arricchisce le organizzazioni criminali.

      Per quanto riguarda il primo punto, con l'eccezione forse della cannabis, non vi sono dubbi. Assumere sostanze come l'eroina fa male alla salute. A nostro avviso, legalizzare e, quindi, controllare il mercato delle droghe potrebbe ridurre il danno alla salute provocato dalle stesse: si potrebbe controllare la loro composizione, visto che spesso sono tagliate con sostanze ancora più nocive della droga stessa; si potrebbe controllare ad ogni stadio lo stato di salute del tossicodipendente; la diminuzione drastica del costo di questo sostanze, coltivate e vendute legalmente, non spingerebbe così spesso il tossicodipendente a delinquere; pertanto, eviterebbero il carcere, che alla salute non fa certo bene, decine di migliaia di persone. Chi si oppone alla legalizzazione risponderà che non ci si può accontentare di limitare il danno, un obiettivo troppo timido, ma lo si deve estirpare anche se - secondo noi - questo significa aggravarlo.
      Per quanto riguarda, invece, il secondo punto, non vi è dubbio che alcune droghe limitano la produttività. Noi sosteniamo, però, che l'attuale regime di repressione accresce l'improduttività: la criminalizzazione e l'incarcerazione hanno effetti ben più gravi sulla produttività dell'individuo di quanto facciano le sostanze che assume; alcune droghe, quando prese in dosi moderate, non solo non interferiscono con la produttività, ma possono addirittura aumentarla. Ma chi ha scelto la strada del proibizionismo dirà che un individuo sano, senza dipendenza o vizi alcuni, è generalmente più produttivo e virtuoso di uno che fa uso di droghe.
      Infine, per quanto riguarda il terzo punto, è certo che il mercato della droga è un'attività fondamentale per la sopravvivenza delle organizzazioni criminali. Ancora una volta, noi siamo convinti che è proprio grazie al proibizionismo che si crea il mercato nero e, quindi, l'opportunità di guadagno per le mafie (si ricordi l'esempio fallimentare del proibizionismo sull'alcool negli Stati Uniti d'America negli anni '20 dello scorso secolo). Solo per fare un esempio, la depenalizzazione del mercato e del consumo della cannabis sottrarrebbe alle organizzazioni criminali la quasi totalità degli introiti derivanti dal traffico illecito.
      Tuttavia, preso atto che le argomentazioni di chi vorrebbe legalizzare il mercato e il consumo delle droghe non sono largamente condivise a livello istituzionale, dobbiamo constatare che vi è una grave lacuna nella politica sulle droghe fino ad oggi promossa. Questa deficienza riguarda innanzitutto una delle sostanze più nocive alla salute nella storia dell'umanità: il tabacco. Questo prodotto, oggi legale, miete circa 80.000 vittime l'anno solo in Italia, e circa 4 milioni l'anno di vittime nel mondo.
      Ma la nocività del tabacco e della nicotina non riguarda solo la salute. Come alcune delle droghe già proibite, il tabacco diminuisce fortemente la produttività dei singoli consumatori. Secondo una ricerca dell'Osservatorio sul tabacco dell'Istituto nazionale dei tumori, ogni anno sono perse quasi 52 milioni di giornate lavorative per ricoveri e per trattamenti di patologie causate dal tabacco e dalla nicotina. Secondo altre stime, un lavoratore perde in media un'ora di lavoro al giorno per le cosiddette «pause sigaretta». Sempre secondo l'indagine dell'Istituto nazionale dei tumori, inoltre, le patologie causate dal tabacco e dalla nicotina costano alle casse dello Stato più di 1,2 miliardi di euro in spese sanitarie.
      Infine, come le altre droghe illegali, il traffico di sigarette frutta miliardi di euro alle organizzazioni criminali, che ormai

 

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gestiscono il 25 per cento del mercato italiano di sigarette, in grandissima parte gestito dalla mafia, dalla 'ndrangheta e dalla sacra corona unita. Secondo stime attendibili, il mercato illegale di sigarette frutta alle organizzazioni criminali circa 700 milioni di euro l'anno.
      Come il tabacco e la nicotina, anche l'alcool è una sostanza estremamente nociva alla salute, come sostiene la comunità medico-scientifica nel suo intero. L'alcool è responsabile ogni anno di circa 1,8 milioni di decessi nel mondo, di cui fino a 40.000 in Italia. Secondo un rapporto della Commissione europea, l'alcool causa morti premature e disabilità nel 12 per cento della popolazione maschile e nel 2 per cento di quella femminile. L'alcool dà origine a circa sessanta malattie. Questa sostanza è anche responsabile di un cospicuo numero di incidenti sulla strada (17.000 morti l'anno solo nell'Unione europea). I costi dei trattamenti sanitari per patologie alcoolcorrelate sono stimati in 17 miliardi di euro solo nell'Unione europea, insieme a 5 miliardi di euro spesi per il trattamento e per la prevenzione del consumo problematico di alcool e per l'alcooldipendenza.
      Il consumo di alcool ha anche un enorme impatto sociale sotto il profilo della violenza, del crimine e dell'emarginazione, oltre a causare frequenti e gravi problemi familiari. Secondo il rapporto della Commissione europea, 7 milioni di adulti dichiarano di essere stati coinvolti in risse dopo aver bevuto nell'arco dell'ultimo anno e (sulla base di alcuni studi che analizzano i costi a livello nazionale) i costi economici degli atti criminali attribuibili all'alcool sono stati stimati in 33 miliardi di euro nell'Unione europea nel 2003. L'alcool ha anche un impatto sulla famiglia, con il 16 per cento degli abusi e dell'incuria nei confronti dei minori attribuiti al consumo di alcool, e tra i 4,7 milioni e i 9,1 milioni di bambini vivono in famiglie con problemi alcoolcorrelati. Si stima che ogni anno 23 milioni di persone siano alcooldipendenti e le sofferenze causate ai membri delle famiglie rappresentano un costo intangibile di 68 miliardi di euro.
      Come alcune delle droghe illegali, l'alcool ha conseguenze negative sulla produttività. Sempre secondo il rapporto della Commissione europea, i costi relativi alla perdita di produttività dovuta ad assenteismo alcool-attribuibile e alla disoccupazione sono stati stimati, rispettivamente, da 9 a 19 miliardi di euro e da 6 a 23 miliardi di euro.
      Per comprendere di cosa stiamo parlando è utile ricordare che le vittime del tabacco, della nicotina e dell'alcool ogni anno sono 5,8 milioni nel mondo e 120.000 in Italia, mentre è un dato di fatto che la cannabis indica, una sostanza oggi illegale e combattuta, non ha mai provocato un singolo decesso documentabile. È altrettanto vero che i danni alla salute provocati dalla cannabis non sono stati ancora dimostrati in maniera inequivoca dalla scienza dopo decenni di studi sulla materia, mentre quelli provocati dal tabacco, dalla nicotina e dall'alcool sono riconosciuti all'unanimità dal mondo medico-scientifico. Ci pare quindi evidente che il tabacco, la nicotina e l'alcool fanno molto più male alla salute della cannabis. Inoltre, come e più della cannabis, il tabacco e l'alcool diminuiscono fortemente la produttività, costano moltissimo alle casse dello Stato e arricchiscono le organizzazioni criminali. Pertanto, nell'ottica della scelta politica quasi universalmente condivisa a livello istituzionale di reprimere la vendita e il consumo di sostanze «pericolose», l'attuale regime di legalizzazione del tabacco e dei suoi derivati e dell'alcool è una grave contraddizione. Per risolverla dobbiamo, a nostro avviso, legalizzare droghe come la cannabis indica, infinitamente meno dannosa alla salute rispetto alle sigarette, oppure vietare - per coerenza - anche il tabacco, la nicotina e l'alcool.
      Coloro che sostengono il proibizionismo sulle droghe, fra cui anche numerosi avidi consumatori di tabacco e di bevande alcoliche, diranno che, contrariamente alle droghe già illegali, il tabacco, la nicotina, e l'alcool non possono essere proibiti in quanto sostanze socialmente diffuse e accettate. Ricorderanno che l'ampia diffusione dell'alcool è il motivo del fallimento
 

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del proibizionismo sull'alcool negli Stati Uniti d'America. Ma se questo bastasse per non proibire una sostanza nociva, allora non ci è chiaro perché la cannabis indica sia oggi vietata. Come il tabagismo e l'alcoolismo, infatti, il consumo di cannabis è socialmente diffuso e accettato. Se in Italia il 24,2 per cento degli adulti si dichiara fumatore di tabacco e il 75 per cento consumatore di alcool, è altrettanto vero che il 20 per cento degli italiani ha ammesso di aver consumato cannabis. Secondo altri dati, addirittura la metà degli studenti universitari ne ha fatto uso almeno una volta e un terzo ne fa uso regolarmente. L'attuale proibizione della cannabis, quando messa a confronto con il regime di legalizzazione del tabacco e dell'alcool, non può quindi essere giustificata attraverso il suo diverso grado di diffusione e accettazione sociali.
      Sia ben chiaro, noi sosteniamo che proibire il tabacco, la nicotina e alcool non risolverebbe, ma aggraverebbe la situazione. Si regalerebbe alle organizzazioni criminali il monopolio del mercato del tabacco e dell'alcool, aumentando i loro proventi illeciti come già fatto, ad esempio, con la cannabis indica. Inoltre si criminalizzerebbero coloro che acquistano queste sostanze, addirittura arrestando quelli che vengono trovati con un numero di sigarette o di bottiglie di birra che contengono una quantità più alta di nicotina o di alcool di quella consentita per uso personale. Se oggi un lavoratore che fuma perde mediamente un'ora di lavoro al giorno, domani potrebbe perderne addirittura otto e più al giorno qualora finisse in prigione. Inoltre, i consumatori di tabacco e di bevande alcoliche, costretti a ricorrere al mercato nero, non avrebbero garanzie sul prodotto che acquistano, mettendo a rischio la loro salute più di quanto fanno oggi. Infine, i consumatori di tabacco e di alcool, divenuti criminali, negherebbero di farne uso ai loro medici, impedendo così un'azione di informazione, di prevenzione e di cura di malattie derivanti dal tabagismo e dall'alcoolismo.
      Pertanto, chiediamo che la strada fino ad ora scelta, a meno che non sia abbandonata, sia perlomeno percorsa in maniera coerente. Allo stato delle cose, chiediamo che il mercato e il consumo di cannabis siano depenalizzati, come già avviene per l'alcool e per il tabacco.
      La presente proposta di legge, Onorevoli Colleghi, ha lo scopo di integrare e di completare la politica sulle droghe perseguita dal nostro Paese. Se questa misura non passasse, ci sarebbe un alto rischio che la mancata depenalizzazione del mercato e del consumo della cannabis, a fronte della legalizzazione di sostanze ben più pericolose quali l'alcool, il tabacco e la nicotina, sia considerata non solo come una clamorosa svista, ma come un grave elemento di contraddittorietà e di ipocrisia nella strategia repressiva che contraddistingue oggi l'Italia e la comunità internazionale. La legislazione vigente pregiudica innanzitutto la strategia proibizionista, in quanto i cittadini, percependo i limiti e le contraddizioni della legge, saranno incoraggiati a disattenderla. Per questo chiediamo che cessi l'inattuabile discriminazione fra consumatori di droghe legali (tabacco, nicotina e alcool) e illegali (cannabis), legalizzando il mercato e il consumo della cannabis.
      All'articolo 1 della presente proposta di legge, la cannabis indica e i suoi derivati sono, quindi, eliminati dall'elenco delle sostanze previste dalla tabella I di cui all'articolo 14 del testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309, depenalizzandone il mercato e il consumo.
      È auspicabile che a questa proposta di legge segua un progetto di legge per la regolamentazione e per il controllo della produzione e del mercato della cannabis indica e dei suoi derivati.
 

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PROPOSTA DI LEGGE

Art. 1.

      1. Il numero 6) della lettera a) del comma 1 dell'articolo 14 del testo unico delle leggi in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope, prevenzione, cura e riabilitazione dei relativi stati di tossicodipendenza, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309, e successive modificazioni, è abrogato.
      2. Alla tabella I allegata al citato testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309, e successive modificazioni, sono apportate le seguenti modificazioni:

          a) i capoversi: «Delta-8-tetraidrocannabinolo» e «Delta-9-tetraidrocannabinolo» sono soppressi;

          b) il capoverso: «Paraesil» è soppresso;

          c) il capoverso: «Preparati attivi della Cannabis (hashish, marijuana, olio, resina, foglie e infiorescenze)» è soppresso.


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